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Autore: FreddyOllow    14/07/2020    0 recensioni
[GTA IV]
[GTA IV][GTA IV][GTA IV]Dopo gli eventi di GTA IV. Niko Bellic sta facendo colazione in una tavola calda, quando due sicari cercano di ucciderlo...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro giorni dopo, Jacob e Badman rimisero in piedi i loro affari. Dovettero cacciare a suon di pallottole alcuni spacciatori che si erano insediati sotto il comando di Jeb.
Niko non partecipò, poiché U.L Paper lo aveva chiamato al cellulare dicendogli di venire subito.
Quando Niko entrò nell'ufficio, vide Karen seduto davanti alla scrivania di U.L Paper. L'uomo guardava attraverso le tende veneziane fumando un sigaro.

"Ciao, Niko." Disse Karen.

"Ehi."

"Ecco il nostro uomo." Aggiunse U.L Paper sedendosi. "Là sul tavolo."

Niko non capì.
U.L Paper indicò la foto.
Niko la prese e la guardò. Era un uomo sulla cinquantina, corti capelli neri, viso squadrato e il labbro superiore spaccato. "Chi sarebbe?"

"Il tuo uomo." Rispose U.L Paper.

"Petrov?"

"Esatto."

Niko fissò la foto per un momento. "Non ci credo..."

"Il tuo amico è molto anonimo." Aggiunse U.L Paper. "Non si fa vedere in giro. Ho dovuto mandare un mio uomo nel Perestroika per scattargli quella foto. Per altro, ho saputo che ha molte guardie del corpo."

"Quel figlio di puttana sa che sono pericoloso."

"Può darsi, Niko. Ma può anche essere che sia un uomo scrupoloso. Alla fine, mezza città lo vuole morto."

"Eppure è ancora vivo."

U.L Paper si mise comodo sulla sedia. "Perché è un uomo con molto potere. Gli uomini potenti incutono un certo timore ai loro nemici."

"Qualsiasi uomo può essere ucciso. Potente o meno."

"Certo, certo, Niko. Sai, potevo occuparmene io. Avevo la giusta opportunità di ucciderlo. Il mio infiltrato poteva sparargli dietro la nuca. Un lavoro pulito, ma..."

"Hai pensato a me?" Sorrise Niko. "Sei un uomo di parola. Se l'avresti fatto saresti venuto meno alla tua parola."

"Tutto il mio lavoro si regge sulle parole. Uno proficuo scambio reciproco. Molti non lo capiscono ed altri non sanno neanche cosa sia un giuramento."

"Ne so qualcosa."

"Lo so, Niko. Lo so. Ma come ben sai, questo favore richiede qualcosa in cambio." U.L Paper guardò Karen.

"Ho fatto delle indagini." Disse Karen a Niko. "Ricordi gli agenti corrotti da Petrov? Beh, si raduneranno tutti alla zona industriale. Non so perché, ma se Petrov ha deciso di incontrarli tutti lì, forse avverrà qualcosa di grosso."

"Lo penso anch'io." Aggiunse U.L Paper.

"Potrebbe essere una trappola." Rispose Niko.

"Per cosa?" Chiese Karen.

"Per me. Vuole attirarmi là per farmi fuori."

"Non credi di esagerare?"

"E' una ipotesi da non scartare." Disse U.L Paper. "Anch'io come Niko pensavo fosse una trappola per ucciderlo. O per far fuori una ipotetica squadra che avrei mandato."

Karen guardò U.L Paper. "Quindi lo mandiamo da solo? E' un suicidio."

"Lo sottovaluti. Niko ha tutte le carte in regola per far fuori un intero esercito di terroristi."

Karen alzò un sopracciglio. "Non dirai sul serio?"

U.L Paper la fulminò con lo sguardo. "Osi contraddirmi?"

Karen abbassò gli occhi remissiva.

"Ascoltate." Disse Niko. "Posso portare Jacob con me. Può aiutarmi a farli fuori."

"Potrebbe." Ripose U.L Paper posando il sigaro nel portacenere. "Ma non servirà. Ho intenzione di aiutarti. Questa può essere una buona opportunità per far finanziare il mio progetto dai piani alti."

Niko aggrottò la fronte. "Che vuoi dire?"

"Manipoleremo i motivi che hanno portato a questa strage. Questa città è piena zeppa di anarchici, terroristi, trafficanti d'armi e via dicendo. Ho sempre avuto un budget fin troppo ristretto per muovermi liberamente, così come il potere effettivo su questa feccia. Quindi, faremo qualcosa di grande. Qualcosa che attirerà l'attenzione dei media e della gente incollata sugli schermi dei cellulari."


*************


Una volta uscito dall'ufficio di U.L Paper, Niko si diresse al bar di Jacob. Lo trovò seduto sulla poltrona a fumare una canna. Guardava Badman parlare con un suo uomo, ma Niko non capì di cosa parlassero.

"Ehi, eroe!" Lo salutò Jacob.

"Come va, Jacob?"

"Nelle strade scorre cattivo sangue. Badman vuole far freddare Jeb."

"Non lo avete ancora trovato?"

Badman si intromise nella discussione parlando velocemente.

"Ok, B." Rispose Jacob. Poi si rivolse a Niko. "Badman dice che un amico di un amico sa dove si nasconde Jeb. Vuole che tu lo trovi e lo freddi."

Badman parlò rapidamente con fare paranoico.

"Badman dice che si fida solo di te. Ti pagherà 6 testoni."

Niko arricciò le labbra nel sentire quella cifra. "Sono tanti soldi. Perché volete pagarmi quando potete mandare qualcun'altro?"

Badman guardò Jacob con aria confusa. Non capiva perché Niko aveva risposto in quel modo.

"Sei un killer, fratello." Disse Jacob. "Nessuno dei miei uomini, seppur coraggiosi come leoni, possono arrivare al tuo livello. Sei una macchina di morte. Mi stupisco che tu mi abbia risposto in quel modo." Schioccò la lingua. "Credo che valga lo stesso per Badman. Lui deve capire ancora chi sono i veri amici e i falsi amici. Ecco perché vuole te."

Badman confermò parlando velocemente.

"Non sto rifiutando." Rispose Niko. "Pensavo che... Voglio dire, avete ripreso il quartiere. Eliminato la concorrenza. Fatto dei cambiamenti. Credevo che Jeb fosse un vostro problema."

Jacob e Badman rimasero in silenzio. Entrambi non capivano dove volessere arrivare Niko. 
Poi Jacob si alzò in piedi. Badman lo seguì con lo sguardo.

"Niko." Disse Jacob. "Io e Badman ti siamo stati vicini. Abbiamo preso le tue difese in queste guerra contro Petrov. Una guerra che non ci appartiene. Potevano benissimo voltarti le spalle, ma non l'abbiamo fatto, perché siamo fratelli. Siamo una famiglia, mi segui?" Schioccò la lingua. "Abbiamo perso molti bravi fratelli là fuori. Perso gli affari e il quartiere, ma in tutto questo, ti siamo rimasti fedeli. Leali." Si diede due colpi sul petto. "Ora perché cazzo parli in questo modo?"

Niko non sapeva bene cosa dire. Le parole di Jacob l'avevano colpito e affondato. "Forse è il troppo stress." Disse abbassando gli occhi imbarazzato. "Non faccio che fuggire da ogni cosa. Anzi, sembra che la merda mi segua dappertutto. Devo sempre stare in allerta, pronto a scattare ad ogni minimo pericolo. Ogni volta che la vita prende una buona piega, ecco che mi piovano addosso tonnellate di merda. Kate ad esempio. Lei non c'entrava niente con la mia vita, eppure..." Niko si guardò le mani. "Eppure è morta tra le mie braccia..."

Jacob non parlò subito. "Mi dispiace, Niko. Ma sono cose fuori dal nostro controllo. Non puoi dannarti all'infinito. Non è stata colpa tua." Posò una mano sulla spalla di Niko. "Da quel giorno sei cambiato. Io lo vedo. Non sei più quello spietato assassino con gli occhi di ghiaccio. No, fratello. Sei cambiato. Anche Badman me lo diceva."

"Voglio buttarmi il passato alle spalle." Rispose Niko. "Avevo intenzione di... di smettere di fare questa vita."

"L'hai fatto, Niko. Ci sei riuscito, ma ti hanno tirato dentro. Ecco perché dobbiamo far fuori Petrov. Solo allora potra cercare di seppellire il passato."

"Grazie, Jacob. Sto passando un periodo di merda. Ultimamente sono diventato troppo sensibile. Peggio di Roman." Rise, seguito da Jacob e Badman.

"Segno che stai cambiando in meglio. Che stai diventando una persona migliore." Sorrise Jacob. "La nostra debolezza è la nostra vera forza." Schioccò la lingua, lasciandosi cadere sulla poltrona.


***********


Prima di andare via, Niko apprese che il nome del contatto era Alphonse. Un anziano uomo che viveva nel loro quartiere da mezzo secolo. Aveva visto molti spacciatori freddati sui marciapiedi e altri che erano arrivati in cima. Ma tutti loro erano morti nello medesimo modo: crivellati da pallottole. 
Niko trovò Alphonse nel suo piccolo emporio. Era seduto dietro il bancone e guardava un film in una piccola tv.

"Salve." Disse Niko.

Alphonse lo guardò da dietro le sue palpebre cadenti. Aveva la carnagione mulatta, un viso rugoso, un paio di grosso baffi grigi e un occhio quercio. "Come posso aiutarla?"

"Sono qui per il nostro amico in comune."

Alphonse lo scrutò un istante. Sospettava che non fosse il sicario mandato da Jacob. Anzi, per un momento aveva creduto che Niko fosse un tirapiede di Jeb. Poi ascoltando il suo intuito si rilassò. "Non sei come nella descrizione fatta da Jacob. Non sei per nulla intimidatorio."

"È una qualità ben nascosta."

"Gli uomini che non sembrano pericolosi in realtà sono i più terribili." Disse Alphonse con voce roca.

"Concordo." Rispose Niko. "Allora, dove si trova Jeb?"

Alphonse spense la tv, prese un foglietto da dietro una fila di sigaretta e lo porse a Niko. "È tutto qui. La mia memoria non è buona come un tempo. Perciò ho l'abitudine di scrivere sui foglietti le cose importanti."

"Non credi sia rischioso? Qualcuno potrebbe trovarli, sopratutto se sono tipi come me."

Alphonse fece un mezzo sorriso. "Guardami, ti sembro pericoloso?"

Niko lo fissò per un momento. L'anziano uomo era poco ricurvo in avanti per un principio di gobba. Inoltre, era tremendamente lento nei movimenti. "Forse per uno stupido, ma non è questo il motivo. Potresti dimenticare di aver lasciato un foglietto da qualche parte. E se qualcuno lo trovasse..."

"Ti preoccupi troppo per un vecchio come me." Lo interruppe Alphonse con un sorriso. "Questo mi riempe il cuore, ma da altra parte mi dice che tu non sei il freddo assassino di cui parla Jacob. Lo so, non dire nulla. Nel quartiere devi incutore timore per avere rispetto, oppure essere indifeso come me. I ragazzi di Jacob mi hanno sempre protetto dagli sbandati, drogati e stronzi simili. Per questo avrà sempre il mio rispetto e la mia riconoscenza. Jacob ti stima molto. L'ho percepito quando mi ha chiamato. Ecco perché dico tutto ciò. Arrivati alla mia età, si impara subito a conoscere una persona."

"Sei un ottimo osservatore." Rispose Niko sorpreso. Poi lesse il foglietto. "Si trova a cinque isolati da qui."

"È fuori dal quartiere di Jacob e Badman."

"Ora capisco perché volevano mandare me." Niko mise il foglietto nella tasca della tuta.

Alphonse accese la tv, si sedette e guardò un film come se Niko non ci fosse.

"Ci vediamo, Al." Lo salutò Niko. L'anziano uomo alzò debolmente la mano tremante.


****************


Niko si diresse all'indirizzo. Camminò per una decina di minuti, finché non vide tre uomini seduti davanti i gradini di un palazzo fatiscente. Parlavano fra loro e alcune volte ridevano.
Tutti gli edifici che si affacciavano sulla strada erano ridotti male.
Due Suv erano parcheggiati davanti al palazzo. 
Mentre Niko attraversava la strada, uno dei tre si alzò ed entrò nel palazzo. Ci rimase per un minuto. Una volta fuori, vide i due amici stesi sui gradini con una pallottola in fronte. Fece per estrarre la pistola e gridare aiuto, quando sentì qualcosa poggiarsi dietro la nuca. Uno sparo. Cadde in avanti, rotolando sugli scalini.
Niko abbassò la canna della pistola ed entrò nel palazzo.
Era all'ingresso. Davanti a sé, poco a sinistra, una scala conduceva al secondo piano. Per sua fortuna si era portato dietro una pistola con silenziatore. Aveva fatto fuori le tre guardie senza allertare nessuno, anche se non aveva nascosto i cadaveri. Chiunque li poteva trovare, ma Niko sapeva che da quella strada non passava nessuno. A meno che le guardie di Jeb non fossero uscite, nessuno li avrebbe scoperti.
Niko strisciò lungo il muro crepato e ammuffito, arrivando accanto allo soglia di quello che un tempo doveva essere il soggiorno. Lo scheletro di un divano era accanto a una scrivania mezza sfasciata e il pavimento di legno era bucato in vari punti. 
Niko sentì scricchiolare un asse del soggiorno. Sbirciò da dietro la soglia e vide un uomo camminare verso la finestra. Quando prese un pacchetto di sigarette dalla tasca del cappotto, si accorse che era vuoto. Grugni qualcosa sotto i denti, gettò il pacchetto dalla finestra e si girò. Si vide puntata una pistola in faccia. Non riuscì a vedere chi gliela puntasse quando partì il colpo. L'uomo crollò sul pavimento.
Niko lasciò il soggiorno circospetto e si diresse in cucina.
Due uomini bevevano e ridevano attorno a un tavolino rotondo pieno di bottiglie di birre vuote. 
Niko li scrutò per un attimo. Poi attese che non entrasse nessuno alle loro spalle. Non sapeva dove conducesse quell'ingresso, ma non voleva ritrovarsi l'intero covo su di lui se l'avessero scoperto.
Quando capì che i due uomini erano soli, uscì allo scoperto e sparò sette colpi. Quelli non si accorsero nemmeno di essere morti per quanto erano ubriachi.
Un solo colpo non aveva fatto centro. Si era piantato nel muro con rumore sordo. Questo era bastato per attirare l'attenzione dell'uomo che si trovava nella stanza adiacente.

"Ehi! Tutto bene?" Disse una voce.

Niko si nascose dietro il frigo.

L'uomo sbucò in cucina. Quando si vide davanti i due uomini morti, dapprima si mise una mano nei capelli, poi puntò l'Uzi in varie direzioni con il volto scosso. "Merda! Cazzo!" Imprecò. "Dove sei figlio di puttana?" Indietreggiò lentamente verso dove era entrato. Non voleva dare le spalle ai cadaveri. Pensava che se l'avesse fatto, l'avrebbero ucciso. Ma non pensò nemmeno per un secondo di essere già sotto tiro. Un proiettile si conficcò nello stomaco e un altro gli recise la gola. Urtò le spalle al muro e scivolò sul pavimento, tentando di respirare e di tappare il foro alla gola. 
Niko gli si avvicinò, la pistola silenziata puntata in faccia. Lo finì con un colpo in testa.
Nella stanza da dove era uscito l'uomo non c'era nessun'altro. Era vuota, a parte un lavatrice arruginita.
Niko tornò all'ingresso e salì le scale al secondo piano. Il corridoio era vuoto, ma sentì delle voci. Provenivano dall'ultima stanza alla sua sinistra. Prima di dirigersi lì, controllò le prime due camere a destra e a sinistra. Nella prima, che era un bagno con le mattonelle tolte o spaccate, non c'era nessuno. Nella seconda, che doveva essere una camera da letto, c'era solo una rete matrimoniale. Era al centro e su di esso si trovava un peluche senza testa.
Quando arrivò all'ultima stanza da cui provenivano le voci, percepì una presenza alle sue spalle. Si girò di scatto, puntando la pistola.
Una bambina bionda lo guardava morsicando la manica della felpa due volte più grande di lei. Gli arrivava fin sotto le esili ginocchia. 
Non disse nulla. Si limitò a fissarlo con i suoi occhioni innocenti.
Niko non sapeva cosa fare, a parte abbassare la pistola. 
Poi la bambina si sedette sul pavimento e si mise a giocare con una siringa. 
Niko trasalì inorridito a quella scena. Qualcosa dentro di lui lo spinse senza pensarci dalla bambina, togliendole la siringa di mano.
Lei lo guardò con le lacrime agli occhi, ma non pianse. Le si arrossò il viso, le lacrimarono gli occhi, ma non pianse.
Questo spiazzò Niko. La sua mente lo riportò nel suo vecchio paese. Nella sua infanzia caratterizzata da fame e povertà. Ricordò un suo amico del villaggio. Un bambino che non piangeva mai, perché se l'avesse fatto, suo padre lo avrebbe riempito di botte, fin quando non avrebbe smesso. Al padre non piaceva sentirlo piagnucolare. Lo infastidiva. Non ricordava più il nome di quel bambino, ma ricordava bene i suoi schiamazzi e le grida di dolore. Poi un giorno il suo amico scomparve. Venne ritrovato un anno dopo seppolto accanto alla fatiscente casa del padre. Quando Niko e i suoi amici scoprirono il cadavere, un cane stava rosicchiando i suoi resti.
Al padre non fece tanta differenza. Nel villaggio correva voce che fosse stato lui ad ucciderlo, ma la verità non si seppe mai.
Adesso quella bambina gli ricordava il suo amico. Forse non piangeva per non attirare la furia dei suoi genitori. Sempre se avesse dei genitori.
La bambina continuava a fissarlo con gli occhi arrossati e Niko non sapeva come comportarsi.
D'un tratto sentì un voce alle sua spalle. "Chi cazzo sei?
Quando Niko si girò, si ritrovò un mitra puntato in faccia.

Era Jeb. Quello si mise a ridere divertito. "Niko. Ma che piacevole sorpresa." Disse sghignazzando. "Sei qui per uccidermi, vero? Quanto ti hanno pagato per farmi fuori? 4mila? 6mila? 10mila?"

Niko non rispose.

"Avanti, Niko." Alle spalle di Jeb comparvero tre uomini e una donna dal viso scavato. 
La bambina corse da lei, ma la madre la spintonò sul pavimento.

Niko serrò gli occhi infuriato per il gesto.

Jeb notò la sua espressione. "Ti preoccupi per questa succhialatte?" Rise, afferrando la bambina per i capelli. La madre rise.

Niko si sentì pervadere da una rabbia incalcolabile.
Ridendo, Jeb torse il braccio alla bambina, che gridò dal dolore.
Niko fu talmente rapido, che i primi due uomini furono crivellati dalle pallottole ancor prima di vedere la sua arma sparare.
La madre della bambina fuggì nella camera da cui era uscita.
Jeb puntò il mitra in testa alla bambina, che scoppiò a piangere. 
L'altro uomo sparò una raffica verso Niko, mancandolo del tutto.
Niko si era nascosto dietro un muro. Quando vide che Jeb aveva intenzione di uccidere la bambina, uscì allo scoperto e sparò gli ultimi proiettili del caricatore. Lo centrò a un braccio, mentre il mitra gli cadde di mano.
La bambina corse verso le scale e scese i gradini così rapidamente che quasi cadde. 
L'altro uomo, che aveva appena finito di caricare l'arma, si ritrovò placcato da Niko. Gli martellò la faccia a suon di pugni, finché l'uomo smise di dimenarsi. Poi Niko si alzò e vide che Jeb era sparito. Delle gocce di sangue portavano nell'ultima stanza. Niko si avvicinò con cautela e spiò all'interno. Venne quasi colpito da alcune pallottole che forarono il muro. Una sottile polvere si espanse nell'aria per un momento.
Niko entrò nella camera.

Jeb aveva preso come ostaggio la madre della bambina, puntandole il mitra in testa. "Non fare un altro passo o..."

Niko le sparò dritto in fronte. La donna cadde in avanti sotto gli occhi sorpresi di Jeb.
"Ho sempre odiato chi maltratta i bambini." Disse Niko. "Come odio i traditori come te!" 
Partì un colpo. 
Jeb crollò sul pavimento con lo sguardo incredulo stampato in faccia. Pezzi di cervella e sangue scivolarono dal muro.

   
 
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