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Autore: Thalia    14/07/2020    3 recensioni
Perché Victor si precipita ad Hasetsu da Yuuri? Cosa sta pensando quando vede il video di Yuuri caricato dalle gemelle? Mi sono sempre chiesta quali fossero le motivazioni che spingono il russo ad attraversare mezzo globo abbandonando una carriera ricca di vittorie e, apparentemente, di soddisfazioni per andare da un pattinatore mediocre (come Yuuri spesso si definisce), fuori forma e praticamente ritirato dalle gare.
Questa è la mia versione di quello che succede nella testa di Victor prima dell'inizio della storia che ci viene raccontata nell'anime.
Questa storia fa parte della serie Kintsugi, o l'arte delle preziose cicatrici di ElinaFD
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui con un nuovo capitolo! Finalmente Victor si ricorderà dove ha visto questo benedetto ragazzo di cui non sembra avere memoria. 
Se qualcuno non si ricorda le foto di cui parla Chris li lascio un link dove guardarle... sono davvero davvero evocative!
A questo link potrete trovare un'immagine di Max.

 

*** 

Chi è? 

 

Con Chris non servono tanti preamboli. Gli ha girato il link del video, ha scritto il messaggio e adesso attende risposta. Gli arriva però qualcosa che non si aspetta: una serie di faccine che sghignazzano. Victor davvero non ci trova niente da ridere. 

Prende un respiro profondo per impedirsi di scagliare il telefonino fuori dalla finestra, di nuovo, e replica all’amico. 

 

Chris, che cazzo hai da ridere? Ti ho chiesto chi è… 

 

La successiva sorpresa viene dall’avvio di una videochiamata da parte del pattinatore svizzero. 

Bonsoir, bijou.” 

Esordisce Victor con un tono talmente perplesso da far scoppiare a ridere l’altro appena l’immagine smette di tremolare e si assesta sul primo piano del russo. 

Je suis désoléchouchou.” 

Cerca di rimediare Chris, mentre ancora le risatine gli fanno sussultare le spalle, usando uno dei loro nomignoli scemi. Il cipiglio di Victor si scioglie in un sorrisetto furbo e la frase successiva è pronunciata con un tono molto più denso. 

“Ti mancava così tanto il mio bel faccino? Come mai mi hai videochiamato?” 

Chris non risponde immediatamente, ma volta la fotocamera per inquadrare la schiena nuda di quello che Victor sa per certo essere il suo manager sdraiato accanto a lui, addormentato. L’immagine successiva è un flash di Bae che preme i gommini sul piumino accanto ad un libro e poi l’inquadratura torna su Chris.  

“No, caro… non mi manchi per niente. Volevo solo vederti in faccia per capire quanto mi stai prendendo per il culo.” 

Victor inarca un sopracciglio, la conversazione si fa più strana di minuto in minuto. 

“Mi sembra di capire che dovrei conoscerlo meglio di quanto non stia facendo 

Chris, di nuovo, non riesce a trattenere una risata e Victor percepisce un movimento, un fruscio e una voce assonnata che si lamenta. Il cellulare viene appoggiato e, per un attimo, ha la visione del soffitto della stanza da letto. Il tempo dello schiocco di un bacio e poi Chris ritorna inquadrato. 

“Andiamo di là… Max è esausto da quando sono tornato.” 

Questa volta è Victor a ridacchiare e Chris gli risponde con un occhiolino molto fiero di sé. 

 

“Allora questo fenomeno di Youtube?” cerca di riportare la conversazione sui suoi personali binari d’interesse. 

“Oh, non pensavo ci mettessi così tanto a chiamarmi. Non vedevo l’ora di assistere alla tua reazione.” 

Chris gli dà l’impressione che ci sia qualcosa di più sotto… qualcosa che lui ancora non riesce a inquadrare. È stanco di sotterfugi, è stanco di fingere di essere sempre all’altezza, di sapere tutto quello che c’è da sapere. Almeno con Chris si deve poter rilassare. 

“Christophe, mi vuoi dire una buona volta chi cazzo è questo botolo?” 

Il tono vorrebbe essere leggero, ma vibra di una tale insofferenza da far arricciare le labbra allo svizzero.  

“Dimmi che stai scherzando… no, ti prego. Dimmi che è tutto uno scherzo. Perché se non lo è, le cose sono due: o hai un grave caso di amnesia oppure quella è una cosa che ti capita spesso… e persino per te è un po’ troppo!” 

La stretta allo sterno che aggredisce Victor è quella da salto sbagliato in competizione. Il dolore che si irradia sotto le costole e nello stomaco è un’ondata di calore acido che ormai conosce molto bene.  

Si morde a fondo il labbro inferiore e, incanalando il dolore ad un livello più fisico, riesce a tenere sotto controllo l’ondata di furia che rischia di travolgerlo. Chris intercetta il cambio di espressione e si acciglia. 

“Victor…” lo richiama con un sussurro. Chris ha un’idea di quanta sofferenza e quanta solitudine ci sia dietro il sorriso radioso e l’occhiolino ammiccante di un pattinatore, soprattutto quando è solo in cima alla montagna come il russo. 

Tous bien.” Gli risponde prima di portarsi un bicchiere alle labbra e bere un sorso di vino. Dopo questa piccola pausa, la maschera di serenità torna integra sul viso di Victor; può quindi interrogare lo svizzero. 

“Direi che l’amnesia ha fatto un’altra vittima. Chissà quanti cuori infranti ho lasciato sulla mia disinvolta scia.” La battuta è un po’ fiacca e lo sanno entrambi, ma Chris ridacchia per educazione e mantiene un tono leggero. 

“No, non mi stai prendendo in giro… sei più grave di quanto pensassi. Facciamo così, ti mando un paio di foto e vediamo se ti torna in mente qualcosa.” 

Il tempo di trafficare un po’ sul cellulare e poi Victor sente il bussare discreto di un messaggio.  

“Aspetta, voglio vederti quando le apri!” il tono di Chris è quello di un ragazzino che ha appena fatto un bel regalo e aspetta solo un sentito ringraziamento. 

La faccia di Victor gli dà la soddisfazione di cui aveva bisogno… e la certezza che davvero non ricordasse uno dei banchetti post galà più memorabili a cui avesse mai partecipato. 

 

*** 

 

Victor non crede che un paio di foto possano svelargli l’arcano che gli ha rovinato il pomeriggio, o almeno dato una scossa al grigio torpore in cui era sprofondato. 

Si deve però immediatamente ricredere perché quello che vede ha ben poco di velato. La selezione di immagini è così da Chris da farlo sorridere persino nello sbalordimento. 

Sa che l’altro uomo gliel’ha mandata con l’intento malandrino di servirgli il giovane sconosciuto – e se stesso – nel modo più appetibile possibile, eppure quello che lo colpisce immediatamente non è il lato sessuale ma quello artistico. Le linee perfette dei due corpi tesi nello sforzo lo fanno sospirare. La propria inveterata formazione classica e l’occhio del coreografo in lui lo portano ad apprezzare come armoniosa e d’impatto la composizione dei corpi davanti a lui, mentre il fatto che il suo cazzo si risvegli a fatica guardando due giovani maschi magri, muscolosi, avvinghiati e praticamente nudi un po’ gli dà da pensare. 

 

“Mi sembra ti piaccia quel che vedi...” sente il sussurro divertito di Chris, ma quasi non ci fa caso. Quel che vede è Chris in spaccata a testa in giù appeso ad un palo da lapdance con addosso un paio di mutande talmente minimali da nascondergli appena tutto quel bendidio di cui la natura l’ha dotato. Non che sia la prima volta che Victor vede Chris così poco coperto e così tanto… aperto. Ma non è lo svizzero che attrae la sua attenzione e gli rimescola qualcosa nei pantaloni come non succede da un po’. 

È quel giovane sconosciuto che lo turba. Il fatto che sia completamente nudo, tranne per uno striminzito paio di boxer scuri, e che sia teso per lo sforzo di tenere la posizione, evidenzia la sua magrezza e, insieme, la definizione accurata dei suoi muscoli. La pelle chiara, in contrasto con la perenne abbronzatura di Chris, provoca in Victor uno sciocco turbamento, come se non avesse mai visto un uomo nudo e sentisse l’irrefrenabile desiderio di toccarlo. 

“La prima è la mia foto preferita ma in quella che ti mando adesso ha uno sguardo che potrebbe aiutarti a ricordare...” La voce di Chris lo strappa dalle sue fantasie e fa appena in tempo a mugugnare il suo assenso prima che gli si apra davanti una seconda visione del pattinatore sconosciuto e di Chris. Questa volta sono avvinghiati tra loro e il ragazzo sostiene lo svizzero, tenendolo agganciato. Sono due i dettagli che smuovono qualcosa dentro Victor, come un piccolo sassolino che sta per provocare una valanga: uno è la mano a coppa che accoglie e protegge la nuca di Chris e l’altra è l’intensità dello sguardo che riserva al sorriso divertito dello svizzero. L’animo romantico di Victor, seppellito sotto tonnellate di cinismo e scopate facili, non sa cosa darebbe per essere guardato così. 

 

“Ancora niente?” chiede Chris e al suo diniego scuote la testa – mandando fuori fuoco l’immagine per un secondo – per poi continuare: “Victor, sei preoccupante… davvero non te lo ricordi?” 

Il russo scrolla le spalle infastidito. Questo gioco gli pesa già da un po’. Basterebbe che gli dicesse cos’ha di tanto speciale questo ragazzo e la facesse finita per una buona volta. Però non riesce a smettere di guardare le foto che Chris gli ha mandato. 

 

“Ok, te ne mando ancora una e poi ci rinuncio… ma tu ti devi far curare.” borbotta l’altro.  

Basta solo il tempo che l’anteprima passi da sfocata a nitida perché il cervello di Victor si apra e finalmente la memoria si sblocchi. Nell’immagine questa volta c’è lui stesso che si esibisce in un casquet molto elegante. Si tiene aggrappato alla nuca del giovane pattinatore che sembra sostenerlo solo con la pura forza di volontà, anche se l’intensità con cui i muscoli della schiena tendono la camicia manifesta un nervo non trascurabile. Sono entrambi vestiti e Victor sta ridendo divertito e libero, ma lo sguardo del ragazzo è talmente denso e carico che Victor si sente completamente nudo. 

 

In un attimo Victor ha la visione di quegli occhi piantati addosso; sente il peso di un corpo accaldato premuto contro il suo e l’ombra fantasma di un bel paio di labbra calde a pochi millimetri dalle sue che mormorano imploranti in quel tono cantilenante che prendono gli asiatici quando parlano inglese: 

 

Victorube my coachy!” 



***

Come una pellicola che riavvolge il film a velocità doppia Victor rivede il Grand Prix dell’anno prima. La sua vittoria, certo, ma soprattutto quel giovane pattinatore giapponese che si è qualificato tra i primi sei ma poi ha buttato via la sua gara solo per un grave attacco di ansia da prestazione. 

Victor si ricorda di aver proprio pensato che mancasse una solida base di autostima, pensiero subito smentito dall’esibizione al banchetto post gara. A Victor è rimasta impressa questa mescolanza di timidezza e forza, non sa come altro definire l’onda di energia inconsapevole che sembra emanare da quel ragazzo. Si è sentito i suoi occhi addosso per tutto il tempo delle gare, ma non è mai riuscito a incrociare il suo sguardo, sempre coperto dalle lenti. Trova molto tenero il suo portare gli occhiali; molti pattinatori sono miopi, forse a causa della rifrazione della luce sul ghiaccio, anche Chris li porta e quando lo fa sembra quasi una persona seria. Lui però sembra usarli come una maschera dietro cui nascondersi; indossati, sembra una bambolina insicura, quando li toglie, beh, scatena la sfacciata poledancer che è in lui. 

Quello che si ricorda meglio è la quantità smodata di messaggi contrastanti che gli ha mandato durante i tempi morti delle gare e a quel fatidico banchetto. Da una parte quella ritrosia timida tipica di qualcuno che si trova davanti ad un idolo, fino ad essere quasi freddo in alcune occasioni, come alla fine delle gare, quando gli ha rifiutato una foto assieme. Dall’altra quella disinibita audacia – aiutata molto probabilmente da un uso disinvolto del bar del locale – che lo ha portato a spogliarsi senza nessun imbarazzo e finire appeso al suo collo ad una distanza che Victor, di solito, riserva a posti più intimi con qualcuno che vorrebbe sentire completamente dentro o attorno. 

 

Victor non sa dare un’interpretazione convincente a tutto questo, ma, per una volta, non avere il totale controllo della situazione e tutte le informazioni a sua disposizione non lo terrorizza… anzi, accende una scintilla di sfida che gli manca da tanto tempo. 

 

“Ok, non mi ricordo come si chiama… ma almeno mi ricordo del giovanotto. Certo, molto più in forma e molto più nudo...” 

Victor risponde alla domanda inespressa di Chris e l’altro annuisce convinto prima di replicare “… e molto più ubriaco, vorrei aggiungere. Non che io, tu e, ci posso scommettere, quel diavoletto biondo che vi portate dagli junior fossimo più sobri.” 

“No, Yuratchka non ha toccato una goccia d’alcool. Ha appena 15 anni e c’era mastino-da-guardia-Yakov a badare a lui…” Victor scuote appena la testa con affetto al pensiero del suo allenatore. “Non so come abbia fatto a non morire ancora d’infarto, con tutto quello che gli abbiamo fatto passare noi e quello che gli faranno passare le nuove leve.” 

Chris annuisce, dandogli ragione. Sono tutti atleti professionisti, certoma sono anche ragazzi molto giovani lontani dalle loro famiglie per un lunghissimo periodo di tempo, a stretto contatto con ragazzi e ragazze della loro stessa età e, cosa più peccaminosa, con giovani più grandi con interessi e possibilità da adulti 

Tutte le iniziazioni che può avere un adolescente – alcool, sesso libero, droghe rigorosamente lontanissime dalle gare – sono a disposizione abbastanza facilmente. Con tutti i vantaggi e i pericoli della situazione. 

“Comunque il ragazzo, come lo chiami tu, si chiama Yuuri Katsuki ed è la punta di diamante della federazione giapponese di pattinaggio di figura maschile. Lo so che voi russi non avete idea che ci siano altre nazioni che pattinano, ma non è da sottovalutare.” Chris fa una piccola pausa e poi rettifica la sua ultima frase. “Ok, non era da sottovalutare prima di questa ultima stagione. Dal Gran Prix, dove ci ha fatto vedere il meglio di sé fuori dalla pista, non ne ha azzeccata una. Prima però poteva sembrare una sfida interessante.” 

Victor rimane un po’ perplesso per tutte le informazioni fornite. Da quando Chris si interessa così tanto agli altri pattinatori? 

Lo svizzero sembra leggergli nel pensiero perché immediatamente replica al suo sguardo dubbioso. 

“E’ inutile che fai quella faccia… Sì, mi sono interessato al ragazzo. Volevo capire come aveva fatto a fare così schifo in pista e, comunque, essere riuscito a venire a letto con te...”  

L’espressione sbalordita di Victor vale più di mille parole. Non può essersi davvero portato a letto questo ragazzo ed essersene dimenticato. Quello sì che sarebbe da ricovero. 

Per fortuna un paio di flash lo aiutano a ricostruire la verità: uno è Celestino, l’allenatore di… Yuuri – bisognerà pure cominciare a chiamarlo con il suo nome – che lo accompagna all’uscita dopo averlo fatto rivestire sommariamente e l’altra immagine è quella del soffitto della sua camera che deve aver fissato per dieci minuti buoni quella sera, da solo e con il pigiama addosso, finché questo non ha smesso di vorticare nel delirio alcoolico. 

Quindi no, non ha conquistato le grazie del giovane pattinatore giapponese… Peccato, il Sol Levante manca dalla sua collezione. 

“No, Chris, ti giuro che non…” prova a schermirsi, ma l’altro lo interrompe subito. 

“Dai, Vitya, non fare il gentiluomo, ti prometto che non spettegolo in giro.” 

 

No, non è rimasto solo Yakov ad avere il permesso di chiamarlo Vitya… 

 

“Non sto facendo il gentiluomo, ti posso giurare sulla reliquia di San Nicola che non ho fatto sesso con quel ragazzo…” 

“Non mi diventare blasfemo che se ti sente J.J. poi sclera4…” Entrambi sorridono al pensiero del loro religiosissimo avversario, “questo sì che è davvero incredibile. Abbiamo tutti pensato che lo show fosse continuato in camera in forma più privata e che questo video fosse, beh…” Victor non può crederci ma Chris ha appena deviato lo sguardo come se fosse imbarazzato per quello che sta per dire “… fosse una dichiarazione d’amore.” 

“COSA?!” strilla Victor in maniera ben poco mascolina e Chris gli risponde con un gesto affettato della mano. 

“Victor, non è da te non accettare i doni che la vita ti porge su un piatto d’argento! Mancava solo che ti calasse i pantaloni e te lo succhiasse in mezzo alla sala.” 

Victor ha un brivido per l’immagine suscitata, poi però si incupisce. 

“Chris, era ubriaco fradicio.” 

“Questo non ci ha mai impedito di farci scopate da urlo.” lo rimbrotta l’altro, prima di cambiare discorso. “Quindi questo video cosa significa?” 

 

Victor non ha la più pallida idea di quale sia la risposta a questa domanda. Chris ha buttato lì la possibilità concreta che ci sia molto di più di un interessamento puramente atletico e artistico e Victor è solleticato dall'idea che il giapponese, dopo avergli fatto tutte quelle avance a Barcellona, voglia mandargli un messaggio forte e chiaro via web. 

 

Che pensiero eccitante! 

 

“Hai ragione tu, non mi è mai successa una cosa del genere e non so che cosa voglia dire tutto questo…” riflette il russo battendosi un dito sulle labbra nel suo gesto così tipico.  

“Bisognerebbe chiederlo a lui” butta lì senza pensare Chris. 

Il volto di Victor si trasfigura; gli occhi gli brillano di una luce malandrina e il sorriso che gli fiorisce sul volto gli toglie almeno dieci anni di stanchezza. 

“Che idea geniale!”  

Lo sguardo di Chris passa da divertito ad allarmato in un secondo perché non ha mai visto quell'aura demoniaca negli occhi azzurri del russo.  

“Victor? prova ad attrarre la sua attenzione, ma già vede la serie di programmi criminali che sfrecciano alla velocità della luce nel cervellino iperattivo dell'altro uomo. 

Christophe, sei un genio! Poi ti faccio sapere. Adieu, ma jolie.” Victor non gli lascia il tempo di replicare prima di chiudere la telefonata. Chris resta ad osservare lo schermo del telefonino per qualche attimo con la sensazione che il destino si sia messo in moto e non sia più possibile fermarlo.   

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1.
Sempre colpa di ElinaFD che mi ha fatto notare che J.J. si fa il segno della croce quando entra in pista… ad ognuno il proprio gesto scaramantico.

  
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