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Autore: Marydb13    15/07/2020    1 recensioni
Quattro ragazze trovano, per caso, un passaggio che collega il loro mondo a quello di certi pirati di nostra conoscenza e, ben presto, si renderanno conto che, forse, la Disney non ha raccontato proprio tutto... Metto il rating arancione per sicurezza, ma nella maggior parte della storia è da considerarsi verde.
*****
Tratto dalla storia:
"Allora è tutto a posto? Posso tornare nella mia epoca?"
"Certamente"
"Oh, grazie infinite! L'ho sempre detto che lei è una persona ragionevole!"
"Ma ad una condizione: Mr. Mercer verrà con te"
"Cosa?!"
"Ti seguirà ovunque, sarà la tua ombra e i miei occhi." quelle parole, unite alla velata minaccia nel suo sguardo, furono l'ultima cosa che udì, prima di essere trascinata via dall'uomo che l'aveva pestata nelle tre settimane precedenti.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Mercer, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett, Nuovo Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 4- L’assassino è… Weatherby Swann?
Di quando Mary mosse a pietà un serial killer.
 
 
Anno 1729, 25 aprile, h 21,30
Port Royal, Giamaica (cella di Mary)
 

Dopo i tragicomici eventi derivanti dal racconto del mito di Cassiopea (Chiamatemi Cassandra nd: Mary), il nostro esemplare di classicista disperata in cattività pensò che fosse bene cambiare argomento. Fortunatamente, l’occasione che cercava non si fece attendere a lungo, dato che il piccolo Tommy insistette per poter conoscere, anch’egli la storia della sua costellazione preferita.
‹‹Ma certo!›› accettò Mary entusiasta, per poi porgli la domanda di rito ‹‹Di quale costellazione vuoi che ti parli, piccolo caro?››, ma era già certa che si sarebbe trattato di una storia simpatica ed innocente, data l’età del bambino. Non aveva, però, fatto i conti con la nuvola fantozziana che colpisce i lavoratori gli studenti in vacanza…
‹‹Orione!››
‹‹Mi sta antipatico… ma capisco: fa una discreta scena dove è posizionato›› annuì Mary. Certo, avrebbe preferito parlare di Pegaso, la Chioma di Berenice, il Cigno, etc., ma per lo meno le bastava censurare qualche particolare, per poter raccontare una storia adatta persino ad un pubblico di bambini. Poteva andare peggio! (Povera ingenua… nd: me).
‹‹Perché?›› le chiese innocentemente lui.
‹‹Sai, quando mi hanno raccontato la sua storia per la prima volta i miei educatori, ritenendo che non fosse adatta a dei bambini di otto anni, hanno ben pensato di modificarla a tal punto da farla risultare evidentemente inverosimile…››
‹‹Perché scusa, gli eroi volanti ed i mostri marini ti sembrano dei particolari molto credibili?›› le fece notare Francesca, da degno studente del liceo scientifico.
‹‹Dettagli! E comunque, una volta accettato come postulato l’esistenza di creature mitologiche e capacità fuori dal comune, il mito di prima può essere considerato un insieme di vicissitudini legate da un senso logico. Cosa che, ti assicuro, non valeva assolutamente per ciò che ci hanno rifilato al campo estivo della parrocchia, anche se a quanto pare sono stata l’unica ad accorgermene… e se me ne sono accorta io, tuonata come sono, vuol dire che gli altri erano messi molto male›› concluse, suscitando una risata generale.
‹‹Se volete ridere, qualche sera dopo, durante la caccia al tesoro notturna, quando la mia capo-squadra ci ha detto: “Dite ciao al cacciatore!”, io mi sono girata e gli ho fatto la linguaccia. Un educatore mi ha vista e mi ha tirato un mal rovescio talmente forte che mi ha spedita contro un pino marittimo. E, grazie alla mia celeberrima fortuna, l’impatto mi ha fatto cadere in testa una quintalata di pigne.››

L’unica che non rideva era Lady Swann ‹‹Oso sperare che un individuo così rozzo sia stato severamente punito dalle autorità locali››.
‹‹No, mi ha tirato un altro ceffone sostenendo che un po’ di sangue non giustificasse un tale piagnisteo e poi gli altri si sono allontanati.››
‹‹Starete scherzando, voglio sperare!››
‹‹No, ma a onore del vero da piccola piangevo davvero per niente, anche se quella volta non era propriamente il caso, dato che l’urto mi ha slogato una spalla.››
‹‹Buon Dio! Hanno seriamente lasciato una bambina ferita da sola in un bosco di notte? E i vostri genitori si fidavano a tal punto da lasciarvi in custodia a questi uomini privi di senno?››
‹‹Da dove veniamo noi, i campeggi parrocchiali sono molto diffusi e, comunque, gli è bastato dire che sono scappata nel bosco facendo i capricci e mi sono ferita cadendo in un fosso. Del resto, quale adulto farebbe più affidamento alle parole di una bambina che a quelle di più adulti?››
‹‹Sì, ma non dimentichiamo che è dei tuoi genitori che stiamo parlando: sapevano che eri una bambina tranquilla e che non avevi mai raccontato una bugia prima d’ora›› le fece notare Marta.
‹‹Considera che, però, le spiegazioni che ho dato non erano proprio cristalline, eh. Gli ho detto di aver incontrato il cacciatore che, offeso per la mia uscita di poco prima, mi si era avvicinato con l’intenzione di uccidermi. Parlandogli, tuttavia, dovevo avergli fatto pena perché, non appena era iniziato a piovere, mi aveva lasciata tornare alla struttura dove pernottavamo. Quando i miei educatori mi hanno fatto notare come fosse impossibile che, dopo aver percorso quasi due chilometri sotto il temporale, io fossi completamente asciutta, gli ho persino detto che il cacciatore doveva avermi riparato dalla pioggia col suo mantello. Avrei, inoltre, potuto giurare che mi avesse salutata dicendo qualcosa del tipo “Addio piccola Kore, ci rivedremo quando sarai diventata Persefone… forse››. Inutile dire che hanno dato tutti la colpa alla febbre…>> concluse Mary, ridacchiando.
‹‹Già si capiva che tra te ed i geroglifici c’era un certo filling›› la prese in giro Marta.
‹‹Con i geroglifici e con i guai, oserei dire››

‹‹Cosa intendi?››
‹‹Se un adulto si pone molte domande e dimostra un intuito fuori dal comune viene considerato un genio, ma se a mostrare questi connotati è un bambino, non farà altro che attirarsi le antipatie di coetanei ed adulti. E si sa, in caso, i soggetti più a rischio sono quelli isolati e lasciati in disparte.››
‹‹E questo cosa c’entra?›› le domandò Fra, alzando gli occhi al cielo.
‹‹Beh, il giorno dopo la prima pagina di tutti i giornali riportava la notizia della costituzione volontaria del serial killer più feroce che abbia mai operato nel nostro Paese…››
‹‹Stai parlando del secondo Jack the ripper?››
‹‹Ma chi? Quel maniaco assassino che ha massacrato più di 80 donne nell’arco di 10 anni?›› chiese Marta, accentuando “maniaco assassino” con finto tono lugubre, quasi stesse raccontando una storia dell’orrore.
‹‹127, attualmente, o almeno da quanto è emerso dagli interrogatori›› ci tenne a precisare Maria Vittoria.
‹‹Ma è impossibile: quando è stato arrestato tu eri troppo piccola… avrai avuto 4, 5 anni al massimo. E poi non si è forse costituito in un paese sperduto della Toscana?›› Fra era troppo scioccata per collegare tutti i pezzi del puzzle.
‹‹L’8 agosto del 2008? Avevo 8 anni e mezzo, anche se fisicamente ne dimostravo molti di più… non come adesso, sig! Qualcuno da lassù ha il senso dell’umorismo, signori!›› finse di disperarsi, per poi continuare con tono più serioso: ‹‹Se ben ricordate la mia famiglia si è trasferita in Liguria quando avevo 10 anni, ma prima abitavo…››
‹‹In Toscana, e scommetto che tutte le estati la tua parrocchia vi portava poco distante dal comune in cui è avvenuto l’arresto›› collegò Lucia.
‹‹A meno di due chilometri, per la precisione›› confermò Mary ‹‹E vi ricordate quale fu l’unica frase che pronunciò in tribunale?››
‹‹E come facciamo a ricordarcelo? Avevamo solo otto anni! Io il telegiornale non sapevo manco cosa fosse›› le fece notare Marta.
‹‹“E pensare che, come Ade, mi sarei fatto fregare dalla piccola Kore”›› recitò Fra, che, avendo tre anni in più delle amiche, ricordava bene quegli avvenimenti.
Il silenzio avvolse le celle, i cui abitanti iniziarono a percepire dei freddi brividi percorrergli la colonna vertebrale. Com’era possibile che, tra tante vittime, fosse stata proprio una bambina (di brutto aspetto, da ciò che potevano vedere) a fargli avere dei ripensamenti?
‹‹Ma che sei? Lucia Mondella che converte l’Innominato?››

‹‹Manzoni ti ucciderebbe se sentisse queste parole, con tutta la fatica che ha fatto per rendere il suo romanzo verosimile›› ridacchiò Mary ‹‹Comunque potremmo dire che è andata più o meno così… ma l’ho scoperto a distanza di anni, quasi per caso, mentre facevo delle ricerche per la scuola.››
‹‹E tu vorresti farci credere che tu, che non ti sai fare rispettare nemmeno da dei mocciosi, saresti riuscita, alla tenera età di 8 anni…››
‹‹8 e mezzo›› ci tenne a precisare la chiamata in causa.
‹‹8 e mezzo…›› riprese Fra, sospirando ‹‹saresti riuscita a sventare l’attacco di un serial killer ed a persuaderlo che ciò che stava facendo era sbagliato?››
‹‹Io in realtà non ricordo bene cosa gli ho detto, ma non ricordo di aver parlato molto. Per lo più ho frignato per il male alla spalla e per essere stata abbandonata e ho fatto i capricci. Mi sa che è più probabile che abbia tratto le sue conclusioni da solo›› fece Maria Vittoria, pensierosa.
‹‹Tra tutte le storie horror che ci hai raccontato sui ritiri della tua parrocchia, questa è sicuramente la più improbabile›› Lucia non poté fare altro che supportare Francesca.
‹‹Eppure è tutto vero, miei cari spettatori! Ma vi dirò di più, la leggenda narra che, una volta che tutte le sue vittime saranno ritrovate, quando la luna piena risplenderà per la tredicesima volta nel suo zenit e Kore si sarà trasformata in Persefone, Orione tornerà a riprendersi la vita che gli spettava. E dopo, la lama della vendetta calerà su qualsiasi donna individuo con cui la causa della sua rovina sia entrata in contatto, sia egli amico o nemico, conoscente o sconosciuto. Solo allora, il cacciatore potrà tornare nella sua divina sede a scrutare le valli con il suo sguardo di predatore›› si mise a dire con fare plateale. Quanto la divertiva terrorizzare le persone con le sue storielle dell’orrore!
‹‹No-non scherzare! Ne-nessuno crederebbe ad una storiella del genere!›› pronunciò Marta, l’unica che pareva credere alle sue ultime parole. La poveretta fu rimproverata con lo sguardo da tutti gli altri presenti, compresi i bambini.
‹‹Io vi ho avvisato, oh anime prave! Il ricordo delle mie parole sarà l’ultimo che occuperà le vostre deboli menti nel momento in cui udirete il suono della fredda lama sul ferro delle sbarre…›› Mary non fece in tempo a terminare la frase che un suono sinistro rimbombò per tutto il corridoio.

‹‹Oddio-oddio-oddio! IL DIAVOLOOO!›› urlò Fra, sfilando l’immancabile rosario dal reggiseno. Ecco dove lo nascondeva!
‹‹Orione!››
‹‹L’uomo nero!››
‹‹Jack the ripper!››
‹‹Il cacciatore!››
‹‹Testimoni di Geova››
‹‹L’arrotino!››
‹‹Un ultracinquantenne con la parrucca!››
‹‹Un saraceno!››
‹‹Una stregaaa! Lo sapevo: le donne portano solo guai!›› (Maschilista! Nd: componente femminile)
‹‹Il Kraken!››
‹‹Papà!››
‹‹Pirati!››

Le grida furono interrotte da Mary che, tanto per la cronaca, era stata tra i primi a spaventarsi, nonostante fosse stata lei stessa l’inventrice di quella pagliacciata ‹‹Scusa, Elisabeth, ma cosa c’è di così spaventoso in tuo padre? A me sembra una persona a modo››
‹‹Intendevo che l’assassino di cui parlavi è mio padre›› le parole di Elisabeth non fecero altro che confondere maggiormente i prigionieri, ragion per cui la ragazza fu costretta a specificare: ‹‹Intendevo che il rumore che abbiamo sentito è stato prodotto da mio padre intento ad aprire il cancello della nostra sezione delle prigioni.››
‹‹Ahhh!›› esclamarono tutti, oltremodo sollevati. Impiegarono quasi tre minuti, prima di domandarsi cosa ci facesse il governatore in una prigione a quell’ora. Weatherby Swann, dal canto suo, era a dir poco perplesso alla vista della scena pietosa.
 
*****
 
Anno 1729, 26 aprile, h 02,35
Port Royal, Giamaica (ufficio di Cutler Beckett)
 
 
Erano ore che firmava scartoffie ed impilava documenti. I suoi progetti di recuperare le ore di sonno perdute erano andati a farsi benedire nel momento esatto in cui quella strega coi capelli rossi aveva avuto l’ardire di infiltrarsi nei suoi appartamenti. Il solo pensiero gli faceva venire ancora la pelle d’oca.
Se, almeno, avesse avuto la decenza di soffrire in silenzio e lasciarsi sparare velocemente, entrambi si sarebbero risparmiati ulteriori preoccupazioni. Le sue amiche non sarebbero state coinvolte e lui avrebbe potuto finalmente riposare. Perché nulla poteva mai andare secondo i suoi piani? Aveva impostato un colpo di stato da poche ora ed iniziavano già i tentativi di spionaggio, roba da non credere. E poi, giustamente, spie! Dovevano essere spie: non poteva mica trovare due ladruncoli da quattro soldi e freddarli senza troppe cerimonie. No, signori della corte: dovevano essere degli individui altamente sospetti che, invece di confessare velocemente il nome del mandante, avevano preferito rifilargli una marea di fandonie, talmente assurde da far sorgere il sospetto che stessero dicendo la verità. Il che significava non potersi sbarazzare dei loro corpi in fretta e dover attendere di aver fatto chiarezza sulla loro identità. Cosa che sarebbe risultata alquanto difficile, data la loro appartenenza la gentil sesso. Quale uomo che si rispetti avrebbe deciso di mettere a repentaglio il proprio orgoglio per arrecare danno a delle fragili fanciulle, anche se, a suo avviso, quelle quattro serpi di fragile non avevano un bel niente.

Le sue riflessioni furono interrotte da un insieme di voci e passi concitati in avvicinamento, seguiti dallo sbattere della porta del suo ufficio. I tenenti Gillette e Groves e un'altra manciata di sotto ufficiali di cui non ricordava il nome si fiondarono all’interno senza avere nemmeno l’accortezza di domandare il permesso. Nel tragitto tra la porta e la sua scrivania, appena 6 metri, riuscirono a ribaltare rispettivamente una libreria, due tavoli, cinque sedie ed una coppia di lampade ad olio.
Per lo meno questa volta non avrebbe dovuto chiamare il carpentiere per riparare la porta, e gli oggetti caduti non sembravano danneggiati, ma non era questo il punto: perché la gente non bussava mai prima di entrare?
I soggetti a severo rischio d’estinzione per mano di un dittatore imparruccato e con una seria crisi d’astinenza da sonno e vendetta contro Jack Sparrow, non parvero accorgersi della minaccia incombente. Al contrario, continuarono a camminare avanti ed indietro per la stanza, senza un motivo apparente e starnazzando come uno stormo di oche viaggiatrici.
Tuttavia, bastò un solo sguardo da parte del loro superiore per ritrovare il contegno e la compostezza.

‹‹Perdoni la nostra intrusione, my Lord, ma è sorto un problema che richiede la vostra urgente attenzione›› Theodore Groves si fece portavoce del pensiero comune.
‹‹E quale tipologia di problema, se non sono troppo indiscreto, avrebbe il potere di ridurre dei membri della fiera marina britannica ALLA STREGUA DI UNO STOCK DI BUFALI?›› Cutler Beckett si premurò di alzare sensibilmente il tono della propria voce nel pronunciare l’ultima parte della frase, costringendo i suoi interlocutori ad arretrare, visibilmente terrorizzati.
‹‹Lo-lord Beckett, vi prego di accettare le nostre più sincere scuse per il nostro comportamento indegno, ma vede, …›› Groves si costrinse a prendere un bel respiro, prima di continuare, spronato dallo sguardo attento di Cutler Beckett, che aveva assunto nuovamente un’espressione imperturbabile ‹‹Le prigioni sono in fermento: quattro prigionieri sono fuggiti con il favore delle tenebre››
‹‹Di quali prigionieri si tratta?›› domandò il Lord, sebbene avesse già qualche lievissimo sospetto (talmente lieve da aver inviato Mr. Mercer al porto per sventare un eventuale tentativo di fuga, da parte della signorina Swann).
‹‹Miss. Elisabeth Swann e le tre ragazze abbigliate in maniera stravagante. Il Governatore Swann è stato appena arrestato con l’accusa di averne favorito la fuga.››
Questo non l’aveva previsto, ma avrebbe dovuto aspettarsi che quelle squinternate che sostenevano di conoscerli avrebbero fatto carte false per partire insieme alla loro eroina. C’era un particolare che, tuttavia, non gli era ancora chiaro: ‹‹Quindi avete perso cinque prigionieri la cui detenzione era della massima importanza…››

‹‹Hem, quattro my Lord›› Gillette si sentì in dovere di intervenire, ma fu brutalmente redarguito da uno sguardo eloquente di Groves.
‹‹Le folli fanciulle non erano, forse, quattro?››
‹‹Come ho detto, mio signore, sono fuggite quattro fanciulle in totale››
‹‹Ne è rimasta una, dunque?››
‹‹Sì, a detta degli altri prigionieri, non si sentiva di lasciare soli i bambini con cui condivideva la cella. Sperava, inoltre, che se avessimo avuto un prigioniero da interrogare, avremmo speso parte delle nostre energie per pattugliare le prigioni, negandone alla ricerca dei fuggitivi. Cosa che, in effetti è accaduta, per quanto mi dolga ammetterlo››
‹‹Mi state, forse, dicendo che vi siete lasciati distrarre da una ragazzina?›› domandò Lord Beckett, assumendo quell’aria calma che precede la tempesta.
‹‹Ma dovete comprendere, my Lord, che è normale per un gentiluomo provare compassione per una povera bambina indifesa, abbandonata dalle sue uniche amiche. Era davvero disperata… Pensi che nonostante la stessi consolando ha continuato a piangere per quasi mezz’ora›› si sentì in dovere di informarlo Gillette.

‹‹Perché io ricordo che quello che è scoppiato a piangere come una ragazzina eravate proprio voi?›› ironizzò Theodore Groves.
‹‹Dovevate vedere la scena!›› iniziò a sghignazzare un ragazzo dai lunghi capelli biondi ‹‹Ha aperto la cella, si è fiondato tra le sue braccia singhiozzando e dicendo cose come “destino crudele” e “hanno abbandonato una bambina!”. E in tutto questo lei cercava di consolarlo dandogli delle pacche sulla spalla e cercando di spiegargli che era rimasta per sua libera scelta.››
‹‹Già, se la fanciulla ha avuto gli occhi lucidi era solo perché il caro tenente la stava stritolando hahaha!›› lo supportò un uomo un po’ più anziano che indossava la parrucca al contrario, forse a causa della frenesia dimostrata poco prima.
‹‹Stavano ridendo persino gli altri prigionieri›› fu costretto ad ammettere Groves.
‹‹Smettetela di raccontare fandonie: ero solo un po’ preoccupato per la sua incolumità›› cercò di difendersi il chiamato in causa.
‹‹Un po’?›› domandarono gli altri in coro.
‹‹Beh, forse, ero abbastanza preoccupato”›› cercò di mediare lui.
‹‹Forse? Abbastanza?››
‹‹Oh, e va bene, ero molto preoccupato! Ma non avete nessun diritto di giudicarmi: chiunque si sarebbe comportato come me alla vista di una povera bambina abbandonata››
‹‹Ancora con questa storia? Ma se continua a ripeterti anche lei che ha già 18 anni! E’ già una donna in età da matrimonio›› il ragazzo biondo si premurò di calcare particolarmente sull’ultima parola, sapendo un tale argomento avrebbe messo in crisi il suo superiore.

La reazione di Gillette, in effetti, non tardò a manifestarsi: ‹‹NO! NON DITE QUELLA PAROLA! Per me sarà sempre e solo LA MIA BAMBINA!››
‹‹Da quando è diventata tua figlia?›› lo prese in giro Groves.
‹‹Da quando l’ho deciso io! E sicuramente sarò un padre migliore di quel depravato che l’ha messa sulla cattiva strada facendola lavorare come spia per i pirati››
‹‹Ti ripeto che ha 18 anni! Non puoi adottarla, al massimo sposarla…›› cercò di fargli capire Groves, ma fu prontamente interrotto dal padre mancato, che non voleva sapere di arrendersi:
‹‹NO! NO! NO! Vi ho detto di non parlare di matrimonio!››
‹‹Tanto, chi volete che si sposi quella racchia›› ridacchiò il biondino.
‹‹NON DITE CHE LA MIA BAMBINA E’ BRUTTA!››
‹‹Ti ripeto che non è tua figlia!››

Cutler Beckett aveva smesso di prestare attenzione alla discussione nel momento stesso in cui avevano iniziato a parlare della misera figura di Gillette. Viveva benissimo anche senza conoscere i dettagli delle situazioni in cui i suoi uomini perdevano l’ultimo briciolo di dignità. Si diresse verso la finestra, con l’intenzione di prendere una boccata d’aria. Dopo averla aperta, vi si affacciò, godendosi, per un istante, la splendida vista sulla baia di Port Royal. Un poco sollevato dall’arietta fresca (per quanto potesse esserlo ad aprile in Giamaica), sospirò profondamente. Per quale motivo, ovunque andasse e in qualunque settore operasse, doveva sempre essere circondato da incompetenti?
 
*****
Anno 1729, 25 aprile, h 23,00
Port Royal, Giamaica (cella di Mary)
 

‹‹Signorina studiosa?››
‹‹Hem, dimmi cara…›› (Cervello di Mary: ma perché in qualunque epoca io mi trovi mi danno tutti della secchiona, sob!)
‹‹Perché non sei scappata con le tue amiche?››
‹‹La mia presenza qui ha rallentato le ricerche dei fuggitivi e, finché avranno un prigioniero da interrogare, non si cureranno troppo della loro assenza. E poi, non potevo mica lasciarvi qui da soli, ma vi pare?›› le rispose, rivolgendole un sorriso sincero.
‹‹Ma potevamo venire con voi… qui non abbiamo più nessuno, ormai›› le fece notare Tommy.
‹‹Purtroppo non sarebbe stato così semplice: nel luogo da cui proveniamo esistono dei documenti identificativi molto difficili da falsificare. Anche se foste rimasti nascosti in casa nostra a vita, prima o poi qualcuno avrebbe notato la vostra presenza, e avrebbe contattato le forze dell’ordine o i servizi sociali. Per non parlare dei casi di emergenza: anche nei nostri ospedali richiedono dei documenti specifici che permettano loro di identificare il paziente.››
‹‹Sembra tutto molto complicato›› concluse la bambina, alquanto confusa.
‹‹Oh, non ne avete idea!›› confermò Maria Vittoria, pensando in particolare a tempi e complicanze della burocrazia italiana.

La discussione fu, però, troncata da Eduard, che commentò, sbuffando: ‹‹Sei in assoluto la donna più folle che io abbia mai incontrato››
‹‹Probabile, ma per quale dei numerosi motivi lo pensi?››
‹‹Oltre alle cose assurde che dici, perché non esiste nessuno che, avendo la possibilità di scappare da una prigione, non ne approfitti. Specie se stimo parlando di una donna…››
‹‹Allora, io non sono un buon esempio, però ti posso garantire che, nel corso della storia, le donne si sono dimostrate anche più coraggiose degli uomini in alcuni frangenti›› il suo tono serio e pacato, incredibilmente, ebbe l’effetto di convincere il suo interlocutore. Nemmeno lui si capacitava del perché, ma poco importava in quel frangente.
‹‹Almeno sei pronta ad affrontare le conseguenze delle tue azioni avventate?››
‹‹Sì… o almeno credo››
‹‹Andiamo bene…›› commentò lui, alzando gli occhi al cielo.
‹‹Comunque sono abbastanza fiduciosa al riguardo: sono pur sempre una donna, dopo tutto. Chi vuoi che si abbassi a fare del male ad una fragile fanciulla!››
 
*****
 
Anno 1729, 26 aprile, h 03,00
Port Royal, Giamaica (stanza segreta della magione Swann)
                                                                         

*Qui immaginatevi la voce del narratore di Fantozzi*

Lord Cutler Beckett, Mr. Mercer, di nero ammantati, discesero, con il favore della notte, nei sotterranei della villa. Ad assistere alla riunione (che stava assumendo sempre di più i connotati di una seduta massonica), rigorosamente incappucciati (per fare scena, dato che, essendo quattro gatti, sapevano esattamente chi fossero i compagni), solo pochi uomini fidati e dal valore comprovato. Fidàti, nel senso che non avrebbero potuto tradire fisicamente, dato che al termine della riunione non sarebbero stati sufficientemente vivi per farlo.
Il tema della seduta era, ovviamente, quali fossero le sofferenze più atroci ed indicate per estorcere le informazioni alla mocciosa con il grembiule a fiori. La discussione fu piuttosto dibattuta e si protrasse fino alle prime luci dell’alba (mezz’ora dopo, dato il luogo ed il periodo in cui si trovavano, ma dire “alle prime luci dell’alba” fa più scena). L’unica argomentazione che non sollevò obiezioni fu quella di Mr. Mercer (non avevamo dubbi), il quale, durante i suoi lunghi anni di servizio, ne aveva fatto un motto. “Prima pestare (a sangue) e poi domandare”.
 
La permanenza di Maria Vittoria nel passato si prospettava essere lunga e, soprattutto, molto dolorosa...
 
 
“Le avventure accadono a chi le sa raccontare.”
(Jerome Seymour Bruner)
  
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