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Autore: Soleil et lune    17/07/2020    3 recensioni
Il ritorno di una guerra e la minaccia di un mostro da sventare, il tutto ambientato in una foresta dai toni fiabeschi. L'avventura e i colpi di scena si susseguono in un tornado di emozioni e strategie, il tutto per recuperare l'unico oggetto in grado di dare speranza al pianeta Terra: Chaos e i suoi servi sono tornati per riportare lo scompiglio nell'universo, ai cui estremi si trova il suo più grande e fatale alleato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mentre camminavo per strada le mie sicurezze erano crollate: forse quanto stava accadendo non poteva essere gestito da noi. Santo cielo, era il Minotauro! Ero sopravvissuto appena e sapevo che quell'incontro, quel maledetto incontro, era solo la dichiarazione di una nuova e sanguinosa guerra che avrebbe coinvolto l'intero universo! Decisi di abbandonare tali pensieri nel vano tentativo di restare lucido ma era semplicemente impossibile, ero agitato, fremevo, chiamavo i miei compagni ma riagganciavo dopo uno squillo siccome per quanto ne sapevo potevano anche essere già arrivati oppure Lady Saori era in pericolo! 
Feci un respiro profondo e cercai di calmarmi, invano, allora accesi una sigaretta e feci il primo tiro, appoggiandomi a un palo. Solo dopo quattro o cinque tiri ripresi a ragionare lucidamente. Calmati Shun, mi ripetevo, a Villa Kido ci sono comunque gli altri cavalieri e comunque non hai di che temere, no? Avete affrontato situazioni simili innumerevoli volte. Se l'adrenalina calava leggermente la mia agitazione non accennava a diminuire, sentivo l'ormai familiare sapore del tabacco invadermi la bocca, ne sentivo il sapore, l'odore, tanto rassicurante ma sapevo anche tanto pericoloso per me e chi subiva il mio fumo passivo. "Nostro padre era un gran fumatore", diceva sempre Ikki-Niisan, "consumava interi pacchetti in un giorno solo. Ricordo ancora l'odore delle sue sigarette, era un odore molto pesante e si attaccava spesso ai vestiti"; ebbene so da chi ho preso, dicevo sempre ogni volta che appoggiavo una sigaretta sulle labbra, come se fosse una magra giustificazione per il male che facevo ai miei polmoni. 
Mi guardavo intorno, c'era ci mi guardava con compassione o con  giudizio, che quelli se a bocca riesce a reprimerli gli occhi no. Non me ne curavo, anche per abitudine, ormai erano due anni buoni che spendevo quei cinquecento yen per comprare la solita marca. Pessima, ma economica, il risparmio mi spingeva a comprarla. Non sapevo come avrebbe reagito mio fratello alla notizia del mio vizio per il fumo, nel dubbio non glielo dissi mai. Sapevo che era sbagliato ma in quel momento non era importante, dovevo ragionare lucidamente!
"Chi può essere?" mi chiedevo battendo nervosamente un piede a Terra, arrabbiato, triste, preoccupato, convincendomi poi che fosse il caso di arrivare alla fermata degli autobus per andare a Villa Kido. Mi chiedevo dove fossero gli altri, ma stando al messaggio di Hyoga il prossimo che avrei visto sarebbe stato lui. "Ma dove diavolo siete?" urlai furente facendo sobbalzare ua signora anziana seduta accanto a me alla fermata degli autobus. La guardai un attimo e sospirai, poi buttai a terra la sigaretta e la schiacciai con la scarpa, che era ancora sporca. "Non dovresti fumare" disse la signora accanto a me "anche se hai una giornata no, a lungo andare per il fumo poresti essere più di là che di qua". La guardai, era una signora bassina, sulla settantina, con i capelli grigi e corti, aveva occhi blu come zaffiri e nonostante la vecchiaia la pelle risultava curata , aveva degli occhiali rossi poggiati sul naso e con una catenella che finiva dietro il collo, un pullover azzurro, una gonna nera e scarpe nere. "Mi scusi signora, non volevo darle fastidio" borbottai, ma quella parve ignorarmi e chiese subito:"Da dove vieni?"
"Vengo da New York"
"Oh, la grande mela" sorrise lei, poi al mio sguardo interrogativo mi chiese:"Non sembri molto americano però"
"No, sono giapponese"
"Si vede giovanotto, si vede" e continuò "i tuoi genitori sanno che fumi?"
"Sono orfano" dissi io e lei si girò a gardarmi con i suoi grandi occhi blu, mi sentivo a disagio, non ne avrei mai parlato con una sconosciuta, ma quella signora mi ispirava una strana fiducia.
"Mi dispiace ragazzo, immagino sia un grande dolore per te" disse poi frugando nella borsa "si vede che sei un bravo ragazzo, ma non dovresti fumare, tutti pensano sempre male vedendo un ragazzo con una sigaretta tra le labbra. I tuoi genitori non vorrebbero vederti così".
Per me fu un colpo forte, era come se quella signora avesse parlato più volte con ragazzi...come me. Mi fece provare uno strano dolore al petto, fece male, tanto che non so se un colpo ricevuto durante le nostre numerose battaglie potesse egualiare quel dolore. Avrei voluto tagliare corto ma quei grandi occhi blu me lo impedirono, anche senza guardarli mi sembrava che potessero leggermi dentro...che mi stava succedendo? Poteva forse essere il ricordo dei miei genitori?
La donna mi poggiò una mano sulla spalla, spingendomi a guardarla, poi mi rivolse un dolce sorriso e mi disse dolcemente: "Sei giovane, non buttare via la tua vita". Arrivò un autobus, ma non era il mio, la donna si alzò e mi diede una caramella incartata in una carta rossa e mi disse sorridendo ma con un leggero tono di rimprovero:"Così potrai toglerti quell'odore di tabacco dalla bocca", poi salì sull'autobus - era la linea tre - e sparì tra i suoi passeggeri. Mi appoggiai allo schienale della panchina e scartai la caramella, era oramai fatta notte e solo la luce di un lampione illuminava la via, ero immerso nel verde degli alberi. Buttai la caramella in bocca e aspettai l'autobus, perdendomi nella danza del vento e in quell'odore di bosco che portava con sè. Era l'ambiente ideale per la scena di qualche film horror da intitolare magari "Il lampione" o qualcosa di simile, ma ero stranamente rilassato, quasi mi dimenticai del motivo per cui ero lì, deciso a perdermi nel meraviglioso spettacolo che poteva dare la natura in quell'ora tarda, nel canto delle cicale, della luce dei ciottoli bianchi del sentiero illuminati da quel volgare lampione che li rendeva solo più bianchi e lucenti di quanto già non fossero. Avrei voluto solo stendermi in mezzo agli alberi e godermi quella notte stellata, sognare cullato dal concerto fornito dalla pineta, dal vento gentile che mi acarezzava il viso concedendomi una tanto sospirata frescura dopo quella giornata così calda. Non era possibile però, dovevo correre a Villa Kido per adempiere al mio dovere di cavaliere, dovevo proteggere Lady Saori e gli abitanti della Terra insieme ai miei compagni, ma dov'erano in quel moemento? 
Una lacrima solitaria mi rigò il viso mentre mi perdevo in quel canto. Cinque minuti, volevo solo cinque minuti di pace!
Vidi in lontananza l'autobus e sospirando presi le mie cose, mi alzai e mi diressi verso il controllore, comprai il biglietto e mi sedetti nel primo posto disponibile, anche se avevo una libera scelta siccome era abbastanza tardi e quasi nessuno prendeva l'autobus a quell'ora. Ero stanco ma a muovermi avevo ancora la passione che mi rendeva cavaliere, Jabu non ha rivelato ai media cosa fosse successo e chi fosse il suo aggressore ma Milady sicuramente lo saprà, almeno a lei lo avrà raccontato, era il Minotauro e qualcosa sicuramente c'era sotto! La mia fermata distava un solo isolato da Villa Kido, quando l'autobus si fermò ringraziai, augurai buonaserata e scesi giù  con tutte le mie cose, poi l'autobus ripartì  mentre io mi guardavo intorno, finché non decisi di incamminarmi. Quando arrivai a Villa Kido venni preso da un moto di nostalgia, ricordando il mio ritorno dall'Isola di Andromeda, mi avvicinai al cancello e suonai. La voce di Tatsumi, stridente e, oserei dire, senile mi accolse chiedendo chi fosse. "Tatsumi apri, sono io", a quella frase seguì un attimo di silenzio, poi un ronzìo mi fece capire che il cancello era aperto. Spinsi il cancello ed entrai nel giardino, camminando sulle mattonelle biancastre in mezzo alle varie sculture, aiuole, fontane...era come fare un salto indietro nel tempo. Il pesante portone in legno mi venne aperto, non ebbi nemmeno il tempo di salutare che una voce familiare asserì: "E' arrivato l'americano!". Hyoga mi fece sorridere, da quando mi ero trasferito a New York mi chiamava in quella maniera. Lady Saori corse giù per le scale, la vestaglia verde sopra la lunga camicia da notte bianca si muoveva secondo i suoi movimenti, i suoi grandi occhi blu brillarono e mi salutò: "Shun, grazie al cielo, temevo fosse successo qualcosa! Perché non ci hai avvertiti del tuo ritardo?". Sospirai e dissi: "Mia signora, a dire la verità qualcosa è successo" e mi tolsi la giacca, mostrando  i numerosi ematomi e tagli sulle braccia. Non mostrai quelli sulle gambe siccome mi parvero già abbastanza preoccupati, Hyoga mi afferrò un braccio e lo controllò meticolosamente mentre Lady Saori era sul punto di svenire. Povera donna, forse avrei dovuto usare maggiore delicatezza. "Ma che diamine hai fatto?" mi chiese il mio migliore amico, poi Lady Saori parve riprendersi e i chiese:"Con chi ti sei scontrato, cavaliere?" 
"Probabilmente con l'aggressore di Jabu"
"Non dirmi che..."
"Milady, credo che sia ovvio che ad incontrare Jabu sia stato il Minotauro, aveva gli stessi occhi gialli descritti nell'articolo di giornale, inoltre l'ho incontrato vicino al porto"
"Si, Jabu ci a detto che era stato proprio il Minotauro ad aggredirlo"
"Ora dov'è?"
"In camera sua, ma gli porrai domani le tue domande, ora dobbiamo parlare noi, ho un terribile sospetto miei guerrieri" disse, e si portò le mani al petto.
Per quanto mi stessi tormentando non riuscii a interrompere il suo silenzio, simile a quello di chi prega. Hyoga mi poggiò una mano sulla spalla e mi rivolse uno sguardo complice, sorridendomi leggermente. "Stai tranquillo" dicevano i suoi occhi blu e profondi come un lago ghiacciato, mentre ci avviavamo verso lo studio di Milady. 
Arrivati, ci fece sedere con un cenno della mano e Tatsumi si mise in piedi accnto a lei. 
"Ora puoi pormi tutte le tue domande Shun, ti ascolto" disse rivolgendosi a me, che non me lo feci ripetere due volte.
"Milady, trovo molto strano che il Minotauro si trovi qui, non era stato forse sconfitto da Perseo? Perché è tornato? Come ha fatto e chi gli ha dato vita nuova? Hades è stato sconfitto, chi potrebbe essere?"
Lady Saori ascoltò pazientemente tutte le mie domande, poi mi rispose: "Credo che non solo Hades potesse riportare in vita chi ha lasciato questo mondo"
"A chi vi riferite Milady?" chiese poi Hyoga, sporgendosi leggermente col busto i avanti come qando è davvero interessato all'argomento della discussione.
"Esiste chi può rompere ogni regola pestabilita, spegnere le stelle e rendere il cielo un'infinita volta luminosa, sto parlando di Chaos".
Io e Hyoga ci guardammo, poi la guardammo ancora, Lady Saori si spostò una ciocca di capelli dietro la spalla e sospirò, guardò per un secondo il ritratto di suo nonno e mosse le labbra come in una preghiera silenziosa. Seguì un altro momento di silenzio, poi ripresi: "Milady, affinchè con i nostri giuramenti potremo confortarvi, diteci di più su di lui".
Lady Saori sospirò, poi posò i suoi grandi occhi su di noi, parlando così: "Esiodo disse che Chaos fu il primo tra tutti, il nostro concetto di caos è diverso da quello dell'epoca del mito, in quanto loro indicavano il vuoto"
"Quindi sarebbe più giusto dire che Chaos è il vuoto?" chiese Hyoga, incuriosito, mentre Tatsumi prendeva un grosso libro dalle pagine ingiallite.
"Esatto, è una delle divinità primarie, il vuoto primordiale, colui che ingoiava tutto come un abisso senza fine, dove non esistono luce o tenebre, solo un enorme vuoto, il nulla cosmico."
"Senza tenebre o luce?" 
"Senza tenebre o luce" mi fece eco Lady Saori "è l'angelo della morte sotto le cui ali regna il caos".
Abbassai lo sguardo, poi lo rialzai "Dite che sia stato lui a far tornare il Minotauro?"
"Non è da escludere, ti dico solo che invece di creature della mitologia greca si circonda di creature provenienti soprattutto dal folklore europeo, è Chaos e il suo disordine lo mostra anche nella sua vita"
"Va bene Milady, dovremo partire per fermarlo no? Quando partiremo?" chiese Hyoga stringendo un pugno.
"Aspetta Hyoga" disse Milay agittando la mano verso di lui facendogli segno di calmarsi, poi aprì il libro e lo sfogliò, trovò la pagina scelta ed esordì: "Prima di ogni cosa, prima della battaglia, dovremo trovare questa" e indicò un paragrafo porgendoci il libro. 
"Sin dall'epoca del Mito il padre degli dèi,il grande Zeus, si premurò di impedire che la pace fosse turbata da ogni evento o guerra, ma per farlo affidò alla dea Athena, sua figlia prediletta, un'arma in grado di generare l'implosione dell'universo se usata male, ma che nelle mani della dea figlia di Zeus porterebbe pace negli animi e protezione alla Terra da lei tanto amata. La sua potenza si manifesta sommando tra di loro la potenza di tutti gli Olimpi, e respingendo chiunque la dea ritenga necessario respingere. Il Divinus Siderus, al giorno d'oggi detto Divine Star, donerebbe enormi poteri alla dea, purchè sia nel giusto. Tale oggetto si può recuperare inserendo i sette rubini nei sette pilastri presenti nella Foresta di Chaos e dalla loro unione sull'ottavo pilastro, grazie ad un fulmine, si formerà la tanto sospirata arma della dea, ma i rubini dovranno essere inseriti entro le ventiquattro ore dal primo oppure la Terra crollerà".
Lessi la descrizione ad alta voce mentre la nostra dea ci osservava annuendo di tanto in tanto.
"Dobbiamo trovare questa Foresta del Chaos e la Divine Star, saremo finiti altrimenti" affermai poggiando un braccio sul tavolo, mentre Hyoga annuiva convinto. "Miei giovani guerrieri" ci chiamò Lady Saori "aspetteremo Seiya e Dragone, prima di allora non ci moveremo, ma una cosa è certa: la Terra sarà salva, ancora una volta, Chaos non riuscirà a fermare i vostri giovani e palpitanti cuori di guerrieri".
Annuimmo, io ero un po' meno convinto, il Divinus Siderus era un'arma da disruzione di massa stando a quel che diceva il libro, e sapevo per esperienza che ci sarebbero stati dei periti, era un presentimento tanto forte quanto doloroso. Ci congedammo da Milady e uscimmo dal suo studio, io presi le mie cose mentre Hyoga mi scurtava: "So quello che stai pensando" disse dietro di me appena salii le scale, lo osservai tenendo una mano sulla spallina dello zaino, poi fece un passo in avanti dicendo: "Ci saranno dei periti, potranno essere nemici, potremo essere noi, ma dobbiamo lottare, lo dobbiamo fare per la dea Athena, senza perdere la speranza. Sono sempre state così le nostre batteglie".
"Hai ragione, questa battaglia sarà come l'ultima...la precedente...e quella prima ancora..." mormorai voltandogli le spalle e avviandomi verso camera mia.


ANGOLO AUTRICE: Sono ancora io! Ho pubblicato due capitoli in un giorno perché non è sicuro che domani riesca a postare, quindi mi sono portata avanti col lavoro. Chiedo venia a chiunque possa sembrare breve il capitolo e vi chiedo di recensire così da sapere in caso dovessi migliorare qualcosa o in caso la storia vi sia piaciuta almeno fino ad ora, io comunque ci metto sempre il massimo impegno!
Ciao a tutti!!


 
   
 
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