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Autore: Brume    18/07/2020    1 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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amour-rd

1828

 

La Francia in cui tornò Reve era ancora governata da CarloX, che in quegli anni consentì di nominare un primo ministro a metà strada tra liberali (che erano in maggioranza al parlamento francese) e ultrarealisti. Semi- liberale e semi- autoritario erano definiti i ministeri...ma l'intenzione di Reve , François , Alain e di altre migliaia di persone era rendere la Francia libera, una volta per tutte, dai ricordi di Versailles.

Un pò ovunque le acque si stavano muovendo; il clima, in Europa, era a dir poco elettrico. Reve non avrebbe fatto lo sbaglio dell' altra volta, pensando che la cultura poteva salvare il popolo; certo, la cultura era fondamentale, ma per fare capire le cose ad alcune persone era necessario usare la forza. Pur non essendo un guerrafondaio, anzi, cominciò a considerare l' uso delle armi; era un discreto spadaccino e altrettanto bene sapeva tirare con la pistola. Alain aveva pensato a completare l' opera iniziata dai suoi genitori.

Lui e François , ad Auxerre, avevano ben pensato di viaggiare da soli, lasciando Alain e Diane con i bambini su un' altra carrozza al sicuro; il viaggio, per fortuna, fu tranquillo. Dalla finestra di quella carrozza Reve osservava il paesaggio, che man mano diventava famigliare, finchè le distese che tanto amava non si presentarono davanti ad i suoi occhi , facendoli brillare. François non riuscì a trattenere l' emozione , una lacrima rigò il suo volto.

I due uomini sapevano che il loro ritorno li avrebbe tenuti impegnati, che sarebbero stati tempi duri; si sentivano già vecchi, talvolta ridicoli a rincorrere questo sogno, a parlare sempre delle solite rivoluzioni, del passato ma poi osservando i loro figli tutte queste paturnie passavano come le nuvole passeggere attraversano il cielo nelle giornate d' estate. Avevano imparato sulla propria pelle che a volte i sogni di infrangono, ma volevano ritentarci; i tempi erano maturi.

Grazie a identità che cambiavano di volta in volta ed a una fitta corrispondeza , Reve era riuscito a ricostruire una rete di contatti con i suoi vecchi amici che avevano resistito, in qualche modo, alle avversità; una volta giunti in Normandia, sarebbero stati necessari parecchi incontri per rimettersi al pari con i vari gruppi sovversivi. Forse Reve non avrebbe visto Diane ed i figli per un pò; era pericoloso tornare a Parigi, sarebbero rimasti in Normandia con Rosalie mentre lui e François avrebbero fatto la spola fino alla città. Questi erano i piani.

 

 

***

Febbraio 1828

“Siete pronti, quindi?” domandò Rosalie al figlio ed a Reve, mentre portava in tavola la cena , aiutata da Diane. I bambini correvano intorno al tavolo, mentre Alain tentava di tenerli a bada.

“ Si, quasi” rispose Reve “ prima però passeremo ancora qualche giorno qui “ rispose osservando i bambini.Diane sorrise; richiamò i figli e finalmente si trovarono tutti seduti intorno al tavolo, ridendo e scherzando; i discorsi seri erano rimandati a più tardi, magari davanti al fuoco e ad un bicchiere di liquore.

Reve mangiò, posò la forchetta e appoggiò i gomiti al tavolo, mettendo i tuoi pensieri e la sua testa nei palmi della mani, mentre i figli tornavano a giocare urlando come ossessi.

“Mi ricordi Andrè: hai la sua stessa espressione svagata. Quando pensava ad Oscar potevano sfiorarlo i cannoni che lui non si sarebbe accorto di nulla” disse Alain. Reve si destò e sorrise.

“Hai raccolto una bella eredità, figlio mio” disse Alain.

Reve non disse nulla; lasciò che tutti finirono di pranzare, limitandosi a conversare di alcune cose pratiche con François; poi, prese in braccio Aurore, che voleva dormire tra le braccia di suo padre e si dedicò alla bambina. Accarezzò i capelli castani e mossi, lunghi ormai fin oltre le spalle.

“papà, tra qualche giorno andrai via, ma torni, vero?” chiese lei, con la voce stropicciata di chi ha sonno.

“Certo che torno, Aurore” rispose “ starò via solo due giorni, con lo zio François...vi porteremo dei piccoli regali, va bene?”

Il viso della bambina si illuminò in un sorriso che sciolse il cuore di Reve; poi, piano piano, si addormentò. Lui si girò verso Diane.

“Glie lo hai detto tu, Diane?”

“Si. Sono grandi, avevano già capito qualcosa...ho preferito parlarne subito” disse lui.

Lui restò fermo a cullare la sua principessa.

 

Si, starò via qualche giorno... e saranno giorni lunghissimi. Ma lo faccio per voi,lo faccio per te e Adrien” pensò Reve fra sè “.... ora posso capire, mamma...papà...ora posso capire le vostre parole dette sottovoce, il volermi tenere al riparo da tutto e tutti.....”

 

“Reve, allora siamo d' accordo? Partiremo dopodomani, ci sarà Maurice ad aspettarci...” disse François.

“...Cosa??...ah, si certo “ rispose

L' amico lo guardò e poi si allontanò, cercando sua madre Rosalie.

“A cosa pensavi?” chiese Diane.

“A voi” disse lui, diretto

“Saremo al sicuro” rispose lei.

“Lo spero tanto amore mio, lo spero” rispose, lasciando andare un sospiro.

 

 

 

Una settimana dopo

I mantelli in spalla ed il passo svelto, Reve e François si stavano recando alla sede del giornale per parlare con Martin, quando videro in lontananza alcune guardie. I due mantennero la calma; si fermarono lungo la strada, mettendosi a parlare del più e del meno, lasciando che le guardie passassero oltre lanciando a loro una semplice occhiata, poi proseguirono.

Erano arrivati a Parigi tre giorni prima e alloggiavano in una delle moltissime locande che sorgevano nella zona accanto al luogo in cui decenni prima sorgeva la Bastiglia; avevano trovato un clima di benessere superficiale, ma notavano comunque – soprattutto nelle ore notturne – una discreta attività di gente che entrava e usciva da anonime case. Maurice li riportò nei vecchi ambienti, presentandoli anche non vi era bisogno: tutti conoscevano quel giovane che aveva provato a realizzare un sogno utopico; quasi tutti avevano avuto a che fare con Villélé e con i fedeli di Re Carlo.Avevano orami abbandonato l' idea di una repubblica, ma chiedevano quanto meno che si andasse verso un,per così dire, “parlamentarismo” come quello inglese; la loro richiesta, lecita, sarebbe stata risolta solo un paio di anni dopo.

 

Reve e François rientrarono in Normandia ben oltre i tempi previsti e con alcuni contatti che si trovavano nella zona, ma sarebbero tornati a Parigi dopo tre settimane circa; gli uomini di Maurice e quelli di Martin erano fidati, sapevano cosa fare. Decisero, i due uomini, di non coinvolgere per ora Diane e Alain, restando sul vago; non avrebbero detto tutto ma solo una parte delle cose: meglio così, per ora. Avrebbe portato il rimorso delle proprie azioni da solo.

Reve non voleva che sua moglie ed i suoi figli sapessero che, per la prima volta in vita sua, aveva ucciso deliberatamente due persone ed i suoi uomini si apprestavano a ucciderne altre...ma lo aveva promesso ad Alexander...ed ogni promessa, è debito.

 

Quando arrivarono a casa, François restò a casa di Reve e Diane. Alain notò subito che vi era qualcosa che non andava, ma non domandò nulla e lasciò che suo genero coccolasse i figli e donasse loro i piccoli balocchi presi da un artigiano sulla via del ritorno. François , da parte sua, restava in disparte la maggior parte del tempo.

Solo quando si trovarono soli, prima che Reve si ritirasse con Diane, parlò.

“Stai bevendo troppo” disse il vecchio con la sua voce roca e sedendosi in faccia all' uomo.

Reve sollevò la testa.

“ho ucciso un uomo, Alain. Anzi, due. Probabilmente avevano famiglia e figli, proprio come me” rispose lui “ e mentre i miei bambini ridono contenti di aver rivisto il loro padre, loro lo staranno piangendo” .

Erano fuori, in giardino, coperti dai loro mantelli. La neve cominciava a scendere ma le due generazioni rimasero ferme, immobili, nel silenzio. Alain sapeva cosa provava Reve e lo lasciò parlare, poi si versò del vino e lo trangugiò d' un fiato.

“E' il prezzo da pagare, figlio mio. Per te, per loro” rispose senza mezzi termini “ e andando avanti, sarà ancora peggio. Ma Alexander è stato vendicato” disse Alain, gli occhi taglienti e freddi.

Reve annuì.

“Non doveva finire così” disse.

Alain cambiò colore. Le stesse parole di Andrè , sotto la Bastiglia.

“Deve ancora iniziare, Reve. E quello che vedrai non ti piacerà.” disse.

Prese la bottiglia, si alzò e andò verso la spiaggia, mentre il genero osservava l' uomo piegarsi sempre più su sè stesso nei suoi singhiozzi: Diane uscì in quel momento e stava per scendere, preoccupata, ma Reve la fermò con un braccio.

“no, Diane, lascialo solo” disse

“Cosa è successo?” chiese.

“Ricordi.” rispose; poi si voltò ed entrò in casa, passò nella stanza dei figli per un bacio fugace e poi si gettò nel letto vestito

Quasi quarant' anni di uomo urlarono il dolore e la fatica dentro la federa di un cuscino, finchè non sentì la mano soffice di Diane sfiorarlo.

“Reve...” sussurrò

“Diane...non pensavo fosse così...” disse, asciugando il suo viso e vergognadosi per essersi mostrato in quel modo.

Diane restò in silenzio, prese le mani del marito e le porto sul suo cuore.

 

***

 

I mesi che seguirono furono un continuo andirivieni da e verso Parigi, ma non mancarono contatti un pò ovunque; Reve si trovò a viaggiare , insieme a François, Martin e Maurice, per portare ovunque il pensiero e trovare sempre più persone disposte a invadere Parigi; non faticarono molto, visto che in trent' anni poco era cambiato.

Reve, i suoi discorsi e la sua passione entrarono da subito nel cuore delle persone.

La Rosa di Normandia, venne presto chiamato; la sua storia, quella dei suoi genitori, era raccontata un pò dappertutto; lui si faceva voler bene perchè era un uomo semplice, che non nascondeva la passione ed i sentimenti, che parlava chiaro, e che solo come ultima risorsa usava le armi.

Diane per un periodo restò in Normandia; ma presto tutto ciò cominciò a pesarle. Dopo avere parlato con Rosalie, decise che avrebbe raggiunto il marito, insieme al padre Alain, in qualsiasi parte del mondo. I suoi figli sarebbero stati al sicuro, lì, ed era questo il pensiero che la fece partire, in un certo senso, serena.

 

***

 

Novembre 1828

Fu così che una sera, di ritorno dall' ennesimo comizio, una figura coperta da un mantello avvicinò Reve Grandier. Lui si irrigidì, pensò al peggio, prese il coltellino che aveva in tasca e si preparò mentre un rivolo di sudore freddo comparì sulla fronte.

“Monsieur, dove siete diretto? Ho ascoltato il vostro comizio...” disse la voce. Una donna.

Reve si girò di scatto cercando il viso della sconosciuta, ma venne trattenuto da quella soffice mano. Lei si tolse il cappuccio ed il mantello, i suoi occhi cerulei guardarono il marito.

“Sono qui, Reve “ disse.

Reve lasciò andare un sospiro.

“Diane!!!” disse mentre il suo cuore mancava di un battito dalla sorpresa “ cosa ci fai qui?” disse cercando di non urlare. Era felice come non mai; prese le mani della donna.

“Vieni, andiamo. Dove alloggi? Ti spiegherò tutto” rispose lei guardandosi intorno.

Reve indicò una insegna ed i due si incamminarono, in silenzio.

“Diane....” disse l' uomo, mentre camminavano

“Cosa c'è?”

“Ti amo” rispose lui.

 

I due si fermarono, un uomo passò zoppicando vicino a loro, canticchiando una canzoncina.

“Anche io ti amo, Reve. “ rispose lei.

Si avvinghiò al marito, che la trascinò in un vicolo lì vicino, e nascosti nell' ombra come due adolescenti si amarono senza respiro, incuranti di tutto e tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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