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Autore: redeagle86    18/07/2020    1 recensioni
Dal Prologo
Il silenzio calò all'improvviso come un pesante manto accompagnando l'ingresso delle guardie che scortavano il condannato: splendidi occhi cobalto si posarono sulla coppia reale, tradendo un odio bruciante, pari solo al disgusto e alla delusione che provava nei loro confronti. Non tanto verso Bright, irrimediabilmente corrotto dal potere del Cristallo Oscuro, quanto verso Rein che aveva considerato un'amica, di cui si era fidato.
Era uno sguardo che la ragazza non fu in grado di sostenere, travolta dal ribrezzo per ciò che aveva fatto ai suoi compagni di avventura: li aveva pugnalati alle spalle e, ogni volta che quella scure era calata su uno di loro, si era sentita il boia che la impugnava.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Nuovo Personaggio, Rein, Tio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo
Le ombre del passato

La frusta schioccava, centrando ogni bersaglio con una precisione impressionante. Ad impugnarla era un ragazzo poco più che quindicenne, i cui grandi occhi cremisi spuntavano come roghi tra le ciocche di capelli blu: come il più letale dei cacciatori, il suo sguardo attento seguiva la traiettoria dell'arma e non sbagliava un colpo.
Erano anni che si allenava, lunghi anni in cui un solo desiderio l'aveva spronato a non arrendersi e a proseguire, raggiungendo la perfezione.
-É tale e quale a lui- commentò Tio, osservandolo dalla finestra della piccola casa nel cui giardino si svolgeva quella prova di abilità.
-No, guardalo bene- replicò Milky con tono triste. -Lui è diverso, Tio.
L'ex- principe di Mera-Mera tornò a rivolgere l'attenzione all'esterno, cercando scrupolosamente qualcosa di strano nella figura che continuava instancabile ad allenarsi.
Qualcosa... Forse qualcosa nell'accanimento della frusta sui bersagli, nel modo in cui il suo proprietario la usava... nella sua espressione. Tio si concentrò su quei pozzi rosso sangue e capì: vi era odio, rabbia... vi era la voglia di vendicarsi contro chi gli aveva strappato tutto.
-Te ne sei accorto, vero?
-Sì, Milky- rispose l'amico. Shade aveva avuto quell'espressione solo il giorno dell'esecuzione: era come se quei sentimenti avessero continuato a vivere in Stephan.
-Ho paura che possa commettere qualche pazzia, che decida di andare su Wonder. Non è più un bambino, non riesco più a tenerlo sotto controllo. Non potresti fermarti qui e passare un po' di tempo di lui?- chiese la fanciulla. -Forse tu riuscirai a dissuaderlo da...
-No- disse con un tono definitivo, sfuggendo agli occhi cobalto dell'altra con una rapidità quanto meno sospetta.
-Perchè, Tio? Tutte le volte che ti propongo di restare con Stephan fuggi come se l'idea ti terrorizzasse.
-Devo andare, Milky- si congedò, senza dare spiegazioni.
La ragazza sospirò, arrendendosi: non aveva più la tenacia di quand'era bambina e battagliava con la testardaggine e l'orgoglio del fratello maggiore. Ora lasciava correre tutto, non si curava di approfondire ciò che le veniva nascosto, di sviscerare segreti che l'avrebbero restituita ad un passato che stava ancora tentando di dimenticare.
-Come vanno le cose?
-Al solito modo: Bright ha tramutato Wonder in un mondo di terrore e paura. E sta tirando su la figlia a sua immagine, nutrendola con pane e sangue.
-E Rein?
-Cosa vuoi che faccia? Sopporta le angherie di quel mostro e cerca di limitare la sua influenza su Rika.
-Secondo te, sarebbe stato diverso se Fine...- mormorò, senza concludere la frase.
-Non sarebbe cambiato niente: Shade non gli avrebbe permesso neppure di sfiorarla- concluse lui, salutandola e uscendo dall'abitazione.
-Vai già via, zio Tio?- domandò Stephan, fermandosi e puntando su di lui i laghi cremisi. E, una volta di più, l'uomo sentì di aver meno paura del folle sovrano di Wonder che del giudizio di quegli occhi, di ricordi che risvegliavano. Del fantasma che aleggiava in loro.
-Sì, Stephan. Sei migliorato moltissimo: i tuoi genitori sarebbero fieri di te.
-Se Bright avesse concesso loro di vivere- affermò cupo.
-Se così fosse stato, ti avrebbero insegnato l'amore e tu non saresti cresciuto così pieno d'odio verso qualcuno che nemmeno conosci- pensò l'altro, non dando voce a quella riflessione.
-Non dare troppe preoccupazioni a Milky- gli raccomandò.
-Non credi che sia grande per queste ramanzine?
-Forse, ma ubbidisci comunque.
-Farò il possibile- promise, anche se di malavoglia. Lo trattavano ancora come un moccioso, negandogli la possibilità di concretizzare il suo desiderio: cosa c'era di sbagliato nel voler rendere giustizia ai propri genitori? Quel mostro che sedeva sul trono e tiranneggiava l'intero pianeta aveva condannato sua madre e suo padre, persone che gli erano state amiche... Come poteva vivere ancora?
Meritava di morire nel modo più atroce, di soffrire quanto aveva sofferto Stephan: doveva capire cosa significasse crescere senza le persone che lo avevano esso al mondo, senza il loro amore; cosa si provasse a nutrirsi dei ricordi degli altri, di poche fotografie da cui tentare di intuire chi fossero o cosa pensassero. Solamente la morte avrebbe restituito l'ordine e la pace: a Wonder, ai suoi genitori e al suo animo tormentato.
-Giuro che me la pagherai- sibilò, colpendo l'ultimo bersaglio e spezzandolo a metà.

°°°

-Oggi verrai con me nel Regno di Tana-Tana: quegli insolenti si rifiutano di darci la quota annuale del raccolto con la scusa della siccità- annunciò Bright a colazione, rivolto ad una ragazzina bionda i cui capelli erano raccolti in due codini alti.
-Effettivamente, padre, le piogge sono state scarse quest'anno- osò ribattere lei, sollevando gli occhi azzurri dal piatto.
Rika, quante volte dovrò ripetertelo perchè tu lo capisca? Se permetti loro di mettere in discussione la tua autorità, ti ritroverai a breve con una rivoluzione fuori dalla porta.
La giovinetta cucì dietro le labbra ogni altro commento, riportando lo sguardo ceruleo sulla tazza di the: lei non vedeva le stesse cose che vedeva suo padre. Lui era il re di Wonder e di certo sapeva molte più cose di lei sull'arte di governare, eppure spesso le pareva troppo severo nei confronti dei sudditi.
Terminò di mangiare in silenzio e si congedò con un inchino, affermando che l'avrebbe raggiunto a breve: voleva passare a far visita a sua madre, ma non lo rivelò a Bright. Anche questo era strano: ogni volta che in passato aveva fatto il nome di Rein, il sovrano l'aveva guardata come se avesse parlato di un insetto particolarmente fastidioso. Da bambina non vi aveva prestato attenzione, ma crescendo aveva imparato ad evitare di nominare la regina con suo padre.
Ed era solo uno dei tanti misteri che avvolgevano il regno di suo padre come ad esempio, il vuoto totale di storia prima della sua salita al trono. Non un libro, un reperto... Nulla, quasi che Wonder non fosse nemmeno esistito diciassette anni prima. Aveva tentato di informarsi, ma nessuno le aveva dato una risposta, anzi le persone a cui si era rivolta erano apparse spaventate dalle sue domande.
Rika salì le scale della torre in cui si trovavano gli alloggi di Rein, guardando la piazza principale al di là delle finestre: dall'alto la macchia rossa che ne colorava il cento sembrava un fiore dischiuso. La Piazza della Giustizia, anche se aveva sentito molti chiamarla la Piazza del Sangue.
Salutò le guardie che si misero sull'attenti al suo passaggio ed entrò nella stanza di sua madre.
-Rika, tesoro.
-Ciao, mamma- la salutò la biondina, correndo ad abbracciarla.
Rein la strinse a sè con amore: era il suo tesoro, l'unica cosa buona che avesse fatto nella vita.
-Stai bene?- si informò, prendendole dolcemente il viso tra le mani e scrutandola. Gli occhi limpidi della figlia le restituirono il riflesso di un animo lucente che, nonostante avesse in corpo anche il sangue di un mostro, non soccombeva alle tentazioni delle tenebre.
-Sì, e tu?- replicò la ragazzina. L'ex-principessa del Regno Solare usciva da quella torre solo quando era necessaria la sua presenza accanto a Bright: in quelle rare occasioni accettava di assumere il ruolo di trofeo da esibire e riusciva perfino ad essere credibile. Era diventata brava a fingere.
-Certo, piccola mia- rispose, sistemandole uno dei nastri tra i capelli. -I tuoi insegnanti mi hanno riferito che sei brava, ma fai troppe domande- la rimproverò, ma senza rabbia. -Rika, non smuovere la polvere degli anni.
-Che vuoi dire? Non capisco.
-Il passato va lasciato dov'è. Non lo puoi cambiare e riportarlo alla luce causerà solo sofferenza.
Rika provò a leggere qualcosa nello sguardo della sua mamma, quel qualcosa che le veniva nascosto da sempre: c'era una verità, una risposta che avrebbe riunito e dato un senso ai pezzi del puzzle che componevano la sua famiglia. Ma non era il momento che lei la svelasse: Rein si alzò dalla poltrona, sistemando la lunga gonna dello sfarzoso abito nero e consigliando alla dodicenne di non far aspettare oltre il re.
-Buona giornata, mamma- le augurò, abbandonando la stanza. Una volta chiusa la porta, la principessa di Wonder vi si appoggiò pensierosa: si era accorta che sua madre aveva timore per lei. "La curiosità uccise il gatto" erano soliti ammonirla i maestri, marcando la parola "uccise" con fin troppa enfasi.
Eppure non c'era cosa più allettante di ciò che le veniva proibito e la fanciulla era decisa ad andare in fondo alla storia.
  
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