Film > Re Leone
Segui la storia  |       
Autore: lion_blackandwhite    19/07/2020    1 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sulla via del ritorno, usciti finalmente dalla palude Mohatu si sentì più tranquillo, nonostante il colloquio avuto con l’amico rettile lo avesse parzialmente deluso.

«Che maleducazione» sibilò indignato Zozu a denti stretti, sopra le teste dei due leoni. «Ha proprio una faccia tosta quel Kondo!».

«Ammetto che non condividiamo lo stesso punto di vista in certi aspetti, ma Kondo è leale alle Terre del Branco» replicò Mohatu senza voltarsi.

«Si ma… Cosa abbiamo scoperto in fondo? Era ovvio che si sarebbe chiamato estraneo a quanto successo, Sire. E non abbiamo la certezza che quanto abbia detto corrisponda a verità» obiettò Zozu ostinato, ma Uzuri scosse il capo.

«Diceva il vero. Le leonesse di pattuglia hanno avvistato due alligatori abbandonare il nostro territorio nel cuore della notte…» spiegò, «e il giorno prima dell’agguato avevo incontrato Kondo. Senza ferite recenti» aggiunse il Re. Il bucero parve sorpreso dalle nuove informazioni e si arrese all’evidenza. «Immagino di essere stato un po’ troppo prevenuto nei loro confronti… un buon maggiordomo dovrebbe essere più imparziale» mormorò, un po’ abbattuto.

«Nessuno ti biasima dopo ciò che è successo» lo rassicurò Mohatu, ma il leone pensando nuovamente alla storia dell’alligatore si rabbuiò. «Perché andare contro la guida di Kondo? Non capisco cosa sia passato per la testa al suo discepolo…» rifletté ad alta voce.

Zozu ancora una volta rispose prontamente. «Ci sono sempre delle mele marce in ogni branco, Sire…».

«Può darsi» intervenne Uzuri «che avessero un differente modo di vedere le cose. Gli alligatori sono di natura piuttosto bellicosa, non sarebbe la prima volta che un giovane tenta di imporsi al più vecchio».

Mohatu non rispose e si limitò ad annuire, poco convinto. Continuava a rimuginare su quell’episodio dalla notte dell'aggressione, era fondamentale prevenire in tempo qualunque minaccia, prima che divampasse in modo incontrollabile.

«Zozu, hai preparato il rapporto sulla pattuglia di questa mattina?» esclamò improvvisamente voltandosi verso il bucero, che parve sorpreso dalla richiesta: tuttavia il bucero domò all'istante l'esitazione e si schiarì la gola, pronto a parlare.

«Come già riportato nei giorni precedenti, Sire, posso garantirle che neanche oggi è accaduto qualcosa fuori dall’ordinario in seguito alla faccenda che ha coinvolto i cuccioli. I gruppi minori di caccia, ovvero i leopardi, i ghepardi e le iene, si sono regolarmente distribuiti i turni senza alcun intoppo di sorta. Nessuno degli informatori del sottosuolo, durante la ronda, mi ha segnalato anomalie di sorta durante la notte e le prime luci dell’alba…», ma a quel punto una voce alle loro spalle lo interruppe.

«Allora credo che dovresti cominciare a cercare qualche altra sentinella, visto che quelle attuali non sembrano essere in grado di svolgere il proprio lavoro» disse qualcuno dall’aria familiare. Voltandosi, il trio riconobbe con aria sbigottita la figura del fratello di Mohatu avanzare con aria tranquilla verso di loro.

«Choyo!» esclamò il Re a bocca aperta. «Cosa fai qui?»

«Sono venuto a trovare mia cognata e il mio caro fratellone per ascoltare le litanie del tuo fedele pennuto» ribatté ironicamente l’altro. Zozu si bloccò a mezz’aria e atterrò sulla spalla di Uzuri, fumante di rabbia.

«Dico sul serio» lo avvertì Mohatu, ma guardando negli occhi del fratello capì che c’era qualcosa di serio nel suo comportamento stavolta.

«Ho sentito strane voci all’alba, nel confine tra il cimitero e l’insediamento delle iene» cominciò il leone più piccolo. «Pare che il capoclan voglia venire a farti visita con una piccola delegazione per questioni politiche». La notizia lasciò perplessi i presenti.

«Impossibile» esclamò il bucero, agitato. «Non sono stato informato!» insistette.

«Evidentemente» replicò Choyo sarcastico alzando appena lo sguardo, poi si rivolse nuovamente al fratello. «Secondo quanto ho scoperto dovrebbero arrivare tra poco, perciò penso sia il caso che il Re e la Regina si facciano trovare alla Rupe, non trovate?»

«Naturalmente» annuì Mohatu affrettando il passo, e tutti insieme si avviarono verso il monolite roccioso.

«Hai saputo l’argomento della conversazione che stiamo per affrontare?» domandò il Re pensieroso.

«Qualcosa riguardo alla distribuzione dei turni di caccia» rispose il fratello in tono distratto mentre camminavano.

«Devo fare una piccola deviazione adesso, ci si vede alla Rupe» annunciò Choyo dopo aver camminato per un tratto insieme al gruppo.

«Come, vai via di già?» cercò di fermarlo il Re, un po’ deluso: era raro che avesse delle conversazioni tranquille con il fratello… Ma se ne pentì quasi subito, perché Choyo si arrestò e disse, con un sorrisetto stampato sul muso:

«Ho il mio bel da fare, grazie a Sua maestà il Re e al suo patetico maggiordomo che non sa fare il proprio lavoro… Povere Terre del Branco» e si avviò a grandi passi, accompagnato dalle urla irate del bucero.

Uzuri attese che il leone fosse abbastanza lontano per poi rivolgersi al compagno, ma questi si voltò verso Zozu, ancora fumante.

«Vai a parlare con la delegazione di iene e informali che stiamo arrivando, per favore» ordinò risoluto. Il bucero però non parve molto contento di quell’istruzione.

«Signore!» protestò, irritato. «Se questa notizia fosse vera lo avrei saputo, sa che sono in grado di svolgere il mio lavoro, al contrario di Choyo, quel…» ma prima che potesse concludere la frase fu interrotto.

«Attento a quello che dici, Zozu» lo avvertì Mohatu, severo. «Choyo fa perdere facilmente la pazienza, ma le poche volte che svolge il suo lavoro lo fa in maniera impeccabile. Mi fido di ciò che ha riportato, perciò adesso vai, per favore» ordinò con la consueta pacatezza.

Sconfitto, il bucero annuì e fece un inchino a mezz’aria. «Ai suoi ordini, maestà. Sarò di ritorno a breve». I due leoni lo osservarono allontanarsi in volo fino a sparire, finché non si misero nuovamente in cammino. Mohatu notò che la compagna al suo fianco era molto silenziosa.

«Cosa succede, Uzuri?» le chiese; la leonessa non rispose subito, ed evitava il suo sguardo.

«Sono preoccupata. Con tutto quello a cui dobbiamo già pensare, gli alligatori ribelli… Ci mancavano solo le iene a protestare» confessò, mordendosi un labbro. «C’è qualcosa di cui volevo parlarti, prima di tornare a casa» disse infine al leone senza voltarsi.

Mohatu rimase in ascolto senza dire una parola, finché non ricordò che la compagna voleva parlargli di qualcosa appena prima che arrivassero nella palude.

«Volevi parlare di Uru, giusto?» chiese. La leonessa si voltò di scatto, vagamente sorpresa dal suo intuito, e annuì lentamente. «Già, proprio lei… E anche di Nya».

«Ti ascolto» disse, mentre i due si sedevano.

«Ecco…» cominciò Uzuri titubante, «Uru è una leoncina splendida. È dolce, curiosa ed è molto sensibile a tutto quello che la circonda. Noi tutti riteniamo che il giorno in cui la salvasti fu una vera e propria benedizione per tutto il branco».

Il Re accennò un tiepido sorriso: sebbene le parole della compagna lo rincuorassero non poté fare a meno di ricordare le circostanze in cui si era reso necessario quel salvataggio.

«Nya ormai la considera sua figlia al pari di Bure sebbene Uru sappia che non hanno alcun legame di sangue, e la piccola sembra essere felice così. Ultimamente però, Nya dice che ha iniziato a fare delle domande. Chiede della sua vecchia famiglia, dei suoi veri genitori, del branco a cui appartenevano».

Il leone chinò il capo, rabbuiandosi. «Non è ancora pronta per un simile passo, Uzuri» disse in tono sommesso. «Io non sono pronto».

La leonessa aprì la bocca per ribattere, ma il compagno la anticipò nuovamente. «Come posso dirle che il suo vero padre è morto in quel modo così orribile per salvarla? Che sua madre non aveva abbastanza forze per sopravvivere al parto? Che il suo branco è stato distrutto da quello che l’ha accolta?!».

La leonessa scosse il capo. «Hai perfettamente ragione, Mohatu. Tuttavia, il passato non si può cambiare, ricordi? E dalle nostre azioni abbiamo senz’altro avuto modo di trarne qualcosa di positivo».

Mohatu abbassò lo sguardo, contrito, e la leonessa proseguì il discorso.

«La rovina del branco di Kito è stata la siccità, non la battaglia contro di noi. La fame ha indebolito la madre di Uru tanto da ucciderla nell’atto di partorire. La disperazione ha spinto suo padre ad attaccarci, eppure tu sei riuscito a farlo ragionare! Hai salvato Uru, avevi salvato suo padre e hai fermato un inutile massacro. Hai dato un futuro a una creatura innocente, Mohatu, onorando la memoria di quel povero leone e non c’è nulla di più nobile in questo. Uru merita di sapere che tutti noi le vogliamo bene!»

Il leone si sciolse in un sorriso all’espressione tanto infervorata della compagna. «Sei tanto cara, Uzuri» le sussurrò, «ma non cambierò idea per adesso. Uru merita di conoscere le sue origini, ma non di crescere troppo in fretta. Ritengo che per il suo bene sia meglio lasciarle vivere la sua infanzia con una famiglia e un branco disposto a prendersi cura di lei, senza alcun fardello ad opprimerla».

Uzuri finì di ascoltare il leone e lo fissò con un misto di sorpresa e vergogna. Si era resa conto solo in quel momento che stavano parlando di una cucciola di pochi mesi, non di una leonessa adulta, senza mostrare alcun tipo di empatia.

«Le diremo la verità, puoi starne certa» precisò il Re, quasi a consolarla. «Solo… Non ora. Spero tu capisca le mie ragioni». La leonessa annuì decisa e si scambiarono un sorriso.

«Sono molto uniti lei e nostro figlio, non trovi?» chiese poi il Re dopo un lungo silenzio e aver ripreso a camminare verso la Rupe.

«Oh, sì è vero» confermò la compagna, sollevata per il cambio di argomento. «I cuccioli vanno tutti molto d’accordo, ma effettivamente Ahadi tende ad apprezzare particolarmente la compagnia di Uru».

«Già, è proprio a questo che mi riferisco. Ho avuto modo di osservarla in questo periodo, e in lei vedo delle caratteristiche che hanno da sempre contraddistinto le migliori Regine delle Terre del Branco. In effetti, oserei dire che ti somiglia molto in questo aspetto» disse in tono tranquillo.

«Suppongo di sì» replicò Uzuri, ma le parole del leone non la convinsero del tutto. «Dove vuoi andare a parare, Mohatu? Non starai mica suggerendo di proporre Uru come Regina, vero?» gli chiese andando dritta al punto.

«Perché no?» domandò di rimando, sorridendo. La leonessa assunse un’espressione stupefatta e arrabbiata insieme.

«Come puoi pensare a una cosa del genere proprio adesso?!».

«Come Re è mio compito salvaguardare non solo il presente, ma anche il futuro del nostro branco… Perciò sto valutando la possibilità di scegliere una degna compagna per nostro figlio». Uzuri non poteva credere alle sue orecchie pensando che fosse solo uno scherzo. Mohatu, d’altro canto, non era solito burlarla su argomenti di quel tipo.

«So che può sembrare precipitoso… Ma io li vedo molto bene, insieme. Uru potrebbe seguire le tue orme e diventare un sostegno fondamentale per Ahadi con i tuoi insegnamenti, esattamente come tu lo sei per me».

«Mohatu, sii ragionevole! Sono a malapena dei cuccioli, non sanno nulla di amore!» protestò la leonessa. «Come puoi essere certo che le cose tra loro funzioneranno quando diventeranno adulti? Non sono sicura che un fidanzamento deciso contro la loro volontà possa essere la migliore soluzione per il futuro del regno…».

Il leone non si scompose. «Con noi ha funzionato tutto alla perfezione, perché con loro non dovrebbe?» chiese, tranquillo.

«Non è la stessa cosa» sbottò la regina, irritata. «Non eravamo così piccoli e le circostanze erano completamente diverse. I nostri branchi erano alleati…»

«E tu eri cotta di me» la interruppe il leone con un sorrisetto. «Nei tuoi sogni» replicò ironica la compagna alzando gli occhi al cielo, «al massimo ti tolleravo».

Mohatu scoppiò a ridere. «Stai mentendo! Se non ricordo male mi chiamavi ‘piccolo idiota saccente’ perché ti rimbeccavo sempre, o forse la memoria mi inganna?».

Uzuri si voltò di spalle ma sorrise a quel dolce ricordo. «Lo sei ancora, sai? Solo che adesso sei un enorme idiota saccente».

«Il tuo enorme idiota saccente» replicò il compagno, leccandole la guancia affettuosamente. La leonessa ricambiò, posando nuovamente lo sguardo su di lui: quella incrollabile fiducia e sicurezza che dimostrava nelle decisioni era un atteggiamento tipico del leone che amava.

La coppia si accoccolò sull’erba, scambiandosi tenere effusioni e giocando a rincorrersi, proprio come due cuccioli; il loro momento romantico, tuttavia, fu presto interrotto dal ritorno di Zozu, che aveva terminato la sua perlustrazione. «Sire, torno adesso dal confine Nord» si annunciò con il solito tono pomposo. «Le iene sono in marcia verso la Rupe, come preannunciato da suo fratello».

«Allora mettiamoci in marcia, non ci metteremo molto ad arrivare alla Rupe» disse il Re, alzandosi.

«Sire» lo interruppe il bucero, «Non è tutto» aggiunse con un tono strano. «Non ho riconosciuto il loro leader. Dev’essere cambiato recentemente, ma temo di essere all’oscuro della sua identità».

I due leoni si scambiarono un’occhiata confusa: dovevano vederci chiaro, c’era qualcosa di strano in quella storia.

«Torniamo alla Rupe, adesso» esclamò infine il Re, aumentando il passo.

Angolo dell'autore:

"Ciao a tutti!
Ecco a voi l'ottavo capitolo.
Domando scusa per la lunga assenza. Avrei dovuto postare qualche settimana fa, ma impegni di vario genere (e mancanza di ispirazione) mi hanno tenuto lontano dalla storia e quindi ho deciso di fermarmi un attimo per far sì che le idee ritornassero. Spero di essere più regolare con i prossimi aggiornamenti.

Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.

Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

P.S.: a chiunque legga il capitolo anche senza commentare, ma possiede un account efp, rinnovo gentilmente la richiesta di accedere almeno per far aggiungere 'Mohatu' alla sezione dei personaggi, così da consentirmi il suo inserimento alla descrizione della storia. Servono 10 voti e ancora siamo a 3!
Grazie a chi lo farà!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Re Leone / Vai alla pagina dell'autore: lion_blackandwhite