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Autore: NyxTNeko    19/07/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Tolone, 14 settembre

Napoleone, poco tempo dopo essersi messo in viaggio per ritornare al suo reggimento, aveva deciso di fare una piccola sosta a Marsiglia, sia per andare a trovare la famiglia e accertarsi delle loro condizioni generali, sia per rendere i suoi omaggi a Saliceti. Sua madre e i fratelli erano nelle medesime condizioni in cui li aveva lasciati, se non addirittura peggio, ciò aveva provocato in Napoleone una rabbia che non sapeva come frenare. "L'importante è essere vivi" aveva rassicurato Elisa, per tranquillizzarlo "Sopravvivremo". 

Il giovane capitano si chiedeva come mai Saliceti non stesse facendo alcunché per aiutarli, preferendo badare esclusivamente ai propri interessi. Giuseppe, tuttavia, per coprire il suo amico, ammise che le questioni francesi erano più importanti di loro e soprattutto gli rivelò che fosse a Tolone per salvare il salvabile. "Inoltre ha spesso chiesto di te, fratello, potresti essere un valido aiuto per tutti" risuonava continuamente nella sua testa.

Prese la decisione di riprendere comunque il  cammino verso Nizza "Quando passerò in quella città andrò a porgergli i miei saluti" aveva risposto pacatamente al fratello. In realtà moriva dal desiderio di essere convocato dal conterraneo e di poter mettere in atto le sue capacità. Era uno sforzo enorme per lui contemplare la vita dei familiari, ridotta in quello stato, sopportando in silenzio.

Così era ripartito subitamente, mentre si teneva aggiornato sulla situazione: Carteaux si era mosso all'attacco i primi giorni di settembre, ma dopo il ferimento grave dei suoi artiglieri migliori, rispettivamente il colonnello Dommartin e il maggiore Perrier avvenuto il 7, il generale asserì che Tolone era irrecuperabile. La lasciò al suo destino, intervenendo sporadicamente con solamente cinque batterie. Non aveva un piano, né qualcuno che potesse dargli una mano.

Quello stesso giorno Buonaparte ricevette la nomina a chef de bataillon nel 2° reggimento d'artiglieria. Il corso intuì che probabilmente avevano realmente bisogno di lui, anche se sempre restio ad accettare un simile pensiero. Molte altre volte era stato deluso dalle sue stesse aspettative. Il cocchiere al suo fianco non sapeva cosa fare, avrebbe voluto incoraggiarlo, dirgli che forse lo attendeva un futuro radioso, allo stesso tempo però, per esperienza, sapeva che non era così. Si limitò semplicemente a rincuorarlo con una pacca amichevole.

I giorni trascorsero piuttosto in fretta e finalmente giunse a Tolone, un ritorno in verità. A primo impatto non gli pareva affatto cambiata, mai erano mancati tumulti, agitazioni, a causa della crisi economica che divorava i risparmi delle famiglie meno abbienti. Inoltrandosi a fondo, tra le stradine più accidentate, percepì che l'aria era effettivamente mutata. Quel sottile equilibrio che legava la città alla rivoluzione era quasi del tutto spezzato. Occorreva un vero e proprio miracolo per impedire che si rompesse definitivamente.

Napoleone attraversava la città in silenzio, con la sua 'carovana' piena di polvere da sparo. "Corro un rischio molto grosso, i controrivoluzionari potrebbero assaltarmi e non ho abbastanza protezione, ma non posso sottrarmi al mio dovere e se qualcuno dovesse lanciarsi contro di me, sarò pronto a difendermi, anche a costo di uccidere qualcuno" rimuginava, tenendo d'occhio ogni singolo angolo della città, concentrato, teso.

Ollioules

- Insomma generale Carteaux! - sbottò Paul Barras, uno dei rappresentanti giunti da Parigi appositamente ad Ollioules, a nord ovest di Tolone, al fine di comunicare alla capitale l'evolversi della faccenda e cercare, quantomeno, un rimedio efficace per porre fine a quell'attacco che stava debilitando le poche forze che avevano a disposizione - Volete predermi in giro con questa storia?! - colpì furiosamente il muro con un pugno.

Carteaux, che se ne stava tranquillamente seduto, agghindato dalla testa, esattamente come il suo interlocutore, che non rinunciava mai a sfoggiare i suoi abiti migliori in qualsiasi occasione. Lo guardava con aria di sfida, certo del fatto che neanche i signori di Parigi avrebbero potuto risolvere la situazione - Assolutamente no - rispose tranquillo, gli rivolse il palmo della grossa mano - Abbiamo poco più di 10.000 uomini e nessuno che sappia muovere quelle bocche di fuoco decentemente - precisò infine il generale pittore - Se avete voi qualche proposta magari potremmo anche riprendere l'attacco massicciamente...

Vide Barras diventare rosso in viso, gli scappò una mezza risata. La sua mente si focalizzò sugli altri pezzi grossi presenti in città, anche loro illusi di poter realmente fare qualcosa contro inglesi, spagnoli, napoletani e sardi. Era come se tutti fossero in trepidante attesa di qualcuno oppure di un evento straordinario, nemmeno lui capiva bene cosa. Di questo passo, i controrivoluzionari avrebbero vinto utilizzando solo un terzo delle risorse.

Tolone

- Siete sicuro che giungerà in tempo, Saliceti? - domandò Robespierre minore all'amico, non appena entrò nella sua stanza - Sono giorni che non ci diamo pace e di questo Bonnapate neanche l'ombra - sospirò profondamente. Era in piedi, poco distante dalla finestra che controllava ossessivamente.

- Aspettiamo un altro po', se non dovesse arrivare lo faremo chiamare... - ribadì ancora una volta Saliceti, mordendosi le unghie. Buonaparte era l'unico che davvero poteva risolvere l'incresciosa questione, era il suo sesto senso a dirglielo. Era arrivato a tale conclusione tramite la conoscenza diretta dell'interessato e quella indiretta, discutendo con il fratello Giuseppe e talvolta con Luciano. Si rese conto, però, che non tutti avevano intenzione di attendere ancora il suo arrivo. "Abbiate pazienza, ve ne prego".

Augustin emise un altro sonoro respiro e lo lasciò tra i suoi pensieri, aggrappandosi a quell'ultima speranza. Lui e i pochi colleghi che erano a conoscenza di questa storia, ossia Ricord, Thomas de Gasparin, quest'ultimo a Tolone da pochissimi giorni, e Jean-Baptiste Cervoni, un altro corso, avevano già sorvolato sulla giovane età di questo capitano, così come sulla sua repentina promozione, non appena si era saputo del ferimento di Dommartin.

Nonostante questo, Robespierre non aveva perso la curiosità, né la fiducia. Voleva rendere il suo cognome fonte d'orgoglio e far capire a chiunque che non aveva ottenuto i suoi incarichi sfruttando il nome e la popolarità del fratello maggiore, ma che ne era quasi completamente indipendente, seppur fosse attaccatissimo a Maximilien. Infatti cercava di infondergli coraggio e vicinanza con le lettere che gli mandava spesso, non lo avrebbe mai abbandonato, né tantomeno tradito, al contrario, era disposto a condividere il suo stesso destino, sia nel bene che nel male. "Non ho paura della morte" si diceva.

Nel frattempo Napoleone aveva raggiunto il cuore della città e da lì scorse il quartier generale dei representants-en-mission, ovvero i commissari politici del governo. "Saliceti ci sarà sicuramente, potrei scommettere il mio stipendio da fame". L'ufficiale fece fermare i carri, guardò il suo amico cocchiere e lo ammonì - Se dovessero attaccarvi mentre sono dentro, scappate, la vostra vita è più importante della polvere, prenderò io l'eventuale responsabilità - L'altro annuì, stupito dalla sua premura.

- È appena arrivato un carico di polvere da sparo, guidato da un ufficiale d'artiglieria - riferì una delle guardie ai due rappresentanti presenti.

Saliceti e Robespierre si guardarono per qualche secondo, senza dirsi nulla, in entrambi balenò lo stesso nome, Buonaparte e non poterono fare a meno di sorridere, pur non essendo sicuri della sua identità - Fatelo venire qui immediatamente, dopo avergli chiesto le credenziali - ordinarono all'unisono i due amici e colleghi.

- Vi dico che sono solo venuto a far visita al commissario Saliceti, è un mio amico - ribadiva Napoleone davanti l'ingresso, bloccato da due ufficiali che sorvegliavano il palazzo - Ho della polvere da sparo che potrebbe servire per l'assalto - continuava a ripetere, evitando di perdere la calma, se lo avesse fatto probabilmente si sarebbero insospettiti notevolmente. Mostrava animosamente i carri alle sue spalle - Esaminate pure se volete, capirete che sto dicendo la verità!

Le due guardie stavano per controllare quando una terza, che proveniva dagli interni, domandò affannato al giovane fermato - Come vi chiamate cittadino?

- Buonaparte - rispose Napoleone - Chef de bataillon, 2° reggimento artiglieria, fresco di promozione - precisò infine, in modo da non dover aggiungere i dettagli in seguito.

- Seguitemi, i due commissari vogliono vedervi, cittadino Bonnapate - si sovrappose l'ultimo arrivato non appena comprese che era l'uomo che Saliceti e Robespierre stavano attendendo ansiosamente da tempo.

Napoleone strabuzzò gli occhi, sbatté le palpebre più volte, incredulo di quanto aveva udito. Si ricompose subito, come successo con Du Teil la cosa migliore da dimostrare era l'autocontrollo. Non doveva creare troppe promettenti prospettive. Si sistemò leggermente l'uniforme sgualcita e si accodò all'uomo che lo condusse alla stanza più in fondo del piano.

Percorso il lungo corridoio, si fermarono di scatto e l'accompagnatore bussò. Napoleone, intanto, per niente affannato e sudato, tentava di restare calmo, il cuore aveva preso a battere all'impazzata, esattamente come quel giorno a Nizza. Da una parte era bramoso di sapere se il suo futuro sarebbe stato diverso, dall'altra invece aveva paura che ogni cosa sarebbe rimasta immutata - Entrate - udì provenire dall'interno. Napoleone riconobbe quella voce, era di Saliceti. 

Appena la porta fu aperta il ventiquattrenne si trovò piantato lo sguardo dei due uomini. Il loro volto s'illuminò improvvisamente - Buonaparte, finalmente - emise Saliceti, il quale gli andò incontro e lo abbracciò.

- Saliceti... - riuscì solamente a dire il capitano, ricambiando, non comprendendo ancora completamente quella calorosa accoglienza, in particolare da persone al ragazzo totalmente sconosciute, come il collega di Saliceti che lo fissava curioso, in disparte. Napoleone vi si soffermò lungamente ed ebbe la sensazione di averlo già visto da qualche parte. La sua figura proporzionata e gentile era familiare, per non dire nota.

Antoine Christophe, poi, lo lasciò e si riavvicinò al suo collega - Buonaparte, colui che vedete è il fratello di Robespierre, Augustin, chiamato da tutti Bonbon per via del suo carattere

"Ecco perché avevo l'impressione di averlo già visto" rifletté Napoleone, spalancò gli occhi, conscio di quello che probabilmente stava per accadergli. Se Saliceti gli stava presentando un uomo tanto influente e famoso significava che aveva dei progetti ambiziosi in serbo per lui - Onorato di conoscervi, cittadino Robespierre - gli allungò istintivamente la mano e chinò lievemente la testa, realmente rispettoso pur essendo impacciato e poco abituato alle riverenze. 

- Onore mio, cittadino Bonnapate, il vostro conterraneo mi ha parlato molto di voi e della vostra amicizia - disse Augustin stringendo quella mano affusolata e piccola, così insolita per un ufficiale. Tutto il suo aspetto era insolito: malaticcio e trasandato. La stretta energica e lo sguardo rapace tradivano la sua vera natura, doveva essere l'osso duro che l'amico gli aveva descritto, nascosto da quei lineamenti delicati e dal fisico macilento. Robespierre iniziò a capire il comportamento di Saliceti - Inoltre ho avuto il piacere di leggere il vostro opuscolo

Napoleone trattenne a fatica un moto d'orgoglio che mascherò in un sorriso - Mi auguro che sia stata una lettura gradevole, oltre che utile - Non si aspettava che fosse arrivato nelle sue mani. Non poteva che dargli soddisfazione, voleva dire che si era fidato delle sue parole.

- Certamente - annuì Robespierre minore.

Saliceti si era seduto alla scrivania e stava compilando con molta foga un foglio che consegnò a Napoleone. Il giovane ufficiale lo lesse e non credette ai suoi occhi, a quanto pare il suo cotterraneo lo stimava profondamente, tanto da assegnargi il posto di comandante d'artiglieria appartenuto in precedenza a Dommartin - Dirigetevi da Carteaux ubicato a Ollioules con questo, solo così vi crederà

- Anche subito - fece Napoleone che dopo averli salutati e ringraziati per tutto quanto, traboccante di gioia, balzò dall'edificio, prese un cavallo e si diresse alla volta di Ollioules, per comunicargli la notizia e soprattutto per comprendere le sue intenzioni. Tremava per la felicità, alla fine gli si stava presentando l'opportunità che aspettava da tempo, la possibilità di avanzare di carriera e di migliorare la sua vita e quella della sua famiglia. Assieme alla fama, pur interessandogli relativamente.

Adesso occorreva pensare ad una strategia valida per riprendere Tolone, impresa tutt'altro che semplice e immediata, ricordando le mappe della città, già aveva in mente un'idea. Doveva averne l'assoluta certezza, eseguire dei calcoli perfetti, era l'unica maniera che poteva adoperare per convincere Carteaux ad agire velocemente. Per il momento al generale pittore non avrebbe comunicato nulla, se non la nomina "Ci manca solamente che pensi che io sia un solo giovane sprovveduto, anche se ci siamo già incontrati". Il solo pensiero di quell'uomo lo innervosiva, avrebbe dovrebbe imparare a convincerci fino a quando non lo avrebbero mandato via. Il suo nome aveva risentito notevolmente dello scarso risultato di Tolone. 


 

 

   
 
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