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Autore: redeagle86    19/07/2020    1 recensioni
Dal Prologo
Il silenzio calò all'improvviso come un pesante manto accompagnando l'ingresso delle guardie che scortavano il condannato: splendidi occhi cobalto si posarono sulla coppia reale, tradendo un odio bruciante, pari solo al disgusto e alla delusione che provava nei loro confronti. Non tanto verso Bright, irrimediabilmente corrotto dal potere del Cristallo Oscuro, quanto verso Rein che aveva considerato un'amica, di cui si era fidato.
Era uno sguardo che la ragazza non fu in grado di sostenere, travolta dal ribrezzo per ciò che aveva fatto ai suoi compagni di avventura: li aveva pugnalati alle spalle e, ogni volta che quella scure era calata su uno di loro, si era sentita il boia che la impugnava.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Nuovo Personaggio, Rein, Tio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo
Le mie colpe

-Dobbiamo andare a riprenderlo- decretò Narlo, tentando di calmare Milky.
-Tutto questo è solo colpa mia...- si accusò la coetanea tra i singhiozzi.
-Piangere non ci aiuterà di certo- replicò duramente Altessa. Da quando aveva lasciato Wonder ed orni speranza di far rinsavire Bright, la bionda aveva acquisito una sorta di gelida corazza per difendersi dai sentimenti.
-Ma tornare su Wonder significa perdere la testa- ribattè Mirlo. -Dobbiamo avvertire Tio ed Auraa.
-Come? Non c'è modo di mettersi in contatto con loro.
-C'è un treno che parte per Wonder domani mattina: arriverò in tempo per impedirgli di mettersi nei pasticci- decisa Altessa con un tono che non ammetteva repliche.
-Sei sicura? Lo sai che è pericoloso: se i cavalieri di Bright...
-Lo so, ma tra noi sono quella che ha meno da perdere. E Fine ha sempre fatto molto per me: non abbandonerò suo figlio in balia di mio fratello, anche se è un irresponsabile.

°°°

Durante la cena, Rika non accennò a quanto era accaduto quel mattino, nè lo fece suo padre: entrambi consumarono il pasto in silenzio e la ragazzina non alzò neppure gli occhi dal piatto. Una volta terminato, salutò il sovrano con un leggero inchino ed uscì dalla sala, dirigendosi alla torre: voleva parlare con sua madre e cercare di ottenere delle risposte.
-Mamma- la chiamò, aprendo la porta socchiusa.
Rein sussultò sorpresa, volgendo di scatto le spalle alla figlia, ma lei riuscì comunque a notare un fazzoletto macchiato di sangue nelle mani di sua madre e i capelli disordinati invece che perfettamente raccolti come al solito.
-Rika... che ci fai qui?
-Cos'è successo, mamma?- chiese preoccupata, avvicinandosi.
-Niente, tesoro- rispose, girandosi. Aveva gli occhi gonfi, attraversati da linee rosse, segno che aveva pianto, e una traccia di sangue su un labbro come... come se qualcuno l'avesse picchiata.
-Ma...
-Non è niente di grave, solo un graffio...- la rassicurò, tentando di sorriderle sinceramente. -Perchè sei venuta?
-Ho saputo che avevi una gemella... Fine- rivelò. -Che ne è stato di lei?
La regina abbassò lo sguardo: dopo anni che non sentiva il suo nome, quel giorno era già la seconda volta che qualcuno lo pronunciava. Sospirò, guardando fuori dalla finestra: aveva scelto quelle stanze perchè da lì poteva vedere la piazza e ricordare così i suoi errori, le sue scelte sbagliate. E il prezzo che aveva pagato. Le conseguenze che avevano avuto.
-Fine è stata l'unica persona a cui tuo padre ha voluto bene in vita sua: nel suo modo cattivo e crudele, l'ha amata. Poi ha ritenuto che nessun altro meritasse questo sentimento, sempre che sia ancora capace di provarlo.
-E noi? Non ci vuole bene?- domandò sconvolta, spalancando le iridi azzurre. Stava dicendo che suo padre non provava il minimo affetto per loro due? Com'era possibile?
-Mi dispiace, ma è la verità. Io ho imparato ad accettarlo: so di non essere mai stata abbastanza per lui... di non essere Fine.
"Dovevi morire tu e non lei". Era una frase che aveva udito per caso da bambina... e di cui solo ora capiva il significato.
-Mia sorella era più brava di me a vedere oltre le apparenze- ammise Rein. -Io invece sono stata una stupida. Tu sei la sola cosa bella che ho avuto da Bright, darei tutto per proteggerti. Non diventare un mostro come tuo padre e quando salirai al trono, dimentica tutto ciò che ti ha insegnato: non è così che si governa un regno, non è con il terrore che si ottiene il rispetto- la implorò prendendola per le spalle. -E cerca di innamorarti di qualcuno che abbia cura del tuo cuore e non lo getti via come un giocattolo vecchio quando non gli servirà più,
La biondina annuì come un automa, sentendo le mani della madre lasciare le sue spalle; si diresse alla porta e il contatto con la maniglia fredda le restituì un minimo di lucidità.
-Mamma... perchè la pizza viene detta "del Sangue"?
-Perchè è lì che in questi diciassette anni è stato allestito il patibolo per le condanne a morte...
L'uscio si chiuse e Rein fu di nuovo sola con i suoi fantasmi. Non avrebbe mai voluto che Rika scoprisse la verità, non in quel modo, almeno; ma quando si trattava del re, sembrava non esistesse altro oltre la sofferenza.
Se quella notte non avesse dubitato dell'affetto di Fine, le cose sarebbero andate diversamente. Purtroppo aveva dato retta ad un cuore ingannato da una serie di bugie, convinta ci potesse essere una luce in fondo al burrone.
Aveva scoperto sulla sua pelle e con dolore quanto quell'idea fosse sbagliata.

Rika appoggiò la schiena contro la porta, volgendo in alto gli occhi: le lacrime le scorrevano lungo le guance, ma non si diede la pena di asciugarle. Una parte di lei aveva sempre saputo che non c'era amore da parte di suo padre: era un rapporto freddo, unito alla ferma volontà di farla diventare la sua degna erede. Non c'era altro e lei aveva fatto finta di non vedere per tutto quel tempo, illudendosi che facesse questo per il suo bene, che lui volesse solo il meglio per Wonder.
Invece la realtà era un'altra e non poteva più ignorarla.
-Principessa, state bene?- le domandò una giovane guardia.
-Come? Sì... sì, Neil- rispose, passandosi una mano sul viso. -Per caso, mio padre è stato qui oggi?
-Vostro padre è venuto nel pomeriggio, poco prima dell'ora di cena.
Ecco chi aveva picchiato sua madre.
Salutò il ragazzo e percorse i corridoi verso la sua stanza, sentendoli improvvisamente estranei e carichi di misteri: chi vi aveva camminato? Di chi era il sangue che aveva tinto la piazza? Ne era stato versato anche tra quelle mura?
Entrò nella sua stanza, gettandosi sfatta sul letto; infilò le mani sotto al cuscino, accorgendosi che vi era nascosto qualcosa: un libro... Un volume accuratamente rilegato che, all'apparenza, sembrava antico.
-"La storia di Wonder"...- sussurrò aprendolo.

°°°

Stephan scese dal treno, respirando a pieni polmoni l'aria della sera: Wonder, il pianeta dei suoi genitori. Era arrivato, finalmente.
Mise una mano in tasca, estraendone un foglio su cui aveva disegnato la cartina del pianeta, segnando la strada per il Regno della Luna. Il regno di suo padre. Il problema era che non sapeva come arrivarci: a piedi ci avrebbe messo un'eternità e lui non aveva molto tempo, così si guardò attorno, notando un uomo su un carretto.
-Mi scusi, lei sa per caso come posso arrivare al Regno della Luna?
-Sei fortunato, ragazzo: sono diretto là. Salta su, non mi dispiace un po' di compagnia durante il viaggio.
-Grazie mille- rispose il giovane, salendo.
-Cosa ti porta qui? Ormai non viene più nessuno qui se non è costretto da affari.
-I miei genitori erano di Wonder e mi piaceva l'idea di vedere i luoghi in cui hanno vissuto- spiegò. Poi si fece triste e, a voce più bassa, aggiunse: -Forse cerco un ricordo di loro, dato che non li ho mai conosciuti.
-C'è chi passa una vita intera a fuggire dai ricordi e tu brami di averne almeno uno a cui aggrapparti- commentò il conducente, fissando l'orizzonte. -Temo che questo mondo non corrisponda più ai racconti che puoi aver sentito.
-Colpa del sovrano?
-Da diciassette anni a questa parte, niente è più stato lo stesso: abbiamo riavuto la Benedizione del Sole, ma abbiamo pagato un prezzo troppo alto e non ci resta che confidare nella principessa Rika.
-Ma c'è ancora chi combatte Bright...
-Non è tempo degli eroi e dei martiri: quei pochi superstiti faranno presto la fine degli altri. Bhe, basta con questi discorsi: dove vai di preciso?
-Farò un giro del regno- rispose evasivo.
-Attento se ti avvicini al castello: i tirapiedi del re non sono gentili con turisti e Regina non è sempre nei paraggi.
-Regina?- Conosceva quel nome, ma non credeva fosse ancora viva.
-Era la cavalla del principe del Regno della Luna. Da quando lui è morto, nessuno è più riuscito a domarla ed ora scorrazza nei pressi del castello, attaccando le guardie.
-Anche lei ha perso tutto... proprio come me- pensò il ragazzo.

  
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