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Autore: PRISHILLA    19/07/2020    3 recensioni
L'ossessione che Harry Potter ha per Draco Malfoy sta portando i suoi amici all'esasperazione. Cosa succederà quando Ginny, stanca delle sue continue lamentele, deciderà di prendere in mano la situazione per dimostrargli una volta per tutte che Draco non è stato marchiato e che le sue sono solo paranoie?
Scopriamolo insieme che ne dite..? ^^
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Allora, c'è una piccola premessa da fare prima che leggiate.
I passaggi del dialogo che leggerete sono stati presi direttamente dal libro, le frasi dei discorsi sono state copiate pari pari almeno in parte, non vi dico altro perché la riconoscerete insomma...
L'ho fatto perché quella scena mi ha sconvolta e anche se so benissimo che le cose non sono andate così, per me era così che dovevano andare (arrivo ioooo!!!!XDXDXD) scherzi a parte ho immaginato tutta la storia partendo da questa scena quindi è la parte più importante di tutto quello che avete letto fin ora.
Non so se l'ho resa bene, a me non dispiace, ma vorrei davvero sapere voi cosa ne pensate a questo giro, quindi per piacere commentate e fatemi sentire la vostra opinione, perché questa volta ho davvero stravolto una scena reale.

Volevo pubblicarlo ieri che era il mio compleanno... ma ho lavorato tutto il giorno e sono tornata a casa alle 3 quindi non mi reggevo in piedi ^^.

Spero vi piaccia... un bacione a tutti alla prossima!!!!



Capitolo 27


Man mano che i suoi piedi si avvicinavano all'ufficio del preside i suoi passi diventavano di volta in volta più incerti.

Tutta quella sicurezza che aveva professato minuti prima stava scomparendo, ma non per questo si sarebbe fermato.

I ragazzi continuavano a chiedergli di fermarsi, di parlarne, cercavano di convincerlo che c'era un altro modo per affrontare la cosa. Ma non c'era.

E poi trovava ridicolo l'idea che ci fosse un altro modo. Forse per loro poteva essere così, forse considerate le loro condizioni avrebbero potuto risparmiarli, proteggerli, e sperava davvero tanto che andasse a quel modo, ma per lui era diverso.

Draco era figlio d'arte, per così dire, chi gli avrebbe creduto.

Veniva da una famiglia che lo aveva condannato alla nascita, e lui stesso non era più salvabile dall'estate scorsa, da momento in cui si era lasciato marchiare, dal momento in cui aveva accettato di uccidere Silente e far entrare i mangiamorte a Hogwarts.

Senza contare i danni che poteva fare uccidendo due studenti quell'anno, uno dei quali era proprio il fratello di Ginny. Cosa gli avrebbe detto in merito se avesse saputo?

Non era quello il momento i pensarci, continuava a ripetersi sospirando.

Era il momento della verità, il momento in cui avrebbe fatto la cosa giusta, avrebbe fatto l'unica cosa che avesse potuto fare per mettere fine a quella follia.

Si fermò si scatto un attimo prima di arrivare alla porta che lo separava dall'ufficio di Silente, voltandosi nella loro direzione. Gli finirono addosso, ma bene così, era quello che voleva.

Li afferrò, li strinse in un abbraccio così forte, un abbraccio che non si erano mai scambiati prima. Erano i suoi amici, i suoi unici, veri, amici. Erano le uniche due persone che fossero state in gradi di capirlo, di sorreggerlo, di accompagnarlo in quel viaggio, giudicando solamente Draco, senza associarlo anche ai Malfoy.

Il suo cognome dalle loro labbra era semplicemente tale, non c'era disgusto, non c'era ribrezzo, c'era affetto, sincero.

Li strinse forte entrambi mentre loro non capivano cosa stesse succedendo, mentre prendevano a rispondere a quelle braccia tremando, di paura e di emozione.

Chiuse forte gli occhi reprimendo la forte voglia di lasciarsi andare in un pianto disperato, tirando su con il naso, afferrando i tessuti delle loro giacche stringendo forte fino a farsi male alle mani.

-Dra...- disse Blaise solamente, e poteva sentire che per lui era lo stesso, aveva capito che loro sapevano. E gli bastava quello, sapere che sapevano.

-Dovete promettermi...- disse ingoiando quel groppo che in gola era troppo ruvido da mandar giù. -Che ve ne andrete adesso... che qualunque cosa accadrà non interverrete, che vi dichiarerete estranei ai fatti, e che vivrete una vita lunga, bella, piena di vita e di emozioni, di gioia...- adesso la voce usciva soffocata, la bocca impastata, il cuore in gola che galoppava a centinaia di chilometri orari, troppo forte per non essere percepito da loro.

Blaise lo allontanò di scatto. -No!- gli urlò. -Non farò nulla di simile!-

-Blaise devi promettermelo!- gli intimò tremante ma deciso.

-No!-

-Draco noi veniamo dentro con te.- gli rispose Theo con calma.

 

Draco fu colto da una fitta dolorosa nello stomaco. Non poteva permetterglielo!

Li afferrò trascinandoli nel corridoio adiacente. Era piuttosto buio e isolato, non era un corridoio di servizio o di passaggio, poteva andar bene.

-Questa è la mia battaglia.- spiegò lui con voce rotta dall'emozione, dalla paura. -Non ne avrò un'altra, è questa. E' tutto quello che ho, è la mia unica occasione per dimostrare a me stesso chi sono.- cercò di spiegare loro.

-Draco ci sono sicuramente altri modi...-

-No Theo no!- urlò guardandosi poi attorno per paura che arrivasse qualcuno. -E' questo l'unico modo.- ingoiò.

Draco allungò un braccio tendendolo a Theo guardandolo dritto negli occhi. Il ragazzo aggrottò la fronte in un primo momento vedendo quel gesto, ma capì ben presto cosa Draco volesse da lui.

-No...- gli disse in un soffio.

-Devi.- gli rispose Draco sull'orlo di una crisi.

-Non posso.-

-Devi Theo! Se è vero com'è vero che la nostra amicizia vale per te quanto vale per me allora dovete farlo!- gli intimò a denti stretti faticando contro la voglia matta di urlare.

Theo lo guardò un attimo stranito. Sembrava inebetito mentre si guardava intorno, apriva la bocca, la richiudeva e scuoteva il capo. Senza preavviso però gli afferrò il polso, e le loro mani si strinsero a suggellare la presa.

Draco vedeva le labbra di Theo tremare, ma il ragazzo non vacillò, non si scompose, non disse nulla.

Gli fu grato. Era di certo più coraggioso di lui.

-Blaise tu sarai il Suggello.- gli disse senza mai togliere gli occhi da quelli di Theo, sapeva che non poteva guardare Blaise.

-Voi siete impazziti... non mi presterò a quest'assurdità!- gli urlava contro.

-Blaise!- l'urlo di Theo lo azzittì. Capitava davvero rare volte di sentire la sua voce così altera, Blaise vacillò sentendosi stordito. -Fallo e basta.- gli disse in un soffio di dolore e disperazione mentre le labbra ripresero quel tremolio isterico.

-E' una follia.- disse Blaise tirando fuori la bacchetta posandola sulle loro mani congiunte e sussurrando, con un filo di voce rotta dal dolore, quelle che furono le parole che gli costarono più care in assoluto. -Giuri tu...- disse. -Giuri tu...- riprovò più deciso ma le parole continuavano a morirgli in gola.

-Vai avanti.- gli disse Theo.

-Non ci riesco.- ammise con una lacrima che gli scivolava lungo il bel viso scuro.

Per un attimo i due interruppero quel contatto visivo. Draco guardò l'amico che rispose al suo sguardo con tutta la sofferenza del caso. -Blaise, fallo e basta.- gli disse con un sorriso tirato e gli occhi lucidi.

-Blaise.- lo incitò anche Theo con dolcezza infinita.

L'affetto era palpabile, la loro amicizia anche, nessun patto magico poteva essere forte quanto quello che li teneva uniti anche senza di bisogno di professarlo ad alta voce.

Blaise inspirò forte, soffocò la voglia di piangere, e iniziò più deciso: -Giuri tu, Theodore Nott, di non rivelare a nessuno le intenzioni di Draco Malfoy...- e la sua voce salì di qualche tonalità ma non si fermò.

-Lo giuro.- disse lui.

-E che ti dichiarerai estraneo ai fatti che accadranno oggi tra Draco e Silente.- concluse mentre la sua bacchetta tremava così tanto che ogni tanto li colpiva con la punta.

-Lo giuro.- disse infine Theo tirando su con il naso stringendo più forte il braccio di Draco, che gli sorrise grato.

-Adesso tocca a te Blaise.- gli disse Draco lasciando la mano dell'amico e porgendola all'altro.

Blaise arretrò d'un passo spaventato, per nulla convinto che fosse una buona idea, mentre i suoi amici lo guardavano con intenzione e determinazione.

Le labbra di Blaise si mossero instancabilmente. Per la prima volta non aveva nulla da dire, non sapeva cosa dire. Lo videro abbassare lo sguardo puntandolo sul pavimento e allungare il braccio timidamente, insicuro.

Draco non riuscì mai a stringergli la mano, perché Gazza arrivò alle loro spalle urlandogli contro che non potevano stare lì che dovevano tornarsene a lezione mentre Mrs Purr li guardava con uno sguardo incriminante. Pareva sapesse quello che stavano facendo.

Nulla di quello che Draco disse o fece riuscirono a calmare il Magonò che urlava contro di loro.

Quando Draco si voltò i suoi occhi incontrarono quelli di Blaise. Alle sue spalle vide Silente attraversare il corridoio velocemente sparendo alla sua vista.

Draco sbiancò. Aveva perso la sua occasione?

No, non poteva andare così, non sarebbe mai riuscito a trovare la stessa determinazione e la forza di andare avanti se avesse dovuto rinunciare adesso.

Si maledisse, e maledisse l'esitazione di Blaise che li era costata cara. Maledisse anche Gazza che era sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.

I ragazzi furono costretti a lasciare quel corridoio e una volta svoltato l'angolo Silente non era già più lì.

-Cos'hai fatto!?- Draco era furibondo.

-Dra io...- tentò di giustificarsi lui ma furono interrotti.

-Draco Malfoy?- gli domandò un ragazzino del primo anno.

Draco lo squadrò dalla testa ai piedi. Non aveva idea di chi fosse o di cosa volesse. -Si.- gli rispose incerto.

Il ragazzino sorrise dicendogli: -Il preside mi ha detto di riferirti che sarà sulla torre di Astronomia.-

Draco lo guardò accigliato. Cosa voleva dire con questo? -Perché mai ti ha detto di riferirmelo?-

-Non ne ho idea, l'ho incontrato per caso e mi ha detto di dirlo a Draco Malfoy, il ragazzo biondo.- fece spallucce e se ne tornò da dov'era venuto.

Le labbra di Draco di storsero in una smorfia gelida. Non riusciva a capire dannazione! Ma non era quello il momento di pensarci, doveva agire.

Fece per correre via, ma si ricordò di Blaise e si arrestò voltandosi verso di lui.

Blaise lo guardò spaventato, senza dargli il tempo di dire o fare nulla, scappò via superandolo di tutta fretta.

-Fermati maledetto!- gli urlò dietro, ma era tardi, non poteva più perdere tempo, doveva agire e subito.

Un ultimo sguardo per Theo e partì per la torre.






Salì le scale con le gambe tremanti. Tentò di darsi un certo tono, di non mostrare la paura, lo sdegno, e i dubbi che quello che stava per fare gli provocavano. Tentò di mostrarsi crudele e sicuro di se.

Era un mangiamorte, e aveva una missione.

Salito l'ultimo gradino lo vide. Era in piedi in fondo alla stanza, di spalle, le mani dietro la schiena.

-Buon pomeriggio Draco.- gli disse il preside senza la necessità di voltarsi, sapeva che era lì.

Draco si paralizzò, la bacchetta in pugno. Si guardò intorno per vedere se c'era qualcun altro. Come avrebbe potuto sapere che era lì altrimenti?

-Chi altro c'è?- gli domandò.

-E la domanda che potrei fare io. O agisci da solo?- gli chiese il preside voltandosi per la prima volta incontrando il suo sguardo. Era sereno mentre vedeva Draco con la bacchetta puntata al suo cuore.

-Potrei...- si schiarì la gola, voleva che la voce gli uscisse limpida. -...potrei fare entrare dei mangiamorte nella scuola quando voglio.- disse. Era vero. Ma non lo avrebbe fatto.

-Bene, bene. Molto bene davvero.- la voce calma, i toni neutri, sembrava stesse discorrendo del più e del meno con lui che era lì per ucciderlo. -Hai trovato il modo per farli entrare, allora?- sembrava quasi allegro, quasi stessero parlando di compiti scolastici potati a termine a buon fine.

Draco ebbe un fremito, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, l'ambiguità del preside lo innervosiva, ma continuò. -Si. Proprio sotto il suo naso, e non se n'è nemmeno accorto!- tentò di inacidire la voce quanto più possibile. Tentò di rievocare tutto il disprezzo che aveva provato in passato, anche se non particolarmente per lui...

-Ingegnoso.- esclamò quello lasciandolo a bocca aperta. -Eppure... perdonami... dove sono adesso? Non li vedo.- chiese con quell'aria ingenua che lo infastidiva non poco.

-Ho detto “potrei”... non ho detto che l'ho ancora fatto... ma lo farò.- annunciò ingoiando il nodo in gola che lo faceva respirare a tratti, dandogli un'aria debole. -Ma prima... Io... Ho un compito da svolgere.- disse. La bacchetta tremò. O fu la sua mano?

Il preside annuì convinto. -Bene allora devi sbrigarti mio caro ragazzo.- aprì le bracci in segno di resa aspettando diversi minuti in silenzio che Draco compisse il misfatto.

Le labbra di Draco tremarono così tanto che dovette stringerle più forte che poté per farle smettere, e la sua mano era un fremito continuo, la bacchetta diventava ogni momento più pesante nelle sue mani indebolite. Un macigno insostenibile.

Gliela puntò ancora conto con più fermezza, ci provò davvero ma, nulla. Le gambe molli, la testa pesante, e quei maledetti conati di vomito che gli impedivano di ingoiare ancora.

-Draco, Draco, tu non sei un assassino.- gli disse l'uomo con gli occhi più dolci del modo e un sorriso sottile sotto la lunga barba.

Draco strinse forte la bacchetta. Indurì i tratti, strinse i denti. Come poteva dirgli cos'era e cosa no quando neanche lui sapeva di cosa era capace? Fino a quel momento infondo aveva lavorato per lui, per colui che non dev'essere nominato, per Voldemort... aveva il suo marchio inciso sulla pelle. -Come fa a saperlo? Lei non sa di che cosa sono capace. Lei non sa cosa ho fatto!- gli urlò contro sfogando un po' di quella tensione accumulata con la voce che tremante raggiungeva tonalità più alte e strozzate.

Il vecchio mago sollevò le sopracciglia portando le mani dietro la schiena mettendosi più comodo. -E invece si.- gli rispose mentre Draco strabuzzava gli occhi incredulo. -Hai quasi ucciso Katie Bell e Ronald Weasley.- gli confesso. -E' tutto l'anno che, con crescente disperazione, cerchi di uccidermi.- ammise stancamente sospirando. -Perdonami Draco ma sono stati deboli tentativi... così deboli, in verità, che mi chiedo se tu ci metta davvero tutto te stesso.- scuoteva il capo quasi a rimproverarlo di quella sua mancanza di decisione.

Draco era sconcertato... -Ma certo! E' tutto l'anno che ci lavoro.- gli disse con voce tremante dall'incredulità di quella situazione che stava prendendo una piega decisamente strana.

-Capisco, puoi farlo adesso. O hai paura di qualcosa?- lo spronò come ad invogliarlo ad ucciderlo.

Draco aprì le labbra per parlare, ma non disse nulla.

Gli chiedeva se avesse paura di qualcosa...

Ma certo che aveva paura.

Aveva paura di tutto. Aveva paura per sua madre, per suo padre, aveva paura per Blaise e adesso soprattutto per Theo, era quasi pentito del gesto azzardato di poco prima, ma sapeva bene che una volta che non ci sarebbe stato più lui, con la sua morte, Theo sarebbe stato libero dal vincolo. Era stato solo un modo per non metterli in pericolo e non coinvolgerli in qualcosa di più grande di loro. E lui sapeva bene cosa volesse dire.

E poi...

Aveva paura per lei, per Ginny. Come poteva non averne? Si guardò intorno, forse quella torre era in tutto il castello il luogo più intriso di ricordi per lui. Gli mancò un battito quando il suo sguardo si posò proprio nel punto dove solo la notte prima avevano fatto l'amore.

Sembrava una vita fa...

E aveva paura di morire.

Se aveva paura..?

-Io on ho paura! Dovrebbe averne lei!- gli urlò bugiardo. Ma era una serpe, e cosa facevano le serpi? Mentivano.

-Perché? Non credo che mi ucciderà, Draco. Uccidere non è nemmeno lontanamente facile come credono gli innocenti...- gli fece notare, e sembrava che il preside sapesse molto bene quello che stava dicendo. E come poteva essere diversamente? -Piuttosto dimmi, come li avresti fatti entrare, i mangiamorte ad Hogwarts? Sembra che ci sia voluto molto tempo a trovare un modo. Dicevi che lo hai trovato il modo no?- sembrava interessato alle sue spiegazioni, Draco si ritrovò a rispondergli senza pensarci.

-Ho dovuto aggiustare quell'Armadio Svanitore rotto che nessuno usava da anni. Quello nel quale si è perso Montague l'anno scorso.-

-Aaaah.- esclamò l'altro. -Molto astuto... ce n'è una copia, suppongo.-

-L'altro i trova da Magie Sinister formano una specie di passaggio.- spiegò con voce tremante ma più sicura, sapeva quello che diceva. -Montague mi ha detto che quando è rimasto chiuso in quello di Hogwarts era come intrappolato in un limbo. Non riusciva a sentire nessuno, ma a volte ascoltava quello che succedeva nella scuola, e altre volte quello che succedeva in negozio, come se l'Armadio viaggiasse dall'una all'altro.- non sapeva neanche perché lo stesse facendo, perché gli stesse raccontando il suo paiano prima ancora di averlo portato a termine. Poi si fermò un attimo. Ma che accidenti andava a pensare? Quel racconto lo aveva riportato indietro nel tempo... adesso le cose non stavano più così. -Alla fine è riuscito a materializzarsi e a venir fuori,anche se non aveva mai dato l'esame. Per poco non ci lasciava le penne. Hanno pensato tutti che fosse una bellissima storia, ma io sono stato l'unico a capire cosa significasse... nemmeno Sinister lo sapeva... l'unico a capire che si poteva raggiungere Hogwarts attraverso gli armadi. Se avessi aggiustato quello rotto.- era felice adesso che gli aveva raccontato tutto. Era sollevato al pensiero che Silente sapesse cosa era successo e che avrebbe potuto mettere tutto a posto.

-Molto bene. Così i mangiamorte passando da Magie Sinister, possono entrare nella scuola per aiutarti... un piano astuto, un piano molto astuto...- gli concesse. -E, come hai detto tu stesso, proprio sotto il mio naso.- lo sentì ridacchiare sotto i baffi, rideva di lui?

-Esatto! Proprio così!- cercò di difendersi da quella derisione inappropriata.

Silente fece qualche passo. -Ma ci sono stati momenti in cui non eri più sicuro di riuscire a riparare L'Armadio, vero?- non aspettò una risposta. -E sei ricorso a mezzucci volgari e sconsiderati come mandarmi una collana maledetta che è finita nelle mani sbagliate... avvelenare un idromele che aveva pochissime possibilità di essere bevuto da me...- sollevò un sopracciglio guadandolo con un espressione che la diceva lunga.

Draco si sentì un po' stupido. -Beh...- come colto in flagrante. -Si, ma lei comunque non ha capito chi c'era dietro, no?- chiese incerto mentre le mani sudate gli allentavano la presa sulla bacchetta.

Sorrise. -A dire il vero si. Ero sicuro che fossi tu.-

Non riusciva a crederci. Per tutto quel tempo Silente sapeva. E com'era possibile? Nessuno sapeva del suo piano, nessuno ad Hogwarts sapeva della sua missione...

Nessuno tranne Piton, ma non poteva essere stato lui. Piton era ormai il braccio destro del Signore Oscuro, il suo uomo più fedele.

Ricordò la sera in cui lo aveva fermato e ci aveva parlato. Gli aveva raccontato del voto infrangibile che aveva fatto con sua madre per proteggerlo. Non poteva essere stato lui.

Ma poi...

Blaise e Theo. Loro sapevano!

Cercò di scacciare quel pensiero, ma sapeva bene che i ragazzi avevano cambiato “lato” e...

Potevano essere stati loro?

Cercando di fare affidamento su tutta la sua razionalità cercò di andare avanti, di mantenersi saldamente ancorato al suolo. Ma... Una domanda gli vorticava nella mente. -Perché non mi ha fermato allora?- una supplica, una delusione. Anche Silente non credeva valesse la pena...

-Ho provato, Draco- ammise il preside in un sussurro fermo e deciso. Draco strabuzzò gli occhi. Era sincero? Avrebbe davvero voluto che fosse così. -Il professor Piton ti tiene d'occhio per mio ordine...-

A Draco venne spontaneo un sorrisetto di scherno. Che piano idiota quello di Silente, fidarsi di Piton. Ancora non aveva capito? -Non esegue i suoi ordini, ha promesso a mia madre...-

-Naturalmente è quello che ha detto a te, Draco, ma...-

-Fa il doppio gioco, stupido vecchio, non lavora per lei!- si pentì di essere stato tanto sgarbato, ma lo aveva fatto arrabbiare, davvero. Non poteva credere a quanto si illudesse sul conto del professore. Ma Draco sapeva la verità, la conosceva più di quanto lui non poteva immaginare...

Il mago più anziano sollevò le sopracciglia in un gesto di resa. -Dobbiamo rassegnarci a dissentire su questo punto, Draco. Si da il caso che io mi fidi del professor Piton..- disse facendo spallucce.

Draco s'innervosì. -Be allora sta perdendo colpi! Piton mi ha offerto aiuto...- tentò di farlo ragionare, di fargli aprire gli occhi, ma pareva non volerne sapere. Draco tentò di calmarsi. Aveva una missione. Una missione che finalmente partiva da se stesso. Doveva convincere Silente che era in pericolo e che avrebbe dovuto difendersi da lui, che doveva ucciderlo se voleva avere salva la vita. Doveva sentirlo come una minaccia! -Perché vuole tutta la gloria per se...- continuò più convincente. -Perché vuole partecipare...”che cosa stai combinando? Sei stato tu con la collana, è stato stupido, avrebbe potuto far saltare tutto quanto” mi disse una notte.- glielo gettò in faccia, il suo tradimento. Almeno se ne sarebbe andato facendo la cosa giusta, rivelando al preside informazioni preziose. E quella notte Draco la ricordava bene... -Ma io non gli ho detto cosa facevo nella stanza delle Necessità. Tra poco sarà tutto finito. Non sarà più il prediletto del Signore Oscuro, non sarà nulla in confronto a me, nulla!- urlò con tutta la disperazione che aveva in corpo, tentando di reprimere il disgusto che quelle parole gli provocavano, l'angoscia che la sua anima avvertiva pensando che un tempo era proprio quello che avrebbe voluto, cresciuto con ideali in cui in realtà non credeva.

-Una vera gratificazione.- lo prese in giro l'altro. -A tutti noi piace essere elogiati per il nostro duro lavoro... ma tu devi aver avuto comunque un complice... qualcuno a Hogsmade, qualcuno che ha consegnato a Katie la...- si fermò, guardò giù e sorrise, poi riprese convinto. -Ma è ovvio, Rosmerta. Da quanto tempo si trova sotto la Maledizione Imperius?- gli chiese lasciandolo di stucco.

-Ci è arrivato finalmente, eh?- gli rispose dopo un attimo di esitazione, ingoiando il vuoto, reprimendo quella sensazione di inadeguatezza che avvertiva pensando alla sua Ginny che apprendendo questo fatti lo avrebbe schifato per sempre, e avrebbe schifato se stessa per essersi concessa a lui così totalmente. Ma non era colpa sua. Lei non sapeva. Draco sperò che un giorno sarebbe riuscita a perdonarsi.

-E così la povera Rosmerta è stata costretta ad appostarsi nel suo stesso bagno per passare quella collana alla prima studentessa di Hogwarts che fosse entrata da sola? E l'idromele avvelenato... bé, naturalmente Rosmerta è riuscita ad avvelenarlo prima di mandare la bottiglia a Lumacorn, convinta che dovesse essere il mio regalo di Natale... - annuì ancora soddisfatto. -Si, perfetto... perfetto... il povero signor Gazza non ha pensato di dover controllare una bottiglia di Rosmerta...- lo stava gratificando, gli stava dando atto di essere stato ingegnoso, ma perché lo faceva? Si domandava mentre i muscoli iniziavano a dolergli per la tensione. -Dimmi, come facevi a comunicare con lei? Credevo che avessimo sotto controllo tutti i canali da e per la scuola.-

-Monete stregate. Io ne avevo una e lei l'altra, e potevo mandarle dei messaggi...-

Silente rifletté. -Non è il sistema usato l'anno scorso dal gruppo che si faceva chiamare Esercito di Silente?- sorrise.

Draco annuì. -Si ho preso l'idea da loro. Ho preso anche l'idea di avvelenare l'idromele dalla sporca Mezzosangue Granger, l'ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni.- quell'appellativo non gli sembrava più corretto. Sembrava ripugnante.

Lo sguardo del preside s'intristì sentendogli pronunciare quella parola. -Ti prego di non usare quel linguaggio davanti a me.- era una supplica, era sentita. Lo poteva capire.


-Le importa che io dica “sporca mezzosangue” quando sto per ucciderla?- ma doveva rimanere nel personaggio.

-Si.- rispose convinto, sicuro e anche severo. -Ma quanto a uccidermi, Draco, stai lasciando passare molti lunghi minuti. Siamo soli. E non hai ancora agito...-

-Ma neanche lei lo ha fatto!- cercava di incitarlo, di spronarlo a farla finita.

-Vero.- disse il preside. -Ma non ho l'abitudine di colpire qualcuno che non sia una vera minaccia.- concluse lasciandolo atterrito, vanificando tutti i suoi sforzi. -Ora consideriamo piuttosto le tue alternative, Draco.-

Una risata isterica gli sfuggì al controllo mentre si guardava intorno e abbassava di poco la bacchetta. -Le mie alternative...- disse ironico. -Sono qui con una bacchetta... sto per ucciderla...- tentò ancora puntando la bacchetta con l'altra mano e sporgendo maggiormente il braccio per intensificare la volontà di quel intento di ucciderlo.

-Mio caro ragazzo smettiamo di prenderci in giro. Se fossi in grado di uccidermi, l'avresti fatto subito quando ero ancora di spalle, come farebbe ogni bravo mangiamorte...- aggiunse con uno sguardo intenso carico di conoscenza. Silente sapeva davvero tutto. -Non ti saresti fermato a fare questa piacevole chiacchierata.-

Si sentiva perduto. Un vuoto nello stomaco, i conati di vomito e la testa che girava vorticosamente. Non era certo che il preside lo avrebbe attaccato, anzi più i minuti passavano più era certo che non lo avrebbe fatto. Era perduto. -Io non ho alternative! Devo farlo! Lui mi ucciderà! Ucciderà tutta la mia famiglia!- urlò in preda alla disperazione più totale. Aveva abbassato le difese, non ne poteva più di quel gatto e topo in cui in realtà sentiva che il topo era proprio lui.

Avrebbe dovuto immaginarlo che il suo piano non avrebbe mai funzionato con Silente. Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finito spalle al muro, indifeso, solo...

Silente si fece serio. Parlò piano e scandì bene ogni parola. Pareva che il discorso stesse prendendo un'ulteriore piega. -Mi rendo conto della gravità della tua posizione. Perché credi che non ti abbia affrontato prima? Perché sapevo che saresti stato ucciso se Lord Voldemort avesse compreso che sospettavo di te.-

Draco a quel punto sentì tutta la forza venire meno. Silente avrebbe davvero tentato di aiutarlo. Aveva tentato di proteggerlo. Per la prima volta sentiva che qualcuno cercava di proteggerlo incondizionatamente, senza riserve, per il semplice fatto che fosse innocente.

Gli salirono le lacrime agli occhi, la tentazione di buttare tutto per aria fu forte, la voglia di cedere era opprimente. Aveva caldo. Strinse i denti così forte che gli fece male la mandibola, ma non poteva lasciarsi andare così, non doveva dannazione!

-Sapevo della tua missione- continuò il preside mentre si faceva qualche passo più vicino e Draco alzava di più la bacchetta che a quel punto tremava così tanto da esse impossibile non notarlo. Come tremavano anche le sue labbra e le sue gambe... -Ma non ho osato parlartene nel caso che usasse la legilimanzia contro di te. Ma ora possiamo parlare chiaro...-

-Non può farlo.- disse in un soffio, la voce gli uscì strozzata. -Mi posso schermare.- prese un bel respiro per ricacciare indentro quelle emozioni troppo forti.

Il preside lo guardò, non disse nulla, aveva capito perfettamente a cosa si riferisse, parve in qualche modo soddisfatto della cosa, fiero di lui? Scacciò quel pensiero. Annuì poi all'improvviso sempre più deciso avvicinandosi ancora di qualche passo verso di lui. Il sole era calato, ora alle sue spalle rendeva la figura di Silente quasi celestiale, e lui in piedi nella sua ombra si sentiva più piccolo, povero diavolo. -Non è stato fatto alcun male, non hai ferito nessuno, anche se devi solo alla fortuna se le tue vittime sono sopravvissute...- lo rincuorava, lo ammoniva e rimproverava. Diceva tutte quelle cose che avrebbe sempre voluto sentire, che avrebbe sempre voluto sentire, sì... ma da un altro... -Io posso aiutarti Draco.- un sussurro caldo, dolce, suadente.

Draco ne rimase quasi incantato. Si leccava le labbra freneticamente cercando di ignorare quello che provava in quel momento, cercando di sopprimere la voglia che aveva di essere aiutato, di essere salvato da lui... -Non può invece.- disse piano, la voce piatta. -Nessuno può aiutarmi... Mi ha detto che se non lo faccio mi ucciderà, ucciderà lei... non ho scelta.- ormai non poteva più frenarle, le sentì scivolare lungo le guance, non batteva ciglio per evitare che cadessero, ma i suoi occhi ne erano così pieni che era incontenibile. Piangeva davanti a lui, davanti a Silente, l'uomo, il mago, che suo padre gli aveva insegnato a disprezzare, ma che lui non era mai riuscito ad odiare. Piangeva davanti a colui che avrebbe dovuto uccidere, mentre la sua missione falliva miseramente nel sorriso dell'uomo che aveva difronte, ormai ad un passo da lui.

-Passa dalla parte giusta Draco.- disse quando la bacchetta aveva ormai toccato con la punta il suo cuore. Sarebbe stato così facile dire quelle parole, apparentemente così semplici, e farla finita, ma... non poteva.. -Possiamo nasconderti meglio di quanto tu non possa immaginare. E, cosa più importante manderò dei membri dell'ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban... quando verrà il momento potremo proteggere anche lui...- Silente lo vide chiaramente, vide quell'esitazione in lui. -Passa dalla parte giusta, Draco... tu non sei un assassino...- Silente aveva ragione. Lui non era un assassino, non ne sarebbe mai stato capace, aveva fallito miseramente.

-Ma sono arrivato fino a qui no? Credevano che sarei morto, e invece sono qui, e lei è in mio potere, ho la bacchetta in pugno, lei è qui, a chiedermi pietà...- piangeva a dirotto quando il preside gli afferrò la mano che impugnava la bacchetta, e Draco a quel contatto non poté fare altro che mollare la presa definitivamente, lasciandosi cadere mollemente per terra dove pianse a capo chino.

-No, Draco, è la mia pietà, non la tua, che conta adesso.- gli disse quell'uomo che lo sovrastava in tutta la sua altezza. Silente era davvero il più grande di maghi.

Dalle scale avvertirono dei rumori, qualcuno correva, le stava salendo, e in men che non si dica si ritrovarono in compagnia di un trafelato Piton che saliva le scale con Blaise, affranto e spaventato a morte.

Quando lo vide non poté fare a meno di crederlo uno stupido!

-Blaise! Che hai fatto?!- gli urlò contro con veemenza, aveva appena peggiorato la situazione, possibile che non si fosse reso conto che Piton era un mangiamorte, e che adesso lo avrebbe ucciso, o avrebbe ucciso Silente?

Si alzò in piedi e fronteggiò il professore, con quelle poche forze rimastegli, con quella poca volontà che ancora riusciva a farsi strada in lui. -Lo finirò io, lo lasci stare! Il signore Oscuro ha scelto me!- gli urlò contro puntandogli la bacchetta.

-Ed è esattamente quello che continuerai a ripetere.- gli disse il professore in tutta risposta.

Draco aggrottò la fronte. Ma che diamine...

-Severus.- lo accolse Silente.

-Non si fidi di lui, non si fidi di lui... io l'ho visto con Lui, so che è dalla Sua parte!- gli ripeteva disperato nel tentativo di salvare quell'uomo che aveva tentato di salvare la sua vita, la sua anima.

Il preside gli mise le mani sulle spalle guardandolo con dolcezza. -Non ci sono nemici qua dentro Draco.-

Piton fece qualche passo verso di loro, Draco si voltò la bacchetta in pugno. -Non lo tocchi!- urlò disperato tra le lacrime che ancora scendevano copiose.

-Smettila idiota. Ancora non lo hai capito che il doppio gioco non è con lui?- Disse riferito all'uomo barbuto che lo guardava con dolcezza.

Draco strabuzzò gli occhi. Possibile? Si domandò esterrefatto.

Gliel'avevano fatta loro sotto il naso...

Draco sentiva lo sguardo del suo preside su di lui, sentiva che in qualche modo gli stava leggendo nel profondo, che aveva altro da dirgli. E infatti parlò ancora.

-Mi rendo conto Draco che questa stanza è più importante per te di quello che può sembrare.- sorrideva, di un sorriso saputello che la diceva lunga.

Draco strabuzzò gli occhi. -Come...- domanda, consapevolezza, incredulità... o forse un po' di tutto ciò era nella sua voce in quell'attimo mentre le sue guance si tingevano di un lieve rossore.

Il preside ridacchiò. -Devo ammettere di averlo trovato un tantino strano quando Severus me lo ha riferito, ma sono stato piacevolmente sorpreso dalla piega che ha preso questa storia.- gli confessò mentre Draco guardava prima uno poi l'altro senza avere molto altro da dire. -Sono mesi che i miei docenti mi riempio le orecchie con le storie di voi due, e devo dire che la scelta è stata semplicemente perfetta e di ottimo tempismo.- lo guardò ancora interrogativo. -Ma come hai fatto a conquistare la figlia di Arthur? Non sembravi affatto il suo tipo.- lo stuzzicò Silente mentre Draco riprendeva a respirare in modo irregolare.

Allora era così, lo sapevano davvero tutti...

Sorrise pensando a lei, pensando a loro due insieme, all'idea che gli altri potessero essersi fatti su quella coppia improbabile. Ma le cose non stavano come dicevano loro...

-In realtà è successo l'esatto contrario.- ammise con una voce dolce che non gli apparteneva, in un sussurrò che gli sfuggì dalle labbra senza intenzione. Si rese conto di essere osservato, tentò disperatamente di rivolgere l'attenzione altrove. -Blaise tu lo sapevi?- chiese Draco esterrefatto.

Il ragazzo arrossì lievemente. -In realtà no...- ammise piano. -Mi ha trovato che correvo per i corridoio e... mi ha fatto delle domande a cui non ho risposto e... ha trovato il modo di ricevere le sue risposte.- concluse lui vergognandosi. -Scusa Dra.-

-Severus.- lo ammonì il preside mentre Piton faceva semplicemente spallucce. -Ascoltami Draco. Non devi dichiarare mai di aver perso le speranze o la voglia di uccidermi. Altrimenti per via del voto lo dovrà fare il professore.- gli spiegò. Risultò piuttosto difficile per lui capire, ma si sforzò di mettere insieme i pezzi. -Allora, manderemo subito qualcuno a prendere tua madre. Vedrai andrà tutto bene, sarete nascosti e ben protetti.- Il sorriso di Silente era confortante, ma qualcosa gli diceva che era tutto sbagliato.

Non sarebbe più riuscito ad adempiere alla sua missione, ma non poteva semplicemente sparire dalla circolazione. Cosa avrebbe pensato lei di lui?

-No.- disse sollevando lo sguardo puntandolo negli occhi del preside con rinnovata fermezza. -Andate pure a prendere mia madre.- gli disse mentre anche Piton prendeva a guardarlo con interesse. -Ma io resterò e combatterò.- concluse asciugandosi le lacrime con una manica della giacca, sicuro, deciso, forte del fatto che c'era qualcuno che gli guardava le spalle, che avrebbe lottato con lui, che non lo avrebbe abbandonato.

Speranzoso di poter un giorno guardare Ginny ancora negli occhi e non sentirsi un perfetto idiota, un codardo, una nullità. Di non sentirsi un vile traditore.

Speranzoso di redimersi una volta per tutte.

  
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