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Autore: GReina    20/07/2020    2 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La sera prima, come ogni mese, i Malandrini avevano inventato una scusa che spiegasse la loro assenza dal dormitorio per tutta la notte. Ogni volta Harry tratteneva a stento una risata e si limitava ad annuire e fingere di credere a ciò che gli dicevano. La mattina seguente venne svegliato dal rumore di un baule che si chiudeva. Stropicciò gli occhi e si mise a sedere mentre inforcava le lenti: era Sirius che faceva i bagagli e sembrava star piangendo
“Sirius.” disse con la voce arrochita dal sonno “Che succede?” seguì i suoi movimenti mentre si spostava da una parte all’altra del proprio letto per raccogliere i vestiti
“È successo un guaio con Remus.” disse con voce malferma, Harry divenne subito del tutto sveglio
“Che cosa vuoi dire?”
“Ho litigato con James.” continuò come se non avesse sentito la seconda domanda “Presto anche Remus ce l’avrà con me, quindi… è meglio che non mi faccia trovare qui quando torneranno.” Harry lasciò il letto e si avvicinò al padrino
“Che cosa intendi dire? Perché avete litigato? Non può essere così grave da dovertene andare!”
“Lo è, invece.” rispose Sirius senza fermarsi “Ho fatto una cazzata. La più grossa della mia vita. Ho messo in pericolo tutti.” fece una pausa “Ha ragione James: li ho traditi.” alcuni singhiozzi gli uscirono a tradimento dalle labbra prima che riuscisse a fermarli
“Dove sono adesso gli altri?” continuò a chiedergli lui cercando di capire
“Non ho voglia di parlarne adesso, Harry.” gli rispose chiaro “Stanno bene-” continuò, ma si corresse “Staranno bene…” disse “ma ora devo andare.” chiuse anche lo zaino, fece levitare il baule ed uscì dalla stanza. Harry si voltò ed incontrò lo sguardo confuso ed assonnato di Ron
“Che cosa intendeva?” gli chiese questi
“Dev’essere successo qualcosa durante la notte.” gli rispose
“Sirius non ti ha mai raccontato niente del genere?” Harry cercò di ricordare, ma non gli venne in mente niente, quindi scosse il capo; tornò verso il proprio letto e prese a cambiarsi
“Devo andare a cercare gli altri e capire che cosa è successo.” l’amico annuì e lo imitò levandosi il pigiama: dieci minuti più tardi erano di fronte l’infermeria.
“Se è successo qualcosa è qui che saranno, no?” chiese Ron guardando i battenti chiusi, Harry annuì
“Andiamo.” provarono insieme a spingere le porte, ma queste rimasero inchiodate
“Quando mai l’infermeria è stata chiusa?” chiese il rosso
“Non dovrebbe, vero?” chiese di rimando Harry; estrasse la bacchetta e provò con alohomora, ma non accadde nulla; bussarono, ma non ottennero risposta, quindi non gli rimase altro da fare che andare in Sala Grande per vedere se erano lì a fare colazione per poi tornare a letto e recuperare le ore di sonno: niente.
Continuarono a cercarli per tutto il Castello e anche in giardino; nella radura della Foresta, in guferia e persino nella rimessa delle barche. Infine, tornarono in Sala Comune dove trovarono Hermione
“Avete visto Lily?” fu la prima cosa che chiese loro non appena li vide “Oggi non è di ronda e di sopra non c’è.” Harry corrucciò gli occhi
“No, e non troviamo neanche gli altri. Sirius era sconvolto, ha detto che è successo qualcosa con Remus, stanotte.” Hermione aggrottò la fronte, poi parve avere l’illuminazione, si guardò intorno per essere sicura che nessuno la sentisse e sussurrò
“Ricordate la prima volta che abbiamo visto Sirius alla Stamberga Strillante? Lui e il professor Lupin ci hanno raccontato che mentre erano a scuola Sirius ha detto a Piton di andare al Platano Picchiatore durante la luna piena e che James l’ha salvato. Forse è successo stanotte.” Harry ricordava bene quella sera del suo terzo anno
“Sì, può essere.” disse anche se non ne potevano essere certi. Poi, insieme, si diressero a fare colazione
“Salteranno fuori.” lo rassicurò Ron durante il tragitto
“Dopotutto sappiamo che non è successo niente di male a nessuno di loro, giusto?” Harry annuì, ma non poté ignorare il brutto presentimento che sentiva crescere dentro di lui.
***
Rimasero chiusi in infermeria tutto il giorno. A Lily e Peter era permesso di entrare ed uscire dalla stanza, ma per il resto le porte erano accuratamente chiuse a chiave. Entrambi, in ogni caso, avevano deciso di rimanere al loro fianco ed aiutare Madama Chips a prendersi cura dei malati. Più di una volta Remus aveva chiesto di Sirius, ma James aveva liquidato sempre in fretta l’argomento dicendogli che aveva alcune cosa da fare insieme ad Harry, Ron ed Hermione e – vista la presenza di Piton nella stanza – Remus non aveva mai insistito oltre. Infine, quella sera il Serpeverde venne dimesso e Lily e Peter tornarono nella Torre Grifondoro per la notte. Tutti insieme avevano concordato che la versione ufficiale sarebbe stata che James e Piton avevano duellato e a quest’ultimo, sicuramente, la cosa andava più che bene dal momento che James era quello messo peggio. Il ragazzo aveva appena lasciato la stanza quando James fermò Peter
“Dì a Harry e gli altri che stanotte dovrete ascoltare la sfera. Sono certo che Piton non dirà niente su ieri notte,” nel dirlo guardò Lily qualche metro distante “ma non si è mai troppo prudenti.” disse, l’amico annuì e scomparve insieme agli altri oltra la porta. I battenti si erano appena chiusi quando arrivò la domanda di Remus
“James, che cosa è successo ieri sera?” il Potter chiuse gli occhi e sospirò: sapeva che una volta rimasti soli Remus avrebbe preteso delle rispose. Si avvicinò all’amico
“È da anni che Piton sospetta di te, lo sai.” l’altro annuì “Stavo aspettando Sirius in Sala Comune per poi venire da te, ma quando Sirius è arrivato…” indugiò: non voleva ferirlo, ma Remus meritava la verità “mi ha raccontato di aver detto a Piton che se proprio era curioso di scoprire la verità sarebbe dovuto correre al Platano.” al solo pensiero la rabbia gli montò dentro, ma vedere l’espressione sgomenta e funerea dell’amico fece passare tutto in secondo piano
“Sirius gli ha detto questo?” non sembrava crederci; James annuì, mesto
“Non appena l’ho saputo sono corso al Platano.” gli disse, e continuò raccontandogli per filo e per segno com’era andata quella sera. Remus si mise le mani tra i capelli, in volto ancora un’espressione terrorizzata
“Come ha potuto Sirius farmi questo??” chiesa a nessuno in particolare con spavento, incredulità e rabbia. “Quindi ora anche Lily lo sa?” chiese ancora, pur conoscendo la risposta
“Sai che non lo dirà a nessuno.”
“Lei no, ma Piton? Silente mi ha detto di averlo convinto a non dire nulla, ma sai quanto ci odi! Scommetto che non stesse aspettando altro!” James gli mise una mano sulla spalla
“Calmati adesso. Ieri notte ho sentito Lily convincerlo a tenere la bocca chiusa.” gli raccontò “Possiamo dire tutto quello che vogliamo su Mocciosus, ma se una cosa è certa quella è che non deluderà Lily una seconda volta.” Remus non sembrava del tutto convinto, quindi James aggiunse: “Ho detto a Peter di ascoltare la sfera stanotte, e lo farà fino all’alba se necessario. Se mai dovesse dirlo a qualcuno lo sapremo e ci prepareremo di conseguenza. E poi hai Silente dalla tua parte, ricordi?” dopodiché furono interrotti dalle porte che si aprivano: era Lily. James corrucciò gli occhi
“Che cosa ci fai qui?” le chiese, lei si avvicinò ad entrambi e poggiò dei vestiti sul comodino vicino al letto di Remus
“Vi ho portato dei vestiti puliti.” disse semplicemente per poi sedersi sul bordo del letto “Come ti senti?” chiese al collega. Remus sembrava a disagio
“James mi ha raccontato di ieri.” le disse “Dovrai esserti spaventata parecchio…” fece una pausa “mi dispiace, Lils.” lei gli sorrise e gli afferrò la mano
“Non è stata colpa tua. Va tutto bene.” James fu contagiato dal sorriso e da lei spostò lo sguardo sull’amico, incoraggiante. Remus, però, non riuscì a ricambiare “Cosa c’è?” gli chiese Lily, l’amico esitò
“È davvero tutto a posto tra di noi?” la ragazza aggrottò la fronte senza capire
“E perché non dovrebbe?” chiese infatti, ma James capiva bene l’amico e rispose per lui
“Nel mondo dei maghi i Lupi Mannari sono per tutti peggio dei natibabbani per quelli come i Black, i Malfoy e via discorrendo.” spiegò con una smorfia di disgusto “Il nostro caro Remus teme che sia così anche per te.” adesso sul volto dell’altro vi era un’espressione colpevole, come se si fosse reso conto solo in quel momento che Lily non era tanto superficiale. Lei si indignò
“È questo che pensi di me?” mise il broncio, a quel punto Remus sorrise
“Scusa, ma è da quando avevo quattro anni che devo fare i conti con gente terrorizzata e assolutamente schifata all’idea di starmi accanto…” l’espressione di Lily si addolcì e poi si rammaricò
“Quattro anni?” i ragazzi annuirono, poi le raccontarono di come Remus era stato trasformato, da chi e perché; di come i Malandrini l’avessero capito al secondo anno e di come in tre anni fossero riusciti a diventare animaghi. Lily ne rimase affascinata ed iniziò a guardare James con occhi nuovi
“Non potevo aspettarmi altro dal migliore della classe di Trasfigurazione!” il Potter si passò una mano tra i capelli, imbarazzato “E non lo sa nessuno?” chiese, gli altri scossero la testa
“Neanche i nostri genitori. Se sapessero che una volta al mese scorrazziamo in giro per la Foresta Proibita in compagnia di un Lupo Mannaro come credi che reagirebbero?”
“E neanche Silente, immagino.” di nuovo fecero segno di no con la testa
“Lui è convinto che me ne stia tutta la notte alla Stamberga Strillante dove Madama Chips mi porta ogni mese attraverso un passaggio che parte dal Platano Picchiatore.” spiegò Remus
“Già,” aggiunse James “ti presento gli spiriti che infestano quella casa, Evans.” indicò l’amico con fare divertito
“Ma come faceva Severus a sapere del Platano Picchiatore?” chiese ancora la rossa; James serrò la bocca e si alzò di scatto, arrabbiato, ignorando le fitte di dolore che gli percorsero il corpo a causa del movimento improvviso. Fece qualche basso su e giù per la sala e nel frattempo Remus le raccontava di Sirius. Lily si voltò verso James, adesso consapevole del perché quella mattina gli avesse detto di sparire dall’infermeria, e non aggiunsero altro sull’argomento.
“Dovresti tornare a letto,” le disse invece James “si è fatto molto tardi.” a quel punto Lily sorrise
“Hai ragione.” gli disse; andò verso il comodino di Remus e dalla pila di vestiti tirò fuori un pigiama femminile, raggiunse un separé e dietro quello si cambiò. Entrambi i ragazzi continuarono a seguire i suoi movimenti con aria confusa; quando Lily fu pronta raggiunse il letto vicino a quello di James e si mise sotto le coperte. Solo allora concesse una spiegazione agli sguardi confusi dei compagni
“Non ho intenzione di lasciarvi soli.” disse “Qualora uno dei due dovesse sentirsi male andrò a svegliare Madama Chips. Inoltre, Silente ha detto che potrebbe servirle aiuto, quindi nei prossimi giorni farò l’aiuto-infermiera.” sentenziò, poi guardò nella sua direzione “Fatevene una ragione.” aggiunse, e un brivido percorse per interno il corpo di James che arrossì. Con la coda dell’occhio vide l’amico guardarlo e ridere sotto i baffi, quindi anche lui si affrettò ad infilarsi sotto le coperte e a spegnere la lampada ad olio che aveva vicino.
***
Per l’intera giornata non videro nessuno dei Malandrini. Se Hermione aveva ragione, James e Remus erano probabilmente feriti e quindi chiusi in infermeria, ma non si spiegavano l’assenza di tutti gli altri. Seguirono le lezioni con fare distratto e saltarono gli allenamenti nella Foresta. Arrivati a sera, poi, avevano troppi pensieri per la testa per portarsi avanti con i compiti assegnati, quindi si limitarono a perdere tempo davanti al camino.
Superata di molto l’ora di cena, Lily e Peter superarono il ritratto della Donna Grassa. La prima li guardò giusto un secondo e scappò su per le scale prima che potessero chiederle alcunché. Dopo neanche un minuto, poi, la videro riapparire in Sala Comune solo per cambiare dormitorio e salire in quello maschile. Mentre anche tutti gli altri salivano nella camera da letto, infine, la incontrarono mentre scendeva nuovamente le scale, rivolse a tutti un cenno sbrigativo e scomparve di nuovo in corridoio.
Una volta chiusa la porta della stanza, Peter si diresse verso il letto di Sirius e da sotto di esso estrasse la sfera che usavano per spiare i Serpeverde. Il ratto sembrava nervoso, forse perché mai prima di allora aveva svolto un compito importante come quello senza il resto dei Malandrini. Quando gli chiesero dove fossero gli altri e che cosa fosse successo tra Sirius e James, Peter si limitò a dire che James e Remus erano rimasti coinvolti in un duello contro Piton e che adesso si trovavano in infermeria con Lily ignorando del tutto invece la domanda su Sirius. Harry guardò i propri amici e dai loro sguardi riuscì ad appurare che anche loro come lui avevano, dal comportamento di Peter, appena avuto la conferma che Hermione aveva avuto l’intuizione giusta. Anche se avessero voluto insistere, comunque, furono costretti a lasciar perdere il discorso per ascoltare Piton che entrava in Sala Comune
“Dove sei stato?” era la voce di Avery
“Sta tranquilla, mamma. Ho fatto solo un po’ tardi.” rispose l’altro sarcastico ed infastidito
“Sei sparito per un giorno intero. Dove sei stato.” era il momento della verità e, se anche lui sapeva bene che il suo futuro insegnante di Pozioni non avesse tradito Lupin, sul volto di Peter la preoccupazione era palpabile.
“Stavo cercando un modo per dare inizio allo scherzo.” disse mettendo come al solito una cadenza sospetta nell’ultima parola “Stavo tornando indietro quando ho incontrato Potter ed abbiamo duellato. Sono stato in infermeria fino ad adesso.” Avery rise, anche se probabilmente non troppo divertito
“Fai la paternale a Mulciber e poi commetti i suoi stessi errori?” chiese
“Non paragonarmi a quello scimmione!” si indignò l’altro “Io e Potter abbiamo da ridire dal primo anno, o non te lo ricordi?”
“Lo ricordo anche troppo bene. Ogni volta che vi siete scontrati ha costituito una vergogna per l’intera Casa Serpeverde.” gli rinfacciò sprezzante. A quel punto Piton esitò
“Be’, mi ero stancato di farmi trattare in quel modo.” Harry s’immaginò lo stesso ghigno che poteva avere dopo aver assegnato una montagna di compiti di Pozioni ai Grifondoro o l’aver sentenziato una punizione che coincidesse con l’orario di una partita di Quidditch importante. “L’ho conciato per le feste e adesso è costretto a stare in infermeria.” Avery tacque per un po’, ma Harry non dubitava fosse soddisfatto della risposta
“E quindi hai trovato un modo per far arrivare gli altri?” chiese poi come ricordandosi che avevano di meglio da fare che picchiare qualche Grifondoro. Harry si sporse verso la sfera, come se quel movimento potesse fargli sentire meglio cosa Piton avesse risposto, ma questi non parlò. Dopo qualche secondo fu solo Avery a sentirsi “Sarà meglio andare a letto, allora.” Piton doveva aver annuito o scosso la testa e dalla voce dell’altro non era trasparito nulla. Sentirono i passi di entrambi che salivano verso i propri dormitori e poi solo silenzio. Harry sospirò amareggiato e prese a chiedersi – di nuovo – cosa avessero in mente.
***
Erano già tre giorni che James era costretto a letto e – sebbene fosse parecchio piacevole essere accudito da Lily Evans – la cosa iniziava a stancarlo: voleva tornare a correre ed allenarsi, persino i temi che assegnava il professor Rüf gli mancavano.
Dopo averli lasciati per la notte, Peter era tornato all’alba per dir loro che Piton non aveva detto niente su Remus e che Harry, Ron ed Hermione non avevano fatto domande scomode. I tre – scoprì James – erano preoccupati per tutti loro, ma avevano deciso di continuare ad allenarsi e seguire il loro solito programma. Furono sempre loro ad occuparsi di pedinare i Serpeverde, ascoltare la sfera e allenare la squadra di Quidditch. Harry, a quanto gli aveva raccontato Lily, seguiva bene il suo esempio e in sole due sessioni di allenamento si era già fatto odiare dalla squadra che – vista l’assenza del Capitano – sperava in almeno un minimo di tregua. Di Sirius invece non aveva ricevuto notizie, ma a James non interessava e continuava a ripetersi che tra la salute sua e di Remus, la situazione di suo padre e il mistero che aleggiava intorno ai Serpeverde, Sirius era l’ultimo dei suoi pensieri. Inevitabilmente, però, il tradimento del fratello tornava a perseguitarlo e quando venne dimesso gli fu impossibile impedirsi di cercare il suo sguardo grigio a lezione o voltarsi verso il suo letto vuoto ogni volta che una fitta di dolore o un brutto pensiero lo svegliava la notte.
Nonostante Madama Chips gli avesse permesso di lasciare l’infermeria, a James era ancora vietato fare attività fisica, così non gli rimase che passare tutta la settimana seguente ad istruire i propri compagni – sia nel duello che nel Quidditch – da bordo campo, e nel frattempo assillava Silente perché gli desse notizie su suo padre. Dopo cinque giorni, finalmente, il preside lo accontentò: lui, Harry e Remus avevano appena raggiunto l’ufficio dell’uomo e stavano per aggiornarlo sui movimenti degli studenti sospetti quando – con un gesto della mano – gli fu detto di tacere
“Prima di qualunque cosa, signor Potter, sarà felice di sapere che l’Ordine ha trovato un testimone che afferma di aver visto Fleamont scappare sano e salvo dal luogo dell’attacco.” erano giorni che James non sorrideva di cuore o che sentiva la speranza invaderlo sin nel profondo
“Dov’è stato visto? Sappiamo dove si trova adesso?” chiese subito, Silente sollevò una mano per placare la valanga di domande che sapeva sarebbero arrivate
“Molti membri dell’Ordine hanno detto di averlo visto lasciar uscire tutti gli altri dall’edificio, prima di farlo lui stesso. Edgar Bones dichiara di averlo visto uscire insieme ad Euphemia che si è smaterializzata, ma – invece di seguirla – lui è poi tornato dentro. Subito dopo c’è stata un’esplosione, e adesso inizio a pensare che sia stato Fleamont stesso a far saltare in aria il luogo della riunione.” disse “È solo grazie a questo se i mangiamorte non hanno ottenuto nessun tipo di informazione, e con il caos che ne è stato creato nessuno è stato catturato.”
“Non ci sta dicendo nulla di nuovo!” si lamentò a quel punto James “Già giorni fa mi aveva detto tutto questo.” Silente annuì e poi continuò
“Ma non ti ho detto che Emmeline Vance l’ha visto parecchie ore dopo mentre correva verso un parco.” gli occhi celesti dell’uomo brillarono dietro le lenti a mezzaluna: la sua gioia era chiara
“La signora Vance l’ha seguito? Da chi stava scappando?”
“Purtroppo, anche lei era baccata e non ha potuto seguirlo. È per questo che non ha potuto darci quest’informazione prima.” dovette deluderlo “Ma adesso abbiamo una pista, e la nostra squadra la sta seguendo.” James iniziò a chiedersi a cosa potesse servire quell’informazione se ormai era vecchia di settimane, ma Silente continuò “Il parco si trova vicino alla casa di un alleato dell’Ordine che ci ha detto di aver ospitato e nascosto Fleamont per due giorni. Poi i ghermidori hanno bussato alla sua porta, quindi Fleamont è dovuto andar via.” spiegò. Si avvicinò a James “Stiamo ripercorrendo le sue mosse. Riusciremo a trovarlo.” poi l’ansia invase di nuovo il ragazzo
“Sono sulle sue tracce anche i mangiamorte.” fece notare, ma il preside scosse la testa
“Ricorda che tuo padre non è solo un esperto pozionista.” James lo sapeva bene: tutto ciò che sapeva di combattimento, spionaggio e sopravvivenza l’aveva imparato da lui “Sta lasciando piccole tracce che solo l’Ordine può individuare. Ci sta conducendo da lui.”
***
Dopo aver dato loro la buona notizia, Silente chiese ai ragazzi se avessero potuto informare Sirius al posto suo. Come tutti, il preside si era sicuramente accorto che tra Sirius e il resto dei Malandrini qualcosa non andava, ed infatti Harry poté chiaramente percepire il cervello dell’uomo all’opera mentre studiava tutti i presenti dopo aver posto quella domanda. Il silenzio che ne seguì era carico di tensione ed amarezza, tanto da far dimenticare ad Harry che avevano appena ricevuto un’ottima notizia.
“Lo informo io.” disse dopo qualche secondo. James e Remus si voltarono a guardarlo: nessuno dei due si era degnato di dirgli il motivo del litigio, ma anche qualora si fossero inventati una scusa o gli avessero detto di non avvicinarlo, Harry se ne sarebbe infischiato: era il suo padrino, la sua famiglia. Gli voleva bene ed aveva intenzione di passare con lui tutto il tempo che poteva.
Solo quando lasciarono l’ufficio del preside Harry si rese conto di non avere idea di dove trovare Sirius. Erano giorni che non lo vedevano: non si presentava a lezione e se lo faceva arrivava in ritardo ed usciva dalla classe in anticipo; non mangiava con loro e non frequentava più la Sala Comune o il cortile.
Vagò per mezzora all’interno del Castello per cercarlo e più di ogni altra cosa rimpianse di non avere la Mappa. Poi ebbe l’illuminazione: la Stanza delle Necessità. Non sapeva se i Malandrini la conoscessero, ma tanto valeva provare. Si diresse al settimo piano e – arrivato davanti alla parete giusta – pensò al suo bisogno di trovare il padrino. Dopo aver percorso avanti e indietro tutta la lunghezza della parete, la porta apparì, entrò e Sirius era lì. L’ambiente che la Stanza delle Necessità aveva creato era angusto e poco illuminato; c’era una branda dall’aria scomoda e giusto lo spazio per il baule e un comodino. Una porta striminzita portava sicuramente a quello che era uno squallido bagno. Sirius era seduto sul letto, in mano una pergamena dove stava scrivendo il tema assegnato da Lumacorno. Sembrava sorpreso
“Harry! Come hai fatto a trovare questa stanza?”
“Ti stavo cercando ed è apparsa.” nella sua mente iniziarono a riaffiorare i ricordi che si era fatto in quel luogo: a come la Stanza rispondeva ad ogni necessità dell’Esercito di Silente, che fosse un manichino da schiantare, uno specchio, un camino o una grande finestra che portasse della luce nel salone. “Che cos’è questo posto?” chiese, sebbene la vera domanda che avrebbe voluto fare era come mai Sirius avesse scelto di far apparire uno spazio così tanto piccolo
“Appare a chi ne ha bisogno.” spiegò sbrigativo l’altro “Perché mi cercavi?”
“È da giorni che ti cerco!” si fece largo con difficoltà tra baule, vestiti e zaino ed andò a sedersi sul letto “Nessuno vuole dirmi che cosa è successo tra te e gli altri, ma qualunque cosa fosse non significa che noi non possiamo più essere amici, no?” Sirius scosse il capo
“Credimi Harry, se sapessi quello che ho fatto non vorresti.” Harry inizio ad alterarsi: sapeva cosa aveva fatto e forse solo vedendo le reazioni di suo padre e di Remus si era pienamente reso conto della gravità della situazione, ma sapeva anche che a suo padre non rimanevano molti anni da vivere e che Sirius era il suo migliore amico. Non poteva permettere che sprecassero mesi non parlandosi.
“Ascolta, Silente ha delle novità su Fleamont.” gli disse prima di tutto. Gli occhi di Sirius si illuminarono e per un momento, com’era accaduto a James nell’ufficio del preside, parve dimenticare tutti i problemi. Harry gli spiegò quello che Silente aveva spiegato a loro poco prima, dopodiché tornò al discorso precedente
“Hai avuto la stessa reazione di James.” raccontò “Siete fratelli! Se davvero hai fatto qualcosa di così brutto, devi convincerlo a perdonarti!”
“Non c’è modo!” tornò depresso l’altro
“Come fai a saperlo se non ci provi?? Sei pentito, no?”
“Mai stato più pentito di qualcosa in vita mia.” disse
“Hai capito il tuo sbaglio, ora cerca di rimediare!”
“Tu non capisci…”
“No, sei tu che non capisci!!” alzò la voce. Quella situazione lo uccideva; odiava sapere che in quel momento Remus e James erano in compagnia di Minus mentre Sirius veniva trattato in quel modo. D’un tratto l’immagine del padrino sciupato e che tremava anche solo all’idea di vedere un dissennatore gli invase la mente e lo fece arrabbiare. Cercò di calmarsi prima di riprendere a parlare
“Vedila così:” iniziò “siamo in guerra. Tu, James, Remus… al di fuori di Hogwarts chiunque di noi potrebbe venire ucciso. Vuoi davvero rischiare di non esserti riappacificato con loro per allora?” Sirius tacque per molto tempo, poi sospirò
“Non sta a me deciderlo.”
“Non vuoi neanche provarci.” gli rispose, duro, Harry “Non scaricare la responsabilità su di loro se tu non fai la tua parte.” si alzò “Adesso devo andare ad allenarmi.” gli disse “Ci vediamo a lezione domani.” lo guardò risoluto ed andò via.
   
 
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