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Autore: bUdson281    21/07/2020    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Tutto cambia rapidamente. Non sarebbe un problema se solo non mi fossi fermato.
Ero riuscito ad accettare la mobilità dell'acqua e ora la vita mi prospetta un altro punto di vista, presentandosi non come il corso regolare di un fiume, ma come una slavina in primavera che più procede più acquista velocità.
Ho ucciso due persone soltanto quarantott'ore fa ed è come se fosse passato un secolo perché devo rimettermi in marcia e affrontare nuove sfide.
E io non sono pronto.
Ho battuto nemici che sembravano invincibili, sebbene i loro nomi non fossero celesti, ho compiuto un orribile miracolo e tra poco mi sarà chiesto di realizzarne altri. Così non va, il cambiamento è impetuoso, non riesco a gestirlo e non sono neanche in grado di prevedere chi prenderà il timone che governa la mia mente e il mio cuore, ormai in balia dell'inafferrabile precipitare degli eventi.
L'altro Shinji, a cui sento di assomigliare ogni giorno di più, ora mi spaventa.
Mi aggrappo, pieno di vergogna, all'apparente fissità del piccolo buco in cui mi trovo, la nostra stanza al piano terra del locale con il suo unico arredo: un materasso che dovrebbe terminare i suoi giorni in una discarica, ammesso che non provenga proprio da lì. Con la testa nascosta tra le ginocchia, spingo la schiena contro la parete chiedendo, ossessivamente e genericamente, perdono. Il corpo tocca solo il legno, ma sento il freddo dell'acciaio che sostenne il mio peso quando toccai il fondo, in quell'altra vita, prima di scoprire che c'era ancora spazio per scavare una fossa più profonda.
<< Lo so, Asuka, che non è dignitoso >> piango in preda ad una fantasia su cui la mia attenzione converge al punto da farla apparire tangibile, come se la Second fosse davanti a me, intenta a biasimare, con la faccia disgustata e l'indice puntato, il suo Shinji. << Lo so che non faccio mai niente, lo so che, se faccio qualcosa, finisco solo per sbagliare e procurare altre sofferenze. Lasciami riposare solo un po', ho bisogno di stare fermo. Devo riflettere, non capisco niente. Se mi muovo finirò per perdermi; se mi alzo cadrò di nuovo ed il mondo con me; se esco di qui, morirò. Ho paura, Asuka >>.
Non è soltanto l'esterno a intimorirmi con la sua imprevedibilità, con la promessa di altro sangue da versare, forse il mio; mi atterrisce innanzitutto l'instabilità dell'interno.
Quando ho passato la notte di guardia insieme ai miei fratelli, mi sentivo più forte, ero sicuro che sarei riuscito a superare il naturale senso di sbandamento seguito alla presa di coscienza, che sarei rinato al sorgere di un nuovo sole. Ora, invece, sono solo e precipito nel vuoto della vita di Shinji, sempre e in ogni modo inaccettabile. Ho ucciso, morirò e non potrò farci niente; quasi certamente non potrò mantenere la mia promessa. E anche se ci riuscissi ... rivoglio Shinji, rivoglio la mia ... La mia vita non è mai stata diversa, perché dovrei temere la morte? Brucerò sempre tra le fiamme del mio inferno. Non ho mai avuto scelta e non c'è mai stato un tempo in cui vorrei veramente tornare.
Perché sono nato? Perché mi hanno lasciato qui?
<< Devi recuperare >> mi ha detto Musashi.
<< Devi elaborare quest'esperienza >> mi ha ordinato Furia Buia, come se per un'impresa simile fosse sufficiente un atto di volontà.
<< Coraggio, Shinji >> mi ha esortato Orso.
Hanno un bel parlare loro. Erano stravolti, spaventati, dispiaciuti esattamente come me, ma i miei fratelli possiedono gli strumenti per andare avanti, io ancora no. E chi se ne frega del mio passato. Adesso ci sono io a tormentarmi, per questo Shinji è stata la prima volta.
Ho bisogno di quei tre squilibrati perché insieme a loro ho un motivo per camminare, per rimanere attaccato alla realtà, ho una barca per navigare in mezzo alla tempesta. Senza la mia piccola banda sono come un pc con la batteria fottuta. Mi servono i miei fratelli perché in questo momento sono la mia alimentazione esterna.
<< Quegli stupidi si ostinano a trattarmi come un moccioso >> sbraito guardando furioso oltre la finestra. << Non posso elaborare da solo, non lo capite? E' troppo difficile, è doloroso, non ce la faccio. Potevate almeno dirmi la verità, che non mi volevate tra i piedi perché devo essere riparato >>.
Hanno deciso di concedermi un po' di tregua mentre in questo momento saranno sicuramente in giro a correre rischi al fine di acquisire informazioni sul resto della banda di Ronin, sulle manovre di quell'altro stronzo che non vede l'ora di toglierci di mezzo e sul numero di tribù che vorranno darci una mano. Si, sono tribù. Fanculo l'etichetta! Questo villaggio non ha niente di nuovo, è solo uno stramaledetto residuo del neolitico e uno tra tanti.
Avrebbero anche potuto portarmi con loro. Se non hanno fiducia in me ... si faranno ammazzare e io non avrò più una famiglia. Devo rimettermi in piedi. << Coraggio, Shinji, alzati! >> provo a caricarmi facendo al contempo forza sulle braccia per schiodare il culo da terra, ma ricado esausto come un pezzo di metallo che non ha la forza di vincere l'attrazione di una calamita. << Ho capito che ora solo io posso fottermi, ma ti pare il momento? Se volessero ucciderci dovrebbero solo affacciarsi alla finestra o sfondare la porta. Se esco, invece ... no, andrò incontro alla morte ... Basta, basta! Perché ti opponi, eppure non è la prima volta che rischiamo la vita? Il fatto che tu abbia ucciso non significa che dovrai fare la stessa fine. E, anche se fosse, dov'è la novità? Vuoi che qualcuno ti comandi? Beh, io no ma, se non puoi farne a meno, sono io che ti ordino di alzarti. La vita è fuori da questa stanza. Si, la vita è un rischio e allora? Quale alternativa proponi, lasciarci morire in questa posizione da sfigato come nell'entryplug del Mark di mio ... di Gendo? Non possiamo lasciarli soli, sono un cacciatore adesso. Là fuori c'è anche Asuka, io devo riportarla a casa, io ...  non ho nemmeno il coraggio di guardarla >>.
Provo a issarmi una seconda volta e nuovamente atterro sul pavimento.
<< Che faccio adesso? >> sbuffo angosciato, accontentandomi di drizzare il busto quanto basta per adagiare stancamente la nuca sul legno scheggiato della parete. << La fortuna non può amare uno come me >>.
<< Raga ... Shinji? >>
La voce di Mami mi riporta tra i vivi. << Posso entrare? >> chiede dopo alcuni robusti colpi inferti alla porta. << Ti ho portato la colazione. I ragazzi sono appena tornati e ti stanno aspettando. Devi muoverti >>.
Al di là delle apparenze ruvide, non era mai stata così gentile con nessuno, almeno da quando la conosco. La donna che mi sputava nel piatto, perché mi considerava responsabile della morte del figlio, ora si preoccupa per me, che da quasi un giorno, rispolverate le vecchie abitudini, attraverso il tempo rannicchiato in un angolo.
Mi assale l'ennesima immagine di esperienze che, a rigor di logica, non ho mai vissuto. E' nuova ma sgradevole come le altre: uno spazio molto vasto delimitato da muri di cemento armato e ... macchine, tante macchine ferme e strisce di vario colore. E' un parcheggio, sono seduto per terra in un parcheggio sotterraneo in mezzo a tante macchine ferme.
<< Stai bene, Shinji? >> insiste la padrona di casa che, dopo la morte del vecchio, non vuole perdere il cucciolo che lo ha vendicato.
<< Alcuni cambiamenti sono buoni >> mi rincuoro. << Anche gli atti ingiusti producono conseguenze felici. Il caos che ho creato dentro di me, paradossalmente, ha riportato un po' di ordine e di giustizia nella vita di questa donna >>.
<< Non ho molta fame >> cerco di rifiutare sperando che non entri, così che non mi veda ridotto come la caricatura di un cacciatore. << Ti ringrazio ma ... >>
<< Io entro lo stesso >> annuncia con tono risoluto prima di spalancare la porta senza attendere che concluda la frase. << Non mi interessa se non hai fame >> dice squadrando con triste disappunto il bamboccio che si rotrova davanti. Si dirige verso il materasso con il vassoio in mano. << Devi mangiare qualcosa >> afferma scavalcando i miei piedi. << Devi reagire, cacciatore! Lo so che è difficile >> ammette e i miei occhi si riempiono di lacrime perché so che sto per sentire parole buone, << ma gra ... ma sei ancora vivo. Dovresti essere felice visto che era tutt'altro che scontato. Per quello che può valere io ... sono felice che tu sia vivo >>.
<< Ho qualche problema adesso a vederla così >> rispondo abbozzando un sorriso che si spegne quasi subito. << Mi serve ancora qualche minuto per capire >>.
<< Non c'è niente da capire >> ribatte poggiando il vassoio sul nostro letto. << Si tratta solo di accettare quel che è successo e di fare ... come direbbe il tuo Paparino? Si, di fare un altro passo >>.
<< Perdonami per ciò che ho fatto a tuo figlio >>.
Non so perché l'ho detto, non ho avuto neanche la possibilità di accorgermi della nascita di un simile pensiero. Doveva essere nella mia testa già da qualche tempo, ben nascosto per sfuggire al controllo della coscienza. Sorpreso da me stesso chiudo gli occhi in attesa del ceffone presagito proprio dal vecchio al nostro primo incontro[1].
<< Non devo perdonarti >> risponde strisciando le parole come se fosse stanca. << Avevo bisogno di un colpevole e, giacché per tutti eri tu, ho solo scelto la via più facile. Non ti conoscevo >>.
Dovrei dire qualcosa, magari grazie, ma la gola si serra come una tagliola e le lacrime finalmente cadono, in silenzio, confondendo la visione di quell'imponente donna di mezz'età dagli abiti pieni di toppe e macchie colorate.
<< E poi, sarei ingiusta se ti giudicassi proprio ora ... >> si ferma, forse aspettando che le chieda il motivo. << Per aiutarci >> riprende << sei stato costretto a uccidere un figlio. E non avevi, non avevamo altra scelta >>.
<< Cosa? >> quasi esalo, colto dallo stupore e dalla paura del significato malamente celato in quella rivelazione.
<< Il ragazzo, l'albino >> mi fa Mami. << Era il figlio di Ronin e non era molto più grande di te e di ... mio ... Per fortuna, il padre non ha assistito >>.
Ci mette un attimo ad accorgersi che non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per scaraventarmi addosso un tale scoop; abbassa lo sguardo, mentre il mio continua a restarle incollato. << Credevo te l'avessero detto. Mi dispiace >>.
 
Non ho neanche registrato la sua discreta uscita di scena. Un respiro più lungo e pesante del normale, accompagnato da vigorosi e involontari scatti del corpo, mi fa capire che alcuni minuti della mia vita sono passati nella più totale incoscienza.
Mi sento così impotente, così ... squallido. Ho ucciso un padre davanti a suo figlio. Tasoichi voleva vendicarsi e non ce l'ha fatta. << Non dovevo vincere io >> singhiozzo sbattendo la nuca contro la parete per scrollarmi di dosso l'eccesso di veleno che produce il cuore. Non c'è niente, neanche la missione che per me vale un'intera esistenza; non c'è niente, neanche l'amore per i miei fratelli; non c'è niente che possa assolvermi da una responsabilità così opprimente, perché se fosse capitato a me non avrei potuto accettare una tale ingiustizia. Mi vedo a terra tossire sangue, accecato dalle lacrime perché hanno ucciso Furia Buia e io non sono riuscito a vendicarlo.
Mi schianto su un'anonima passerella che affaccia sul silo di contenimento dello 01 imprigionato nella bachelite. Io non ho salvato Asuka e ho continuato a chiedere muto il suo aiuto anche quando stava morendo. << Io non ho fatto niente >> immagino di dire.
La paura di fallire acquista sostanza e si presenta al mio animo affranto come certezza. La certezza che non riuscirò a fare la cosa giusta, che perderò ed altri pagheranno , che ... non posso fare niente. Mamma!
Vorrei che il mondo finisse adesso, così non dovrei più soffrire; vorrei che tutto fosse già finito, sono così stanco.
 
Svegliati!
 
Ritorno nella nostra stanza, il puzzo di umido ferisce le narici attirando, senza troppo successo, la coscienza in questo misero corpo. << Aiutami, Shinji! Non riesco a muovermi >>.
 
In piedi, Shinji!
 
Avanti Shinji, alzati![2]
La signorina Misato.
Forza, dobbiamo andare ... allo 01.
<< Mi riporti a casa, per favore >>.
Dannazione, Shinji, ce la stanno mettendo tutta per impedirti di raggiungere lo 01. Non possiamo starcene qui con le mani in mano, dobbiamo sbrigarci.
E' pericoloso, farò ancora del male, io perderò, io morirò.
Shinji, o scappi da questo posto e ti rifugi altrove o sali a bordo dell'Eva. Deciditi!  Se continui a comportarti così, ti farai ammazzare.
<< Asuka aiutami! >>
In un momento simile preferisci aggrapparti a una ragazza, scappare, usare sotterfugi? Mai che tu prenda una decisione.
Ho lasciato che altri prendessero decisioni per non assumermi le mie responsabilità e guarda cosa ho combinato. Non ho voluto correre i miei rischi e la signorina Misato è morta. Sono sempre fuggito dal dolore e ho cercato il conforto e l'accettazione di Asuka, che ne aveva bisogno quanto me, e alla fine l'ho sporcata. Non ho voluto affrontare le conseguenze delle mie azioni e, per questo, Asuka è ... Asuka è ... Asuka è ...
La signorina Misato è a terra, il suo sangue si spande lentamente sul pavimento di un anonimo corriodio. Ho l'impressione che la sua giacca rossa stia diventando liquida per mescolarsi al sangue e coprire quello che tra poco sarà l'involucro vuoto della donna che ha provato ad essere mia madre. Mi guarda con amore, muove le labbra, ma devo avvicinarmi o non riuscirò a sentirla.
Avanti, Shinji, alzati!
 
IN PIEDI!!!
 
Tutta la resistenza del mio corpo, finora inerte, viene spazzata via. Sono già sugli attenti e urlo di una rabbia infuocata come i miei occhi; sento che potrei incenerire questa piccola cella solo con uno schiocco delle dita. << Devo uscire, la mia vita è fuori di qui, ai confini del giusto e del razionale. Io voglio riscattarmi da me stesso, non voglio più essere quello Shinji >>.
Quando apro la porta, Mami mi aspetta dall'altra parte; si era precipitata a raggiungermi temendo che mi fosse accaduto qualcosa. Blocca anche il respiro e strabuzza gli occhi di fronte ai miei, accesi e sfrigolanti.
<< Non ho fame adesso >> le dico con una voce così profonda che penso debba appartenere al mio passato. << I miei fratelli mi aspettano >>.
Mentre la supero, la donna, ancora imprigionata nella posa in cui l'avevo trovata, riesce solo a escalamare: << mio dio! Tu ... >>
Ho già vissuto un momento come questo, me l'ha rivelato un sogno[3]. So che a muovermi non è una consapevole e coraggiosa determinazione, ma una paura folle che si trasforma ad ogni passo in un delirio di onnipotenza, perché l'unica verità che posso dichiarare è che, nonostante in me non alberghi un briciolo di lealtà, nonostante io sia un uomo della peggiore specie, nonostante le ingiustizie che ho commesso, io sono ancora vivo. E non ho altra scelta che terminare la mia missione, anche se non vi è certezza, poiché ho il potere di calciare via tutte le pietre che ostacolano il cammino, perché sto scalando i vertici della catena alimentare, perché io sono il re.
 
Lascia passare la paura!
 
Sono gli altri che devono avere paura di me.

<< Sh ... Shinji >>. Dopo un attimo di esitazione Mami riprende il controllo, proprio quando sto per spingere le ante a guardia dell'ingresso, e grida: << i tuoi occhi. Non farti vedere in quello stato >>.
Obbedisco controvoglia. Un re non dovrebbe ricevere ordini, tantomeno eseguirli. Se non posso mostrare i miei poteri, posso attivare i sensi extra che la fortuna o la malasorte mi hanno regalato e tenere sotto controllo l'ambiente dal momento che ... qualcuno potrebbe uccidermi e non devo permetterlo.
Ho vissuto nella paura e la paura ha modellato il mio destino e stroncato quello delle persone che mi hanno affidato la loro vita; ho permesso ad altri di impartirmi ordini per non dover prendere una decisione. Ora solo io ho il diritto di comandare su di me, solo io ho il diritto di comandare sulla vita e sulla morte.
<< Perché >> rifletto, << perché quel sogno mi è sembrato tanto intollerabile, perché quello Shinji temeva il piacere dell'ebrezza alcolica fermentata dalla paura della morte e dalla constatazione che era ancora capace di respirare? Perché voleva scacciare questa sensazione di potere che attenua ogni giudizio morale e rende insignificanti i piagnistei di un piccolo moccioso costretto a essere un pilota? >>
In fondo, io sono un dio ... o un diavolo.
Il fuoco dei miei occhi cova sotto una cenere di istintiva tensione, la mia faccia, lo sento, è quella di un cacciatore che ha già tolto la vita.
Alcuni operai lavorano alla costruzione di due case in direzione della pineta che porta al lago, ma sono più indaffarati a cacciare i figli che, annoiati, si avvicinano troppo al cantiere per estorcere attenzioni ai loro genitori. Interrompono ogni attività quando mi vedono e salutano con un esagerato rispetto che ha il retrogusto del panico.
<< Odiavano il pilota >> commento a denti stretti << e temono la creatura in cui si è trasformato >>.
Non importa, non importa da quanti nemici dovrò difendermi, non mi curo dei sentimenti di questi comuni mortali, non scenderò a patti con loro perché io sono più forte.  Io ho battuto la morte tante volte, in questa e in altre vite. Chi se ne frega di sbagliare o di fallire o di deludere. Tutta queste persone dovrebbero ringraziarmi perché scelgo di risparmiarle.
<< Devo respirare >> un'altra voce si contrappone alla deriva del mio io. << Che mi succede? Io non penso così, io non sono così >>.
Vedo i miei fratelli nei pressi dell'infermeria, Furia Buia smette di parlare con Sakura appena mi nota.
<< Devo raggiungerli. Con loro sarò al sicuro, con loro non dovrò temere niente. Ho bisogno di averli vicino. Questo re è solo una menzogna, ma finché non li raggiungo, sono solo e non posso sopportarlo. Finché non sarò al loro fianco, mi serve questo re che incarna l'altra faccia di tutte le mie paure >>.
A metà strada c'è lei, la rossa che mi suscita sempre emozioni contrastanti. Mi viene incontro a passo lento, a differenza del mio che dal trotto sta per passare alla corsa sfrenata. Non potrei giurare che cercasse proprio me. Forse si tratta di una banale coincidenza, ma adesso non può far finta di non avermi visto.
Procede nella mia direzione e pare abbia deciso di seguire la linea che percorro in senso opposto, per bloccarmi o scontrarsi con me. Il suo corpo mostra già i segni di un rapido posizionamento: le sopracciglia si incurvano, le mani si serrano a pugno mentre piega la testa in avanti e indurisce il collo e le spalle come chi si prepara a combattere.
Io, però, vedo, voglio vedere solo i miei fratelli che sono oltre lei, poiché la semplice consapevolezza della sua presenza riaccende la vergogna e svela l'inconsistenza del re. Il piccolo tiranno si ribella di fronte all'unica persona che, se volesse, potrebbe ucciderlo. L'invincibile Shinji non è mai esistito, neanche nelle fantasie della mia rossa, e anche solo l'idea del riscatto mi appare come il sogno di un bambino.
Quando siamo a distanza di collisione, provo a scartare di lato ma non me lo permette; anzi, mi si piazza davanti, puntandomi minacciosa il suo occhio azzurro, forse alla ricerca di un punto debole che le permetta di scatenarsi contro di me, come accadde il giorno prima dello scontro con Gendo[4], e rafforzare così l'illusione del controllo che non ha mai avuto.
<< Mi stai evitando? >> provoca e la sua iride sembra impazzita mentre si affretta a scovare dettagli rivelatori sulla mia faccia. << Cos'è, hai messo la maschera da duro per non far vedere che stai piangendo? >>
<< Cosa vuoi da me, Asuka? >> le chiedo fissando il terreno e muovendomi nervosamente, deciso a non accettare la sfida, per aprirmi un varco.
<< Come ti senti adesso >> domanda con tono aspro Shikinami, << più grande, più stupido, cambiato? >>
<< Lasciami stare! >> rispondo minaccioso.
<< Mi chiedevo solo quale lato della medaglia sarebbe uscito dalla tomba, se quello sbagliato o quello peggiore >> sorride sprezzante forse, penso, perché conosce le regole di questo dialogo e crede di averne già previsto la conclusione.
<< Te lo dico un'ultima volta >> inizio a ringhiare. << Lasciami stare! >>
<< E' inutile che giochi a fare il cacciatore. Avevo ragione: hai paura di me >>.
<< Non ho paura di te >> rinuncio a fuggire e prendo a sostenere il suo sguardo.
Asuka mostra i denti e chiude la distanza. << Adesso hai capito >> sussurra nel mio orecchio con voce spigolosa << quant'è difficile la strada che volevi seguire. Dimmi, ne valeva la pena? >>
Pochi giorni fa mi sarei aspettato un bacio, ora, invece, devo accettare che siamo tornati al punto di partenza e non mi resta che imitarla opponendole un muro. << Si >> rispondo quasi incosciente a un centimetro dalla sua guancia mentre con la mano le artiglio il polso.
Shikinami s'infuria e attiva il suo occhio angelico liberandosi dalla presa con uno scatto del braccio. << Avresti fatto meglio a seguire il mio consiglio, bamboccio >> strilla a un palmo da me come se si preparasse a mordermi.
<< Non chiamarmi bamboccio! >> grido ancora più forte. I miei occhi rispondono a quello di Asuka e fanno esplodere il magma incandescente che avevo cercato di contenere. << Io sono un cacciatore >> io sono il re.
<< Tu non sei nessuno. Sei solo quello che vogliono gli altri >>.
<< io ho deciso cosa fare >> ne ho davvero abbastanza.
<< Tu non decidi niente, puoi solo obbedire >>.
<< Va' al diavolo, Asuka! >> esplodo. << Io ho deciso quale sarà la mia strada, io non obbedisco a nessuno, io decido >> smarrisco il senno, << io faccio tutto ciò che voglio, io prendo tutto ciò che voglio, quando voglio >> anche te.
<< Sei impazzito? >> Shikinami, sbigottita, fa un passo indietro ma non è ancora spaventata. Si sta solo preparando a colpirmi ... o a essere colpita.
<< Io non ho bisogno di te >> libero una menzogna. Non mi accorgo che una via d'uscita si è aperta e di mia iniziativa richiudo lo spazio che aveva appena creato. << Io non mi aggrapperò più a te, non seguirò nessuno o ... >> non potrò averti ...  tutta per me.
L'Angelo si ritira e la rabbia di Asuka cede il posto alla tristezza e alla delusione, camuffate da muto rimprovero, che ha imparato a esprimere quando non mi riconosce. Scorgo tracce di paura e sono costretto a scartare l'invitante speranza che tema per me.
Ogni ragionamento è stato trascinato via dalla piena che ha rotto gli argini del mio autocontrollo e il vuoto che ne è seguito viene rapidamente riempito dalla percezione del suo odore, che attira tutti gli Shinji impegnati a fare casino nella mia testa. Il ricordo dell'intimità che abbiamo vissuto, accentuato dal buon sapore che il mio passato quella sera mi aveva lasciato gustare, accende un fuoco che non illumina né scalda, ma getta soltanto fiamme malate. E' il fuoco che distrugge, insieme allo Shinji che cercava conforto, mentre si riconosceva come mostro, anche tutto ciò che c'è stato di buono in me; è il fuoco che brucerà i miei cari e lei a cui tengo più di chiunque altro. Ho ancora la forza di comprendere che tutto questo è male ma non è sufficiente a farmi resistere alla tentazione di toccarla ancora e di inebriarmi del profumo della frangia e delle due lunghe trecce rosse che le cadono sulle spalle.
Proprio ora che non desidero più evitarla è lei che chiede tregua e si affanna a cercare una via di fuga. Il calore che proviene dai miei occhi si unisce a quello che sale dallo stomaco e dà vita al peggiore di tutti i pensieri: se potessi prenderla, forse ... non sarebbe più tanto importante arrivare alla fine del percorso.
<< Dov'è il mio Shinji? >> mi chiede con una dolcezza inquinata da una mal controllata agitazione.
Vorrei tanto sapere chi diavolo è il tuo Shinji. Credo di essermi sempre posto questa domanda e sono convinto che neanche tu sappia cosa rispondermi. Posso dirti come la vedo e cioé che in questo momento, per me, il tuo Shinji non è il bamboccio che ha distrutto il mondo che conoscevamo, non è il vigliacco, non è il moccioso che si aggrappa a qualcuno affinché questi viva al suo posto, non è il pilota di Eva; è piuttosto il ragazzo che ha attraversato il ponte con i suoi fratelli prima che la realtà si ribaltasse ancora e ciò che doveva essere compiuto fosse compiuto. Quello Shinji aveva un'aspirazione ed era innocente, nonostante le terribili conseguenze nate dai suoi errori; quello Shinji era ancora in grado di tornare alla sua casa, andava avanti spronato da questa motivazione.
Le sue parole spengono ogni desiderio e l'ira con cui avevo cercato di difendermi dal terrore per ciò che non so spiegare e per il destino a cui temo di essere legato. Allo stesso modo, il fuoco dei miei occhi si affievolisce fino a svanire e ora rivedo ciò che sono stato in quell'altra vita: un giovane adulto che lotta con se stesso per digerire la paura che lo rende folle e, prima ancora, un adolescente che non ha retto alla pressione ed è impazzito.
Se la prendessi adesso, non le farei soltanto del male, non perderei soltanto ogni possibilità di riportarla a casa; strapperei, invece, un piacere e un'accettazione effimeri e falsi. Non godrei nessuna unione ma mi limiterei a sporcarla, come feci quando la vidi distesa su quel letto d'ospedale, condannandomi a vagare senza senso mentre invoco proprio il suo aiuto.
 
Riprendi il controllo, Shinji!
 
Noi non ripeteremo i nostri sbagli!!!
 
<< Io non le farò alcun male >> torna la lucidità, << io non mi farò alcun male. Deve esserci ancora una possibilità. Non aggrapparti a lei, Shinji! >> la lucidità incontra un po' di coraggio. << Devi camminare sulle tue gambe. Decidi cosa vuoi fare, Shinji, perché nessuno può vivere al posto tuo! Forza Shinji, dobbiamo andare ... per tornare a casa con lei >> il coraggio mi guida fino alla strada conosciuta.
<< Non lo so, Asuka >> soffio amareggiato e in parte sollevato per il recupero in extremis delle mie facoltà. Indietreggio per lasciarle spazio, concedendole al contempo di assistere per un breve istante alla nudità del re e al pianto del bambino che nasconde. << Ti giuro che non lo so. Vorrei tanto restituirtelo sano e salvo. Forse, però, sta cambiando >> spero in meglio.
La tensione si scioglie e anche Shikinami sembra disfarsi delle emozioni che l'avevano sostenuta nelle concitate fasi di quest'assurdo scontro. Non credo si sia liberata anche dei pregiudizi che nutre nei miei confronti, ma non ho il diritto di chiedere tanto, visto che non ho ancora dimostrato di meritare la sua fiducia. Mi accontento di sperare che nella sua incredulità Asuka celi il desiderio di scoprire se esiste davvero uno Shinji a cui vale la pena concedere una possibilità. Quanto darei per baciarla in questo momento!
Mi spiace, Asuka << devo andare adesso >>. Per ora posso mostrarti solo questo Shinji, il meno impresentabile perché si sforza di resistere. << I miei fratelli mi aspettano >>. Mi sposto dalla sua linea e ruoto il busto per non colpirla con una spallata.
E' già dietro di me, distante alcuni metri, quando raccolgo un po' di gioia che mi fa battere una mano sul petto in segno di approvazione poiché sono riuscito a fare un altro passo, ancora una volta da solo. Certo che ho rischiato davvero grosso.
<< Stupida ragazza orgogliosa! >> sibilo a fior di labbra. << Tornerò, Asuka, magari per mostrarti uno Shinji che piaccia a entrambi >>.
Signorina Misato, mi sto muovendo.
 
Aumento l'andatura, ancora una decina di passi e saremo di nuovo in quattro; ancora dieci passi e, se dovessi cadere, loro mi aiuteranno a rialzarmi. I tre cacciatori non sono strumenti per il mio conforto, sono i compagni d'avventura che affronteranno la tempesta con me.
Reprimo la tentazione di abbracciare quei tre squilibrati e confessare che ho paura praticamente di tutto e, intanto, scuoto la testa per non farvi rientrare la fantasia nella quale Furia Buia viene ucciso da un giovane ex pilota. Ho giurato che non sarei mai più fuggito, soprattutto da me stesso e l'ho giurato perché Misato era morta.
Il Paparino deve aver notato la violenza con cui ho cercato di dominare l'entusiamo; di sicuro è consapevole, perché era presente, del mio litigio con la Second. Mi fissa perplesso dopo aver lanciato un'occhiata all'apparenza distratta verso il locale, là dove ho lasciato Asuka. << Come ... >> prova a dirmi o a chiedermi, ma evidentemente non trova le parole per continuare e si limita a darmi una vigorosa pacca sul braccio stringendo con le dita lunghe e un po' callose per non lasciarmi troppo presto. Musashi si avvicina e mi schiaffeggia dietro la nuca, mentre Orso fa per aprire la bocca prima di rinunciare.
<< Come ti senti, Shinji? >> domanda emozionata Suzuhara.
Sakura non si pone alcun problema a fare domande e a esprimere i suoi sentimenti. << Credo sia il caso di fare un altro controllo prima ... >> non riesce a finire, sbuffa rumorosamente e prende a guardare Furia Buia come se implorasse. Il cacciatore non regge e china il capo.
Diventerò adulto gli avevo promesso. Beh, la mia infanzia è volata via e con essa i suoi privilegi. Non si torna più indietro, posso solo accettare le conseguenze. Quanto vorrei crederci in questo momento! << Non è necessario Sakura, sto bene e ... ho mangiato dav ... davvero tanto >>.
<< Che voleva Asuka? >> mi chiede il cacciatore, forse per cambiare discorso.
<< Voleva ... voleva ... >> un altro groppo in gola mi spezza il fiato e blocca parole che suonerebbero false e vuote.
<< Era preoccupata per te >> mi informa il dottore. << Anche se lo sai che non è molto brava a dimostrarlo >>.
<< Volevo umiliarla >> confesso, piagnucolando con un bambino in punizione. << Volevo prenderla, farle pagare la mia colpa. Perché non mi accetta, perché non mi accetto? Io ... >>
<< Sei sconvolto >> mi interrompe ruvidamente Furia Buia. << Non c'è niente di male >>.
<< Già >> lo aiuta Musashi, << sarebbe strano il contrario. Non è facile ritrovare l'equilibrio dopo ... dopo quello che è accaduto >>.
<< Anche lei >> precisa con decisione Sakura << è sconvolta ... e anch'io. Nessuno di noi si aspettava ... voleva che ... >>
<< Devi essere paziente. Ci vuole un po' di tempo per mandar giù un boccone simile >>. Orso non è più afasico di fronte alla donna dei suoi sogni. E' passato poco tempo e credo che quell'orribile notte abbia cambiato anche lui; anzi, ha cambiato tutti noi, perché ha cambiato me e ridisegnato i rapporti.
<< Così impara >> taglia corto il ciclope. << La prossima volta Asuka ci penserà meglio prima di romperti le palle in momenti come questo. Magari ... >> alza la voce per bloccare la replica di Sakura << si renderà conto che deve provare anche lei a capire gli altri, soprattutto te. Possiamo parlarne fino a domani, ma resta il fatto che crescere significa cambiare e tu ... sei costretto a farlo nel modo peggiore. Beh, ora tocca a lei cogliere l'opportunità di modificare il suo punto di vista >>.
<< Mi ha chiesto dove fosse il suo Shinji >> riprendo con tono irregolare. << E io non so come trovarlo >>.
<< Non puoi preoccuparti dello o degli Shinji che sta cercando, non puoi curarti delle maschere che ha in mente. Ora pensa solo a mandar giù questo boccone, come ha detto Orso, e a cavarne qualcosa di buono >>.
<< Ma se non ci riuscissi, io ... la perderei >> ribatto sperando che il Paparino abbia colto il reale significato che attribuisco al verbo.
<< Non impazzirai >> pronuncia severo il cacciatore con l'occhio magico che ha tradotto alla perfezione.
<< E se poi sbarelli >> il Biondo mi massaggia dietro la nuca, << ci siamo noi qui >>.
<< Esatto >> prosegue il Paparino. << Non ti permetteremo di farle del male. E, se dovessi perderti, verremo a cercarti >>.
<< Che significa? >> domanda Sakura con aria confusa.
<< Non preoccuparti >> le risponde Orso. << Sono soltanto ... brutti sogni >>.
<< Adesso andiamo, operativo >> mi esorta Furia Buia con finta sicurezza. Sbuffa con forza e riprende a parlare: << abbiamo una missione da compiere. E' necessario che tu venga con noi >>.
Vorrebbe lasciarmi ancora un po' al sicuro, come gli altri due e come Sakura, che sarebbe capace di trovarmi la più esotica delle febbri pur di tenermi lontano dai guai. I loro sforzi donano un po' di respiro all'anima e rafforzano la mia determinazione. Rispetterò il giuramento perché sento che lì vi è il nucleo dello Shinji che vorrei diventare e che, quasi sicuramente, sono diventato nel mio ormai sempre meno oscuro passato. Chissà, forse, potrei anche piacerle.
<< D'accordo >> rispondo.  
<< Allora, tieni il tuo coltello >>. Paparino mi porge l'arma che apparteneva a Ronin e con cui ho posto fine alla sua esistenza.
Provo a ostentare orgoglio mentre sistemo il trofeo nella sua nuova casa, affinché serva un altro padrone, ma dentro di me vorrei buttarlo via perché ... non lo so, non ci capisco niente.
Salutiamo Sakura senza concederci troppi convenevoli evitando ogni forma di contatto, come se avessimo paura di infettare la nostra maledizione a una persona buona che non è una di noi. Il dottore ci rimane male ma comprende e sorride con educazione.
Furia Buia è il più lento e chiude la fila. Dopo alcuni passi, Orso s'incarica di scuoterlo. << Va' a salutarla come si deve! >> gli ordina. << Non è colpa sua se qui fa tutto schifo >>.
<< Vedi, però, di non metterci troppo >> fine di pungerlo Musashi.
<< Avanti, Paparino >> mi unisco al coro. << Avrei voluto salutare diversamente Asuka. Perciò, abbracciala anche per me >>.
<< Per noi >> precisa Orso.
<< Se poi vuoi baciarla ... >> Musashi rischia non riesce a proseguire la battuta. La sua consueta valvola di sfogo deve essersi incrostata a causa del calcare che vi si è depositato in questi giorni. << Vai! >> sbuffa abbassando la testa e accompagnando l'esortazione con un eloquente gesto della mano.
Furia Buia ci ringrazia in silenzio e fa retromarcia.
Nessuna dolce melodia accompagna il gesto, nessun ti amo, neanche un abbraccio. Quelle due persone così diverse si riuniscono in un bacio frettoloso e pudico, come marito e moglie che si salutano prima di correre al lavoro.
<< La prossima volta >> penso << potrei provarci anch'io, invece di lasciarmi possedere dalla paura >>.
 
La fazione neutrale che presidia le vie d'accesso al villaggio ha deciso a chi offire sostegno ora che la guerra è stata dichiarata. E il merito è in buona parte mio, visto che ho eliminato un cacciatore molto temuto e suo ...
Le sentinelle che controllano il ponte ci aggiornano sulle ultime notizie raccolte dai cacciatori nostri amici impegnati a tempo pieno a controllare i movimenti sul fronte avverso. Rispetto ad altre occasioni noto subito che la musica è cambiata poiché stanno comunicando informazioni anche a me che ora mi ritrovo dentro il loro cerchio senza dover neanche chiedere permesso. Mi parlano come se potessi intendere tutto ciò che dicono e ogni tanto annuisco con la testa vuota, le labbra chiuse, leggermente incurvate verso il basso, e la fronte corrucciata nel tentativo di far credere loro che sia davvero così.
Quando siamo dall'altra parte mi giro verso il villaggio cercando il wunder. << Non sono più un pilota >> dico a bassa voce.
<< Eppure un giorno ti sarà richiesto di pilotare il tuo 01 >> mi risponde Musashi che camminava al  mio fianco.
<< E nonostante ciò, non sarei comunque un pilota di Eva >> replico senza emozioni, perché in fondo ho sempre saputo che la mia redenzione prima o poi avrebbe preteso il sacrificio del pilota.
 
<< Dove andiamo? >>.
Camminiamo già da un po' ma solo ora mi rendo conto che dobbiamo pur andare da qualche parte e, purtroppo, a fare qualcosa.
<< Al rifugio >> risponde Musashi.
<< Al nostro, non a quello del vecchio >> precisa Orso. << Dovremo lavorare un bel po'. Quindi, mi auguro che tu abbia davvero mangiato molto stamattina >> conclude guardandomi come se, in realtà, volesse dirmi: non mi freghi.
<< Che intendi per lavorare? >> domando.
<< Cercheranno di prendere la nostra ... casa >> spiega Furia Buia che procede davanti a me, << quindi, dobbiamo potenziare le difese >>.
<< Sapete quando? >>
<< Presto >> risponde Musashi.
<< In quanti saremo? >>
<< Noi quattro >> mi gela il Paparino.
<< Noi quattro? ... Noi quattro? >> ripeto terrorizzato mentre istintivamente mi aggrappo al coltello che riposa lungo la coscia. << Ma siamo troppo pochi e ... gli altri quanti saranno? >>
<< Molti >> spiega Orso. << Forse ci saranno anche quelli della sicurezza della Wille. Del resto, ora la corda marcia comanda anche i cacciatori >>.
<< E' una follia! >> sbotto arrestando il passo. << Non sarebbe meglio lasciarli quelle due inutili catapecchie e impiegare energie solo per mettere al sicuro ciò che ci serve? >>
<< E' naturale che tu abbia paura >> considera Furia Buia, << ma abbiamo già stabilito che non possiamo permetterci una guerra di logoramento. Inoltre, quel posto ha un valore simbolico molto importante, soprattutto per coloro che ancora non si sono schierati. Lasciarlo senza combattere sarebbe inteso come segno di debolezza. Se, invece, riuscissimo a difenderlo e a decimare i nostri avversari, beh, sarebbe ... >> prende fiato << un'ipoteca sulla vittoria >>.
Paparino ha preso la sua decisione, ha calcolato le conseguenze ed ha scelto quelle meno intollerabili, proprio come Orso e il Biondo. Quella pausa indicava che è disposto a compiere azioni che ritiene ingiuste e che ha già patteggiato con la coscienza.
<< Per vincere, però, non dovremmo essere anche vivi? >>. La mia voce è instabile come il mio animo. Ricomincio a camminare per seguire i miei fratelli che non si erano fermati.
<< Per vivere dobbiamo vincere >> mi arriva la voce di Musashi che non si gira. << E per vincere dobbiamo correre dei rischi >>.
<< E' una prospettiva spiacevole >> commenta Orso che, invece, mi lancia un'occhiata veloce, << ma questa è la vita e le circostanze sono quelle che sono >>.
<< E noi non fuggiamo, Shinji >> grida Furia Buia rincordandomi un altro pezzo del giuramento.
<< D'accordo, non fuggirò >> ribatto a tono, imponendomi di sembrare almeno un po' sicuro. << Tuttavia, non capisco ... non capisco perché non li affrontiamo in campo aperto, magari organizzandoci con i nostri alleati >>.
<< Batterebbero in ritirata >> mi dice Musashi. << I nostri nemici hanno interesse a vincere subito, esattamente come noi; ma a differenza nostra possono anche permettersi di portare lo scontro per le lunghe. Loro hanno un esercito, anzi sono già un esercito. Con noi ci sono cacciatori che non resisteranno a stare troppo lontani dai loro villaggi ... e che non hanno un grande interesse a rischiare il tutto per tutto >>.
<< E che potrebbero ricordare come d'incanto che questa non è la loro guerra >> prosegue Orso.
<< Ma così, ci facciamo mettere in trappola >> osservo.
<< Precisamente >> conferma il Paparino. << Ci faremo mettere in trappola in un posto che sappiamo come difendere. E poi abbiamo già fatto sapere a tutti che ci saremmo fatti trovare. Non possiamo >> mostrandomi un sorriso cattivo << fare la figura dei vigliacchi >>.
<< Che ... >> provo a dire.
<< Si, hanno lasciato trapelare la notizia che avrebbero tentato di rubare in casa nostra >> Musashi cerca di farmi l'esegesi della pessima battuta di Furia Buia. << Ed hanno aggiunto, come falsa informazione, che all'assalto avrebbero partecipato in pochi, così da convincerci a difenderla senza dover elemosinare l'aiuto dei nostri alleati >>.
<< In questo modo, dividendoci, pensavano, e sicuramente pensano anche ora, di poter avere la meglio >> prosegue Orso.
<< Invece saranno in molti >> provoco perché non riesco a trovare alcun senso nel loro ragionamento.
<< Esatto >> annuisce Orso. << Anche noi in fatto di intelligence sappiamo il fatto nostro >>.
<< E allora? >> gracchio sempre più confuso.
<< Allora, è l'occasione perfetta >> dichiara stizzito Furia Buia. << Per questo ci stiamo muovendo adesso, per rendere il nostro rifugio inespugnabile. Noi sappiamo come blindare l'intera zona, ma soprattutto adesso abbiamo te >> sibila l'ultima parte piantandomi l'occhio in faccia. Il suo volto è tornato a essere feroce, eppure sento che mi sta studiando, forse per stabilire se può contare su di me. << Stavolta dovrai far vedere al mondo intero di cosa sei capace >>.
<< Per questo faremo finta di essere caduti nel loro tranello >> giungo all'unica conclusione possibile, << perché io sono l'incongita che loro non possono valutare >>.
Il sorriso di Furia Buia, come la sua espressione di sfida al mondo intero, si attenua. Ancora non gli va giù che io debba affrontare tutto questo. << Sapevamo che un giorno avremmo dovuto scoprire tutte le carte >> sembra scusarsi. << Ora dimostrerai i progressi che hai fatto >>.
<< Ma ... >>
<< Dopo Shinji! >> sbuffa il cacciatore. << Quando arriverà il momento, ti daremo le istruzioni necessarie. Ho l'impressione che ora non ascolteresti >>.
 
Anche oggi seguiamo vie in parte nuove allungando il tragitto. Provo un amaro conforto nel considerare che sono sopravvissuto per attraversare di nuovo il ponte e sperimentare un'apocalisse emotiva che può facilmente straziarmi perché la mia coscienza è attaccata ad un corpo ancora vivo.
Capisco che le deviazioni non sono casuali quando incrociamo un paio di cacciatori, appartenenti a una tribù amica, che fanno la guardia a un trivio appena abbozzato. Vicino al check point tre tumuli improvvisati di terriccio fangoso ricoperti di foglie coprono altrettanti cadaveri che, quasi certamente, avevano il compito di monitorare i nostri spostamenti.
<< Ecco cosa hanno fatto mentre ero imprigionato nella mia mente >> mi dico. << Si sono preoccupati di bonificare la zona per interrompere le comunicazioni >>. Non sono soltanto io l'asso nella manica; questa astrusa strategia per funzionare richiede che si arrivi a destinazione prima di quanto i nostri nemici avessero programmato.
I miei fratelli non vogliono cadere in trappola, ne hanno appena preparata una.
Fantastico di accarezzare la mia anima, sul cui volto non riesco però ad appiccicare le fattezze di Shinji, per farle accettare che, comunque vada, dovrà subire altre ferite.  Cazzo, non c'è pace!
 

*****

 
 
<< Secondo voi è così che porteremo equilibrio nel mondo? >>.
Sono consapevole di essere l'ultimo della cucciolata e, soprattutto, che non è in verità questo pensiero a opprimermi il petto. Confido e temo che Furia Buia mi legga nel pensiero e provi a stanarmi, visto che io non ho la forza di farlo.
<< Perché lo domandi? >> mi interroga Orso.
<< Perché uccidere non mi sembra la soluzione >> rispondo.
<< Neanche essere uccisi >> commenta il Biondo.
<< Così però ... >> provo a insistere guardando Furia Buia che ha tutta l'aria di volermi ignorare << tutto si riduce alla sopravvivenza. Alla fine a cosa servono un motivo o una missione, a farci illudere forse che non siamo animali? La nostra vita non può limitarsi a questo, la nostra missione non può essere una balla che ci diciamo per non ammettere che quello che facciamo non ha senso >>.
<< Per te forse >> finalmente il Paparino reagisce. << Se vuoi vederla così, durerai poco. E adesso ti svelo un segreto, anzi due. Mi raccomando, custodiscili gelosamente. Non c'è un senso in assoluto, puoi solo trovare il tuo. E, se lo trovi e vuoi servirlo, devi fare i conti con una fastidiosa, piccola condizione: come hai appena riconosciuto, devi essere vivo >>.
<< Per te ogni cosa è relativa >> mi infiammo. << E' troppo comoda come risposta >>.
<< Allora, cos'è giusto? >> interviene Orso che si è avvicinato abbastanza da afferrare la mia spalla per invitarmi a ponderare con più attenzione le parole.
<< Non lo so >> guaisco. << Perché dobbiamo uccidere? >>
<< Perché altri vogliono uccidere noi >> afferma Musashi.
<< Appunto ... >>
<< Appunto cosa? >> alza la voce il Paparino. << Se vuoi, quando li incontreremo, diremo loro che tutto ciò che stiamo facendo non significa niente, che è stato uno sbaglio. E magari li offriremo dei fiori, le nostre donne e la nostra vita senza scopo >>.
<< Perché mi parli così? Ho bisogno di sapere per quale motivo ... sto andando a morire. Lo so che me ne avete già parlato, che ho accettato, che non posso tornare indietro, ma vorrei almeno sapere che combattere servirà a qualcosa, che ... >>
<< ... Che non siamo il buio >> termina il ciclope. << Allora è questo che vuoi sapere >>.
<< Il fatto, Shinji, è che ci troviamo qui >> dice il Biondo. << Chi può dire perché questa guerra è iniziata? Magari solo per antipatia o per diffidenza. Sta di fatto che noi abbiamo il potere di fare qualcosa. Prendi il fuoco: distrugge senza volerlo, semplicemente brucia sia fuori che dentro di noi. E non gli importa se, distruggendo, crea le condizioni per una nuova vita; la crea perché ha agito secondo la sua natura fuori e dentro di noi. Ma la nostra natura è più complessa, perché noi possiamo, non tutti certo, dominare la nostra azione e valutarne le conseguenze. A differenza del fuoco, l'uomo distingue e così crea la possibilità della scelta. Per questo il fuoco non è responsabile e noi si. Noi possiamo decidere quale scopo vogliamo servire quando bruciamo qualcosa >>.
<< E assumerci le nostre responsabilità >> chiosa Furia Buia.
<< Senza contare che, riguardo al giusto, vai a capire chi ha davvero ragione e chi torto >> continua Orso che ora cammina guardando il terreno davanti a sé, come fa tutte le volte che sta cercando le parole adatte. << Non credo sia possibile fare una distinzione netta. Anzi, sono convinto che ognuno abbia le sue ragioni o scelga quelle che più gli piacciono o gli fanno comodo. Cosa credi? Anche chi, secondo noi, si comporta male o si presenta come il nemico troverà senz'altro una giustificazione per difendere i propri interessi, il proprio egoismo o per non ammettere davanti agli altri o al proprio accusatore gli errori che ha commesso. E, se sarà costretto, combatterà. Qualcuno, nel caso tu ti opponessi per motivi sacrosanti, potrebbe addirittura sentirsi offeso nell'onore che non ha e decidere di non dartela vinta. A quel punto, tu che fai? >>
<< E' vero, Shinji >> incalza il Paparino, << tu che fai? In fondo la scelta è sempre maledettamente semplice: o lasci perdere o difendi il tuo punto di vista, o scappi o lotti. Cerchi una ragione? Beh, considera che non chi ha ragione vince, ma chi ha la forza e il coraggio di combattere. Non hai a che fare con gli Angeli, ma con persone, come te e me ... con persone >> si corregge, avendo valutato che il paragone non era del tutto appropriato << in carne e ossa che si feriscono e sanguinano >>.
<< Se sapessi di aver torto, io ... >> mi fermo prima di terminare un'affermazione che non posso difendere, considerata la mia non ancora datata attitudine a rifiutare le colpe.
<< ... Sono convinto che lo ammetteresti >> sembra venirmi incontro Furia Buia, << o almeno ci proveresti ... sperando, naturalmente, che tu lo faccia perché lo pensi davvero e non ... per altro. Ok, ti condedo di essere un cavaliere, ma in quel caso sarebbe solo una tua scelta che, come ogni scelta, comporta delle conseguenze, prima tra tutte la rinuncia a qualcosa. Il resto dell'umanità, invece, ha la possibilità e quindi il diritto di scegliere di fottersene della cavalleria >>.
<< Del resto, ognuno usa le armi di cui dispone >> riprende Musashi. << Anche nella tua Neo Tokyo 3 funzionava così. Le persone combattevano tra loro come potevano sfruttando il campo di battaglia all'interno del quale potevano agire. Cambiavano solo le forme. In un posto come questo, però, ci sono meno armi, il contesto è diverso ed è più difficile nascondere la propria debolezza. E' tutto più duro ma, in compenso, meno complicato >>.
<< Non che io voglia minimizzare il problema >> Orso deve aver trovato altre parole sotto qualche sasso, << ma hai a che fare con nemici che vogliono ucciderti, non citarti in tribunale o licenziarti. E se per te questo non è un motivo sufficiente per lottare, allora, trovane uno. Stabilisci cosa vuoi ottenere e ricordati che non hai mai avuto molta scelta. Da noi è meglio essere capaci di lottare, di uccidere se serve, e scegliere di non farlo piuttosto che ... ridursi a poter solo restare fermi aspettando una fine che non si desidera >>.
<< E' che mi fa male dover uccidere ancora. E' una sensazione orribile e non riesco a scrollarmela di dosso >> vomito un pezzo di verità, eppure non mi sento più leggero poiché dal cuore partono spasmi sempre più violenti per ricordarmi quanto grande e composto sia il boccone.
<< Purtroppo, ci vuole tempo per ... accettarlo >> sospira Musashi.
<< E noi non ne abbiamo >> tagliente e addololorata arriva la sentenza del Paparino. << Devi resistere >>.
<< Se può esserti d'aiuto >> mi dice Orso, << noi siamo qui con te e sappiamo bene cosa provi >>.
<< E' che ora tutto si è rovesciato >> parto con un altro conato. << Ho bisogno di una morale certa, di sapere che ci sono i buoni e i cattivi, ho bisogno di sapere che in ciò che ho fatto c'era qualcosa di giusto >>.
<< Che cosa vuoi, una dichiarazione d'intenti, un manuale di istruzioni, precise regole d'ingaggio? >> Furia Buia perde le staffe. << Anche se avessimo qualcosa di simile, non potrebbe mai soddisfarti. Volevano ucciderti e volevano uccidere noi. E avrebbero ucciso Sakura perché è nostra amica e Asuka perché non avrebbe mai tradito Kaji e Misato. Questa è la vita e, soprattutto questa, è la nostra vita. Mi dispiace, dovrai imparare a convivere con ciò che hai fatto, esattamente come stai imparando a convivere con quello che hai combinato come pilota. Siamo dall'altra parte, Shinji >> prosegue, arrabbiato e frustrato come se cercasse di impartire una lezione prima di tutto a se stesso. << Siamo fuori dalle mura, i confini sono labili e la morale è ribaltata. Davvero, Shinji, non abbiamo risposte, abbiamo solo le tue stesse domande e viviamo la tua stessa situazione, ma ormai ci siamo dentro e dobbiamo combattere e vincere ancora se vogliamo sopravvivere. Te l'ho detto, alla fine ci presenteranno il conto, oppure sarà la nostra anima a farlo. Quelli come noi compiono azioni ingiuste sperando di aver riposto fede in un fine buono e sapendo che un giorno saranno tentati di metterlo in discussione. Quelli come noi non partecipano alla festa, noi non danziamo con i giusti, noi restiamo a guardia dei confini affinché ... >>
<< ... I giusti abbiano ancora una casa >> completo la frase. << Non avete paura di perdervi? >>
<< Sempre >> confessa Musashi. << Per questo consideriamo il valore dei tuoi dilemmi che sono i nostri. Se sarai fortunato, scoprirai che, col tempo, le voci che ora ti angosciano si affievoliranno e a quel punto ti converrà sviluppare l'udito se non vuoi perderti del tutto >>.
<< Il senso di colpa che ora avverti >> dal volto di Orso, sempre refrattario a concedere l'ora d'aria alle emozioni, traspare una sincera simpatia per il fratellino che chiede aiuto, << ... anzi no, il senso di responsabilità che ora avverti, se riesci a controllarlo e a impedirgli di condizionarti troppo, può aiutarti a elaborare una sorta di regola morale. Potrebbe rallentarti, certo, ma ti ricorderà cosa è giusto per te, ti costringerà a essere lucido e consapevole delle tue azioni. E, insieme a un buon obiettivo, ti proteggerà dal caos >>.
<< Forse ... forse è così >> rispondo senza convinzione poiché le parole di Orso suonano piacevoli alle mie orecchie ma troppo generiche perché la mente possa tradurle in un preciso metodo di condotta.
<< L'importante è che tu non ti prenda per il culo, Shinji >> Furia Buia integra il ragionamento dell'armadio mentre punta dritto su di me. Chiudo gli occhi perché ho capito che sta per buttarmi giù dalla barca. << Nei momenti che contano, a differenza di quando hai salvato Ayanami o hai lasciato morire Soryu, non dovranno essere la tua paura o la tua sfiducia a guidarti. Sentirsi responsabili non serve a niente se non sei disposto a prendere una decisione >>.
<< Che ... che cosa intendi dire? >> ho riaperto gli occhi ma non ho il coraggio di guardarlo. Resisto alla tentazione di afferrare il manico del coltello e così ancorarmi a una sinistra boa di salvataggio, giacché uccidere Ronin è stato comunque il più orribile e al tempo stesso evidente atto di affermazione della mia voglia di vivere. Quel coltello mi ricorda che posso ancora lottare e che posso vincere e, proprio per questo, perdere e  morire.
Mi aspettavo una spinta, non di essere afferrato con violenza per il collo. Il Paparino mi solleva da terra e dopo aver spalancato e acceso il suo occhio sinistro, mi schiaccia contro il tronco di un albero. << Adesso, smettila di fare il buono >> ringhia imbestialito << e dicci la verità! >>
<< Ma io sto dicendo la verità >> rantolo mentre gli stringo il polso per indurlo a mollarmi. I miei occhi non si attivano, forse perché credo che non mi ucciderà o perché non voglio lottare contro il cacciatore.
<< Lo so che stai dicendo la verità >> ribatte senza curarsi delle mie condizioni, << ma non è questa la verità che vuoi confessare. Avanti! >>.
<< Ehi cosa credi di fare? >> urla Musashi che tenta di raggiungerci sgomitando per liberarsi dalla marcatura di Orso che dimostra, invece, di stare dalla parte del ciclope.. << Lasciami bestione! E tu smettila! Non è più un pivello, non puoi trattarlo così >>.
<< Shinji >> implora il Paparino, << buttalo fuori o ... non ce la faremo >>.
<< Non ti avrei vendicato >> riesco a sputare prima che la carenza di ossigeno spenga tutte le mie facoltà.
Furia Buia lascia che i miei piedi tocchino terra e ritira la mano guardandomi stupito.
Anche il Biondo smette di dimenarsi e Orso rinuncia a tenerlo.
<< Se ti avessero ucciso ... >> ansimo e tossisco massaggiandomi la gola << se ti avessero ucciso non sarei riuscito a vendicarti, avrei perso e sarei morto come quel ragazzo. Io non sono in gamba come voi. Io non sono riuscito a salvare Asuka, non sono neanche riuscito a vendicare la sua morte. Due sere fa sono stato solo fortunato. Non ha vinto il più forte >>.
<< Non esiste il più forte, Shinji >> il Paparino ci mette alcuni secondi prima di articolare la risposta, guarda i fratelli come se cercasse un suggerimento. << Non esiste. Un combattimento è un'alchimia unica di tanti, troppi fattori. Tu hai vinto perché hai saputo sfruttare le occasioni, gli errori dei tuoi avversari, perché eri preparato e hai affrontato la tua paura. Non ci sono cavalieri tra noi. Conta solo chi vince. E diteglielo anche voi! >> incita gli altri due cacciatori con ampi e scomposti gesti delle braccia.
<< E' ... è vero >> si scuote il Biondo. << Non c'è addestramento o potere o, che ne so?, che tenga. Puoi solo provare a vincere e confidare che andrà tutto bene. Non puoi permetterti di dubitare della vittoria >>.
<< Esatto, non puoi dubitare >> lo segue per inerzia il cacciatore con la barba, << proprio perché avrai già messo in conto che puoi perdere >>.
<< E' una questione di concentrazione e di determinazione >> continua il Paparino con un tono che giustifica il soprannome con cui lo conosciamo. << Poi, se va male, augurati di avere la possibilità di riscattarti. In quel caso, rimettiti in piedi e riprova. Del resto, siamo qui perché un giorno tu hai perso ... o vinto. Comunque, non credo sia necessario spiegarti che sbaglierai ancora >>.
<< E' proprio questo il fatto. Io ho perso tante volte e tante volte ho rinunciato anche a combattere >>.
<< Non sei perfetto, Shinji. Non lo è nessuno. Perdere è una delle due opzioni. E allora? Smettila di sentirti un buono a nulla! Tuo padre ti ha abbandonato perché era un vigliacco. Non è stata colpa tua. Chiudi con questa storia! Non inseguire lui perché non è nessuno, non è mai stato nessuno per definire chi sei. Cosa ti abbiamo insegnato? >>.
E' vero, però io provo a inseguire te. << Sai >> rispondo quasi senza voce, << grazie a voi ho potuto credere di non essere un inetto, ma poi ... >>
<< Hai sempre continuato a giudicarti un inetto; hai solo imparato a non ripetertelo troppo spesso >> mi interrompe il ciclope. << Anche noi abbiamo dubbi e siamo spaventati perché sappiamo di poter perdere. Credi davvero che l'unica scelta al mondo sia tra l'essere infallibili per definizione da un lato e perenni stronzi incapaci dall'altro? La vittoria esiste perché esiste la possibilità della sconfitta. Per paura di perdere vuoi rinunciare a lottare? D'accordo, qui ci giochiamo niente meno che la vita, ma con le dovute proporzioni è sempre questa domanda che devi porti. E non conta cosa diciamo noi, ma ciò che decidi tu. Vuoi rimanere a piangere in un angolo? >>
Un violento brivido elettrifica la spina dorsale portando con sé il ricordo di quel misero, desolante, spezzone di vita passata che avevo inavvertitamente riportato alla coscienza soltanto poche ora fa. Guardo i tre cacciatori e l'umana fragilità che ho riconosciuto più volte in loro e che più volte ho trascurato perché ingannato dal riflesso della mia immagine.
<< E se il giorno della fine non arrivasse? >> riprende il cacciatore. << Ti resterebbero solo rimpianti, quelli che ti porti sulle spalle da quando sei tornato. Non ti sei stancato di tenere la schiena sempre curva a causa del loro peso? >>
<< Che cosa posso fare? >>
Furia Buia chiude nuovamente la distanza ma non avverto l'imminenza di un altro attacco. << Fa' un ultimo passo >> dice << fino al cuore del problema. Che cosa ti fa star male adesso? Che cosa non hai coraggio di dire? >>
Appoggio la testa al petto del Paparino. << Ho paura di morire! Ho paura di morire! Ho paura di morire! >> ripeto in lacrime. << Mi dispiace, pensavo di essere più coraggioso >>. Mi risulta odioso ammettere da cacciatore questa scomoda verità e ancora più urticamente dover confessare a me stesso che la mia opposizione era solo un patetico tentativo di truccare  l'egoistica paura di vedere la mia vita strappata via.
<< Questione morale, paura del fallimento e, infine, paura della morte >> riassume il Paparino che dal tono sembra in procinto di scoppiare a ridere. << Voi che ne pensate, ragazzi? >> chiede, restando immobile, permettendo così alla mia fronte di riposare ancora un po'.
Musashi non si controlla e si esibisce in una risata chiassosa. << Non preoccuparti, Shinji >> mi dice. << Questi tre demoni torneranno spesso a turbare il tuo sonno e anche la veglia e non sempre in quest'ordine. Ed io che pensavo ci avresti fatto scoprire il quarto demone >>.
<< Guarda che anche noi >> sfotte Orso con maggior contegno << ce la stiamo facendo sotto. Gli stronzi che non temono la morte o sono pazzi o stupidi oppure li trovi nei film >>.
<< Anche tu hai paura di morire, Paparino? >> chiedo.
<< Da morire >> sghignazza facendomi il verso << Ho tanto da perdere adesso >> continua posando una mano sulla mia schiena e battendo un paio di volte per invitarmi a rimettermi dritto. << Non possiamo fare molto per aiutarti ad affrontare la tua paura >> continua quando finalmente può guardarmi negli occhi. << Possiamo solo dirti ancora una volta che la condividiamo con te, così come il timore che falliremo, che tutto questo non serva a niente; soprattutto, conosciamo bene quel fastidioso senso di sporco che nessun bagno potrà mai lavare. Anche prima temevi la morte >>.
<< Solo che non ho più la mia stanza >> gli dico ripensando alla camera da letto nell'appartamento della signorina Misato, quella in cui mi chiudevo per spegnere più facilmente il cervello.
<< E non ne troverai altre, perché adesso hai visto tu stesso come si spegne un uomo, hai visto come si svuota per mano tua e ora puoi dire di sapere come ... potrebbe essere la tua morte. Hai capito che c'è un abisso tra cacciatori e piloti, vero? >>
Annuisco con gli occhi gonfi e la faccia imbronciata e rossa mentre l'energia venefica di quei nodi scoperti, finalmente sciolti, si disperde velocemente nel terreno. 
<< Non rifiutare la tua paura >> mi spiega Furia Buia. << Accettala e ruba la sua forza! Se hai difficoltà, allora pensa solo a resistere. Ricordi >> sorridendo << gli esercizi che ti costringevo ad eseguire quando ti stavi allenando per fare a pugni con quel mostriciattolo? >>[5]
 
***
 
<< Voglio che tu accetti l'idea della tua morte >>.
<< Pensi che non riuscirò a vincere? >>
<< No, voglio solo che accetti l'idea della tua morte. Così, quando dovrai affrontarla, il peso della sua presenza non ti bloccherà, né ti farà perdere la lucidità ... Tra te e la morte c'è solo la tua carne e il tuo sangue. La carne che ti farà male in modo insopportabile e il sangue che uscirà dalle tue ferite. Non è assolutamente detto che, nonostante l'addestramento, tu possa farcela. E anche se questa volta riuscissi a vincere, rischierai la vita ancora e ancora >>.
<< Quindi, dovrei rassegnarmi all'idea di morire? >>
<< No, ma accettando l'idea che un giorno morirai, la tua mente non sarà scossa dalla paura e potrai trovare, ammesso che ci sia, una soluzione per cavartela anche quando nessuno, al posto tuo, riuscirebbe a vedere una via d'uscita ... Quello che accadrà dopo dipenderà anche da te Ma non potrai concentrarti sul tuo nemico se davanti a te vedrai solo la tua fine. Devi concentrarti sull'istante che vivi >>.

 
***
 
Durante il combattimento, prima di essere steso, mi era capitato di vedere la morte caricare a testa bassa. In quel frangente con una mano stavo stringendo la corda del ring e cercavo di scacciare lo stordimento. << Proprio perché mi sono allenato a guardarla in faccia >> ripeto davanti a loro le parole che dissi a me stesso << so che non devo accettare rassegnato la mia fine, perché la mia fantasia è a terra; io ancora no[6] >>.
<< Se questo può aiutarti, ok >> commenta perplesso il Biondo.
<< Si ma, come me ne esco adesso visto che tra poco avremo chissà quante ragioni per spaventarci? >>
<< Uffa >> soffia Orso. << Non ricordi proprio niente. Ci vuole un buon motivo per vivere e morire. Eppure te lo sto ripetendo da quando abbiamo iniziato a svezzarti >>.
<< Pensa alle tette di Asuka >> si allinea Musashi che non sembra, però, in vena di scherzare; anzi, direi che sta volutamente suggerendo una soluzione la cui utilità è stata già confermata dall'esperienza.
<< Ho trovato tanti buoni motivi, oltre al seno di Shikinami ... >>
<< Forse, in questo momento te ne servono altri >> azzarda Furia Buia.
<< O forse >> interviene l'armadio << devi solo riconsiderarli con il cuore che hai adesso. E' o non è una questione di punti di vista? >>
<< Ti ha rubato la battuta, Paparino >> Musashi spara la sua frecciata al fratello.
<< E anche alla grande >> incassa il colpo il ciclope. << C'è altro, Shinji? >>
Mi asciugo la faccia con la manica della maglia. << No >>.
<< Bene! >> sospira Furia Buia. << Allora ... vediamo se anche stavolta ne facciamo una giusta. Orso, sta' vicino a Shinji, per favore. Io e Musashi vi precederemo di qualche metro >>.
<< No, vengo io con te >> si oppone il cacciatore con la barba.
<< Che ti prende? >> chiede Musashi.
<< Il vecchio è morto e non mi piace sapervi troppo vicini. Gli estrogeni che avete in corpo potrebbero farvi impazzire un'altra volta >>.
 
 
*****
 
 
Quando raggiungiamo il rifugio è già pomeriggio inoltrato e, poiché ogni secondo di luce va sfruttato, siamo costretti a snobbare la batcaverna.
Svaligiamo, invece, la seconda capanna, quella che contiene l'esplosivo tesoro della corona e altri valori utili per la guerra e per il mercato. In ossequio alla nuova composizione delle coppie imposta da Orso, io e Musashi ci occupiamo di portare le scorte di lcl e le munizioni in eccesso al sicuro nella grotta che ci aveva fatto conoscere il vecchio; Il Paparino e l'armadio provvedono, invece, a piazzare tutte le mine e le trappole artigianali ancora in dotazione lungo il viale principale di accesso al luogo, già in passato oggetto di particolari lavori.
L'obiettivo è quello di guadagnare altri metri per impedire a qualche cecchino di posizionarsi e farci fuori con soli quattro colpi. I sensi di Furia Buia e i miei hanno una portata senz'altro straordinaria ma, come ha, purtroppo, dimostrato l'esperienza, non sono sufficienti.
Per facilitare il trasporto, il Biondo ha unito due robuste stuoie in vimini e distrutto tre piccoli carretti di legno per usarne la base, in quanto il terreno, sebbene all'apparenza uniforme, non è adatto alle ruote.
 
<< Forse ci tornerà utile come barella >> ride Musashi mentre testiamo la tenuta della sua invenzione portando il primo carico.
<< Spero di no >> rispondo affannato.
<< Beh, è chiaro che la useremmo solo per i feriti. I morti li seppelliamo vicino al vecchio >>.
<< Ti pare il caso di scherzare in questo modo? >>
<< Il fatto che sia spiacevole da dire non significa che non sia vero. Prima o poi moriremo e le probabilità non giocano a nostro favore >>.
<< Questo lo capisco ... ma come fa a divertirti la prospettiva della tua fine? >>
<< E che dovrei fare? Quando arriverà il momento di proteggere la pellaccia sarò concentrato, ma adesso mi va di scherzare >>.
<< Pensi di poter esorcizzare la morte facendo il buffone? >> provo timidamente ad adattarmi al suo umore nella speranza di trovare un antidoto alla paura che non ne vuole sapere di mollare il colpo e mi impedisce di apprezzare i colori accesi di un  cielo azzurro completamente sgombro.
<< Magari fosse così facile >> s'intristisce. << No, è solo il mio modo di affrontare la paura ... E poi, se proprio devo perdere la vita, allora preferisco gustarmela fino all'ultimo e apprezzarne il lato positivo >>.
<< Come ci riesci? >>
<< E' semplice >> Musashi mi guarda dispiaciuto come non l'avevo mai visto. << Basta fare finta che esista un lato positivo e col tempo ti convincerai che è così. Io mi sono abituato a ridere a differenza di quegli altri due >>.
<< Quindi, scherzi ... a fiducia? >>
<< Non proprio o non sempre. Il fatto è che do la caccia a tutto ciò che può proteggermi ... >> soffia l'aria con violenza, ma non per lo sforzo. << Ognuno si difende come può >>.
<< Decomprimi in questo modo >> traduco il concetto usando le stesse parole che aveva pronunciato quando mandai al tappeto il cucciolo di drago.
<< Non si tratta solo di decomprimere >> mi spiega. << E' più che altro un abito mentale; forse sarebbe più appropriato parlare di corazza. Ne ho viste troppe e, se davvero esiste quell'altra vita di cui tu e il Paparino parlate, devo averne viste ancora di più. Io non rido mai, Shinji, io non riesco a ridere. Per questo mi piace farlo, perché di tanto in tanto mi capita, ascoltando le mie battute, di dimenticare che la mia vita non mi piace. E allora tutto sembra meno brutto. Insomma, ho trovato il mio modo per capire che la realtà è prima di tutto un punto di vista e devo dire che qualche volte sono rimasto sorpreso >>.
<< Da cosa? >>
<< Dalla constatazione che anche quelli come noi possono vedere la bellezza, se si convincono di avere occhi buoni per vederla >>.
<< Tu perché combatti? >>
<< Io? >> Musashi scruta il terreno davanti per sincerarsi che stiamo seguendo l'invisibile e stretto sentiero sicuro. << Io non ho un reale motivo per combattere >>.
<< Come? >> mi lascio sfuggire, non so se incredulo o infastidito, considerato che sto disperatamente cercando di recuperare e sommare tutte le buone ragioni che mi hanno permesso di arrivare fin qui.
<< Non fraintendere. Non ho un vero motivo come puoi averlo tu. A dire il vero portare equilibrio in questo mondo non mi dice niente, così come, credo, anche agli altri >>.
<< Abbiamo pochi dati >> commento come avrebbe fatto Furia Buia.
<< Si, ma al di là di questo, io non ho pretese. Mi piacerebbe che tutto questo casino finisse, così potrei prendermi la mia gattina o un'altra donna, qualora Mari avesse altri programmi, e cercare di godermi qualche anno in totale tranquillità >>.
<< Vuoi mettere su famiglia? >>
<< Scherzi!? >> sbotta di nuovo sorridente. << Mi ci vedi incatenato a moglie e figli? Sono uno spirito troppo libero. Mi accontenterei di un po' di pace per divertirmi finché ne avrò la forza. Poi ... penserò a qualcos'altro >>.
<< E allora perché adesso sei qui? >>
<< Perché voi siete qui e non vorrei stare con nessun altro. Ci tengo alla mia vita e puoi star certo che la difenderò, non ho bisogno di cercare una ragione per farlo. E difenderò anche la vostra. Insomma ... >> arrossisce, << vi voglio bene. Chissà, potremmo invecchiare insieme mentre ... ci costruiamo il nostro harem >>.
<< Io Asuka non te la cedo >> sorrido amaro.
Le motivazioni terrene del mio fratello da copertina, al pari delle fantasie di Orso, sono così semplici da sfuggire ad ogni giudizio critico. Il problema è che neanche il suo sogno mi appartiene del tutto e l'immedesimazione non aiuta a cacciare un antipatico senso di incompiuto. No, per me non può essere così semplice, anche se probabilmente il traguardo è identico, anche se il mio passato non aveva bisogno di scomodare grandi categorie per infarcire di significato le sue azioni.
Per me non ci sarà pace!
 << Ricorda che hai giurato! >> mi coglie di sorpresa. << Quando avrai dubbi, quando niente avrà più senso per te, ricorda che hai giurato >>.
<< Mi proteggerà dal caos >>.
<< Esatto >>.
 
 
<< Ora la parte più spiacevole. Portiamo la ... macchina in zona di lancio >> Furia Buia non ce la fa a celare il disagio che gli provoca l'idea di dover sacrificare l'amata e mai guidata testarossa.
Dobbiamo spingerla fino al limitare della salita che affaccia, oltre le due baracche, quasi a strapiombo su una vasta e in parte paludosa piana che degrada fino a cadere nel lago. Smottamenti naturali o prodotti artificialmente hanno reso quella via di accesso disagevole ma non del tutto impraticabile e, poiché è la più vicina al centro della nostra zona, conviene concentrarvi la maggior potenza di fuoco. << Togliamo un po' di esplosivo >> prosegue il Paparino e i muscoli della mascella si contraggono producendo un sinistro rumore.
<< Ho capito >> sospira Musashi. << Me la vedo io >>.
<< Shinji >> tuona il ciclope, << prendi i due mortai e piazzali vicino al burrone. Occhio alla distanza, altrimenti ce li fanno fuori in un colpo solo >>.
I pezzi erano maneggevoli e li ho già sistemati quando Orso e Furia Buia, dimezzato il carico letale della vettura, iniziano a spingerla lungo la salita.
 
<< Shinji, al momento opportuno ... >> il Paparino stringe i denti per lo sforzo, << Orso e Musashi faranno precipitare la Ferrari. Io e ... te useremo gli at field per proteggerci dall'esplosione >>.
<< Che peccato! >> ansimo mentre, in mezzo ai due cacciatori, cerco di facilitarne il lavoro.
<< Hai avuto la tua occasione >> mi punge Furia Buia. << Non lamentarti >>.
<< Non fate finta di spingere, mammolette >> ci riprende, meno affaticato, l'omone.
<< Vorrei avere la tua forza >> gli dico.
<< A ognuno la sua maledizione >>.
 
Musashi sistema le cariche lungo la circonferenza ideale che passa per le due baracche; sotterra la maggior parte e nasconde le altre sotto un velo sottile di fango e fogliame.
<< Che ti prende, Shinji? >> domanda il Paparino, non appena raggiungiamo il centro del cerchio immaginario, notando che da qualche metro mi stavo guardando intorno.
<< Non ricordo più dove abbiamo seppellito il vecchio >> rispondo. << Avremmo dovuto lasciare un segno >>.
<< Perché? Tanto, se tutto va bene, questo posto non ci sarà più >>.
<< Ci vuole lo stesso qualcosa ... >> provo a contestare.
<< Qualcosa come una lapide, una croce, una statua votiva? A che servirebbe? Sottoterra ci sono le sue spoglie, nient'altro >> replica, apatico, il cacciatore.
<< Ma serve a noi per ricordare >>.
<< E noi lo ricorderemo finché saremo vivi >> Furia Buia sembra non comprendere la causa del mio disagio.
<< Così ci siamo solo sbarazzati di lui >> replico sempre più irritato ricordando la risposta che mi diede Gendo davanti all'anonimo palo numerato che indicava la tomba vuota di mia madre. << Anche mio padre ... anche Gendo la pensava così >>.
Furia Buia non si scompone e incassa il neanche tanto implicito accostamento con il comandante della Nerv. << Non ci siamo sbarazzati di niente, Shinji. I suoi vestiti li ha Mami, il suo coltello ti ha servito nel momento più difficile. Non c'era altro >>.
<< Gendo non mi ha lasciato neanche una foto di mia madre >>.
<< E adesso sai perché >> mi riprende con pazienza. << Quanto al vecchio, noi non abbiamo una sua foto >>.
<< Allora dovremmo farci noi una foto >> sbotto.
<< Perché un giorno tu possa portarci come santini nel tuo portafogli? No grazie >> cerca di sdrammatizzare Orso che, dopo una pausa, ammette sovrappensiero: << in effetti, non sarebbe ... del tutto una cattiva idea scattare una foto di famiglia >>.
<< Mentre cerchi una macchina fotografica, io aiuto Musashi a collegare gli esplosivi >> lo liquida il Paparino. << Sta' tranquillo, Orso. Ci uccideremo un'altra volta. Tu e Shinji, intanto, occupatevi dei lati. Non vorrei che tra gli scagnozzi di Kuchinawa ci fosse qualche scalatore >>.
<< Posso riposare un minuto? >> domando tenendomi, dolorante, la schiena con entrambe le mani. Oltre allo sforzo, gli effetti della carenza di sonno e della dieta forzata iniziano a farsi sentire.
<< E dillo che non hai mangiato niente >> insiste l'omone.
<< Ho ... ho mangiato poco >> mento. << Il mio problema è che da tre giorni non faccio altro che vomitare >>.
<< Ti riposerai dopo aver aiutato Orso >> il Paparino delude le mie speranze di concedere almeno un po' di pace al fisico. << Lavorando eviterai di pensare troppo e il tuo cervello è piuttosto pericoloso quando lo lasci libero di cavalcare per le praterie sterminate della tua testa vuota >>.
<< Si, d'accordo >> mi arrendo.
 
 
<< Avremmo dovuto rubare un po' di benzina a Kaji >> mugugna Orso.
<< L'olio mi sembra una buona soluzione >> rispondo.
Una delle due pareti che delimitano il promontorio su cui ci troviamo è stata abbondantemente innaffiata con olio da cucina, per motore, soluzioni industriali e qualunque altro liquido in nostro possesso idoneo a rendere le rocce tanto scivolose da annichilire ogni tentativo di arrampicata furtiva.
<< Non ne abbiamo abbastanza >> considera il cacciatore << e ci è rimasto ancora l'altro lato da coprire. Se avessimo avuto della benzina sarebbe bastato un fiammifero per fottere quei bastardi >>.
<< E' orribile! >> reagisco nauseato dal solo pensiero che potrebbe capitarmi di assistere ad uno spettacolo del genere.
<< Non temere >> Orso accompagna alle parole una fraterna pacca sulla nuca. << In certi momenti la morale è sospesa. Quando ci attaccheranno, non vedrai degli uomini, non guarderai i loro volti né ti chiederai quali siano i loro nomi. Vedrai, invece, tante creature anonime che vogliono ucciderti. E quando saranno abbastanza vicini da poterne distinguere le fattezze, probabilmente non te ne fregherà più niente perché riconoscerai solo la faccia della morte. Se sopravviviamo >> continua strizzando l'occhio, << ti prometto che cercheremo un bravo psicologo >>.
<< Allora, considerato che non abbiamo benzina, che facciamo? >> riprendo il tema iniziale per sfuggire alla piega che ha preso il discorso.
<< Proviamo con la vernice >> Orso si accende e sorride trionfante come se fosse sul punto di esclamare eureka. << Se siamo fortunati, troveremo qualche barattolo che contiene solventi infiammabili >>.
<< Sei proprio sicuro che funzioni? >> chiedo perplesso.
<< Per niente >> ammette uccidendo il sorriso. << Ma non mi viene in mente altro e poi non credo che ci capiterà di ridipingere questi due ruderi >> indicando i casolari in legno. << Che ne pensi? >>
<< Che cosa devo pensare? Tentiamo >>.
 
<< Orso, posso farti una domanda? >> provo a intervistarlo, come ho fatto con il Biondo,  mentre ci avviciniamo al magazzino.
<< Che vuoi sapere? >>
<< Tu per cosa combatteresti oggi? >>
<< Non ti è ancora passata, eh? >>. Orso mi osserva attentamente e, dopo averci pensato, risponde: << a essere onesti non te lo so dire. Probabilmente, non saprei neanche spiegarti perché siamo finiti in questo casino. Eppure eravamo consapevoli che sarebbe successo. Forse a un certo punto abbiamo solo scelto da che parte stare e ora dobbiamo affrontare le conseguenze delle nostre decisioni >>.
<< Ma sei tu che mi hai detto sin dall'inizio che è necessario trovare una buona ragione per vivere e morire >>.
<< E te lo confermo. Solo che adesso non trovo nessun grande ideale che mi faccia sentire pronto a impersonare l'eroe o il martire >>.
<< E se evitassimo di scomodare i grandi ideali? >>
<< In quel caso, innanzitutto, combatterei per salvare la pelle e proteggere la vostra. Oggi mi accontento di questo >>.
<< Ti penti mai di aver scelto di seguire questa strada? >>
<< No, anche perché avremmo potuto cambiare il corso degli eventi in tante occasioni e, se non l'abbiamo fatto, ciò non è stato a causa dell'attaccamento a un astratto concetto di coerenza. Ci siamo trovati in circostanze che ci hanno imposto di prendere una posizione e noi l'abbiamo presa. L'esigenza di decidere nasce quando si presenta la possibilità della scelta >>.
<< Non pensi mai a una vita diversa? >>
<< La sogno, questo tu lo sai, ma non ci penso troppo. Mi infastidicsce, invece, che non conosco la mia, la nostra storia; altrimenti, forse risponderei meglio alle tue domande. Tuttavia, non mi pare il caso di spremersi troppo le meningi >>.
<< Perché? >>
<< Perché, se il presente affonda le sue radici nel passato, che razza di vita abbiamo avuto? Che cosa abbiamo fatto per trovarci qui? >>
<< Forse è solo una questione di fortuna >>.
<< Chissà ... >> riflette il cacciatore con la barba. << A proposito, quando avremo finito, ricordami di nascondere nella grotta del vecchio il mio secondo romanzo rosa preferito visto che al primo gli hai fatto fare un bagno di troppo >>.
<< Scusami >> simulando un inchino. << Senti, mi spieghi perché ti piace quella roba? >>
<< Perché non devo rifletterci. Quando vivi come noi pensare troppo è davvero rischioso. In qualche modo devi proteggerti dallo sporco o finirai per impazzire >>.
Orso ha imparato non a spegnere il sistema, perché lui non fugge; ha imparato, invece, a rallentare il flusso di pensieri ed emozioni per non essere travolto, per rifugiarsi in tempo nella piccola isola interiore che si è creato e trovare così la giusta distanza dalla realtà.  
Non lo biasimo, ma non posso seguire neanche la sua via, perché io la trasformerei in un più sottile pretesto per fuggire. Devo ricordarmi che ho giurato.
Cazzo, neanche così avrò pace!
 
 
Le cariche sono state sistemate e ora Paparino e il Biondo discutono per stabilire quale convenga far esplodere affinché l'intero spuntone di altipiano salti per aria.
<< E' l'ultimo colpo >> mi spiega Furia Buia. << Per quando non ne avremo altri da sparare >>.
<< Sperando di essere ancora vivi >> aggiunge Musashi.
<< Non sarebbe meglio decidere prima dove sarà opportuno trovarsi quando farete scoppiare questa gigantesca casamatta? >> Orso pone la domanda che avevo in mente.
<< Direi all'incirca lì >> il ciclope indica un punto a una decina di metri dall'asse delle baracche in direzione della discesa.
<< Mi sembra un po' poco >> valuto ad alta voce.
<< Vi coprirò io >> ci rassicura Furia Buia. << E, se fossi già morto, dovrà pensarci tu, Shinji >>.
<< Io? >> gracchio mentre indietreggio di un paio di passi toccandomi il petto per accertarmi anche della mia identità.
<< Non posso pensarci io >> mi fa Musashi.
<< Si, tu >> insiste il Paparino puntandomi contro l'indice. << Comunque, non pensarci troppo. Se ci muoviamo bene, potremmo anche non dover ricorrere a una soluzione così ... estrema >>. Mi mette le mani sulle spalle e, curvandosi di poco per portare la testa al livello della mia, riprende a parlarmi: << allora, Shinj, non ci siamo mai trovati in una situazione simile, quindi la sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di adattamento e dalla rapidità con cui sapremo prendere decisioni >>.
Mai che tu prenda una decisione, mi afferrano le parole della signorina Misato.
<< Tu hai già deciso tante volte, Shinji >> Furia Buia scaccia i fantasmi. << Altrimenti non saresti qui. Perciò, qualunque cosa tu pensi di te, di ciò che sei stato o che hai fatto, mettila in frigo. Riprenderai a ragionarci quando sarà tutto finito. Per prima cosa >> drizzandosi per guardarci tutti << abbiamo il vantaggio di doverci concentrare solo su due lati. La via principale è protetta da così tante trappole che ho paura di non ricordarmi dove sono piazzate. Quando inizieremo a sentire le esplosioni, potremo valutare la distanza del nemico. Presteremo, pertanto, maggiore attenzione all'altro lato, almeno nelle prime fasi. Shinji, finché sarà possibile ci alterneremo: se io scaglio un muro di at field, tu modelli il tuo sui nostri corpi per difenderci da qualche cecchino fortunato; poi toccherà a te. Non sanno >> continua estraendo il coltello per immettere altra benzina nel serbatoio della fiducia << dei tuoi poteri >> inizia a giocherellare nervosamente con l'arma. << Quindi, penseranno che tutto il lavoro lo stia facendo io e attaccheranno convinti che le mie batterie si esauriranno presto. Questo ci permetterà di tenerli a distanza e di decimarli. Tutto chiaro fino ad ora? >>
<< Io ... io non sono >> devo confessare << ancora molto bravo a modulare l'at field con tanta precisione >>.
<< Allora dovrai diventarlo >>. Le parole di Orso mi tagliano come se fossi di burro.
<< E' proprio così >> osserva il Paparino. << Non appena, saranno più vicini, inizieremo a spostarci verso ... il nostro punto zero. Cerchiamo di rimanere in formazione e di coprire tutti i lati. Io e te continueremo ad agire come ti ho detto anche per dare la possibilità a Orso e Musashi di regolarsi di conseguenza. Dopo ... >> prende un profondo respiro << dopo saremo soli e dovremo almeno provare a non pestarci troppo i piedi >>.
<< Come faccio ad adattarmi a voi? Io a malapena sono riuscito a starvi dietro quando dovevo preoccuparmi soltanto di difendervi da una distanza di sicurezza >>.
<< Lo saprai soltanto in quel momento >> Musashi cerca di farmi capire che non c'è risposta al mio interrogativo.
<< Shinji, non avrai neanche il tempo di ragionare; perciò cerca di fidarti dell'istinto. Accetta ora che potrai sbagliare perché non c'è un manuale d'istruzioni neanche per quello che stiamo per vivere >>.
<< Grazie >> riesco a bisbigliare rivolgendomi a tutt'e tre.
<< Però, vedi di non sbagliare >> Il Paparino mi tira uno schiaffo in testa.
<< Ma ... >>
<< Non intenderlo come un messaggio contraddittorio >> Orso anticipa le mie rimostranze e intanto mi schiaffeggia una spalla.
<< Il fatto è che, se non possiamo sbagliare noi, non puoi farlo neanche tu >> precisa Musashi colpendomi l'altra spalla.
<< Come fanno a gestire questo stress? >> mi chiedo.
<< Bene >> dice Furia Buia dopo aver incamerato una grossa scorta d'aria. << Credo che possiamo prepararci e poi dritti alla batcaverna >>.
<< Aspetta! Prima dobbiamo propiziarci i favori della dea Fortuna >> sale in cattedra Musashi che parla a Furia Buia ma ce l'ha chiaramente con me.
<< E come? >> sollecito la risposta, pur sapendo che non mi piacerà.
<< Vai a vomitare! Insomma, ha portato bene due volte a te e, siccome siamo ancora vivi, anche a noi >>.
<< Ma se non sto facendo altro >> contesto.
<< E' vero >> ribatte Orso, << ma l'hai fatto solo per te stesso. Ora serve un sacrificio in onore della nostra protettrice >>.
<< Io ... >> credo che mi stiate prendendo per il culo.
<< Pensa a ciò che ti aspetta >> insiste il Biondo maledettamente teso in volto. << Anzi, proprio perché sicuramente non hai mangiato niente e la tua offerta di saliva e succhi gastrici potrebbe essere scambiata per un insulto, ti aiuterò io. Tu che fai Orso? >>
<< Io ho mangiato >> dice l'armadio e anche lui parla sul serio. << La mia offerta sarà più gradita >>.
<< Superstiziosi! >> sbotta disgustato Furia Buia. << Comunque, andate. Io vi aspetto qui >>.
<< Superstiziosi! >> gli fa il verso l'omone. << Parli così perché non vuoi che Shinji scopra che sei nervoso >>.
<< No, ha paura che Shinji scopra che neanche lui ha mangiato >> lo corregge Musashi.
<< Non rompetemi le palle e cercate di sbrigarvi! >> si infuria il ciclope.
 
Questi mesi d'intimità forzata con i miei tre squilibrati preferiti, unita alla totale mancanza di confort, hanno ridefinito in me il concetto di privacy ma, soprattutto, hanno spazzato via il senso del pudore alimentato dalle passate consuetudini di una vita civile. Ho condiviso ben altro con loro, ho vomitato più volte in presenza di Furia Buia, di Orso e Musashi e non necessariamente per propiziare, sia pur involontariamente, una vittoria. Eppure non posso non considerare che << è disgustoso >>.
<< Chi cazzo me l'ha fatta fare >> impreca il Paparino prima di cedere a un altro conato.
<< Dovevamo farlo ciascuno per conto proprio >> grugnisce Musashi che con una mano tiene la pancia e con l'altra prova a salvare i capelli.
Ha ragione. Se ci fossimo imposti di offrire singolarmente e in privato il sacrificio in onore della dea, a quest'ora avremmo già finito; e, invece, uno al fianco dell'altro, ci scambiamo la nausea e il riflesso del vomito come quattro ragazzi che hanno esagerato con i bagordi.
La loro compagnia deve aver modificato anche il mio senso del bello, poiché questo schifoso momento riesce a donarmi, non pace, ma un po' di tregua da me stesso che sono di nuovo tutt'uno con questa famiglia nel destino e nella fifa.
Eh si, anche gli eroi a cui mi ispiro hanno paura. Me l'avevano detto, ma pensavo che cercassero soltanto di farmi sentire meglio.
Per l'ennesima volta si sono sforzati di reprimere le legittime istanze del cuore con l'obiettivo di darmi il buon esempio costringermi a camminare e a vivere questo momento, nel frattempo dividendosi un po' del mio fardello in modo che il mio viaggio risultasse meno opprimente.
Non mi va, però, di giudicarmi e darmi addosso chiamandomi vigliacco ed egoista, perché devo essere sincero: non potrei farcela da solo. Non è giusto, ma semplicemente è così. In futuro, semmai riuscissi a sopravvivere, potrei non avere accanto nessuno che mi aiuti a rialzarmi, ma oggi ho questa fortuna; perciò mi riesce facile affermare che, a conti fatti, non vorrei trovarmi da nessun'altra parte. Se mi chiedessero di scegliere, allora sceglierei di restare qui a sputare la tensione nel corso del rituale collettivo più armonioso e antiestetico a cui abbiamo mai partecipato.
Resta però un punto da chiarire: perché combatto? Dio che nausea!  
 
 
*****
 
 
Prima di scendere nel nostro salotto buono abbiamo ultimato i preparativi per la battaglia rastrellando tutte le armi, soprattutto quelle da sparo, e le munizioni. Alcune le abbiamo piazzate all'esterno in punti strategici individuati tenendo conto degli step che i tre cacciatoi hanno già pianificato e che, qualora i fatti confermassero le loro previsioni, detteranno la strategia da adottare durante la progressiva ritirata fino al punto di non ritorno.
Sarà Musashi a scegliere quale carica far esplodere per cancellare questo quarto di collina dalla mappa.
L'operazione è stata più lunga del previsto, ma eravamo così sfibrati e storditi che non avremmo visto un cannone neanche se ci avessimo sbatutto contro.
Furia Buia sembra un bandito messicano senza sombrero; indossa a tracolla due cinturoni con annesse pistole a tamburo adagiate poco sotto i pettorali, mentre due semi automatiche, bloccate dai pantaloni, puntano minacciosamente sulle chiappe. Per sua fortuna, Musashi sa entrare in un tale stato di sintonia con le armi da fuoco che, nonostante un insorgere di delirio da disidratazione, ha fatto in tempo a inserire la sicura prima che il Paparino si ferisse da solo.
Il Biondo ha fatto incetta di fucili e ora riempie di pallottole le tasche del giaccone, e dei jeans; un paio di scatole sono state già malamente stipate dentro la camicia e ora lo fanno sembrare un taccheggiatore più che soldato. Estrae le pistole dalle fondine del suo cinturone e le poggia a terra. << Mi spiace, piccole, ma oggi userò le vostre sorelle >>.
<< Adesso ti metti a parlare con le armi? >> chiede Orso con aria seccata. << Tu non sei normale >>.
Musashi finge di non sentire e, piegandosi verso le due sei colpi che aveva sfrattato, bisbiglia: << non dategli retta. Lui non può capire >>.
Orso, invece, si accontenta di un fucile e dei suoi revolver d'ordinanza. << Se ce la fate >> si rivolge a me e al Paparino, << mettetemi un bel giubbotto antiproiettili e ve li ammazzo con questi >> indicando fiero i suoi pugni.
<< Almeno questa volta, toglierai le ragnatele al tuo portafortuna? >> gli chiede il Biondo.
<< La mia cucciola vedrà il sole ... la luna >> si corregge, << ma preferisco che la tenga il Paparino. Lui è più bravo di me ad affettare >>.
<< La sua cucciola è una spada che non ha mai usato >> mi svela Furia Buia dopo aver vuotato d'un fiato una bottiglia d'acqua. << Tra poco la vedrai >>.
<< E le ... sorelle di cui parlava Musashi >>.
<< Vedrai anche quelle >>.
<< Quindi, siete tutti specializzati. Musashi è bravo con le armi da fuoco, Orso con i pugni e tu con i coltelli >>.
<< No, con i coltelli sono solo più bravo di loro. Diciamo che me la cavo bene in tutti i fondamentali, ma non eccello in nessuno. La mia specialità è la creazione di at field >>.
<< E adesso non è più soltanto tua >> Musashi gli assesta una vigorosa manata tra le scapole.
<< Ricordati che ti ho battuto >> ringhia il Paparino.
<< Voglio la rivincita >> scherza Musashi prima che Orso ponga fine alla scenetta allontanando i due cacciatori con due spintoni.
 
<< Vieni con me! >> mi dice Orso appena entriamo nella casa diroccata. << Ti insegno il codice per accedere alla nostra stanza dei piaceri >>.
<< Salterà in aria. A che serve? >> gli faccio notare.
<< Proprio per questo >> risponde. << Così potrò dire di averti tramandato il segreto. Toccava a me farlo >>.
<< Come vuoi >> dico grattandomi confuso la testa.
Mentre tocca la cornice del quadro appeso alla parete, alla ricerca del bottone che farà apparire poco più in là una tasteria digitare su cui comporre il codice, mi distraggo contemplando il soggetto che la scorsa volta non avevo notato. L'opera è dominata quasi per intero da un mare che si svela rosso al chiarore di una luna imponente come la nostra. Più in basso noto un lembo di spiaggia in cui la sabbia dà sul grigio, a causa dell'ora, e sul ruggine. Ai lati, tratteggiati solo in parte forse per dare l'impressione della profondità, vi sono scheletri di palazzi di cemento armato e detriti difficilmente definibili che mi ricordano la zona proibita, quella incubata nella barriera dimensionale da cui mi strappò Asuka. Non riconosco nessun particolare, ma penso che, se un posto così esiste veramente, forse l'autore ha voluto lasciare degli indizi per trovarlo.
<< Shinji, guarda! >>
Orso deve digitare il codice ma non riesco a prestargli attenzione perché, osservando più da vicino il quadro, ho scoperto qualcos'altro. Proprio sul bagnasciuga, infatti, si vedono tre piccole figure, probabilmente tre uomini che ammirano la luna o il mare. Mi danno l'idea di essere in ginocchio. << Questi siete voi? >> chiedo.
Furia Buia e Musashi si avvicinano incuriositi.
<< Dove ci vedi? >> chiede il Biondo.
<< Qui >> indicando il punto. << Ci sono chiaramente tre uomini, forse inginocchiati >>.
<< A me sembra solo una macchia >> Orso dice la sua. << L'artista doveva essere un incapace >>.
<< Chi l'ha dipinto?  >>
<< Credo il vecchio >> risponde il Paparino. << Comunque non possiamo essere noi, perché non ci piegheremmo mai neanche di fronte ad un altro dio come noi >>.
<< Dai, Shinji, voglio stendermi sul letto >> mi dà fretta l'omone, mentre Furia Buia e Musashi, nonostante la stroncatura, continuano a fissare la tela. << Non ci avevo mai fatto caso >> si lascia sfuggire il ciclope.
<< Allora, Shinji, il codice è Bath >> mi svela mentre compone la parola sulla tastiera virtuale.
<< Stano codice >> commento.
<< L'ha ideato il vecchio >> riprende l'armadio schiacciando il tasto di invio << pensando ad una novella molto antica intitolata "I racconti della donna di Bath" ... o della sposa di Bath, non ricordo. Faceva parte di una raccolta di storie in lingua inglese del XIV secolo. Se non sbaglio l'intera opera è conosciuta come "I racconti di Canterbury" >>.
<< E che racconta di bello questa donna o sposa di Bath? >> chiedo, poco incuriosito, mentre mi incammino per raggiungere la botola che si è appena aperta sul pavimento sconnesso.
<< E' una storia con una morale interessante >> spiega l'omone. << Narra di un cavaliere che commette un atto atroce, lo stupro di una donna >>.
La rivelazione accende la curiosità e, purtroppo, il disagio. Io so di non aver violentato Asuka - quantomeno mi auguro di non averlo mai fatto - ma non mi è difficile indossare i panni di quel cavaliere indegno della sua investitura. << Cosa gli è accaduto? >>
<< La regina lo condannò a morte >>.
<< Se ... se lo meritava >> non era quello che speravo.
<< Tuttavia, proprio la regina, dopo essersi consultata con le altre dame del regno, decise di offrire al cavaliere la possibilità di avere salva la vita >>.
<< In che modo? >>
<< Al cavaliere ... >> Orso mi afferra prima che mi sfracelli cadendo lungo la ripida scalinata. << Al cavaliere, dicevo, venne concesso un anno di tempo per trovare la risposta a una domanda: che cosa desiderano le donne? Se avesse risolto l'enigma gli sarebbe stato perdonato l'oltraggio >>.
<< Ho già capito: è morto >> azzardo il finale per me più plausibile.
<< Il cavaliere vagò disperato per un anno intero e, quando ormai gli era chiaro che non sarebbe sfuggito all'esecuzione della condanna, incontrò una brutta e vecchia strega che si offrì di aiutarlo >>.
<< E stringi! >> lo rintuzza Musashi. << Dicci qual è la risposta o quando avrai finito saremo già morti >>.
<< Capra! >> sbotta l'armadio. << Comunque, il cavaliere imbrogliò la regina e quel branco di arpie delle sue dame di corte dicendo, in sostanza, che le donne vogliono la stessa sovranità sul marito e sull'amante >>.
<< Che razza di risposta è questa!? >> scoppio deluso, anche perché non ho compreso il senso della soluzione all'enigma. << Dovrei riconsocere ad Asuka la sovranità su ... me? >>
<< Che c'entra Asuka? >> domanda stupito Orso.
<< Non farci caso >> interviene Furia Buia. << E' una torbida storia che vede per protagonisti una bella addormentata, un piccolo squilibrato e una mano disobbediente >>.
<< Cioé lo Shinji delle ultime settimane >> mi spinge Musashi.
<< Non devi concedere la sovranità a nessuno >> sbuffa il Paparino. << Quel racconto propone solo il punto di vista di una donna. Le relazioni hanno sempre qualcosa di unico e riguardano due persone diverse. La donna che narra quella storia, che si tratti di un personaggio o di una persona realmente esistita, alla fine spiega solo cosa desidera per sé >>.
<< Prova a fare incazzare Sakura e poi vediamo >> insinua il Biondo.
<< Però, il cavaliere si è salvato >> cerco il lato positivo come farebbe Musashi. << Quindi gli è andata bene >>.
<< Gli è andata benissimo >> rilancia Orso, << perché la strega aveva aiutato il giovane uomo a condizione che lui la sposasse >>.
<< E questo sarebbe un lieto fine? >>
<< Si. La strega, infatti, gli diede la possibilità di scegliere: o avere una moglie vecchia e brutta ma fedele per tutta la vita, oppure godere di una donna giovane e bella, ma infedele. Il cavaliere si arrese e lasciò alla strega il potere di decidere >>.
<< E quindi? >> maledetto bestione, lo fai apposta, vero?
<< E quindi lei si trasformò in una donna giovane e avvenente e lo amò con devozione fino alla morte ... e vissero felici e contenti >>.
<< Beh, se fosse così >> mi anticipa il Paparino, << forse accetterei il ruolo di principe consorte >>.
 
<< Ora ti mostro la mia piccola >> mi avvisa sorridente Orso azionando una leva, la prima di tre, incastrata all'interno di quello che mi sembrava un normale quadro elettrico da appartamento.
Uno schiocco attira la mia attenzione poco sopra il portavini, su una porzione di parete che scarrella lateralmente rivelando una cassaforte a muro con combinazione meccanica e una porta  d'acciaio di forma rettangolare.
Dopo averla aperta, Orso estrae con entrambe le mani dalla pancia del contenitore un'uchigatana con impugnatura in legno rivestita di un tessuto di color nero.
<< Guarda che meraviglia! >> esclama con orgoglio estraendo la spada dal fodero, anch'esso colorato di nero.
<< E' bellissima >> ammetto. << E la compagna? >> [7]
<< Non lo so, che io ricordi ho sempre posseduto solo questa >>.
<< Come l'hai avuta? >>
<< Mmmh >> il cacciatore con la barba aggrotta la fronte e alza gli occhi. << Che vuoto! Credo me l'abbia regalata il vecchio ... Si, deve essere andata così >>.
<< E non sai usarla? >>
<< Un po' >> tentenna. << Non sono molto bravo. Se dovessi scegliere, preferirei un coltello come quello che uso, forse un po' più lungo e minaccioso come il tuo >>.
Orso si concentra sulla mia arma e i suoi occhi si accendono di un appetito che riconosco facilmente. << Se ... >> mi faccio forza << se dovesse ... finire male per me, puoi prenderlo >>.
L'armadio si risveglia e, scuotendo violentemente il capo, risponde: << scordatelo. Finché sarò vivo, non perderai il tuo coltello. Paparino, tieni! >> dice porgendo la spada a Furia Buia. << Usala bene! >>
<< Guarda, Shinji. Ti presento le sorelle delle mie pistole. Le uso solo per le occasioni speciali >>. Anche il viso di Musashi si illumina di una fierezza quasi paterna quando prende dalla cassaforte due semiautomatiche color argento brillante.
<< Wow >> esclamo rapito dal luccichio del metallo. << Da quanto tempo le hai? >>
Il cacciatore smorza l'entusiasmo e mi fissa sorpreso. << Sai, neanche io ricordo quando le ho avute, né come. Forse è stato il vecchio >>.
<< E quando le hai usate l'ultima volta? >> domanda con fare serio il Paparino.
<< In questo momento ... oddio, non ricordo neanche questo >> ammette corrucciato il Biondo.
<< Strano > dico ai due cacciatori. << Sono armi bellissime, forse trofei, eppure non ricordate quando e come le avete avute >>.
<< Sarà la stanchezza o, forse, lo stress >> prova ad argomentare Musashi senza, però, dare l'idea di crederci troppo.
Non insisto pur intuendo che nella loro amnesia potrebbe nascondersi un indizio importante sulla loro e sulla mia natura. Penso al vecchio e alle sue strane rivelazioni. Sono sicuro di non aver capito male quando mi disse che non aveva mai scoperto il suo rifugio e che quella sera, come noi, l'aveva visto per la prima volta; ma non è il caso di divagare.
<< Posso mettermi anch'io sul letto? >> chiedo a Orso.
<< Fa' pure, tanto c'è spazio per entrambi >>.
<< Non dirmi che vuoi leggere qualcuna delle tue schifezze? >> si arrabbia Musashi.
<< Così passo un po' il tempo >> risponde apatico l'omone che, dopo aver aperto un cassetto del comodino posizionato di fianco al letto, estrae un altro libro formato tascabile dalla copertina colorata e un paio di occhiali da lettura che inforca con una mano.
Il materasso è meravigliosamente comodo e il cuscino mi fa pensare a una nuvola. Strofino la nuca per gustare il frusciare della federa che sembra accarezzarmi i capelli e muovo le gambe e il busto per sperimentare altri centri di banale piacere.
<< Hai finito? >> mi rimprovera l'armadio sdraiato accanto a me.
<< Scusa >>.
<< Hai fame, Shinji? >> mi chiede il Paparino.
<< A dire la verità si, ma temo che il mio stomaco non riuscirà a trattenere niente >>.
<< E voi? >>
<< Neanche io ho fame >> afferma un po' assonnato Musashi che si è appena sistemato sul divano.
<< Io preferisco leggere >> ci sorprende Orso.
<< E tu, Paparino? >> gli domando.
E' seduto sulla poltrona, accomodato pesantemente sullo schienale reclinato all'indietro. << Mangerò dopo >> borbotta chiudendo l'occhio buono.
Lui si è svegliato in questa realtà senza un occhio, senza conoscere il suo passato né il suo posto nel mondo. Più degli altri due soffre la latitanza dei ricordi perché non ha trovato una formula capace di proteggerlo dalle brutture.
<< Tu perché combatti, Paparino? >> colgo l'occasione prima che si addormenti. << Meglio, perché sei disposto a combattere adesso? >>
Furia Buia non si muove, continua a restare sprofondato nella sua poltrona come se avesse già preso sonno, ma in realtà sta riflettendo.
<< Oggi? >> inizia a guardare il soffitto. << Perché devo. La decisione è stata presa tempo fa e adesso non possiamo sottrarci alle conseguenze >>.
<< Vorrei sapere qual è la tua motivazione? >> lo incalzo.
<< La mia motivazione è qui. Ci siete voi e ci sono io. Voglio sopravvivere a questa notte, perché ... non lo so. Un giorno potrei fare qualcosa di buono. E mi piacerebbe farlo con voi >>.
<< E la possibilità di portare equilibrio? >>
<< Ne abbiamo già parlato. Non so ancora come interpretarlo e forse è bene che sia così. Posso dirti, però, che questa missione ha assunto tanti significati per me, soprattutto ... negli ultimi mesi >>.
<< Se potessi scegliere? >>
<< La verità è che non so dirti neanche cosa vorrei realmente perché desidero una vita diversa e allo stesso tempo ne ho paura, quasi quanto l'eventualità di morire oggi >>.
<< Perché hai paura che non possa realizzarsi, vero? >>
Il Paparino sradica la schiena dalla poltrona e, piegandosi in avanti, appoggia il mento sulle mani massaggiandosi lentamente la pelle del viso << Anche >> ammette. << Temo, però, che sia più complicato. Inizio a credere, infatti, che il mio desiderio potrebbe addirittura realizzarsi, eppure devo sopportare >> continua stringendo i denti << la sgradevole sensazione che questo momento, questo luogo, persino questa circostanza siano gli unici a me familiari, gli unici coerenti con la mia natura >>.
<< Come se avessi sempre vissuto così? >> prendo in prestito, adattandole, le parole del vecchio.
<< Come se non fossi in grado di vivere in altro modo. Allora mi chiedo: che vita potrà mai essere la mia? Io ho bisogno di ricordare, perché riuscirei finalmente a comprendere chi sono e come mai sono proprio così e non una persona diversa; potrei scoprire che c'è un motivo in grado di giustificare la mia esistenza, che sono utile per qualcosa di buono, che non sono uno sbaglio. Magari troverò un po' pace o  ... boh?!. In realtà, mi basterebbe solo avere dati a sufficienza per accettarmi >> si schiarisce la voce e intanto stropiccia la faccia con le mani. << La priorità adesso, però, è vivere, non mi interessa altro >>.
<< Non hai mai dubbi? Si, insomma, come fai a prendere le tue decisioni? >> ho bisogno di saperlo.
<< Ho sempre dubbi >> risponde. << E devo decidere proprio perché non sono mai veramente certo di niente, non del tutto almeno. Il fatto che spesso debba scegliere tra schifo e più schifo non sposta di molto la questione in quanto, alle fine, quale alternativa ho? >> chiede retoricamente ma mi guarda come se sperasse in una rivelazione.
<< Credi che sia stato facile >> continua << per me, per noi mettere in gioco la tua vita, credi che sia stato facile far crescere un "cucciolo di drago" sapendo che si trattava di un ragazzo che a malapena doveva avere un anno più di te? Credi che sia stato facile preparare una condanna a morte per uno di voi due? O noi o loro. Non c'entra alcuna ... visione in situazioni del genere. E ho dovuto ... abbiamo dovuto prendere la decisione che ci appariva più efficiente in relazione alle circostanze e a questa specie di obiettivo, di chimera che seguiamo a tentoni come se fossimo ciechi >>.
Le parole del Paparino mi gettano nel ricordo di quelle lunghe e traumatiche ore. << Prima di morire >> dico. << Ronin ha pronunciato la parola visione. Sai qual è la visione dei nostri nemici? >>
<< Pensavi che fosse al servizio del lato oscuro della forza? >> ribatte il ciclope senza sarcasmo. << Non so quale sia, ma certamente ne hanno una e non è detto che sia peggiore della nostra; anzi nelle linee generali magari non è neppure diversa >>.
<< Allora perché sono nostri nemici? >>
<< Credo che la causa siamo poprio noi >> mi spiazza Furia Buia.
<< Chi si fiderebbe di noi? >> gli ruba la parola Orso. << Tu cosa faresti, con chi ti schiereresti se fossi una persona normale sapendo che ci sono esseri come noi che hanno delle abilità soprannaturali, che hanno il potere di distruggere un'intera comunità anche solo per uno scatto d'ira? Secondo te perché abbiamo così pochi alleati, perché non ne vogliamo? >>
<< Per la maggior parte delle persone >> interviene Musashi << noi siamo al terzo posto nella classifica dei nemici pubblici, dopo la Nerv e la Wille che pure si impegna parecchio per apparire come il lato buono della medaglia. Perché ora ci siamo solo noi quattro, te lo sei domandato? Perché anche chi combatte al nostro fianco non ci ama e, se finisse male, in pochi piangerebbero la nostra morte >>.
<< La verità è che gli dei servono agli esseri umani, ma non piacciono a nessuno >> riassume con amarezza il Paparino.
<< Se io non fossi come noi, adesso sarei dall'altra parte perché ... non mi sarei mai accettato >> confessa Orso.
 << C'è una cosa che non ho capito >> affermo cambiando solo in parte discorso. << Ronin senz'altro doveva sapere che avremmo cercato di ucciderlo. Anche se fosse stato certo di non esser stato visto da noi quando ha colpito il vecchio, doveva pur immaginare che lo avremmo ritenuto responsabile della sua morte >>.
<< Sicuramente sapeva che sarebbe morto per mano nostra >> dice il Biondo.
<< Appunto. Inoltre, come poteva prevedere che sarei stato io a ... compiere la ... vendetta? >>
<< Non l'ha previsto. Lui voleva solo ucciderti >> mi spiega atono Furia Buia.
<< Se ci fosse riuscito, come pensava di sfuggire a voi? Gli sarà venuto in mente. Non ha senso >>.
<< Certo che ne ha >> risponde Orso. << Lui era consapevole di avere le ore contate. Il suo obiettivo era farti fuori, farci incazzare e fornire alla sicurezza della Wille un pretesto per scatenarsi contro di noi. E poiché era, come tutti, convinto che tu non possedessi qualità simili a quelle del nostro cattivo fratello, contava sul fatto che saremmo stati facilmente sopraffati dal numero >>.
<< Cioé lui era disposto a sacrificarsi per la sua ... >>
<< Visione? Si. >> Furia Buia conferma la mia intuizione. << Era uno stronzo ... dal nostro punto di vista, ma nessuno dice che non fosse un uomo. Non si diventa cacciatori per caso >>.
<< Così, però, avrebbe consegnato anche i suoi nelle mani di Kuchinawa >>.
<< No >> obietta il Biondo. << Per questo non voleva far correre rischi al suo erede, perché il ragazzo sarebbe stato il nuovo capo del gruppo >>.
<< Era suo figlio, vero? >>
<< Ah, quindi ne sei al corrente? Scusa se non te ne abbiamo parlato >> si affretta a dire il Paparino, << ma saperlo ti sarebbe stato d'aiuto o di ostacolo? >>
Non ho bisogno di ragionarci troppo anche perché l'ho già fatto a suo tempo. << Di ostacolo >> devo riconoscere.
<< Visto? La decisione da prendere >> Furia Buia mi regala un ghigno << spesso è maledettamente semplice >>.
<< Perché combatto, allora? Si, perché sono un cacciatore? >>
<< Perché, anche se potrà sembrarti impossibile >> risponde il Paparino lasciandosi di nuovo cadere sullo schienale, << così hai scelto. Cosa significa precisamente per te essere un cacciatore dovrai deciderlo tu, così come dovrai decidere da solo, volta per volta, a quale scopo combattere. Ognuno di noi, se cerca, può trovare una buona ragione per fare ciò che fa. Alle volte è così forte da spingerti a compiere imprese impossibili per chi non è altrettanto determinato, è di quelle che durano a lungo e può guidarti anche per tutta la vita; altre volte è più immediata ed è utile in quanto ti fornisce il carburante necessario per superare la prova che hai davanti. Ascoltami, però, quando ti dico che non dovrai mai dubitare di questo: non appena scoppierà il casino, non penserai a niente, a nessuna ragione o senso o visione. Non appenta tutto avrà inizio, sarà solo una questione di vita o di morte >>.
Furia Buia non trova conforto, né sicurezza nella durezza dell'animo poiché la sua è solo una maschera, che indossa per non far sapere quanto soffra la sua condizione. Fa il cattivo ma ingoia amaro ogni volta che deve obbedire agli ordini di una natura che non conosce interamente e non accetta mai completamente. Lui non ha trovato la pace e non può insegnarmi alcuna via per conseguirla.
<< Cazzo, non ci sarà mai pace per me >> mi lascio sfuggire.
<< La pace è una condizione dell'anima >> Orso mi batte una mano sul petto.
<< A chi non piacerebbe? >> interviene il Paparino. << Solo, non ad ogni costo >>.
<< Eh si >> esclama il Biondo, << al mondo ci sono tanti punti di vista differenti, tanti interessi e desideri. Il conflitto è praticamente inevitabile, anche quando cerchi di mediare o di fare un passo indietro >>.
<< Ergo >> conclude l'omone, << fino a quando non arriverà il momento di stendere le mani in atto di adorazione o di resa, tieni stretti i pugni e combatti >>.
 
Musashi si è addormentato sdraiato su un fianco con la faccia appoggiata alle mani giunte; Orso ne ha ancora per poco, lotta per tenere gli occhi aperti mentre il libro si adagia lentamente sul petto e il respiro si fa sempre più lento e profondo. Furia Buia aziona un'altra leva per far partire il sistema di irrigazione progettato per trasformare il terreno intorno al promontorio in un acquitrinio.
<< Buonanotte >> mi dice. << Adesso dormi, ci servi in forma >>.   
<< Nessuno di loro >> penso, << conosce la pace >>. Di motivi per lottare ne hanno avuti e ne cercheranno ancora, ma quello vero, quello che può guidarli per tutta la vita, non lo rivelano. Sono sicuro che l'abbiano scovato, ma non si arrischiano a tradurlo in parole perché quel motivo deve rimanere fluido e incerto quanto basta perché possa contenere l'esperienza e le contraddizioni di universi infiniti. Esprimere la ragione, semi sconosciuta, che dà senso alle cose significherebbe ucciderla.
In questa notte, qualunque sia la loro visione generale, si riconoscono nel particolare desiderio di sopravvivere e di proteggere il fratello al proprio fianco. Niente di più e non mi pare che serva altro.
Forse aveva ragione Orso. Per quanto mi riguarda, non si tratta di scartare i vecchi stimoli ma di recuperarli alla luce di una nuova prospettiva, quella del mio cambiamento che un giorno spero di poter presentare con serenità ad Asuka.
Se sono qui è perché ad un certo punto ho cercato di scegliere la mia strada accettando anche quella parte del percorso che, già segnata, non potevo e forse non potrò mai modificare.
Ho deciso di riscattarmi dal mio passato e da quell'altro, per riportarla a casa e ritrovare la mia intatta. Sono andato avanti guidato da queste luci in lontananza. Prima di uccidere con le mie mani, in questa forma di Shinji scorreva il sangue del pilota che era ancora in grado tornare alla sua casa.
Ora, invece, non sono sicuro neanche che riuscirò a fantasticare sulla mia redenzione. Seguo gli indizi disseminati lungo il cammino, indagando senza emozioni né speranze perché il mio cuore è mutato. Sono meno innocente, meno ignorante, eppure il mio cuore è arido e ciò che mi lega ancora a una missione che può valere intere vite è solo la volontà di crederci.
E' vero, il mio cuore è arido ma forse è una percezione momentanea o la conclusione che traggo osservandomi da un'altra prospettiva. Infatti, non mi è mai sembrato così colmo di amore per questi tre sbandati, che mi amano a loro volta, in cui sono felice di riflettermi anche nella solitudine di chi sarà sempre accolto da pochi; per Sakura, che ha scelto noi e me, e per Asuka, che tende i miei nervi fin quasi a spezzarli, ma che dà ancora volto a tutto ciò che di buono potrei essere. Scopro che ne avanza persino per me.
Nel mio cuore non c'è solo amore, però ... non credevo che l'amore potesse essere ruvido e liscio allo stesso tempo.
 
 
*****
 
 
La ronda notturna è pericolosa. Il buio fa uscire i predatori allo scoperto e li rende più audaci. Da un paio di mesi mi ostino a muovermi ogni notte, anche da solo, tra le dune sabbiose e i radi scheletri di cemento armato, ultime vestigia di una civilizzazione che altrimenti sopravvivrebbe solo nei ricordi di alcuni di noi. Lo so che è un azzardo, ma preferisco sapere i miei fratelli vigili all'interno dei nostri confini. Proteggeranno i miei cari all'occorrenza.
Forse mi carico sulle spalle un'eccessiva e presuntuosa responsabilità, ma sono rinato con la consapevolezza delle conseguenze prodotte innanzitutto dai miei errori e non so perdonarmi. Forse, voglio essere punito o forse guadagnarmi un giusto riposo ... da me stesso. Temo la prospettiva del riscatto, promesso o auspicato dalla signorina Misato; fatico anche a nominare quella parola perché ho paura che rappresenti uno splendido miraggio per uno come me, così invitante da rendermi insopportabile la delusione quando scoprirò di essere stato abbagliato dai miei sensi ... di colpa. 
Cerco di tradurre in immagini le correnti che attraversano la mia anima e che ora mi spingono a rischiare così inutilmente la vita e vedo solo Asuka. Da quando ha scoperto di essere incinta, mi tratta peggio del solito e mi osserva arcigna da distanza di sicurezza, come se fossi il diavolo.
Tanto per non farmi mancare niente, a tutte le paure, che non mi hanno mai abbandonato, si è aggiunta questa: diventerò padre. Proprio io che ho distrutto tutto ciò che ho toccato, che sono costato la vita a chi mi ha voluto bene.
 
Non è sempre spiacevole camminare in questa giungla di sabbia, soprattutto quando è rischiarata dalla luna; a volte riesco quasi a rilassarmi appoggiandomi sul fianco scuro di un'alta duna mentre controllo il perimetro, coperto dal gioco di ombre prodotto dal satellite. Guarderei il mare, di cui posso invece apprezzare soltanto il rumore delle onde che siinfrangono sulla battigia, se solo non fosse così dannatamente rosso, se solo la testa di Ayanami mi facesse almeno la cortesia di girarsi dall'altra parte per permettermi di dimenticare, per qualche minuto, la mia responsabilità e, soprattutto, quella lurida, infetta latrina in cui sono caduto quando mio padre mi richiamò a Neo Tokyo 3.
Stare da solo, al netto dei rischi, mi piace, mi aiuta a riflettere o ad abbassare il volume dei pensieri. E poi non sono mai riuscito a sopportare il baccano che fanno le persone quando sono in compagnia. La luna accompagna i miei incubi da sveglio, ma dà forma anche alle fantasie che proteggono il mio senno e mi fanno desiderare di vivere un altro giorno.
Sto per diventare padre e sono qui a dare la caccia ai mostri dentro e fuori di me perché sono terrorizzato all'idea di dover toccare un giorno mio figlio. Ho paura di fare del male anche a lui o ... a lei. << Se sarà una femmina, taglierò le mani a tutti i maschi in età puberale >> mi riprometto esagerando volutamente nel vano tentativo di esorcizzare il ricordo di un atto orribile, uno tra i tanti che ho compiuto.
Ma ora non ho tempo per preoccuparmi di un futuro così lontano o del passato di cui io e questo mondo siamo ciò che rimane. Devo prima assicurarmi che nasca e che, venendo al mondo, trovi la casa che lo accoglierà ancora intatta.
 
Da un'ora sto seguendo tre giovani uomini che, come spiriti vaganti, sono attratti dalle luci del nostro villaggio. Non ho bisogno di usare il visore notturno e, da come si muovono, non sembrano intenzionati a chiedere asilo o un posto in cui riposare pacificamente per una notte. Stanno esplorando i ditorni della mia "casa". Non ho modo di conoscere le loro intenzioni, ma finora ne ho incontrati molti di "occasionali visitatori". L'esperienza e l'istinto mi consigliano di diffidare.
E poi ... sto per diventare padre.
Sono stati fortunati ed hanno superato indenni le zone che abbiamo minato; non so se per miracolo o perché già da tempo impegnati a perlustrare il nostro territorio, sono riusciti a non far scattare neanche i rudimentali sistemi di allarme che avevamo piazzato nei dintorni perché ci avvisassero dell'arrivo di qualcuno. Si sono avvicinati troppo, sono solo in tre e, mentre li controllavo, non ho notato la presenza di nessun altro. E' arrivato il momento di fermarli.
Non sono un cavaliere. I cavalieri combattono di giorno, contro altri cavalieri, in uno scontro leale a viso aperto, mentre io mi faccio chiamare "cacciatore" e i tre che ho nel mirino sono le mie prede perche sono anch'essi predatori. Non devo dimostrare chi è il più valoroso, devo solo vivere un secondo più di loro. Aspetto l'occasione per coglierli di sorpresa.
Entrano in un breve e stretto corridoio naturale, limitato da lievi rialzi di terriccio coperti di rena e filamenti d'erba. << E' il momento! >> grida il mio istinto. Lascio indietro la paura e porto con me soltanto la concentrazione che mi serve.
Sono già sull'ultimo della fila e gli trapasso il cuore pugnalandolo alla spalle mentre con una mano gli copro la bocca affinché non gridi.
Sono diventato molto abile con il coltello grazie al mio dono, ma un gemito di dolore sfugge al blocco del mio palmo e fa voltare gli altri due. Posso sfruttare la distanza e reprimo ogni possibile reazione, di fuga o di attacco, con la pistola.
Riprendo a respirare quando l'ultimo dei tre smette di farlo, afferro il rilascio di tensione per il rischio che ho corso e per l'atto che ho compiuto prima che possa travolgermi e provo a trasformarlo in una tanica di benzina per tenere attivo il motore.
<< Devo verificare che non ce ne siano altri >>.
Mi guardo intorno, però non riesco a muovermi; i miei sensi sono così eccitati che scorgo ombre dappertutto, avverto un rumore di passi provenire persino dai cadaveri distesi a formare una circonferenza di cui io sono il centro. << Non sei concentrato, sei nel panico >> mi ammonisco. << Avanti, Shinji, respira! >>.
Mi nascondo dietro un riparo alla mia sinistra e mi appiattisco sulla sabbia umida cercando di proteggere gli occhi e il naso da una folata di vento che soffia dal mare e porta con sé l'odore di carne marcia.
<< Sono stato efficiente. La signorina Misato sarebbe orgogliosa di me e anche Asuka. Perché ... perché è stato così facile? Perché diventa sempre più facile? >>
Sono passati alcuni minuti e non ho visto nessuno. La ragione mi suggerisce le priorità, eppure non riesco a resistere alla tentazione di voltarmi verso quei cadaveri. << Dovrei almeno seppellirli. In fondo, li ho uccisi io >> penso ad alta voce.
 
<< Avrei dovuto avvisare gli altri e risparmiarmi questa fatica >>.
Sudato e in affanno do gli ultimi colpi con la piccola vanga, che porto sempre a tracolla, per verificare la stabilità di tre tumuli improvvisati. << Forse non volevano farci del male, forse avevano solo fame. Se li avessi minacciati con la pistola, se ne sarebbero andati o mi avrebbero detto perché si stavano dirigendo al mio villaggio ... No, no. Se avessero avuto buone intenzioni si sarebbero mossi di giorno, magari annunciando il loro arrivo. Dovevano per forza essere dei predatori. Io ... io al posto loro avrei agito allo stesso modo, mi sarei avvicinato di nascosto, coperto dalle tenebre, per determinare se i miei vicini fossero stati bellicosi oppure pacifici ... E se avessi ucciso delle persone buone, se avessi reso invano orfani i loro figli? No, avrebbero cercato di uccidermi. Ad essere buoni si rischia solo di morire. Se mi avessero sopraffatto, i miei fratelli li avrebbero fermati, ma forse quei tre sarebbero riusciti comunque a fare del male a qualcuno, a fare del male a mio figlio >>.
Qualcosa rotola a pochi metri da me e sono di nuovo a terra, questa volta al sicuro dietro uno dei corpi che riposa sotto uno strato compatto di sabbia bagnata e terra. << Avrei dovuto fare più attenzione >> mi dico di nuovo paralizzato dalla paura di morire e ancora scosso dall'orrore per un'azione che forse non era necessario portare a termine. << Mi dispiace >> dico al morto dietro cui mi nascondo, mentre stringo il coltello e sistemo il visore notturno al fine di controllare le zone in ombra alla ricerca di un'altra minaccia. << Non potevo rischiare >> continuo più per assecondare un'ancestrale superstione, che mi porta a chiedere perdono ad un fantasma affinché non mi tormenti, che per reale pentimento. << Asuka è incinta e non può difendersi >>.
<< Mi dispiace >> sussurro al secondo cadavere. << Non potevo rischiare. Sta per nascere mio figlio. Voi al posto mio, nel dubbio, avreste scelto di fare lo stesso con me >>.
<< Mi dispiace >> mi rivolgo all'ultimo senza emettere alcun suono. << Non permetterò a nessuno di toccare la mia famiglia. Loro sono il mio mondo. Non rischierò di perderlo un'atra volta. Voglio rivederla ancora, lo capisci? ... Accidenti, Shinj! Hai chiesto scusa a tre cadaveri e non hai neanche il coraggio di dire "mi dispiace" proprio ad Asuka >>.
La prospettiva di essere ucciso non mi è mai sembrata così terribile, vorrei diventare tutt'uno con la sabbia pur di non muovermi da qui, ma, se davvero qualcuno mi osservasse di nascosto, sarei un facile bersaglio. << Coraggio, Shinji, non aver paura! >> mi esorto strisciando verso un riparo più sicuro. Davanti a me una lunga teoria di piccole montagnole di sabbia mi mostra un inquietante percorso fatto di tante chiazze nere immuni al pallore argenteo della luna. Dentro di me è solo paura, è il ritorno di fiamma dei concitati momenti che hanno accompagnato la fine di tre predatori, è il disgusto per me ed il mio talento nel dare la morte.
<< Non temere di morire, avremo tempo per piangere per le anime delle persone che ho ucciso. Avanti, Shinji! Sono sicuro che non c'è nessuno, ma dobbiamo controllare. Se ti lasci governare dalla paura, la signorina Misato sarà morta invano; se cedi alla paura non potrai aiutare Asuka, non potrai riscattarti; se cedi alla paura non riuscirai a difendere tuo figlio >>.
Schiaccio la bocca sul gomito del giaccone che poco tempo fa ho rubato ad un'altra vita spezzata ... per non dimenticare. La schiaccio così forte che sento gracchiare il collo e, intanto, urlo sul tessuto sporco tutto il mio tormento.
Davanti a me c'è l'ignoto e la paura dell'ignoto che non può offrire alcun significato; dietro di me una casa sicura, il conforto che promette e il significato che voglio difendere. << Lo so che vorresti tornare indietro, Shinji >> dico soffiando via lacrime immaginarie dalle labbra, << ma è avanti che dobbiamo andare, verso ciò che ci spaventa, verso ciò che non conosciamo. Altrimenti, non potremo tenere lontani i mostri, altrimenti non cambierà niente. Coraggio, cacciatore! La morte non rinuncerà a cercarti solo perché ti sei rifugiato sotto il letto. Deve nascere mio figlio e io non voglio essere ciò che sono stato, non voglio essere per lui il padre che ha distrutto tutto. Ti prego, Shinji, muoviamoci! Non voglio essere come mio padre. Nessuno deve toccare la mia famiglia. Loro sono il mio mondo >>.
Aumento la frequenza del respiro per pompare più sangue, il comando parte dal cervello e raggiunge le gambe e ora sto correndo, incurvato in avanti, per raggiungere una strada lastricata di buchi neri. Se non desiderassi riscattarmi, se non amassi il mio piccolo mondo, pregherei di essere inghiottito. 
 
 Sento rumore di tuoni in lontananza. Ci mancava solo il temporale.

 
 
*****
 
 
<< Svegliati!!! >>
Furia Buia mi scuote con violenza. << Stanno arrivando >>.
Mi basta un secondo e il rumore distante ma percepibile di un'esplosione per tornare lucido. Scatto in piedi, mentre Orso e Musashi stanno già salendo le scale per uscire allo scoperto; il Paparino sistema la spada nel fodero che porta appeso dietro la schiena e mi fa segno di muovermi.
Sto per attaccare il primo gradino quando sento pungermi la gamba. Furia Buia mi ha infilzato con una siringa simile a quella che il nostro stratega usò per garantirgli un po' di energie extra[8].
<< La prossima volta devi mangiare >> ringhia prima di precedermi.
Mi indago rapidamente per assicurarmi di essere armato, inspiro come se fosse l'ultima volta e ... << Esci! >> mi ordino dandomi lo slancio.
 
Razzi luminosi rischiarano una notte altrimenti tetra, a causa delle nuvole che celano una luna più lontana del solito, colorando di rosso e arancione il nero che ci nasconde. Le detonazioni aumentano di frequenza a dimostrazione che è appena partita una carica, mentre l'intensificarsi del rumore ci suggerisce che gli assalitori non si sono lasciati scoraggiare e avanzano per guadagnare metri. Flebili ci raggiungono i lamenti di quelli che non arriveranno alla fine della corsa.
Sono ancora lontani e possiamo concentrarci sull'altro lato.
Orso e Musashi hanno messo in moto i piccoli mortai che avevo sistemato mentre Furia Buia, senza neanche mirare, scarica una violenta murata contro un'altra squadra che arranca sulla terra che abbiamo reso melmosa.
Qualcosa di luminoso si infrange contro il parallelogramma di energia.
<< Artiglieria! >> urla Orso.
<< Shinji! >> grida Furia Buia. Sono vicino a lui ma il trambusto sta diventando assordante e sono riuscito a sentirlo a malapena.
Non serve, però, che mi dica altro, so già cosa vuole che faccia. Avverto la presenza del nemico, ma non riesco a vedere nessuno. << Non devono avvicinarsi o moriremo >> recito a mente e intanto formulo un muro di at field, proietto la mia immaginazione là dove si trova la minaccia e sparo.
Altri lamenti e urla, questa volta più vicini, formano un coro per comunicarmi che il colpo è andato a segno, che lo spazio vuoto che avevo immaginato era pieno di uomini e che neanche loro finiranno la corsa.
Un'altra processione di razzi ci passa sopra la testa, ma anche le nostre armi producono bagliori che irraggiano il campo nemico.
Alterniamo i colpi: Orso e Musashi regolano la gittata dei proiettili di piccolo calibro e fanno fuoco per centrare alcuni pezzi del fronte avverso; Furia Buia lancia un altro muro mentre io mi concentro sui nostri corpi per difenderci dai cecchini che probabilmente stanno lentamente strisciando alle nostre spalle per bucarci il cranio; rimodulo l'at field e scaglio una seconda barriera mentre il Paparino prende il mio posto. Andiamo avanti per altre quattro ripetizioni.
Dietro di noi, lungo la via principale, le trappole saltano ed esplodono e gracchiano sempre più dappresso. << Shinji >> Furia Buia rompe la sequenza e mi parla all'orecchio senza perdere la concentrazione, << stanno avvicinando dei pezzi anche da quella parte >> indicandomi l'altro fronte. << Non devono sistemarsi. Va' al nostro punto zero, spara con tutta la forza che hai e falli saltare. Non andare oltre >> mi blocca prima che io parta << o non riuscirò a proteggerti >>.
<< Vado con lui >> Musashi prepara il fucile.
<< Guarda anche me >> gli dice il cacciatore dall'occhio magico afferrandolo per la camicia << e se faccio un segno, tornate! >>
Corro con gli occhi accesi lungo la discesa ancora dolce per coprire i circa ottanta metri che mi separano dalla zona di tiro. La tensione toglie ossigeno al ragionamento e la paura ora si dimostra amica facendo tacere in me ogni considerazione morale. Non posso ancora fallire perché sono lontani, sono un'orda indistinta di fantasmi e io non devo identificarmi con nessuno dei membri dello sciame che vuole eliminarci. Non vedo alcun uomo, non vedo alcuno Shinji. Carico il primo colpo, mentre Musashi, coricato sul terreno, si concentra per cercare un bersaglio con gli occhi del suo fucile. << Non sono ancora uomini >> mi dico, << sono come gli Angeli e ci stanno attaccando >>.
Carico il secondo, il Biondo ha sparato e regola il mirino. << Non sono io che uccido >> mi illudo. << E' come sparare alle gambe o alle braccia e l'ho già fatto >>. Carico il terzo, Musashi mi indica posizione e distanza dell'artiglieria che è riuscita a superare la prima serie di mine. E' lontana ma posso farcela. << Non voglio morire >> mi arrabbio. << Più li tengo lontani più possibilità ho di vedere l'alba >>. Un'esplosione diversa dalle altre fa esultare il cacciatore da copertina. La protezione del Paparino è ridotta a causa della lontananza ed è intermittente perché sul suo lato deve compiere il mio stesso lavoro. Per mia fortuna, è attiva e robusta quando vi rimbalza contro un proiettile che stava per aprire la via al mio terzo occhio. Musashi non guarda neanche e spara.
<< Cazzoooo! >> grido con il cuore a mille prima di scaraventare contro nemici, che ancora non vedo, la bestia più potente che potesse uscire dallo zoo di Shinji, illuminando a giorno un intero pezzo di collina. Penso alla morte del vecchio, alla furia che mi aveva posseduto, a Ronin e al figlio agonizzante, alla benda di Asuka e al suo corpo dilaniato. << Vaffanculooooo! Andate viaaaaa >>.
<< Tira un altro cazzotto e torniamo >> mi dice il Biondo.
L'avrei fatto comunque. Non percepisco neanche la sporcizia che si accumula nell'animo e non mi interessa se non riuscirò mai a lavarla via. << Non vi avvicinate! >> sbraito con voca rauca prima che un altro muro parta a caccia di qualcosa o di qualcuno da distruggere. Un'intuizione mi ordina, all'ultimo istante, di modificare la traiettoria verso una precisa porzione della zona minata.
Il fragore che ne segue è assordante, la terra trema come se lo spicchio di collina, su cui ci troviamo, fosse sul punto di precipitare da un momento all'altro.
Ci sei allora?
E non ti mollo.
 
 
Sul nostro lato abbiamo guadagnato qualche minuto e possiamo tornare dal Paparino e da Orso che non hanno avuto miglior fortuna. Non avverto stanchezza, né mi curo del fastidioso ronzio che da qualche minuto infesta le mie orecchie e fa ballare lo spazio tutt'intorno.
L'offensiva si è intensificata e Furia Buia, costretto anche a proteggere noi, è riuscito solo a creare scudi sempre più deboli per parare una pioggia più fitta prodotta dall'artiglieria che il nemico è riuscito ugualmente a posizionare.
<< La macchina >> strilla il ciclope. << Shinji, su di noi >>.
La paura torna ad affacciarsi e per una frazione di secondo mi chiedo se riuscirò a concentrarmi; la mia capacità di immaginare i giubbotti antiproiettili e le persone su cui dovranno aderire si inceppa.
<< Al diavolo, non devo immaginare niente, posso guardarli >>.
E' stata una buona idea perché, solo osservandoli, ritrovo un po' di autocontrollo e di fiducia. Orso, più di Musashi, spinge a piena potenza la Ferrari per imprimerle il maggior slancio possibile.
Quando l'auto inizia a precipitare, Furia Buia colpisce la pancia del bolide con l'ennesimo pannello di energia ad alto voltaggio scaraventandolo con violenza sull'avanguardia nemica e proteggendoci al contempo dall'onda d'urto e dalle schegge.
Altre bocche di fuoco sono state zittite e meno razzi solcano il cielo. Iil bagliore prodotto dalla deflagrazione ci mostra l'esito di un gesto dettato dalla necessità e favorito dalla concezione del nemico come semplice categoria. Ora possiamo stabilire con certezza che abbiamo portato la morte e versato sangue e sparpagliato carne di uomini e di ... ci sono anche donne. E lo abbiamo fatto in nome di una guerra tra visioni forse compatibili, combattuta in nome della sfiducia.
Stavolta la mia protezione salva il Paparino che si era distratto di fronte a quello spettacolo infernale. Si sveglia, prende la mira e fuori di sé colpisce più lontano.
La compassione e il disgusto hanno vita breve nei nostri cuori, anche nel mio. Sono di nuovo concentrato, violentemente sospinto dal terrore che si alterna a un odio sordo. Non provo rimorso, non provo niente per queste persone nonostante, a causa della maggiore prossimità, i loro volti inizino a prendere forma. Non mi interessa se hanno nomi o affetti, non mi interessa il genere. Si, io li odio perché vogliono ucciderci, li odio perché mi spaventano, li odio perché mi obbligano ad avvelenare la mia povera anima, li odio perché vogliono impedirmi di tornare da lei, li odio perché sono i miei nemici, il mio nemico.
 
Davanti a noi l'attacco ha perso in violenza, ma si tratta di una quiete apparente. Certamente stanno studiando modi alternativi per tenerci sulla corda e sfiancarci fino a quando le batterie non saranno esaurite.
Dietro di noi le trappole fanno ancora un buon lavoro, ma quei maledetti sembrano preferire farsi saltare piuttosto che mollare la presa.
Dai nostri fianchi non sono arrivate minacce, ma ho percepito movimento lungo la scarpata che non siamo riusciti a cospargere di olio. Fortunatamente, sono scalatori armati alla leggera e non vivranno a lungo.
 
L'indicatore della benzina per me e Furia Buia crolla fino a lambire la tacca oltre la quale si accenderà la spia rossa.
Il ciclope fa un cenno e iniziamo lentamente a ritirarci, disponendoci in formazione per coprire ciascuno un quarto di campo. Non siamo ancora spalla contro spalla, ma il fatto resta: siamo più vicini perché intorno a noi esiste cerchio che si sta restringendo.
Di buono per me c'è soltanto la consapevolezza che non sono da solo e che, perciò, sono responsabile prevalentemente della mia zona. Devo resistere a tutti costi se voglio difenderli, se voglio impedire che arrivino a loro. Tuttavia, non posso non tremare all'idea che, se siamo a questo punto, è perché la morte ci ha già agganciati nel mirino.
Il nuovo step della nostra strategia, quella che tra poco ci costringerà a guardare un po' più da vicino gli avversari che vogliono annientarci e che noi uccideremo, stringe un altro cerchio dentro di me, riducendo il volume di quell'at field ideale che finora mi ha permesso di mantenere le distanze dagli eventi e dai miei atti. La materia si comprime e cerca sfogo trovandolo nella creazione di flussi prodotti in coppie che scaricano nel mio universo ciò che cercavo di tenere imprigionato.
Amore e odio, colpa e riscatto, paura di me, per me, di loro, per i miei cari, lo sporco dell'animo e la purezza di un bacio, fallimento e vittoria, vita e morte; si insediano tutti stabilmente a livello di coscienza e disturbano la mia attenzione. Non so più chi sono e un motivo che mi mantenga allineato mi sembra ora indispensabile per non perdermi. Io e il mio passato cerchiamo tutto ciò che può tornarci utile e individuiamo piccole molliche di pane che potrebbero indicarci la via della salvezza.
 
Ma sei stupido? Di fronte ad un branco di chissà cosa che ci attacca noi non possiamo fare altro che scacciare le fiamme, mi sembra ovvio[9].
 Hai ragione, Asuka. Un nemico che vuole attaccare non richiede ragionamenti né giustificazioni; non c'è bisogno di farsi domande. Quando un nemico ti attacca, devi difenderti. Un nemico, considerato nella sua essenza, in relazione al momento presente, è solo un nemico. E quando sei in grado di combatterlo o sei costretto a farlo, non serve a niente provare scrupoli. Non posso permettermi riflessioni esistenziali su ciò che sono stato, su ciò che sto diventando, sulle altre vite che saranno spente a causa mia.
 
Abbiamo ancora spazio di manovra e riusciamo a coordinarci secondo il programma iniziale; risparmiamo watt preziosi rinunciando a scagliare murate per prolungare la protezione che ci deriva dalla creazione di barriere, personali e di gruppo. La nostra potenza d'attacco si riduce alle armi da fuoco di cui disponiamo, per lo più quelle che avevamo nascosto nei dintorni.
Sbagli Asuka, non è tutto così semplice, perché il branco di chissà cosa assomiglia a me, come me ha paura di morire, come me è pronto ad uccidere anche se non sa spiegare come sia stato possibile giungere a tanta follia.
Le contraddizioni che mi dilaniano vengono assorbite dai tre cacciatori. Anche loro hanno paura e io li proteggerò. Trovo nuovo coraggio nella considerazione che la loro vita vale anche il sacrificio della mia. Questa è una ragione sufficiente per gettare il cuore oltre l'ostacolo e dare tutto, poiché non vi è traccia di giustizia in ciò che facciamo, per quanto nobili possano essere gli ideali che ci sforziamo di difendere, per quanto peggiori possano essere i nostri nemici.
Sto strappando la mia anima a mani nude un brandello alla volta, ma io voglio solo vivere, voglio che i miei fratelli vivano, voglio tornare a casa con loro.
La paura di morire è naturale, però non posso lasciare che mi blocchi o mi ritroverò nuovamente seduto con la schiena attaccata a una parete mentre Asuka perde la vita.
La morte non rinuncerà a cercarti solo perché ti sei rifugiato sotto il letto.
L'altro Shinji è attivo e mi protegge dall'unico assalto che niente e nessuno potrebbe aiutarmi a sostenere: il ricordo dell'uomo che sono diventato. Sento che mi basterebbe davvero poco per aprire quella porta e sapere finalmente tutto; ma sento anche che, se mi azzardassi a farlo, non avrei più scampo.
 
Arretriamo fino a raggiungere il nostro punto zero incespicando sui corpi di chi non ce l'ha fatta e ci ritroviamo a contatto a formare una piccola croce che non reggerà a lungo. La distanza si accorcia e intorno a noi si rivelano sembianze che purtroppo riconosciamo, ma è troppo tardi. Ucciderei anche Toji e Kensuke se provassero ad avvicinarsi.
I dubbi, le colpe, i dolori del passato, i sogni e le aspirazioni di un futuro che non è ancora nato non esistono più. Non esiste più niente, tranne noi che passiamo attraverso una catena di istanti, spessi come i grani di un rosario.
I piani sono saltati e possiamo solo scambiarci di sfuggita un'occhiata per avere conferma che siamo ancora in quattro. Solo Musashi non molla i fucili; per noi tre la pistola è già troppo. Usciamo i coltelli e Furia Buia chiede aiuto alla spada ... e la formazione si rompe.
Ora è puro caos e devo affrontarlo in totale solitudine. Asuka è così lontana che forse non è mai esistita e la mia missione altro non è che il sogno di un ragazzo.
Ora è davvero una questione di vita o di morte.
 
Io e l'altro Shinji combattiamo insieme, fianco a fianco, come una squadra affiatata; il mio corpo dimostra di sapere più di quanto abbia imparato sotto il controllo della mia coscienza, il cervello vomita informazioni che non ho mai acquisito. E' come trovarsi nel Mark 13, ma con me non c'è Kaworu; c'è, invece, il mio passato che mi regala la sua esperienza. Siamo in due a dividerci il comando del piccolo cacciatore.
Furia Buia è concentrato e veloce, abbatte senza pietà le sue armi su chiunque gli capiti a tiro. La paura non lo governa, la rabbia non lo governa e quella natura che tanto detesta ora si presenta come una virtù salvifica.
Musashi sorride ma è un ghigno nervoso, maneggia gli ingombranti fucili come se giocasse con delle penne; si muove poco ma compensa con l'efficiente collaborazione di occhi, testa e dita che non conoscono errore.
Orso, invece, corre per inseguire qualunque cosa si muova nei suoi paraggi e azzannarla con le lame e i pugni, ancora in parte coperto da un ormai misero giubbotto di at field che il Paparino si sforza di lasciargli addosso. E' l'unico privilegiato perché anche con le mani può essere letale.
 
L'azione mi guida, l'atto precede la determinazione. E' un'intuizione ragionata, un istinto consapevole. Non sono ebbro, non sono spaventato, non sono furioso. Semplicemente io non ci sono, assisto soltanto al movimento dei muscoli, eppure sono lucido e vedo e sento ogni cosa. Sono interamente cosciente soltanto nel respiro che regolo e adatto allo sforzo per permettere al mio corpo di fare ciò che ha imparato in migliaia di vite, mentre l'io si contrae per lasciare spazio o si espande fino a identificarsi con me, con l'altro e con il gesto che terminerà la vita di uno di noi due.
Affondo, schivo, paro, colpisco, taglio, sparo. L'azione diventa più cruenta e confusa, ma io sono ordinato e guardo già alla minaccia alle mie spalle, al fendente che mi raggiunge di lato o alla canna del fucile che a metri di distanza punta su di me o sui miei fratelli. E sono contemporaneamente ognuno di questi possibili atti di un futuro imminente. Si, sono fuori dal tempo mentre ballo al centro di ogni frazione di secondo, l'universo non mi è mai sembrato così vasto, il tempo mai così ricco. E io non ho più bisogno di definirmi.
Una pausa per recuperare e valutare ciò che ho appena fatto, un grido feroce perché il ritorno dell'io in se stesso riporta a galla la paura della morte, che gioca con il mio fisico di colpo stanco; la nausea per i brani di carne e i rantoli e i grugniti e i guaiti di creature ferite che, una volta decedute, non potrò portare con me; la fantasia di tutte le fini a cui sono scampato in pochi secondi; la sfiducia nelle mie facoltà di ripetere troppo a lungo il miracolo e parare la falce che continua ad abbattersi.
Troppe armi ha la morte, troppi e troppo ravvicinati i colpi che sferra. L'imminenza della sua vittoria, la sensazione che io sia qui solo per guadagnare miseri, eppure preziosi, secondi mi implorano di assumere il controllo e mi consigliano di non farlo, poiché, se tornassi a dividermi dall'azione la falce mi trancerebbe e vivrei il mio ultimo secondo.
Molto meglio essere sorpresi nel sonno dell'azione in cui affogo.
Un altro respiro e scaccio me stesso per piegarmi e rizzarmi e pugnalare sotto il mento. Il caricatore è vuoto, devo sostituirlo, proteggo Musashi, ricevo la difesa di Furia Buia che sottrae a se stesso un briciolo di attenzione e di forza per regalarli a me; spingo lontano tre assalitori con schegge improvvisate di ciò che qualche minuto fa sarebbe stato un perfetto muro di energia.
Sono stanco e inizio ad essere cieco, la spia si è spenta e non riesco a credere che la macchina possa ancora camminare.
Così anche quella del Paparino che ora, come un comune mortale, colpisce con incosciente determinazione perché non riesce più a parare gli attacchi e può solo sperare di anticipare i nemici uccidendoli prima che questi premano il grilletto o allunghino il braccio.
Orso dimostra che la sua fama è ampiamente meritata, mentre sudore e sangue colano sugli occhi, sulla barba e dai capelli, ormai rossi e disgustosamente sporchi. I vestiti sono zuppi e coprono le lacerazioni che aumentano dopo ogni impatto.
Musashi ha ancora armi cariche e funzionanti e uccide e tiene a distanza le minacce senza neanche mirare, perché i suoi occhi sono fucili e pistole. Punta la semiautomatica che si inceppa e la carabina lo salva. Guai se rimanesse sguarnito, privo di armi da fuoco perché allora sarebbe cieco e sordo. Vede con gli occhi delle sue estensioni, sente attraverso lo scoppio e il sibilo dei proiettili, la sua intera vita è nelle falangi attaccate ai grilletti.
 
In un mondo normale, combatterei in un altro modo o forse non combatterei affatto; in un mondo normale avrei tante, troppe cose di poco valore a cui attaccarmi al punto da temere di perderle, tante inutili biglie da barattare al mercato perché hanno un prezzo per gli altri. La vita per me è sempre stata spoglia.
Tuttavia, non mi legavo a oggetti o schemi di scarsa importanza, ma al mio piccolo inferno personale. Un'inezia in confronto al bene dell'umanità, ma quel piccolo inferno era l'unico che conoscessi e l'unica esperienza che volessi superare per essere felice.
Non sono felice e l'inferno è cresciuto in dimensioni e temperatura, eppure la libertà che questa realtà semplice mi assicura gli dà un nuovo senso: non più un luogo di dannati, ma il vaso di una forza trasformativa.
Tutte le impurità dei mondi che ho conosciuto stanno evaporando e nella pentola vengono bolliti e mischiati solo gli ingredienti che servono. Non i più buoni, non i migliori, non i più belli, solo quelli che servono a rovesciare il dritto e raddrizzare il rovescio affinché vi sia equilibrio nella mia anima. E questo equilibrio non sarà plasmato nello stampo del giusto ma nell'ennesima incarnazione di tutto il male che ho realizzato e per cui tante persone hanno sofferto.
 
Sparo alla mia paura, sparo a un mostro, sparo a un innocente, sparo alla mia giustizia; accoltello il senso di colpa e il pensiero della punizione; taglio in due i miei sogni, il mio passato; fantastico di lanciare muri a casaccio contro mio padre, contro mia madre, contro i miei fratelli, contro tutti quelli che mi hanno usato o mi hanno voluto bene, contro Asuka e tutto ciò che li unisce.
Colpisco ogni mi sbaglio, oltraggio la redenzione, lacero il giusto e l'ingiusto, il bene e il male, i re e gli schiavi, la grazia e il perdono; attraverso lo stomaco della quiete dello spirito e dell'illusione della felicità che rende più amaro il sapore del dolore. Scaccio la vittoria e la sconfitta, la famiglia e la solitudine, l'amore e l'odio e tutte le Misato, i Kaji, le Ritsuko, la Nerv, la Wille, i cacciatori, i piloti, gli Eva, gli Angeli, gli amici, i nemici.
Non c'è ordine, non c'è senso, non ci sono regole, tutto è assurdo e paradossale. Non può accadere davvero eppure accade e mi chiedo se in realtà non stia vivendo in una volta sola tante vite contratte, riassunte e rappresentate nella strage che anch'io sto compiendo.
Fanculo tutti i miei passati, fanculo quello che ho fatto, fanculo il futuro, fanculo Shinji in ogni sua forma e fanculo Asuka in ogni sua manifestazione.
Esistere è la mia unica ragion d'essere e non c'è posto per sentimenti. Proprio la paura, che mi teneva bloccato, e la rabbia, che ha fatto a pezzi chi mi stava vicino, sono le uniche braccia funzionanti di questo feroce impulso di vita che muove un fantoccio di nome Ikari Shinji.
 
Uccido e provo un senso di liberazione perché è un altro match point annullato alla morte, perché è uno Shinji in meno nella foresta del mio sé, perché ci sarà più carne da mangiare per gli Shinji che sopravvivranno. Voglio tornare a casa ... con loro, per rivedere lei e rapinare l'odore della sua pelle bianca.
Le persone davanti a me sono di ostacolo al mio unico desiderio, quello di respirare un minuto in più e io non ho altro perché ho già ucciso milioni di pensieri e non ho più forza di partorirne altri.
Sento bruciare tutto il corpo, il sangue che mi bagna i vestiti appartiene anche a me e non c'è più tempo né testa per valutare la gravità delle ferite poiché non voglio scoprire che sto già morendo.
Furia Buia sacrifica un braccio per proteggersi da una stoccata e mugghia di dolore, quando la punta trapassa il muscolo, prima di abbassare la spada sul suo aggressore e mozzargli il capo con un fendente.
Orso corre in suo aiuto ma viene pugnalato alla schiena. Vedo la lama di una spada corta attraversarlo facendolo rizzare, quasi saltare sulle punte dei piedi mentre curva la testa all'indietro. Musashi dimentica i suoi obiettivi, compie due passi e spara a bruciapelo sul cacciatore prima che termini l'opera e possa appuntarsi una medaglia per aver ucciso il gigante con la barba.
Il Biondo si piega sulle ginocchia accompagnando il fratello e lo aiuta a estrarre l'arma. Un ultimo alito di energia mi permette di piazzare un velo elettromagnetico tra loro e tre cacciatori che stavano per cogliere l'occasione perfetta.
Fischiano le orecchie e stridono i denti quando un pugno mi raggiunge in pieno viso. Non mi ero accorto della sua presenza, eppure non aveva fatto assolutamente niente per non essere notato.
Sono a terra, spossato e stordito, e con il braccio di traverso mi impegno a bloccare la sua mano che sta per calare sulla faccia insieme al coltello che stringe. Il mio è appena caduto e ora strofino disordinatamente il braccio libero sul terreno nella speranza di trovarlo.
Il tempo rallenta e il mondo perde colore.
Sopra di me vi è un uomo in bianco e nero che ho già visto al villaggio insieme al defunto che aveva ferito Orso. Prova a vincere la resistenza e a rompere il blocco del mio braccio. L'istinto mi dice che c'è campo libero a destra e lo colpisco con due pugni dopo aver mirato alla tempia. La reazione non è efficace e un poderoso sinistro si abbatte sul mio viso. Sta per tirarne un altro ma sono un fascio di nervi e non sento dolore. Paro il suo pugno. Tenta di nuovo e va ancora a vuoto.
Combatto due battaglie contemporaneamente, una a sinistra contro il coltello che si avvicina alla fronte e all'occhio, l'altra a destra contro il suo pugno che cerca di chiudere il match.
Frustrato a causa della mia difesa e accecato dagli ammiccamenti di una vittoria che non arriva, pur visibile ad una manciata di centimetri dal suo naso, il cacciatore mi afferra per il collo e stringe stendendo il braccio per impedirmi di raggiungerlo al volto.
<< Che coglione! >> mi insegna l'altro Shinji. << Al posto suo avrei continuato a colpirmi >>.
Torno a cercare il coltello con un'ansia che cresce quanto il mio bisogno d'aria. Con la coda dell'occhio il mio probabile assassino nota il movimento e sta per cambiare strategia.
E' finita! E adesso che faccio?
<< Shinjiiii! >> sento gridare Furia Buia alla mia sinistra ... e il tempo si ferma. Smetto di guardare la punta d'acciaio che sta per trapassarmi l'occhio e il cervello e osservo il mio fratello che mi corre incontro per salvarmi. Un cacciatore lo ferisce alle spalle con un ampio colpo sferrato di taglio. Il Paparino reagisce mettendo a dormire la minaccia con un brutale manrovescio; rinuncia a finire il suo aggressore e riprende a correre, incespica e piega un ginocchio per terra. Il suo occhio torna ad arrossarsi, respira, si rimette in piedi, ma è ancora lontano e deve già fronteggiare il pericolo che galoppa dietro di lui.
<< Shinjiiii! >>
E' la voce di Asuka che chiede il mio aiuto. E' in pericolo, siamo in pericolo in quell'altro mondo. Non è la serie degli Eva, ma un piccolo gruppo di anonimi predatori a minacciare tutto ciò che per me conta davvero.
Le circostanze creano le opzioni tra cui scegliere; decidere significa scegliere e scegliere significa rinunciare a qualcos'altro. In fondo, è maledettamente semplice, basta rispondere a una sola domanda: a cosa sei disposto a rinunciare?
Il tempo riprende a muoversi e io ho già preso una decisione.
Distrai l'avversario! Lascia che creda di aver già vinto, così non ti disturberà mentre cerchi il coltello che lo farà fuori.
Riduco la resistenza del braccio e lascio che la lama punga la mia fronte e scenda. L'uomo sopra di me smette di preoccuparsi della mia mano e di ciò che cerca tra le zolle insanguinate, si lascia ingannare dal successo che ha il colore rosso della mia vita. E' arrivato allo zigomo quando afferro la salvezza per il manico. Ero convinto che, quando la punta avesse raggiunto l'occhio, sarei morto per il dolore ma ho sentito solo bruciare e adesso avverto un piccolo fiume che scorre su un'intera metà del viso. Un colpo veloce e la presa al collo si allenta. Con uno scatto dei reni e della testa mi sfilo dal tagliente che precipita sul terreno scivolando leggero lungo la mia guancia e strisciando contro l'orecchio.
Spalanca gli occhi e la bocca quando ho già affondato la lama in tutta la sua lunghezza partendo dallo stomaco per non incastrarla in mezzo alle costole. Sputa sangue e contorce il muso in una smorfia che non mi curo di interpretare. Sta morendo e so di esserne l'unico responsabile; ma non vedo me agonizzante, vedo soltanto un predatore che non ci farà più alcun male.
Mi aggrappo al manico del mio trofeo, mentre con l'altra mano lo afferro per i capelli e, issandomi, mi avvicino tanto da toccargli la fronte con la mia e opporre una visione a metà ai suoi occhi che perdono luce.  << Io l'ho già fatto >> urla il mio passato; << io ti ho ucciso >> grida la mia coscienza.
Mi crolla addosso, è pesante e non ce la faccio a liberarmi. Ci pensa Furia Buia a spostare l'ingombro e a rialzarmi tirandomi per la maglia. E' stravolto, ferito e anche lui sporco di sangue color catrame perché non c'è più alcuna luce nella notte.
Orso sbuffa a un metro da noi, piegato in avanti mentre spinge una mano sulla pancia. Davanti a lui, Musashi è a terra con un fucile ancora in mano, ma non è morto; ha finto di essere stato colpito per prendere indisturbato la mira.
I predatori che ci danno la caccia sono rimasti in pochi e ora si avvicinano lentamente con sospetto, timore e soprattutto odio.  Forse, prima che tutto iniziasse, si sono posti le mie stesse domande, ma ora che hanno visto morire i loro amici non vogliono più sapere chi ha ragione. Per loro noi siamo il male che va cancellato.
Su questo spicchio di collina non ci sono più esseri umani, ma solo animali che per miracolo ancora respirano.
<< Hai benzina? >> ansima il Paparino.
Non ho bisogno di riflettere per rispondere: << no, mi dispiace >>.
Furia Buia stringe le labbra, mentre indugia con lo sguardo sulla mia faccia e piange. << Allora ci penso io >> sibila scuotendo il capo come se volesse dire a se stesso che può farcela.
Non riesco a disperarmi per l'approssimarsi della fine, il motore non funziona più e lo spirito si è rassegnato. Guardo mio padre e il suo occhio sinistro che lancia brevi e sbiaditi lampi di un rosso che precipita nel rosa e capisco che non ne ha più. << D'accordo, papà >> dico fingendo di credergli per non stressarlo inutilmente.
<< Accidenti >> penso, << tutta questa fatica per morire a un passo dal traguardo >>.
Furia Buia inspira con violenza e grida: << ORAAAA! >>.
Musashi con uno scatto ruota a pancia in giù e preme il grilletto; il Paparino si gira verso me e Orso alzando il braccio come un oplita che, per bloccare una pioggia di frecce, solleva in aria lo scudo mentre si abbassa. Forse spera che un così plateale gesto possa aggiungere consistenza alla difesa che sogna di materializzare, mentre l'occhio sanguina e i capillari del naso scoppiano. Orso mi abbraccia per proteggermi dall'esplosione.
L'orgolio è inutile a questo punto e chiudo gli occhi appoggiando la testa sotto il possente collo del mio fratello e ringraziando il tanfo ostile della sua pelle e dei suoi vestiti e la sensazione di viscido che mi lascia il contatto con ciò che resta di altre essenze vitali che si sono attaccate al cacciatore con la barba.
Non è poi così male morire con loro. Però, se potessi scegliere, preferirei morire appoggiato ...
 
... al seno della mia Asuka.
 
Percepisco il bagliore dell'esplosione una frazione di secondo prima del rumore.
Tra poco dormirò e sono certo che non ci sarà pace nel sonno che mi attende. Spero di risvegliarmi perché in questo sonno non troverò niente,
 
neanche il tormento dei miei fantasmi.
 
[1] cfr ultima parte Capitolo VII
[2] Sono le parole che pronuncia Misato poco prima di morire in EoE.
[3] cfr primo sogno del capitolo XVII
[4] cfr Capitolo X
[5] In corsivo riporto alcune battute del dialogo tra Shinji e Furia Buia descritto nel Capitolo VIII
[6] Cfr Capitolo VIII
[7] wakizashi, più corta dell'uchigatana.
[8] Cap. XVII
[9] Cfr puntata n. 11 NGE.
   
 
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