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Autore: V4l3    21/07/2020    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Perchè le diceva quelle cose?

Pechè parlava in quel modo?

Sembrava come se le loro strade prima o poi si dovessero dividere e questo le provocava un dolore sordo da levarle il fiato, si sentiva come se lui l'avesse appena lasciata, pur non stando insieme, faceva così male!

Corse senza sapere dove andare, la testa piena di domande e di confusione, piangeva a dirotto non sapendo come fermarsi; le parole e l'atteggiamento di Jason l'avevano scossa fin dentro le ossa, le avevano fatto capire ancora di più che il sentimento che custodiva nel cuore era qualcosa di molto più intenso e profondo di quello che avesse mai potuto immaginare e forse nascondere.

Improvvisamente una mano la fermò per la spalla e lei si trovò a voltarsi di scatto spaventata

–Alex!- Jason aveva il fiatone ed il viso leggermente arrossato –ma che ti è preso?- le chiese sconvolto

Lo guardò in tutta la sua altezza, il petto che gli si abbassava e alzava veloce per riprendere fiato, i capelli a ricadergli davanti la fronte, quelle rughe che comparivano sulla sua fronte quando aveva quell'espressione corrucciata, le sopracciglia aggrottate e quello sguardo che le faceva ogni volta perdere un battito; era lì davanti a lei eppure, con quelle parole, le aveva dato idea che fossero anni luce di distanza, due parallele che non si sarebbero mai davvero incontrate, due destini vicini all'apparenza, ma in realtà lontani.

Iniziò a piangere ancora più forte, sentendo il peso di tutto il suo amore che forse non avrebbe mai potuto rivelargli, lo guardò fra le lacrime e gli si lanciò addosso

Jason rimase completamente spiazzato sentendola affondare il viso nel suo pullover e stringerlo forte singhiozzando, sentì ogni suo muscolo tendersi quando il corpo di Alex gli aderì completamente addosso, scosso dal pianto; deglutì a fatica, il fiato corto per averla rincorsa, reso ancora più difficoltoso per quell'abbraccio improvviso; posò le sue mani sulle spalle di Alex, sentendosi troppo esposto a quel contatto, ma quando le sue mani toccarono quel corpo si strinsero a loro volta, scendendo lente e circondarle la schiena per poterla legare ancora di più a sé

Forse qualcuno per strada stava osservando quella scena, ma in quel momento sembrò che esistessero solo loro due: il vociare, il camminare della gente, il traffico, tutto passò in secondo piano, sfumando come una realtà lontana.

–Che succede?- le chiese piano respirando il suo profumo dolce, ma lei continuava facendolo soffrire a sua volta

 -Ehi, ti prego dimmi cosa c'è?- la supplicò, sperando si calmasse, era una tortura vederla in quello stato

–Non dire mai più quelle cose- gli rispose tra un singulto e l'altro lasciandolo senza parole

L'aveva ferita?

Portò una mano ad accarezzarle il capo incredulo, eppure era stato il più sincero possibile, aveva davvero dato animo a tutte le sue forze per dirle quelle parole, aveva avuto la sensazione di prendere il suo cuore e calpestarlo mentre le diceva di trovarsi qualcuno con cui essere felice; ma la schiettezza con cui Alex gli aveva parlato di Camille, gli aveva messo sotto agli occhi il rapporto che aveva avuto con lei e con Jane, il tempo trascorso con loro e forse che aveva fatto perdere ad entrambe, portandolo a sentirsi davvero uno schifo, soprattutto davanti a quello sguardo cristallino che l'aveva guardato così intensamente da far sentire viscido il suo animo, potendo solo immaginare come avesse potuto vederlo lei, dopo quella confessione; come poteva averla ridotta così?

Lentamente Alex si calmò ma non accennò a staccarsi da lui

–Non volevo farti piangere- si trovò a dirle piano –Ma voglio davvero che tu sia felice- sentì la gola secca, arsa dalla paura di perderla, ma continuò – non voglio che tu possa soffrire per qualcuno che non ti merita- aggiunse e lei alzò il capo mostrandogli uno sguardo di un profondità che gli sembrò di annegarci dentro, come già altre volte era accaduto

–Io sono felice, ora- affermò lasciandolo di sasso –non voglio pensare al futuro, voglio essere felice adesso, mi sento felice quando stiamo insieme e non voglio pensare a quello che accadrà-

Rimase a fissare quelle pozze brillanti, il volto ricolmo di lacrime, sentendosi improvvisamente pervaso da una sensazione di estasi e benessere solo nel sentirle pronunciare quelle semplici parole; senza volerlo portò una mano sulla sua guancia asciugandole alcune lacrime toccando la sua pelle fredda, le sue labbra si arricciarono in un sorriso guardandola e l'unico pensiero che gli venne in mente era quanto fosse bella; portò anche l'altra mano a cingerle il viso e la guardò con una dolcezza che il cuore di Alex fremette

-Perdonami, Alex, te l'ho detto devi avere pazienza con uno come me- e un tiepido sorriso finalmente le spuntò sulle labbra

-Lo so- gli rispose facendolo ridere, ma tornò subito serio

- Non scappare mai più in questo modo- la redarguì– non scappare mai più da me- aggiunse e Alex tremò fra le sue braccia; avrebbe voluto dirgli che poteva tenerla così per sempre, si sarebbe trovata anche un piccolo posto, pur di potergli stare accanto, perché solo così si sentiva completa, solo così avrebbe voluto vivere per sempre; si issò sulla punta dei piedi, in imbarazzo posò le mani sul suo petto ampio, il cui cuore batteva forte, gli si avvicinò piano, lo stupore divampò sul volto di Jason il cui sorriso si cristallizzò, ma lei non si fermò e sperando di non farlo arrabbiare, si avvicinò lentamente al volto dell'uomo che tanto amava e pianissimo posò la bocca sull'angolo delle labbra di Jason

Era immobile, lo sguardo sorpreso, mentre la vide avvicinarsi, troppo, ma non poteva e non voleva muovere neanche un muscolo, già il tocco di lei sul petto gli aveva levato il fiato, ma vederla avvicinarsi così al suo viso, l'aveva completamente lasciato di sasso e quando sentì il tocco delle labbra di Alex, lì sul suo viso, così vicino alle sue, credette di morire e rinascere nello stesso momento; chiuse gli occhi trattenendo il respiro, sapendo che lei neanche immaginasse lontanamente che terremoto gli stesse procurando con un gesto così semplice eppure così intenso da rischiare di farlo crollare.

Lo strinse ancora una volta, ma stavolta percepì le labbra di Alex sfiorargli il collo, poteva sentire chiaramente il suo alito caldo procurargli una miriadi di brividi

–Non penso e non penserò mai certe cose su di te, Jason- gli sussurrò pianissimo –Non potrei mai farlo- e Jason sentì come se il suo cuore fosse nato una seconda volta, la strinse forte al suo petto abbassando il capo verso di lei, era felicità quella che sentiva?

Il cuore gli batteva come un tamburo nel petto

-Non voglio andare da nessuna parte, voglio stare con te Jason- gli sussurrò e lui si trovò a stringerla ancora più forte, come a volersi imprimere il corpo di lei addosso, sentendosi invaso dalla voglia di poterle confessare quello che sentiva, pregandola di non lasciarlo mai, di amarlo anche solo come amico, perché a lui sarebbe bastato anche un piccolo spazio nel suo cuore, purchè potesse stare con lei per sempre.

–Un passo alla volta- le disse e sentì quella bocca rossa, un pò screpolata e tremolante distendersi in un timido sorriso che gli solleticò il collo

–Sì- rispose con un soffio, e dentro di sé Jason sospirò alzando gli occhi al cielo pregando che qualcuno gli desse la forza per non rovinare tutto, ma soprattutto di riuscire a contenere l'amore che sentiva per lei, in modo da non ferire entrambi: come poteva convivere con quello che provava? 

-Ti va di parlarmi di quello che vi siete dette con la Signora Davis?-le chiese, cercando di ritrovare un po' di lucidità mentre ancora la cullava tra le sue braccia e lei sospirò staccandosi da lui per guardarlo negli occhi

-Non sarebbe meglio aspettare di risolvere prima il problema di tuo padre?- gli chiese insicura e lui scosse la testa

-Tu sei più importante- rispose facendole sgranare gli occhi –Dai vieni ti porto in un bel posto- le disse e lasciandola sempre più sconcertata le prese la mano e iniziò a camminare.

Si sentiva come appena uscita da una centrifuga, guardava di sottecchi Jason che camminava spedito verso una qualche destinazione, mentre lei non riusciva a credere che la continuasse a tenere per mano, come se l'avesse sempre fatto, come se fosse il gesto più normale del mondo; si portò una mano sul cuore sentendolo battere forte per le tante emozioni di quei minuti, sentiva ancora addosso il corpo di Jason al quale si era stretta, inebriandosi di quel profumo che sapeva calmarla, ascoltando il suo cuore e il suo respiro che sapevano di amore, l'emozione che aveva provato sfiorandogli il volto con le labbra e un sospiro le uscì dalle labbra.

Quello che gli aveva detto lo avevano scosso fin dentro l'anima e il suo cuore ne era uscito più sollevato, anche se giustificò quelle parole, solo come risultato di quello era uscito fuori al pub; si chiese se avesse sbagliato a caricarla di un futuro roseo quando ancora dovevano fare i conti con un presente non proprio semplice, evidentemente quello che le aveva detto, le avevano messo troppa pressione e giustamente lei adesso voleva pensare una cosa alla volta; eppure c'era qualcosa di intimo, profondo, in quello che gli aveva detto tra le lacrime, ma illudersi per lui era severamente vietato; sospirando allungò lo sguardo alla ragazza che camminava al suo fianco e della quale stringeva le dita nella propria mano, cosi piccole e delicate sparivano sotto la sua più grossa e ruvida, ma non sembrava per nulla turbata da quel gesto che agli occhi di chiunque sarebbe apparso come qualcosa di normale tra loro, di ovvio, ma che per lui aveva un significato nascosto, da tenersi stretto

Deglutì continuando a camminare, fino a varcare una delle entrate di Hyde Park, uno degli scorci che più amava di quella città, dove tutto veniva trasformato agli occhi delle persone con alberi, cespugli, fontane: il traffico cittadino, il vociare sembravano allontanarsi sempre di più ad ogni passo che facevano all'interno.

Alex sospirò sorpresa osservando il bel viale alberato, colorato dalla luce del pomeriggio, dove un timido sole cercava di farsi spazio tra le chiome disegnando scie di luce che colpivano il terreno dove spuntavano cespugli e roseti; non c'era molta gente mentre percorrevano il viale, solo qualche signore che passeggiava con il proprio cane o qualcuno che correva per tenersi in forma, lei guardava ammirata il bel laghetto dove un leggero spruzzo d'acqua e il cinguettare degli uccelli erano gli unici rumori udibili.

Si sedettero su una panchina in ferro battuto e legno poco distante e lei non riusciva a staccare gli occhi dalla bellezza e dalla pace che regnava in quel posto

-Ti piace?- le chiese vedendola rivolgergli un sorriso sincero

-E'meraviglioso, non pensavo potesse esserci in un città così caotica, un posto così bello- ammise tornando a guardare quel piccolo specchio d'acqua

-Non è il solo posto bello, ma è uno dei miei preferiti- ammise Jason sistemandosi meglio sulla panchina e rendendosi conto che ancora la teneva per mano, così a malincuore allentò la presa e si costrinse a prendere il pacchetto di sigarette, chiedendosi se fosse bastato, visto il senso di irrequietezza che sentiva: avrebbe voluto fare tutt'altro che parlare in quel momento, c'era mancato pochissimo che non la baciasse lì su quella strada, fottendosene delle belle parole che si ripeteva costantemente nella testa: l'unico suo pensiero in quel momento era stato quello di poterla baciare, di far pace con quel maledetto tarlo che ogni volta che ce l'aveva davanti, iniziava a fargli balenare l'idea di prendere quel viso e assaporarla senza lasciarle scampo.

Sospirò avvilito, buttando fuori una grossa nuvola di fumo, c'erano cose che dovevano essere affrontate e della massima urgenza rispetto ai suoi ormoni impazziti, per cui era meglio darsi una cavolo di calmata e ritornare con i piedi per terra, ma questo avrebbe significato per lui la possibilità di accarezzare l'idea di diventare davvero suo marito, di diventare il suo compagno e non solo per un motivo come l'incolumità che dovevano preservare, ma per quel sentimento che provava e cresceva sempre di più e la cosa lo spaventava e lo elettrizzava allo stesso tempo; poi, però, le parole della madre gli tornarono alla mente

Come sarebbe stato dopo? Sarebbe riuscito a riprendersi ancora una volta? Sarebbe stato capace di accettare qualsiasi scelta di Alex? L'avrebbe lasciata andare?

-Allora che vi ha detto la Signora Davis?- esordì dopo un'ennesima boccata di fumo, cercando di scacciare via quei pensieri osservando quel piccolo angolo di paradiso.

Alex si tese involontariamente, si sentiva ancora frastornata per quello che era accaduto qualche minuto prima, avrebbe preferito di gran lunga rimanere tra quelle braccia che affrontate quei discorsi spinosi, soprattutto ora che il suo cuore moriva dalla voglia di dirgli che ci teneva tremendamente a lui ed era certa che non si trattasse di una semplice cotta, di un affetto dato dal passato che li legava, dall'aiuto che lui le stava offrendo; era molto più intenso e profondo quello che sentiva nel cuore, ma sapeva bene che ora non era certo il momento di poter parlare di questo suo sentimento, se mai avesse trovato il coraggio di dirglielo, a quel pensiero arrossì sapendo di non avere tutta quell'audacia, ma era altrettanto sicura che tenersi quei sentimenti dentro stava diventando davvero difficile

-E' così grave?- la domanda di Jason la riportò lì accanto a lui che la stava guardando in un modo da farle sentire la pelle tendersi e il cuore stringersi, le piaceva da impazzire, sorrise abbassando la testa scuotendola leggermente per cercare di tornare lucida

-E' stata molto onesta- rispose – ha detto chiaramente che non sarà facile perché i funzionari chiederanno tutto, facendo anche dei colloqui separati per poter confrontare le dichiarazioni- rialzò la testa tornando a fissare il suo sguardo su quello di Jason puntato lontano mentre stringeva tra le dita la sigaretta che si stava portando alle labbra e lei si vergognò di pensare che cosa avrebbe provato se avesse sfiorato quella bocca, scoprire che sapore avesse; quei pensieri la resero irrequieta, così si alzò dalla panchina quasi di scatto avvicinandosi al bordo della fontana di pietra dove si piegò sulle ginocchia per toccare l'acqua fredda, chiuse gli occhi beandosi di quel contatto fresco che le permise di calmare il suo cuore, non poteva fantasticare proprio adesso, pensò, ma quando si voltò verso Jason, lo trovò fermo a fissarla in un modo che le fece tremare le gambe, le sembrò di essere nuda mentre la scrutava, l'imbarazzo le attanagliò la carne, vergognandosi di quei pensieri, si sforzò di sorridergli abbassando subito dopo il capo e tornando a sedersi, ma stavolta un pochino più distante, anche quella vicinanza sembrava farle girare la testa

-Cos'altro ti ha detto?- le chiese lui guardandola e inclinando leggermente la testa curioso, soprattutto per quel suo modo di fare

-Che osservano- disse lei beandosi di quegli occhi –osservano tutto, ogni movimento, ogni sguardo, ogni contatto, valutano tutto finchè non sono pienamente sicuri- lo sguardo di Jason divenne un mare di pensieri indurendosi, così come la mascella che si tese –ovviamente per scongiurare qualsiasi unione fatta per interesse; qualcuno potrebbe essere più attento ad alcuni dettagli piuttosto che ad altri, ma nel complesso, da quello che ho capito, sarà difficile mentire- e lo era davvero, pensò, tornando a guardare davanti a lei, lo sarebbe stato perché fingere così apertamente davanti a gente preparata per trovare l'errore non era certo semplice

-Tra le domande che possono farci, potrebbero chiederci dalle cose più scontate tipo il nostro primo incontro, o il colore preferito dell'uno e dell'altra, addirittura che tipo di profumo usa l'altra persona- sospirò sentendosi un peso nel petto sapendo bene che non sarebbero mai riusciti a trovare quella complicità che si presuppone abbia una coppia, inoltre lei partiva svantaggiata perché non avendo mai avuto una storia, non sapeva certo come potersi comportare o cosa sarebbe stato più giusto fare o meno, la paura che per un suo errore, Jason avesse pagato un caro prezzo, la fece fremere di preoccupazione; ma il suo cuore si fermò completamente quando sentì le dita della mano di Jason sfiorarle la pelle, rimase di sale sentendo il dorso di quelle dita accarezzarle come un soffio la guancia, lentamente si girò verso di lui che aveva allungato un braccio sulla spalliera della panchina e con le dita della mano la stava sfiorando

-Sei preoccupata?- le chiese in tono dolce e lei socchiuse gli occhi a quel contatto che non si era fermato

-Un po'- ammise, beandosi di quel tocco leggero eppure così intenso, lui le sorrise con gli occhi fermi nei suoi

-E'normale esserlo- le disse –ma penso che potremmo farcela- aggiunse e lei arricciò le labbra in un tiepido sorriso, provando invidia per quella sua sicurezza

-Ho paura di commettere qualche errore- confessò leggermente rossa in volto, sicura che non fosse per quello che si stavano dicendo, quanto piuttosto quelle dita che le stavano incendiando la pelle

-Tu di me sai molto, Jason- si sforzò di dire –ma io di te non so niente- aggiunse mordendosi il labbro

E ancora una volta non era riuscito a trattenersi: vederla con quello sguardo preoccupato lo avevano spinto ad accarezzarla, a toccarla perché non avrebbe potuto fare altro; era liscia, calda ed estremamente sensuale nella sua semplicità, un sorriso gli colorì il volto, sapendo che di lei in realtà sapeva poco o nulla, non era la sua data di nascita a fare la differenza o la conoscenza che aveva avuto di Emma, perché Alex era altro.

-Cosa gli diremo quando ci chiederanno come ci siamo conosciuti?- chiese con una nota preoccupata che di nuovo le aveva colorato il volto, mentre lasciava che la sua mano continuasse quella piccola dolce tortura, Jason le sorrise

-La verità- rispose spiazzandola –non avrebbe senso inventare cose assurde, non ci crederemmo neanche noi nel raccontarle, per riuscire a convincerli, credo abbia senso basarci sulla realtà dei fatti- Alex lo guardava sorpresa per la sua risposta e gli si avvicinò leggermente, forse senza neanche pensarci, come a voler parlare più da vicino per non far sentire quei discorsi a nessuno

-E se chiedessero altri particolari?- era angosciata glielo si leggeva chiaro sul viso, la paura di non saper rispondere a qualche domanda, di dire qualcosa di sbagliato, Jason le si avvicinò a sua volta

-Gli diremo quello che vogliono sentirsi dire- le disse piano, facendo scivolare la sua mano dietro il collo di Alex e iniziando a giocare con i suoi capelli, pur rimanendo con lo sguardo fisso in quello azzurro di lei

-Particolari?- chiese poco convinta, le guance più rosee, la bocca semi dischiusa e Jason per qualche istante si soffermò su quelle labbra

-Sì- le rispose pianissimo –potremmo dire che la convivenza ci ha portato a conoscerci meglio- deglutì vedendo come lei si mordesse quel piccolo labbro rosa –che passando molto tempo insieme, ci siamo resi conto di provare qualcosa l'uno per l'altra- sentiva la gola secca, mentre non riusciva a staccarsi da lei né con la mano che ora stringeva leggera una ciocca di capelli dietro la sua testa, né con gli occhi che non riuscivano a lasciarle quella bocca, quel viso

-Potrebbe sembrare strano?- chiese a voce bassissima e lui sorrise ancora

-Solo se fosse una bugia- e lo sguardo di Alex si fece ancora più sorpreso –Dovremmo essere bravi a fargli credere che a volte la risposta più semplice è quella più corretta- il profumo dolce di Alex lo stava facendo impazzire, mentre era a un soffio dal suo viso

-E se non ci credessero?- domandò ancora lei in un sussurro, lui riportò la mano sul viso di Alex, accarezzandole con il pollice la guancia liscia, scendendo verso il mento, sfiorandole quel labbro che avrebbe voluto mordere

-Beh- bisbigliò –dovremmo dimostrarglielo- aggiunse fissando quel piccolo bocciolo roseo chiedendosi che sapore avesse

-Come?- la voce di Alex era udibile solo perchè così vicina, a separarli un respiro

Era completamente in balia della pazzia, ne era sicuro mentre ormai era così vicino a quella bocca da poterne già sentire il gusto e la cosa assurda da farlo completamente impazzire era come lei non si stesse allontanando, come non cercasse di scappare da lui che ormai era così vicino da poter finalmente esaudire quel suo desiderio, da non poterlo credere.

Le loro labbra si stavano sfiorando quando lo squillo del cellulare fece fare un salto ad entrambi che in imbarazzo si allontanarono l'uno dall'altra

Alex si ritrovò a riprendere fiato e cercare di calmare il battito del cuore pronto ad esplodergli nel petto, non poteva credere che stessero per baciarsi; si alzò di nuovo dalla panchina di scatto, sentendo come degli spilli su quella seduta, l'imbarazzo l'aveva completamente assalita e si avviò di nuovo verso l'acqua della fontana per cercare di mettere un po' di distanza da Jason, chiedendosi cosa avesse pensato di lei e del suo comportamento, dopo quanto accaduto.

Jason prese quel maledetto aggeggio, pronto a frantumarlo a terra, ancora aveva il cuore che correva come impazzito e sentiva la gola secca, pensando a che diavolo gli fosse preso in quel momento, preoccupato per come lei avesse potuto interpretare quel momento.

Si decise a rispondere al cellulare solo per fermare quel suono infernale e quando sentì la voce di Camille, si sentì come strappato da un sogno

Mentre era completamente sommersa da tutta una serie di domande per quello che sarebbe potuto accadere, sentì Jason parlottare al telefono e poi avvicinarsi verso di lei

-Dobbiamo andare- le disse rimettendosi il telefono in tasca e portandosi indietro i capelli con le mani sbuffando spazientito, non la guardava mentre lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, era come una calamita, ma quando lui si decise a puntare quei suoi fari su di lei, abbassò il capo arrossendo per seguirlo verso l'uscita di quel piccolo angolo di paradiso, imprimendosi bene nella mente quella giornata e le miriadi di emozioni che aveva provato

****

Una volta in auto, Jason non riusciva a guardarla senza maledirsi mentalmente.

Come aveva potuto comportarsi in quel modo? Ma come, prima si diceva che avrebbe tenuto i suoi sentimenti per sé e poi, appena gli stava accanto per più di due minuti, finiva con il rischiare di baciarla?

Pensò di avere seri problemi comportamentali, visto che non riusciva, alla sua età a trattenersi, anzi ogni attimo che passava con lei sembrava peggiorare. Sbuffò, guardando fuori il traffico, se voleva fare le cose per bene, stava chiaramente prendendo una strada completamente sbagliata. Se fosse stato solo, si sarebbe volentieri dato un cazzotto, era inaccettabile questo suo modo di fare, ma dentro di sé sapeva che forse non aveva la forza che credeva, o meglio sperava di avere.

Alex si sentiva tremendamente in imbarazzo, Jason non aveva ancora aperto bocca e sembrava di nuovo piombato in un mutismo preoccupante, aveva sospirato e sbuffato per tutto il tempo rendendola agitata dentro quell'abitacolo

–Se hai da fare, è meglio se mi porti a casa- si sforzò di dirgli tornando a guardare fuori lo scorrere del traffico, forse gli unici pensieri di Jason, si disse, erano tutti incentrati al lavoro, magari neanche si era reso conto di quanto stesse per accadere pochi minuti prima; o forse, al contrario, era deluso e magari anche un po' arrabbiato con lei per quel comportamento strano che aveva assunto.

La voce di Alex lo risvegliò da quella miriade di pensieri che gli stavano invadendo la mente, ma guardandola ancora una volta, le vide lo sguardo un po' triste, forse anche imbarazzato, ma soprattutto preoccupato, probabilmente orahai suoi occhi, sarebbe davvero apparso come un uomo della peggior specie, anche se gli aveva detto il contrario: lui aveva rischiato di baciarla maledizione! Ma la voglia di averla accanto, stava prendendo il sopravvento su tutto

–Non posso, farei tardi, devi venire con me, il tuo lavoro non è finito- disse severo, Alex si girò verso di lui con sguardo sorpreso, non si sarebbe mai aspetta che lui continuasse a portarla con sé; si sforzò di sorriderle tornando a guardare la strada

–Sei o no la mia assistente per oggi?- le chiese canzonatorio vedendola distendere le labbra in un sorriso, più serena, e lui sospirò ancora una volta, cercando di ritrovare il controllo, sapendo che non doveva scaricarle addosso anche quel suo malessere e frustrazione dato dal fatto che non doveva lasciarsi andare con lei.

Erano nella zona più in della città, dove si alternavano palazzetti bellissimi a schiera, a villini circondati da giardini con tanto di siepi e ampi cancelli; Alex si aspettava di entrare in una villa, invece Camilla abitava in uno dei tanti palazzetti lungo il viale alberato, era molto simile a quello della casa di Jason. Vennero accolti da una cameriera che li fece accomodare in un salone enorme che si affacciava su una sorta di giardino che dalla strada non era visibile dove al centro spuntava una piscina, ora coperta; lo stile dell'arredamento era moderno e il bianco e il nero erano i colori principali dell'arredamento, Alex si accomodò ad un angolo del divano nero mentre vide Jason portarsi davanti la finestra ed osservare il giardino, ma dopo pochi minuti arrivò loro incontro Camille

–Ciao Jas- salutò l'uomo di nuovo con due baci e sembrò stupita di vedere Alex

–Oh, ciao cara, non pensavo che facessi lavorare una ragazza così giovane anche a quest'ora- fece leggermente infastidita la donna guardando Jason che rise rivolto verso Alex e poi di nuovo verso Camille

–Se vuole imparare il mestiere deve capire subito come ci si muove- ed Alex dovette trattenersi dal ridere –Oh ma certo, hai ragione- fece la donna sorridendo con la sua bella bocca laccata di rosso, Alex notò che aveva indossato un abito a tubino aderente di colore nero, semplice ma estremamente provocante sicuramente per l'incontro con Jason e la cosa la infastidì non poco

–Vi offro un aperitivo?- disse la donna con leggero cenno alla cameriera che si avvicinò con un vassoio di tartine e tre calici che posò sul tavolino in vetro sorretto da quattro bellissimi cavalli in marmo

–Ti ringrazio Camille, ma vorrei vedere i mobili- fece Jason e la donna lo guardò un po' sorpresa, ma cercò di non darlo troppo a vedere prendendo un calice

–Bene allora seguitemi- disse uscendo dal salone e proseguendo sul corridoio antistante.

Alex e Jason seguirono la donna in un altro salotto, più piccolo e più accogliente, in stile classico dove svettavano un comò, una credenza e un settmino addossati ad una parete

–Eccoli- fece la donna indicandoli con un gesto della mano, andando a sedersi su una poltrona rossa dallo schienale alto, Alex si posizionò vicino la porta ed osservò come gli occhi di Camille erano fissi su Jason mentre sorseggiava il vino

–Dammi il quaderno Alex, per favore- la ragazza, si ridestò e fece quanto richiesto rimettendosi un po' in disparte mentre Jason si avvicinò ai mobili, cambiando completamente espressione e atteggiamento, sembrò entrare in un mondo a parte

Alex rimase totalmente imbambolata ad osservarlo, era la prima volta che lo vedeva a lavoro, ed era diverso ed estremamente affascinante: lo vide aprire il quaderno, con lo sguardo attento fisso sui mobili ed iniziò a disegnarli, la sua mano correva rapida sul quaderno, il suo sguardo passava rapidamente dal mobile che aveva davanti al foglio; una volta soddisfatto, allungò il braccio verso di lei che subito prese il quaderno che gli aveva passato e lo vide avvicinarsi ad essi, alzò una mano e con lentezza, iniziò ad accarezzare la superficie del comò.

Alex era completamente rapita nel vederlo attento ad osservare ogni dettaglio, toccare con perizia ogni angolo, passando la mano su ogni centimetro dei mobili, senza tralasciare nulla

–Sei sempre molto attento, sapevo che eri la persona giusta- la voce di Camille ridestò Alex che arrossì sperando che la donna non l'avesse beccata a guardarlo in quel modo

–E' il mio lavoro- rispose semplicemente lui

–Sai Jason, sembri diverso- disse la donna bevendo dal suo calice

–Diverso? Più vecchio vorrai dire-e la donna sorrise alla frase

–Sei sempre un uomo affascinante e non credo di essere l'unica a pensarlo- Alex abbassò il capo sentendosi come chiamata in causa da quella frase

-Grazie per il complimento, ma credo che tu parli perchè sei un po' di parte- la stuzzicò lui rimanendo comunque concentrato ad analizzare la credenza

–In un anno molte cose cambiano, così hai detto oggi- riprese la donna e la sua voce sembrò più triste così come l'espressione del suo volto –cosa è cambiato?- chiese e Alex deglutì a fatica mentre Jason sospirando si girò a guardare Camille

–Ti senti uguale a un anno fa, Cami?- le chiese sorridendole e lei sospirò –Sì, sei sempre la bellissima donna che conoscevo, ma sono sicuro che anche per te qualcosa è cambiato in un anno, no?- la donna si alzò posando il bicchiere

–Potresti lasciarci un attimo, cara?- Alex saltò sul posto rossa come un pomodoro

–Certamente! E' stato un piacere conoscerla, vado in macchina- così dicendo uscì dalla stanza con un profondo sospiro fermandosi appena fuori, non si era mai sentita così fuori luogo come in quel momento, si portò una mano al cuore che batteva forte e stava per avviarsi quando sentì la voce di Camille

–Un anno non è poi così tanto, Jas- disse, Alex sentì l'uomo sospirare

–Non è tanto, ma è abbastanza per capire e quello che c'era tra noi non era niente di così importante- Alex trattenne il fiato pensando a quanto fosse diretto in certe occasioni

–Le tue parole mi feriscono- rispose la donna –qualcosa c'era e lo sai, ma non sembra ti interessi- Alex temeva di essere scoperta, ma non riusciva a staccarsi da lì

–C'era, hai detto bene, ed era affetto perchè entrambi avevamo bisogno di qualcosa che però non c'entrava niente con il rapporto che avevamo- Jason sospirò prima di continuare -Ma hai ragione dicendo che non mi interessa più quello che eravamo, è finito ed è meglio così per tutti e due-

Camille si sedette di nuovo sulla poltrona

–Pensavo che potessimo costruire qualcosa di importante, ci ho creduto- aveva un tono ferito e triste

–Non mentire a te stessa Cami, non è vero, quello che ci legava era un affetto dato dal fatto che ogni tanto passavamo dei bei momenti, che finivano appena uno dei due riprendeva i vestiti- Alex arrossì alle parole di Jason

–Hai una persona adesso?- chiese la donna –Io ho un uomo che sta aspettando una mia risposta per sposarlo, ma prima avevo bisogno di sapere se tra noi potesse mai esserci altro, non ti ho mai dimenticato, anche se c'ho provato- Jason sorrise

–Sono felice per te, ma anche io sto per sposarmi- Alex si portò entrambe le mani alla bocca a coprirsi un sorriso enorme, decidendo che aveva sentito abbastanza e si avviò verso l'uscita.

Non riusciva a credere che Jason avesse pronunciato quella frase, si sentiva come frastornata, sapeva che forse lo aveva detto solo per non dare speranze a Camille, ma sentirglielo dire l'aveva profondamente colpita e inorgoglita, anche se dietro al loro matrimonio c'era ben altro, ma in quel momento non le importò nulla, non le interessava neanche sapere cosa pensasse di lei, era solo e semplicemente felice.

  
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