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Autore: Hi Ban    21/07/2020    0 recensioni
Non sono mai stato molto bravo a raccontare le storie, sapete? Non so nemmeno scriverle, se è per questo. Sono uno studente di medicina, suvvia. Non sono il tipo di persona che si mette a scrivere racconti e che sa creare la suspence. Si scrive davvero suspence, poi? O è suspance? Suspanse? Sono pessimo, parlo la stessa lingua da cento anni e continuo a fare errori. Ergo, non prendetevela con i vostri bambini quando fanno degli errori di grammatica, alla fine sono molto più giovani di me e io ho ancora dubbi su dove vada la i nel plurale di camicia.
Non mentite, anche voi avete lo stesso dubbio. Ce lo avete, vero?
Sto tergiversando. Ma non preoccupatevi, abbiamo ancora tempo.
Effettivamente il tempo è l’unica cosa che mi è rimasta, anche se forse, a pensarci bene, non è proprio così.
Ma questa è tutta un’altra storia.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[1. The Beginning]
 
 

Sono sempre stato nervoso il primo giorno di scuola. Nuove persone da conoscere, nuovi professori, nuovi ambienti, nuovo tutto. Inoltre, ho sempre avuto la non così tanto irrazionale paura che qualcuno potesse chiedermi di aprire il mio zaino per mostrarne il contenuto. Ancora oggi non saprei come spiegare il tipo di snack che mi sono sempre preso la briga di portare con me.
Succo di umano, mh-mmh, molto gustoso. Il mio preferito è AB+, in caso vi interessasse.
Tanto a nessuno serve l’AB+.
A dire la verità, nessuno mi ha mai chiesto di poter perquisire il mio zaino, ma non si sa mai. Comunque, se fosse successo sarei potuto facilmente scappare, certo, ma poi avrei dovuto trovare un nuovo posto dove ricominciare la mia vita. Non sono un grande fan degli spostamenti, anche se sono costretto a farlo periodicamente. Non posso stare nello stesso posto per troppo tempo perché dopo un po’ inizia a diventare strano e poco credibile presentarmi come Jake, trentacinque anni, quando in realtà ne dimostro ancora ventitré.
Sto divagando di nuovo, mi dispiace. Ultimamente sta diventando difficile mantenere la concentrazione.
Cosa stavo dicendo? Ah, sì.
Beh, anche il primo giorno alla CrU ero nervoso. Faceva caldo anche se era già la fine di settembre. Sì, posso percepire la temperatura anche se sono un vampiro, non sono una statua che risplende di luce propria come Edward Cullen. E sono anche piuttosto sensibile ai cambi di temperatura.
Il mio primo corso dell’anno era Biologia generale, me lo ricordo bene. Il giorno prima mi ero preso la briga di studiarmi la mappa del campus, così da sapere dove andare senza perdere tempo. Come dicevo, ero terribilmente nervoso. E, ovviamente, da qualche parte sbagliai strada, perché mi persi. Sì, anche i vampiri possono perdersi, quando ci trasformano non ci iniettano Google Maps. Io, in particolare, sono pessimo con tutta la storia del senso dell’orientamento; ho studiato in più università prima della CrU e non sono mai riuscito a beccare l’aula giusta al primo colpo.
Quel giorno non si rivelò diverso dal solito. Suvvia, tutti gli edifici erano uguali e anche le classi erano identiche l’una all’altra, non è stata colpa mia!
Nella classe in cui finii c’era solo qualche studente – era ancora presto – ma perlomeno non era vuota. Ed era davvero un’aula e non, ad esempio, l’ufficio del preside. Ma quel piccolo incidente è successo negli anni ottanta, meglio non soffermarsi su inutili ricordi passati.
Presi posto di fianco ad una ragazza con i capelli rossi. Non era quel rosso-biondo-non-proprio-rosso che si vede spesso in giro oggi. Era proprio un rosso rosso. Cioè, davvero rosso. Non rosso sangue, più rosso fuoco. Spiccava molto, ecco. Probabilmente da piccola doveva essersi sorbita la sua buona dose di prese in giro per via dei capelli.
Non era né bellissima né particolarmente brutta. Se non fosse stato per i capelli sarebbe stata una ragazza anonima, proprio come me. Osservai i suoi capelli per un po’, fino a che lei non si girò a guardarmi. A quel punto non potevo continuare a fissarla.
“È qui Biologia generale?” chiesi.
“In realtà qui c’è Psicologia generale, penso tu abbia sbagliato aula.”
Almeno il generale c’era.
Doveva essere una studentessa di psicologia, comunque.
“Oh, sì, mi capita spesso. Voglio dire, è solo che sono davvero pessimo a trovare i posti, non intendo certo dire che ho già frequentato un sacco di università in cui mi sono perso sempre, no, assolutamente.”
Quando sono nervoso tendo a parlare molto e troppo, si sarà notato.
“A-ah, ok.”
Apparentemente lei, invece, non era un tipo da molte parole. Era per compensare per i capelli estremamente appariscenti?
“Il mio nome è Jake, comunque. Jake Stirling.”
Non so perché sentii l’impulso di presentarmi. Probabilmente fu perché lei era molto silenziosa e io non ho mai saputo cosa fare con i silenzi imbarazzanti, se non riempirli con parole casuali. Oh, e in quel momento sembravo veramente un idiota, metà di me già in procinto di andarsene e l’altra incerta se fosse o no il caso di tentare di convincere la ragazza che non ero un completo disastro. Non che avessi una vera motivazione per tentare di convincerla, probabilmente non l’avrei mai più rivista.
Un vero peccato, perché aveva proprio dei bei capelli appariscenti.
“Oh, piacere di conoscerti, Jake. Io sono Samantha. Reid. Samantha Reid. Tutti mi chiamano Sam, però.”
Anche lei sembrava leggermente nervosa.
Lunga vita alle presentazioni imbarazzate alle otto del mattino.
“Anche per me è un piacere conoscere te, Sam!”
Ma perché diavolo non potevo essere come tutti quei vampiri che andavano di moda ultimamente? Silenziosi, misteriosi e sexy. Provai a raddrizzarmi un po’ per veicolare un’impressione migliore. Il risultato fu che inciampai nello zaino che avevo lasciato sul pavimento.
Merda.
Sei un completo disastro, Jake, lo sai questo?
Lei aveva un così buon odore.
AB+, ne ero sicuro.
Dannazione, senza neanche rendermene conto avevo iniziato ad odorarla. Avrei dovuto mangiare qualcosa quel mattino, ma il nervosismo mi aveva letteralmente chiuso lo stomaco. Ed ora lei era lì, con quel suo profumo delizioso e-
Cazzo, Jake, smettila di sbavarle addosso.
Era così tanto tempo che non interagivo con delle persone che le mie buone maniere umane – ergo, non sniffare il prossimo perché è maleducazione – si erano leggermente arrugginite. Sicuramente dovevo essere risultato estremamente affascinante e sexy, proprio come quell’altro vampire, lì, come si chiamava? Quello che aveva anche un fratello con cui si contendeva la stessa tipa… Diamond? Desmond? Probabilmente era Dalmaton.
“Comunque, forse è ora che tu vada. Altrimenti rischi di fare tardi” commentò Sam, risvegliandomi dalla mia trance.
Devo esserle sembrato estremamente inquietante, tutto intento ad osservare il suo collo come se fosse stato una torta al triplo cioccolato.
“Sì, probabilmente dovrei.”
Non era comunque una relazione destinata a durare. Nessuna relazione in cui una delle due parti sembra buona è una buona relazione.
Meglio che me ne vada prima che rischi seriamente di mangiarmela, pensai.
“Beh, a presto, Sam” la salutai sventolando la mano in maniera molto adulta e indietreggiando in modo goffo. Sì, sì, i vampiri si muovono con grazia e agilità, blablabla. Non potete neanche immaginare quante volte ho preso lo spigolo del comodino con il mignolo del piede, i libri vi raccontano solo bugie. Sì, mi chiudo anche le dita nei cassetti occasionalmente. Mi taglio con la carta!
“Ciao, Jake.”
Fine della love story, ragazzi.
Trovare Biologia generale si rivelò essere un’impresa piuttosto ardua, ma riuscii comunque ad arrivare in tempo. Trovai anche qualche minuto per fare una piccola pausa snack. Bere sangue chiuso in un bagno minuscolo non è mai stata una delle mie attività preferite, ma mi sono sempre adattato. In più, quel mattino non avevo il lusso di potermi trovare un posto migliore.
Alla fine, nonostante la lezione si rivelò essere piuttosto interessante, la mia mente aveva continuato a vagare senza sosta. In particolare, come la lingua che batte sempre sul dente che duole, non avevo smesso neanche per un attimo di criticarmi mentalmente: avevo davvero fatto una pessima figura con Samantha. Dovevo esserle sembrato il peggiore dei cretini stalker. O degli stalker cretini. Fa differenza?
Beh, comunque non sono mai stato molto bravo con le ragazze. Da questo mio racconto vi sarete accorti che non sono molto bravo in molte cose. Lei non sembrava essersi eccessivamente scomposta di fronte alla mia goffaggine, perciò anche io avrei dovuto lasciar perdere e concentrarmi invece sulle cellule eucariote, ma per tutta la lezione non fui capace di smettere di pensare a quanto maldestro fossi apparso.
Tanto comunque non la rivedrò mai più. Devo smetterla di preoccuparmi di cosa pensano gli altri. Voglio dire, sono un vampiro, non è come se una persona si preoccupasse dell’opinione di una mucca? Dovrebbero essere solo cibo per me. Solo che io non mangio le persone. E le persone parlano come me. Io stesso sono stato un umano! Beh, non posso dire di essere stato una mucca, però anche loro andrebbero rispettate nelle loro opinioni… pensandoci bene, forse dovremmo ascoltare con più attenzione i loro muggiti, magari loro stanno tentando di comunicarci i loro sentimenti e noi, solo perché le consideriamo cibo, non le ascoltiamo. No, aspetta, loro le considerano cibo, io non mangio una bistecca da an-
Non mi accorsi che la lezione era finita fino a che non rimasi solo nell’aula perché tutti erano già andati via. Presi la mia roba e corsi fuori; avevo ancora una lezione prima di pranzo e avevo già fame.
Quella sì che sarebbe stata una giornata lunga.
 
 
***
 
 
“Scusami!”
Era mezzogiorno in punto e stavo correndo fuori dall’aula come se avessi avuto la Morte alle calcagna. Strano, detto da uno che non muore tanto facilmente. In quel momento, però, mi sembrava davvero di essere in punto di morte: avevo bisogno di sangue e anche in fretta. Ogni volta che mi innervosivo era la stessa storia, il mio fabbisogno di plasma si triplicava, ed era per quello che giocavo d’anticipo e mi portavo dietro abbastanza sangue per resistere tutto il giorno. Però non potevo comunque berlo in aula – non saprò mantenere la suspence, ma c’è un motivo se sono riuscito a sopravvivere fino ad ora.
Vado a berlo in bagno? No, ora sarà pieno di persone, la lezione è appena finita ed è comunque ora di pranzo.
Non sapevo dove andare, perciò cominciai a vagare come un’anima in pena per il campus, sperando di trovare un posto appartato dove consumare il mio tanto agognato pranzo.
Per i seguenti minuti la mia parola d’ordine divenne “Mi dispiace!” perché continuavo ad andare a sbattere contro le persone, preso com’ero dalla foga di trovare un misero buco in cui mangiare. Apparentemente, il campus a quell’ora era pieno di studenti indaffarati che andavano di qua e di là, perciò era impossibile non beccarne uno, due o trenta.
“Ehi, fa’ attenzione!”
“Guarda dove vai!”
“Era il mio piede quello!”
Beh, gioia, ringrazia che quello era il tuo piede e non il tuo collo.
Cazzo, ero davvero ad un passo dal sedermi sulla prima panchina disponibile, prendere un passante e bermelo, scambiando lui per una lattina di Coca Cola come ero stato scambiato io ai miei tempi.
“Ehi, Jake, tutto ok?”
Cosa? Come fa qualcuno a conoscere già il mio nome?
Mi voltai velocemente – veramente velocemente, molto più in fretta di un umano normale che stava morendo di fame – in direzione della voce che mi aveva chiamato e la trovai lì. Samantha.
Pessimo. Tempismo.
Di certo lei era l’ultima persona sulla faccia della terra che avrei voluto scambiare per una bevanda gassata, piena di zuccheri e lievemente assuefacente.
“Oh, ehi, Sam! Sì, sto benone, grazie, sono solo stanco, sai com’è il primo giorno di scuola, l’ansia, l’agitazione, che sono sinonimi, ma non c’entra… b-beh, è spossante, sì. E stanotte non ho dormito molto bene, ero un sacco nervoso e- scusa, lo sto facendo di nuovo. Parlo un sacco, vero?”
Jake, ma perché non chiudi quella dannata bocca?!
“Oh, no, no. Cioè, sì, parli effettivamente un sacco, ma non è un problema.”
Non ne sono sicuro al cento percento, ma penso che a quel punto la stessi guardando con la bocca spalancata. Eravamo nel bel mezzo del viavai di studenti che si stavano prendendo la briga di sbuffare sonoramente quando ci evitavano per farci sapere che eravamo in mezzo ai piedi. Ma io sono sempre stato un ragazzo capace di processare una sola cosa per volta e in quel caso il mio cervello era appeso disperatamente alle parole di Samantha. Fortunatamente quest’ultima aveva un cervello con più binari attivi del mio, perciò quando lei ebbe l’accortezza di spostarsi io la seguii.
Quel piccolo spostamento però mi riportò con i piedi per terra e in un attimo ridivenni consapevole di tutte le persone attorno a me. E ce n’erano veramente molte. Troppe.
Oh, questo qua è un A-. Il tizio con gli occhiali è 0+. La ragazza con la borsa più grande di lei è B+. Quel vecchio laggiù è sicuramente un AB+. Credo di star perdendo le bave, come quel cane che avevano studiato quegli psicologi.
“Stai andando a mangiare?”
“Cosa? Ah, sì. Sì, sto decisamente morendo di fame. Ma perché è ora di pranzo, altrimenti non avrei fame.”
E tu sembri davvero dannatamente buona con quell’AB+ bello fresco e quel collo ben in vista.
“Effettivamente sembri davvero molto affamato. Quand’è l’ultima volta che hai mangiato? Beh, ahm, comunque anche io starei andando a mangiare, già.”
Perché stava continuando a parlarmi? Era una mia impressione o l’odore stava diventando sempre più forte e sempre più invitante? Anche i capelli ora mi sembravano molto più rosso sangue che non rosso fuoco.
Ok, Jake, ora o mai più: scappa, altrimenti finirai per reinscenare Dracula nel campus della CrU.
“Sei solo?” mi chiese di nuovo dal momento che non avevo risposto alla sua prima domanda e lei era ignara della battaglia all’ultimo sangue – letteralmente – che stava avvenendo nella mia testa.
Non mi mossi, né parlai. Ero ancora troppo concentrato su di lei e sul suo collo. E su un A+ e su uno 0- di passaggio.
La parte più umana di me cercò di partecipare alla conversazione, riuscendo però solo a mettere in mostra un medio-grave caso di balbuzie.
“S-sì.”
Jake. Vai. Via. SUBITO.
“Oh. Anche io.”
Jake, no… Ho detto- Fermati. Fermati!
“Allora… Ahm, ti andrebbe di mangiare? Con me? Del cibo? Per pranzo?”
Jake Stirling, dannazione, sei un idiota!
Alla fine non l’ho mangiata, in caso ve lo steste chiedendo. Ci sono andato dannatamente vicino, però.
Beh, comunque così è come ho fatto la conoscenza di Samantha Reid.
 
 
 
Dove era finito adesso? Era la pima volta che lo portavano in una stanza con tutte quelle luci.
Jake si sentiva così intorpidito.
Era certo che gli stessero iniettando qualcosa per farlo sentire così, ma cosa…
Ah, giusto. Era quella droga, ora ricordava.
“Questo potrebbe fare male.”
Cosa? Cosa stava dicendo? Cosa avrebbe fatto male?
Non riusciva a tenere gli occhi aperti, le luci erano accecanti.
Ma chiunque avesse parlato aveva ragione.
Faceva male.
Era finito all’inferno.

 


[Ringrazio chiunque abbia letto il capitolo precedente e I'm very very sorry in caso doveste trovare qualche errore!]
  
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