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Autore: Rossana_87    21/07/2020    2 recensioni
anno 2020, una rimpatriata delle scuole medie è stata organizzata, Sana e Akito , si rincontrano dopo 20 anni, la loro vita è completamente cambiata, ma il fantasma di quello che sarebbe potuto essere tra di loro riecheggia incessante nelle loro vite, sarà un happy ending?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Cap 6. LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA.
SANA:
<< ti sogno ogni notte, anche se al mio fianco c’è un’altra persona, penso in continuazione a come sarebbe stare con te invece che con lui, ma adesso basta devo proteggere quello che sono riuscita a costruire nonostante il tuo fantasma>> mi interruppe…
<< perché lo hai chiamato Akito?>>
<< perché forse era l’unica cosa che lo collegava a te, senza farmi male. Dovevo dare un nuovo volto al mio Amore, corrisposto sano, che dipendesse solo da me.>>
Akito lanciò il casco che aveva in mano, produsse un rumore cupo e assordante, mi venne vicino e io sentì il suo profumo, sapeva di agrumi.
Già il suo essere si rispecchiava appieno in loro, aspri ma che se sai dosare possono essere terribilmente buoni, dissetanti ed elettrizzanti, e li continui a cercare, nonostante sai siano un misto di piacere e dolore.
Mi prese per le spalle e mi guardò dritta negli occhi era arrabbiato, frustrato, arreso.
<< sono un coglione, magari adesso quel bambino potrebbe essere anche mio>>
Quelle parole mi sconvolsero, mi lasciarono senza fiato, svuotata, avrei voluto stringere Akito, baciarlo, aggrapparmi disperatamente al suo petto.

AKITO:

Le parole che dissi probabilmente furono un ordigno esploso, la sentì svuotarsi sotto le mie mani, la guardavo sperando disperatamente che dicesse qualcosa, qualunque cosa, ma tacque per un tempo ce parve eterno. Il suo sguardo era fisso su di me, i suoi occhi inchiodavano i miei, e leggevo nel profondo il tormento.
<< siamo due idioti patentati>>
<< e adesso?>> dovevo saperlo, non potevo lasciarla andare via così, dopo tutti questi anni.
<< e adesso niente, ci rimane solo la magra consapevolezza, che sarebbe potuto e dovuto essere quello che non è mai stato, e non sarà mai. non è colpa di nessuno, eravamo troppo piccoli, immaturi e ingenui per affrontare una storia come la nostra, e poi troppo orgogliosi per risolvere il casino che avevamo combinato>>
Il nostro filo rosso si stava recidendo così, perché lei lo aveva deciso, o forse non era mai stato legato alle estremità dei nostri mignoli.
Guardò l’orologio era tardi lo sapevo.
<< mi riporti alla macchia?>> continuai a guardarla, non potevo permettere finisse così.
<< si, certo>> le mie mani senza che me ne fossi accorto erano scese sulle sue, la lasciai andare, abbandonando quel contatto, recuperai il casco che avevo lanciato poco prima, tutto sotto i suoi occhi cioccolato.
Misi il casco in testa, il mio umore era a terra, mi sentivo sospeso in un limbo.
avviai il motore della mia vespa per riportarla indietro.
Fissavo la strada ma la mia testa vagava, passai tutto il tempo del tragitto ad escogitare qualcosa per non lasciarla andare via così, lontana da me per sempre, mentre la sentivo appoggiata alla mia schiena per proteggersi dal freddo e per non cadere.
Potevo fare una strada diversa, allungare il percorso, andare più piano…. Non lo feci.
Arrivammo al parcheggio della pizzeria che tanto amava, riconobbi la macchina di Sana, e in lontananza vidi anche quella di Tsu, era proprio un buon amico pensai.
Spensi la vespa, lei scese e anch’io mi tolsi il casco e lei mi restituì il suo. Mi guardò in silenzio e io guardavo lei, sicuro che non l’avrei più rivista, non avrei più sentito il sui profumo di gelsomino, era sempre lo stesso come ricordavo. Avrei dovuto dimenticarla per sempre questa volta, avrei voluto prendere a pugni qualcosa.
mi sentivo stranamente tranquillo, una calma apparente, ma sapevo che prima o poi sarei esploso, e sarebbe stato distruttivo, era come descrivere un
uragano, sentivo di essere nell’occhio del ciclone, ero consapevole che sarebbe passato lasciando dietro di sé solo macerie.
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ mini capitolo questo lo sò, ma sono tornata a lavoro e non ho più nemmeno il tempo di respirare, comincia il conto alla rovescia - 2 alla fine, intanto aggiungo i dialoghi mancanti dei vecchi capitoli.
   
 
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