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Autore: inzaghina    23/07/2020    9 recensioni
Per tutta la vita Danny ha vissuto nell'ombra del fratello maggiore, convinto di non poter essere alla sua altezza. Ora, dopo anni passati a servire il suo paese, è arrivato il momento di tracciare il proprio futuro, di abbandonare il cono d'ombra in cui si è relegato e di affrontare i demoni che gli impediscono di ricordare i momenti felici del passato.
[Storia partecipante al contest “Non ci resta che sognare” indetto da Soul_Shine e Sabriel_Little Storm sul forum di EFP.]
[Questa storia è candidata agli "Oscar della Penna 2022" indetti sul forum Ferisce più la penna]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Brooklyn Tales'
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Storia partecipante al contest “Non ci resta che sognare” indetto da Soul_Shine e Sabriel_Little Storm sul forum di EFP.
 


 
Cono d’ombra
 
 
“Non abbiate mai paura dell’ombra.
È lì a significare che vicino,
da qualche parte,
c’è una luce che illumina.”
(Ruth E. Renkel)
 
 



 
La divisa è madida di sudore. Il sole è alto nel cielo. Il deserto si estende tutto intorno a lui.
Ha perso di vista il resto dei compagni, ma continua a correre — non ha tempo di fermarsi.
Tornato al campo, imbraccia il fucile osservando guardingo la desolazione che lo circonda.

 
A volte rimpiange di non essere più arruolato, in quel periodo al momento di coricarsi era sempre così stanco che riusciva ad addormentarsi in pochi minuti e a godersi ore ininterrotte di sonno privo di sogni — e di ripercussioni. È tornato da un anno ormai: dopo tre missioni che si sono susseguite nell’arco di quattro anni passati a servire orgogliosamente il suo paese, è stato congedato con onore e il grado di sergente e ha fatto ritorno alla vita civile — o ci sta provando, per lo meno. Gli psicologi che lo seguono lo chiamano disturbo post-traumatico, sostengono che sia comune alla maggior parte dei soldati, ma lui sa solamente che sta facendo fatica a riabituarsi alla routine che aveva abbandonato dopo aver ottenuto il diploma.
È piuttosto sicuro che il resto della gente non scelga di passare il weekend in solitudine come sta facendo lui, ma certi giorni fa più fatica di altri a sopportare la compagnia di altre persone, con il loro bisogno costante di riempire i silenzi e di aiutarlo a sentirsi meglio: è proprio per questo che dopo aver fatto ritorno ha adottato un cane.
 
Il suono ritmico delle suole, e delle zampe, che calpestano la lingua di sabbia illuminata fiocamente dal sole del crepuscolo è la sua unica compagnia, il respiro leggermente affannato il solo segnale della fatica fisica che il suo corpo sta provando — una stanchezza che si augura lo porterà a dormire durante la notte che incombe. Una volta raggiunto il pontile, che brulica di persone a ogni ora del giorno, Danny si lascia cadere supino accanto a uno dei pali di sostegno, incurante della sabbia che sarebbe andata a infilarsi tra i ciuffi di capelli bagnati e ad appiccicarsi alla maglietta sudata; Oreo¹ è sdraiato al suo fianco, la lingua penzoloni e quello che lui interpreta come un sorriso che gli arriccia le labbra. Il buio e la quiete lo avvolgono come una coperta calda, gli sono inspiegabilmente di conforto — a differenza di quanto accade durante le notti in solitaria, momenti in cui si ritrova preda dell’ansia e degli incubi ricorrenti, troppo abituato alla confusione e alla condivisione di spazi ristretti nei suoi anni da militare.
Su quello stesso pontile suo padre aveva tentato di insegnare a pescare a lui e a suo fratello Lucas, ottenendo successi solo con quest’ultimo, visto che la pazienza non è mai stata una delle doti più rinomate di Danny. Vorrebbe avere la possibilità tornare indietro: godersi quei momenti di quotidianità in compagnia del padre, eliminare la sciocca convinzione che ce ne sarebbero stati numerosi altri — inconsapevole dei piani che il destino beffardo aveva per la sua famiglia. È tipico di lui desiderare l’impossibile, agognare quello che non può avere: non essere in grado di vivere nel momento e di trarre il meglio dalle situazioni.
La sua vita è stata un susseguirsi di fughe iniziate all’indomani della morte del padre, proseguite con l’abuso di alcol, culminate nell’utilizzo di droghe di vario tipo, tentando invano di anestetizzare un dolore con cui era impossibile convivere, questo suo scappare ha finito con il portarlo a cercare la sua strada vestendo la medesima uniforme indossata dal genitore anni prima. Eppure non è riuscito a trovare la propria dimensione nemmeno lì, nonostante avesse sperato di poter rendere orgogliosa almeno la memoria del padre tra le fila dello stesso battaglione dei Marines in cui l’uomo aveva combattuto la Guerra del Golfo. Le dita si chiudono attorno al pacchetto di sigarette, estraendolo dalla tasca per portarne una alle labbra — sa bene che fumare dopo aver terminato un’intensa attività fisica non sia affatto consigliato, ma lui è sempre stato insofferente verso le indicazioni altrui. La nicotina ha il potere di calmarlo: è una delle poche cose che lo aiuta a riprender sonno quando si sveglia nel cuore della notte, oltre che essere l’unico vizio a cui non ha rinunciato quando si è ritrovato sull’orlo del precipizio, pronto a lasciarsi cadere in un baratro apparentemente infinito da cui solo il fratello è riuscito a salvarlo.
 
“Finirai con l’ucciderti, se continui così,” Luke fa del suo meglio per nascondere ogni traccia di rimprovero dalla sua voce, intercettando la scatola di pillole che Danny si è infilato velocemente in tasca.
“Lo dici come se ti importasse davvero…”
Le iridi di Lucas quasi svaniscono, fagocitate dalle pupille scure fisse sul fratello intento a fissare il proprio riflesso pallido nello specchio.
“Perché mi importa, Danny. Cazzo, sei il mio fratellino e dovrei proteggerti.”
“Nessuno può proteggermi da me stesso, non credi?”
“Non è troppo tardi, Danny, devi solo trovare la forza dentro di te.”
“Non so se ce la faccio,” l’ammissione gli sfugge dalle labbra, mentre batte furiosamente le palpebre tentando di non lasciar cadere le lacrime che gli inumidiscono gli occhi.
“Non sei solo, Danny. Ci siamo io e la mamma, e ci sono anche i nostri amici... noi crediamo in te, sarebbe il caso che iniziassi a farlo anche tu.”
“Sarebbe più semplice se sparissi…”
“E a noi non ci pensi? Al dolore che ci causeresti?”
“Per lo meno smetterei di soffrire,” sussurra a fatica, prima di aggrapparsi a Lucas come un naufrago a un salvagente gettatogli nella tempesta.
 
Probabilmente non merita un fratello come Lucas, sicuramente avrebbe dovuto seguire il suo esempio invece che diventare preda della sua stessa commiserazione e dalla sensazione di non essere abbastanza.
Luke: il figlio primogenito che si è trasformato nel punto di riferimento che la madre necessitava a seguito della morte del padre, lo studente tacciato di essere svogliato che è riuscito a mettere a frutto il proprio potenziale ottenendo una laurea in un’università prestigiosa, l’atleta instancabile che non ha smesso di allenarsi nemmeno nei momenti più bui, l’affascinante rubacuori che ha saputo evolversi nel fidanzato perfetto accanto alla ragazza che ama. È tutta la vita che rifugge il paragone con il fratello, un confronto che è stato lui stesso a creare e ingigantire — senza che nessuno, sua madre in primis, li abbia mai messi in competizione.
Le luci del pontile si riflettono sfavillanti sulla superficie dell’acqua ormai scura, quando Danny capisce che è il momento di abbandonare il suo rifugio e andare a cercare qualcosa da mangiare per sé e per Oreo. Decide di raggiungere di corsa uno dei suoi diner preferiti, sperando che l’ulteriore movimento fisico risulti abbastanza estenuante da farlo riposare almeno qualche ora nella notte che lo attende.
 
 
*
 
Le luci al neon lo guidano lungo l’anonimo corridoio. L’odore di farmaci permea l’ambiente circostante. Il rumore costante dei macchinari a cui sono attaccati i pazienti del reparto di terapia intensiva è insopportabile.
Vorrebbe urlare, colpire le pareti candide e insozzarle con il proprio sangue scarlatto.
Si limita invece a correre, senza voltarsi indietro.
Deve andarsene lontano da lì.
Le dita di suo fratello si posano sulla sua spalla, ma Danny lo scansa senza proferire parola.
 
 
Non si ricorda quando è stata l’ultima volta che ha rivissuto quel momento, sa solo che fa sempre male come la precedente e che si tratta della dimostrazione più evidente della sua codardia e della sua incapacità di affrontare le situazioni sgradite. Non potrà mai perdonarsi di non esserci stato quando suo padre esalava l’ultimo respiro, alzando bandiera bianca contro un nemico troppo più forte — lui che era sempre sembrato un supereroe e che si era trasformato nella pallida controfigura di se stesso mentre il cancro lo divorava pezzo dopo pezzo.
Ha reminiscenze davvero vaghe del funerale: erano stati due amici di Luke a recuperarlo ubriaco fradicio in compagnia di sconosciuti in un bar malfamato e a riportarlo a casa solo dopo che si era ripreso, evitando un ulteriore dolore a sua madre. Il caldo era soffocante proprio come quello percepito ora; l’espressione di sua madre vuota come lo era stata per mesi, arrivando a preoccupare terribilmente sia Lucas che lui stesso; i pochi fiori troppo sgargianti rispetto alle pareti grigie della chiesa e la sua sopportazione riguardo alle parole vaneggianti pronunciate dal prete a proposito della vita eterna raggiunta dal padre assolutamente inesistente.
Lancia uno sguardo all’orologio, sorprendendosi che siano già le 10 passate: è da anni che non riesce a dormire fino a tardi, eppure la stanchezza che si sente addosso è la stessa di quando si sveglia all’alba. Oreo, placidamente sdraiato accanto al suo letto, si alza speranzoso in attesa di cibo o di una delle loro solite corse e Danny lo segue in cucina per allungargli un paio di biscotti, prima di farlo uscire nel minuscolo cortile sul retro a far pipì. Scaccia i brutti ricordi, con cui non vuole decisamente avere a che fare in occasione del sessantesimo compleanno di sua madre che festeggeranno quella sera, sa che si sentirà meglio dopo una doccia: ha imparato a operare anche con poche ore di sonno alle spalle, vuole essere in forma e deve ancora comprare il regalo.
 
Ore dopo, stringendo un sacchetto che contiene il suo profumo preferito e una sciarpa color acquamarina che è abbastanza sicuro che le piacerà, Danny suona il campanello della casa in cui è cresciuto. La sua futura cognata apre la porta e lo avvolge in un abbraccio profumato di lavanda e vaniglia. “Finalmente sei arrivato, Danny!”
“Che c’è, ti sei accorta che il fratello più affascinante sono io e hai deciso di mollare Luke?” le dice, ricambiando la stretta.
Sophie rotea gli occhi, prima di trascinarlo in cucina dove Lucas e sua madre stanno sistemando gli antipasti su alcuni vassoi.
“Buon compleanno, mamma,” dichiara arrivandole alle spalle e riuscendo a sorprenderla.
“Grazie, tesoro,” risponde una Eleanor Evans splendente nell’abito verde salvia.
“Questo è per te,” aggiunge porgendole il sacchetto.
La madre gli sorride, abbracciandolo di nuovo, prima di lasciarlo a Luke che lo attira a sé e gli assesta una pacca sulla spalla.
 
La serata è stupenda: ci sono gli amici più cari di sua madre, che sono anche i genitori di alcuni dei migliori amici di Lucas e Danny, in un angolo nel giardino è stata improvvisata una piccola pista da ballo e Jake sta dando del suo meglio come deejay, le risate dei presenti riempiono la serata estiva e Danny è felice di essere lì — circondato da così tanta gente. È quasi il momento della torta quando la sensazione di sopraffazione lo inonda e si ritrova a osservare i presenti che si divertono dall’angolo più remoto e buio del giardino con una sigaretta stretta tra le labbra.
“Per un attimo credevo te ne fossi andato,” mormora suo fratello, apparendo alla sua destra.
“Avevo bisogno di un attimo di pace,” risponde, emettendo una nuvoletta di fumo.
Luke annuisce. “Sei nervoso?”
“Sei tu quello che si sposa tra poco più di un mese,” gli ricorda Danny, inarcando le sopracciglia.
“E tu quello che tornerà tra i banchi di scuola tra una settimana…”
“Mhmm, non ci stavo pensando sai? Ovviamente sarò il più vecchio del corso, ma sarò anche quello con più esperienza, no?”
Il tono di Danny è improvvisamente incerto e Luke è combattuto se abbracciarlo o fare una battuta stupida per cercare di farlo sorridere.
“Potresti diventare il punto di riferimento di qualcuno, ti senti pronto?” gli domanda allora, scrutandolo a fatica nel buio che li avvolge.
“Sarebbe anche ora che seguissi il tuo esempio e spero davvero di potervi rendere fieri di me,” ammette in un sussurro.
Lucas sorride: inaspettatamente questa conversazione si è trasformata in uno dei momenti cruciali del loro rapporto. “Siamo già orgogliosi di te, Danny, e siamo felici che tu abbia trovato la tua strada,” gli ribadisce per l’ennesima volta.
“Anche se mi ci sono voluti quasi sei anni per trovarla?”
“T.S. Eliot diceva che è il viaggio e non la destinazione a essere importante e tu, sicuramente, hai fatto un viaggio che fa impallidire quello della maggior parte delle persone.”
“Non ce l’avrei mai fatta senza te e mamma…”
“Siamo una famiglia e ci saremo sempre l’uno per l’altro.”
L’abbraccio di Danny coglie Lucas di sorpresa, il maggiore lo stringe sperando di convogliare tutto quello che non riesce a esprimere a parole in quel gesto.
“Che ne dici se andiamo a prendere la torta di mamma?”  
 
*
 
La sabbia è calda sotto ai suoi piedi, le onde del mare cancellano le sue impronte e quelle di Oreo.
Il cane abbaia felice all’acqua che gli lambisce le zampe e Danny lo segue, bagnandosi fino alle ginocchia.
Sulla battigia Lucas, Sophie e il loro gruppo di amici hanno steso alcune coperte, aperto un paio di ombrelloni e stanno tirando fuori cibo e bevande dai frigoriferi.
Danny corre loro incontro, inseguito da Oreo.
In lontananza, un uomo gli strizza l’occhio e Danny sa che suo padre veglierà sempre su di lui.
 
 
Il suono della sveglia interrompe un sogno che lo lascia con il sorriso sulle labbra, ha giusto il tempo di una corsa con Oreo prima di colazione e di prepararsi per la sua prima lezione alla New York University.
Arriva con abbastanza anticipo da trovare un posto vicino alla finestra, non troppo avanti da sembrare un secchione, né troppo indietro da apparire indolente e disinteressato; mancano pochi minuti all’inizio della lezione quando una ragazza gli si avvicina titubante.
“È occupato?” domanda, indicando vagamente il posto accanto al suo.
Lui scuote la testa, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso sghembo.
“Sono Michelle, piacere,” dichiara lei, replicando al suo sorriso.
“Io sono Daniel, ma tutti mi chiamano Danny.”

 
 

¹ Trattasi del cane che Danny ha adottato, il nome vuole essere un omaggio ai famosissimi biscotti.
 
Nota dell’autrice:
Eccomi qui finalmente a scrivere di uno dei personaggi più complicati che ho creato in questo universo e di cui desideravo scrivere da tempo immemore. Mi auguro di non aver estremizzato troppo il personaggio di Lucas, rendendolo perfetto, perché questa non era affatto mia intenzione, anzi, anche lui ha i suoi difetti e ha attraversato tanti momenti difficili prima di raggiungere la felicità e combattere per godersela. Danny però ha passato una vita confrontandosi con il fratello e cercando di essere alla sua altezza e in questa storia volevo esplorare questo suo sentirsi “in ombra” se paragonato a Lucas. L’enciclopedia Treccani definisce il cono d’ombra come: l'insieme delle tangenti comuni al Sole e a un corpo celeste (in generale la Terra o la Luna) delimita, dalla parte opposta al Sole, la zona d'ombra, entro la quale il Sole appare occultato da quel corpo celeste. Spero di essere riuscita a mostravi il momento in cui Danny si decide a uscire dall’ombra per trovare la propria strada e iniziare a scrivere il suo futuro.
Il contest di Soul_Shine e Sabriel_Little Storm prevedeva di scrivere una storia che parlasse di sogni, utilizzando un particolare prompt che nel mio caso era correre. Mi auguro di essere riuscita a far risaltare l’importanza dei sogni nel momento vissuto da Danny in questa storia, oltre che questo suo correre sia realmente che metaforicamente parlando.
Vi anticipo che Danny e tutti gli altri torneranno presto in una raccolta che li riguarda e vi ringrazio di aver letto.

 
 

 
   
 
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