Film > Zootropolis
Segui la storia  |       
Autore: Plando    23/07/2020    2 recensioni
Nick è in un momento difficile, riuscirà a venirne fuori con l'aiuto di una nuova conoscenza?
Genere: Dark, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ascensore saliva con la stessa lentezza con cui era sceso fino a poco prima, una volta arrivato al piano terra emise un suono per far capire che la corsa era finita e le porte si aprirono, con Savage subito oltre che si volse per controllare chi fosse salito, non appena si rese conto che era Gomphos si mise sull’attenti, seguito subito dopo dal resto della sua squadra.

Il capo del NID squadrò uno ad uno i suoi sottoposti senza dire una parola, finendo poi proprio col coniglio, ci si fermò davanti per qualche secondo senza dire nulla, Jack rimase impietrito davanti al suo superiore, non sapendo nemmeno questa volta se fosse o meno il caso di dire qualcosa.

<< Savage >>.

“O..ordini”.

<< Vieni in auto con me, ho un compito della massima urgenza da affidarti, il resto della tua squadra può tornare giù e cominciare a dare una sistemata >>.

Il coniglio annuì e si spostò verso l’uscita, nel frattempo Gomphos si rivolse agli altri componenti rimasti.

<< Voglio un resoconto completo di tutto quello che veniva studiato, progettato e creato in questo sito, poi voglio sapere cosa manca, chiunque sia stato non è venuto fin qua solo per uccidere qualche scienziato, troverete un bufalo ad attendervi, eseguite i suoi ordini come se fossero i miei >>.

“Si-signore”.

I quattro mammiferi che componevano la squadra di Savage risposero per poi passare oltre, verso l’ascensore che li avrebbe riportati sottoterra, una volta controllato che fosse tutto a posto cominciò anche lui ad avviarsi verso l’uscita, Jack lo stava aspettando vicino la sua auto, quando furono entrambi a bordo questa partì.

“Ha detto che ha un compito per me?”.

<< Ho bisogno che ti rechi nel nostro sito a Goodsprings, io sono impegnato altrove, conto su di te >>.

Il coniglio rizzò le orecchie nel sentire quelle ultime quattro parole, tuttavia dopo l’iniziale entusiasmo si rese pure conto di dove gli aveva detto di andare.

“Go…Goodsprings? E come dovrei fare ad arrivarci illeso? Mettendo caso che riesco ad arrivarci, cosa devo fare una volta là?”.

A questa semplice richiesta accadde qualcosa che Jack non si sarebbe mai aspettato dal suo superiore, chinò la testa in avanti fino a poggiare la fronte sullo schienale del posto di guida per poi sospirare, nonostante la maschera che ne celava voce ed emozioni sembrava quasi che fosse affranto da quello che stava per dire.

<< Stiamo arrivando al punto di non ritorno, se non lo vogliamo superare saremo costretti a sporcarci le zampe, ti spiegherò come raggiungere i laboratori, quando sarai la…dovrai eseguire l’ordine sessantasei >>.







DIVERSE ORE DOPO, ZOOTROPOLIS.



“Sono tornato”.

Dopo aver varcato la soglia, Nick richiuse la porta e si annunciò in modo da far sapere alla compagna che era rincasato, non ci volle molto che la lepre arrivasse dalla cucina, da cui arrivava un profumino di pollo e patatine fritte, considerando che le abilità culinarie di Jessica erano pari a quelle natatorie di un ferro da stiro, e che di solito toccava a Nick cucinare pensò subito che probabilmente aveva ordinato qualcosa, non vedendolo più arrivare.

“Dovevi fare solo la mattina, sono le cinque di pomeriggio potevi avvisare che non tornavi per pranzo”.

La volpe si tolse la giacca e la posò ad un appendiabiti li vicino, per poi stravaccarsi sul divano esausto.

“Cara, te non hai la più pallida idea di dove sono stato oggi e di cosa ho dovuto fare”.

Incuriosita Jessica si avvicinò, sedendosi vicino al compagno.

“E allora raccontami”.

“Stamattina sono andato in accademia con McHorn ed abbiamo arrestato i responsabili dell’aggressione a Judy, poi lei è andata con la sorella al James Harriot Medical Center, nel frattempo ho scoperto che di prima mattina è stata ripresa da una telecamera mentre sparava a bruciapelo ad un cavallo, l’ho fatta arrestare con l’accusa di mammifericidio dalla polizia di Windham City e poi sono andato fin là per portarla a Zootropolis, adesso si trova in una cella in centrale e Bogo non è ancora tornato da dovunque sia andato, è sufficiente?”.

La lepre, che si aspettava tutto tranne questo, quasi balzò in piedi sul divano.

“Cosa? E me lo dici così? Stai scherzando vero?”.

“Ti sembra che ho la faccia di uno che scherza?”.

Nonostante cercasse in ogni modo di non darlo a vedere la lepre si sentì gelare il sangue al pensiero di quando la coniglietta era andata a trovarla in ospedale dopo il parto.

“Le abbiamo pure fatto tenere in braccio Chris…”.

Per quanto ci avesse provato non era riuscita del tutto a tenere celate le sue preoccupazioni, al punto che Nick decise d’intervenire.

“Ascolta, non credo ci sia da preoccuparsi, molto probabilmente lei non centra nulla, e farò di tutto per chiarirlo il prima possibile”.

“Ma, hai detto che è stata ripresa in un video e l’hai riconosciuta”.

La preoccupazione della lepre era più che fondata, Nick la capiva per cui le spiegò per filo e per segno tutto quanto, una volta terminato effettivamente sembrò calmarsi.

“Ok, capisco, ovviamente mi concederai il beneficio del dubbio?”.

Nick annui brevemente alla compagna, per poi annusare l’aria e rivolgere lo sguardo alla cucina.

“Questo odore…è pollo?”.

"Avevo fame ed il frigo è quasi vuoto, per cui ho preso d'asporto anche per te".

La volpe passò lo sguardo verso l'elettrodomestico appena citato, aprendolo ed osservando l'interno.

"Che desolazione, forse è il caso che vada a fare un po’ di spesa, che dici?".

Jessica ci pensò su un attimo, vedendo in quella richiesta del compagno la possibilità di sbrigare alcune faccende che in quei giorni non aveva potuto occuparsene.

"Ci vado io".

"Sicura? Non vorrei che...".

"Si, non preoccuparti, avevo giusto bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe, i piccoli hanno già mangiato ed ora dormono, ma se proprio serve c’è il latte in polvere, ho bisogno di uscire un po'”.

La volpe annui, per poi togliersi di dosso la camicia e stravaccarsi sul divano.

“Va bene, a dopo allora”.

Jessica si avvicinò col muso a quello di Nick, incrociandone lo sguardo.

“Vuoi che prendo qualcosa in particolare?”.

La volpe ci pensò su un attimo, in genere era lui che cucinava dato che l’ultima volta che ci aveva provato la compagna la serata era finita coi pompieri in casa che tentavano di spegnere la cucina.

“Se prendi il necessario faccio la pizza, ti ricordi che serve o ti faccio una lista?”.

“No tranquillo, ho tutto scritto in testa”.





Appena fuori di casa guidò per una decina di minuti, prima di arrivare presso le mura climatiche che delimitavano Sahara Square da Tundratown, parcheggiò li vicino e si avvicinò ad un edificio, osservandone l’insegna appesa a fianco dell’entrata.

LIBRERIA GOLDBERG

Il cancello era chiuso, si avvicinò quindi al campanello, tenendolo premuto per una manciata di secondi finché una voce al citofono le rispose.

“Mi spiace, siamo chiusi”.

La voce disse solo questa frase per poi interrompere ogni comunicazione, la lepre quindi suonò nuovamente, parlando prima che potesse arrivargli risposta.

“Sto solo cercando una copia di From the Mammal who sold the World”.

“Mi spiace ma è fuori stampa”.

“Mi è stato detto che potevo ordinarlo in modo speciale”.

“Mh, penso di poterti aiutare, entra”.

Stavolta contemporaneamente all’interruzione della comunicazione la serratura elettrica del cancello scattò, permettendo alla lepre di entrare per poi chiuderselo dietro, una volta dentro si osservò attorno, inutile dire che ci stavano libri d’ovunque, non ci diede bado e si avvicino subito ad un bancone dietro il quale ci stava un orso bruno che digitava ad un computer, non appena la vide si alzò per avvicinarsi osservandola ben bene.

“Jessica, vedo che non hai più il pancione, come stanno i piccoli? E la tua volpe?”.

La lepre non aveva voglia di perdere tempo e cercò di tagliare corto.

“Ciao Josh, stanno tutti alla grande, sono venuta per sapere se hai trovato quello che ti ho chiesto”.

Il grosso predatore si guardò dapprima attorno con fare circospetto, ricordandosi solo poi che all’interno ci stavano solo loro.

“Effettivamente ti ho trovato qualcosa, seguimi”.

Le fece cenno di avvicinarsi, nel frattempo digitò qualcosa al pc e qualche secondo dopo cominciarono a provenire rumori metallici dal muro dietro di loro, una porzione di parete rientrò di quasi dieci centimetri per poi scorrere verso destra, rivelandosi essere un passaggio ad una stanza nascosta, una volta aperta del tutto l’orso la varcò seguito da Jessica, l’interno della stanza era forse quello che più si avvicinava al paradiso in terra per la leporide, osservò lo scaffale davanti a lei in cui erano stipati con cura almeno una dozzina di fucili d’assalto con tanto di munizioni, a sinistra di questi ci stavano dei fucili a pompa, non ne andava particolarmente matta specialmente per il forte rinculo che esercitavano sul corpo di quella che di fatto era un piccolo mammifero, tuttavia il suo reparto preferito stava alla destra dei vari M16 ed AK 47, quello adibito alle armi bianche, ci stavano coltelli e pugnali di ogni forma e dimensione, ma anche manganelli, tonfe e varie tipologie di taser, nonostante non disdegnasse utilizzare le armi da fuoco in caso di bisogno lei era sempre stata più una da corpo a corpo, ma quello che cercava ora non era un’arma, ma qualcosa che valeva molto di più e che era molto più difficile ottenere, informazioni.

“Dimmi, che hai trovato?”.

L’orso si sedette quindi davanti ad una scrivania, avvicinando una seconda sedia per permettere anche a Jessica di mettersi comoda.

“Ho trovato lei”.

Sullo schermo comparve una foto in primo piano di quella che a prima vista sembrava una coniglietta o più probabilmente una lepre, il pelo era beige ma non si vedeva altro dato che indossava una mascherina chirurgica a coprirle gran parte del viso, di quelle belle grosse e pesanti col filtro al centro che nascondevano gran parte dei lineamenti del viso, tuttavia ad attirare l’attenzione di Jessica furono le orecchie, decisamente corte per un leporide, piccole e tondeggianti, inoltre gli occhi erano di colore diverso uno dall’altro, il sinistro azzurro ed il destro marrone.

“È un ibrido? E poi scusa non hai una foto in cui si vede bene almeno il muso?”.

“Purtroppo no, ho trovato solo questa, si chiama Amanda Carter, secondo il certificato di nascita si tratta di una lepre nata con alcune malformazioni fisiche tipo le orecchie, se è realmente un ibrido forse una di queste malformazioni le ha provocato qualche difficoltà respiratoria il che spiegherebbe la mascherina, nella foto non si vede ma da quello che ho scoperto è dotata di una lunga e folta coda, ha ventidue anni e l’unico altro componente della sua famiglia su cui sono riuscito a trovare informazioni è sua madre, anche lei lepre di nome Christine Carter, quello che è strano è che la signora risulta divorziata e indovina un po’, suo marito era una donnola, anche se non risulta come il padre”.

Jessica stette in silenzio per un po' ad osservare la foto, la cosa cominciava ad essere strana, sebbene ci fossero già stati casi di ibridi, uno abbastanza noto era di un ligre nato da una coppia formata da un leone maschio e una tigre femmina, ma non si era mai sentito che potesse accadere tra due generi di mammiferi completamente diversi, figurarsi tra prede e predatori, se questo in particolare si fosse rivelato tale allora sarebbe stato addirittura antecedente a quello di Judy, senza contare il fatto che tutte e tre erano leporidi e sia Judy che la madre di questa Amanda avevano avuto una relazione, voluta o meno, con una donnola, era proprio quello che cercava, ora le servivano solo ulteriori informazioni a riguardo.

“Potrebbe portare il cognome della madre per nascondere la sua natura, inoltre ventidue anni fa non esisteva ancora l’eritostradiolo, come ha fatto un feto ibrido di due specie così diverse a sopravvivere senza quel farmaco?”

Jessica ci stette a pensare per un po', arrivando alla conclusione che c’era solo un modo per avere una certezza.

“Ho bisogno di parlarle, dove la posso trovare?”.

Tramite la rotella del mouse Josh fece scendere la schermata, passando in rassegna tutte le informazioni che aveva trovato, finché gli capitò sott’occhio proprio quello che cercava.

“Ecco qua, sei fortunata sai, lavora e risiede qui a Zootropolis, più precisamente come commessa al mercato del pesce di Tundratow, non ti sarà difficile trovarla”.

Per ogni evenienza gli stampò l’indirizzo esatto del luogo in questione, compreso quello di domicilio con annessa una foto di riconoscimento, la lepre afferrò il tutto entusiasta e si preparò ad uscire, tuttavia a quanto pare l’orso non aveva ancora finito con lei.

“Aspetta, c’è dell’altro”.

Jessica non si aspettava di certo così tanto, già quello che aveva ottenuto era un bel colpo.

“Ho scoperto che nel distretto di Meadowlands ci sta un vecchio laboratorio del NID, probabilmente è chiuso da anni e dalle poche informazioni che ho trovato potrebbe anche non esistere affatto, sempre che effettivamente ci sia qualcosa non ho comunque trovato nulla sulle eventuali ricerche che vengono svolte al suo interno, tuttavia mi è finito sott’occhio quello che, conoscendo il NID, ha tutta l’aria di essere il nome di un progetto”.

Meadowlands era un distretto subito a nord di Rainforest, pensato per dare un habitat ai mammiferi da pascolo, tra l’altro era pure il luogo ove sorgeva il vecchio ospedale psichiatrico di Cliffside, punto cruciale della crisi degli ululatori notturni di quattro anni prima, tuttavia non era certo questo ad interessare a Jessica.

“Quale progetto? E perché hai pensato che dovesse interessarmi?”.

“Perchè tra le poche informazioni che sono riuscito ad ottenere ho trovato una bolla di carico, poco prima di chiudere i battenti in quelle zone hanno ricevuto una ingente quantità di eritostradiolo, il farmaco che impedisce malformazioni letali nei feti ibridi, parliamo di centinaia di chili”.

L’informazione aveva attirato l’attenzione della lepre.

“Dimmi di più”.

“Come ti ho già detto non ho scoperto molto, a parte quel nome, Les Enfants Terribles”.

Quel informazione non fu di alcuna utilità alla lepre, non lo aveva mai sentito e quindi ne era assai incuriosita.

“Ok, dammi i dettagli di questo sito, poi al resto penso io”.

Dopo aver stampato un’ulteriore foglio lo porse alla sua interlocutrice che le diede subito un’occhiata.

“Aspetta un momento, questo indirizzo…il laboratorio si trova a Goodsprings?”.

“Esatto”.

Il tono preoccupato con cui l’orso disse quell’unica parola mise una certa ansia nella lepre, che conosceva bene la terribile storia di quella piccola cittadina e dell’incidente che ne aveva decretato la fine ventisei anni prima.

“È ben al di là della zona di alienazione, posso andarci od è pericoloso come dicono?”.

“Beh, io personalmente nemmeno mi ci avvicinerei per verificarlo, ma la vita è tua, al massimo ti posso fornire l’equipaggiamento adatto, te l’ho preparato in quella borsa”.

La lepre osservò nella direzione segnalata dal predatore finché notò una sacca in tela, vi si avvicinò dando un’occhiata al suo interno.

“Hai pensato a tutto eh?”.

“Non avevo dubbi che avresti voluto dare un’occhiata, nonostante la pericolosità della zona, a si, a proposito…”.

Prima che riuscisse a terminare la frase Jessica lo interruppe.

“Si si lo so, io non sono mai stata qui, tu non mi hai mai detto o dato nulla perché del resto tu non esisti e bla bla bla…HO UN ALTRO FAVORE DA CHIEDERTI!”.

“Cosa? Non ci pensare nemmeno, ho già rischiato fin troppo con te, adesso basta ti voglio fuori di qui”.

“Devo forse raccontare in giro il casino che hai combinato dieci anni fa durante la nostra incursione ad Outer Hea…”.

“Ok, dimmi che cazzo vuoi e poi vattene”.

I toni si erano leggermente alterati, nemmeno lei voleva stare li più del dovuto, per cui disse veloce e conciso quello che voleva, divenne seria di colpo, al punto che pure Josh ci rimase male.

“Voglio informazioni su di una persona, tutto quello che trovi, con chi si vede, cosa mangia, cosa le piace o non le piace fare nel tempo libero, anche quante volte va di corpo durante la giornata, voglio sapere vita morte e miracoli su di lei”.

“Ok, mi pare di capire che abbiamo a che fare con una femmina, nome e specie?”.

“È una coniglietta di ventotto anni, il nome è Judy Hopps, se ti può tornare utile per la ricerca ti dico i nomi dei suoi genitori, Stuart e Bonnie, ha una sorella gemella paraplegica di nome Sofia, è sufficiente?”.

L’orso la fissò per qualche secondo, annuendo subito dopo.

“Si eccome, mi hai dato un mucchio d’informazioni, in genere quando devo fare queste ricerche mi dicono si e no il nome del soggetto, a volte nemmeno quello”.

“Perfetto, non ho un’eccessiva fretta per questa richiesta, ma prima mi fai sapere qualcosa e meglio è”.

Stava per andarsene quando la sua attenzione ricadde su uno scaffale proprio a fianco del reparto fucili d’assalto, ci rimuginò sopra per qualche secondo prima di rivolgersi all’orso.

“Posso prenderne un po’?”.

Quest’ultimo senza nemmeno voltarsi rispose positivamente agitando convulsamente un braccio, qualunque cosa le avesse chiesto andava bene purché se ne andasse.

“Si si, basta che ti levi in fretta dalle palle”.

Una volta riempito il borsone datole in precedenza con quello che le serviva salutò il predatore per poi abbandonare l’edificio, osservando i fogli che le erano stati dati, aveva due scelte ed una era molto più sicura e soprattutto a portata di zampa, per cui decise di dirigersi al mercato del pesce di Tundratown, per incontrare questa Amanda Carter.





“Amanda? Certo la chiamo subito, aspetti un secondo”.

Era da poco arrivata al distretto glaciale della metropoli, il mercato del pesce non era per nulla difficile da trovare dato che era uno dei maggiori punti d’interesse di quel luogo, ma di certo lei non era lì per ammirare il bel paesaggio; dopo qualche minuto vide venire verso di lei quella che a prima vista sembrava una lepre, almeno dalla fisionomia del corpo, tuttavia le orecchie erano piccolissime e tondeggianti, la riconobbe più che altro per quel dettaglio dato che gran parte del volto era coperto da una mascherina chirurgica.

“Eccomi qua, ci conofiamo?”.

Si era fermata pochi metri prima di raggiungere la lepre, era ovvio che non voleva essere avvicinata e nonostante non avesse potuto vederne l’espressione Jessica aveva sentito quanto fosse stata schiva nel formulare quella frase, inoltre sembrava avere qualche problema di pronuncia, come se le mancasse qualche dente.

“A dire il vero no, mi chiamo Jessica Schrader, sono un agente di polizia ma sono qui per motivi personali, se non le dispiace volevo farle qualche domanda su di lei”.

Amanda parve quasi fare un accenno ad indietreggiare, tuttavia si fermò, senza staccare lo sguardo dalla sua interlocutrice.

“Riguardo cofa?”.

“Principalmente i suoi genitori, e le specie a cui appartengono”.

Questa richiesta non doveva essere particolarmente gradita, dato che se prima aveva provato ad allontanarsi, tuttavia resistendo, ora lo fece di non pochi passi, Jessica non poteva certo dire di avere il fiuto di Nick, ma se c’era una cosa che le riusciva bene era il sentire la paura della gente con cui aveva a che fare, e quella frase glie ne aveva instillata non poca, avrebbe detto che sarebbe scappata da lì a poco.

“Non fono affari che la riguardano, e comunque fono lepri, non ci vuole certo un genio a capirlo”.

Non riusciva a pronunciare la esse, tuttavia questo non cambiava certo il tono diffidente con cui le si rivolgeva, era ovvio che non aveva alcuna voglia di continuare la conversazione per cui si volse per andarsene ma la successiva frase di Jessica la fece fermare di colpo.

“Certo, la cosa vale per sua madre, ma che mi dice di suo padre? È una donnola vero?”.

Colta completamente alla sprovvista, Amanda volse la testa con estrema lentezza stando ad osservare in silenzio per un po' la lepre.

“Ho fatto centro eh? Senta, non la voglio importunare, ho solo alcune domande da farle riguardo…”.

Senza nemmeno finire la frase Amanda alzò la zampina, facendo zittire Jessica.

“Non qui, mi fegua”.

Le fece cenno di andarle dietro, lungo tutto il tragitto Jessica si accorse che la ragazza teneva le mani in tasca, stava sicuramente trafficando con qualcosa e si preparò a qualsiasi evenienza.

“Ha detto che lavora per la polizia? Mi sa dire come sta Jafon Woolbeft?”.

Ovviamente le aveva raccontato una balla, lei non lavorava più per la polizia già da un paio di mesi ormai, anche se sarebbe stato più giusto dire che in quei quattro anni dopo la risoluzione della crisi degli ululatori notturni, lei non ci aveva mai lavorato, trattandosi per tutto il tempo di una semplice copertura e non poteva certo dirle che invece lavorava per un’agenzia governativa che, almeno in teoria, doveva essere segreta, tuttavia quel nominativo che le aveva domandato non le diceva nulla e se il nome era per certo Jason per il cognome poteva essere sia quello che aveva detto lei oppure Woolbest, il suo difetto di pronuncia poteva fregarla se lo avesse ripetuto in qualsiasi delle due maniere, comunque non era un agente di Downtown, o perlomeno non uno che lei conosceva, probabilmente lavorava nel distretto di Tundratown per cui si limitò a darle la risposta che probabilmente lei si aspettava.

“Sta alla grande”.

Dopo aver superato un banco in cui erano esposti vari tagli di pesce, l’ibrido aprì una porta, facendo passare la lepre e poi seguendola, una volta chiusa alle sue spalle Jessica sentì quello che doveva sicuramente essere il cane di una pistola che veniva messo in posizione di sparo, alzò quindi le zampe in segno di resa per poi girarsi verso Amanda, che per inciso le teneva puntata contro una Beretta 92 semi-automatica da nove millimetri.

“Mi sono fregata con Jason eh”.

“Non efifte nessun Jafon Woolbeft e fe anche foffe quella che mi ha dato non era la rifposta giufta”.

C’era parecchia ansia nella voce dell’ibrido e pure il suo corpo lo dimostrava, tremava come una foglia, Jessica invece nonostante avesse una pistola puntata in faccia era tranquillissima, aveva già pensato a cinque modi diversi per disarmarla senza alcun pericolo, tre dei quali sarebbe riuscita a farlo senza neppure farle del male, tuttavia decise di optare per la via del dialogo e vedere dove avrebbe portato.

“Posso sedermi?”.

“N…no ferma li”.

Stava cercando convulsamente qualcosa nelle tasche dei Jeans con la zampa sinistra mentre con l’altra teneva puntata l’arma, probabilmente era la prima volta che la utilizzava per minacciare qualcuno.

“Fai attenzione con quella ferraglia, non vorrei ti scappasse un colpo, ho da poco avuto figli sai?”.

Non si aspettava certo che si mettesse a raccontarle la sua vita privata, tuttavia Amanda non si fece incantare, trovando poi quello che cercava.

“Buon per te, fe ci tieni a rivederli ti conviene…oh eccolo”.

Jessica abbassò lo sguardo all’oggetto di plastica nera che in quel momento la mammifera che aveva di fronte teneva in mano, sembrava a tutti gli effetti un cercapersone, ma era strano, aveva solo un tasto e nessuno schermo, nell’istante in cui lo premette si udì un leggero bip, dopo di che lo posò a terra vicino a lei, tornando ad impugnare l’arma con entrambe le zampe.

“Senti, ti assicuro che non ho cattive intenzioni, voglio solo sapere alcune cose, lasciami spiegare e vedrai tu stessa che non sono una minaccia per te”.

Ficuro, hai molte cofe da fpiegare, tipo…come mi hai trovata e hai fcoperto la mia natura ibrida, ma non lo farai con me”.

Ora ne era certa, con quel cercapersone aveva quasi sicuramente mandato una richiesta di aiuto, la situazione era precipitata in un modo che non aveva proprio previsto, era ora di levarsi dai piedi prima di ritrovarsi in svantaggio numerico, tuttavia prima di riuscire a disarmare l’ibrido la porta venne spalancata da un maschio di zebra armato con una pistola del tutto uguale a quella di Amanda.

“Tieni le zampe in alto e niente scherzi”.

Ora la situazione si era leggermente complicata, ma nonostante le armi puntate contro fossero raddoppiate aveva ancora due possibilità per un’uscita sicura, ne aveva passate di peggio e non sarebbero stati due mammiferi qualunque ad impedirle di scappare incolume, peccato che giusto quando stava per entrare in azione arrivò anche un lupo a dare manforte al mammifero appena entrato, pure lui armato, ora le possibilità di fuga erano pressoché nulle, l’ultimo arrivato in particolare sembrava abbastanza inferocito.
Jessica tuttavia era abbastanza tranquilla, non appena era entrato aveva riconosciuto il lupo, era un agente dell’FBI con cui aveva collaborato anni addietro e probabilmente uno dei pochi mammiferi a conoscere il NID ed il fatto che lei ne faceva parte, tuttavia prima che potesse fare o dire qualcosa il canide mollò a terra l’arma per poi scagliarsi contro la lepre, afferrandola per il collo e sollevandola da terra, Amanda che a quanto pare non si aspettava una reazione del genere rimase scioccata da quanto accaduto.

“Lambert, porta Amanda fuori di qui”.

L’equino esitò giusto un attimo prima di eseguire l’ordine, accompagnando fuori la giovane ibrida per poi uscire lui stesso e chiudere la porta, ora erano rimasti solo lepre e lupo nella stanza, quest’ultimo si girò verso di lei con l’intenzione di farle confessare le sue intenzioni, tuttavia non appena la vide boccheggiare in cerca di aria si rese conto che nella foga la stava stringendo troppo forte, la lasciò quindi andare, posandola a terra e dandole poi un attimo per riprendersi.
Non appena mollata Jessica si accasciò, prendendo respiri profondi, le era mancata l’aria per pochi secondi ma erano bastati per farle venire dei violenti colpi di tosse, tuttavia la scena non impietosì nemmeno per sbaglio il predatore, che continuava ad osservarla con attenzione e fare accusatorio.

“Non credere che riceverai delle scuse da parte mia, dipendesse da me per tutti voi del NID riabiliterei la pena di morte, anche se forse sarebbe comunque troppo poco”.

La lepre si limitò a fissare in cagnesco il lupo, dandosi poi una spinta con le braccia per rimettersi in piedi.

“Ora vuota il sacco, non uscirai di qui finché non mi avrai detti cosa vuole la tua organizzazione di macellai da lei”.

Fosse stata in passato ormai lontano non avrebbe mai tollerato un affronto del genere, le fremeva l’intero corpo all’idea di cominciare a pestarlo a sangue, giusto per fargli capire chi dei due poteva minacciare l’altro ed il fatto che il suo essere un predatore più grosso di lei non cambiava affatto che avrebbe potuto comunque tenergli testa, tuttavia non era lì per iniziare una rissa, abbandonò presto ogni tentazione di mollargli un pugno, per iniziare a dargli quello che voleva.

“Non sono qui per conto del NID ma in via del tutto personale, ho bisogno di parlarle di cose confidenziali, nulla a che vedere col lavoro”.

“E perché dovrei crederti?”.

“Perché sai benissimo che se tu stessi ostacolando una nostra operazione sarei costretta ad agire di conseguenza, così come sei consapevole che riuscirò a parlarle, che tu lo voglia o no, con l’unica differenza che se mi lasci fare ora potrai essere presente e vedere che non ho cattive intenzioni”.

Il canide digrignò i denti, facendosi sfuggire pure un ringhio soffocato, tuttavia si rese conto che pure lei aveva ragione, se le avesse lasciate parlare ora lui ed il suo collega avrebbero potuto tenerla d’occhio.

“Ok, ti do due minuti non un secondo di più, io e Lambert staremo qua senza perderti di vista e tu dovrai starle a non meno di due metri di distanza, al minimo movimento sospetto ti freddo senza pensarci due volte, tutto questo non è in alcun modo negoziabile”.

Compreso che non avrebbe ottenuto nulla di più, Jessica se lo fece bastare, dopo aver annuito al lupo quest’ultimo diede due colpi con le nocche alla porta, questa si aprì qualche secondo dopo, con la zebra che faceva il suo ingresso.

“Amanda, entra anche te”.

L’ibrida zampettò insicura dentro la stanza, osservando prima Jessica e poi Ethan, fermando lo sguardo su quest’ultimo per diversi secondi.

“Tranquilla non c’è pericolo, vuole solo farti alcune domande, in ogni caso non devi sentirti obbligata a rispondere, decidi te che fare”.

La giovane mammifera volse lo sguardo verso la lepre.

"Ok, ti afcolto".

"Prima di tutto voglio scusarmi di averti spaventata, non era mia intenzione".

"Taglia corto".

"Sono in pena per i miei figli, loro...".

Prima che potesse terminare la frase l'altra mammifera la interruppe, dandole le spalle per poi cominciare ad allontanarsi.

"Non fo che farci, perché dovrei effere intereffata?".

Jessica provò ad andarle dietro, tuttavia il lupo la fermò, ricordandole il patto sancito un attimo prima, onde per cui si limitò a dirle il motivo con voce un po’ più alta del solito.

“PERCHÉ SONO COME TE!".

Con quelle quattro parole aveva sicuramente attirato la sua attenzione, aveva fermato il suo allontanarsi rigirandosi verso la lepre.

"Sono ibridi, il mio compagno è una volpe".

Amanda non disse nulla, tuttavia non era la sola ad essere sorpresa della notizia, anche la zebra ed il lupo ci erano rimasti male alla notizia, fu proprio quest'ultimo a chiedere spiegazioni.

"Cosa? Una volpe? Balle, ti stai inventando tutto solo per...".

Prima che riuscisse a finire la frase la giovane ibrida lo interruppe, a quanto pare Jessica era riuscita ad attirare la sua attenzione.

"Lafiala profeguire, ti prego".

"Grazie, ho fatto delle ricerche ma non sono riuscita a trovare nulla che riguardasse coppie di prede e predatori con figli ibridi, solo per trovare te sono dovuta ricorrere a metodi non convenzionali, e non ero neppure sicura che lo fossi veramente".

Da una parte questa notizia allietò non poco sia la giovane mammifera che i suoi due protettori governativi, specialmente loro due, se anche un agente del NID non era riuscito a scoprire tutto con le risorse di cui disponeva allora poteva significare che stavano comunque facendo un buon lavoro e lei era ancora al sicuro.

"Cofa vuoi fapere?".

"Questa è la mia prima volta che ho figli, già in circostanze normali per me sarebbe una novità, io devo sapere a cosa andranno incontro".

"Capifco, fi vede tanto che fono ibridi?".

"I primi due no, a parte il colore del manto sono a tuttI gli effetti un leprotto ed una volpina, il terzo invece è quello che ha preso di più i tratti somatici da me ed il mio compagno".

"I denti?".

"I primi due normali per la loro specie, il terzo da volpe".

Amanda era quantomeno turbata da quest'ultima rivelazione, per diversi secondi non disse nulla e sembrava fissare il vuoto, dopo poco si riprese, alzando di nuovo lo sguardo verso la lepre.

"I primi due, forfe e dico forfe, potranno avere una vita quafi normale, una volpe beige ci può ancora ftare, non dire in giro che è tua figlia, dovrete dire che l'avete adottata, anche a lei quando crefcerà, fe qualcuno ti ha vifta incinta puoi dire che il leprotto è tuo, ma non del tuo compagno, al maffimo puoi dire che hai fatto l'infeminazione artificiale, inoltre fe è arancione foffi in te gli tingerei il pelo".

Non poteva credere a quello che stava sentendo, praticamente le stava dicendo che dovevano rinnegare la paternità dei loro figli, no, non ci sarebbe mai stata, non avrebbe tolto tutto questo a Nick, non lo avrebbe mai fatto, tuttavia c'era ancora una cosa, per ora aveva parlato solo di Chris e Ashley e da quello che aveva detto il peggio doveva ancora venire, con James.

"Paffiamo al terzo, fe è vero che ha prefo in egual modo da entrambi allora il problema è ferio, ficura di voler fapere cosa fare? Ti avvifo che non ti piacerà".

Era arrivata fin lì, non si sarebbe tirata indietro proprio ora, mise un'espressione risoluta in muso ed annuì.

"Molto bene, con lui dovrai femplicemente non fare quello che ha fatto con me mia madre".

Questa frase fece preoccupare non poco Jessica, da quelle poche informazioni che aveva visto la madre di Amanda era una lepre che lavorava come pediatra al Central hospital di Downtown, sempre a contatto coi cuccioli ed a quanto sembrava era il mammifero più buono e pacifico del mondo, tutto il contrario di lei che era una vera e propria killer che uccideva per professione, non riusciva davvero a capire cosa avesse potuto fare di così orribile a sua figlia.

"Cosa?".

"Mi ha...amata...come fi dovrebbe fare con qualunque figlio, ed io sono crefiuta penfando che avrei trovato altrettanto anche fuori dal nucleo famigliare...non è cofì".

La risolutezza vista un attimo prima sul muso di Jessica era letteralmente svanito, le parole della giovane ibrida l'avevano sconvolta.

"Farà un berfaglio, per tutti, perché noi... fiamo diverfi, forfe al afilo non tanto, quando fono cuccioli non vedono le differenze, ma già dalle elementari, la fua vita diventerà un inferno, ogni giorno che pafferà fi chiederà...perché...e l'unica rifpofta che otterrà da chiunque faranno folo infulti e alla peggio botte, tante...botte".

Si fermò qualche secondo dal parlare, soprattutto per vedere se Jessica avesse o meno qualcosa da dire, tuttavia la lepre era troppo sconvolta per poter biascicare anche solo mezza parola, certo non aveva mai pensato che Zootropolis fosse la perfezione, ma nemmeno quello...

"Mia mamma... fi è fatta in quattro per permettermi di ftudiare privatamente, ma la prima elementare l'ho fatta interamente alla pubblica, cofì per dire vifto che la maggior parte del tempo l'ho paffato al pronto foccorfo, a caufa di quello che fubivo fia da compagni che dagl'infegnanti".

"Aspetta, vuoi dire che...".

"Fi, neffuno lì tratterrà col rifpetto che meritano, fe te e tuo marito...".

"Non siamo sposati...non ancora...".

"Poco importa, fe te ed il tuo...compagno...li amate veramente, allora dovrete mettervi in testa che farete i foli...a parte forfe...".

Prima di concludere volse leggermente il capo in direzione del lupo che nel frattempo osservava la situazione.

"...qualche rara eccezione".

“Ok, adesso basta, tempo scaduto, ora vattene”.

Ethan non ci pensò due volte ad interrompere la conversazione facendo notare alla lepre quanto lei fosse di troppo li, comunque Jessica aveva ottenuto quello che voleva, non aveva altre domande da fare all’ibrida per cui si avviò verso la porta de cui erano entrati un attimo prima.

“Ehi!”.

Amanda attirò la sua attenzione, facendola voltare verso di lei.

“Lo vuoi un con…siglio? La pros…sima volta che ti s…scopi il tuo compagno…fagli us…are un p…pre…ser…vativo…”.

Stava facendo una fatica immane per cercare di parlare normalmente, sembrava che mentre lo faceva patisse dolore fisico, Jessica ebbe la conferma di ciò non appena Amanda fece un gesto che nessuno li si aspettava, alzò la zampa destra e, con indice e medio, cominciò a far scendere la mascherina, scoprendo inizialmente il nasino rosa, ma quando arrivò a lasciare intravedere tutto il muso, fu a quel punto che a Jessica le si gelò il sangue nelle vene, la maschera non le serviva a proteggerla da polvere o batteri presenti nell’aria come aveva immaginato, ma per celare alla vista l’orrore che ci stava sotto, quello che doveva essere un semplice musetto da leporide era ormai deturpato e lacerato da quelle che altro non erano che zanne da predatore, troppo grandi anche per essere quelle di una donnola e per starci dentro senza fare danni, alcune erano cresciute completamente storte e le avevano lacerato in parte le labbra, non le era nemmeno possibile chiudere interamente la bocca, se lo avesse fatto sicuramente si sarebbe ferita da sola, con ogni probabilità ogni singola parola che le aveva detto da quando l’aveva vista doveva averle provocato un dolore lancinante, ma la cosa peggiore era che forse un tempo era pure messa peggio, le si vedevano ancora i segni di quelle che sembravano a tutti gli effetti cicatrici dovute a svariate operazioni chirurgiche atte a migliorare, seppur di poco, le sue condizioni.





“…così almeno, non metterai al mondo altri mos…tri come me”.





Ethan si avvicinò, frapponendosi tra le due prede per poi abbassarsi fino ad arrivare all’altezza del ibrido.

“Ehi, non dirlo mai più, non è affatto così, i mostri qui sono ben altri e tu non hai nulla a che vedere con loro”.

Senza nemmeno cercare di nasconderlo si girò a fissare Jessica mentre finiva la frase, poi si alzò in piedi.

“Adesso vai con Lambert, ti riportiamo a casa”.

Con fare sconsolato si sollevò nuovamente la mascherina a coprirsi il volto, per poi uscire dalla stanza accompagnata dalla zebra.

“Adesso ascoltami bene, perché non mi ripeterò due volte”.

Non appena fu certo che Amanda si fosse allontanata a sufficienza si rivolse alla lepre, osservandola dall’alto al basso e costringendola ad alzare lo sguardo.

“Non voglio più vederti circolare a meno di duecento metri da lei, me ne fotto di quali poteri sei investita, se dovesse capitare potrei non rispondere delle mie azioni, sono stato abbastanza chiaro?”.

Jessica rispose con un semplice cenno della testa, poi si girò e varcò la porta, non appena fuori corse, forse verso l’auto ma non ne era sicura, le interessava solo allontanarsi da quel posto, per la prima volta dopo molto, moltissimo tempo, aveva visto qualcosa che l’aveva realmente turbata e di certo non si trattava del muso di quella poveretta, ma aveva in testa un solo pensiero che glie la martellava quasi fino a provocarle dolore.





E se accadesse anche a loro?





Come potranno mai perdonarmi?





Come potrò mai perdonarmi?





Che diavolo ho fatto?





Senza nemmeno rendersene conto aveva corso ben al di fuori del mercato del pesce e completamente concentrata sui suoi pensieri non si accorse del mammifero che aveva di fronte, centrandolo in pieno e cadendo entrambi col culo a terra tra la soffice neve fresca.

“Ouch, mi spiace, non l’ho vist…Mason?”.

La lepre rimase stupita dal rivedere quello stesso giorno la iena, tuttavia la sua attenzione si focalizzò su ben altro, sembrava quasi che il suo vecchio mentore avesse appena disputato un incontro di pugilato, perdendolo.

“Ma…che cavolo ti è successo? Chi ti ha ridotto così?”.

Il predatore nel frattempo si era rimesso in piedi, avvicinandosi ed offrendo una zampa alla lepre per aiutarla a rialzarsi.

“Ho avuto un breve ma intenso tête-à-tête con Gomphos, sai nella speranza di avere qualche informazione da riferirti".

Certo l’idea di avere altre informazioni riguardo il capo del NID era a dir poco allettante per la lepre, tuttavia prima di tutto le interessava sapere ben altro.

“Aspetta, mi stai dicendo che Gomphos, un tale che tu mi hai detto essere un mammifero di dimensioni medio-piccole tipo me, ti ha pestato in questa maniera? Immagino che lo hai lasciato fare, ma allora la domanda è PERCHÉ?”.

“Io…non ho lasciato fare proprio nulla…”.

In genere Mason non era serio nemmeno mentre accoppava la gente, vederlo così provocò un lieve smarrimento in Jessica, anche visto quello che le stava dicendo.

“…mi ha semplicemente e letteralmente…surclassato, qualunque cosa avessi provato a fare mi avrebbe sconfitto comunque, anzi se non fosse arrivato Bogo a quest’ora sarei morto”.

La notizia l’aveva quanto meno impensierita, al punto che decise di rivedere, almeno per il momento, i suoi piani per potersene uscire dall’agenzia, tuttavia era ancora interessata ad eventuali informazioni in merito.

“Almeno è servito a qualcosa? Hai scoperto niente?”.

“Non molto Jess, a dire il vero solo due cose, non so ancora di che specie sia né se si tratti di un predatore o una preda, ma di una cosa ne ho la certezza, è in buoni rapporti con Bogo, è probabile che i due siano amici di vecchia data”.

Lei annuì, pensando in che modo potesse sfruttare questa novità, comunque gli fece cenno di proseguire.

“E poi?”.

“Eh eh, questa è una bomba credimi, quand’è stata l’ultima volta che ci hai parlato?”.

“Al telefono quattro anni fa, appena dopo l’arresto di Bellwether”.

“E che ti ha detto?”.

La lepre non capiva dove volesse andare a parare, tuttavia sapeva che aveva quel modo di fare, doveva sempre girarci intorno, nonostante a lei desse sui nervi, magari proprio per quello.

“Insomma, non era troppo contento, dovevo accoppare Dawn, i suoi collaboratori e i testimoni, non ho mai fatto niente di tutto questo ed ha accennato al fatto che se fosse capitato nuovamente me la sarei vista brutta, da allora ricevo ordini da Savage”.

“E cosa hai capito da quella conversazione?”

“È sicuramente un tipo autoritario, altrimenti non sarebbe a capo di un’agenzia governativa segreta, era anche parecchio incazzato dal mio metodo utilizzato per portare a termine la missione, tuttavia mi ha dato una seconda possibilità, potrebbe voler dire che tutto sommato pensa che potrei continuare ad essere utile”.

“Un’analisi accurata certo, peccato che parlandoci al telefono non sei riuscita ad accorgerti di un particolare importantissimo, ma credo che probabilmente anche standoci faccia a faccia non l’avresti capito”.

“Vieni al punto dannazione!”.

“Gomphos si riferisce a sé con pronomi maschili, ma in realtà è una femmina, sicuramente lo fa per nascondere la sua identità ed anche Bogo la copre in tal senso”.

La notizia lasciò di stucco la lepre, che avrebbe pensato a tutto tranne che a questo.

“Cos…lei è….come hai fatto a capirlo? La voce è modificata e dubito che abbia indossato abiti che mostrassero la sua fisionomia fino a quel punto”.

“Infatti, come ti ho già detto non si riesce nemmeno a capire di che specie sia, i suoi abiti la coprono integralmente, ma sono comunque riuscito a sentire il suo odore”.

“Il suo odo…che vuoi dire?”.

La iena sghignazzò appena, prima di dare ulteriori dettagli.

“Diciamo che voi femmine…emanate un odore particolarmente forte, quando siete in quel particolare periodo, questo potrebbe anche spiegare perché era così incazzata”.

Quasi si pentì di avergli fatto quella domanda, tuttavia aveva ragione lui, la notizia che le aveva dato era una vera bomba, ora il campo era ristretto a solo gli esemplari femminili, tuttavia per il momento il suo pensiero era rivolto ad altro e pure Mason pareva essersene accorto.

“Ora che intendi fare Jess?”.

Lei alzò lo sguardo prima verso il predatore, poi lentamente si rivolse verso nord, osservando le montagne di Tundratown, ben conscia che al di là di quelle ci stava il bioma che le interessava.

“Goodsprings…”.

Quel nome suscitò un certo fastidio nella iena, che si volse ad osservare nella sua stessa direzione.

“…c’è una cosa a Goodsprings che devo vedere”.

“Va bene, se decidi di andarci subito, allora vengo con te, oggi ho tempo per una gita fuori programma”.

Jessica osservò bene l’orologio da polso, era passata un’ora abbondante da quando era uscita di casa, se fosse andata a Meadowlands non avrebbe mai fatto in tempo sia a fare spesa che tornare a casa senza far insospettire Nick, ma avere Mason con sé le dava una sicurezza in più di cui non poteva assolutamente fare a meno.

“Ho deciso, andiamo!”.





Note

Rieccomi qua, dopo tre mesi riesco finalmente ad aggiornare questa mia long che ormai va avanti da quasi quattro anni.

Come sempre ringrazio il sempre presente Redferne per le sue recensioni e soprattutto per l’aiuto che mi ha dato nel decidere come impostare i dialoghi di Amanda, e pure BlackShadow03 per la recensione al precedente capitolo.
A proposito Amanda, si tratta di un mio OC che sviluppai per la storia di un’altra autrice qua sul fandom, purtroppo ha deciso di cancellarla e quindi me ne sono riappropriato, facendo delle piccole modifiche estetiche al personaggio.

Alla prossima
Davide

7072 parole
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Zootropolis / Vai alla pagina dell'autore: Plando