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Autore: GReina    24/07/2020    1 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Le ore successive furono animate dai soccorsi medici che giunsero tempestivamente alla scuola. Remus, il resto dei prefetti e i capi-scuola avevano fatto un ottimo lavoro portando al sicuro tutti gli studenti. Lily – raccontò loro Remus – aveva avuto ragione: gli studenti puristi avevano mirato soprattutto ai compagni natibabbani. Di circa duecentottanta ragazzi, solo una dozzina era rimasta ferita e nessuno gravemente. I professori si erano assicurati di mantenere al sicuro tutti i minorenni, ma per quanto riguardava la maggioranza dei ragazzi del settimo anno, insieme a parte del sesto, non c’era stato verso di convincerli a non proteggere la propria scuola e i propri amici. Che fossero Grifondoro, Tassorosso, Corvonero o Serpeverde.
Del loro gruppo Ron aveva una spalla smussata, Peter un taglio nel fianco e Sirius uno sul braccio, ma era James ad avere le ferite più gravi: un taglio sulla spalla sinistra, un morso di acromantula sulla parte destra del collo ed infine il morso di vampiro sul braccio portante. Per essere trasformato in vampiro, fortunatamente, il processo era molto più complesso di un semplice morso, ma anche così il veleno di vampiro rendeva la ferita molto facile alle infezioni
“Non che il morso d’acromantula sia molto meglio.” disse quasi divertito il giovane medimago che lo curò. Sirius rise e sbuffò
“Adesso James si prenderà tutte le attenzioni!” scherzò facendo sorridere tutti. Euphemia si avvicinò al figlio e gli diede una carezza, Fleamont – dall’altra parte del letto – gli diede una pacca sulla spalla buona, infine Lily gli sorrise prendendogli la mano. Sirius sbuffò, divertito e felice “Che vi dicevo?”
“Farei felicemente a cambio, Sir!” sorrise di rimando l’altro “Non mi permettono nemmeno lasciare il letto! Sto bene!”
“Io ti credo, James.” gli fece Remus “Insomma, neanche fossi stato attaccato da un lupo mannaro, giusto?” per un attimo l’aria si congelò intorno a quelle parole, poi il volto dell’amico rivelò che la sua era semplice ironia; James sorrise e si voltò verso Sirius che trovò a disagio ed indeciso sul come reagire. In generale, era palese, i Malandrini si stavano riprendendo dal brutto colpo che era stata l’ultima luna piena.
 
Le lezioni furono sospese per tutta la settimana rimanente, le verifiche accreditate piuttosto che rimandate. Tutti gli studenti che ne avevano la possibilità aiutarono con le riparazioni del Castello, alcuni decisero di tornare a casa, ma la maggior parte – ora che la falla era stata coperta e che gli auror pattugliavano il perimetro – non aveva dubbi che Hogwarts, con la presenza di Silente, rimanesse il luogo più sicuro dell’Inghilterra.
Quasi tutti i Serpeverde coinvolti nel colpo lasciarono la scuola senza conseguenze ma, sebbene le prove fossero scarse, i testimoni pronti a confermare in quale squadra giocassero non mancavano. Persone come Lestrange e i Carrow se la sarebbero cavata: in quanto minorenni e con alle spalle grandi famiglie avrebbero avuto una pena ridotta; Regulus – come James e Sirius si erano assicurati – ne era rimasto fuori; Piton – rimasto ferito ed ora privo di sensi in infermeria – aveva, a detta del preside, dimostrato di capire quale fosse la strada giusta da seguire, sarebbe stato punito ma, grazie alla mediazione di Silente, chi di dovere sarebbe stato indulgente; infine Nott, Mulciber e Avery erano immediatamente stati espulsi e ora in attesa che gli auror li trovassero per rispondere delle proprie azioni.
***
Passarono due giorni prima che Madama Chips gli permettesse di lasciare l’infermeria. Dopo appena solo una notte passata a letto, James tentò di convincere la donna a lasciarlo andare, ma questa – con voce ferma sebbene con un’innascondibile vena divertita – gli disse che se gli proibiva di alzarsi non era per le ferite in sé, quanto piuttosto per il fatto che se avesse lasciato l’infermeria, ci avrebbe scommesso la vita, James non sarebbe rimasto a riposo come invece era necessario che facesse. Nel frattempo, la scuola era stata ripulita e i feriti medicati. I suoi amici erano stati più impegnati che mai: tra la ristrutturazione dell’atrio d’ingresso e i rapporti ufficiali da fare all’Ordine, pochi minuti al giorno di visita era tutto ciò di cui James si poteva accontentare. Come loro lo erano stati dal quinto anno fino alle scorse vacanze di Natale, adesso Lily faceva ufficiosamente parte dell’Ordine della Fenice, quindi passò diverso tempo con Silente affinché capisse bene la natura di tale gruppo.
Erano due giorni che – non appena rimaneva solo con i propri pensieri – James si complessava per le parole che aveva rivolto alla ragazza. Non se ne pentiva, ma sapeva bene che avrebbero potuto spaventarla. Per anni aveva, con l’approccio sbagliato, tentato di convincerla ad uscire con lui. Alla fine, era riuscito a far breccia nel suo cuore attraverso un lungo e quasi esasperante cammino. Si erano baciati per la prima volta non meno di una settimana fa e già lui aveva pronunciato “la grande A”. Aveva tentato spesso di parlarle, ma ogni volta che ci provava venivano interrotti dall’arrivo degli altri o da Silente che convocava Lily. Stava ancora cercando di capire cosa dirle quando, superato l’ingresso della Sala Comune Grifondoro, la vide; gli sorrise
“Sei uscito, finalmente!” lui sorrise di rimando ed annuì
“Madama Chips mi ha commutato la pena per buona condotta!” fece ridere la rossa, poi James si passò una mano tra i capelli, a disagio. Lily aggrottò la fronte
“Tutto bene?” James si stupì della domanda, poi sbuffò capendo quanto fosse prevedibile
“Ti va di fare due passi?” non gli andava di intraprendere quell’imbarazzante conversazione in presenza dei loro compagni di Casa. La ragazza annuì confusa e leggermente ansiosa ed insieme uscirono in corridoio. Fecero alcuni metri prima che James riprendesse la parola
“Riguarda quello che ti ho detto mentre combattevamo.” spiegò sempre più a disagio continuando a camminare “Insomma so che è stato prematuro, e non voglio che tu ti senta spaventata o sottopressione, ecco.” continuò impacciato con una mano perennemente in mezzo ai capelli che gli strofinava la testa “Vorrei dirti di dimenticare quello che hai sentito, ma in realtà non voglio che tu lo faccia.” si fermò per guardarla negli occhi. Lily aveva le guance leggermente imporporate e lo sguardo imbarazzato. James si sentì morire, poi lei gli afferrò le mani
“James, tu sei fantastico.” gli disse facendo infiammare le guance di entrambi “Insomma, eri alquanto irritante due anni fa. Sempre lì a darti delle arie.” sbuffarono ridendo tutti e due “So che all’inizio del nostro quinto anno ho detto di odiarti, ma in realtà non l’ho mai fatto…” rivelò “ti ho sempre ammirato, in realtà. Sin dalla prima volta che ti ho visto sull’Hogwarts Express. Eri così genuinamente solare e Grifondoro! Sei sempre stato popolare qui a scuola, ma non per i tuoi atteggiamenti arroganti. Tu ti guadagni la fiducia e la lealtà di chi ti sta intorno. Moriresti per i tuoi amici, e questa è la cosa che più mi piace di te.” il cuore di James scalpitava, ma ancora non era riuscito a capire dove la ragazza volesse andare a parare, quindi attese che continuasse “Ammetto di essere stata stupita nel sentirti dire…” indugiò ed arrossì “be’, che mi ami, mi ha sorpreso, sì, ma non sono spaventata.” sorrise e fece una pausa “Sapevo del mio patronus da giorni.” rivelò “Ero io a temere che tu ti spaventassi.” rise in imbarazzo
“Vedere la tua cerva è stato uno dei momenti più belli della mia vita.” rivelò James, Lily rise
“Eravamo nel pieno della battaglia ed eri appena stato morso da un’acromantula e da un vampiro!” James sollevò le spalle sorridendo “E un dissennatore ti stava succhiando via i ricordi felici!!” aggiunse ancora più divertita l’altra
“Cosa vuol dire quella cerva, Lily?” non poté più impedirsi di chiederle, lei avvampò
“Sai cosa vuol dire quando la forma del tuo patronus cambia.” James annuì
“Dimmelo lo stesso.” Lily lo guardò negli occhi per qualche secondo prima di rispondere
“Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te. Io… non lo so…” indugiò ancora “ma, sì, potrebbe essere amore.” arrossì, James sorrise, i suoi occhi si illuminarono
“Potrebbe mi sta bene.” poi la baciò.
n.a.
Che sia chiaro, io credo che quello dei Potter sia
anche già da questo punto amore puro,
sono una delle mie grandi OTP di Harry Potter
e d’altronde la cerva parla chiaro!!
Però penso anche che a Lily serva più tempo per capirlo.
***
L’ultimo mese di scuola era cominciato. I feriti erano stati completamente guariti, i colpevoli puniti e le difese del Castello migliorate. Silente aveva deciso di annullare gli esami di fine anno per tutti gli studenti che non dovessero svolgere i G.U.F.O. o i M.A.G.O., quindi tutto ciò che rimase da fare al gruppo fu godersi il meritato riposo che l’Ordine gli aveva concesso non affidandogli altri compiti.
Hermione continuava le proprie ricerche in biblioteca, Ron spesso l’accompagnava. In quanto a Harry, sebbene l’avesse promesso, di rado li seguiva. Quel giorno aveva fatto un’eccezione ed ora si trovava seduto intorno a uno dei tavoli posti tra gli scaffali insieme ai suoi due migliori amici. Hermione lo guardava mesta, quasi colpevole
“L’ho trovato.” gli disse. Harry uscì dal suo stato di torpore e la guardò attento “Ho capito come abbiamo fatto ad arrivare in questa linea temporale.” spiegò in risposta alla sua espressione confusa, poi sospirò “È difficile da spiegare…”
“e quasi impossibile da capire.” disse Ron, Harry spostò l’attenzione su di lui
“Tu lo sai?”
“Ho scoperto tutto un bel po’ di tempo fa. Ron mi stava aiutando. Volevo dirtelo, ma poi c’è stata la faccenda di Sirius.”
“Lo sai da così tanto tempo!?”
“Non voleva dirtelo mentre Sirius era ripudiato da tutti.” rispose duro Ron, adirato forse dal suo tono infuriato. Harry si calmò ed Hermione poté continuare
“Dopo averlo scoperto ho voluto ricontrollare tutte le mie ricerche per capire se effettivamente era come pensavo.”
“Cos’hai scoperto?” Hermione uscì un biglietto dalla borsa, Harry lo lesse senza capire
“È il contro-incantesimo per tornare nel nostro tempo.” spiegò
“È stato un incantesimo a trasportarci qui??” chiese stupito il mago “Lanciato da chi?”
“È qui che le cose si fanno strane.” fece una pausa “Ho studiato tutto ciò che c’era da studiare sui viaggi nel tempo, ad un certo punto ho pensato che sarei anche stata in grado di creare un incantesimo che permettesse di piegare il tempo a mio piacimento, quindi ho scritto quel contro-incantesimo.” Harry corrucciò la fronte senza capire “Harry,” lo richiamò Hermione “non esiste l’incantesimo per quel contro-incantesimo.” indicò il foglio
“Sto iniziando a perdere il filo.”
“Ho inventato io quella formula ipotizzando come avrei rimediato ad un incantesimo che piegasse il tempo lanciato da me.” provò a fargli capire “Credo di essere stata io ad averci trasportati tutti qui.” ad Harry occorse qualche secondo per metabolizzare la cosa
“Tu sei quella di noi che meno vuole viaggiare nel tempo.” riuscì solo a dire “Hai sempre detto che è pericoloso, che dopo ciò che abbiamo fatto al terzo anno hai capito che è meglio non averci niente a che fare.”
“So cosa ho detto, ma per te è stato importante quest’anno, non è così?” Harry annuì
“Non riesco nemmeno ad esprimere quanto lo sia stato.” Hermione sospirò
“È per questo che l’ho fatto. O almeno…” indugiò “è per questo che lo farò.” si corresse
“Ma non capisco.” continuò ancora Harry “Come faceva Silente a sapere del nostro arrivo?”
“Ron ha avuto un’idea.” rispose Hermione guardando fugacemente il rosso “È folle, ma cosa non lo è in questa storia?” anche Harry guardò l’amico
“Ho pensato che se tutto questo è opera nostra, magari questo non è l’unico viaggio nel passato che abbiamo compiuto.” disse “L’incantesimo di Hermione ci permette di muoverci all’indietro nel tempo. Adesso, metti che prima di usare il contro-incantesimo per tornare avanti nel futuro, noi usassimo ancora l’incantesimo per tornare ancora più indietro.” Harry capì cosa voleva dire
“Potremmo dire a un Silente ancora più passato che stiamo arrivando.” concluse per lui, poi si passò entrambe le mani tra i capelli “È del tutto assurdo!” sospirò
“Non più assurdo del vedere i propri genitori da giovani.” rispose Ron, poi rabbrividì “Agghiacciante.” Harry lanciò fuori una leggera risata isterica
“Quindi adesso che succede?” chiese cambiando argomento, dando per vere tutte le supposizioni appena fatte
“Possiamo tornare a casa quando vogliamo.” spiegò l’amica “Torneremo al momento in cui siamo partiti, così nessuno si accorgerà che siamo mancati per un anno.”
“Il che vuol dire che dovremo ripetere il sesto anno di scuola.” aggiunse sconsolato Ron facendo sorridere Hermione. Harry annuì mesto e gli altri presero a guardarlo in ansia
“Tutto bene?” si premurò la ragazza, lui annuì di nuovo
“Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Ancora solo qualche giorno.” Hermione annuì
“Ma certo. Tutto il tempo di cui hai bisogno.”
***
Erano giorni che i suoi amici non si volevano più allenare. Con la battaglia che si era appena svolta e l’assicurazione di Silente che l’Ordine non avrebbe più avuto bisogno di loro fino all’estate, niente riusciva a far lasciare al gruppo i propri letti alle prime luci del sole. Solo Harry sembrava determinato a seguire James ancora intorno al Castello e poi nella raduna come avevano fatto per tutto l’anno. Tra una cosa e l’altra, i due passarono gran parte del tempo insieme ed isolati per una settimana. James ci aveva messo poco ad accorgersi che qualcosa lo turbava, ma su quale potesse essere la natura dei suoi pensieri, invece, non sapeva nulla. Un giorno provò a chiederglielo: Harry gli rispose di avere paura di Voldemort. Erano a malapena riusciti a tenergli testa in tre e si chiedeva se sarebbe mai riuscito a batterlo da solo.
“Non sei solo.” gli aveva risposto James “Le Profezie si devono interpretare, a volte sei convinto di una cosa e poi capisci che intendeva l’esatto contrario. Non è detto che dovrai sconfiggerlo da solo. Non sarai mai da solo.” l’altro aveva annuito, ma James sapeva che del suo tormento nulla era andato via.
Ci riprovò un paio di giorni dopo e, di nuovo, Harry gli dette spiegazioni sbrigative così James non riuscì ad aiutarlo. Infine, arrivò la finale del torneo di Quidditch.
Era surreale, nessuno si aspettava che lo sport continuasse, eppure – quando arrivò il giorno della partita – quasi meccanicamente i giocatori indossarono la divisa della squadra; scesero a fare colazione e, vedendoli in tenuta da Quidditch, anche il resto degli studenti venne rianimato. Entrarono in spogliatoio, afferrarono i manici, James fece il suo solito discorso, ma non ce n’era bisogno: i volti dei suoi compagni non erano mai stati così carichi. Già paghi ed orgogliosi per la vittoria sul campo di battaglia, erano pronti a salire in sella e prendersi la Coppa di Quidditch. Un titolare era ancora convalescente, per il resto la squadra era al suo massimo ed anzi la mancanza del compagno, in qualche modo, li spronava: avrebbero portato a Casa la Coppa anche per lui. Il loro gioco fu perfetto. I Tassorosso erano gli avversari più temibili sulla scopa quell’anno e in diverse occasioni James dovette modificare i suoi schemi d’attacco, ma i Grifondoro erano preparati e, sebbene non si esercitassero da settimane, tutti loro ricordavano bene ogni possibile cambio di piano.
Il Capitano si godette appieno la partita: Harry, Ron e soprattutto di nuovo Sirius al suo fianco. La sincronia era perfetta, il vento che gli passava tra i capelli più piacevole che mai. Senza altri pensieri per la testa che non il Quidditch, James quasi sperava che quella perfetta partita non finisse mai.
Gli ultimi istanti di gioco furono i più frenetici: per l’ennesima volta i Tassorosso avevano modificato lo schema e James dovette comportarsi di conseguenza. Il vantaggio era passato da una squadra all’altra per gran parte della partita, poi una serie di buone azioni avevano portato Grifondoro in testa e James, adesso, non aveva intenzione di perdere il vantaggio. Puntò sulla difesa per diversi minuti, poi trovò una finestra ed ordinò di cambiare di nuovo e passare all’attacco. Due goal dopo, Harry reggeva in mano il Boccino. Avevano vinto.
***
Per una settimana intera Harry si arrovellò su cosa fosse meglio fare. Aveva intenzione di passare quanto più tempo possibile con tutti loro e godersi al massimo ogni momento. Passava ogni alba con suo padre e ancora diverse ore nel pomeriggio nella radura con lui. Il resto del tempo lo spendeva con Sirius e sua madre ma nel frattempo – sebbene provasse con tutte le sue forze a non trasformare quei momenti in degli adii – non poteva far altro che pensare che presto non li avrebbe mai più rivisti.
Era arrivata la finale di Quidditch, e per un giorno intero riuscì a non pensare ad altro se non al gioco. Nessuna partita prima di allora era stata bella tanto quanto quella: gli avversari erano tosti e rendevano il gioco interessante; il suo migliore amico, suo padre e il suo padrino erano con lui e tutti i giocatori in campo sorridevano. La battaglia era vinta e gli animi con il morale più alto che mai. Ebbe diverse occasioni per prendere il Boccino, ma ogni volta aveva esitato e se l’era lasciato sfuggire. Infine, si costrinse ad afferrarlo; la squadra lo accerchiò come sempre e i festeggiamenti cominciarono.
Come ogni anno ad Hogwarts, la festa per la vittoria della Coppa di Quidditch non fece risparmiare nessuno. Remus e Peter erano andati nelle cucine per prendere ogni tipo di prelibatezza; tutti i compagni di Casa avevano attinto alle proprie scorte di alcol in modo che ce ne fosse per tutti ed infine avevano stabilito dei turni per controllare l’ingresso in modo tale che se la McGranitt avesse pensato bene di far loro visita, avrebbero avuto alcuni secondi per far sparire tutto ciò che dei minorenni non dovrebbero avere sottomano.
Erano circa le tre di notte quando i Malandrini spostarono la propria festa nel dormitorio maschile del sesto anno. Ron aveva una bottiglia di whisky incendiario in mano, nell’altra quanti più tramezzini poteva reggere. Peter, mezzo addormentato, era stato svegliato dall’angolino in cui era crollato ed ora camminava barcollante verso il proprio letto con dei baffi da topo disegnati a sua insaputa in faccia; James e Lily non si scollavano l’uno dall’altra ed erano perennemente seguiti e presi in giro da Sirius che però non sembrava mai essere stato più felice; infine Remus ed Hermione insultavano lo stato alticcio di tutti gli altri.
Si sedettero, chi per terra chi sui letti, e presero a scherzare e ad insultarsi a vicenda. In otto finirono presto la bottiglia di whisky, poi aggiunsero un pizzetto e il mono-sopracciglio a Peter. Harry assisteva alla scena: Peter si era svegliato e adesso Sirius lo teneva fermo mentre James e Remus completavano l’opera. Gli altri ridevano, ma lui non ci riusciva. L’alcol gli faceva girare la testa, ed in qualche modo ebbe il potere di assorbirgli tutta l’euforia. Forte come non mai, prese consapevolezza del fatto che James e Lily stavano vivendo gli ultimi quattro anni della propria vita, che Sirius sarebbe stato presto imprigionato ingiustamente e che Minus l’avrebbe invece fatta franca mentre Remus rimaneva solo.
Furono Ron ed Hermione ad accorgersi del suo stato: l’amico gli mise una mano sulla spalla leggermente preoccupato
“Stai bene, Harry?” gli chiese Hermione. Lui la fissò giusto un secondo, poi si voltò ancora verso i Malandrini e scosse il capo con gli occhi lucidi
“No,” rispose “come potrei?” l’altra sospirò addolorata
“Posso solo immaginare cosa si provi.” disse quasi sussurrando “Mi dispiace così tanto, Harry.” passarono alcuni secondi prima che questo rispondesse
“Devo dirglielo.” disse deciso
“Harry…” la voce di Hermione era lamentevole, sapeva di doverlo fermare, ma non sapeva come farlo con il giusto tatto
“Hermione.” la chiamò lui di rimando “Succede tra quattro anni.” la guardò deciso, curioso di vedere se l’amica avrebbe avuto il coraggio di ribattere, poi continuò “Non è giusto. Non se lo meritano, non posso andarmene senza provare a rimediare.” l’espressione dell’amica era costernata e preoccupata insieme, sembrava stare per dire qualcosa quando Ron le mise una mano sul braccio
“Non possiamo essere noi a decidere. Dev’essere una scelta di Harry.”
“Lui non è lucido. Harry, mi dispiace, ma modificare il tempo… per quanto ne sappiamo potresti peggiorare le cose. Non sai quello che potrebbe accadere.”
“No.” ammise lui “So solo quello che accadrà se non dico niente.” Hermione sospirò
“Potresti anche non nascere… equivarrebbe a un suicidio, anzi peggio!” Harry lo sapeva, ma non gli importava
“Dimmi che tu non ti annulleresti per salvare i tuoi genitori.” le disse allora “Dimmelo adesso guardandomi negli occhi e io ti prometto che non dirò nulla.” Hermione non rispose, gli occhi le si bagnarono e solo dopo alcuni secondi riuscì a rispondere con voce malferma
“Non voglio che tu muoia…”
“Io non voglio che muoiano loro.” ormai era deciso, e neanche le lacrime di quella che reputava una sorella potevano fargli cambiare idea. Distolse lo sguardo da lei per voltarsi verso gli altri; incontrò lo sguardo verde ed interdetto di sua madre che lo fissava con mille domande nascoste dietro, poi proseguì fino a suo padre e a tutti gli altri. Il cuore gli batteva veloce come non aveva mai fatto prima, neanche nel campo di battaglia. Sapeva di dover parlare, eppure in qualche modo non ci riusciva. Erano tutti così felici che quasi Harry pensò di mantenere in piedi quell’illusione ancora per un po’. Ripensò a quando avevano iniziato ad ipotizzare chi potessero essere le spie e di come suo padre non avesse neanche considerato i Grifondoro. Come poteva dirgli che Peter Minus avrebbe tradito lui, moglie e figlio? Come poteva dirgli che uno dei suoi più stretti amici avrebbe causato la morte sua e della donna che amava? A quelle domande senza risposta, Harry sbuffò e si passò una mano fra i capelli, sua madre lo stava ancora guardando preoccupata, quindi decise di alzarsi e lasciare il dormitorio. Sentì sette paia d’occhi confusi che seguivano i suoi movimenti fino alla porta che si chiuse alle spalle, ma aveva bisogno d’aria, di tranquillità e soprattutto di un bel bicchiere d’acqua.
Scese le scale e trovò la Sala Comune totalmente vuota. Non aveva idea di che ore si fossero fatte, ma gli elfi avevano già ripulito tutto il caos della festa. Andò al tavolo dove sapeva esserci sempre una brocca piena, si versò un bicchiere ed aprì la finestra dalle vetrate colorate. C’era una poltrona lì accanto, quindi la trascinò vicino all’aria fresca della notte e vi ci si sedette.
“Ti sei perso Peter che si addormenta in piedi e crolla addosso a Sirius!” erano passati alcuni minuti, poi sentì la voce di suo padre. Si voltò e lo vede scendere le scale insieme a Lily
“Non ti abbiamo più visto salire e siamo venuti a controllare.” spiegò quella, Harry sorrise mesto
“Avevo bisogno di un po’ d’acqua.” sollevò il bicchiere che reggeva in mano, James rise
“Avremmo potuto procurartela anche di sopra.” gli fece notare, quindi Harry lo guardò colpevole
“Forse avevo bisogno anche un po’ di tranquillità.” ammise
Tranquillità non si sposa bene con i Malandrini!” rise sua madre risollevando anche l’umore di Harry
“Me ne sono accorto.” disse divertito ma ancora senza abbandonare quella vena malinconica “I racconti che ho sentito non esageravano…” aggiunse quasi in un sussurro. La rossa aveva appena aperto la bocca, forse per chiedere a cosa si riferisse, quando dalle scale giunse il rumore di altri passi: erano Ron ed Hermione seguiti da Sirius e Remus. Harry sorrise mesto anche a loro
“Tutto bene?” gli chiese il Prefetto, Harry annuì, il cuore che riprendeva a correre impazzito
“C’è una cosa che devo dirvi.” annunciò, poi prese un ampio respiro.
n.a.
Well, nel file che ho scritto questa non è la fine del capitolo…
il discorso continua subito dopo, ma non ho resistito e ho
voluto fare la persona sadica.
Per quelli che seguono capitolo per capitolo, però, non temete!
Mi piaceva l’idea di mettere uno stacco-supersuspance,
ma domani mattina aggiorno!
xxx
   
 
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