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Autore: Rossana_87    24/07/2020    3 recensioni
anno 2020, una rimpatriata delle scuole medie è stata organizzata, Sana e Akito , si rincontrano dopo 20 anni, la loro vita è completamente cambiata, ma il fantasma di quello che sarebbe potuto essere tra di loro riecheggia incessante nelle loro vite, sarà un happy ending?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Cap. 7 – E poi tutto successe.

Akito:

Spensi la vespa, lei scese e anch’io mi tolsi il casco e lei mi restituì il suo. Mi guardò in silenzio e io guardavo lei, sicuro che non l’avrei più rivista, non avrei più sentito il sui profumo di gelsomino, era sempre lo stesso come ricordavo. Avrei dovuto dimenticarla per sempre questa volta, avrei voluto prendere a pugni qualcosa. mi sentivo stranamente tranquillo, una calma apparente, ma sapevo che prima o poi sarei esploso, e sarebbe stato distruttivo, era come descrivere un uragano, sentivo di essere nell’occhio del ciclone, ero consapevole che sarebbe passato lasciando dietro di sé solo macerie.

Sana:

Lo guardavo e non sapevo che fare, andavo via con in mano un pugno di mosche, con la consapevolezza di tutto ciò che eravamo stati, e sempre saremmo stati l’uno per l’altra. Adesso avrei dovuto chiudere definitivamente quella porta che dava sul mio passato, che era sempre rimasta spalancata, come se i cardini fossero rotti inceppati, incapaci di ruotare su sé stessi per chiudersi. << Sei felice?>> Akito ruppe il silenzio, inaspettatamente. Riuscì a rispondere, in maniera forse più pragmatica di quanto volessi
<< ho una felicità amara, circoscritta, avrei cambiato tante cose probabilmente…>> mi interruppe.
<< sei felice?>> lo ero? Non sapevo cosa rispondere, ovviamente la mia era una felicità velata, forse solo apparente, come si poteva essere felici quando il cuore e la mente erano divisi a metà, e correvano immaginando un presente e un futuro che non era come te lo immaginavi, o volevi. Quello che volevo era una vita tranquilla, costruirmi una famiglia con un uomo che mi amava, avere dei bambini. e io ero riuscita a costruirmi quella vita, solo che nessuno mi aveva detto che la felicità non sta nella parvenza di ciò che la società impone come giusto, felice, una vita apparentemente perfetta, la vera felicità era assecondare il cuore, e non avere rimpianti. Però forse da quel momento in poi sarei riuscita ad esserlo, essere stata sincera con lui, e soprattutto con me stessa, essere riuscita a dirgli quello che provavo, e come mi ero sentita per quasi 20 anni, stava forse dando un’altra luce e prospettiva a quello che ero, a quello che poteva essere da ora in poi, ma dovevo chiudere definitivamente con il passato, per vivere meglio il futuro. Presi il coraggio a due mani, feci un profondo respiro e mi avvicinai ad Akito, respirai a pieni polmoni il suo profumo, non potevo più resistere, lo abbracciai, inizialmente sentì il suo corpo irrigidirsi, rimase completamente fermo, immobile, probabilmente non se lo aspettava, lo avevo preso contropiede, sentì un tonfo. Akito aveva fatto cadere i caschi che ancora aveva in mano e mi abbracciò di rimando, così forte da lasciarmi senza fiato, così forte da far fuoriuscire tutta l’aria che avevo incamerato nei polmoni, così forte da farmi rendere conto che avevo trattenuto il respiro in ansia per quel gesto, avventato che avevo compiuto. Mi persi tra le sue braccia respirando il suo inconfondibile sentore di agrumi. Improvvisamente si allontanò, si staccò da quel contatto, da quell’unione che tanto avevo bramato in tutti quegli anni, una mano rimase poggiata ad un fianco, poggiò l’atra sotto il mento, sollevandolo verso l’alto, mi costrinse a guardarlo negli occhi, oro e cioccolato si fusero, ero incapace di muovermi, di pensare, di proferire parola. C’eravamo solo io e lui, il resto del mondo chiuso fuori. per l’ennesima volta mi rubò un bacio, dire che mi rubò era sbagliato, avevo capito benissimo le sue intenzioni, e avrei potuto spostarmi o respingerlo, ma non lo feci, perché lo volevo anch’io, avevo bisogno di quel bacio per ricominciare a vivere. Fu un bacio lungo, dapprima leggero quasi timoroso, solo labbra che si fioravano, poi diventò profondo passionale, le nostre lingue si cercarono, affamate, cercarono di scavare sempre più in profondità le nostre anime. Le mie mani erano aggrappate al suo petto graffiando superficialmente la sua pelle. Le sue erano ancorate ai lati del mio viso, lo sentivo ansimare, e trattenersi, per non spingersi oltre, sapevo che se avesse colto in me un minimo cedimento e segno di assenso non sarebbe finita lì. una delle sue mani scese fino alla curva della mia schiena e mi attirò più vicina a sé, stringendomi forte, i nostri corpi combaciavano inesorabilmente, potevo sentire ogni minimo tendine o muscolo tendersi, ogni respiro ogni battito del suo cuore, che era accelerato tanto quanto il mio, il tutto per cercare di resistere e non cedere alla volontà nei nostri corpi, che indubbiamente volevano altro. Quel bacio ci svuotò di tutto quello che eravamo e che non eravamo stati, un bacio che entrambi sapevamo si sarebbe tranquillamente trasformato in qualcosa di più profondo, ma quel qualcosa sicuramente mi avrebbe fatto pentire amaramente delle mie azioni. Mi scostai da lui il più delicatamente possibile, nei suoi occhi lessi la disperazione.
<< e tu sei felice?>> gli chiesi, non ricevetti risposta e allora lo incalzai
<< avevo bisogno di questo per andare avanti, Akito ti ho amato davvero tanto, e probabilmente continuerò a farlo per sempre, ma ora potrò andare avanti davvero, addio Akito, Buona vita>>

Akito:

dopo essermi sciolto dal suo inaspettato abbraccio, perché ammettiamolo non mi sarei mai immaginato di poter arrivare a quell’epilogo, le sollevai il mento costringendola a guardarmi negli occhi, ci leggevo solo sofferenza, volevo farla sparire, non volevo che soffrisse guardandomi, così feci l’unica cosa che mi passo per la testa per farla dissolvere, la baciai non potevo fare altrimenti. Per l’ennesima volta mi trovai a rubarle un bacio, come da bambini, solo che questa volta stavo rischiando il tutto per tutto, lei avrebbe potuto evitarlo, sapeva quello che stavo per fare, ma non lo fece, non si scansò, rimase lì ferma in attesa, con gli occhi puntati sui miei. Fu un bacio che mi procurò grande sofferenza, ero combattuto, sapevo che non era mia anche se lo avrei voluto con tutto me stesso, probabilmente avrei venduto l’anima al diavolo per averla. Le nostre labbra si assaggiarono piano inizialmente, poi sentì le sue dischiudersi, ero indeciso se rendere il nostro bacio più profondo, stavo soffrendo come un cane, decisi di non pensare ad altro se non a lei, a noi. La mia lingua si insinuò tra le sue labbra, trovando però subito la sua ad accogliermi, le nostre lingue si intrecciarono si assaporarono, per la prima volta nella vita, ero bramose di invadere l’intimità reciproca. Le mani strette sul suo viso. Poi decisi che volevo di più, una mano scese all’altezza della sua schiena, e la tirai a me stringendola forte, inutile dire che non mi sarei fermato lì, la volevo la desideravo con tutto me stesso,, anche se sapevo quanto fosse sbagliato, ma non mi importava, in quel momento eravamo solo io e lei, finalmente aggiungerei, mi trattenevo a stento, nella mia testa combattevano la coscienza, che mi urlava di fermarmi che non dovevo e non potevo fare quello che avrei voluto, in contrapposizione l’istinto primordiale, il desiderio di farla mia, era sempre stata mia e sempre lo sarebbe stata. Quando finalmente decisi che avrebbe vinto l’istinto, Sana si scosto delicatamente guardandomi, ero incredulo, arrabbiato frustato, perché? Perché mi stava allontanando?
<< e tu sei felice?>> davvero me lo stava chiedendo proprio in quel momento? non sapevo proprio, cosa dirle… si? No? In parte? Non ancora? Se non avessi interrotto il nostro bacio può essere…. Non ricevendo risposta continua a parlare, io continuavo a guardarla tra la disperazione e il cagnesco.
<< avevo bisogno di questo per andare avanti, Akito ti ho amato davvero tanto, e probabilmente continuerò a farlo per sempre, ma ora potrò andare avanti davvero, addio Akito, Buona vita>>.

Sana:

lo guardai a lungo in silenzio, cerco di dire qualcosa, ma lo zittì, nella mia testa ero apposto così, se volevo chiudere quella storia, non potevo ascoltare nulla. salì in macchina, accesi il motore della mi Mazda nera, lanciai un’ultima occhiata ad Akito che era rimasto lì fermo davanti alla sua vespa a guardarmi. Mi avviai verso casa, feci una gran fatica a guidare, i miei occhi continuavano a riempirsi di lacrime, dovetti fermarmi più volte. Quella notte nel buio della mia vecchia auto piansi tutte le mie lacrime. Una volta parcheggiata l’auto in garage mi diedi un contegno feci un respiro profondo, ed entrai in ascensore, mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile, avevo gli occhi lividi, gonfi e rossi, per il troppo pianto, i capelli scompigliati, ma nessun segno visibile di quello che c’era stato tra me ed Akito. Aprì piano la porta di casa, era avvolta nel buio e nel silenzio, ero contenta che nessuno dei miei uomini di casa potesse vedermi in quello stato, mi diressi verso il frigo e lo guardai per un tempo che sembrò infinito, poi senza pensarci troppo, aprì il freezer presi il pupazzo di neve e lo misi nella vasca del lavello, accarezzandolo gli disse mentalmente addio. Con calma mi spogliai mi lavai il viso e andai in camera da letto, trovai mio figlio Akito e mio marito che dormivano nel lettone, mi sdraiai accanto al piccolo, lo baciai e senza nemmeno accorgermene mi addormentai sfinita. Per la prima volta dopo anni non sognai Akito.

Akito:

Le parole di Sana mi spezzarono, qualcosa si ruppe dentro di me, non volle nemmeno sentire quello che avevo da dirle, ma alla fine cosa potevo dirle? Che per me non era abbastanza quel bacio, che volevo di più e che sì, l’amavo terribilmente anch’io, l’avevo sempre amata, e lo avrei fatto per sempre. Ma non avevo avuto abbastanza coraggio per dirle quelle cose quando ancora ero in tempo… la guardai salire in macchina e allontanarsi per sempre dalla mia vita. in quel momento mi venne in mente una canzone, l’avevo senta una sola volta, ma mi era rimasta dentro, perché descriveva alla perfezione quello che ero… “allora quindi è vero? È vero che ti sposerai? Ti faccio tanti tanti cari auguri…E se la scelta è questa, è giusta lo sai solo tu, È lui l'uomo perfetto che volevi e che non vuoi cambiare più. Se avessi più coraggio quello che io ti direi che quell'uomo perfetto che volevi tu non l'hai... capito mai. Io sarei pronto a.… cambiare vita a.… cambiare casa a.… fare la spesa e fare i conti a fine mese a... 'la casa al mare a... 'd'avere un figlio... un cane.”

Tsu:


Avevo visto più di quello che avrei voluto, ma sapevo che dopo questa sera il mio amico avrebbe avuto bisogno della mia presenza più che mai, aspettai che sana si allontanasse per uscire dalla mia auto.
<< tutto ok?>> guardavo Akito, e non sembrava affatto stupito di vedermi, come se si aspettasse che sarei rimasto lì ad aspettarlo, finché non avesse avuto bisogno di me.
<< l’ho persa Tsu, l’ho persa per sempre>> non volevo farlo soffrire più di quanto non lo stesse facendo già da solo, ma dovevo svegliarlo da quella situazione letargica. Decisi di essere un po’ più brusco di quanto volessi realmente.
<< Amico non l’hai mai avuta, solo adesso potrai fartene una ragione>>
<< no Tsu, in realtà ci siamo sempre posseduti l’un l’altro, ma è finita. È davvero finita Tsu?>>
<< Si Akito, così pare, lo avete scelto voi>>
<< no lo ha scelto lei>>
<< chiunque sia stato, è finita>> Lo sentì ridere, una di quelle risate isteriche che si fanno quando non si ha più nulla da dire. Lo caricai in macchina non era in grado di guidare, si sarebbe schiantato saremmo passati a prendere la vespa il giorno dopo, sapevo che la sua vespa non l’avrebbe mai abbandonata, ma non protestò voleva dire che era veramente a pezzi. Il giorno seguente avrebbe anche avuto la gara, ma dubitavo l’avrebbe spuntata, era uno straccio.

Akito:

<< Tutto ok?>> Tsu comparve alle mie spalle dopo un paio di minuti, sapevo che era lì, stava solo aspettando il momento giusto per venire in mio soccorso, avevo bisogno di un sostegno in quel momento, ero completamente sconfitto, svuotato, la tempesta era passata, il ciclone era passato, ma portava il nome di Sana, e aveva lasciato dietro a se macerie e distruzione, e quelle macerie non erano altro che i cocci del mio cuore, della mia esistenza, di quello che era stato Akito. Guardai il mio amico sconvolto, spaesato, smarrito
<< l’ho persa Tsu, l’ho persa per sempre>>
<< Amico non l’hai mai avuta, adesso potrai fartene una ragione>> non mi aspettavo quella risposta aspra
. << no Tsu, in realtà ci siamo sempre posseduti l’un l’altro, ma è finita. È davvero finita Tsu?>> non riuscivo a crederci, non volevo crederci.
<< Si Akito, così pare, lo avete scelto voi>> << no lo ha scelto lei>>
<< chiunque sia stato, è finita>>. Già chiunque sia stato, ma non cambiava il fatto che lei aveva deciso per entrambi, mi sentivo come se fossi stato lasciato, dopo una lunga relazione, in cui avevo amato e dato il tutto per tutto, in teoria dopo aver chiuso una relazione, ti lecchi le ferite, ma poi sei in grado di ricominciare a vivere, forse è per quello che Sana non ha voluto sentire nulla prima di andar via. Lei stava chiudendo la nostra storia per riuscire ad andare avanti. C’era poco da fare, era sempre una spanna sopra. Tsu mi fece salire in macchina e mi portò a casa, sapeva che non avrei avuto la forza e l’attenzione per tornare illeso, avrei dovuto lasciare lì la mia vespa, ma in quel momento non mi importava. Sarei tornato a prenderla. Il giorno dopo avrei avuto la gara di karate e avrei potuto sfogarmi, di tutta la frustrazione che stavo provando. Nel frangente in cui Tsu accese la macchina partì l’intro di una canzone alla radio “Le donne lo sanno c’è poco da fare c’è solo da mettersi in pari col cuore lo sanno da sempre lo sanno comunque per prime Le donne lo sanno che cosa ci vuole…” Davvero? Ma cos’è? Lo fanno apposta, guardai di traverso Tsu, che senza dire una parola spense la radio e rimanemmo in silenzio, io con la testa appoggiata al sedile, perso nei flash che avevo di quello che era stato con Sana, e della sensazione che il suo corpo aveva lascito tra le mie mani.
<< ciao Tsu, ti chiamo domani dopo la gara>>
<< ciao Akito, mi raccomando domani spacca>> Sorrisi al mio amico chiusi la portiera e mi diressi a casa. Mi buttai a letto senza nemmeno spogliarmi, rimasi vestito, e mi addormentai subito sfinito dalle troppe emozioni e per tutto quello che era finalmente, successo. Nel bene e nel male.

Il giorno dopo:

Akito:

pling pling, il trillo di un messaggio, lo avrei letto dopo la gara, ma la curiosità era davvero tanta, decisi solo di guardare chi lo inviava, non potevo crederci…

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Holaaaa, per farmi perdonare del super mini mini capitolo precedente ho aggiornato rapidamente, aggiungendo un altro capitolo, che ve ne pare? a volte non sempre finisce bene o nel modo che ci si aspetta.... e poi a volte ritornano..... :P non voglio anticiparvi nulla del prossimo e ultimo capitolo. bacini
   
 
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