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Autore: Semperinfelix    24/07/2020    2 recensioni
In questa raccolta troverete componimenti, in rima e metro vari, da me composti seguendo l'orma degli Antichi.
Genere: Comico, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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[ Estratto del romanzo "Et Nos Cedamus Amori"]



Piacciavi, o signori, udire
el sermone pien di lode
che col rischio de morire
venne a dire questo prode
a la mensa del buon sire,
ostentando le sue code.

Esso è l'ultimo rimaso
d'una degna e gran familia
ch'ebbe crudo e scuro occaso
d'una guerra a la vigilia,
quando ebbe il Barco invaso
la Venexia e i so' vessilia.

Padre e madre e sore e frati,
fatti a rosto e crudi e cotti,
tutti quanti fur mangiati,
da li turpi stradiotti
che vegnendo in guerra armati
son d'uccelli sempre ghiotti.

Or vedendo il crudo scempio
de li soi figlioli amati
ebbe il duca un duro esempio
de quei cuori scellerati
che un nemico matto ed empio
avea in guerra scatenati!

Uno solo se salvosse,
fra cotanta disventura,
perché primo rifugiosse
ne le alte e salde mura,
onde il duca consolosse
ad aver non più paura.

Cossì il valoroso augello
prese l'arme e come esperto
sfidò el duce a gran duello
che nomato era Roberto
Questi cadde nel tranello,
e sconfitto con sconcerto

ebbe onta e grave sdegno
a fuggirse discacciato
da un pavone che il suo regno
avea salvo e vendicato,
col suo singolare inzegno,
per il duca e il suo ducato.

Ora a voi, gentil signora,
questo uccello dal bel manto
per far lieta la dimora
manda il vostro padre santo,
e sì la gentil Dianora
perla nostra e nostro vanto.

 

Contesto storico: durante la cosiddetta Guerra del Sale (1482-1484) scoppiata tra la Serenissima Repubblica di Venezia e il ducato di Ferrara, gli stradiotti della Serenissima (i feroci mercenari greci ed albanesi) sotto la guida del condottiero Roberto Sanseverino e dei suoi figli invasero il Polesine e il Barco di Ferrara (il parco da caccia più amato dal duca Ercole, situato a poche miglia di distanza dalle mura), uccidendo e mangiando tutti i suoi bei pavoni. Ovviamente l'infausto evento arrecò al duca Ercole grande dispiacere, ma qui si esagera a dire che fu questo da solo la causa della gravissima malattia che in quell'epoca lo condusse quasi alla tomba. Il duca aveva infatti contratto la malaria ed era impossibilitato a condurre l'esercito o anche solo a governare, per di più le sorti della guerra volgevano al peggio e i veneziani erano alle porte, pronti all'assedio. La situazione era disperata e fu solo per la prontezza di spirito della duchessa Eleonora sua moglie (Dianora), la quale subito prese in mano le redini del governo, che si scongiurò il peggio, ed ella salvò così lo stato e il marito e i figli.

La poesia sopraddetta è recitata dal buffone di re Ferrante alle nozze della nipote Beatrice, figlia di Ercole e Dianora, con Diego Cavaniglia, quando agli sposi viene presentato il pavone in gabbia come dono di nozze. Il tutto naturalmente è di fantasia.

 

   
 
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