Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: LondonRiver16    25/07/2020    4 recensioni
Sam e Gabriel avevano detto addio all’appartamento in Salisbury Willows tre anni prima. Ai loro occhi, l’opera di raggranellare i risparmi, chiedere un prestito, comprare un’abitazione con gli interni da ristrutturare e trasferircisi ben prima di aver allacciato le utenze era stata la promessa più consistente e tenace che avessero fatto l’uno all’altro, i voti anticipati di un matrimonio e di un futuro famigliare su cui non avevano ancora riflettuto in termini concreti. Non ancora, almeno.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Briciole di crostata sulle lenzuola'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


7. Cicatrici

 

- Tocca a me - si buttò Sam per mettere fine al loro battibecco. - Non ho mai fatto sesso in una dark room.

- Ah, traditore. Maledetta la volta in cui mi è saltato in mente di raccontartelo - commentò Dean tra i denti, ma si servì e bevve un altro sorso di whisky senza lamentarsi oltre dell’ovvia frecciatina subita dal fratello.

- Non sono mai nemmeno entrato in una dark room - reiterò Castiel con una solenne alzata di sopracciglia, approfittando del favore degli astri per vendicarsi delle prese in giro del marito.

- Ma ce l’avete con me? - esclamò Dean, giusto un battito di ciglia prima che Gabriel ammettesse il proprio passato sorseggiando un altro po’ di liquore. - Oh, grazie! Grazie! Qualcuno che mi dia una mano contro questi due repressi.

- Capitemi, per favore - aggiunse Gabriel, come per scusarsi agli occhi di Sam. - Avevo diciannove anni ed ero ossessionato dall’idea che sarei morto vergine.

- Okay, ora sappiamo che a diciannove anni non eri ancora andato a letto con nessuno. Il mistero si dipana e un giorno, forse presto, arriveremo alla soluzione - cinguettò Dean, ebbro di allegria.

Gabriel soffocò un’imprecazione e rivolse a Sam un’occhiata afflitta che era recitata solo in parte.

- Ti prego, dimmi che domani mattina non si ricorderà niente di tutto questo.

- Mi dispiace, ma sarebbe una bugia - fece il ventiseienne, sfoggiando un sorriso di scuse solo vagamente contrito. - Dean è sempre stato uno di quegli ubriachi con una memoria di ferro.

- O non ho mai preso una vera sbronza. Ci credete se vi dico che non l’ho mai capito? Tocca a me! - trillò l’interessato.

Non vi era dubbio alcuno che Dean fosse ormai più al di là che al di qua. Probabilmente a causa del fatto che aveva mangiato un po’ meno degli altri e indugiato in sorsi più sostanziosi una volta ricevuto il suo cocktail, era chiaramente il meglio lanciato sulle onde dell’alcol. E non ci sarebbe stato nessun problema, se giocare alla versione alcolica di “Non ho mai” non avesse comportato inoltrarsi sempre più a fondo tra i segreti dei partecipanti. Ma, con il senno di poi, tutti i presenti si sarebbero silenziosamente trovati d’accordo: quello non era il metodo d’intrattenimento adatto quando attorno a un unico tavolino si accumulavano più traumi emotivi di quanto fosse saggio rievocare in una qualsiasi serata di festa.

Fu così che Dean dichiarò serenamente, con la ragione appesantita dai sintomi della sbornia: - Non l’ho mai fatto con le mani legate.

E fu come una scossa elettrica, per Sam. Il tempo di un lampo ed era di nuovo lì, al 66 di Fairview Avenue, alla mercé di Lucifer Benson.

Luc che lo prendeva a schiaffi, a pugni, a calci, che lo trascinava attraverso il salotto in ginocchio fino ad arrivare a gettarlo sul divano come se non fosse altro che uno straccio. Come se non valesse più di uno straccio. Luc che saliva a cavalcioni su di lui, lo obbligava a voltarsi e gli schiacciava la faccia sul bracciolo rigido, che ignorava i suoi “no” ripetuti fino alla nausea e il pianto che gli scuoteva la cassa toracica e gli serrava la gola. Luc che, nel silenzio di chi crede che tutto gli sia dovuto, si faceva largo sul suo corpo come meglio gli pareva, prendendo, esigendo, ignorando come l’intero essere di Sam si stesse opponendo a quanto gli stava facendo.

Sam ricordava, ricordava ogni singolo particolare come i versi imparati a memoria di una macabra poesia. A causa delle parole di Dean, però, il dettaglio che gli si stagliò in mente in quel frangente fu la coercizione, la pressione fisica che lo aveva obbligato a stare zitto e fermo mentre quell’uomo lo violentava. Una mano sulla bocca, un’altra a serrargli insieme i polsi. Urla soffocate e mani legate.

Se Sam tornò alla realtà, fu perché Gabriel stava chiamando il suo nome con più che semplice insistenza. A giudicare da quella nota tremante finale, sembrava sul punto di cedere al panico. Quando tornò alla realtà, Sam pensò che il suo respiro accelerato assomigliasse a quello di un animale in fuga, eppure non si era mosso di un centimetro dal posto che aveva occupato durante l’intero arco della serata.

Quando i suoi occhi ripresero a vivere nel presente, Sam vide il volto di Gabriel a una ventina di centimetri dal proprio, le sue labbra fini che articolavano il suo nome, le sue dita chiuse con urgenza attorno alla mano che lo ancorava a terra. Sulla spalla destra sentì il calore e il peso del palmo che Castiel aveva allungato d’istinto verso di lui quando aveva visto il suo sguardo appannarsi. Dean, invece, era in piedi dietro a Gabe, atterrito dalla consapevolezza di aver scatenato qualcosa contro cui combatteva ogni giorno con tutte le sue forze.

- Perdonami, Sammy - fu il mormorio che emise il maggiore dei Winchester non appena suo fratello minore incrociò il suo sguardo. - Sono un tale stupido. Non ho pensato… sono un idiota.

Sam avrebbe voluto dirgli di non angustiarsi, che quei ricordi tornavano sempre a cadenza irregolare ma costante, che non era colpa sua se lui era spezzato e una singola favilla era sufficiente a innescare di nuovo il suo incendio interiore mai davvero sopito del tutto. Ma la voce gli si era come asciugata in gola, come se avesse urlato sul serio e non solo lungo il sentiero delle sue memorie più asfissianti.

- Va tutto bene - fu tutto ciò che riuscì a cavarsi dalla gola. - Non è successo niente. Possiamo continuare, se volete.

Tutti lessero la verità sulle linee contratte del suo viso, ma fu Gabriel ad appoggiargli una mano sul ginocchio con tocco leggero e a parlargli con un sorriso esitante sulle labbra.

- Sai, Sam, - considerò con cautela, - non dovresti far finta che qualcosa ti piaccia o non ti faccia stare male se non è effettivamente così. Finirai solo col procurarti altro dolore. E non hai bisogno di fingere, men che meno con noi tre.

Conscio dell’occhiata che il suo ragazzo si era appena scambiato con Castiel, Sam annuì docilmente e chiuse le palpebre, prendendosi un minuto per scacciare gli incubi. Aveva appena preso un sorso d’acqua dal bicchiere allungatogli da Dean quando le parole salirono a galla con naturalezza.

- Sono un po’ stanco, in effetti. Pensi che potrei rimanere qui stanotte? - aggiunse in direzione di Gabriel, il quale sorrise con più sicurezza, sollevato da quel po’ di colore riapparso sulle gote del ventiseienne.

- Certo, Sammich - sussurrò, carezzandolo con lo sguardo. - Tutto quello che vuoi.

 

Dean e Castiel tolsero il disturbo non appena il taxi che avevano chiamato raggiunse il principio del vialetto del numero 21. Dato il grado alcolico di ciò che entrambi avevano bevuto, l’Impala avrebbe dovuto attendere il giorno successivo per tornare a casa con loro.

Prima che se ne andassero, Sam si assicurò di scambiare due parole con suo fratello per tranquillizzarlo in merito alla sua uscita di poco prima. Sam gli ripeté più volte che non era colpa sua, che lui stava bene, che era stato un attimo, che succedeva ed era normale – o, perlomeno, faceva parte della sua nuova normalità. Luc non se ne sarebbe andato dalla sua testa con uno schiocco di dita.

- Puoi aiutarlo a convincersi che non è successo niente di grave, per favore? - bisbigliò Sam a Castiel, dopo averlo preso da parte mentre Dean e Gabriel si salutavano sulla porta. - È stata una serata splendida. Queste sono solo… cose che capitano. Immagino dovrò lavorarci ancora un bel po’. Charlie è la prima a dire che non è un percorso da prendere sottogamba, per quanto vada molto meglio di… prima. Ma nel frattempo non vorrei che Dean si preoccupasse a vuoto.

Castiel gli sorrise, calmo e fiero di vederlo ragionare così lucidamente.

- Gli parlerò. Non stare in ansia nemmeno tu, d’accordo? - si fece promettere, e annuì soddisfatto di fronte al cenno affermativo del ragazzo. - Buonanotte, Sam. Ci vediamo domani.

Il taxi con a bordo Dean e Castiel aveva appena svoltato in fondo alla strada, quando Gabriel propose a Sam di precederlo al piano di sopra.

- È evidente che hai bisogno di riposare - affermò il ragazzo, anticipando le sue lamentele con tutta la flemma calcolata che gli derivava dalla sua esperienza di fratello maggiore. - Giuro solennemente che non mi offenderò, se ti addormenterai prima che ti raggiunga.

Fu così che Sam si ritrovò sdraiato, supino e ancora vestito da capo a piedi, nel letto matrimoniale al primo piano.

Chiuse gli occhi, a un certo punto. Rimase ad ascoltare il rumore della pioggia, a immaginare Momo acciambellata sulla poltrona sotto la finestra. Permise alla pace e all’inerzia di quella serata di fine inverno di cullarlo finché il ricordo di Luc non venne relegato lontano, in un anfratto quasi irraggiungibile della sua mente. Per il momento, era il risultato più soddisfacente che fosse riuscito a ottenere.

Quando la porta della camera venne aperta adagio, Sam si accorse che una melodia tranquilla stava suonando al piano inferiore. La musica di Paolo Nutini, il ragazzo con un’anima e una voce antiche come il mondo, si insinuò quietamente nella camera da letto.

She makes me smile. She thinks the way I think. That girl makes me wanna be better1.”

Era un'abitudine consolidata di Gabriel, quella di non rimanere mai da solo in una stanza senza la compagnia di una canzone. Doveva aver acceso lo stereo prima di mettersi a lavare i piatti e poi, quando aveva imboccato le scale per vedere come stesse Sam, doveva essersi dimenticato di spegnerlo. Gli succedeva spesso. Pur non vivendo ancora in quella casa, Sam ci si era abituato al punto da sentirsi rassicurato dal costante danzare delle note.

She's fearless, she's free. Oh, she is a real live wire. And that girl, she's got me feeling so much better. Oh, you trade all the money in the world just to see this girl's smile...2

- Ehi - esordì Gabriel dalla soglia della stanza, e subito Sam percepì l'effetto di quella voce scaldarlo dentro.

Per quanto i suoi pensieri non fossero ancora limpidi, sorrise senza difficoltà.

- Ehi.

Camminando pacifico verso di lui, Gabriel si tolse le mani dalle tasche dei pantaloni e le unì assieme una volta che si fu seduto accanto al punto in cui Sam si era sdraiato, faccia al soffitto e braccia chiuse attorno al busto. Rimase in silenzio un paio di secondi, prima di imitare il ragazzo lasciandosi cadere con la schiena sul materasso.

- Ti ha messo a disagio? - chiese solo allora, fissando lo stesso punto del soffitto. Percepiva il calore del braccio di Sam sulla spalla, attraverso la stoffa del maglione. - Tutto quel parlare di relazioni e di sesso.

- No. No - ripeté Sam, in tono più convinto la seconda volta. - Mi sono divertito un mondo, in realtà. Ed è stato grandioso vederti legare con Dean. È solo che poi mi è tornato in mente… lo sai - soffiò, portandosi le mani tra i capelli prima di abbandonare le braccia sopra la testa con un sospiro sofferto.

Gabriel annuì in silenzio e gli lasciò qualche manciata di secondi per ritirarsi, prendere un respiro profondo e rilassarsi di nuovo. Sam era al sicuro, ora, e lo sapeva. Gabriel aveva semplicemente imparato a concedergli il tempo sufficiente a ricordarlo, ogni volta che Lucifer Benson gli riappariva davanti agli occhi. Non era stato così difficile, per lui, comprendere quella necessità e le sue logiche peculiari. Era un processo molto simile a quello che attraversava lui ogni volta che suo padre tornava a popolare i suoi incubi.

- Sam - riprese poi, senza forzare un contatto visivo che il più giovane non stava ancora cercando. - Andrà tutto bene. Il tempo e la vita… be’, non ti permettono di dimenticare, ma sicuramente ti danno un sacco di spunti per aiutarti ad andare avanti. So che forse è troppo presto per pretendere che tu ci riesca, ma non sai cosa darei perché tu possa credermi.

C’era una piccola cicatrice, sulla tempia destra di Sam. Minuscola, quasi invisibile a chi non aveva il permesso di invadere il suo spazio personale. Era lì da prima che Sam mettesse piede in quella casa per la prima volta, ma Gabriel sapeva tutto di lei. Sam la odiava, associandola al ricordo della notte che ancora lo faceva rabbrividire. Gabriel la trovava bellissima, al limite della venerazione.

- Questa è la prova che sei sopravvissuto a quella notte. E se non fossi sopravvissuto, non saresti mai arrivato da me - era solito ribattere alle resistenze di Sam in merito. - Le cicatrici sono tracce della forza con cui hai affrontato i periodi peggiori della tua vita. Indossale sempre con orgoglio e audacia.

Anche quella sera, Gabriel appoggiò il palmo della mano sinistra sulla guancia di Sam e allungò il pollice per sfiorare quel filo di pelle più chiara e leggermente in evidenza rispetto al resto. Dopo un paio di secondi vi premette le labbra sopra, trattenendole lì talmente a lungo che Sam quasi arrivò a comprendere il suo amore per quel piccolo sfregio. Una volta che Gabriel si fu ritirato, Sam abbandonò lo studio insensato del soffitto per guardare l’altro in quei suoi occhi placidi come il miele e saldi come l’ambra di cui riflettevano le sfumature.

I said that girl makes me wanna be a better man. And should she see fit, I’m gonna treat her like a real man can...3

- Ti credo - sussurrò Sam.

La sua mano finì ad accarezzare la gamba di Gabriel e a risalire fino al suo stomaco sovrappensiero, in realtà. Come se ormai gli risultasse naturale come lisciare le lenzuola al proprio passaggio, Sam lo lambì con la punta delle dita, godendosi il rimescolarsi di serietà e desiderio negli occhi che il trentunenne teneva fissi su di lui.

Ci volle il leggero morso che Sam diede al proprio labbro inferiore nell’atto di abbassare lo sguardo sulla bocca di Gabriel perché quest’ultimo azzerasse la distanza tra di loro e lo baciasse.

Prima piano, poi con più impeto, finché non fu troppo tardi per accorgersi che i loro respiri stavano accelerando e gli abiti di entrambi stavano cadendo a terra uno dopo l’altro, slacciati e sfilati da dita che fremevano di un connubio indissolubile d’aspettativa, timore ed eccitazione.

Era stato l’alcol, avrebbe commentato Dean, se ne avesse avuta la possibilità. Era il momento giusto, avrebbe pensato Castiel. E Gabriel, forse Gabriel avrebbe sempre pensato che la loro prima volta fosse successa proprio quella sera grazie all’atmosfera, alla pioggia, alla musica.

Soltanto Sam, forse, avrebbe sempre serbato nel proprio cuore la verità. Che quella notte fece l’amore con Gabriel perché per la prima volta, durante quell’interminabile bacio sulla tempia, il ricordo di Lucifer Benson gli si era dissolto davanti agli occhi, lasciandolo con il cuore finalmente leggero e la voglia di avere Gabe, di viverlo, di sentirsi suo come non aveva mai potuto fare prima.

Quella sera, anche lui scoprì le cicatrici che avevano condotto Gabriel fino a lui. E le baciò una per una, ovunque le trovò – sulle braccia, sull’addome, sui fianchi, sulla schiena di Gabe –, arrivando finalmente a capire cosa significassero le parole del ragazzo.

Orgoglio e audacia. Era così che sarebbe andato avanti.

 


 

 


Note di traduzione di Better Man (Paolo Nutini):

(1) Lei mi fa sorridere. Pensa come penso io. Quella ragazza mi fa venire voglia di essere migliore.

(2) Non ha paura, è libera. Oh, lei è così piena di vita. E quella ragazza, mi fa sentire molto meglio. Oh, daresti tutto il denaro del mondo solo per vederla sorridere.

(3) Ho detto che quella ragazza mi fa venire voglia di essere un uomo migliore. E se dovesse andarle bene, la tratterò come può fare un vero uomo.

 




Angolino dell’autrice

Prima di tutto, grazie e tanto gelato coi lamponi a chiunque stia seguendo la storia e in particolare a strugatta, Ciuffettina, lilyy e _AnnairA_ per le recensioni lasciate allo scorso capitolo *-*

Qui finisce il nostro flashback – e finalmente ora sapete che non era solo una scusa per conoscere meglio i ragazzi, ma anche per dire due parole due sulla prima volta di Sam e Gabriel. Anche se ciò ha comportato dover tornare per un momento a Luc, mi sembrava doveroso >.>

Vi aspetto nelle recensioni, se vorrete. Un abbraccio e alla prossima!



   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: LondonRiver16