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Autore: KiaraMad    25/07/2020    2 recensioni
Sollevare i sassi e gettarli in acqua, lontano da sé, non sarebbe stato sfiancante neanche per Jun Misugi.
Forse solo la vecchiaia avrebbe portato delle noie.
La fatica, però, Yayoi cominciò a sentirla prima del previsto.
E non fu una piccola fatica la sua: non fu affatto una piccola fatica.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jun Misugi/Julian Ross, Yayoi Aoba/Amy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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III. Nella mia carne il morso

Circa tredici anni e tre mesi*

 

Imbracciò le scatole e le sollevò. Maledette scatole piene di roba inutile... il casotto ai lati del campo era davvero strapieno di cianfrusaglie. Per questo, il coach le aveva chiesto di fare un sopralluogo: “Se ci sono cose da buttare, buttale”, le aveva detto. Sì, ma... lei avrebbe volentieri buttato tutto. E poi c'era la questione della polvere, che cominciava ad attaccarsi ovunque. Non era allergica, ma la infastidiva. Certo, però, che le scatole erano davvero pesanti... forse avrebbe dovuto dividere quel ciarpame in più parti, così non si sarebbe spaccata la schiena. Ma era già tardi: sarebbe stato più rapido faticare un po' di più con le braccia. 

«Yayoi?»

Per poco non le cadde tutto.

«Ma... che stai facendo?»

Alzò la testa per cercare di intravedere il suo interlocutore. Un interlocutore che se ne stava a fissarla con fare divertito. Almeno sorrideva...

«Che ci fai qui?»

Jun nascose le mani in tasca.

«Niente... ho visto la porta aperta e ho pensato che fossi qui.»

Yayoi ricominciò a camminare verso la porta, facendogli segno con il capo di spostarsi.

«Hai bisogno di qualcosa?»

«Dopo andrò dal medico... mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi... se non hai impegni, ovviamente.»

Fuori dal casotto, per poco Yayoi non sbatté contro la panchina. Nel cercare di evitarla, però, le cadde comunque una delle due scatole che teneva in mano. Poi le cadde anche la seconda, perché cercando di recuperare quella destinata a cadere si era sbilanciata ancora di più. 

«Io odio questa... questa robaccia!»

Stupide scatole... si chinò a raccogliere tutti gli oggetti che erano fuoriusciti dai cartoni.

«Ti aiuto?»

Jun l'aveva raggiunta poco dopo.

«Lascia stare... scusa, cosa dicevi prima?»

«Della visita di oggi.»

«Ah, sì... ci sarò senz'altro.»

Poi gli mostrò una paperella di gomma, sbuffando.

«Mi dici cosa c'entra questa con il calcio? Niente, assolutamente niente!»

Era stanca. Voleva tornare a casa, a lavarsi, perché la polvere cominciava a prudere. Ma quando sentì Jun ridere, quella risata... le fece un po' dimenticare il malumore.

«Sei buffa quando ti arrabbi.»

Sbuffò: «Non capisco perché tenere roba così... inutile! Per riempire scatole su scatole e farle trasportare a una... una stupida

Ma presto ghermì di nuovo i pacchi.

«Ti posso aiutare?»

«Non preoccuparti, ce la faccio da sola.»

«Insisto.»

«Insisto anche io.»

«Ho più muscoli di te... sono fisicamente più forte.»

«No.»

«Va bene, allora mi dispiace.»

«Di che cosa ti...?»

Non finì neanche di formulare il quesito che Jun le aveva già sottratto una scatola.

«No, Jun. Ridammi la scatola, per favore.»

Perché stava cominciando ad arrabbiarsi, ma non lo disse.

«Se non ti do una mano, farò tardi alla visita.»

«Puoi andare senza di me.»

«Non vuoi accompagnarmi?»

«Certo!»

«E allora sbrigati!»

Ma poi si arrestò. E lei si fermò di conseguenza. 

La scatola di Jun era caduta a terra. 

Anche lui era a terra. 

Accasciato a terra.

«Jun...»

Si allarmò, e gli occhi le pizzicarono quando notò che la mano dell'amico si stringeva sul petto. 

«Non è niente, davvero. Non preoccuparti, sta passando...»

Tentò di rialzarsi, ma Yayoi glielo impedì, tenendolo fermamente per le spalle.

«Non muoverti.»

«Yayoi...»

«Perché fai sempre di testa tua...»

Ma lo sussurrò soltanto, e sperò che lui non l'avesse udita. Con una mano sulla spalla, con l'altra cercò il telefono nella tasca della tuta.

«Chi stai chiamando?»

«Mio zio.»

«Cosa? Non lo scomodare per così poco...»

Yayoi cercò di ignorarlo.

«Yayoi, io sto bene adesso... è passato.»

Cosa è passato?

«Mio zio è irraggiungibile...»

«Non importa, davvero... tra poco c'è la visita, quindi non preoccuparti...»

Incontrò i suoi occhi. In cuor suo avrebbe voluto che lui si sentisse colpevole, ma neanche lei sapeva perché lo volesse.

«Non preoccuparmi? Jun...»

Però si impose di stare calma, perché non voleva neanche agitarlo. Non voleva turbarlo con le sue preoccupazioni. Le avrebbe sfogate dopo, a casa, in camera sua. 

Inalò profondamente l'aria che i battiti disordinati del suo cuore, come un morso nella carne, le avevano risucchiato.

«Avanti... ti aiuto ad alzarti.»

Strinse il suo braccio e si circondò le spalle con quello. Jun assecondò passivamente i suoi movimenti.

«Ma le scatole?»

Ma che me ne importa di quelle stupide scatole...

«Tanto è roba inutile.»

«Ma pesano meno di me.»

«Ma almeno tu hai una qualche utilità.»

Si guardarono e, occhi negli occhi, scoppiarono a ridere.

«Cioè? Riuscire a rovinare tutto e a farti preoccupare sempre?»

A volte sei proprio stupido, Jun... come quelle stupide scatole.

«Cammina, se no facciamo tardi alla visita. Cerca di collaborare un po'... io ho pochi muscoli e non sono forte quanto te.»

 

Note d'autrice

*Questa storia non segue esattamente le vicende e la cronologia del manga (ciò vale anche per i capitoli a seguire) e forse i personaggi non si confanno molto alle caratterizzazioni originali. Per questo si è preferito inserire l'avviso di OOC.

  
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