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Autore: GReina    27/07/2020    1 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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James si trovava in piedi al centro della Sala Comune quando ebbe un giramento di testa. Si appoggiò allo schienale del divano e strabuzzò gli occhi. Si sentiva spossato e confuso; ricordava che erano rimasti in Sala Comune saltando di proposito le lezioni, ma non ricordava il perché. Ebbe come l’impressione che Lily, Sirius e Remus fossero nella sua stessa situazione, ma accantonò subito quell’idea ed imputò la sua confusione alla notte passata in bianco per correre insieme al Lupo nella Foresta. Fu allora che James si accorse dello stato di Harry
“Tutto bene?” gli chiese, confuso nel vederlo così provato e sull’orlo del pianto
“Sì, tutto bene.” gli rispose, ma la sua voce tremula rivelava altro. James aggrottò la fronte, per niente convinto che l’amico stesse dicendo la verità e dovette essersene accorto pure lui, perché subito dopo spiegò: “Io, Ron ed Hermione torniamo in America.” James spalancò gli occhi
“Quando?”
“Stasera.” la risposta arrivò immediata
“Così presto?” chiese Lily “Non abbiamo neanche il tempo di salutarci come si deve!” si lamentò
“Già! A questo punto potreste aspettare il Banchetto di fine anno! È spettacolare, non potete perdervelo!” si unì Sirius, ma Harry scosse il capo
“No, è meglio così.” fece una pausa “Ci sono delle persone che ci aspettano, a casa, ed io…” indugiò ancora “non posso più restare qua.” James se ne chiese il perché, ma Harry sembrava davvero scosso, quindi non se la sentì di insistere
“In ogni caso ci terremo in contatto.” disse allora speranzoso “Potremmo vederci durante le vacanze dell’estate, organizzare qualche torneo di Quidditch insieme a tutti i tuoi fratelli, Ron.” si voltò verso il rosso “Sarebbe una buona scusa per venirvi a trovare in America.” ricordava che Harry gli aveva raccontato di come lui e la famiglia dell’amico si divertivano ad organizzare piccole partite in giardino. James – doveva ammettere – era anche curioso di conoscere Ginny, la ragazza che Harry aveva tanto decantato negli ultimi giorni. Sorrise verso i tre, che però sembravano titubanti “Oppure potreste tornare voi qui!” si affrettò ad aggiungere imputando il loro disagio al fatto che le famiglie avrebbero potuto avere qualche difficoltà ad accoglierli “Sono sicuro che i miei genitori sarebbero felici di rivedervi.”
“Sì.” rispose brusco Harry dopo avergli fatto a stento finire la frase; poi accennò un tremulo sorriso “Sarebbe bello.” la voce gli uscì roca, quindi se la schiarì “Ora è meglio che andiamo a parlare con Silente.” si rivolse ai due amici “Dobbiamo organizzare la partenza.”
“C’è una cosa che devo prendere, prima.” disse Hermione, poi sparì su per le scale. Ci furono diversi attimi di silenzio, poi Ron li ruppe annunciando di dover andare in bagno ed anche lui salì verso il dormitorio. Rimasto solo, Harry sospirò
“Bene, forse è meglio salutarsi.”
“Di già?” si stupì Lily come tutti gli altri “Hai detto che partite stasera.”
“Sì,” Harry si grattò la testa in un gesto imbarazzato molto simile a quello che faceva sempre James “ma ci sono diverse cose di cui devo parlare con Silente, le valigie da fare, e tutto il resto.” James ebbe come l’impressione che quella fosse una fiacca scusa, ma non disse nulla, piuttosto fece un passo avanti e abbracciò Harry che ricambiò con impeto la stretta
“Mi mancherai, amico mio.” gli disse sincero, poi si scostò tenendogli le mani sulle spalle “E mancherai anche alla mia squadra!” rise ed Harry con lui
“Non ho mai avuto Capitano migliore.” gli occhi di James si illuminarono e il petto gli si riempì d’orgoglio
“Così come io non ho mai avuto Cercatore migliore!” Harry reagì al complimento proprio come James prima di lui. Poi si avvicinò Sirius
“Mi raccomando,” gli disse “hai imparato dai migliori, ora va’ e dà filo da torcere al tuo preside!” Harry rise
“Il preside è apposto, ma farò impazzire il mio insegnate di Pozioni, su questo puoi contarci!” Sirius si mise una mano sul cuore e chiuse gli occhi in un gesto molto teatrale
“Ti abbiamo cresciuto bene!” disse commosso “Sei degno di continuare l’operato dei Malandrini in America.” gli occhi di Harry si fecero lucidi e si prese qualche attimo per rispondere
“Lo farò.” disse controllando al meglio la voce
“Non ascoltare solo questi due.” si intromise Remus a riequilibrare le cose “Ricorda di non esagerare, o finirai espulso. Hai idea di quante volte questi qui ci siano andati vicini??” Harry rise mentre James e Sirius facevano i vaghi
“Posso immaginarlo.” rispose e rise anche Lily; Harry fu attirato dalla sua risata
“Mancherai molto anche a me, Harry.” lo abbracciò ed Harry, come aveva fatto con lui, ricambiò la stretta. Il ragazzo seppellì il volto nella chioma della rossa e sospirò. James capiva bene come Harry dovesse sentirsi. Non riusciva a spiegarlo, ma provava un sentimento davvero forte verso di lui. Avrebbe voluto proporgli di rimanere lì con loro, ma non poteva fare una cosa del genere. I Malfoy, per quanto strano da dire, erano come una famiglia per lui. Avevano trattato Harry come fosse l’ottavo figlio ed era sicuro che ad Harry mancassero i genitori ed i fratelli di Ron. E poi c’era ancora la Profezia. Harry, magari, non si sentiva ancora pronto per affrontare Voldemort. Era bene per lui allontanarsi dall’Inghilterra per un po’. “Qualche mese” pensò James, e magari poi potremmo rivederci. Harry e Lily sciolsero l’abbraccio
“Non metterti troppo nei guai.” si raccomandò la ragazza. James vide Sirius roteare gli occhi e sorrise mentre l’amico la ribeccava
“Hai corso con i Malandrini, Lily. Non fare la santarellina.” lei rispose con un sorriso, poi Ron ed Hermione li raggiunsero, li salutarono e – insieme ad Harry – lasciarono per sempre la Sala Comune.
***
Il tragitto dalla Torre Grifondoro all’ufficio di Silente fu lento e lugubre come fosse una marcia funebre. Vedere gli sguardi confusi dei suoi genitori e sentirsi chiedere da suo padre cosa non andasse, era stato troppo per Harry che aveva immediatamente capito di non poter resistere un solo secondo di più in quella linea temporale. Lasciata la Sala Comune, Harry si concentrò sulle cose positive che avrebbe ritrovato nel suo tempo: i suoi compagni di scuola, il rapporto che aveva con Hagrid e anche con Silente, ma soprattutto i Weasley. Le partite di Quidditch in giardino, la caccia agli gnomi, ma anche cose semplici come fare colazione alla Tana o festeggiare insieme a loro il Natale. Pensò a Fred, George e Ginny e a come si divertiva in loro compagnia; alla signora Weasley e a come maternamente si prendeva cura di lui. Tentò di non pensare al fatto che avrebbe potuto avere tutto quello anche con James e Lily; convinse sé stesso che i suoi genitori erano morti, che non poteva fare nulla per cambiare le cose e che sarebbe riuscito ad andare avanti anche senza di loro come aveva sempre fatto sin da quando ricordava. Infine, si concentrò su Ron ed Hermione. Per quanto tentato fosse di modificare il tempo e, ancora, per quanto tentato fosse di rimanere nel 1977, i suoi amici per lui erano come una famiglia. Non riusciva ad immaginare la propria vita senza loro due al suo fianco. Si aggrappò forte a quel pensiero e, con il morale leggermente meno appesantito, arrivò davanti alla porta dell’ufficio del preside.
Diedero appena due colpi alla porta, che Silente disse loro di entrare. Una volta all’interno della stanza, l’uomo fece loro segno di accomodarsi e da dietro la poltrona prese a scrutarli uno per uno. Harry era ancora scosso e con mille e più pensieri che gli affollavano la testa. Silente lo guardava in attesa, ma lui non sapeva da dove cominciare. Troppo stremato per riuscire a pensarci, quindi, si voltò verso Hermione in cerca di aiuto. Lei percepì lo sguardo dell’amico su di sé, si voltò e rispose annuendo, poi si rivolse al preside
“Lei conosce già il motivo per cui siamo qui, non è così?” gli chiese titubante. Gli occhi di Silente si illuminarono d’eccitazione e, sotto la candida barba, non riuscì a trattenere un sorriso
“A questo punto dell’anno posso immaginarlo.” rispose, Hermione annuì
“Perché le abbiamo già spiegato in passato chi siamo, vero? Anche se per noi non è ancora successo.” chiese conferma e l’uomo annuì
“È affascinante.” disse studiandoli da capo a piedi “Non posso negare che sia tutto l’anno che aspetto di vivere questo momento.”
“È stato-” stava continuando Hermione, ma dovette correggersi “sarà lei a lanciare l’incantesimo che ci ha proiettato nel 1976?” Silente sorrise ancora. La sua eccitazione era palpabile e dopotutto Harry conosceva bene la sete di conoscenza dell’uomo e quanto le nuove e strane esperienze lo eccitassero
“Esattamente un anno fa mi avete chiesto di farlo, rassicurandomi che per fidarmi avrei potuto aspettare di conoscervi personalmente.” rivelò “A quanto pare, alla fine, ho lanciato il suo incantesimo, signorina Granger.” lei annuì, poi si voltò verso gli amici
“Pensavo che sarei stata io a trasportarci qui, ma mi sbagliavo. Abbiamo dato l’incantesimo al professore e sarà lui a lanciare l’incantesimo nel 1996.”
“State tornando indietro, non è così?” i tre si voltarono verso Silente, poi Harry abbassò lo sguardo
“Lei cosa sa di noi, professore?”
“In passato, mi avete mostrato alcuni ricordi con il Pensatoio. Quel tanto da permettermi di fidarvi di voi quando sareste arrivati.” Harry risollevò lo sguardo e scrutò gli occhi celesti dell’uomo. “Adesso, è giusta l’ora di obliviare quei ricordi, perché – come avrete ormai capito – è meglio non conoscere nulla del futuro.” Harry era confuso e stanco; riusciva a malapena seguire il senso del discorso e a capire il giusto ordine degli eventi che si erano e che si sarebbero dovuti svolgere, ma per Hermione e Ron sembrava diverso: annuirono
“Dovrò cancellarle solo le immagini che ha visto nel Pensatoio, giusto? Lascerò il nostro arrivo adesso e nel passato, il fatto che lei abbia visto i ricordi di Harry e che si sia fidato e poi ovviamente che le ho affidato l’incantesimo da lanciare al momento opportuno.” a quel punto Silente sorrise apertamente ed annuì
“Dovrei affidarle cento punti per l’invenzione di quell’incantesimo e altrettanti per aver escogitato ogni singola mossa per poter tornare al vostro tempo originario senza modificare nulla.” le disse ammirato “È un peccato che voi non possiate rimanere fino alla fine dell’anno.” continuò “E ancora di più che il tutto debba rimanere categoricamente segreto.” aggiunse divertito, Hermione sorrise d’orgoglio per l’elogio, infine estrasse la bacchetta “Una volta che mi avrete obliviato,” Silente prese a dar loro istruzioni “lanciate l’incantesimo qui per arrivare nel mio ufficio esattamente un anno indietro da adesso. Non mi troverete nella stanza, entrerò immediatamente dopo di voi. In questo modo sarò in allerta, ma non come lo sarei vedendovi spuntare all’improvviso all’interno del Campo Protettivo del Castello.” i ragazzi annuirono, poi, di nuovo, Silente sorrise “Ci vediamo nel 1980.” si rivolse ad Harry “O forse dovrei dire l’anno scorso.” gli studenti sorrisero ed annuirono, poi Hermione lo obliviò e, prendendo un ampio respiro, lanciò l’incantesimo trascinando sé stessa e gli amici indietro nel tempo.
 
Come era successo a settembre, la terra tremò, le sedie sulle quali erano seduti sparirono e i tre si ritrovarono spaesati e per terra. Non fosse stato per alcuni, piccolissimi particolari, come d’altronde era già successo a inizio anno, Harry non si sarebbe nemmeno accorto del cambiamento, ma Silente era sparito e come aveva detto loro poco prima – o meglio come avrebbe detto loro un anno più tardi – passarono pochi secondi prima che entrasse nell’ufficio. Harry, Ron ed Hermione erano a malapena riusciti ad alzarsi quando sentirono il rumore della porta. Si voltarono verso Silente ed il tempo parve congelarsi. Conoscevano bene il preside e tutto volevano fuorché dargli l’impressione di essere una minaccia. La somiglianza tra James ed Harry, credette questi, dovette essergli d’aiuto, perché era soprattutto lui che Silente fissava interdetto. Il ragazzo sbuffò fuori una risata e si preparò, di nuovo, ad arrovellarsi sui viaggi nel tempo.
“Piacere di conoscerla, professore.” iniziò sorridendo a disagio, poi, con calma, iniziarono a spiegargli la situazione. Silente, come Harry si aspettava, era tremendamente scettico; gli ingranaggi del suo cervello a lavoro visibili attraverso i suoi scrutatori occhi celesti. Aveva fatto accomodare i tre facendo apparire delle poltroncine, ma lui era rimasto in piedi, ed Harry non faticava ad immaginare che quella delle sedute fosse stata solo una scusa per poter tenere in mano la bacchetta.
Dopo diversi minuti passati a spiegargli cosa era e sarebbe successo, Harry gli propose di immergersi insieme a lui nel Pensatoio. Silente esitò: guardare i ricordi di Harry voleva dire essere vulnerabile verso Ron ed Hermione, ma i tre gli avevano già detto abbastanza da suscitare la sua curiosità e – d’alta parte – lui era Albus Wulfric Percival Brian Silente, cosa avrebbero mai potuto fare due studenti contro il più grande mago del mondo? Il preside annuì e, con un movimento di polso, attirò la bacinella del Pensatoio verso di loro. Harry, sotto il vigile sguardo dell’uomo, estrasse la bacchetta e con quella alcuni ricordi. Poi immerse il volto nel liquido argenteo. Gli mostrò il proprio smistamento ed alcune delle discussioni che avrebbero avuto privatamente proprio in quello studio; gli mostrò di come poco prima del suo quinto anno il preside l’avesse difeso contro Caramell; e ancora, di come Silente l’avesse consolato dopo la morte di Cedric e di come, dopo quella di Sirius, gli avesse spiegato del sacrificio di sua madre Lily e di come quello l’avesse protetto da Voldemort; infine, gli fece vedere come – al Ministero della Magia – il preside fosse riuscito a fargli sconfiggere il Signore Oscuro che stava tentando di possederlo. Dopodiché passò ai preziosi ricordi che conservava del 1976: il loro arrivo e la reazione di Silente; il preside che raccomandava ai Malandrini di non esercitarsi con l’Occlumanzia per ovvie ragioni; gli mostrò persino ricordi che non avevano niente a che fare con l’uomo, ma che avvaloravano la storia che Hermione gli aveva esposto e che facevano ben capire perché ad Harry servisse vivere quell’esperienza. Infine, tornarono alla realtà.
Lo sguardo di Silente cambiò diventando un identico riflesso di quello che avevano lasciato nel 1977: eccitato e leggermente divertito. Anche in quell’anno il preside si congratulò con Hermione, ma chiarì che non avrebbe fatto nulla prima di conoscerli. I tre annuirono comprensivi: se il Futuro si sarebbe svolto come avrebbe dovuto, Silente avrebbe lanciato l’incantesimo il primo settembre 1996. Diedero gli ultimi dettagli all’uomo, poi Hermione estrasse la bacchetta per riportarli a casa “Ci vediamo a settembre.” li salutò Silente, Harry sorrise
“No,” disse “ci vediamo tra poco.” poi – accompagnati dall’ormai familiare scossa sismica – viaggiarono un’ultima volta nel tempo.
 
A differenza dell’ultima volta, le poltrone sulle quali erano seduti non scomparvero e capirono subito il perché: Silente, un Silente vent’anni più anziano, li stava fissando in attesa e sempre lui si era assicurato che non finissero per terra.
Il preside attese paziente che i ragazzi tornassero in sesto e si orientassero nel nuovo ambiente
“È andata bene?” chiese alla fine. Harry accennò un sorriso triste mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime: era finita. Fino a quel momento la sua testa era stata troppo carica di pensieri per poter realizzare che non avrebbe mai più rivisto James, Lily e Sirius. Nel giro di due ore aveva visto tre Albus Silente e visitato tre anni diversi: la sua testa aveva dovuto correre impazzita per rimanere al passo con gli eventi e capire come meglio convincere lo scettico preside a fidarsi di loro, quindi fu solo allora che realizzò dove gli ultimi avvenimenti l’avevano portato: a casa, di nuovo orfano. Sospirò tremulo mentre lottava per tenere a bada le lacrime; aveva avuto l’addio che aveva sempre desiderato, aveva potuto abbracciare i suoi genitori e soprattutto aveva potuto dimostragli quanto orgogliosi potessero essere di lui. Durante quel sesto anno aveva imparato più di quanto avrebbe mai potuto sperare: era migliorato nel combattimento e nel Quidditch, ma soprattutto adesso era più sicuro di sé e certo che Voldemort non avrebbe mai più potuto provare a possederlo. Il suo cuore, adesso, era saturo dell’amore dei suoi genitori, genitori che non avrebbe mai creduto di poter conoscere se non nei propri sogni. L’addio era stato doloroso, ma il viaggio era valso la fine. Sorrise.
“Grazie per avermi spedito da loro.” si rivolse al preside che ricambiò il sorriso ed annuì
“Adesso riposati.” gli disse gentile “Quest’anno ho molto da insegnarti, Harry.” il ragazzo tornò serio ed annuì deciso. A quanto pare il suo sesto anno di scuola sarebbe stato davvero il più istruttivo di sempre.
n.a.
Bene! Siamo arrivati alla fine. O meglio, ci arriveremo con il prossimo capitolo.
La storia può dirsi conclusa qui, il prossimo capitolo, che metterò domani, è una
scena che ho scritto per divertirmi un po' e chiudere davvero il tutto con stile.

Magari domani scrivo delle note autrice un po' più lunghe, ma per adesso...
A domani!!
xxx
   
 
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