Niente,
questa è la Deku-Quirkless AU/ Canon-Divergence,
che non avevo MAI, mai pensato di scrivere (In vero, avevo pensato di
scriverne
una diversa, ma, oi bo, così è la vita).
Premesse non necessarie:
·
Non
è una storia seria e sarà una storia
breve (ho troppe long aperte e quando cominciò a scrivere
cose lunghe, poi
diventano arzigogolate; inoltre ho scoperto di essere una centometrista
migliore rispetto una maratoneta).
·
Il
personaggio di Bakugo è uno dei miei
preferiti (così come la Katsudeku è una delle
ship che mi piace di più) ma è
tremendamente difficile da manovrare e confesso di non aver capito
tutto del
suo carattere.
·
Cercare
di rendere il farfugliare di Izuku
ed il turpiloquio di Katsuki è stata la morte – e
probabilmente ho fallito.
·
Il
raiting della storia è arancione e
penso lo rimarrà, ma non si può mai sapere (e di
quel colore più per il modo
colorito che ha Katsuki di vedere la vita, che altro), in tal caso lo
modificherò (o scoprirò quanta liberta mi da il
raiting arancione).
·
In
ultimo, contestualizziamo un po’ la
storia, questa è l’A.U. in cui All Might ha detto
a Deku che non sarebbe mai
potuto diventare un eroe e poi non ha assistito al suo tentativo di
salvare
Katsuki dal mostro di fango (evento comunque successo).
Perciò, Katsuki ha comunque
ricevuto la batosta del ‘Non-sono-eccezionale’ ma
Deku ha dovuto fare i conti
con una società che lo ha respinto per come è
nato. Perciò, sebbene, cercherò
di essere più IC possibile (per quanto possibile), il
personaggio di Deku,
dovrà avere delle differenze.
Cercherò
di ‘riadattare alla storia’ il canone (tipo:
come è sopravvissuto Iida a Stain senza la presenza del
personaggio di Deku?
Bella domanda) al meglio delle mie possibilità.
Spero qualcuno leggerà i miei deliri.
Un bacio
RLandH
Cronache
di una (Pessima) Decisione
annunciata
In
Principio fu colpa di Pikachu
Retroattivamente,
Katsuki Bakugo avrebbe detto fosse colpa di Pikachu, ma era ingiusto
escludere Capelli-di-merda,
Occhi-da-procione e Scotch-in-faccia dalla loro dose di colpa. Poco o
male, sarebbero
morti tutti, a breve.
“Ho qualcosa in viso?” la voce di Deku era ad un
passo dall’isteria, più alta
di quanto non fosse mai stata ed il suo volto era contrito, come se si
aspettasse da un momento all’altro qualcosa di brutto.
Quello, forse, era colpa di Katsuki, ma dal canto
suo, lui non lo
avrebbe mai ammesso.
“A parte la tua faccia?” aveva detto retorico.
Gli occhi verdi – enormi, troppo enormi
– di Deku si erano spalancati
come quelli di un cerbiatto davanti ai fanali di una macchina, durante
una
notte buia.
Patetico.
Forse, Katsuki era anche più patetico.
“Certo!” aveva cinguettato Deku, chiudendo poi le
labbra attorno alla cannuccia
della sua bibita e succhiando qualcosa che era già finito da
un po’, producendo
il suono di un risucchio, che aveva reso quella situazione ancora
più …
imbarazzante.
Katsuki aveva chiuso le ciglia, ignorando il telefono che continuava a
ronzare
nella sua tasca, chiedendosi chi fosse dei suoi amici – anzi
ex-amici,
non perché non lo fossero più, ma
perché presto sarebbe tutti morti, atrocemente
per mano di Katsuki.
“Ti ho visto al festival” aveva ripreso a parlare
Deku, smettendo di bere una
bibita già finita da mezz’ora, carico di
nervosismo. Gli occhi verdi erano
rivolti altrove, mentre tamburellava con le dita contro un tavolo,
rendendo più
sgradevole una situazione che era già ai limiti del surreale.
Pikachu-di-merda, gli avrebbe fatto saltare via
tutti i denti.
“Sei stato bravo” aveva aggiunto Deku, per fare
conversazione, perché lui era
sempre così splendente, che doveva far vedere come era
più bravo e civile di
Katsuki, dimostrare che lui poteva superarla e fare conversazione,
mentre lui
era un inetto.
“Be, come sempre, Kacchan” aveva aggiunto poi Deku,
guardandolo, con un
sorrisetto.
Un sorrisetto fastidioso di chi la sapeva lunga. Come sempre, come a
ribadire
lo stesso concetto: non riusciva mai a farcela per bene, mai nella
maniera ‘giusta’.
E quel Kacchan lì, buttato, casualmente, come se fossero amici.
Erano stati amici, più di un decennio prima.
“Lo sai, lo sai benissimo che
Mezzo-e-Mezzo non c’ha neanche provato” aveva
risposto spazientito Katsuki.
Deku era incapace in moltissime cose, troppe, anzi era quasi un
miracolo che
fosse ancora al mondo, ma i quirk erano una cosa che non solo capiva
bene, ma addirittura,
ci avrebbe potuto scrivere un trattato di seicento pagine, come minimo.
“Si
ho
notato una certa reticenza ad usare il lato di fuoco, uno spreco,
concordo”
aveva detto Deku, prima con gli occhi luminosi, perché aveva
colto quel
dettaglio e che Katsuki gli avesse riconosciuto mezzo-merito, poi
però il tono
aveva nascosto una certa cupezza.
Uno spreco, sì, se Deku avesse avuto probabilmente
metà del quirk di
Mezzo-e-mezzo ci avrebbe fatto faville.
O si sarebbe dato fuoco, probabile la seconda, era un mezzo impiastro
in ogni
cosa.
“Però, secondo me, avresti vinto comunque tu,
Kacchan” aveva aggiunto Deku, accondiscendente,
perché nonostante tutto – nonostante
Katuski fosse migliore di lui – l’altro
ragazzo continuava a guardarlo con
quella sufficienza intrinseca, come se continuasse a vederlo solo ed
unicamente
come il ragazzino che era caduto nel fiume, che aveva bisogno di una
mano per
essere sollevato.
Allora, come in quel momento.
Deku non ci credeva neanche in mezza-parola, Katsuki lo sapeva, ma
doveva dirlo
lo stesso, perché doveva sottolineare come lui avesse
bisogno di sentire quelle
stupidaggini, altrimenti sarebbe affogato.
Inutile Deku, non era neanche profonda l’acqua del
fossato!
Si era limitato a ringhiare.
Un anno prima probabilmente avrebbe trovato qualcosa di offensivo per
rispondere, ma in quel momento sentiva la voce fastidiosa di
capelli-di-merda
dirgli che ‘Non era virile’.
Ma poi cosa voleva dire?
Katsuki era virile – credeva almeno.
Deku era rimasto zitto, ma almeno non si era rimesso a succhiare il suo
stupido
frullato vuoto, lo aveva guardato con gli occhi verdi pieni di disagio.
“La tua scuola come è?” aveva chiesto
poi Katsuki, giusto per riempire il
silenzio, forzando quando di più il tono nel suo pieno
disinteresse, mentre
distoglieva lo sguardo da Deku.
Era così strano.
Lui.
Deku-di-merda.
Insieme.
A prendere un frullato.
Tutta colpa di Pikachu, sarebbe morto atrocemente per quello. Doveva
proprio
mettersi a fare il cascamorto con la ragazza dei volanti, che poi cosa
importava
ad una così di quel tema. Cosa importava a Testa-Fulminata
poi di quel tema.
Ma in generale, a nessuno, era mai importato niente.
Invece, la ragazza, lì, del Centro-commerciale, paladina di
tutti i diritti,
era chiaramente troppo buona.
Lei era tutta zuccherosa, quirk incluso, vestita di paillettes, che
sventolava
volantini.
Era lì, promuoveva -armata di poster e dépliant
– una marcia contro la
discriminazione sui candidati durante le selezioni dei posti di lavoro.
Di quanto il proprio quirk pesasse sulla scelta.
I quirk che coinvolgevano l’aspetto, quelli grotteschi.
Ed ovviamente chi di quirk non ne aveva.
Inutili. Gli scherzi della società.
E a quei pensieri, Katsuki non poteva controllarlo, un malore nel fondo
della
sua testa – dentro, tra i pensieri
– non poteva fare altrimenti che
affacciarsi.
Bakugo lo aveva capito subito che sarebbe finita
male, malissimo,
quando quella lì, tutta caramelle – capelli rosa
gomma da masticare abbinati –
si era avvicinata a loro, con il volantino. Ed ovviamente Kaminari, con
il
cervello fritto, si era fatto abbindolare.
‘Non è virile, lasciarlo andare da
solo’ aveva sentito il bisogno di
dire Kirishima. Katsuki non aveva dubbi nell’immaginare che
Faccia-di-pikachu gli
avrebbe piantati, volentieri, per stare con quella.
Katsuki era stato costretto a seguire quella banda di dementi, con
insoddisfazione, strisciando con i piedi sulle suole marmoree del
pavimento del
centro commerciale, mentre la principessa Gomma-Rosa saltellava davanti
loro.
E poi … sì, dritto in faccia come un pugno: Deku!
Era ovviamente immaginabile che uno come lui, facesse parte di
un’associazione-perditempo
a favore dell’inutilità assoluta, però,
sì, be, esserselo ritrovati
davanti, che spiegava ad un paio di ragazzine cosa stavano cercando di
promuovere,
con gli occhi grandissimi ed il sorriso pregno d’allegria sul
volto, era stato
per Katsuki come uno schiaffo in faccia.
Bello pieno.
Non vedeva Deku, prima di quel momento, da un anno, praticamente, da
quando
quello stupido aveva comunque provato il test per l’UA
– e Katsuki glielo aveva
detto che era una stronzata, ma Deku lo ascoltava mai Katsuki?
– e si era rotto
un braccio, una gamba e procurato una commozione celebrare.
E quando l’aveva visto lì, con quel suo sorriso
stupido-accondiscendente dà
sono-migliore-di-te, il grande e potente Katsuki aveva deciso di
doversela
filare, prima che Deku si accorgesse di lui.
L’altro aveva probabilmente avuto meno voglia di lui di
vederlo, ma doveva
mostrare quante fosse migliore di Katsuki e lo avrebbe approcciato. Garantito.
E poi quella tutta-zucchero, si era messa a strillare come
un’oca, “Midoriya-ya[1]
puoi venire?” ed era
cominciata la catastrofe.
Katsuki sarebbe dovuto fuggire.
Veloce come la luce, da dare le paste a Iida.
“Molto interessante, sai?” aveva detto Deku,
carico, “Non me l’aspettavo. Cioè
all’inizio è stato un po’ monotono, ma
poi un mio professore mi ha fatto
entrare nel club di Profiling e Osservazione dei Quirk; è
una cosa difficile da
spiegare, ma sembrava fatta su misura per me” aveva
raccontato divertito.
“Che cazzo fai quindi?” aveva
chiesto.
“Niente di che, cioè, studio i quirk delle
persone, cioè proprio il quirk nei
pro e nei contro e poi anche come il quirk influisce sul carattere di
una
persona o viceversa. Un po’ quello che ho sempre
fatto” aveva confessato Deku,
“Solo che ora un professore mi ci dà dei
crediti” aveva ridacchiato con
nervosismo.
“Si, roba da nerd” aveva sminuito Bakugo.
In realtà no, per lui era sempre stato: picchiare
più forte possibile,
ma ormai era da più di un anno alla U.A., aveva capito che
senza strategia non
si andava da nessuna parte.
Sapeva pure che gente come Deku finiva a lavorare comunque
nell’agenzia degli
eroi, per migliorare le prestazioni di un Pro o per dissezionare le
capacità di
un cattivo.
Certo Katsuki non si sarebbe mai affidato a Deku. Mai. Mai.
“Ma invece dimmi di te” aveva ripreso Deku, dopo il
lungo e logorante silenzio,
“E dell’U.A., è bella come
l’avevamo immaginata?” aveva chiesto con un tono un
po’ più timido, tirando giù gli
occhioni grandi.
Katuski aveva avuto una stretta al cuore.
Quel plurale nelle parole di Deku faceva schifo, dipingeva un quadro
del cazzo
in cui lui e Deku erano pappa e ciccia e sognavano la stessa cosa,
radiosi. Ma
era stato così forse a quattro anni, massimo cinque. Poi
Deku era risultato
inutile e si era attaccato come una cozza al loro sogno, quando Katsuki
ne era
l’unico degno.
Stronzate, realizzava dopo un anno all’U.A., ma a
Deku non lo avrebbe mai
detto.
Anche perché, infondo, infondo, era sicuro che nonostante
tutta la buona volontà
del nerd, l’U.A. non lo avrebbe potuto aiutare, rimaneva
comunque senza un quirk;
che avrebbe potuto fare in uno scontro?
Contro un avversario come Shigaraki Tomura, che poteva disintegrarti
sfiorandoti
appena?
Che poteva fare un Deku?
Riguardo alla risposta da dare alla stupida domanda di Deuku: quel
pensiero, quello,
l’aveva fatto stare pure peggio.
È bella come l’avevamo immaginata?
Si, ma fa tutto schifo.
Non era il migliore, non ci si avvicinava neanche, c’era
gente con quirk
eccezionali e capacita brillanti – dai quel bastardo di
mezzo-e-mezzo era
praticamente senza effetti collaterali – ed era
maledettamente pericoloso.
L’Adrenalina pompava a bestia, ma poco più di sei
mesi prima Katsuki era stata
rapito.
Rapito.
Ed All Might si era dovuto ritirare a causa sua.
Non potevano vivere più nelle loro case, perché
lui era stato rapito.
La U.A. era terrificante, meravigliosa, ma terrificante.
“No” aveva risposto, “Molto
meglio” aveva detto, forse era stato un po’
incolore nel tono, perché Deku lo guardava un po’
confuso, battendo gli occhi
da cerbiatto.
“Fantastico” aveva detto l’idiota poi,
sorridendo – forzatamente, dietro gli
occhi stava morendo, Katsuki ci scommetteva.
“Credo di dover andare via, Kacchan, ora” aveva
detto poi Deku, con le dita un
po’ tremolanti, “Però mi ha fatto
stra-piacere rivederti, se vuoi rifarlo ci
sono volentieri” aveva esclamato con troppo ardore, da
risultare finto, il Nerd
alzandosi in piedi, subito, “Il numero di casa è
sempre lo stesso” aveva comunicato.
Katsuki si era alzato di rimando, svelto come una molla, “Ti
accompagno, Deku”
aveva detto, prima ancora di rendersene conto.
Deku aveva sbattuto i grandi occhioni da cerbiatto, “Certo,
Kacchan” aveva concesso,
con un tono un po’ sbiadito, forse anche incerto.
“Dove devi andare?” aveva indagato poi,
“Torni dalla tua amica tutta
caramellosa o …” aveva cominciato Katsuki, forse
in maniera, fin troppo
invadente. Deku aveva aggrottato le sopracciglia, “Caramel-ah,
Mochi[2]!
No” aveva risposto Deku,
poi le guance si erano tinte di rosso colme di imbarazzo, si era morso
un
labbro, con un leggero nervosismo. “No, no, devo andare da
una parte … un’altra
parte” aveva detto vacuo, con nervosismo, cercando
di non guardarlo negli
occhi.
“Cazzo, super misterioso, eh, Deku di Merda. Cazzo, sei un
agente in
incognito?” lo aveva preso in giro con una certa cattiveria
Katuski.
Deku lo aveva guardato, poi aveva ridacchiato, “No,
Kacchan!” aveva ammesso
genuino, “Ho un impegno per cena, lo avevo da prima di
incontrarti; l’impegno
intendo, ma mi sembrava brutto, ecco, andare via dicendo ‘Scusa,
ho un
appuntamento’” aveva vomitato prima.
E certo, anche Deku di merda, aveva altro da fare.
Più importante di Kacchan.
“Come se mi importasse di sprecare la mia libera uscita con
te” aveva risposto
Katsuki, voleva sembrare superiore, voleva dare l’idea che
non gli importasse
nulla di Deku né del fatto che Deku lo stesse scaricando
– perché era così,
ovviamente, non doveva sembrare niente, perché lo
era – ma si era
accorto da solo, che il suo tono lo aveva tradito, o meglio aveva
tradito più
veleno che altro. “Mi hanno praticamente obbligato
Capelli-di-merda e gli altri
stronzi” aveva detto.
Doveva essere altezzoso, perché lui era meglio di Deku,
anche se Deku dopo
tutti quegli anni, non lo aveva ancora capito.
Quello lo aveva guardato, con quei suoi occhi da cucciolo di labrador,
come
quando erano bambini, e lo aveva visto nel fiumiciattolo a carponi.
Aveva quello sguardo lì.
Totale accondiscendenza, come se in Katsuki non vedesse altro che
quello
stupido ragazzino caduto nel fiume, buono a nulla.
Quando era Deku ad esserlo.
Anche se aveva quello stupido sorriso.
Katsuki, per All Might – e per Best Jaeanist, anche se non lo
avrebbe mai detto
– ci aveva provato a lavorare sul suo carattere, sulla sua
irrequietezza e sua
rabbia.
A parte capelli-di-merda e la sua pelle super-resistente non aveva
più colpito
nessuno – cattivi a parte – ma in quel momento lo
sentiva, quasi imperativo, la
voglia di colpire il sorriso amorevole di Deku.
“Oh, sì, tua madre mi ha detto che ora siete in un
dormitorio a scuola” aveva
sputato fuori l’altro, così di punto in bianco,
mentre avvolgeva meglio la
sciarpa sul collo.
Katsuki lo guardò, stordito, chiedendosi esattamente quando
e come,
Deku si fosse ritrovato a parlare con quella vecchiaccia, di lui.
Sì, le loro
madri erano amiche, ma non riusciva proprio ad immaginare sua madre che
se ne
stava bella a farsi i fatti di Katsuki con Deku. Era
un’immagine surreale.
Poi, perché, non gli aveva detto niente?
“Oh, si, per la concentrazione e lo studio” aveva
borbottato Katsuki, meglio
scacciare quei pensieri.
E perché io mi sono fatto rapire, ho messo in
pericolo tutti ed All Might ha
perso i poteri – lo aveva aggiunto solo mentalmente
quello.
“Si, immagino che l’U.A. pretenda
l’eccellenza dai suoi studenti” aveva tubato
Deku, “Si, un po’ asfissianti a volte, come se
sparendo per cinque minuti dalla
loro vista, rischiassimo di morire male” aveva risposto lui
un po’ forzato.
Lo facevano.
“E quindi state sempre in dormitorio?” aveva
chiesto Deku, mentre si
incamminavano dall’uscita del fast-food, rituffandosi nel
caos del centro-commerciale.
Un edificio dalla piazza centrale, dalla forma ellittica, su cui
capeggiava una
fontana circolare. Su diversi piani, almeno sei, che avevano corridoi
circiformi che percorrevano tutta la piazza ellittica, dove era
possibile
entrare in negozi di vestiti e cibarie.
Deku aveva fatto strada, imboccando una scala mobile, che scendeva.
“Si, be, dobbiamo uscire per fare
tirocinio, stage e queste cazzate così”
aveva risposto Katsuki, incolonnandosi dietro di lui, “Il
fine settimana di
tanto in tanto torniamo a casa, per le cose serie, non abbiamo mica
tempo da
sprecare sul divano” aveva detto ferroso.
Deku aveva voltato un po’ la testa per guardarlo, era due
gradini più in basso
di lui, sulla scala, Katsuki aveva l’impressione che per una
volta il mondo si
fosse messo in ordine.
Anche se per poco.
“E le libre uscite” aveva valutato Deku,
riferendosi alla giornata appena
passata.
“Si, credo che ogni tanto, il professor Aizawa si rompa le
palle di averci
sempre tra i piedi” aveva valutato Katsuki, onestissimo.
Deku aveva sbattuto gli occhi, “Aizawa?” aveva
chiesto, “Stai parlando di Eraserhead?”
aveva insistito poi, eccitato, “Si” aveva ottenuto
come risposta Katsuki, un
po’ annoiato.
“Eraserhead è il tuo professore? Wow,
Kacchan, non hai idea di quanto ti
invidi!” aveva esclamato Deku con genuina contentezza,
voltandosi in toto verso
di lui, pieno di gioia in quel viso lentigginoso.
“Sei alla fine delle scale, fai attenzione, o
cadrai!” aveva stabilito secco, Deku
si era voltato appena, saltellando per evitare i denti della fine della
scala.
Si era voltato verso Deku, con un sorriso assolutamente soddisfatto di
se
stesso, “Oh, wow, non sei più
l’impiastro che inciampa nei suoi stessi piedi”
aveva detto Katsuki, incolore.
Deku aveva scosso il capo, “Con tutti questi complimenti,
Kacchan, potrei anche
montarmi la testa” aveva commentato l’altro seduttivo.
Seduttivo?
No, era stata decisamente una svista di Katsuki. Doveva essere
così.
Deku non era seduttivo, in nessun modo possibile.
Nessuno.
In nessuna maniera. In nessun mondo.
Poi, figurarsi se uno come Izuko potesse essere seduttivo, che pensiero
stupido.
“Comunque
se vuoi posso farti avere qualche autografo” aveva borbottato
Katsuki,
desideroso di cambiare argomento – anche se era solo nella
sua testa.
Deku aveva battuto le ciglia, confuso, prima di illuminarsi in viso,
come se il
sole fosse sorto sulla sua faccia.
Era stata un’idea del cazzo.
Come gli era venuto in mente?
Best Jaenist avrebbe firmato un foglio senza neanche guardarlo, o fare
domande,
ed All Might sarebbe stato contentissimo, le adorava quelle
stronzate ( da
che si era ritirato, leggeva personalmente la posta dei fan), ma
immaginare di
doverlo chiedere a Present-Mic, e doversi sorbire tutti i commenti dopo
– o il
professor Aizawa – sembrava
troppo
imbarazzante.
Perché aveva parlato?
Ma adesso Deku aveva quel suo sorriso pieno di vita.
“Sei sempre un Nerd, eh” aveva commentato Katsuki,
rigido come uno stecco, “Gli
eroi rimangono il mio punto debole” aveva ammesso Deku, il sorriso sul suo viso si
era spento di
luce, a favore di qualcosa di più intrinsecamente
malinconico.
“Immagino vorrai l’autografo di All
Might” aveva proposto Katsuki, giusto
perché sarebbe stato il meno imbarazzante tra tutti.
Si certo l’uomo lo avrebbe guardato con un sorriso buono e la
pietà negli
occhi, Katsuki non aveva idea di come l’eroe riuscisse a
guardarlo in faccia,
senza vomitare contro la sua rabbia.
In quello All Might era uguale a Deku, aveva quel modo di sorridere
così
accondiscende, come se Katsuki fosse la persona da compatire.
Poteva accettare di essere compatito da All Might, gli aveva rovinato
la vita,
ma da Deku mai.
Il ragazzo si era fatto rigido, teso come una corda di violino,
“Ho già il suo
autografo, Kacchan” aveva ammesso Deku.
Il suo tono era spento e colmo di rammarico,
“Dall’ultimo anno delle medie”.
[1]
Questo
-Ya finale lo ho visto usare in One Piece da Trafalgar Law, non so
esattamente
come dovrebbe essere tradotto, però lo aveva trovato carino
come suono.
[2]
Si, sono
dei dolcetti giapponesi, sono famosissimi – ma come sono
fantasiosa per i nomi.