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Autore: The Cactus Incident    28/07/2020    2 recensioni
Sirius prese il suo secondo primo respiro su una scopa che puntava a schiantarsi al suolo. Cabrò violentemente, puntandola di nuovo verso l’alto e scampò lo schianto di una manciata di secondi.
Si guardò attorno e restò sconvolto: sopra di lui c’era una vera e propria battaglia.
E c’era Harry. No, era là. Aspetta, era più avanti.
Ma cosa…?
C’erano molti più Harry di quanti si sarebbe aspettato.
[Sirius Black torna dal mondo dei morti] - [eventualmente Wolfstar]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Weasley, Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Questo capitolo contiene una scena hot fra due adulti consenzienti

Giusto un avviso, mi spiace per chi lo potrebbe considerare spoiler, ma non voglio fare agguati a nessuno a cui potrebbe dare fastidio.

Ci vediamo di sotto

 

 

 

Sirius avrebbe voluto ubriacarsi, spaccare qualche altra cosa e poi rinchiudersi in camera sua.

Ma adesso aveva Ethan e certamente non poteva più permettersi questi colpi di testa. Forse ne era anche grato, aveva un motivo per soffocare il proverbiale temperamento dei Black e comportarsi da adulto, da genitore.

Ethan si vestì e fece colazione, essendo domenica andarono al parco con Teddy nel passeggino, un regalo di Andromeda in cui Sirius riusciva a schiacciarsi un dito ogni volta che lo apriva e chiudeva, e passarono una tranquilla mattinata in cui Sirius dovette chiudere la giacca di Ethan quattro volte e continuare a mettere il cappello a Teddy per non far vedere ai babbani i suoi capelli cangianti.

Remus si era offerto di uscire con loro e Sirius lo aveva mandato al diavolo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era avere lui che sospirava e ripeteva “Devi parlare con Harry”.

Era un comportamento infantile? Forse, ma lo stava facendo come un vero adulto. Chi lo avrebbe mai detto!

Quando tornarono a casa, Remus si mise ad intrattenere i bambini e lanciò un’occhiata a Sirius, un’occhiata che puntava all’attico, dove lo aspettava tutto il macello fatto la sera prima.

James e Lily lo seguirono con lo sguardo, ma Regulus non si vedeva, probabilmente era nascosto da qualche parte nel magico mondo bidimensionale in cui Sirius non avrebbe mai potuto trovarlo, se il quadro non avesse voluto, gli sarebbe toccato aspettare.

Aprì la porta dell’attico e dovette fare i conti con i frutti della sua rabbia. I quadri erano ridotti a legna da ardere, non questo grande spreco, visti i soggetti dei dipinti, ma aveva comunque distrutto diverse generazioni di Black. Forse aveva fatto un favore all’umanità, ripensandoci.

Ripulì la stanza in silenzio, senza utilizzare la magia, mentre tutto quello a cui riusciva pensare era la striscia di pergamena, quella dannata striscia di pergamena che non sarebbe mai riuscito a buttare, che anche se avesse perso sarebbe rimasta nella sua mente, indelebile come i tatuaggi che aveva sul corpo. Era il figlio di sua madre, era innegabile e per questo si odiava e si sarebbe odiato fino alla fine dei suoi giorni.

Nel caos più completo trovò i cocci della maschera da cane lupo, quella che gli aveva regalato il suo vero fratello, non un dipinto che era riuscito a offendere.

La maschera era in tre pezzi, con una spaccatura che partiva dalla fronte e arrivava fino al lato sinistro, girando attorno al muso del cane lupo e l’orecchio destro completamente staccato.

Poggiò i pezzi sul tavolo, fra gli ingredienti delle pozioni che fortunatamente non aveva distrutto la sera prima, e finì di ripulire. Una volta finito prese ciò che restava della maschera e si rintanò in biblioteca.

Mise i pezzi sulla scrivania, provando con tutti gli incantesimi che gli venivano in mente, ma niente sembrava funzionare. Effettivamente aveva senso, era sempre stata resistente alla magia, lo aveva protetto da innumerevoli incantesimi.

La guardava, la testa poggiata sulla mano mentre con l’altra provava con gli incantesimi, in maniera piuttosto vacua, senza riuscire a risolvere.

La porta si aprì e per un attimo scattò, convinto che potesse essere Harry, ma ad entrare fu Remus, con un libro da rimettere a posto. Sirius tornò a guardare la sua maschera, come un cane bastonato.

“Oh” fu tutto quello che Remus disse, guardando la scena.

“Non riesco a ripararla” disse facendo girare la bacchetta come un batterista. Aveva quasi dimenticato di saperlo fare, ma il gesto gli era tornato nel mezzo della frustrazione dovuta alla maschera.

Remus si poggiò con fianco alla scrivania, vicino al suo gomito e lo guardò.

“È stupido” bofonchiò passandosi una mano sulla faccia.

“Non è stupido, Pads

“È tutto quello che mi è rimasto di Regulus, quello vero, e adesso sono riuscito a litigare anche col suo ritratto. Era troppo strano che fossimo andati d’accordo così a lungo, per di più sotto questo tetto” bofonchiò allontanandosi daa tavolo e incrociando le braccia al petto. Remus lo guardò, guardò di nuovo la maschera e poi parlò.

Kintsugi” disse in fine il licantropo e lui lo guardò.

“È un incantesimo?”

“È una pratica giapponese. Quando qualcosa di ceramica si rompe, la riparano con mastice dorato, in modo che le crepe diventino quasi una decorazione. Una sorta di metafora per indicare la resilienza che bisogna avere per andare avanti nonostante tutto e che non c’è niente di male nell’avere delle crepe, fin quando si riescono a mettere insieme i pezzi e continuare. La tua maschera non è di cheramica, in effetti non so di cosa sia, ma potrebbe funzionare”

Sirius lo guardò a lungo, lo sguardo dorato del licantropo completamente immovibile.  

Remus non era mai stato uno da grandi dichiarazioni, parlava abbastanza chiaramente solo durante i suoi scleri che non succedevano neanche tanto spesso, solo ultimamente, ma aveva attraversato un periodo difficile, era plausibile.

In ogni caso, soprattutto nel quotidiano, Remus non era un uomo che gridava ai quattro venti i propri sentimenti, bisognava cogliere cosa diceva, quando e come lo nascondeva. Poteva essere una tazza di the offerta senza bisogno di chiedere, un passaggio di un libro che insisteva per farti ascoltare ad alta voce, un cambio d’abiti piegato ordinatamente, quando lui difficilmente si prendeva la briga di mettere a posto i suoi vestiti.

Qualcun altro avrebbe potuto trovarlo snervante, per Sirius era un gioco, una sfida, era obbligato a prestare attenzione, a leggere fra le righe, per lui che riusciva a distrarsi al minimo rumore.

“Mi sembra un concetto a dir poco azzeccato, ti pare?” chiese cautamente l’animagus, mentre prendeva una mano dell’altro fra le sue. Remus aveva sempre avuto un colorito estremamente pallido, ma Sirius aveva sempre pensato che le loro carnagioni stessero piuttosto bene l’una vicino all’altra.

“Abbiamo fin troppe crepe, Pads, ma non so quanto siano dorate”

“Basterà del mastice dorato, il tempo non ci manca” commentò portandosi la sua mano vicino alla guancia e Remus giocò con una ciocca dei suoi capelli.

“Dodici anni ad Azkaban e non hai un solo capello bianco”

“Non credo che questo corpo sia stato ad Azkaban, è stato strapazzato molto di meno”

Remus sospirò allontanando la mano dalla sua guancia. Non gli piaceva mai ricordare della sua morte.

“Allora? Kintsugi?” domandò indicando i pezzi della maschera sulla scrivania e Sirius si passò una mano fra i capelli.

“Tanto vale provare”

Il licantropo annuì ed uscì dalla stanza a passo spedito per poi tornare poco dopo con un barattolo che poggiò sulla scrivania. Sirius osservò il contenitore, mentre Remus prendeva una seconda sedia e la avvicinava a quella su cui il bruno era seduto.

“Come mai hai un barattolo di mastice dorato a portata di mano?” gli chiese Sirius e Remus scrollò le spalle.

“Per Dora. Non credo di aver mai conosciuto una persona così maldestra in tutta la mia vita e qualche volta i Reparo non bastavano, quindi ho trovato quest’altro modo” spiegò, attento a non guardare Sirius, lo sguardo fermamente piantato sulla maschera poggiata sulla scrivania.

“È bello da parte tua” disse l’animagus dopo un po', il tono più delicato che gli riuscisse. Davvero non gli veniva di fare il geloso di una donna morta troppo presto.

“Non c’è bisogno che tu faccia lo sportivo” sbuffò Remus stringendosi ancora di più nelle spalle e Sirius alzò gli occhi al cielo.

“Non sto ‘facendo’ lo sportivo, è solo un’osservazione: tua moglie era maldestra e tu hai trovato un modo carino per riparare ai suoi danni, è stato bello” spiegò perdendo gran parte del tono cauto con cui aveva parlato prima.

Mh. Ti va di provare?” gli chiese Remus e Sirius annuì.

“Certo”

 

Il loro risultato non era stato particolarmente elegante o raffinato, ma il mastice dorato aveva funzionato dove una miriade di incantesimi aveva fallito e questo era bastato a calmare Sirius che adesso aveva di nuovo la sua maschera tutta d’un pezzo. Visto che i metodi babbani avevano funzionato dove quelli magici avevano fallito, preferirono lasciarla ad asciugare lentamente, sulla scrivania che grazie al loro momento di bricolage aveva acquisito numerosi sbaffi dorati che Sirius non si era preso la briga di ripulire. Le infinitesimali ribellioni verso i suoi genitori sarebbero continuate imperterrite fino a quando sarebbe morto (definitivamente).

Avendo finito, Remus aveva preso posto sul divano e Sirius era sul divano con lui, la testa poggiata sulla sua gamba mentre il licantropo giocava distrattamente con i suoi capelli a detta sua troppo neri per la sua età.

“Sei solo invidioso” commentò Sirius mentre incrociava una caviglia sul ginocchio.

“Lo sono sempre stato” gli concesse Remus distrattamente e Sirius sbruffò.

“Inutilmente”
“Questo è tutto da vedere”

Il bruno preferì cambiare argomento, sapeva che quello era un vicolo cieco.

“A che ora hai detto che tornerà Andromeda con i bambini?”

Remus gli alzò il polso, controllando l’orario sul suo orologio per poi incrociare le loro dita.

“Poco meno di un’ora. Ci abbiamo messo un sacco per incollare la maschera”

“Non è male, no?”

“No, anzi, mi pare un buon lavoro”

“Lo credo anche io. Grazie, Moony” gli disse guardandolo con gli occhi socchiusi, rilassato dal continuo carezzargli i capelli, e Remus gli sorrise leggermente.

“Sarei io a doverti ringraziare”

“Per aver fatto cadere il pennello sui tuoi pantaloni? Se ti piace così tanto possiamo ridipingerli del tutto” disse scherdanzomi

Padfoot

Moony?”

Remus lo guardò senza dire niente, in fine sorrise e si mise più comodo sul divano, continuando a carezzargli la testa mentre Sirius giocava con le sue dita, aspettando che la maschera asciugasse, che i loro figli tornassero.

“Remus” chiese dopo parecchio tempo, quasi sul punto di addormentarsi.

Mh?”

“Cos’è che hai fatto?” gli chiese in maniera troppo distratta per risultare verosimile. Remus s’irrigidì e boccheggiò, nel panico.

Prima che Sirius potesse ritrattare, il licantropo scattò in piedi, rischiando di far rotolare il bruno per terra e scappò dalla stanza.

L’animagus restò per alcuni secondi immobile, completamente sconvolto dalla sua reazione. Quando riuscì a riprendersi, ringhiò frustrato e lanciò un cuscino contro il muro.

Era proprio nello stile di Sirius, sistemare una cosa e romperne altre due.

 

-

 

La frustrazione di Sirius stava raggiungendo dei livelli paragonabili solo a quando era stato rinchiuso a Grimmauld Place come prigioniero. La voglia di tirare testate sul muro, in una spettacolare imitazione di Kreacher, aumentava sempre di più, ma per il momento sembrava ancora riuscire a trattenersi.

Le lezioni con Ethan erano finite e il bambino era corso in giardino a godersi le ultime giornate di tempo accettabile prima che la pioggia autunnale non li investisse del tutto. Sirius gli aveva comunque ricordato di mettere la giacca, ma non era sicuro che il bambino lo avesse ascoltato.

Se ne tornò in biblioteca, dove c’era Teddy che scorrazzava per la stanza gattoni e la maschera ancora sulla scrivania, adesso completamente asciutta. Era venuta meglio di quanto avrebbe creduto, l’oro della crepa creava un bel contrasto con il grigio antracite della maschera.

Stava sfiorando la crepa, registrandone il dislivello col polpastrello, quando si sentì chiamare dalla parete alla sua destra.

Padfoot” gli disse la voce del suo miglior amico e l’animagus sbuffò.

Prongs

“C’è bisogno che parli?”

Per sicurezza posò di nuovo la maschera sul tavolo e prese un respiro profondo.

“No, non credo, la situazione sembra piuttosto chiara, anche ad un coglione della mia portata. O meglio, in parte. Con Harry ho litigato per via di Malfoy, e capisco qual è il punto, anche se non torna a casa da due giorni, ma so che è alla Tenuta Potter, quindi non sono completamente fuori di testa. Regulus l’ho offeso, lo so, lui è un po' permaloso, ma ammettiamolo, è stato davvero un Mangiamorte, però mi rendo conto che gli piaccia mettersi nei panni di MiniMalfoy,” prese un respiro profondo, ma il suo sopracciglio tremò ugualmente e James sospirò afflitto. “Ma con Remus! Cosa cazzo ho fatto con Remus?! Un attimo prima è lì che mi coccola la testa-”

“Di che testa parliamo?” lo interruppe James e Sirius perse tutta la foga, giusto il tempo di rispondergli.

“La testa, Prongs, la testa” specificò grave.

“Ah, okay credevo che finalmente… no?” James si esibì in un gesto volgare che gli costò un “Potter!” urlato dal limite della cornice da Lily e James le sorrise per poi farle l’occhiolino.

“Non farmi ridere. O piangere, Potter” rispose l’uomo quando il ritratto portò di nuovo l’attenzione su di lui. Quando James annuì, Sirius preferì ritornare al suo sclero, momentaneamente interrotto, “Comunque, un attimo prima è lì che mi coccola e un secondo dopo scappa, come se lo avessi minacciato con una lama alla gola! Ma che cazzo!” diede un calcio alla scrivania che non si mosse di un solo millimetro e si lasciò cadere sulla sedia, sfiorandosi la fronte, frustrato.

Gli mancava qualche pezzo alla storia, lo sapeva, ma non riusciva a capire cosa.

“Tu non hai idea di cosa sta succedendo, eh Prongs?” gli chiese e il giovane del dipinto s’incasinò i capelli, frustrato a sua volta.

“Siri, io sono un quadro, che diamine pretendi?”

“Non ne ho idea! Saggezza dal mondo bidimensionale!” sbottò e James sbottò a sua volta.

“Allora mi viene da dirti che dovresti stanare Regulus e chiedergli scusa”

Almeno lui non aveva tirato in ballo Harry. Forse sapeva che il ragazzo avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo in più prima che prendesse in considerazione un riappacificamento.

“Lo so” disse afflosciandosi di nuovo sulla sedia.

“Bene, allora fallo”

 

-

 

Effettivamente James aveva ragione, Regulus era il problema più facile dei tre, soprattutto perché l’animagus era pentito del suo comportamento e forse sapeva anche come farsi perdonare.

Quando erano bambini, uniti contro tutto e tutti e obbligati a suonare il pianoforte, avevano creato una canzone. Era una canzoncina stupida e senza particolare significato, per la maggior parte erano parole sentite per strada, diverse anche babbane messe in una parvenza di filastrocca e con una base musicale facile da ricordare.

Sperava solo che il ritratto ne fosse a conoscenza, fino a quel momento aveva avuto una perfetta conoscenza riguardo tutto quello che riguardava Regulus, ma chi poteva sapere con esattezza fino a dove ciò poteva arrivare?

Si sedette al pianoforte, riprovando i semplici accordi messi insieme da loro e poi provando anche un po' ad abbellirli con qualche mezzo arpeggio, mentre cantava di un elfo domestico che era andato al mercato per comprare un termostato.

Dovette cantare tutta la canzone un paio di volte e aveva appena iniziato con la terza ripetizione, quando finalmente l’ordinata testa nera di Regulus fece capolino nel dipinto del salotto.

Lo guardò, come a volersi godere lo spettacolo del fratello che si umiliava e restò ad ascoltarlo, le labbra che sussurravano le parole, perfettamente memorizzate.

Regulus, quello vero, aveva fatto un ottimo lavoro col suo ritratto.

Sirius finì di suonare e lo guardò.

“Mi dispiace” disse e Regulus non gli fece grandi concessioni.

Mh

“E so che ti sei pentito della tua scelta più di ogni altra cosa”

Il ragazzo si sfiorò la manica sinistra della camicia, senza alzarla, ma fu più che sufficiente. Era un gesto involontario, un gesto che probabilmente aveva copiato dall’originale e a Sirius si strinse il cuore.

“E forse tu sei l’unico che può davvero capire cosa sta passando Draco, se davvero ha delle buone intenzioni, ma sono preoccupato per Harry” aggiunse e finalmente il ritratto sembrò abbastanza soddisfatto da rispondergli.

“È giusto che tu lo sia, sarebbe strano se non lo fossi”

“Percepisco un ma”

“Ma devi lasciarlo fare, Siri, non puoi proteggerlo da tutto e soprattutto non da questo”

“Okay, ma adesso non sono qui per parlare di Harry, volevo chiederti scusa. Lo so che… sono scappato pur di non rischiare la tua fine o di MiniMalfoy, sempre se è vero che si sia pentito, e che soprattutto ho avuto la possibilità di farlo, avevo James e gli altri che mi avrebbero coperto le spalle, ma voglio che tu sappia che avrei fatto lo stesso per te, se solo me lo avessi chiesto. Ti ho implorato diverse volte di allontanarti da tutto, Reg, e tu non lo hai fatto. Resta però il fatto che, quello che hai scoperto ha reso possibile la sconfitta definitiva di Voldemort e il mondo magico te ne sarà per sempre grato, pur non sapendolo”

“Dovresti trovare un modo per ovviare”

“Cosa? Al tuo contributo segreto?”

“Fra le varie cose, sì, ma mi stavo riferendo a Harry” disse tornando comunque al tema principale dello sfacelo fatto da Sirius.

“Reg lo so, ci sto lavorando, okay?”

“Sarà” disse dopo un po' per poi tornare a giocare con l’anello del Black con fare studiatamente distratto.

“Ho spaccato la maschera” ammise dopo un po' il fratello maggiore.

“Lo so”

“Ma l’ho anche rimessa insieme”

“Bravo cagnolone. Hai anche spaccato nostra madre” disse il giovane Serpeverde, ma Sirius notò la pesante nota d’ilarità.

“Un terribile incidente” si giustificò con fare teatrale e l’angolo delle labbra di Regulus sembrò quasi iniziare un sorriso.

Immagino che la tela ti sia scivolata di mano e si sia scontrata col muro” continuò Regulus e Sirius fece lo stesso.

“Un attimo di distrazione e sembrava aver preso il volo”

Il ritratto scoppiò a ridere, gli occhi grigi che brillavano.

“Sei uno stronzo” gli disse in fine.

“Non mi pare una novità e poi lei era peggio”

“Vero, credo sia stato un bene che tu l’abbia tolta di mezzo” disse dopo un po', Sorprendendo davvero Sirius.

“Non credevo che ti avrei mai sentito dire qualcosa di simile”

Reg scrollò le spalle e incrociò la caviglia sul ginocchio, sedendosi finalmente comodo.

“Era stata detestabile da viva e da quadro era solo peggiorata, poi immagino che gli anni rinchiusa da sola nel mausoleo che era questa casa non le abbiamo certamente fatto bene”

“Detestabile è un termine molto leggero per descrivere una fascista pazza psicopatica masochista”

“Vero” gli concesse con un mezzo sorriso.

“Pace?” gli chiese Sirius e Reg sorrise inarcando un sopracciglio

“Solo se mi canti di nuovo la canzone dell’elfo che va al mercato”

“Solo se tu canti con me”

“Vuoi solo umiliarmi” disse divertito.

Sirius sorrise, iniziando già a suonare una sorta d’introduzione.

“Mi pare ovvio, fratello”

 

-

 

Sirius aveva ripreso a sperimentare con la bussola, un po' per distrarsi da Harry che se la faceva con Draco Malfoy, un po' per distrarsi da Remus che cambiava idea in base alla giornata.

Da quando avevano rimesso insieme la maschera lo stava evitando. Di nuovo.

Sirius continuava a pensare alla sua frase. Quello che ho fatto.

Gli aveva confessato di amarlo più della donna che aveva sposato, cosa poteva essere peggiore di un segreto del genere?

Andromeda aveva di nuovo rapito la prole di Grimmauld Place e Sirius si trovava a corto di distrazioni costruttive, aveva quindi rimesso in campo la bussola-orologio a cui ancora non aveva trovato un vero nome, e che continuava a puntare verso di lui anche se l’ultimo campione con cui l’aveva sperimentata era stato la traccia magica di Remus.

Era chiaro che nello smanettare, Sirius aveva compromesso qualcosa della delicata rete di incantesimi. Forsa aveva separato male la traccia magica? Per questo puntava a lui anziché a Remus o Teddy?

A differenza dell’ultima volta che aveva provato, il licantropo non era da qualche parte non precisata, ma al piano di sopra eppure l’apparecchio non sembrava aver cambiato idea.

Era incerto su cosa fare. Voleva parlargli, usare la scusa della bussola-orologio e se il licantropo avesse deciso di baciarlo di nuovo, di certo non si sarebbe lamentato.

Rimase un po' a contemplare il da farsi, e poi guardò l’orologio al suo polso, non tanto per l’orario, quanto per quello che simboleggiava. Audax at fidelis. Era decisamente il momento di essere audax.

Afferrò l’apparecchio e si diresse spedito al piano di sopra. In prossimità della stanza del licantropo, l’ago della bussola iniziò a girare senza fermarsi. Questa era nuova come reazione.

Entrò nella stanza, senza bussare.

“Rem, questa la devi vedere, credo che l’incantesimo della bussola sia…”

E si fermò.

Remus era appena uscito dalla doccia, aveva un asciugamano in vita, ma non era quello che aveva attirato l’attenzione di Sirius, anche se era stata una visione molto piacevole.

Remus aveva una runa tatuata sul petto, ma anche con gli occhiali, l’animagus non aveva fatto in tempo a vedere quale fosse, perché l’altro l’aveva coperta con l’asciugamano con cui si stava strofinando i capelli.

Quella decisamente non c’era l’ultima volta che lo aveva visto nudo… due anni fa? Tre? L’ultima luna piena prima che morisse. Remus non aveva tatuaggi, non si sarebbe mai sognato di infliggersi più dolore di quanto già gli toccava sopportare. O almeno così aveva creduto Sirius.

E la bussola continuava a girare.

“Bussare, Pads?” disse Remus piccato.

“Credevo che…” iniziò senza neanche sapere come finire, il suo cervello che continuava a girare come l’ago della bussola-orologio.

“Lascia stare, cosa succede alla bussola?”

La bussola leggeva la traccia magica di Remus su Sirius e Remus aveva un tatuaggio che si vergognava di mostrargli. Passò lo sguardo dall’oggetto nella sua mano all’uomo davanti a lui che sembrava sempre più nervoso con ogni secondo che passava.

Cosa diamine si era perso?

“Sta provando a dirmi qualcosa che tu rifiuti di spiegare e io non riesco a capire” disse dopo diversi secondi, la sua voce fredda come marmo.

Remus restò in silenzio, lo sguardo fisso su un punto vicino alla sua testa, le nocche bianche per la forza con cui stringeva l’asciugamano sul collo.

Qualcosa finalmente iniziò a prendere forma nella mente di Sirius, qualcosa che gli era sfuggita, comportamenti che aveva creduto risvolti secondari del dolore della perdita di sua moglie e del conflitto che ne era seguito.

“Hai fatto qualcosa, qualcosa che i lupi in Francia hanno sentito e li ha spaventati. Ethan l’ha percepita, quella cosa, e non riusciva a capire cosa fosse, ma le ragazze non riescono a percepirlo e certamente non gli umani” continuò l’animagus e Remus s’irrigidì tanto da tremare.

“Lavanda e Lelya sono troppo umane per sentirlo” ammise e qualcosa di strinse attorno alla gola di Sirius.

“Cosa mi hai fatto?”

“Qualcosa di orribile” ammise abbassando la testa.

Sirius andò a sedersi sul letto. Non se ne sarebbe andato da lì fino a quando non gli avrebbe spiegato cosa fosse successo.

“Mi odierai” biascicò il licantropo allontanandosi.

“Voglio sapere cosa hai fatto, Remus” disse gelido e l’altro annuì.

“Dopo la tua morte, gli altri dell’Ordine andarono ad accompagnare i ragazzi al San Mungo, ma io non potendo nemmeno entrare in ospedale e non avendo dove andare o cosa fare, sono venuto qui” si andò a sedere anche lui sul letto, quanto più lontano da Sirius fosse possibile, l’asciugamano ancora premuta sul petto.

“Sono andato sul tetto e ho valutato i pro e i contro di un bel salto nel vuoto, poi ho guardato le stelle e tu eri là, sul cielo di Londra. Sei morto in una notte di luna nuova, le stelle brillavano come non mai, soprattutto Sirio. Come era possibile che riuscissi a vedere le stelle in mezzo alla città? Non ne ho idea, ma Sirio era lì, niente luna, solo tu. E mi sono allontanato dal bordo.

“Se ti dicessi che mi sono messo a cercare come un pazzo, mentirei. Ero da solo e disperato, Harry era a pezzi e non avevamo nemmeno un cadavere su cui piangere. Era quella la cosa più assurda, tu non sei morto, la tua anima non si è staccata dal tuo corpo, sei sparito così com’eri, con scarpe e giacca.

“Allora ho fatto quello che faccio da sempre. Sono entrato in biblioteca e ho chiuso la porta. I tuoi tatuaggi dovevano pur essere utili a qualcosa, avevano aiutato te ad Akzaban, ne avevi parlato più volte, la concentrazione, conservare la propria mente, magari avrebbero potuto aiutare anche me, perché stavo andando fuori di testa, il lupo stava andando fuori di testa, mi sarei sicuramente fatto a pezzi alla prossima luna piena. Allora mi sono messo a cercare qualcosa riguardante le rune.

“L’ho trovato per caso, ma c’era il rituale completo per legare un’anima vivente a una che non lo era. Non parlava di morte, parlava solo di anima lontana e cosa potesse esserci di più lontano se non l’Aldilà? E allora l’ho fatto, unito alle rune, nella tua stanza. Ho spostato il letto contro il muro e ho tracciato il cerchio e non è successo niente.

“Ero sicuro che non avesse funzionato, che unendo due cose diverse avessi sbagliato qualcosa, l’unica traccia del mio tentativo era sul mio corpo, ma per chi non sapeva poteva essere qualsiasi cosa. Tonks credeva che fosse un tatuaggio che avevamo fatto insieme io e te, ma non l’ho mai corretta.

“Non ha funzionato per mesi e mesi e poi nell’esatto momento in cui ho ucciso dei Mangiamorte, tu sei riapparso” disse per poi finalmente spostare di lato l’asciugamano dal collo, mostrando il disegno sul suo pettorale sinistro. Era un simbolo diverso dal suo, era Inguz, il sacrificio mortale per dare nuova vita.

“Solo quando io ho commesso un sacrificio, il rituale è stato completato” spiegò.

Sirius rimase diversi minuti in silenzio, completamente sconvolto.

Remus aveva davvero fatto una cosa simile? Per lui?

“Questa è magia oscura” era una cosa ovvia, ma aveva bisogno di dirla ad alta voce. Remus non si scompose.

“Credevi davvero di essere tornato in vita per miracolo?” chiese in fine il licantropo.

“Per ogni dono una maledizione” disse il bruno. Lo aveva detto Remus alla Tana, dopo che lo aveva interrogato.

“Tu sei il dono, io sono sempre stato una maledizione, niente di nuovo” gli rispose tranquillo.

“La bussola punta a me perché la tua magia mi ha riportato in vita. I licantropi…”

“I licantropi sentivano me attraverso te, forse erano giovani o solo spaventati, ma ti ha comunque salvato la vita” gli spiegò con una scrollata di spalle, come se quello che aveva appena ammesso di aver fatto non fosse magnifico e terrificante.

“E se uno di noi dovesse morire?” chiese dopo un po'.

“Se dovesse succedere a te, morirei anche io. Se invece dovessi morire io, tu dovresti sopravvivere. In teoria la mia anima è legata alla tua ma non viceversa.”

“Rem” fu un miagolio umido che preannunciava lacrime, ma finalmente Remus lo guardò, anche se solo per un secondo.

“È stata una serie di coincidenze che me lo hanno permesso: il giorno della tua morte, i tuoi tatuaggi, il modo in cui sei morto, il fatto che io, una creatura oscura, abbia compiuto un rituale di magia oscura, amplificandone i poteri”

“Remus… perché hai fatto una cosa simile?” disse piangendo. Remus si era condannato.

“Perché non hai mai avuto la possibilità di una vita normale. Insomma, guarda cosa sei riuscito a fare in solo qualche mese fuori dalla guerra” disse indicando la casa “Sei sempre stato destinato a qualcosa di magnifico e questa possibilità ti è stata strappata via così tante volte ed è stato così ingiusto”

Era terrificante la tranquillità con cui ne parlava, come se non avesse gettato la sua anima ai cani.

Moony, la tua anima” gli ricordò affranto e Remus lo guardò di nuovo, sta volta più a lungo.

“La mia anima è tua, Sirius. Ho passato tutta la vita all’inferno, so per certo che qualsiasi cosa ci sia dopo la morte non può essere tanto peggio”

Sirius avvicinò una mano verso il petto dell’altro titubante, ma Remus gliela prese e la avvicinò molto più rapidamente. L’animagus sfiorò la runa sul suo petto col pollice, anche le rune del cerchio che circondava la runa principale erano diverse, era l’altra faccia della medaglia.

“Quando ero dall’altra parte, Regulus non mi ha voluto dire come fosse possibile che mi era stato concesso di tornare, ma non ha detto che tu… Perché hai fatto una cosa simile?”

“Lo sai il perché” gli rispose tranquillo e Sirius tirò via la mano.

“E allora perché mi tratti così? Hai dato la tua anima per me, per la miseria, almeno permettimi di stare al tuo fianco!” sbottò e Remus si strinse di pochi millimetri nelle spalle.

“Perché non ti merito”

“E allora sii egoista. Il prezzo è stata la tua anima, il minimo che puoi fare è riscattare il premio!” sbottò di nuovo.

Remus lo guardò per diversi attimi per poi parlare.

“Credevo l’avresti presa molto peggio” ammise e Sirius sbuffò.

“Ho voglia di gonfiarti di botte, ma è un anno e mezzo che ti tormenti per questa faccenda, non potrei mai essere più bravo di te a farti rimpiangere le tue scelte”

“Sirius, io non sto rimpiangendo la mia scelta”

“ ‘Avrei voluto che fossi rimasto morto’, non sono parole mie”

“Esatto, capisci a che tipo di essere sei legato? Sono sempre stato egoista”

Sirius sbuffò di nuovo e si passò una mano fra i capelli, avvicinandosi di più a Remus per parlargli.

“Remus, visto che le maniere dolci non funzionano, passiamo a quelle meno dolci: il tuo scopo nella vita è tormentarti. Ovviamente, il destino si è divertito particolarmente con te, non lo metto in dubbio, ma tu hai sempre adorato interpretare l’anima in pena, anche più di quanto fosse necessario, io lo so, l’ho sempre saputo e ti ho sempre amato così come sei, con tutte le tue pippe mentali sul fatto che non meriti niente di bello”

Pads” iniziò ad interromperlo, ma Sirius lo fermò.

“Fammi continuare. Qui stiamo costruendo qualcosa di bello insieme, stiamo creando una famiglia e io ti voglio vicino a me fino a quando davvero ti sarai stancato di me”

“Credevo fosse chiaro che per me è impossibile stancarmi di te”

“Non sono perfetto, tutt’altro, sono più difetti che lati positivi”

“Questo non è vero, ma lo so, l’ho sempre saputo e ti ho sempre amato esattamente così come sei” disse riutilizzando la sua frase, ma detta con molta più dolcezza e da lui, fece contrarre qualcosa nel petto di Sirius.

“E allora è davvero necessario continuare così? Iniziamo ad avere una certa età, dovremmo finirla con i tira e molla adolescenziali”

“Come fai a non odiarmi?” chiese l’altro sorpreso, ma fin troppo zen, soprattutto visto le montagne russe emotive su cui invece era Sirius.

“Remus, non ti ho odiato quando mi hai fatto sentire meno di zero. Mi fai arrabbiare, ma non sono fatto per odiarti”

Remus emise un verso dolorante, come se qualcuno lo avesse accoltellato, ma prima che Sirius potesse anche solo chiedergli se stesse bene, il licantropo lo stava abbracciato e aveva affondato il viso nella sua spalla, le braccia avvolte attorno alla schiena.

La sua stretta faceva quasi male, ma Sirius poteva tollerarla, aveva sempre tollerato qualsiasi cosa Remus gli avesse mai fatto.

Sirius gli prese il volto fra le mani e per un attimo Remus non sembrò dell’avviso, ma alla fine permise al bruno di allontanarlo dalla sua spalla.

“Non puoi fare così e poi ignorarmi per mesi interi. Basta, okay? Sono qui per te, ma non puoi continuare a trattarmi così”

Remus annuì senza parlare e Sirius gli asciugò le lacrime col pollice. Con una mano sfiorò i capelli umidi tirandoli indietro in modo da scoprire per bene il suo viso. Osservò le cicatrici e i suoi bellissimi occhi ambra pieni di lacrime, la fronte corrucciata e le guance lisce.

“Sei sempre stato la cosa più bella che abbia mai visto” sospirò e Remus alzò gli occhi al cielo.

“Non ti ho mai creduto” gli rispose e il bruno alzò le spalle.

“Lo so, ma non fa niente”

Sirius avvicinò le labbra alle sue, poggiandole prima delicatamente, solo per un attimo, spaventato da quale reazione l’altro avrebbe potuto avere e poi con maggiore convinzione, affondando le dita dei boccoli umidi.

Remus allentò leggermente la presa, quanto bastava a permettergli di respirare senza che facesse male e iniziò a rispondere al bacio.

Sirius ebbe finalmente la certezza che Remus fosse di nuovo con lui, aveva la sensazione che i tiremmolla fossero finalmente dietro di loro, i segreti erano finiti.

Gli era mancato così tanto.

Sirius si spinse verso di lui e con un movimento fluido si mise a cavalcioni delle sue gambe, interrompendo il bacio per un attimo e pensò che Remus avrebbe avuto da ridire, ma l’altro iniziò a baciargli il collo e tutta la pelle che incontrava, allargò il collo del maglione leggero che indossava, scoprendogli la clavicola e provando ad avere libero accesso a più superficie. Dopo alcuni attimi Sirius si allontanò per sfilare l’indumento e lanciarlo sul pavimento per poi lasciare libero accesso al licantropo che tornò a baciare il suo petto, tracciando i numerosi tatuaggi con le labbra, le mani che gli carezzavano i fianchi, spingendolo insistentemente contro di lui.

Con l’ultimo neurone ancora non completamente concentrato su Remus, Sirius ebbe la decenza di chiudere la porta con un distratto gesto della mano e vi lanciò pure un incantesimo di Chiusura e uno di Silenzio. Tecnicamente erano soli a casa, ma non si poteva mai sapere.

Affondò entrambe le mani nei capelli di Remus che continuava a baciargli il petto in tutti i punti più delicati e che lui conosceva perfettamente. Gli sfiorò un capezzolo con la punta della lingua e poi lo morse delicatamente provocando nella schiena di Sirius un involontario scatto in avanti.

Mh, sensibile come sempre” disse il biondo con un sorriso guardandolo dal basso. Godric era appena ringiovanito di vent’anni, anche i suoi capelli bianchi sembravano essere spariti fra quelli colo sabbia bagnata.

“Tu invece sei ancora lo stesso provocatore” gli rispose il bruno. Le mani di Remus arrivarono sulla sua zip, aprendola senza perdere tempo e infilandosi nel retro dei suoi jeans.

“Solo perché mi piace sentirti gemere. I pantaloni” disse per poi spingerlo via leggermente fino a essere di nuovo in piedi. Sirius si sfilò il resto dei suoi indumenti rapidamente e poi tornò a cavalcioni di Remus. Affondò una mano nei capelli chiari, sempre più grigi tranne che per quel pomeriggio e gli tirò il viso verso l’alto per baciarlo languidamente, le mani di Remus tornarono sulle sue cosce iniziando a salire con meno fretta di quanto Sirius avrebbe preferito.

“Smettila di provocare, è troppo che aspetto” sospirò contro le sue labbra, ma la sua voce aveva una palese sfumatura d’implorazione e gemito mal celato.

Remus sorrise tranquillo, fingendo nonchalance, ma le pupille avevano quasi completamente inghiottito le iridi color ambra.

“Remus, per favore” gemette per poi baciarlo di nuovo e Remus sorrise, continuando a baciarlo, mentre gli lanciava un incantesimo di lubrificazione senza bacchetta.

Sirius non riuscì a trattenere l’ansimo che la sensazione gli provocò e Remus gli mordicchiò la clavicola mentre le sue dita ispezionarono i risultati del suo incantesimo.

Il licantropo lo spinse sul materasso e prima che il bruno potesse lamentarsi, fu subito su di lui, fra le ginocchia aperte, una mano fra le sue gambe che continuava a prepararlo come si deve.

Godric le sue dita. Remus conosceva il suo corpo meglio di come Sirius conosceva il suo pianoforte, ed era in grado di sfiorare tutti i tasti giusti, di creare un’armonia in grado di cancellare qualsiasi rumore o distrazione stesse succedendo all’infuori dello spazio di loro due.

Come aveva fatto a dimenticare cosa significava fare sesso con Remus?

Il licantropo intanto aveva riempito il suo torace di succhiotti e morsi, marchiandolo come suo mentre le dita dentro di lui avevano fatto spazio.

Sirius era pronto ad implorare, ma Remus lo baciò per soffocare i suoi gemiti. Lanciò di nuovo l’incantesimo di lubrificazione e si posizionò meglio sulle ginocchia, una mano che avvolgeva la coscia di Sirius e l’altra che guidava il proprio membro.

Sirius si rilassò quanto più possibile, ma quello fra le sue gambe era Remus, era dall’ottanta che Remus non era fra le sue gambe, era passato troppo tempo per riuscire a far finta di niente.

Provò ad essere paziente, ma avvolse un braccio attorno ai fianchi del licantropo e lui in risposta non si mosse si un solo millimetro.

“Non farti implorare” quasi ringhiò, ma sul finale la sua voce si ruppe. Lasciò i suoi fianchi e avvolse le braccia attorno al suo collo. Gli prese il labbro inferiore fra i denti e Remus sibilò quando i loro corpi si avvicinarono e si toccarono.

“Sto provando a calmarmi oppure il tutto durerà molto poco” rispose con un sorriso sincero e Sirius sorrise a sua volta.

“Ti faccio ancora questo effetto?”

“Sirius, averti nudo e implorante mi farà sempre questo effetto.” disse per poi baciargli la guancia “Averti sorridente,” sospirò contro la sua mascella “assonnato,” aggiunse dietro l’orecchio “ma soprattutto averti mentre mi guardi così” concluse allontanandosi quanto bastava perché i loro sguardi si incontrassero e si sorrisero di nuovo.

“Remus, per favore” miagolò per poi baciarlo e mentre continuavano a baciarsi, Remus entrò dentro di lui. Ruppero il bacio restando ad ansimare l’uno dentro la bocca dell’altro mentre Remus continuava ad avanzare lentamente, un centimetro alla volta fino a che i suoi fianchi ossuti non furono poggiati contro le sue cosce.

Si diedero qualche attimo per riprendere fiato, entrambi sorpresi dalla magnifica intensità di essere di nuovo uniti e quando Sirius riuscì a rilassarsi fra i cuscini, Remus iniziò a muoversi.

“Non durerò molto” ammise affondando il viso nel suo collo e Sirius affondò una mano nei suoi capelli e con l’altra gli afferrò il sedere; voleva sentirlo muoversi anche da fuori.

“Recupereremo” gli rispose per poi sciogliersi in un gemito.

I fianchi di Remus accelerarono, i gemiti di Sirius si fecero sempre più indecenti e una delle bellissime mani del licantropo s’infilò fra i loro corpi iniziando a masturbare il bruno.

Sirius venne per primo, s’inarcò stringendo Remus fra le sue gambe gemendo il suo nome direttamente nel suo orecchio. Il suo orgasmo fu talmente forte che si accasciò completamente rilassato sul materasso.

Affondò entrambe le mani nei capelli di Remus, roteando i fianchi e accompagnando il suo movimento e il licantropo venne ringhiando il suo nome contro il suo petto, la guancia poggiata sulla grossa runa sul suo pettorale sinistro.

Restò lì immobile per diversi attimi in cui Sirius prese a carezzargli la fronte, spostando i delicati boccoli madidi di sudore.

Remus si spostò di fianco a Sirius e lo avvolse con entrambe le braccia senza sollevare il volto dalla sua spalla.

“Tutto bene?” gli chiese Sirius in un sospiro e Remus annuì, ma dopo un secondo scosse la testa. Sirius lanciò un incantesimo per pulirsi di dosso il grosso dei loro fluidi corporei e poi, sempre con la magia, li avvolse nelle coperte.

Restarono così alcuni momenti e finalmente Remus inspirò contro la sua pelle e si rilassò.

“È stato molto più intenso di quanto mi aspettassi” ammise e Sirius gli sorrise

“Credo di aver perso alcuni attimi, dopo essere venuto”

Mh, allora siamo in due” gli rispose, mettendosi comodo contro di lui.

Sirius si rilassò a sula volta, si rilassò per la prima volta in quelli che sembravano anni, con il suo Remus sul suo petto.

“È un bene che tutti i dubbi giusti ti siano venuti proprio quando Andromeda ha deciso di rapire entrambi i bambini per tutta la giornata” bofonchiò dopo un po' contro la sua pelle e Sirius scoppiò a ridere.

Godric, scopare di nascosto era una cosa che non credevo ci toccasse più fare” disse divertito e Remus grugnì disturbato.

“Vero, ma non vogliamo traumatizzare nessuno, vero?”

“Certo che no, Godric sa quanti problemi avranno già quei due” disse Sirius provando a fare una battuta, ma risultando comunque preoccupato. Un orfano di madre metamorfomagus e un orfano licantropo cresciuti da un animagus e un altro licantropo? La tipica famiglia inglese, non c’era che dire.

“Molto probabile, ma secondo me abbiamo buone probabilità di non fare un completo macello” lo tranquillizzò Remus e Sirius emise un verso di assenso.

Restarono a lungo così, continuando a stringersi e sorridersi come due ebeti.

Moony?” gli chiese Sirius dopo un po' e l’altro alzò lo sguardo sul suo viso.

“Dimmi Pads?”

“Adesso non inizierai ad ignorarmi, vero?” era onestamente terrorizzato. Non potevano andare avanti così, il povero cuore malandato di Sirius non avrebbe retto.

“Dovrai maledirmi per allontanarmi, Sirius”

“Bene”

 

Non ci fu una dichiarazione ufficiale, ma quando Andromeda riportò i bambini a casa, Ethan arricciò il naso involontariamente e poi aggrottò le sopracciglia, passando lo sguardo da un adulto all’altro senza dire niente.

Andromeda guardò il collo masticato di suo cugino e inarco un sopracciglio, ma sorrise e gli fece l’occhiolino. Consegnò Teddy a Remus e appena prima di andare via parlò.

“Sono sempre disponibile a farvi da babysitter, basta dirlo. E mi raccomando i Silencio

I due restarono a guardarla, Remus si vergognava come un ladro, mentre Sirius era sorpreso della rapidità con cui sua cugina aveva colto il cambiamento.

“Perché deve essere così….” iniziò Remus, non sapendo bene come finire la frase.

“Perspicace?” gli suggerì Ethan e l’adulto annuì.

“Grazie, Ethan, non è proprio la parola che cercavo, ma è di sicuro adatta” Il bambino gli sorrise e andò a posare giacca e zainetto nell’armadio all’ingresso.

 

“È una Black, cosa ti aspettavi?” gli rispose Sirius divertito.

Remus sorrise e Ethan tornò subito dai due.

“Ma quindi adesso vi sposate?” chiese eccitato.

Mh. Cazzo.

 

-

 

Era il trentuno ottobre e Harry non era a casa.

Era l’anniversario della morte di James e Lily e Harry era uscito con Draco. Non era alla Temuta, Sirius aveva controllato la posizione dell’orologio, era solo grato che anche se arrabbiato, il ragazzo non lo avesse tolto.

Per insistenza dei Lily e James bidimensionali, Sirius e Remus avevano portato Ethan e Teddy a fare dolcetto o scherzetto vestiti rispettivamente da leone (visto che Ethan era così bravo a ringhiare) e da ravanello, entrambi i costumi erano stati merito di Luna col supporto di Lelya che, non potendo avvelenare nessuno a Hogwarts, stava imparando a cucire. Sirius aveva provato a dirle che non era necessario che si trasformasse in una massaia, ma la ragazza era piuttosto cocciuta.

Erano rientrati alle otto, Teddy aveva cenato, mentre Ethan aveva mangiato fin troppe schifezze e i due si erano addormentati.

I due adulti erano in salotto. Sirius era al pianoforte, perché se suoni non hai mani per bere e Remus faceva finta di leggere sul divano.

“Sei stato molto bravo” disse il licantropo dopo un po'.

Mh?”

“Oggi, tutta la giornata, sei stato bravo” Sirius scrollò le spalle tristemente e continuò a suonare.

“Tu c’eri al loro funerale?” chiese dopo un po' e Remus annuì.

“C’era molta gente?”

“Fin troppa, ma nessuno a cui dare le condoglianze, quindi si dileguarono tutti presto. Penso che la maggior parte fosse lì solo per poter dire “c’ero anche io al funerale dei Potter” oppure nella speranza di poter vedere Harry, ma era già dai Dursley. Silente non perse tempo” gli spiegò.

Sirius poteva immaginare fin troppo chiaramente la scena. Un giovane Remus a cui lui aveva spezzato il cuore, da solo e distrutto mentre due dei suoi migliori amici, la sua famiglia, venivano calati in una tomba. Una miriade di gente contenta che non sia toccato a loro. Remus che piange Peter, non sapendo la verità.

“Provai a mandarti un Patronus” fu poco più di un sussurro, ma Remus lo sentì ugualmente “Quando arrivai a Godric’s Hallow e capii cos’era successo provai a mandarti un Patronus, ma non ci riuscii”

“Come avresti potuto? La tua famiglia era… era stata fatta a pezzi”

Sirius sentì qualcuno che tirava su col naso e si rese conto che il quadro con quell’unica poltrona era affollato dai tre ritratti, tutti in vari stati di commozione. Quello che piangeva più di tutti era James, ma era comunque perfettamente in silenzio, in modo da poter ascoltare. Merlino, erano fin troppo realistici.

“Era la nostra famiglia.” lo corresse e Remus annuì, ma non lo interruppe “Avrebbero dovuto continuare a sfornare bambini fino a quando noi ne avessimo avuto almeno uno ciascuno a cui fare da padrini e io e James avremmo fatto di tutto per viziarli in maniera disgustosa, ma ci sareste stati tu e Lily a bilanciare la cosa in modo che quei bambini non venissero su completamente ingestibili. E poi magari dopo un po', sarei riuscito a convincerti che non sei una piaga per la società e un paria, avremmo trovato un utero in affitto e avremmo fatto un paio di figli anche noi, ne avremmo adottati un altro paio e avremmo vissuto dei forzieri dei Black mentre tu avresti scritto brillanti libri su qualsiasi cosa e io sarei diventato Molly Weasley punk, Lily sarebbe diventata Maestro di Pozioni e James avrebbe allenato la squadra pulcini di quidditch del quartiere”

Remus lo guardava con la tempia poggiata contro il pugno e un sorriso con gli occhi lucidi.

“È un’immagine bellissima”

“Continua fino ai nostri pronipoti, ho anche i nomi di tutti. Dodici anni sono lunghi da riempire” aggiunse e Remus annuì, continuando a guardarlo.

“Forse dovremmo concentrarci su quello che abbiamo, però” gli suggerì il licantropo.

“Sono molto contento di quello che abbiamo” si mise sulla difensiva. Remus sbuffò e si rimise a sedere diritto.

Pads, devi risolvere questa situazione con Harry” disse senza troppi giri di parole e Sirius si voltò verso di lui, piccato.

“Deve essere davvero comodo avere uno stronzo impulsivo a portata di mano, eh Rem? Così io faccio i danni e io li risolvo, mentre tu fai la bella figura dell’adulto zen”

Remus sbuffò rumorosamente e alzò gli occhi al cielo.

“Pensavo stessimo arrivando a qualcosa, chiaramente mi sbagliavo” bofonchiò e Sirius ringhiò.

“Sei adorabile, davvero” disse Remus sarcastico.

Pads, Harry è tutto quello che ci resta di loro” disse indicando il dipinto “Quel ragazzo è stato sfruttato e deluso tante di quelle volte che è un miracolo che non sia diventato un completo stronzo”

“Sa essere un po' stronzo ogni tanto” aggiunse Sirius

“É solo il carattere di Lily che emerge, niente fuori posto” lo corresse Remus e il bruno dovette dargli ragione.

“Vero” James al massimo era in grado di essere fastidioso, il suo istinto da mamma chioccia troppo per permettergli di essere davvero stronzo. D’altro canto, Lily….

“Tu ormai sei suo padre e stavi facendo un lavoro fantastico… fino a che non è venuto fuori Draco”

“Sono preoccupato, non mi sembra una cosa impensabile!”

“Hai pienamente ragione, ma quel ragazzo ha bisogno di avere una vita da normale adolescente e per alcuni vuol dire farsela con spocchiosi purosangue che hanno attentato alla tua vita” lo guardò inarcando un sopracciglio e Sirius fu sorpreso da una strana risata nevrotica che emise sotto lo sguardo di Remus.

“Questo è un colpo davvero basso” gli disse, molto più disturbato di quando non avrebbe pensato. Tirare fuori il suo tentativo di omicidio di Snivellus tramite Moony

“Lo so, ma è la verità. Magari fra un paio di mesi si stancherà e troverà un ragazzo normale o forse no, non possiamo saperlo, ma qualsiasi cosa decida di fare, tu non puoi fare così. Harry ha bisogno di te dalla sua parte. A qualsiasi costo”

 

-

 

Sirius non sa come fu possibile, era certo che Remus avesse sfruttato la dolcezza di sia Teddy che Ethan per convincere Harry a tornare a Grimmauld Place, ma comunque gli fosse riuscito, gli aveva dato una possibilità e adesso doveva sfruttarla ad ogni costo.

Doveva chiedere scusa, aveva ingoiato tanto del suo orgoglio che avrebbe come minimo dovuto mettere un paio di chili.

“Harry io… ho esagerato. Legalmente sei un adulto ormai e puoi fare le tue scelte e non sta a me mettermi in mezzo” esordì.

“Remus te l’ha fatta imparare a memoria?” gli chiese tagliandolo con lo sguardo. Harry era seduto sul letto di camera sua e cercava qualcosa nel suo comodino e Sirius si dondolava da un tallone all’altro nel disagio più completo.

Ah, Lily.

“No, tutta farina del mio sacco” aggiunse, sentendosi davvero in colpa, non sapendo bene cosa fare con le proprie mani. Harry lo guardò a lungo, gli occhi verdi che da letali si fece semplicemente guardinghi. Sirius poteva gestire guardinghi, gli poteva riuscire.

“Anche io ho esagerato” iniziò Harry, ma Sirius lo fermò.

“No, non hai esagerato. Se qualcuno mi avesse detto che non avrei dovuto stare con Remus perché era un mostro, padrino o no, li avrei mandati al San Mungo. Lo hai detto tu, Draco ci sta provando e quindi devo provarci anche io” disse annuendo, per convincere anche se stesso e Harry annuì.

“Okay” non gli sorrise, ma era già un inizio. Era il momento di sganciare la bomba.

“Estendigli l’invito per il mio compleanno” questa gliel’aveva fatta imparare Remus.

“Davvero?” chiese l’altro sconvolto.

“Davvero” ripeté annuendo di nuovo Si sentiva come un cavallo addestrato a contare.

“E non gli metterai il Veritaserum nel bicchiere e lo interrogherai? Ho visto la bottiglia” iniziò con un sopracciglio inarcato.

Pff, ci sono modi molto più efficaci del... no, non gli metterò niente nel bicchiere o nel cibo. Non lo maledirò e farò del mio meglio per essere gentile”

“Non ci saranno gli altri ragazzi, vero? Non vorrei che… non ho voglia di avere tutti che si comportano come te” chiese preoccupato e Sirius scosse la testa.

“A cena saremo solo io, Remus, i bambini, Andromeda, Elvire e Lelya”

“Okay, è fattibile” concesse Harry.

“Okay” ripeté.

“Okay” Riripeté il ragazzo. Erano entrambi ridicolmente a disagio, erano sempre andati troppo d’accordo, questo era il primo vero screzio che avevano ed era di questa portata…

Sirius fece per allontanarsi, ma dopo un momento tornò sui suoi passi e abbracciò il ragazzo.

“Senti, mi dispiace se tu abbia pensato che io non ti voglia bene. Ti voglio bene più di ogni altra cosa, ma mi preoccupo e sto ancora imparando a… a gestirmi e so di non essere il massimo, ma ci sto provando” ammise, mettendo da parte i discorsi preparati e le frasi fatte.

Harry lo abbracciò, rilassandosi finalmente da quando era entrato in quella casa.

“Sei tutto quello che ho sempre desiderato, Pads” gli rispose e Sirius si sciolse.

“E tu sei tutto quello che ho sperato che fossi”

 

 

 

Mancano due capitoli.

Tecnicamente potrei chiamarli Epilogo 1 ed Epilogo 2 o fare un solo grosso epilogo, ma ci sono ancora un paio di cose da risolvere che troveranno fine e risposta nell’ultimo capitolo e POI ci sarà l’epilogo.

Nel prossimo chap ci saranno diversi salti temporali, ma non fa niente.

La Wolfstar è atterrata, arrivata, venuta (*wink wink*) e anche l’ultimo segreto è stato reso noto.

As usual, ringrazio chi legge, recensisce e salva questa storia.

Alla prossima

The Cactus Incident

 

 

 

  
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