Questo capitolo contiene una
scena hot fra due adulti consenzienti ♥
Giusto un avviso, mi spiace
per chi lo potrebbe considerare spoiler, ma non voglio fare agguati a nessuno a
cui potrebbe dare fastidio.
Ci vediamo di sotto
Sirius avrebbe voluto ubriacarsi, spaccare
qualche altra cosa e poi rinchiudersi in camera sua.
Ma adesso aveva Ethan e certamente non
poteva più permettersi questi colpi di testa. Forse ne era anche grato, aveva
un motivo per soffocare il proverbiale temperamento dei Black e comportarsi da
adulto, da genitore.
Ethan si vestì e fece colazione, essendo
domenica andarono al parco con Teddy nel passeggino, un regalo di Andromeda in
cui Sirius riusciva a schiacciarsi un dito ogni volta che lo apriva e chiudeva,
e passarono una tranquilla mattinata in cui Sirius dovette chiudere la giacca
di Ethan quattro volte e continuare a mettere il cappello a Teddy per non far
vedere ai babbani i suoi capelli cangianti.
Remus si era offerto di uscire con loro e
Sirius lo aveva mandato al diavolo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era
avere lui che sospirava e ripeteva “Devi parlare con Harry”.
Era un comportamento infantile? Forse, ma
lo stava facendo come un vero adulto. Chi lo avrebbe mai detto!
Quando tornarono a casa, Remus si mise ad
intrattenere i bambini e lanciò un’occhiata a Sirius, un’occhiata che puntava
all’attico, dove lo aspettava tutto il macello fatto la sera prima.
James e Lily lo seguirono con lo sguardo,
ma Regulus non si vedeva, probabilmente era nascosto da
qualche parte nel magico mondo bidimensionale in cui Sirius non avrebbe mai
potuto trovarlo, se il quadro non avesse voluto, gli sarebbe toccato aspettare.
Aprì la porta dell’attico e dovette fare i
conti con i frutti della sua rabbia. I quadri erano ridotti a legna da ardere,
non questo grande spreco, visti i soggetti dei dipinti, ma aveva comunque
distrutto diverse generazioni di Black. Forse aveva fatto un favore
all’umanità, ripensandoci.
Ripulì la stanza in silenzio, senza
utilizzare la magia, mentre tutto quello a cui riusciva pensare era la striscia
di pergamena, quella dannata striscia di pergamena che non sarebbe mai riuscito
a buttare, che anche se avesse perso sarebbe rimasta nella sua mente,
indelebile come i tatuaggi che aveva sul corpo. Era il figlio di sua madre, era
innegabile e per questo si odiava e si sarebbe odiato fino alla fine dei suoi
giorni.
Nel caos più completo trovò i cocci della
maschera da cane lupo, quella che gli aveva regalato il suo vero fratello, non
un dipinto che era riuscito a offendere.
La maschera era in tre pezzi, con una
spaccatura che partiva dalla fronte e arrivava fino al lato sinistro, girando
attorno al muso del cane lupo e l’orecchio destro completamente staccato.
Poggiò i pezzi sul tavolo, fra gli
ingredienti delle pozioni che fortunatamente non aveva distrutto la sera prima,
e finì di ripulire. Una volta finito prese ciò che restava della maschera e si
rintanò in biblioteca.
Mise i pezzi sulla scrivania, provando con
tutti gli incantesimi che gli venivano in mente, ma niente sembrava funzionare.
Effettivamente aveva senso, era sempre stata resistente alla magia, lo aveva
protetto da innumerevoli incantesimi.
La guardava, la testa poggiata sulla mano
mentre con l’altra provava con gli incantesimi, in maniera piuttosto vacua,
senza riuscire a risolvere.
La porta si aprì e per un attimo scattò,
convinto che potesse essere Harry, ma ad entrare fu Remus, con un libro da
rimettere a posto. Sirius tornò a guardare la sua maschera, come un cane
bastonato.
“Oh” fu tutto quello
che Remus disse, guardando la scena.
“Non riesco a ripararla” disse facendo
girare la bacchetta come un batterista. Aveva quasi dimenticato di saperlo
fare, ma il gesto gli era tornato nel mezzo della frustrazione dovuta alla
maschera.
Remus si poggiò con fianco alla scrivania,
vicino al suo gomito e lo guardò.
“È stupido” bofonchiò passandosi una mano
sulla faccia.
“Non è stupido, Pads”
“È tutto quello che mi è rimasto di Regulus, quello vero, e adesso sono riuscito a litigare
anche col suo ritratto. Era troppo strano che fossimo andati d’accordo così a
lungo, per di più sotto questo tetto” bofonchiò allontanandosi daa tavolo e incrociando le braccia al petto. Remus lo
guardò, guardò di nuovo la maschera e poi parlò.
“Kintsugi” disse
in fine il licantropo e lui lo guardò.
“È un incantesimo?”
“È una pratica giapponese. Quando qualcosa
di ceramica si rompe, la riparano con mastice dorato, in modo che le crepe
diventino quasi una decorazione. Una sorta di metafora per indicare la
resilienza che bisogna avere per andare avanti nonostante tutto e che non c’è
niente di male nell’avere delle crepe, fin quando si riescono a mettere insieme
i pezzi e continuare. La tua maschera non è di cheramica,
in effetti non so di cosa sia, ma potrebbe funzionare”
Sirius lo guardò a lungo, lo sguardo
dorato del licantropo completamente immovibile.
Remus non era mai stato uno da grandi
dichiarazioni, parlava abbastanza chiaramente solo durante i suoi scleri che
non succedevano neanche tanto spesso, solo ultimamente, ma aveva attraversato
un periodo difficile, era plausibile.
In ogni caso, soprattutto nel quotidiano,
Remus non era un uomo che gridava ai quattro venti i propri sentimenti,
bisognava cogliere cosa diceva, quando e come lo nascondeva. Poteva essere una
tazza di the offerta senza bisogno di chiedere, un passaggio di un libro che
insisteva per farti ascoltare ad alta voce, un cambio d’abiti piegato
ordinatamente, quando lui difficilmente si prendeva la briga di mettere a posto
i suoi vestiti.
Qualcun altro avrebbe potuto trovarlo
snervante, per Sirius era un gioco, una sfida, era obbligato a prestare
attenzione, a leggere fra le righe, per lui che riusciva a distrarsi al minimo
rumore.
“Mi sembra un concetto a dir poco
azzeccato, ti pare?” chiese cautamente l’animagus,
mentre prendeva una mano dell’altro fra le sue. Remus aveva sempre avuto un
colorito estremamente pallido, ma Sirius aveva sempre pensato che le loro
carnagioni stessero piuttosto bene l’una vicino all’altra.
“Abbiamo fin troppe crepe, Pads, ma non so quanto siano dorate”
“Basterà del mastice dorato, il tempo non
ci manca” commentò portandosi la sua mano vicino alla guancia e Remus giocò con
una ciocca dei suoi capelli.
“Dodici anni ad Azkaban e non hai un solo
capello bianco”
“Non credo che questo corpo sia stato ad
Azkaban, è stato strapazzato molto di meno”
Remus sospirò allontanando la mano dalla
sua guancia. Non gli piaceva mai ricordare della sua morte.
“Allora? Kintsugi?”
domandò indicando i pezzi della maschera sulla scrivania e Sirius si passò una
mano fra i capelli.
“Tanto vale provare”
Il licantropo annuì ed uscì dalla stanza a
passo spedito per poi tornare poco dopo con un barattolo che poggiò sulla
scrivania. Sirius osservò il contenitore, mentre Remus prendeva una seconda
sedia e la avvicinava a quella su cui il bruno era seduto.
“Come mai hai un barattolo di mastice
dorato a portata di mano?” gli chiese Sirius e Remus scrollò le spalle.
“Per Dora. Non credo di aver mai
conosciuto una persona così maldestra in tutta la mia vita e qualche volta i Reparo non bastavano, quindi ho trovato quest’altro
modo” spiegò, attento a non guardare Sirius, lo sguardo fermamente piantato
sulla maschera poggiata sulla scrivania.
“È bello da parte tua” disse l’animagus dopo un po', il tono più delicato che gli
riuscisse. Davvero non gli veniva di fare il geloso di una donna morta troppo
presto.
“Non c’è bisogno che tu faccia lo sportivo”
sbuffò Remus stringendosi ancora di più nelle spalle e Sirius alzò gli occhi al
cielo.
“Non sto ‘facendo’ lo sportivo, è solo
un’osservazione: tua moglie era maldestra e tu hai trovato un modo carino per
riparare ai suoi danni, è stato bello” spiegò perdendo gran parte del tono
cauto con cui aveva parlato prima.
“Mh. Ti va di
provare?” gli chiese Remus e Sirius annuì.
“Certo”
Il loro risultato non era stato
particolarmente elegante o raffinato, ma il mastice dorato aveva funzionato
dove una miriade di incantesimi aveva fallito e questo era bastato a calmare
Sirius che adesso aveva di nuovo la sua maschera tutta d’un pezzo. Visto che i
metodi babbani avevano funzionato dove quelli magici avevano fallito,
preferirono lasciarla ad asciugare lentamente, sulla scrivania che grazie al
loro momento di bricolage aveva acquisito numerosi sbaffi dorati che Sirius non
si era preso la briga di ripulire. Le infinitesimali ribellioni verso i suoi
genitori sarebbero continuate imperterrite fino a quando sarebbe morto
(definitivamente).
Avendo finito, Remus aveva preso posto sul
divano e Sirius era sul divano con lui, la testa poggiata sulla sua gamba
mentre il licantropo giocava distrattamente con i suoi capelli a detta sua
troppo neri per la sua età.
“Sei solo invidioso” commentò Sirius
mentre incrociava una caviglia sul ginocchio.
“Lo sono sempre stato” gli concesse Remus
distrattamente e Sirius sbruffò.
“Inutilmente”
“Questo è tutto da vedere”
Il bruno preferì cambiare argomento,
sapeva che quello era un vicolo cieco.
“A che ora hai detto che tornerà Andromeda
con i bambini?”
Remus gli alzò il polso, controllando
l’orario sul suo orologio per poi incrociare le loro dita.
“Poco meno di un’ora. Ci abbiamo messo un
sacco per incollare la maschera”
“Non è male, no?”
“No, anzi, mi pare un buon lavoro”
“Lo credo anche io. Grazie, Moony” gli disse guardandolo con gli occhi socchiusi,
rilassato dal continuo carezzargli i capelli, e Remus gli sorrise leggermente.
“Sarei io a doverti ringraziare”
“Per aver fatto cadere il pennello sui
tuoi pantaloni? Se ti piace così tanto possiamo ridipingerli del tutto” disse scherdanzomi
“Padfoot”
“Moony?”
Remus lo guardò senza dire niente, in fine
sorrise e si mise più comodo sul divano, continuando a carezzargli la testa
mentre Sirius giocava con le sue dita, aspettando che la maschera asciugasse,
che i loro figli tornassero.
“Remus” chiese dopo parecchio tempo, quasi
sul punto di addormentarsi.
“Mh?”
“Cos’è che hai fatto?” gli chiese in
maniera troppo distratta per risultare verosimile. Remus s’irrigidì e
boccheggiò, nel panico.
Prima che Sirius potesse ritrattare, il
licantropo scattò in piedi, rischiando di far rotolare il bruno per terra e
scappò dalla stanza.
L’animagus restò
per alcuni secondi immobile, completamente sconvolto dalla sua reazione. Quando
riuscì a riprendersi, ringhiò frustrato e lanciò un cuscino contro il muro.
Era proprio nello stile di Sirius, sistemare
una cosa e romperne altre due.
-
La frustrazione di Sirius stava
raggiungendo dei livelli paragonabili solo a quando era stato rinchiuso a Grimmauld Place come prigioniero. La voglia di tirare
testate sul muro, in una spettacolare imitazione di Kreacher,
aumentava sempre di più, ma per il momento sembrava ancora riuscire a
trattenersi.
Le lezioni con Ethan erano finite e il
bambino era corso in giardino a godersi le ultime giornate di tempo accettabile
prima che la pioggia autunnale non li investisse del tutto. Sirius gli aveva
comunque ricordato di mettere la giacca, ma non era sicuro che il bambino lo
avesse ascoltato.
Se ne tornò in biblioteca, dove c’era Teddy
che scorrazzava per la stanza gattoni e la maschera ancora sulla scrivania,
adesso completamente asciutta. Era venuta meglio di quanto avrebbe creduto, l’oro
della crepa creava un bel contrasto con il grigio antracite della maschera.
Stava sfiorando la crepa, registrandone il
dislivello col polpastrello, quando si sentì chiamare dalla parete alla sua
destra.
“Padfoot” gli
disse la voce del suo miglior amico e l’animagus
sbuffò.
“Prongs”
“C’è bisogno che parli?”
Per sicurezza posò di nuovo la maschera
sul tavolo e prese un respiro profondo.
“No, non credo, la situazione sembra
piuttosto chiara, anche ad un coglione della mia portata. O meglio, in parte.
Con Harry ho litigato per via di Malfoy, e capisco
qual è il punto, anche se non torna a casa da due giorni, ma so che è alla
Tenuta Potter, quindi non sono completamente fuori di testa. Regulus l’ho offeso, lo so, lui è un po' permaloso, ma
ammettiamolo, è stato davvero un Mangiamorte, però mi rendo conto che gli
piaccia mettersi nei panni di MiniMalfoy,” prese un
respiro profondo, ma il suo sopracciglio tremò ugualmente e James sospirò
afflitto. “Ma con Remus! Cosa cazzo ho fatto con Remus?! Un attimo prima è lì
che mi coccola la testa-”
“Di che testa parliamo?” lo interruppe
James e Sirius perse tutta la foga, giusto il tempo di rispondergli.
“La testa, Prongs,
la testa” specificò grave.
“Ah, okay credevo che finalmente… no?”
James si esibì in un gesto volgare che gli costò un “Potter!” urlato dal limite
della cornice da Lily e James le sorrise per poi farle l’occhiolino.
“Non farmi ridere. O piangere, Potter” rispose
l’uomo quando il ritratto portò di nuovo l’attenzione su di lui. Quando James
annuì, Sirius preferì ritornare al suo sclero, momentaneamente interrotto, “Comunque,
un attimo prima è lì che mi coccola e un secondo dopo scappa, come se lo avessi
minacciato con una lama alla gola! Ma che cazzo!” diede un calcio alla
scrivania che non si mosse di un solo millimetro e si lasciò cadere sulla
sedia, sfiorandosi la fronte, frustrato.
Gli mancava qualche pezzo alla storia, lo
sapeva, ma non riusciva a capire cosa.
“Tu non hai idea di cosa sta succedendo,
eh Prongs?” gli chiese e il giovane del dipinto s’incasinò
i capelli, frustrato a sua volta.
“Siri, io sono un quadro, che diamine
pretendi?”
“Non ne ho idea! Saggezza dal mondo
bidimensionale!” sbottò e James sbottò a sua volta.
“Allora mi viene da dirti che dovresti
stanare Regulus e chiedergli scusa”
Almeno lui non aveva tirato in ballo
Harry. Forse sapeva che il ragazzo avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo in
più prima che prendesse in considerazione un riappacificamento.
“Lo so” disse afflosciandosi di nuovo
sulla sedia.
“Bene, allora fallo”
-
Effettivamente James aveva ragione, Regulus era il problema più facile dei tre, soprattutto
perché l’animagus era pentito del suo comportamento e
forse sapeva anche come farsi perdonare.
Quando erano bambini, uniti contro tutto e
tutti e obbligati a suonare il pianoforte, avevano creato una canzone. Era una
canzoncina stupida e senza particolare significato, per la maggior parte erano
parole sentite per strada, diverse anche babbane messe in una parvenza di
filastrocca e con una base musicale facile da ricordare.
Sperava solo che il ritratto ne fosse a
conoscenza, fino a quel momento aveva avuto una perfetta conoscenza riguardo
tutto quello che riguardava Regulus, ma chi poteva
sapere con esattezza fino a dove ciò poteva arrivare?
Si sedette al pianoforte, riprovando i
semplici accordi messi insieme da loro e poi provando anche un po' ad
abbellirli con qualche mezzo arpeggio, mentre cantava di un elfo domestico che
era andato al mercato per comprare un termostato.
Dovette cantare tutta la canzone un paio
di volte e aveva appena iniziato con la terza ripetizione, quando finalmente
l’ordinata testa nera di Regulus fece capolino nel
dipinto del salotto.
Lo guardò, come a volersi godere lo
spettacolo del fratello che si umiliava e restò ad ascoltarlo, le labbra che
sussurravano le parole, perfettamente memorizzate.
Regulus, quello vero,
aveva fatto un ottimo lavoro col suo ritratto.
Sirius finì di suonare e lo guardò.
“Mi dispiace” disse e Regulus
non gli fece grandi concessioni.
“Mh”
“E so che ti sei pentito della tua scelta
più di ogni altra cosa”
Il ragazzo si sfiorò la manica sinistra
della camicia, senza alzarla, ma fu più che sufficiente. Era un gesto
involontario, un gesto che probabilmente aveva copiato dall’originale e a
Sirius si strinse il cuore.
“E forse tu sei l’unico che può davvero
capire cosa sta passando Draco, se davvero ha delle buone intenzioni, ma sono
preoccupato per Harry” aggiunse e finalmente il ritratto sembrò abbastanza
soddisfatto da rispondergli.
“È giusto che tu lo sia, sarebbe strano se
non lo fossi”
“Percepisco un ma”
“Ma devi lasciarlo fare, Siri, non puoi
proteggerlo da tutto e soprattutto non da questo”
“Okay, ma adesso non sono qui per parlare
di Harry, volevo chiederti scusa. Lo so che… sono scappato pur di non rischiare
la tua fine o di MiniMalfoy, sempre se è vero che si
sia pentito, e che soprattutto ho avuto la possibilità di farlo, avevo James e
gli altri che mi avrebbero coperto le spalle, ma voglio che tu sappia che avrei
fatto lo stesso per te, se solo me lo avessi chiesto. Ti ho implorato diverse
volte di allontanarti da tutto, Reg, e tu non lo hai fatto. Resta però il fatto
che, quello che hai scoperto ha reso possibile la sconfitta definitiva di Voldemort e il mondo magico te ne sarà per sempre grato,
pur non sapendolo”
“Dovresti trovare un modo per ovviare”
“Cosa? Al tuo contributo segreto?”
“Fra le varie cose, sì, ma mi stavo
riferendo a Harry” disse tornando comunque al tema principale dello sfacelo
fatto da Sirius.
“Reg lo so, ci sto lavorando, okay?”
“Sarà” disse dopo un po' per poi tornare a
giocare con l’anello del Black con fare studiatamente distratto.
“Ho spaccato la maschera” ammise dopo un po'
il fratello maggiore.
“Lo so”
“Ma l’ho anche rimessa insieme”
“Bravo cagnolone. Hai anche spaccato
nostra madre” disse il giovane Serpeverde, ma Sirius
notò la pesante nota d’ilarità.
“Un terribile incidente” si giustificò con
fare teatrale e l’angolo delle labbra di Regulus
sembrò quasi iniziare un sorriso.
“Immagino
che la tela ti sia scivolata di mano e si sia scontrata col muro” continuò Regulus e Sirius fece lo stesso.
“Un attimo di
distrazione e sembrava aver preso il volo”
Il ritratto
scoppiò a ridere, gli occhi grigi che brillavano.
“Sei uno
stronzo” gli disse in fine.
“Non mi pare
una novità e poi lei era peggio”
“Vero, credo
sia stato un bene che tu l’abbia tolta di mezzo” disse dopo un po',
Sorprendendo davvero Sirius.
“Non credevo
che ti avrei mai sentito dire qualcosa di simile”
Reg scrollò le
spalle e incrociò la caviglia sul ginocchio, sedendosi finalmente comodo.
“Era stata
detestabile da viva e da quadro era solo peggiorata, poi immagino che gli anni
rinchiusa da sola nel mausoleo che era questa casa non le abbiamo certamente
fatto bene”
“Detestabile è
un termine molto leggero per descrivere una fascista pazza psicopatica
masochista”
“Vero” gli
concesse con un mezzo sorriso.
“Pace?” gli
chiese Sirius e Reg sorrise inarcando un sopracciglio
“Solo se mi
canti di nuovo la canzone dell’elfo che va al mercato”
“Solo se tu
canti con me”
“Vuoi solo
umiliarmi” disse divertito.
Sirius sorrise,
iniziando già a suonare una sorta d’introduzione.
“Mi pare ovvio,
fratello”
-
Sirius aveva ripreso a sperimentare con la
bussola, un po' per distrarsi da Harry che se la faceva con Draco Malfoy, un po' per distrarsi da Remus che cambiava idea in
base alla giornata.
Da quando avevano rimesso insieme la
maschera lo stava evitando. Di nuovo.
Sirius continuava a pensare alla sua
frase. Quello che ho fatto.
Gli aveva confessato di amarlo più della
donna che aveva sposato, cosa poteva essere peggiore di un segreto del genere?
Andromeda aveva di nuovo rapito la prole
di Grimmauld Place e Sirius si trovava a corto di
distrazioni costruttive, aveva quindi rimesso in campo la bussola-orologio a
cui ancora non aveva trovato un vero nome, e che continuava a puntare verso di
lui anche se l’ultimo campione con cui l’aveva sperimentata era stato la
traccia magica di Remus.
Era chiaro che nello smanettare, Sirius
aveva compromesso qualcosa della delicata rete di incantesimi. Forsa aveva
separato male la traccia magica? Per questo puntava a lui anziché a Remus o
Teddy?
A differenza dell’ultima volta che aveva
provato, il licantropo non era da qualche parte non precisata, ma al piano di sopra
eppure l’apparecchio non sembrava aver cambiato idea.
Era incerto su cosa fare. Voleva
parlargli, usare la scusa della bussola-orologio e se il licantropo avesse
deciso di baciarlo di nuovo, di certo non si sarebbe lamentato.
Rimase un po' a contemplare il da farsi, e
poi guardò l’orologio al suo polso, non tanto per l’orario, quanto per quello
che simboleggiava. Audax at fidelis.
Era decisamente il momento di essere audax.
Afferrò l’apparecchio e si diresse spedito
al piano di sopra. In prossimità della stanza del licantropo, l’ago della
bussola iniziò a girare senza fermarsi. Questa era nuova come reazione.
Entrò nella stanza, senza bussare.
“Rem, questa la devi vedere, credo che
l’incantesimo della bussola sia…”
E si fermò.
Remus era appena uscito dalla doccia,
aveva un asciugamano in vita, ma non era quello che aveva attirato l’attenzione
di Sirius, anche se era stata una visione molto piacevole.
Remus aveva una runa tatuata sul petto, ma
anche con gli occhiali, l’animagus non aveva fatto in
tempo a vedere quale fosse, perché l’altro l’aveva coperta con l’asciugamano
con cui si stava strofinando i capelli.
Quella decisamente non c’era l’ultima
volta che lo aveva visto nudo… due anni fa? Tre? L’ultima luna piena prima che
morisse. Remus non aveva tatuaggi, non si sarebbe mai sognato di infliggersi
più dolore di quanto già gli toccava sopportare. O almeno così aveva creduto
Sirius.
E la bussola continuava a girare.
“Bussare, Pads?”
disse Remus piccato.
“Credevo che…” iniziò senza neanche sapere
come finire, il suo cervello che continuava a girare come l’ago della bussola-orologio.
“Lascia stare, cosa succede alla bussola?”
La bussola leggeva la traccia magica di
Remus su Sirius e Remus aveva un tatuaggio che si vergognava di mostrargli.
Passò lo sguardo dall’oggetto nella sua mano all’uomo davanti a lui che sembrava
sempre più nervoso con ogni secondo che passava.
Cosa diamine si era perso?
“Sta provando a dirmi qualcosa che tu
rifiuti di spiegare e io non riesco a capire” disse dopo diversi secondi, la sua
voce fredda come marmo.
Remus restò in silenzio, lo sguardo fisso
su un punto vicino alla sua testa, le nocche bianche per la forza con cui
stringeva l’asciugamano sul collo.
Qualcosa finalmente iniziò a prendere
forma nella mente di Sirius, qualcosa che gli era sfuggita, comportamenti che
aveva creduto risvolti secondari del dolore della perdita di sua moglie e del
conflitto che ne era seguito.
“Hai fatto qualcosa, qualcosa che i lupi
in Francia hanno sentito e li ha spaventati. Ethan l’ha percepita, quella
cosa, e non riusciva a capire cosa fosse, ma le ragazze non riescono a
percepirlo e certamente non gli umani” continuò l’animagus
e Remus s’irrigidì tanto da tremare.
“Lavanda e Lelya sono troppo umane per
sentirlo” ammise e qualcosa di strinse attorno alla gola di Sirius.
“Cosa mi hai fatto?”
“Qualcosa di orribile” ammise abbassando
la testa.
Sirius andò a sedersi sul letto. Non se ne
sarebbe andato da lì fino a quando non gli avrebbe spiegato cosa fosse
successo.
“Mi odierai” biascicò il licantropo allontanandosi.
“Voglio sapere cosa hai fatto, Remus”
disse gelido e l’altro annuì.
“Dopo la tua morte, gli altri dell’Ordine andarono
ad accompagnare i ragazzi al San Mungo, ma io non potendo nemmeno entrare in
ospedale e non avendo dove andare o cosa fare, sono venuto qui” si andò a
sedere anche lui sul letto, quanto più lontano da Sirius fosse possibile,
l’asciugamano ancora premuta sul petto.
“Sono andato sul tetto e ho valutato i pro
e i contro di un bel salto nel vuoto, poi ho guardato le stelle e tu eri là,
sul cielo di Londra. Sei morto in una notte di luna nuova, le stelle brillavano
come non mai, soprattutto Sirio. Come era possibile che riuscissi a vedere le
stelle in mezzo alla città? Non ne ho idea, ma Sirio era lì, niente luna, solo
tu. E mi sono allontanato dal bordo.
“Se ti dicessi che mi sono messo a cercare
come un pazzo, mentirei. Ero da solo e disperato, Harry era a pezzi e non
avevamo nemmeno un cadavere su cui piangere. Era quella la cosa più assurda, tu
non sei morto, la tua anima non si è staccata dal tuo corpo, sei sparito così
com’eri, con scarpe e giacca.
“Allora ho fatto quello che faccio da
sempre. Sono entrato in biblioteca e ho chiuso la porta. I tuoi tatuaggi
dovevano pur essere utili a qualcosa, avevano aiutato te ad Akzaban,
ne avevi parlato più volte, la concentrazione, conservare la propria mente,
magari avrebbero potuto aiutare anche me, perché stavo andando fuori di testa,
il lupo stava andando fuori di testa, mi sarei sicuramente fatto a pezzi alla
prossima luna piena. Allora mi sono messo a cercare qualcosa riguardante le
rune.
“L’ho trovato per caso, ma c’era il
rituale completo per legare un’anima vivente a una che non lo era. Non parlava
di morte, parlava solo di anima lontana e cosa potesse esserci di più lontano
se non l’Aldilà? E allora l’ho fatto, unito alle rune, nella tua stanza. Ho spostato
il letto contro il muro e ho tracciato il cerchio e non è successo niente.
“Ero sicuro che non avesse funzionato, che
unendo due cose diverse avessi sbagliato qualcosa, l’unica traccia del mio
tentativo era sul mio corpo, ma per chi non sapeva poteva essere qualsiasi
cosa. Tonks credeva che fosse un tatuaggio che
avevamo fatto insieme io e te, ma non l’ho mai corretta.
“Non ha funzionato per mesi e mesi e poi nell’esatto
momento in cui ho ucciso dei Mangiamorte, tu sei riapparso” disse per poi
finalmente spostare di lato l’asciugamano dal collo, mostrando il disegno sul
suo pettorale sinistro. Era un simbolo diverso dal suo, era Inguz,
il sacrificio mortale per dare nuova vita.
“Solo quando io ho commesso un sacrificio,
il rituale è stato completato” spiegò.
Sirius rimase diversi minuti in silenzio,
completamente sconvolto.
Remus aveva davvero fatto una cosa simile?
Per lui?
“Questa è magia oscura” era una cosa
ovvia, ma aveva bisogno di dirla ad alta voce. Remus non si scompose.
“Credevi davvero di essere tornato in vita
per miracolo?” chiese in fine il licantropo.
“Per ogni dono una maledizione” disse il
bruno. Lo aveva detto Remus alla Tana, dopo che lo aveva interrogato.
“Tu sei il dono, io sono sempre stato una
maledizione, niente di nuovo” gli rispose tranquillo.
“La bussola punta a me perché la tua magia
mi ha riportato in vita. I licantropi…”
“I licantropi sentivano me attraverso te,
forse erano giovani o solo spaventati, ma ti ha comunque salvato la vita” gli
spiegò con una scrollata di spalle, come se quello che aveva appena ammesso di
aver fatto non fosse magnifico e terrificante.
“E se uno di noi dovesse morire?” chiese
dopo un po'.
“Se dovesse succedere a te, morirei anche
io. Se invece dovessi morire io, tu dovresti sopravvivere. In teoria la mia anima
è legata alla tua ma non viceversa.”
“Rem” fu un miagolio umido che
preannunciava lacrime, ma finalmente Remus lo guardò, anche se solo per un
secondo.
“È stata una serie di coincidenze che me
lo hanno permesso: il giorno della tua morte, i tuoi tatuaggi, il modo in cui
sei morto, il fatto che io, una creatura oscura, abbia compiuto un rituale di
magia oscura, amplificandone i poteri”
“Remus… perché hai fatto una cosa simile?”
disse piangendo. Remus si era condannato.
“Perché non hai mai avuto la possibilità
di una vita normale. Insomma, guarda cosa sei riuscito a fare in solo qualche
mese fuori dalla guerra” disse indicando la casa “Sei sempre stato destinato a
qualcosa di magnifico e questa possibilità ti è stata strappata via così tante volte
ed è stato così ingiusto”
Era terrificante la tranquillità con cui
ne parlava, come se non avesse gettato la sua anima ai cani.
“Moony, la tua
anima” gli ricordò affranto e Remus lo guardò di nuovo, sta volta più a lungo.
“La mia anima è tua, Sirius. Ho passato
tutta la vita all’inferno, so per certo che qualsiasi cosa ci sia dopo la morte
non può essere tanto peggio”
Sirius avvicinò una mano verso il petto
dell’altro titubante, ma Remus gliela prese e la avvicinò molto più
rapidamente. L’animagus sfiorò la runa sul suo petto
col pollice, anche le rune del cerchio che circondava la runa principale erano
diverse, era l’altra faccia della medaglia.
“Quando ero dall’altra parte, Regulus non mi ha voluto dire come fosse possibile che mi
era stato concesso di tornare, ma non ha detto che tu… Perché hai fatto una
cosa simile?”
“Lo sai il perché” gli rispose tranquillo
e Sirius tirò via la mano.
“E allora perché mi tratti così? Hai dato
la tua anima per me, per la miseria, almeno permettimi di stare al tuo fianco!”
sbottò e Remus si strinse di pochi millimetri nelle spalle.
“Perché non ti merito”
“E allora sii egoista. Il prezzo è stata
la tua anima, il minimo che puoi fare è riscattare il premio!” sbottò di nuovo.
Remus lo guardò per diversi attimi per poi
parlare.
“Credevo l’avresti presa molto peggio”
ammise e Sirius sbuffò.
“Ho voglia di gonfiarti di botte, ma è un
anno e mezzo che ti tormenti per questa faccenda, non potrei mai essere più
bravo di te a farti rimpiangere le tue scelte”
“Sirius, io non sto rimpiangendo la mia
scelta”
“ ‘Avrei voluto che
fossi rimasto morto’, non sono parole mie”
“Esatto, capisci a che tipo di essere sei
legato? Sono sempre stato egoista”
Sirius sbuffò di nuovo e si passò una mano
fra i capelli, avvicinandosi di più a Remus per parlargli.
“Remus, visto che le maniere dolci non
funzionano, passiamo a quelle meno dolci: il tuo scopo nella vita è
tormentarti. Ovviamente, il destino si è divertito particolarmente con te, non
lo metto in dubbio, ma tu hai sempre adorato interpretare l’anima in pena,
anche più di quanto fosse necessario, io lo so, l’ho sempre saputo e ti ho
sempre amato così come sei, con tutte le tue pippe mentali sul fatto che non
meriti niente di bello”
“Pads” iniziò ad
interromperlo, ma Sirius lo fermò.
“Fammi continuare. Qui stiamo costruendo
qualcosa di bello insieme, stiamo creando una famiglia e io ti voglio vicino a
me fino a quando davvero ti sarai stancato di me”
“Credevo fosse chiaro che per me è
impossibile stancarmi di te”
“Non sono perfetto, tutt’altro, sono più
difetti che lati positivi”
“Questo non è vero, ma lo so, l’ho sempre
saputo e ti ho sempre amato esattamente così come sei” disse riutilizzando la
sua frase, ma detta con molta più dolcezza e da lui, fece contrarre qualcosa
nel petto di Sirius.
“E allora è davvero necessario continuare
così? Iniziamo ad avere una certa età, dovremmo finirla con i tira e molla
adolescenziali”
“Come fai a non odiarmi?” chiese l’altro
sorpreso, ma fin troppo zen, soprattutto visto le montagne russe emotive su cui
invece era Sirius.
“Remus, non ti ho odiato quando mi hai
fatto sentire meno di zero. Mi fai arrabbiare, ma non sono fatto per odiarti”
Remus emise un verso dolorante, come se
qualcuno lo avesse accoltellato, ma prima che Sirius potesse anche solo
chiedergli se stesse bene, il licantropo lo stava abbracciato e aveva affondato
il viso nella sua spalla, le braccia avvolte attorno alla schiena.
La sua stretta faceva quasi male, ma
Sirius poteva tollerarla, aveva sempre tollerato qualsiasi cosa Remus gli
avesse mai fatto.
Sirius gli prese il volto fra le mani e
per un attimo Remus non sembrò dell’avviso, ma alla fine permise al bruno di
allontanarlo dalla sua spalla.
“Non puoi fare così e poi ignorarmi per
mesi interi. Basta, okay? Sono qui per te, ma non puoi continuare a trattarmi
così”
Remus annuì senza parlare e Sirius gli
asciugò le lacrime col pollice. Con una mano sfiorò i capelli umidi tirandoli
indietro in modo da scoprire per bene il suo viso. Osservò le cicatrici e i
suoi bellissimi occhi ambra pieni di lacrime, la fronte corrucciata e le guance
lisce.
“Sei sempre stato la cosa più bella che
abbia mai visto” sospirò e Remus alzò gli occhi al cielo.
“Non ti ho mai creduto” gli rispose e il bruno
alzò le spalle.
“Lo so, ma non fa niente”
Sirius avvicinò le labbra alle sue,
poggiandole prima delicatamente, solo per un attimo, spaventato da quale
reazione l’altro avrebbe potuto avere e poi con maggiore convinzione,
affondando le dita dei boccoli umidi.
Remus allentò leggermente la presa, quanto
bastava a permettergli di respirare senza che facesse male e iniziò a rispondere
al bacio.
Sirius ebbe finalmente la certezza che
Remus fosse di nuovo con lui, aveva la sensazione che i tiremmolla fossero
finalmente dietro di loro, i segreti erano finiti.
Gli era mancato così tanto.
Sirius si spinse verso di lui e con un
movimento fluido si mise a cavalcioni delle sue gambe, interrompendo il bacio
per un attimo e pensò che Remus avrebbe avuto da ridire, ma l’altro iniziò a
baciargli il collo e tutta la pelle che incontrava, allargò il collo del
maglione leggero che indossava, scoprendogli la clavicola e provando ad avere
libero accesso a più superficie. Dopo alcuni attimi Sirius si allontanò per
sfilare l’indumento e lanciarlo sul pavimento per poi lasciare libero accesso
al licantropo che tornò a baciare il suo petto, tracciando i numerosi tatuaggi
con le labbra, le mani che gli carezzavano i fianchi, spingendolo
insistentemente contro di lui.
Con l’ultimo neurone ancora non
completamente concentrato su Remus, Sirius ebbe la decenza di chiudere la porta
con un distratto gesto della mano e vi lanciò pure un incantesimo di Chiusura e
uno di Silenzio. Tecnicamente erano soli a casa, ma non si poteva mai sapere.
Affondò entrambe le mani nei capelli di
Remus che continuava a baciargli il petto in tutti i punti più delicati e che
lui conosceva perfettamente. Gli sfiorò un capezzolo con la punta della lingua
e poi lo morse delicatamente provocando nella schiena di Sirius un involontario
scatto in avanti.
“Mh, sensibile
come sempre” disse il biondo con un sorriso guardandolo dal basso. Godric era appena ringiovanito di vent’anni, anche i suoi
capelli bianchi sembravano essere spariti fra quelli colo sabbia bagnata.
“Tu invece sei ancora lo stesso
provocatore” gli rispose il bruno. Le mani di Remus arrivarono sulla sua zip,
aprendola senza perdere tempo e infilandosi nel retro dei suoi jeans.
“Solo perché mi piace sentirti gemere. I
pantaloni” disse per poi spingerlo via leggermente fino a essere di nuovo in
piedi. Sirius si sfilò il resto dei suoi indumenti rapidamente e poi tornò a
cavalcioni di Remus. Affondò una mano nei capelli chiari, sempre più grigi
tranne che per quel pomeriggio e gli tirò il viso verso l’alto per baciarlo
languidamente, le mani di Remus tornarono sulle sue cosce iniziando a salire
con meno fretta di quanto Sirius avrebbe preferito.
“Smettila di provocare, è troppo che
aspetto” sospirò contro le sue labbra, ma la sua voce aveva una palese sfumatura
d’implorazione e gemito mal celato.
Remus sorrise tranquillo, fingendo
nonchalance, ma le pupille avevano quasi completamente inghiottito le iridi
color ambra.
“Remus, per favore” gemette per poi
baciarlo di nuovo e Remus sorrise, continuando a baciarlo, mentre gli lanciava
un incantesimo di lubrificazione senza bacchetta.
Sirius non riuscì a trattenere l’ansimo
che la sensazione gli provocò e Remus gli mordicchiò la clavicola mentre le sue
dita ispezionarono i risultati del suo incantesimo.
Il licantropo lo spinse sul materasso e
prima che il bruno potesse lamentarsi, fu subito su di lui, fra le ginocchia
aperte, una mano fra le sue gambe che continuava a prepararlo come si deve.
Godric le sue dita.
Remus conosceva il suo corpo meglio di come Sirius conosceva il suo pianoforte,
ed era in grado di sfiorare tutti i tasti giusti, di creare un’armonia in grado
di cancellare qualsiasi rumore o distrazione stesse succedendo all’infuori
dello spazio di loro due.
Come aveva fatto a dimenticare cosa
significava fare sesso con Remus?
Il licantropo intanto aveva riempito il
suo torace di succhiotti e morsi, marchiandolo come suo mentre le dita dentro
di lui avevano fatto spazio.
Sirius era pronto ad implorare, ma Remus
lo baciò per soffocare i suoi gemiti. Lanciò di nuovo l’incantesimo di
lubrificazione e si posizionò meglio sulle ginocchia, una mano che avvolgeva la
coscia di Sirius e l’altra che guidava il proprio membro.
Sirius si rilassò quanto più possibile, ma
quello fra le sue gambe era Remus, era dall’ottanta che Remus non era fra le
sue gambe, era passato troppo tempo per riuscire a far finta di niente.
Provò ad essere paziente, ma avvolse un
braccio attorno ai fianchi del licantropo e lui in risposta non si mosse si un
solo millimetro.
“Non farti implorare” quasi ringhiò, ma
sul finale la sua voce si ruppe. Lasciò i suoi fianchi e avvolse le braccia
attorno al suo collo. Gli prese il labbro inferiore fra i denti e Remus sibilò quando
i loro corpi si avvicinarono e si toccarono.
“Sto provando a calmarmi oppure il tutto
durerà molto poco” rispose con un sorriso sincero e Sirius sorrise a sua volta.
“Ti faccio ancora questo effetto?”
“Sirius, averti nudo e implorante mi farà
sempre questo effetto.” disse per poi baciargli la guancia “Averti sorridente,”
sospirò contro la sua mascella “assonnato,” aggiunse dietro l’orecchio “ma
soprattutto averti mentre mi guardi così” concluse allontanandosi quanto
bastava perché i loro sguardi si incontrassero e si sorrisero di nuovo.
“Remus, per favore” miagolò per poi
baciarlo e mentre continuavano a baciarsi, Remus entrò dentro di lui. Ruppero
il bacio restando ad ansimare l’uno dentro la bocca dell’altro mentre Remus
continuava ad avanzare lentamente, un centimetro alla volta fino a che i suoi
fianchi ossuti non furono poggiati contro le sue cosce.
Si diedero qualche attimo per riprendere
fiato, entrambi sorpresi dalla magnifica intensità di essere di nuovo uniti e
quando Sirius riuscì a rilassarsi fra i cuscini, Remus iniziò a muoversi.
“Non durerò molto” ammise affondando il
viso nel suo collo e Sirius affondò una mano nei suoi capelli e con l’altra gli
afferrò il sedere; voleva sentirlo muoversi anche da fuori.
“Recupereremo” gli rispose per poi
sciogliersi in un gemito.
I fianchi di Remus accelerarono, i gemiti
di Sirius si fecero sempre più indecenti e una delle bellissime mani del
licantropo s’infilò fra i loro corpi iniziando a masturbare il bruno.
Sirius venne per primo, s’inarcò stringendo
Remus fra le sue gambe gemendo il suo nome direttamente nel suo orecchio. Il
suo orgasmo fu talmente forte che si accasciò completamente rilassato sul
materasso.
Affondò entrambe le mani nei capelli di
Remus, roteando i fianchi e accompagnando il suo movimento e il licantropo
venne ringhiando il suo nome contro il suo petto, la guancia poggiata sulla
grossa runa sul suo pettorale sinistro.
Restò lì immobile per diversi attimi in
cui Sirius prese a carezzargli la fronte, spostando i delicati boccoli madidi
di sudore.
Remus si spostò di fianco a Sirius e lo
avvolse con entrambe le braccia senza sollevare il volto dalla sua spalla.
“Tutto bene?” gli chiese Sirius in un
sospiro e Remus annuì, ma dopo un secondo scosse la testa. Sirius lanciò un
incantesimo per pulirsi di dosso il grosso dei loro fluidi corporei e poi,
sempre con la magia, li avvolse nelle coperte.
Restarono così alcuni momenti e finalmente
Remus inspirò contro la sua pelle e si rilassò.
“È stato molto più intenso di quanto mi
aspettassi” ammise e Sirius gli sorrise
“Credo di aver perso alcuni attimi, dopo
essere venuto”
“Mh, allora
siamo in due” gli rispose, mettendosi comodo contro di lui.
Sirius si rilassò a sula volta, si rilassò
per la prima volta in quelli che sembravano anni, con il suo Remus sul suo
petto.
“È un bene che tutti i dubbi giusti ti
siano venuti proprio quando Andromeda ha deciso di rapire entrambi i bambini
per tutta la giornata” bofonchiò dopo un po' contro la sua pelle e Sirius
scoppiò a ridere.
“Godric, scopare
di nascosto era una cosa che non credevo ci toccasse più fare” disse divertito
e Remus grugnì disturbato.
“Vero, ma non vogliamo traumatizzare
nessuno, vero?”
“Certo che no, Godric
sa quanti problemi avranno già quei due” disse Sirius provando a fare una battuta,
ma risultando comunque preoccupato. Un orfano di madre metamorfomagus
e un orfano licantropo cresciuti da un animagus e un
altro licantropo? La tipica famiglia inglese, non c’era che dire.
“Molto probabile, ma secondo me abbiamo
buone probabilità di non fare un completo macello” lo tranquillizzò Remus e
Sirius emise un verso di assenso.
Restarono a lungo così, continuando a
stringersi e sorridersi come due ebeti.
“Moony?” gli
chiese Sirius dopo un po' e l’altro alzò lo sguardo sul suo viso.
“Dimmi Pads?”
“Adesso non inizierai ad ignorarmi, vero?”
era onestamente terrorizzato. Non potevano andare avanti così, il povero cuore
malandato di Sirius non avrebbe retto.
“Dovrai maledirmi per allontanarmi,
Sirius”
“Bene”
Non ci fu una dichiarazione ufficiale, ma
quando Andromeda riportò i bambini a casa, Ethan arricciò il naso involontariamente
e poi aggrottò le sopracciglia, passando lo sguardo da un adulto all’altro senza
dire niente.
Andromeda guardò il collo masticato di suo
cugino e inarco un sopracciglio, ma sorrise e gli fece l’occhiolino. Consegnò
Teddy a Remus e appena prima di andare via parlò.
“Sono sempre disponibile a farvi da babysitter,
basta dirlo. E mi raccomando i Silencio”
I due restarono a guardarla, Remus si vergognava
come un ladro, mentre Sirius era sorpreso della rapidità con cui sua cugina
aveva colto il cambiamento.
“Perché deve essere così….”
iniziò Remus, non sapendo bene come finire la frase.
“Perspicace?” gli suggerì Ethan e l’adulto
annuì.
“Grazie, Ethan, non è proprio la parola
che cercavo, ma è di sicuro adatta” Il bambino gli sorrise e andò a posare
giacca e zainetto nell’armadio all’ingresso.
“È una Black, cosa ti aspettavi?” gli
rispose Sirius divertito.
Remus sorrise e
Ethan tornò subito dai due.
“Ma quindi adesso vi sposate?” chiese
eccitato.
Mh. Cazzo.
-
Era il trentuno ottobre e Harry non era a
casa.
Era l’anniversario della morte di James e
Lily e Harry era uscito con Draco. Non era alla Temuta, Sirius aveva
controllato la posizione dell’orologio, era solo grato che anche se arrabbiato,
il ragazzo non lo avesse tolto.
Per insistenza dei Lily e James
bidimensionali, Sirius e Remus avevano portato Ethan e Teddy a fare dolcetto o
scherzetto vestiti rispettivamente da leone (visto che Ethan era così bravo a
ringhiare) e da ravanello, entrambi i costumi erano stati merito di Luna col
supporto di Lelya che, non potendo avvelenare nessuno a Hogwarts,
stava imparando a cucire. Sirius aveva provato a dirle che non era necessario
che si trasformasse in una massaia, ma la ragazza era piuttosto cocciuta.
Erano rientrati alle otto, Teddy aveva cenato,
mentre Ethan aveva mangiato fin troppe schifezze e i due si erano addormentati.
I due adulti erano in salotto. Sirius era
al pianoforte, perché se suoni non hai mani per bere e Remus faceva finta di
leggere sul divano.
“Sei stato molto bravo” disse il
licantropo dopo un po'.
“Mh?”
“Oggi, tutta la giornata, sei stato bravo”
Sirius scrollò le spalle tristemente e continuò a suonare.
“Tu c’eri al loro funerale?” chiese dopo
un po' e Remus annuì.
“C’era molta gente?”
“Fin troppa, ma nessuno a cui dare le
condoglianze, quindi si dileguarono tutti presto. Penso che la maggior parte
fosse lì solo per poter dire “c’ero anche io al funerale dei Potter” oppure
nella speranza di poter vedere Harry, ma era già dai Dursley.
Silente non perse tempo” gli spiegò.
Sirius poteva immaginare fin troppo
chiaramente la scena. Un giovane Remus a cui lui aveva spezzato il cuore, da solo
e distrutto mentre due dei suoi migliori amici, la sua famiglia, venivano
calati in una tomba. Una miriade di gente contenta che non sia toccato a loro.
Remus che piange Peter, non sapendo la verità.
“Provai a mandarti un Patronus” fu poco
più di un sussurro, ma Remus lo sentì ugualmente “Quando arrivai a Godric’s Hallow e capii cos’era
successo provai a mandarti un Patronus, ma non ci riuscii”
“Come avresti potuto? La tua famiglia era…
era stata fatta a pezzi”
Sirius sentì qualcuno che tirava su col
naso e si rese conto che il quadro con quell’unica poltrona era affollato dai
tre ritratti, tutti in vari stati di commozione. Quello che piangeva più di tutti
era James, ma era comunque perfettamente in silenzio, in modo da poter
ascoltare. Merlino, erano fin troppo realistici.
“Era la nostra famiglia.” lo corresse e Remus
annuì, ma non lo interruppe “Avrebbero dovuto continuare a sfornare bambini
fino a quando noi ne avessimo avuto almeno uno ciascuno a cui fare da padrini e
io e James avremmo fatto di tutto per viziarli in maniera disgustosa, ma ci
sareste stati tu e Lily a bilanciare la cosa in modo che quei bambini non
venissero su completamente ingestibili. E poi magari dopo un po', sarei
riuscito a convincerti che non sei una piaga per la società e un paria, avremmo
trovato un utero in affitto e avremmo fatto un paio di figli anche noi, ne
avremmo adottati un altro paio e avremmo vissuto dei forzieri dei Black mentre
tu avresti scritto brillanti libri su qualsiasi cosa e io sarei diventato Molly
Weasley punk, Lily sarebbe diventata Maestro di
Pozioni e James avrebbe allenato la squadra pulcini di quidditch
del quartiere”
Remus lo guardava con la tempia poggiata
contro il pugno e un sorriso con gli occhi lucidi.
“È un’immagine bellissima”
“Continua fino ai nostri pronipoti, ho
anche i nomi di tutti. Dodici anni sono lunghi da riempire” aggiunse e Remus
annuì, continuando a guardarlo.
“Forse dovremmo concentrarci su quello che
abbiamo, però” gli suggerì il licantropo.
“Sono molto contento di quello che
abbiamo” si mise sulla difensiva. Remus sbuffò e si rimise a sedere diritto.
“Pads, devi
risolvere questa situazione con Harry” disse senza troppi giri di parole e
Sirius si voltò verso di lui, piccato.
“Deve essere davvero comodo avere uno
stronzo impulsivo a portata di mano, eh Rem? Così io faccio i danni e io li
risolvo, mentre tu fai la bella figura dell’adulto zen”
Remus sbuffò rumorosamente e alzò gli
occhi al cielo.
“Pensavo stessimo arrivando a qualcosa,
chiaramente mi sbagliavo” bofonchiò e Sirius ringhiò.
“Sei adorabile, davvero” disse Remus
sarcastico.
“Pads, Harry è
tutto quello che ci resta di loro” disse indicando il dipinto “Quel
ragazzo è stato sfruttato e deluso tante di quelle volte che è un miracolo che
non sia diventato un completo stronzo”
“Sa essere un po' stronzo ogni tanto”
aggiunse Sirius
“É solo il carattere di Lily che emerge,
niente fuori posto” lo corresse Remus e il bruno dovette dargli ragione.
“Vero” James al massimo era in grado di
essere fastidioso, il suo istinto da mamma chioccia troppo per permettergli di
essere davvero stronzo. D’altro canto, Lily….
“Tu ormai sei suo padre e stavi facendo un
lavoro fantastico… fino a che non è venuto fuori Draco”
“Sono preoccupato, non mi sembra una cosa
impensabile!”
“Hai pienamente ragione, ma quel ragazzo
ha bisogno di avere una vita da normale adolescente e per alcuni vuol dire
farsela con spocchiosi purosangue che hanno attentato alla tua vita” lo guardò
inarcando un sopracciglio e Sirius fu sorpreso da una strana risata nevrotica
che emise sotto lo sguardo di Remus.
“Questo è un colpo davvero basso” gli disse,
molto più disturbato di quando non avrebbe pensato. Tirare fuori il suo
tentativo di omicidio di Snivellus tramite Moony…
“Lo so, ma è la verità. Magari fra un paio
di mesi si stancherà e troverà un ragazzo normale o forse no, non possiamo
saperlo, ma qualsiasi cosa decida di fare, tu non puoi fare così. Harry ha
bisogno di te dalla sua parte. A qualsiasi costo”
-
Sirius non sa come fu possibile, era certo
che Remus avesse sfruttato la dolcezza di sia Teddy che Ethan per convincere
Harry a tornare a Grimmauld Place, ma comunque gli
fosse riuscito, gli aveva dato una possibilità e adesso doveva sfruttarla ad
ogni costo.
Doveva chiedere scusa, aveva ingoiato
tanto del suo orgoglio che avrebbe come minimo dovuto mettere un paio di chili.
“Harry io… ho esagerato. Legalmente sei un
adulto ormai e puoi fare le tue scelte e non sta a me mettermi in mezzo”
esordì.
“Remus te l’ha fatta imparare a memoria?”
gli chiese tagliandolo con lo sguardo. Harry era seduto sul letto di camera sua
e cercava qualcosa nel suo comodino e Sirius si dondolava da un tallone all’altro
nel disagio più completo.
Ah, Lily.
“No, tutta farina del mio sacco” aggiunse,
sentendosi davvero in colpa, non sapendo bene cosa fare con le proprie mani.
Harry lo guardò a lungo, gli occhi verdi che da letali si fece semplicemente
guardinghi. Sirius poteva gestire guardinghi, gli poteva riuscire.
“Anche io ho esagerato” iniziò Harry, ma
Sirius lo fermò.
“No, non hai esagerato. Se qualcuno mi
avesse detto che non avrei dovuto stare con Remus perché era un mostro, padrino
o no, li avrei mandati al San Mungo. Lo hai detto tu, Draco ci sta provando e
quindi devo provarci anche io” disse annuendo, per convincere anche se stesso e Harry annuì.
“Okay” non gli sorrise, ma era già un
inizio. Era il momento di sganciare la bomba.
“Estendigli l’invito per il mio
compleanno” questa gliel’aveva fatta imparare Remus.
“Davvero?” chiese l’altro sconvolto.
“Davvero” ripeté annuendo di nuovo Si
sentiva come un cavallo addestrato a contare.
“E non gli metterai il Veritaserum
nel bicchiere e lo interrogherai? Ho visto la bottiglia” iniziò con un
sopracciglio inarcato.
“Pff, ci sono
modi molto più efficaci del... no, non gli metterò niente nel bicchiere o nel
cibo. Non lo maledirò e farò del mio meglio per essere gentile”
“Non ci saranno gli altri ragazzi, vero?
Non vorrei che… non ho voglia di avere tutti che si comportano come te” chiese
preoccupato e Sirius scosse la testa.
“A cena saremo solo io, Remus, i bambini,
Andromeda, Elvire e Lelya”
“Okay, è fattibile” concesse Harry.
“Okay” ripeté.
“Okay” Riripeté il ragazzo. Erano entrambi
ridicolmente a disagio, erano sempre andati troppo d’accordo, questo era il
primo vero screzio che avevano ed era di questa portata…
Sirius fece per allontanarsi, ma dopo un
momento tornò sui suoi passi e abbracciò il ragazzo.
“Senti, mi dispiace se tu abbia pensato
che io non ti voglia bene. Ti voglio bene più di ogni altra cosa, ma mi
preoccupo e sto ancora imparando a… a gestirmi e so di non essere il massimo,
ma ci sto provando” ammise, mettendo da parte i discorsi preparati e le frasi
fatte.
Harry lo abbracciò, rilassandosi
finalmente da quando era entrato in quella casa.
“Sei tutto quello che ho sempre
desiderato, Pads” gli rispose e Sirius si sciolse.
“E tu sei tutto quello che ho sperato che
fossi”
Mancano due capitoli.
Tecnicamente potrei
chiamarli Epilogo 1 ed Epilogo 2 o fare un solo grosso epilogo, ma ci sono ancora
un paio di cose da risolvere che troveranno fine e risposta nell’ultimo
capitolo e POI ci sarà l’epilogo.
Nel prossimo chap ci saranno diversi salti temporali, ma non fa niente.
La Wolfstar
è atterrata, arrivata, venuta (*wink wink*) e anche l’ultimo segreto è stato reso noto.
As usual, ringrazio chi legge, recensisce e salva questa
storia.
Alla prossima
The Cactus Incident