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Autore: Brume    29/07/2020    1 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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Reve e Alain non parlarono più; rientrarono in casa tranquillamente, cercando di far finta di nulla.

 

“Ehi, nonno, dove sei andato con il papà?” chiese Adrien, in cima alle scale, con lo sguardo dolce tanto uguale a quello di Andrè, al quale assomigliava moltissimo.

“Siamo andati a fare due passi, a parlare un pò” rispose Alain accarezzando la testolina di capelli scuri. “Ma sei da solo? Dove è tua sorella?”. Alain si guardò in giro.

“E' dentro: la mamma non sta bene, si è stesa nel letto. Ha male alla pancia” disse il piccolo.

“Mi sa che è ora, Reve. Corri da lei” disse sottovoce Alain . Poi, rivolto ad Adrien: “vieni con me... Credo che tra qualche ora vedrai tuo fratello o tua sorella” . Adrien iniziò a saltellare felice, poi diede la mano ad Alain ed i due tornarono sulla spiaggia, dove presto arrivò anche Aurore, emozionata.

Reve corse invece dalla moglie.

“Diane, eccomi” disse Reve entrando nella stanza “devo andare a chiamare il medico?”

“credo di si, forse è meglio” rispose lei “ penso che non manchi molto....” . Era stesa sul letto, aveva indossato una camicia da notte e legato i capelli con un nastro.

Rosalie era con lei; aveva già pensato a scaldare l' acqua e stava preparando pezze e lenzuola. Il suo era un continuo andirivieni. Ad un certo punto si fermò davanti a Reve, ancora fermo sulla porta.

“Reve, secondo me dovresti partire subito. Quando arrivi al villaggio vai anche da Francine l' ostetrica, e dille di portare le sue erbe lenitive e tutto ciò che può essere utile” disse senza togliere lo sguardo da ciò che stava facendo.

Il tempo di baciare la moglie e regalarle un sorriso, poi l' uomo andò nella piccola stalla a sistemare il calesse; si mise in viaggio quindi , veloce come un fulmine, tanto agitato da non sentire la pioggia che all' improvviso cominciò a cadere.

Arrivò al paese come fosse inseguito da un intero esercito: balzò dal calesse e bussò alla porta di Francine, poi senza spiegare più di tanto andò dal dottore, chiedendo di seguirlo; quindi, ripartirono.

“Vi prego di scusare la mia maleducazione e la mia fretta, ma credo che mia moglie stia per avere un figlio, e mi ha chiesto di fare presto” disse una volta che si furono messi in cammino; i due ospiti non dissero nulla, abituati a simili prassi.

 

Il parto di Diane, tuttavia, non fu così veloce come previsto, anzi; durò anche più di quello precendente. Reve era preoccupato e non faceva altro che correre da una parte all' altra della stanza; poi, finalmente, un vagito ruppe quel silenzio. A Reve mancò il fiato, dall' emozione: attese ancora un attimo, poi bussò, per avere notizie.

“Attenda” disse l' ostetrica con voce ferma “ ci sono state alcune complicazioni, sua moglie ha perso conoscenza.”.

“Co...come dite...? Cosa è successo? Parlate, per favore” esclamò lui in preda al panico.

In quel mentre, Rosalie fece un cenno alla donna e si avvicinò a Reve.

“Ci penso io, Francine” disse pacata; poi, prese Reve sottobraccio e andarono verso il salone.

Reve percorse quei metri come se dovesse andare al patibolo, facendosi trascinare, continuando a girare la testa verso la stanza da letto. La stessa dove lui era nato.

“Reve, siediti” disse Rosalie.

“Rosalie ti prego, dimmi cosa sta succedendo a Diane” chiese lui cercando di mantenere la calma, muovendo convulsamente le mani.

“Diane ha avuto un parto difficile, figlio mio. Ha perso molto sangue, il medico sta facendo il possibile per salvarla. Ascoltami, ora dobbiamo pensare alla piccola...è una femmina...tu devi andare al più presto a cercare una balia. Tua figlia deve mangiare e nelle sue condizioni Diane non può fare nulla”. Una lacrima scese sulle guance di Rosalie.

“non ce la faccio: voglio restare con lei” disse l'uomo trattenendo le lacrime.

“va bene... allora cerca Hervè e raccomandagli di andare da Madame David; lei indicherà la persona giusta” rispose Rosalie senza troppo insistere.

Reve si alzò e andò a cercare il ragazzo sul retro di casa, vicino alla piccola stalla e nel frattempo vide sopraggiungere Alain ed i suoi due ragazzi.

“come sta la mia bambina? “ chiese, felice; ma il sorriso si smorzò quando vide l' espressione del genero. I bambini diventarono subito seri.

“Vieni” rispose Reve, una volta comunicato ad Hervè il suo compito.

“Reve, dimmi la verità, ti prego” disse il vecchio mentre entravano in casa... ma Reve non disse nulla, gli indicò la porta.

Rosalie accorse appena li vide, e prese con sè i bambini; i due entrarono.

Il medico stava seduto in un angolo , con la sua borsa in mano, senza dire una parola, la faccia tirata. Con la mano libera torturava un lembo della sua giacca.

“Vi prego di perdonarmi, Monsieur” disse con un filo di voce.

“Per quale motivo, Dottore? Voi avete fatto il possibile...” rispose Reve

“ Ha perso molto sangue, ha rischiato di perdere sua figlia. Con un filo di voce, sua moglie mi ha chiesto di salvare la piccola, se le cose si fossero messe male.

Reve impallidì pià di quanto già lo era. Non riusciva a stare fermo e tantomeno seduto.

Guardò fuori dalla finestrella; continuava a piovere. Hervè spuntò all' improvviso, fradicio.

Alain, invece, era perso nel volto della figlia, che respirava a fatica. La piccolina era accanto alla madre, ed il nonno si avvicinò per dare una carezza ad entrambe. Ad un certo punto, prese e se ne andò: non riuciva a sopportare quella vista, quell' agonia.

 

 

 

La bambina, stesa vicino a Diane, era davvero bella. I capelli biondissimi parevano quasi bianchi e gli occhietti cangianti tipici dei piccoli appena nati apparivano di un azzurro intenso. Era piccola, dalla pelle diafana, e Reve la osservava con attenzione, ma sul suo viso non vi era nè gioia nè tenerzza:non voleva avere niente a che fare con quella creatura che meno di 10 minuti prima aveva portato via la sua Diane.

Si; la sua Diane non era più. In un ultimo atto di pietà, la piccola – alla quale non era ancora stato dato un nome e che aveva appena finito di mangiare - era stata posta accanto alla madre, nella speranza potesse risvegliarla da quella agonia grazie a qualche sorta di miracolo...miracolo che purtroppo non avvenne.

Alain, Reve, la balia, il medico...erano tutti stretti intorno a quel letto di dolore, senza che nessuno dicesse una parola, fermi immobili in una dimensione senza tempo. In silenzio.

All' improvviso comparve Rosalie, tenendo per mano i gemelli. Era esausta.

Aurore corse verso la madre e la sorella, zitta e pallida. Adrien si avvicinò al padre, con lo sguardo serio, senza far trasparire la minima emozione.

“La mamma non c'è più, bambini. E' volata in cielo, insieme a Nonna Oscar e Nonno Andrè...ora è tra le sue braccia” disse Reve, forse facendo un discorso un pò troppo grande per quei due ragazzini, carezzando i capelli neri di Adrien.

“non tornerà più da noi?” chiese Aurore in mezzo ai singhiozzi che strozzavano la sua voce.

“No, piccola mia.” rispose Reve.

Aurore si allontanò dal letto e tornò dal fratello; lo prese per mano e si riavvicinarono ; insieme crollarono in un pianto infinito,mentre il padre li raggiungeva per prenderli tra le braccia.

Un tuono squarciò il silenzio; lentamente, le persone presente in quella stanza la lasciarono.

Reve e Alain , tornato al capezzale della figlia poco prima che spirasse,si trovarono così; soli, con i bambini e la donna che entrambi amavano; i loro cuori distruti.

“E' ora che andiate, bambini” disse ad un certo punto Alain “ lasciamo solo il papà un attimo”.

Si avvicinò alla figlia, la baciò sulla fronte ed uscì, con i nipoti.

Reve restò solo con moglie e figlia, che agitava le sue manine paffute per aria, cercando un contatto umano che non ricevette ancora dal padre, il cui cuore si era improvvisamente chiuso: poi si avvicinò alla sua Diane; prese la bambina e la mise bella culla che le era stata preparata e si stese vicino alla donna.

Steso su un fianco, osservava i suoi lineamenti, distesi in un sonno eterno, che parevano quasi rilassati; accarezzò il viso, i capelli, prese le sue mani e le baciò. Pensò a quante serate avevano trascorso insieme, chiacchierando a letto, dopo che i bambini si erano addormentati.

Non sentì più alcun rumore; nè i tuoni, nè lo strepitare dei figli e nemmeno il pianto della nuova arrivata. Si abbandonò al dolore, urlandolo contro un cuscino, rannicchiandosi come un bambino. Le sue urla furono comunque sentite, ed arrivarono come una lama nel cuore delle perone che, silenziose, si aggiravano per quella casa.

Rimase così per un tempo indefinito, finchè il sonno non lo prese.

 

 

 

“Reve, svegliati” disse una voce ferma, ovattata, in una dimensione senza tempo.

L' uomo restò per un attimo in un dormiveglia in cui non capiva ancora cosa stesse succedendo; poi aprì gli occhi. Si trovava nella stanza degli ospiti ed il panico ricominciò a diffondersi attraverso ogni fibra del suo corpo.

“Diane...è un incubo, vero? La mia Diane non è morta, vero?” cominciò a balbettare, mettendosi a sedere sul letto. Alain scosse la testa.

“Reve, devi reagire” disse piegato dalle lacrime “ fallo per i tuoi figli....”

Reve si alzò. Era ormai sera, aveva smesso di piovere e nella casa non si sentiva nessuno. Un dolore acuto partì dal petto, lasciandolo senza fiato. La sua Diane non c'era più, non era un incubo ma la triste realtà.

Alain andò verso il genero, allargando le braccia per accoglierlo in un abbraccio, al quale Reve si abbandonò senza riserve, come un bambino. I due uomini, finalmente, versano tutto il loro dolore in lacrime che scorrevano a fiumi; senza parole, si aggrapparono l' uno all' altro quasi a farsi male.

 

 

 

Oscar osservava il figlio, tra le braccia di Alain.

come vorrei essere in carne ed ossa e farti sentire il mio amore” disse, allungando una mano impercettibile verso i capelli di Reve.

Andrè osservava la scena silenzioso, accanto alla moglie.

Doveva per forza andare a finire così? Non potevano lasciarti un pò di felicità?” chiese Andrè al vento, senza che nessun essere superiore riuscisse a dare una risposta. Sapevano benissimo ciò che sarebbe successo, ma non credevano di vivere un dolore così; anche se i loro cuori non battevano più le loro anime, che sostenevano lo spirito, erano ben presenti e soffrivano senza riserva.

Cosa potremo fare per lui?” chiese Oscar, asciugandosi lacrime di cristallo e guardando Andrè.

Nulla, Oscar, lo sai” rispose lui prendendola per mano.

Restiamo qui, tutti. Anche tu, Marie: dovrai occuparti della bambina, d' ora in poi. La proteggerai tu” rispose Oscar.

La famiglia rimase tutta la sera con Reve, intorno al suo letto, cercando di sollevarlo da quel macigno sul cuore.

 

 

 

 

François e Victoria raggiunsero Reve in Normandia due settimane dopo; avrebbero voluto rendersi utili ed arrivare prima, ma una febbre aveva costretto a letto la piccola Bernadette.

Diane era stata sepolta il giorno dopo la sua morte, nel cimitero del villaggio; Reve avrebbe voluto tenerla accanto a sè nel grande giardino, ma le rigide norme non lo permisero. Il funerale fu officiato dal parroco locale che allo stesso tempo battezzò la bambina.

Reve, dopo alcuni giorni di totale rifiuto verso quella creatura, sembrò tornare in sè e finalmente la prese tra le braccia, chiedendole perdono per le cattiverie che aveva pensato e per le colpe che le aveva affibiato. Decise di chiamarla Oscar, come la nonna, alla quale sembrava davvero assomigliare moltissimo e per ovviare al nome maschile aggiunse quello di sua sorella, Marie.

 

François lo trovò proprio accanto alla piccola, quando arrivò in Normandia; Aurore e Adrien seduti poco distante da lui , intenti a giocare piccoli animaletti di legno.

“Reve, mi dispiace tanto” disse avvicinandosi all' amico e abbracciandolo cercando di non fare del male ad Oscar; lui lo guardò con occhi ancora pieni di lacrime, poi però abbozzò un sorriso. Più in la, dietro François, vide Victoria con la piccola.

“Sono felice di vederti qui, anche se l' occasione non è affatto piacevole” disse alla donna.

La sua amica, colei insieme alla quale era cresciuto, si avvicinò; osservò la bambina e chiese di prenderla in braccio. Reve la lasciò tra le sue braccia, poi le diede un bacio sulla guancia.

“grazie amici miei “ disse “ sono contento che siate arrivati”.

Li invitò ad entrare in casa, seguiti dai bambini che subito presero Bernadette per mano e andarono nelle loro camere a giocare.

“Siete già stati da Rosalie?” chiese Reve , sedendosi.

“Si, in realtà siamo arrivati ieri sera...” rispose François “ ma abbiamo preferito riposare...tanto ci fermeremo parecchio....

“Mi ha dato un grande aiuto...senza di lei e Alain a quest' ora sarei perso” disse Reve; François sorrise e mise una mano sul braccio dell' amico. In quel mentre Hervè uscì dalla cucina chiedendo se servisse qualcosa, altrimenti si sarebbe ritirato.

“No, grazie, vai pure” rispose Reve, salutandolo .

 

Un silenzio imbarazzante scese tra loro; nessuno sapeva cosa dire, perchè tutto sembrava indelicato e fuori luogo. Victoria cullava la bambina, che nel frattempo si stava addormentando.

“Ha appena mangiato, la balia è andata via poco prima del vostro arrivo” disse Reve osservando teneramente la figlia “ ...tornerà tra qualche ora. E' una brava ragazza. Vuole molto bene ad Oscar”.

“Oscar? L' hai chiamata come tua madre?” chiese sorpreso François

“Si...Oscar Marie” rispose

“E' un bel nome” disse Victoria accarezzando le guance morbide.

“Pensavo di chiamarla Diane...ma non avrei retto a sentire ancora quel nome, troppo dolore” rispose Reve rattristandosi.

I tre amici rimasero in silenzio, gli occhi fissi sulla bambina.

Il ricordo di Diane riempì quella stanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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