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Autore: Minako_    29/07/2020    4 recensioni
Di cose strane nella vita, gliene erano successe.
Molte, a dire il vero.
Insomma, si era rimpicciolito. Era diventato un fottuto bambino delle elementari, una volta.
Aveva sgominato l’Organizzazione criminale più pericolosa del Giappone.
Era diventato un eroe nazionale.
Ma che un ragazzo gli chiedesse come provarci con la sua ragazza, quello le superava tutte.
Raccolta di one-shot RanxShinichi post cap. 1000
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Of course we're dating!
demoni.


 

Ran provò davvero a far finta di nulla, mentre affiancava colui con il quale la professoressa di educazione fisica l’aveva messa in coppia per l’allenamento di quel giorno. Probabilmente pensava di aver fatto bene a metterli insieme, visto la loro storica amicizia, o più semplicemente perché già da prima della sua lunga assenza solevano fare coppia per ginnastica. Talvolta in passato aveva proposto a Sonoko di stare con lei, giusto per non voler fare favoritismi fra i suoi due migliori amici, ma data la scarsa resistenza di quest’ultima era stata lei stessa a tirarsi indietro. Non riusciva davvero a stare al passo di Ran, già grandemente allenata dalle sue sessioni di karate, e aveva perciò preferito lasciarla con lui.
Ran scosse la testa, provando a non rivangare un passato che ormai le pareva far parte quasi di un’altra vita. Mordendosi incessantemente un labbro, iniziò a fissarsi i piedi come ipnotizzata.
Erano almeno dieci giorni che provava in tutti i modi ad evitarlo, e fino a quel momento c’era perfino riuscita.
Dopo la caduta dell’Organizzazione e il suo ritorno avvenuto solo venti giorni prima, tutta la verità era finalmente venuta alla luce, e con lei tutto il suo bagaglio di bugie.
Provò in tutti i modi di non rivangare come lui un pomeriggio si fosse presentato alla sua porta, con l’espressione più tesa che avesse mai visto, e parecchi lividi e graffi in tutto il corpo.
Avvertì il cuore nel petto dolerle, mentre la sua voce le rimbombava prepotentemente nella testa. L’aveva ascoltato in silenzio, fino all’ultima, dolorosa parola.
E da allora, aveva chiesto solo una cosa: tempo.
Non aveva avuto nemmeno la forza di controbattere, arrabbiarsi, gridare. Era rimasta immobile, lo sguardo dentro quei due occhi blu, e le labbra che minacciavano di tremare ad ogni informazione ricevuta.
Probabilmente nemmeno Shinichi si sarebbe mai aspettato una reazione del genere, e quando infine lei gli chiese di andarsene e lasciarla sola non riuscì nemmeno a metabolizzare ciò che gli avesse appena chiesto con voce tremante. E solo dopo qualche secondo di silenzio aveva infine deciso di seguire il suo desiderio, e incerto aveva oltrepassato la porta di quella che fino a poco prima aveva ormai considerato casa sua.
Da allora erano passati dieci giorni.
Dieci interminabili, tormentati, giorni di silenzio.

Ran strinse i pugni, dondolandosi su quei piedi che erano ormai l'unica cosa che riuscisse a vedere, data la testa bassa circondata dai suoi lunghi capelli.
Non aveva nemmeno pianto, non ne aveva avuto realmente la forza. Si era limitata a trascinarsi in ogni maledetto giorno come se ciò che avesse sentito uscire dalla sua bocca non fosse vero, e pensando addirittura di ritrovarsi il suo banco vuoto come era accaduto per così tanto tempo.
Ma invece eccolo lì, ogni mattina da dieci giorni a quella parte, varcare la soglia della classe come se niente fosse, per poi essere in fretta circondato da metà della classe maschile che pareva non aver mai abbastanza di sentire come il "grande detective dell'est" avesse sgominato l'Organizzazione criminale più pericolosa del Giappone.
Aveva evitato di guardarlo, di sfiorarlo, perfino di fare la strada insieme da e verso casa, sebbene abitassero nella stessa direzione, semplicemente precedendolo sempre frettolosamente per evitare di incappare in lui.
Patetico, doveva ammetterlo.
La situazione era così tesa che perfino Sonoko evitò accuratamente di proferire parola in quel periodo, se non per parlare di cose inerenti alla scuola. Aveva come paura di romperla, di far scaturire in lei qualcosa di così potente da lasciarla inerte.
Così si era ritrovata sola.
E, per una volta, non le pesò poi così tanto.Era confusa, ferita, come se una parte di sè fosse rimasta indietro mentre il suo corpo continuava a vivere una vita che ormai le scivolava addosso senza avere un senso reale. Non riusciva davvero ad affrontare tutto quel dolore, perciò semplicemente evitava accuratamente di pensarci troppo. Era ben conscia di rimandare l'inevitabile, ma in quel momento sapeva solo di non avere la forza necessaria per affrontarlo.
« Tutto chiaro? ».
Ran trasalì, mentre la voce della professoressa le arrivava per la prima volta alle orecchie. Tirò su il viso così in fretta che per poco non le girò la testa, e presto venne assalita dal panico quando si rese conto di non aver ascoltato una parola della spiegazione dell'allenamento di quel giorno. Deglutì spaesata, e per la prima volta si guardò intorno, notando come tutti i suoi compagni di classe si stessero muovendo all'interno della grande palestra per sistemare gli attrezzi a coppie per iniziare la sessione.
Era così immobilizzata che quando sentì qualcosa sfiorarle i piedi con un rumore sordo sobbalzò all'indietro, e sgomenta si voltò verso colui che le aveva provocato un tale spavento.
Senza volere si ritrovò così a fissare due occhi blu che la guardavano mestamente, mentre teneva in mano un tappetino blu.
« Scusa », mormorò Shinichi, avendo notato come fosse sussultata quando le aveva posato  ai piedi il suo tappeto.
Rendendosi conto che stava allestendo praticamente da solo la loro aerea di esercizi, Ran arrossì violentemente, borbottando qualcosa che davvero non capì nemmeno lei. Si guardò velocemente in giro, e provò a capire cos'altro potesse servire per contribuire almeno in parte a quella sistemazione. Notò come tutti avessero preso dei pesetti, quindi velocemente e senza degnare Shinichi di un ulteriore sguardo si diresse in fondo alla palestra per prenderne un paio per entrambi.
Davvero non poteva credere a come fosse riuscita tutto quel tempo a stargli alla larga, e ora la professoressa li avevano messi in coppia per le successive due ore.
Si morse un labbro, provando davvero a non provare rancore nei suoi confronti. D'altronde dubitava fortemente che potesse essersi accorta di come le cose fossero fredde fra di loro, e certo non aveva voluto fargli un torto.
Sospirò, acchiappando automaticamente i pesetti che erano soliti usare ogni qualvolta facessero ginnastica, e incerta tornò al suo posto. Approfittò del fatto che fosse lontana per guardare meglio la postazione sua e di Shinichi, e dopo aver osservato come fosse di schiena intento a sistemare qualcosa che non riuscì bene a capire, si ritrovò a fissarlo senza volere.
Aveva accuratamente evitato di fissarlo, ma talvolta, quando lui era voltato o troppo lontano per rendersi conto del suo sguardo addosso, si era ritrovata a lanciargli sguardi intensi senza nemmeno rendersene conto. E, immersa nei suoi pensieri, lo aveva trovato diverso.
D'altronde era stato via per quasi un anno, quindi era naturale vederlo cresciuto.
Arrossendo un poco, scrutò attentamente il suo fisico attraverso la divisa da ginnastica, che consisteva in una maglietta bianca e in un paio di pantaloncini blu scuri che gli arrivavano al ginocchio. Si insultò mentalmente mentre avvertiva un calore avvolgerla, mentre lanciava sempre più occhiate a quelle gambe scoperte e quelle spalle così larghe.
Spesso, in quel periodo, si era domandata se potesse odiarlo.
Per averla presa in giro, per le bugie, per tutte quei segreti.
Ma ogni qualvolta se lo fosse chiesta, si era ritrovata a fissarlo da lontano, mentre si allontanava e non si accorgeva del suo sguardo addosso.
No, non poteva odiarlo.
Semplicemente perché lo amava troppo.
Se odiava qualcuno, quella era sé stessa, proprio per la sua incapacità di lasciarlo andare. E trovarsi sempre così irrimediabilmente attratta da lui.
Scosse energicamente la testa, provando a scacciare dalla propria testa la voglia di aveva di parlargli, sfiorarlo, perfino fare pace. Doveva ancora sistemare troppe cose nella sua testa, per poter anche solo pensare di perdonarlo. Peccato che il suo corpo la pensasse diversamente, e si sentisse così fortemente in subbuglio ogni volta lo guardasse.
Le mancava. Immensamente.
Era quasi ridicolo come ora fosse lì con lei, ma continuasse a soffrire per la sua lontananza. E ora a mancarle non era solo lui, ma anche Conan.
Non aveva più niente di lui.
Era così persa nei suoi più profondi e dolorosi pensieri che nemmeno si accorse di averlo raggiunto, e solo quando lo vide voltarsi verso di lei finalmente rinvenne dal suo stato di trance.
Titubante posò a terra i pesetti, e rapidamente si guardò nuovamente intorno. Si maledì ulteriormente per non aver dato minimamente attenzione alla professoressa, per il semplice fatto che ora doveva domandare a lui cosa dovesse fare. Vide i suoi compagni intenti negli esercizi più disparati, ragion per cui si sentì più confusa che mai.
Che li avesse divisi in gruppi con esercizi differenti? Non sarebbe stata la prima volta.
Strinse ulteriormente i pugni, evitando accuratamente di rivolgersi al ragazzo al suo fianco, che vide con la coda dell'occhio intento a prendere ancora qualche attrezzo e posizionarlo ai loro piedi.
Infine, dopo un tempo infinito, avvertì la sua voce arrivarle alle orecchie.
« ... cominciamo? ».
Lentamente si voltò verso di lui, e rimase per un attimo paralizzata sul posto. Intrecciò nuovamente lo sguardo con Shinichi, e nel lasso di pochi secondi immagazzinò alcune informazioni su di lui.
Era nervoso.
Continuava a lanciarle occhiate incerte, e i suoi occhi blu guizzavano così velocemente da lasciarla un pò tramortita.
Aveva le labbra tirate in una lieve smorfia, mentre le mani continuavano a muoversi dentro le tasche dei suoi pantaloncini.
Era chiaramente a disagio.
« Ok », mormorò Ran schiarendosi la gola, divenuta improvvisamente secca.
« Ok », ripetè lui distogliendo lo sguardo, e sedendosi sul tappetino. Non volendo davvero fargli notare come non sapesse che diavolo dovesse fare lo imitò, ma probabilmente a causa dell'agitazione che la stava attanagliando, si buttò sul tappetino con un pò troppo slancio, e senza volere gli toccò la mano che Shinichi teneva saldamente a terra.
Ran avvertì una scossa attraversarle le schiena, e senza davvero pensarci troppo la ritrasse velocemente, arrossendo violentemente. Guardò il più lontano possibile da lui, ma quando avvertì un verso stizzito provenire da Shinichi, si voltò spaesata verso di lui.
Non si era davvero resa conto di quanto fossero uno a fianco all'altro finché il suo sguardo non cadde su di lui.
Erano seduti su quei maledetti tappetini posizionati davvero troppo vicini, ragion per cui le loro braccia quasi si sfioravano. Ma in quel momento non fu questo a irritarla, bensì la smorfia sempre più pronunciata sul viso di Shinichi. Non provò nemmeno a nasconderla quando infine si voltò verso di lei quando si accorse dell'espressione sorpresa di Ran, mentre lo scrutava come sotto shock.
« ... hai qualche problema? », non seppe davvero come le parole le uscissero di bocca così acide e acute, ma Ran si ritrovò a sentirle prima ancora di ragionare su cosa avesse appena pronunciato.
Nel momento esatto in cui terminò la domanda, tuttavia, avrebbe voluto volentieri sprofondare.
Vide chiaramente la fronte di Shinichi corrugarsi, la smorfia tramutarsi in un sorriso tutt'altro che allegro, e il suo sguardo farsi scuro.
« Non lo so », replicò con voce cupa. « Dimmelo tu. Sei tu quella che ha paura di toccarmi ».
Ran non seppe davvero se a provocarle quel brivido che la scosse fu il significato delle sue parole, il suo tono di voce così roco o il suo sporgersi leggermente verso di lei per incatenarla ai suoi occhi.
Sebbene ciò che avesse appena detto fosse tutt'altro che gentile ma, anzi, molto imbarazzante e perfino un pò accusatorio, non riuscì davvero a ragionare quando se lo vide a così poca distanza dal proprio viso.
La tensione fra loro si poteva tagliare con un coltello, e per la prima volta in vita sua ebbe la prepotente voglia di tirargli uno schiaffo, solo per togliergli quell'espressione sarcastica su quel viso pieno di graffi e cerotti.
Aveva perfino dei punti sopra la guancia destra, ultimi rimasugli di ferite provocate settimane prima, ma non provò davvero pena per lui in quel momento.
Mandò giù una quantità considerevole di saliva, solo per cercare di sostenere il suo sguardo di sfida, prima di trovare il coraggio necessario per ribattere.
« Io non ho nessun problema », replicò aspramente con tutta la stizza che riuscisse ad esprimere.
« Bene », rispose Shinichi arricciando il naso, per poi sdraiarsi senza rivolgerle ulteriormente attenzione. Iniziò così a fare una sessione di addominali, e presto Ran lo imitò cercando di non far caso alla nausea prepotente che le stava salendo.
Non si parlavano da dieci giorni, il tempo più lungo nella quale si erano evitati, e ora le prime parole che si rivolgevano era così piene di astio.
Davvero non poteva credere a come tutto si fosse tramutato.
Provò a distrarsi concentrandosi sul dolore avvertito al livello della pancia, e andò avanti così finché non vide Shinichi alzarsi in piedi e afferrare i pesetti. Lo imitò in silenzio, provando a capire quante ripetizioni dovesse fare. Tuttavia lui pareva farlo apposta, andando così velocemente da non darle tempo di seguirlo, e presto si ritrovò spaesata a contare un numero che probabilmente non coincidenza con cosa avrebbe dovuto fare. A disagio si guardò nuovamente intorno senza farsi notare, ma ormai non ci stava capendo davvero più niente.
« Dovevi farne quindici ».
Si voltò lentamente verso Shinichi, il quale era in piedi con le mani incrociate intento a fissarla.
« Ho perso il conto », borbottò sommessamente Ran, posando i pesetti a terra. Tornò su per rivolgere l'attenzione a lui, aspettandosi di vederlo intento nel prossimo esercizio. Ma quando lo ritrovò nella testa posizione per nulla intenzionato a muoversi, arricciò le labbra. Lo fissò intensamente sostenendo nuovamente il suo sguardo, non volendogli davvero dare alcuna soddisfazione. Tuttavia, lui se la prese nell'esatto momento in cui riprese a parlare.
« Non hai ascoltato una parola prima, vero? ».
Sentendosi punta sul vivo, Ran arrossì prepotentemente, e indispettita fece automaticamente un passo indietro in posizione di difesa.
« Certo che ho ascoltato », replicò stizzita.
« Allora ora che dobbiamo fare? ».
Merda.
Ran si morsicò un labbro, e di sfuggita si guardò intorno, sentendosi maledettamente messa alle strette.
« E' inutile che continui a guardarti intorno, sono tutti più avanti di noi ».
« Non mi stavo guardando intorno! ».
Shinichi alzò un sopracciglio, abbozzando un sorriso sarcastico sul viso stanco. Non pronunciò oltre, ma Ran potè chiaramente notare come fosse stata ormai sorpresa.
Sorpresa ad non aver ascoltato una parola della professoressa.
Sorpresa a provare a carpire informazioni da qualsiasi compagno intorno a loro.
Maledizione.
« Ora dobbiamo... », lasciò la frase in sospeso, mentre guardava oltre la spalla di Shinichi due ragazzi intenti a fare alcuni piegamenti.
Ci provò.
« Fare piegamenti! », esclamò con noncuranza, alzando una spalla.
« No ».
La voce ferma di Shinichi la lasciò spiazzata, e inevitabilmente avvertì le guance surriscaldarsi.
« ... flessioni? », riprovò, non volendosi arrendere.
Il sopracciglio sempre più alto di Shinichi le fece intuire di aver sbagliato ancora.
Sospirò pesantemente, per poi stringere i pugni.
E si arrese.
« Non mi ricordo », mentì spudoratamente, fissandolo male.
« ... o non hai ascoltato? », la corresse lui imperterrito, stringendo sempre di più le braccia incrociate sulla pancia.
« Si può sapere cosa vuoi sentirti dire?! », sbottò infine Ran a voce un tono troppo alta, facendo girare alcuni loro compagni.
« Mi vuoi rimproverare per non aver ascoltato la spiegazione? », continuò indispettita, mentre lo sguardo di Shinichi si faceva sempre più scuro.
« Ok, non l'ho ascoltata! Sei contento, ora?! », si sfogò infine, ormai totalmente paonazza in viso.
« No, non sono contento », fu il turno di Shinichi di sbottare, tuttavia a voce così bassa che Ran dovette concentrarsi per sentirlo.
« Per niente ».
Ran si sentì completamente in balia del ragazzo davanti a lei, mentre lo vedeva più cupo ed esausto che mai. Rimasero a fissarsi in cagnesco per qualche secondo interminabile, e prima che potesse realmente accorgersene sentì la presa della sua mano sul polso, prima di venir trascinata da lui con passo veloce fuori dalla palestra.
« Dobbiamo correre », lo sentì dire perentorio.
Era così furioso in quella camminata verso l'esterno che tutti, a quella vista, si bloccarono a vederlo trascinare Ran con lui oltre la porta con espressione allibita. Perfino la professoressa non si osò richiamarli, troppo paralizzata dopo aver udito il loro recente battibecco per avere il coraggio di intervenire.
Da parte sua Ran provò più di una volta a sganciarsi dalla sua presa ferrea, e quando infine furono all'aperto e lui la lasciò andare, non seppe davvero cosa dire o fare. L'aveva portata volutamente nel campo esterno per poter stare solo con lei, e lo poteva benissimo dedurre da come la stava ora fissando con sguardo frustrato e i pugni chiusi.
« Non hai ascoltato una parola prima, perché eri troppo impegnata a ignorarmi! », la accusò all'improvviso con tono grave, facendola trasalire. Fece un passo avanti verso di lei, e Ran si sentì così piccola vicino a lui che per poi non avvertì le gambe cederle. Fece di tutto per evitare il suo sguardo, mentre Shinichi continuava a parlare senza potersi realmente contenere.
« Sono dieci giorni, Ran », disse frustrato. « Dieci giorni che mi ignori ».
Lo sapeva bene, perché lei li aveva tutti impressi nella testa. Ma sentirglielo dire ad alta voce le fece davvero male, specialmente perché così facendo tutto pareva davvero peggio di quanto non apparisse nel suo cervello.
« Parlami, ti prego. Qualsiasi cosa », continuò Shinichi, e con un ulteriore passo le fu a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Incerto le sfiorò le mani, che lei teneva ancora serrate in due pugni lungo i fianchi come congelate.
« Urlami addosso quanto mi detesti, litighiamo anche tutto il giorno. Ma dimmi qualcosa ».
Non lo aveva mai sentito parlare così, e prima che potesse rialzare la testa avvertì un peso sulla fronte.
Si paralizzò ulteriormente sul posto, quando all'improvviso il profumo prepotente di Shinichi le arrivò alle narici lasciandola stordita per un attimo. Le ci volle realmente poco per rendersi conto di come avesse posato la fronte contro la sua, inclinando leggermente la testa per evitare il contatto con i suoi occhi. Era diventato così alto rispetto a lei che al livello del suo sguardo poteva solo vedere il suo petto, e come in trance notò come si alzasse rapidamente ad ogni sospiro.
Non aveva mai fatto una cosa del genere.
Mai.
E mai si era ritrovata così vicina a lui, eppure in qualche modo non si sentì nemmeno troppo in imbarazzo, come se tutto ciò le fosse terribilmente naturale.
Senza rendersene davvero conto si ritrovò a toccare le sue dita che ancora le sfioravano le mani, rilasciando quei pugni chiusi che quasi le avevano fatto male. E infine si sorprese quando intrecciò lentamente alcune dita alle sue, e quel minimo contatto la fece andare totalmente in tilt. Ogni muscolo del suo corpo avrebbe volentieri voluto eliminare quell'ultima distanza che li separavano, ma qualcosa la frenò.
Le bugie.
I segreti.
Conan.
Avvertì una scossa attraversarle il corpo, e di scatto si allontanò a lui con un salto all'indietro. Notò come per poco Shinichi non si sbilanciò in avanti rischiando di cadere, quando non la avvertì più in prossimità di lui. La guardò sorpreso, prima sgranare gli occhi alle sue parole.
« Non ho niente da dirti », biascicò Ran incerta, facendo nuovamente un passo all'indietro.
« ... Ran, io- ».
« Non c'è niente da dire, Shinichi! », lo interruppe lei sentendo qualcosa rompersi dentro, mentre osservava la sofferenza mal celata dietro quei suoi occhi blu.
No.
Non sono pronta.
« Non hai niente da dirmi? », riprese un pò di lucidità lui, mentre metteva su l'espressione più dura che avesse mai visto sul suo viso.
Non voglio, non posso.
« No », ripetè Ran con fermezza, tornando a stringersi i pugni.
« Quindi vuoi continuare a far finta che io non esista? A correre via ogni giorno per evitare di fare la strada insieme a me, o a fissarmi pensando che io non me ne accorga? », Shinichi deglutì.
« Non ti importa davvero sistemare le cose? ».
Scese un silenzio rumoroso fra di loro, e Shinichi trattenne il respiro. Era l'ultima arma che possedeva, e gliela aveva sputata in faccia senza realmente ragionarci. E quando sentì la sua risposta, se ne pentì immediatamente.
Ran non riuscì davvero a dire di no, ma scosse la testa lievemente in segno di diniego, mentre riprendeva a fissarsi le scarpe.
Era una bugia, e lo sapeva. Ma l'ultima cosa che voleva era cedere, e dargliela vinta. E per poco non si sentì mancare, quando vide nei suoi occhi un lampo di shock attraversarli, per poi divenire quasi neri.
« Guardami e dimmelo in faccia ».
Nonostante il freddo esterno Ran avvertì il calore imperlarle le guance, mentre rialzava il viso e provava a sostenere il suo sguardo con voluto distacco.
Ed eccolo lì, a poca distanza da lei.
Curvo, con lo sguardo stanco e quel viso così pieno di graffi; le braccia che lasciavano intravedere più di un livido, e quel fisico così provato da tutti gli ultimi avvenimenti.
Era in attesa di quella frase, e lo sapeva. Ma davvero pareva che la sua voce fosse sparita, e quando aprì la bocca non le uscì niente.
Sentendosi improvvisamente nel panico più totale provò a pensare a come levarsi da quella situazione, e improvvisamente e stupendo perfino se stessa si ritrovò a scattare prima che lui potesse dire o fare altro.
Prendendolo decisamente in contropiede lo superò con uno scatto veloce, e in un ultimo barlume di lucidità iniziò a fare ciò che aveva appena detto lui appena un attimo prima.
Correre.
E corse.
Strinse i pugni mentre cominciava a prendere velocità, solo per cercare di mettere abbastanza distanza fra loro. E ci riuscì, perlomeno per i primi due minuti.
Con l'aria fredda di novembre a gelarle il viso, vide di tralice qualcuno affiancarla all'improvviso, cogliendola di sorpresa. Rabbrividendo sia per il freddo, sia per la consapevolezza di essere ormai stata raggiunta, distolse lo sguardo da Shinichi quel tanto per concentrarsi un pò di più e spingere su quelle gambe che ormai stava facendo muovere il più velocemente possibile.
« Ran! ».
Chiuse gli occhi, cercando di cancellare dalla sua mente la sua voce che la chiamava.
Corse ancora, con la paura che lui potesse afferrarla da un momento all'altro. Ma quando iniziò a rallentare per la stanchezza, con suo estremo stupore non avvertì nessuno strattone provenire da Shinichi.
In un ultimo barlume di lucidità si guardò indietro, e lo vide fermo con le mani sulle cosce, il viso coperto da alcuni ciuffi di capelli e le spalle che si alzavano velocemente. Si bloccò quasi subito, e non facendo caso al sudore che con il vento freddo le provocava una sensazione di fastidio, tornò leggermente indietro verso di lui.
Non seppe nemmeno lei il motivo, ma le sue gambe si mossero da sole.
Quando fu abbastanza vicina da poterla scorgere, Shinichi alzò il viso e Ran potè notare alcune gocce di sudore scendergli lungo il viso. Sembrava esausto, e dapprima non ne capì davvero il motivo.
« Evidentemente le tue bugie corrono più veloci di te ».
Non era davvero una frase da lei, ma le sputò fuori con un tale astio che lasciarono interdetta perfino Ran stessa.
Shinichi fece una smorfia dolorante, mentre si rimetteva diritto tenendosi un fianco con una mano. Aveva perfino la maglietta un pò bagnata di sudore, notò lei, e davvero si domandò quale fosse il problema.
Finché lui non prese parola.
« Sono fuori allenamento », mormorò col fiato corto, chiudendo gli occhi mentre prendeva respiro.
« Come mai? Conan-kun non aveva tempo di allenarsi? ».
C'era qualcosa dentro di lei che parlava al suo posto.
Un demone che davvero non riusciva più a contenere, e se ne accorse quando nuovamente fu stupita delle sue stesse parole.
Vide Shinichi riaprire gli occhi e lanciarle uno sguardo mesto, mentre piano piano tornava a respirare regolarmente.
« Hai un tono parecchio rancoroso per essere una alla quale non interessa più niente, Ran-neechan ».
Lo stava facendo apposta, e Ran se ne accorse.
Lo sapeva da come la stava guardando, con quello sguardo di sfida.
La stava pungendo nei suoi punti deboli per farla cedere, per farla parlare.
Sorrise senza allegria, deglutendo il nodo che le si era formato in gola, senza realmente riuscirci.
« Se davvero non ti importa... », riprese lui riacquistando un pò di coraggio dalla sua precedente reazione.
« Dimmelo. Dimmi che è finita, e non ti scoccerò più ».
Aveva infine giocato la sua carta finale, sapendo bene di rischiare l'inevitabile. Ma ormai non aveva altra arma contro il suo silenzio, perciò rimase in attesa della sua prossima reazione.
Mandò giù nervosamente la saliva che gli si formò in bocca dall'ansia, e non le staccò gli occhi di dosso per tutto il momento in cui lei sgranò i suoi e si mise a fissarlo con la bocca leggermente aperta.
Non era davvero nella posizione di potersi permettere un discorso del genere.
Era in torto, il torto più marcio che potesse esistere.
Le aveva mentito, l'aveva fatta piangere, e ora ancora pretendeva di avere una qualche reazione da lei.
Si sentiva davvero sbagliato, ma non avrebbe retto ulteriormente a vivere come stava facendo in quelle settimane.
« Sei ridicolo », riuscì solo a mormorare Ran, scuotendo leggermente la testa. Fece per superarlo, ma in un ultimo, disperato tentativo Shinichi la afferrò per un braccio, avvicinando pericolosamente il viso al suo.
« Dimmelo », le soffiò a poca distanza dalla bocca, bloccando i suoi occhi ai suoi.
E, alla fine, il demone dentro Ran esplose.
Presa da un raptus che non seppe controllare, lo spinse così ferocemente all'indietro che lo fece cadere sul terreno duro del campo, mentre le rivolgeva un fugace sguardo sbalordito.
« Cosa vuoi sentirti dire, eh?! », esplose infine, e per la prima volta da settimana vide appannato.
Lacrime.
Vide affiorare attraverso i suoi occhi una patina di calde lacrime che presero a scenderle senza poterle fermare lungo il viso, mentre fiammeggiava sopra Shinichi con i pugni chiusi e il fuoco addosso.
« Che mi hai ferita? Che ti ho odiato per tutte le tue bugie? Allora eccoti servito! », urlò, e ringraziò mentalmente che fossero all'aperto e lontani da tutti.
« Mi fidavo di te, ti ho creduto per tutto questo tempo! E tu, tu... », prese a balbettare, mentre si stringeva le braccia intorno alla pancia a causa della forte voglia di vomitare che le salì in quel momento.
« Tu mi hai presa in giro tutto questo tempo », concluse prima di sfociare in un ennesimo, profondo singhiozzo.
Si portò una mano tremante alla fronte, cercando di scacciare le copiose lacrime che continuavano a colarle lungo le guance accaldate. Poteva sentirne il sapore salato in bocca, mentre iniziava ad avvertire la prepotente voglia di singhiozzare far capolino senza poterla trattenere. E così fece.
Non seppe quando si mise a singhiozzare così rumorosamente, ma si ritrovò a farlo ormai persa in un turbinio di emozioni contrastanti.
Da una parte si sentì quasi liberata, mentre l'esplosione andava piano piano a scemare. Dall'altra, però, avvertì solo il dolore.
L'aveva lasciato andare, dopo settimane di silenzi, di incertezza, di controllo spasmodico delle sue emozioni.
Nemmeno si accorse di Shinichi, che nel frattempo si era rialzato in piedi, e ora la guardava in silenzio. La lasciò continuare a piangere ancora per un pò, finché non decise che ne aveva abbastanza.
« Hai ragione, su tutto », mormorò cautamente. « E mi dispiace. Devi credermi ».
Si bloccò, probabilmente non sapendo nemmeno lui come continuare. Prese un sospiro profondo, prima di rialzare lo sguardo su di lei.
« Però se tornassi indietro, lo rifarei », la sua ammissione fu un ennesimo colpo al cuore, che Ran incassò con un gemito soffocato.
« Lo rifarei, perché solo così sono riuscito a tenerti al sicuro. E se questo vuol dire farmi odiare da te, non importa, perché tu stai bene ».
« Come hai potuto », scosse la testa Ran continuando a piangere, facendo qualche passo incerto all'indietro. « Come hai potuto guardarmi e mentirmi così ».
Si portò le mani al viso, seppellendolo al suo interno.
Shinichi non provò nemmeno più a spiegarsi, per il semplice fatto che, capì, lei non lo avrebbe davvero ascoltato.
Ma, d'altronde, quel giorno non era quello il suo scopo. Voleva farla sfogare, voleva che gli sputasse addosso tutto il veleno che aveva trattenuto per così tanti giorni dentro di lei. E se questo voleva dire farsi odiare un pò di più, non gli importava.
Doveva pensare a lei.
In silenzio, fece l'unica cosa che potesse in parte alleggerirle quel momento.
La abbracciò, seppellendo il viso nei suoi capelli. Avvertì il suo corpo irrigidirsi contro le sue braccia che le cingevano le spalle, ma non si mosse.
Ran rimase con il viso nelle mani, mentre il calore del corpo di Shinichi la avvolgeva in un piacevole tepore contro il freddo dell'esterno.
Non seppe esattamente per quanto tempo rimasero così, ma quando infine si rese conto di non piangere più e di essere completamente esausta, abbassò infine le braccia lasciandole scivolare lungo i fianchi.
Sentendola decisamente meno tesa contro di lui, Shinichi sospirò pesantemente contro i suoi capelli, chiudendo gli occhi.
« Dammi un'ultima possibilità », mormorò con voce roca. « Solo una, Ran ».
A quelle parole Ran si mosse leggermente, staccandosi finalmente dalle sue braccia. Si guardarono per un tempo infinito, prima che lei riuscisse a prendere un pò di fiato per parlare.
« Devi darmi tempo », disse piano, asciugandosi le guance bagnate con un movimento veloce della mano.
« Per favore », aggiunse e Shinichi potè avvertire la disperazione nel suo tono.
« Va bene », acconsentì.
Ran annuì con la testa e quando, infine, sentirono la campanella suonare e alcuni loro compagni cominciare ad uscire intorno a loro, capirono che era meglio allontanarsi da lì
« Io... vado un attimo dentro », farfugliò Ran inciampando nei suoi stessi passi.
« Sì », rispose Shinichi, e di traverso la vide allontanarsi con sguardo basso, probabilmente per nascondere a tutti l'attuale stato dei suoi occhi gonfi e delle guancia porpora.
Si sentiva ancora così maledettamente male, ma in fondo al suo cuore potè avvertire un piccolo bagliore.
La speranza.
D'altronde, lei non glielo aveva detto.
No, non l'aveva fatto.
Non gli aveva detto che era finita.

   
 
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