Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: bridgetvonblanche    29/07/2020    4 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[12]

 
 

"Stasera. Alle otto. Passo a prenderti dopo il lavoro"

Le era bastato un messaggio di due righe. Poche e semplici frasi, senza troppi giri di parole, categoriche in un certo senso e - ovviamente - senza alcuna possibilità di declinare l'invito. Era stato però così che le labbra di Jieun si erano schiuse in uno splendido sorriso, il cellulare ancora tra le mani e gli occhi più luminosi di quel piccolo schermo piatto che era riuscito a scatenare in lei un improvviso senso di euforia. Si alzò dal letto su cui era rimasta sdraiata in posizione supina per ben più di mezz'ora solo per prendersi ancora qualche secondo per rimirare le poche  e concise parole di quel messaggio ed appoggiare poi distrattamente il suo smartphone nell'angolo più remoto del comodino, sgattaiolando a piedi nudi verso il bagno.

Era eccitata, non vi era altra parola per descrivere al meglio il suo stato d'animo che nemmeno il getto d'acqua proveniente dallo spruzzino mezzo arrugginito della doccia era riuscito a sbollire. Ma era anche nervosa, tremendamente nervosa. Avrebbe potuto capirlo chiunque, anche quelle piccole gocce d'acqua che poco dopo avevano iniziato a comparire sullo specchio del bagno per il troppo vapore accumulato all'interno di quella stanza che Jieun aveva praticamente reso l'equivalente di una sauna.

Era trascorso quasi un mese dall'incidente al Black Ink. Quasi trenta giorni in cui la giovane detective aveva deciso di staccare la spina da tutti quegli strani ed inquietanti eventi che l'avevano vista protagonista fino a quel momento per concentrarsi solo ed esclusivamente su sè stessa e sulla sua vita privata. Non era stato un iter particolarmente complesso, Taehyung aveva solo dovuto apporre una firma in fondo al documento di richiesta ufficiale, ma ottenere ben tre settimane di congedo dall'ufficio le aveva permesso di riscoprire il suo amore per il pilates, le passeggiate all'aria aperta di prima mattina e la lettura di un buon libro, spesso accompagnato da una capiente tazza di tè fumante. 

Non aveva più avuto alcun contatto con i ragazzi del Black Ink o con Jungkook in particolare, e non era intenzionata ad averne di nuovi nel breve termine. In quelle settimane di "pausa" Jieun aveva infatti scelto di trascorrere la maggior parte del proprio tempo accanto a Taehyung, aiutandolo prima, durante e dopo il suo veloce percorso di riabilitazione. Era stato proprio lui il mandante del messaggio che era riuscito a provocare in Jieun quella reazione euforica;  sempre lui che, quella sera, sarebbe venuto a prenderla per portarla ad un importante evento della sua famiglia.

Jieun uscì dalla vasca senza fretta, avvolgendo poi il proprio corpo all'interno di un morbido accappatoio. Si avvicinò quindi allo specchio, cercando in qualche modo di eliminare le tracce dell'umidità che si era creata nella stanza e per cui, ne era certa, avrebbe seriamente rischiato il linciaggio da parte di Namjoon. Solo allora si ritrovò ad osservare il proprio volto riflesso in quella superficie rotonda, un'azione che non le capitava di compiere da un bel pò di tempo. Il calore del bagno aveva reso le sue gote più rosee e la sua pelle più lucida mentre i suoi lunghi capelli color miele erano ancora impregnati di acqua che, di tanto in tanto, ricadeva sotto forma di piccole gocce dietro le sue spalle, percorrendole la schiena. Che fosse una ragazza stupenda nessuno avrebbe mai avuto qualcosa da ridire, eppure Kim Jieun non si sentiva tale. Anzi, più secondi trascorreva davanti a quel riflesso, più era portata a chiedersi cosa ci trovasse di tanto speciale in lei un tipo aitante come Taehyung che, ad onor del vero, avrebbe davvero potuto conquistare qualsiasi tipo di modella, attrice o idol di prima categoria solo con uno sguardo. Ad un certo punto quei pensieri divennero così insostenibili che Jieun fu costretta ad uscire dal bagno boccheggiando, portando con sè la fedele trousse per cercare di rendersi maggiormente presentabile.

Forse avrebbe dovuto rifiutare quell'invito. Forse sarebbe stato meglio per lei non presentarsi puntuale come un orologio svizzero alle otto davanti alla porta di casa, lasciando lungo tutta la rampa di scale il profumo del suo balsamo per capelli e quella goccia di profumo che aveva sapientemente adagiato sul suo collo sottile. Forse avrebbe fatto una scelta migliore se avesse deciso di rimanere a casa a bere soju in pigiama davanti ad un drama qualunque invece di indossare un paio di tacchi che, a fine serata, sapeva già che avrebbe odiato con tutta se stessa. Eppure, come se il suo corpo fosse stato guidato da una forza sconosciuta, Kim Jieun attese l'arrivo dell'auto di Taehyung con quell'impazienza e agitazione degna del primo appuntamento, preferendo celare tutto quel velo di preoccupazione in un angolo ben nascosto al centro del suo petto. Sobbalzò leggermente quando avvertì il rumore secco delle ruote di una macchina parcheggiare proprio davanti al cancello di casa sua ed emise un respiro profondo prima di decidere di aprire il portone davanti a sè.

Era pronta a tutto quella sera, quantomai decisa a sopportare i noiosissimi discorsi tipici di quegli uomini d'affari di alta classe o a lasciare che le donne attorno a lei ridacchiassero in maniera sconsiderata dopo il primo bicchiere di vino. Avrebbe persino resistito alla tentazione di andarsene da quell'elegante soirèe molto prima di Cenerentola. Era davvero pronta a qualunque cosa, tranne che vedere Kim Taehyung presentarsi davanti a lei in un elegantissimo completo grigio, regalandole un dolcissimo inchino.

Le sembrò che fosse trascorsa una vita dall'ultima volta che lo aveva visto indossare i suoi abiti firmati e sempre così elegantemente coordinati, ma non le fu concesso nemmeno il tempo di rispondere a quell'inchino per cercare più che altro di nascondere il suo crescente imbarazzo: in un attimo Taehyung le si era fatto più vicino, circondandole la vita con un braccio e sollevandole poi il mento, avvicinandolo poi al suo volto sempre così attraente e, allo stesso tempo, dannatamente misterioso.

— Sei stupenda Jieun, — la precedette il ragazzo, lasciandosi sfuggire quell'unico commento, forse più provocante del solito, non potendo però fare altro che rimanere in adorazione quasi religiosa di Jieun che, al contrario, si limitò invece ad abbassare lo sguardo, colta in fallo solo per aver pensato la stessa identica cosa di lui senza aver però trovato il modo e le parole giuste per potersi esprimere cercando di mantenere un certo autocontrollo.

— Ti prego non guardarmi così, —

— Il mio sguardo ti mette a disagio? — la provocò una volta ancora Taehyung, le labbra piacevolmente distese, avvicinandosi a lei solo per inebriarle la mente con quel profumo per cui Jieun aveva perso la testa fin dalla prima volta che lo aveva avvertito solleticarle la pelle.

— Si, direi di si, — non riuscì proprio a mentirgli, mordendosi le labbra per cercare comunque di mantenere un tono serio e un'espressione quanto più composta possibile anche di fronte a quella voce bassa e suadente che aveva percepito farsi sempre più bassa e roca, arrivando a  sfiorarle le guance leggermente truccate. Pur sapendo bene quanto il suo ragazzo fosse bravo in questo tipo di "giochi", in quel momento persino una ragazza spigliata e loquace come lei era troppo nervosa per sottostare alle sue regole.

— Bene, perchè non ho intenzione di toglierti gli occhi di dosso per tutta la sera, —

Nonostante quindi tutti i suoi vari tentativi di distrarsi, nulla aveva impedito a Taehyung di proseguire nel suo intento provocatorio nei confronti di Jieun. Poi però, come tutti i migliori principi delle fiabe, la sua espressione era mutata da seria e provocante a rilassata e decisamente più distesa: si chinò quindi verso di lei offrendole il proprio braccio per aiutarla a non inciampare drammaticamente lungo la strada che dal portone di casa Kim conduceva ad una brillante limousine nera, al di fuori della quale, pronto ad attenderli e a far loro spazio, vi era un autista dall'espressione quasi divertita.

Jieun cercò di scacciare dalla sua mente il pensiero di quanto si sentisse maledettamente fuori luogo in quel tubino nero che le arrivava fino alle ginocchia e che, tuttavia, malgrado tutti i suoi più svariati tentativi, non le stava perfettamente aderente. Ricordò solo allora di averlo comprato qualche tempo prima in un negozio online in saldo al 40%, ma - nonostante non le calzasse perfettamente - proprio non se l'era sentita di chiedere il rimborso, forse per svogliatezza o più per mera pigrizia. Sapeva perfettamente che i soldi per Taehyung non erano mai stati un problema, ma non riusciva davvero a smettere di pensare che tutto ciò che aveva deciso di indossare quella sera non valesse probabilmente nemmeno come la camicia indossata dall'autista di quella lussuosa limousine. Si morse quindi il labbro, notando che Taehyung non aveva ancora distolto lo sguardo da lei, esattamente come si era preposto di fare. Ma fu solo in quel momento che Jieun si accorse che la mano destra del ragazzo si era spostata rapidamente verso la spalla opposta, cominciando a massaggiare quella parte con delicatezza ed apprensione, cercando per quanto possibile di non darlo a vedere.

— Stai prendendo gli antidolorifici? — quel suo gesto improvviso diede così a Jieun la possibilità di cambiare completamente argomento e di spostare l'attenzione su di lui, permettendole di rivolgere il proprio sguardo nella direzione in cui, sapeva, Taehyung aveva ancora un'importante fasciatura a coprirgli parte della spalla destra, motivo che - tra l'altro - da un mese a quella parte lo aveva costretto ad indossare le proprie giacche e cappotti appoggiandoli sulle spalle, contribuendo solamente ad alimentare il proprio fascino e a suscitare invidia in ogni individuo che rimaneva impassibile ad osservarlo camminare per le strade sempre gremite della capitale coreana.

— Jieun sto bene, davvero, — la rassicurò il giovane baciandola sulla fronte prima di aprire la portiera della limousine al posto dell'autista, a cui invece fece cenno di salire a bordo, — Non dimenticare che questa serata è anche per te, — aggiunse subito dopo, chiudendo la porta dal lato della ragazza solo per riaprirla qualche istante dopo dalla parte opposta e salire a propria volta su quel lussuoso mezzo.

— Tae così non mi aiuti, — fece lei in una smorfia tra il drammatico e il sarcastico, avendo come unico effetto quello di scatenare in lui una risata limpida e rilassata.

— Sei bellissima Jieun, — le confessò dopo essersi ripreso, appoggiandole la sua mano calda sulla coscia per infonderle un pò di conforto, — Vedrai, farai colpo su tutti non ho dubbi, — concluse, prendendole poi il viso tra le mani e facendo avvicinare così le loro labbra, che si congiunsero quasi all'istante in un bacio intenso e profondo.

— Sei veramente un adulatore, — trovò la forza di sussurrare lei, il respiro spezzato dall'inarrestabile scia di baci e di attenzioni che Taehyung le stava regalando.

— Non è forse per questo che ti piaccio? — chiese lui retoricamente, prima di avvicinare ancora una volta le sue labbra a quelle della ragazza, coinvolgendola in un nuovo, bollente bacio, riuscendo così ad irretire i suoi sensi e finalmente allontanare dalla sua mente ogni tipo di tensione riguardo a quella che, in ogni caso, sarebbe stata una lunghissima serata.
 

• • • 
 

Da che avesse memoria, Kim Jieun non aveva mai mangiato delle ostriche. A dirla tutta, non ricordava nemmeno di averle mai viste in vita sua prima di allora. Si soffermò comunque solo per qualche istante quell'elegante tavolo del buffet ad osservare le conchiglie all'interno delle quali vi erano stati adagiati quei pregiati molluschi solo per poi corrugare il proprio volto in una impercettibile smorfia. Si allontanò così da quell'ampio tavolo, preferendo di gran lunga avvicinarsi al bancone del vino, dove cortesemente chiese che le venisse riempito il calice con dell'ottimo bianco frizzante, da sempre il suo preferito.

Aveva perso momentaneamente di vista il suo ragazzo, ma questo non aveva destato in lei alcuna preoccupazione: a dispetto di tutto ciò che si era prefigurata nella propria mente prima di arrivare alla festa organizzata dal padre di Taehyung per celebrare il suo settantesimo compleanno, tutto sommato Jieun si stava persino divertendo ad osservare i comportamenti delle persone che rientravano nella cosiddetta "alta classe" di Seoul. Il suo innato intuito da detective le aveva permesso di prevedere le risate isteriche e sguaiate di alcune donne, mogli o amanti di alcuni dei più illustri uomini d'affari della città, arrivati da ogni zona di Seoul per questa importante celebrazione. Aveva persino previsto che i suoi piedi cominciassero a chiedere pietà, anche se aveva stupidamente creduto di riuscire a sopportare quel dolore ancora per un pò. Invece, proprio per questo motivo, la giovane detective si vide quasi costretta a prendere posto in uno dei tavoli imbanditi e raffinatamente decorati disposti ordinatamente sulla terrazza esterna di quell'elegante sala per ricevimenti. Appoggiò il proprio calice sulla superficie del tavolo e, iniziando a massaggiarsi con una certa nonchalance la caviglia, Jieun non potè fare a meno di notare che, un paio di tavoli più in là rispetto al suo, una giovane coppia stava parlando forse un pò troppo allegramente e ad alta voce su come poter trascorrere il post-serata. Ma non furono le loro risate stridule e acute a catturare la sua attenzione, quando piuttosto un inconfondibile odore di tabacco estremamente ricercato che, per quanto si fosse sforzata, Jieun non avrebbe mai potuto associare a quella coppia di giovani amanti seduti a ridere e fumare all'esterno di quell'ampio balcone.

— E' tutto di suo gradimento? —

Da brava detective, Kim Jieun era davvero riuscita a prevedere parecchie cose relative a quella serata e ad evitare altrettanti momenti imbarazzanti come quello di essere circondata dalle donne della famiglia Kim senza poter fare affidamento sull'aiuto ed il sostegno di Taehyung, impegnato a parlare con chissà chi di chissà cosa

Perciò si voltò di scatto, rapita e risvegliata di soprassalto da quella domanda che giunse come un fulmine a ciel sereno alle sue spalle. In piedi davanti a lei ora vi era proprio l'unica persona con cui mai Jieun avrebbe creduto di riuscire ad avere a che fare ad un evento tanto sontuoso, soprattutto non nel bel mezzo di quegli ostentati festeggiamenti a lui dedicati. Di fronte allo sguardo ancora attonito di Kim Jieun si era invece materializzato quasi come per magia il procuratore capo della centrale di polizia di Seoul, nonché il padre di Taehyung.

— Procuratore Kim, — disse in tono sorpreso e trafelato lei, provando immediatamente ad alzarsi per porgli le dovute riverenze. Venne però bloccata in ogni suo più cortese e sentito intento proprio dalla mano sottile e scarna dell'anziano procuratore che, solo dopo aver dato un ultimo tiro alla sua lunga sigaretta decise di prendere posto proprio accanto a lei, utilizzando poi un posacenere di cristallo per spegnere ciò che era rimasto di quell'insolito cilindro di nicotina per evitare di doverlo gettare a terra e spegnerlo con la punta delle sue scarpe lucidissime, col rischio di rovinarne le suole.

Osservandolo compiere quei gesti senza alcuna fretta, Jieun ebbe così il tempo di rendersi conto che forse uscire senza giacca non era stata proprio la migliore delle idee ma era come se, dall'arrivo del signor Kim, la temperatura esterna fosse veramente scesa di almeno un paio di gradi. Nonostante tutto, Jieun cercò di rimanere calma e non esternare tutto il proprio disagio, almeno fino a quando non vide che anche la coppia che aveva scorto pomiciare poco prima sull'ampia terrazza sembrava averla lasciata da sola per rifugiarsi chissà dove.

— So che mio figlio tiene molto a lei, — sobbalzò impercettibilmente quando si sentì di nuovo chiamata in causa dall'anziano procuratore, — Mi chiedo solo se per lei valga lo stesso, —

— Come scusi? —

Non credeva che sarebbe riuscita a spiaccicare una sola parola davanti al volto austero del padre di Taehyung ma, almeno ai suoi occhi, quella frase sputata come una sentenza le era parsa solo una provocazione bella e buona. Una trappola forse, verso la quale però Jieun - con la sua retorica domanda - sembrava già aver fatto un ampio passo.

— Ho letto la sua cartella signorina Kim, — proseguì così senza alcuna fretta l'uomo, come se per tutta la sera non avesse aspettato che il momento propizio per avvicinarla e tenderle questo tipo agguato, — So che lei conosce e frequenta un uomo di nome Jeon Jungkook, —

Fin dove si era spinto il padre di Taehyung? Che dossier aveva tra le mani? Perchè si era esposto così per scoprire qualcosa su di lei che, in fondo, non era altro che una ragazza qualunque? Jieun alzò gli occhi al cielo, corrugando la fronte e serrando momentaneamente le labbra per evitare che la rabbia che sentiva montare nel suo petto come uno tsunami, unita a qualche bicchiere di vino, non la invitassero a lasciarsi sfuggire qualcosa di estremamente sconveniente, considerato il genere di serata a cui stava partecipando come invitata - di seconda categoria forse - ma pur sempre come invitata.

— E' stato tempo fa, — si limitò quindi a rispondere, cercando di eliminare il pensiero che dietro ogni azione e decisione della sua vita potesse davvero esserci l'eterna ed ampia ombra che portava il nome e le sembianze di Jeon Jungkook. Prese quindi il proprio calice tra mani leggermente tremanti, sorseggiandone il contenuto quasi dorato con estrema calma, per cercare di rilassare i suoi nervi e allo stesso tempo, provare a guadagnare terreno nei confronti di un uomo di cui era certa doveva ancora guadagnarsi la piena fiducia.

— Ma certo, capisco, — lo sentì ammettere in tono perfettamente calmo, — Però vede, non posso permettere che il nome di mio figlio venga macchiato dalla sua precedente relazione, —

— Macchiato? E' stato suo figlio ad approcciarmi in quel locale e, per la cronaca, Jungkook ed io ci siamo frequentati solo per un paio di mesi, ma forse questi particolari non compaiono nelle cartelle in cui ha rovistato, — esclamò la giovane detective, furente ma allo stesso tempo rinvigorita e piena di rinnovato coraggio.

Evidentemente quell'unico bicchiere di vino sembrava averle donato il meraviglioso potere di fregarsene di tutto ciò che stava accadendo intorno a lei e toglierle anche ogni tipo di possibile filtro davanti al padre del suo fidanzato. Se c'era una sola cosa che Jieun aveva ben compreso in quel suo mese di pausa dal lavoro appena trascorso era che non avrebbe più dovuto più rimanere in disparte e nascondersi dalla verità anzi, era tutta sua intenzione continuare a lottare per avere e fare giustizia. E per ottenere ciò, era pronta a tirare fuori gli artigli pur di difendersi da quelle accuse assurde e decisamente fuori luogo, anche e soprattutto considerato il contesto in cui il signor Kim si era permesso di sbattergliele in faccia, come se volesse solo prendersi gioco di ciò che era stata la sua vita prima del suo incontro con Taehyung.

Presto però la giovane detective dovette rendersi conto di aver fatto il passo più lungo della gamba: invece che notarlo rattristarsi o adirarsi, l'anziano procuratore allargò le proprie labbra regalandole un sorriso affabile, facendo così capire a Jieun di avere le sorti di quella partita invisibile nelle proprie mani. Kim Young infatti estrasse proprio dall'interno della sua elegante giacca nera una busta color panna che si permise di aprire solo per poter meglio gettarne il ricco contenuto sul tavolo in maniera a dir poco plateale.

— Che mi dice di queste? — aggiunse in tono di scherno, costringendo Jieun ad osservare tutte le foto che erano state sparse alla rinfusa sulla superficie di quel piccolo tavolo, — Mi pare siano foto piuttosto recenti, non trova? —

Nella decina di scatti che la ragazza riuscì a mettere a fuoco, due erano le figure che spiccavano sempre al centro dell'obbiettivo: lei e Jungkook, insieme. Erano stati ripresi all'ingresso del Black Ink in una fredda serata di pioggia e anche davanti al bancone del White Wall, intenti a sorseggiare del costoso soju. C'erano fotografie che avrebbero potuto tranquillamente incriminare Jungkook per aver commesso l'omicidio di quell'uomo che aveva cercato di aggredire Jieun fuori da quel locale, cosi come vi erano scatti che li avevano ripresi l'uno abbracciato all'altra, così vicini da rendere i loro profili pressoché indistinguibili.

— Mi sta facendo pedinare? — chiese Jieun ad un tratto, prima che una nuova richiesta di spiegazioni, più pungente e decisamente molto più inquietante non si fece largo nella sua mente, costringendola ad alzarsi di scatto dalla sedia per poi sporgersi col busto verso il volto contratto del procuratore Kim ed appoggiare le mani contro il perimetro del tavolo, stringendolo come nel tentativo di provare ad accartocciarlo insieme a tutte quelle fotografie, — Era lei anche quella sera al ristorante, quando ero insieme a suo figlio, non è vero? — la sua era stata una deduzione era così improvvisa e scioccante che prima di proseguire nel suo ragionamento Jieun si era vista costretta a prendere un più profondo respiro, — Sperava forse che dopo la cena mi sarei incontrata con Jungkook di nascosto? —

— La prego di fare attenzione a quello che sta cercando di insinuare signorina Kim, — le comunicò l'uomo che, a differenza sua, si era ancor più adagiato su quella comoda sedia all'esterno del salone del ricevimento, — O qualcuno potrebbe rimetterci, — dichiarò infine, sempre con quel sorriso che, nonostante Jieun provasse ribrezzo anche solo ad ammetterlo, era davvero molto simile a quello limpido e sereno di Taehyung.

— Di che parlate qui fuori? —

E, proprio come se solo richiamarlo alla mente fosse stato sufficiente a placare il suo stato d'animo, la ragazza provò solamente un gran sollievo quando udì proprio il tono allegro di Taehyung arrivare limpido alle sue orecchie, avendo come unico effetto quello di catalizzare l'attenzione di entrambi i presenti su quell'ampia terrazza. Si diresse quindi a passo veloce verso di lui e, all'improvviso, la giovane detective sentì come l'irrefrenabile bisogno di stringere quelle mani così grandi e calde che le avevano sempre regalato carezze e tranquillizzata nei momenti più difficili. Ci ripensò solo un istante più tardi, perchè non voleva cadere vittima delle provocazioni di suo padre, né tantomeno mostrarsi debole o impaurita e bisognosa di protezione, non davanti all'uomo che l'aveva appena minacciata. Per questo motivo decise di rimanere semplicemente accanto a Taehyung, non potendo però fare a meno di seguire con la coda dell'occhio i movimenti del più anziano dei Kim raccogliere tutto il suo materiale dal tavolo.

Il padre di Taehyung si incamminò così a passo lento verso l'ingresso del salone, fermandosi solo per un momento di fronte al proprio figlio, — Stavo solo facendo i complimenti alla signorina Kim per come ha saputo intervenire tempestivamente e salvarti la vita, sei stato fortunato questa volta figlio mio, — cercò quindi di spiegare, in tono più che mai calmo, il motivo che lo aveva spinto ad intrattenere quella breve chiacchierata con la giovane Jieun. Spiegazione alla quale, nonostante lo sguardo inquisitore della ragazza e le parole non certo rassicuranti, Taehyung decise ciecamente di credere, aspettando poi di vedere suo padre entrare prima di rivolgere tutte le proprie attenzioni verso di lei.

— Avevo paura che la festa ti avesse annoiato a tal punto da costringerti a chiamare un taxi e tornare a casa senza di me, — le confessò tutto d'un fiato, un ampio sorriso a fare capolino sul suo volto allegro prima di catturare le labbra morbide di Jieun, sulle quali ancora vi erano tracce di rossetto che Taehyung aveva tutta l'intenzione di rovinare entro la fine di quella serata.

— La prossima volta cercherò di nascondermi meglio allora, — si limitò a rispondergli lei con voce compiaciuta, ritrovandosi però a ricambiare quel bacio con relativo distacco, la mente ancora imprigionata nelle scene e alle parole di poco prima.

— Jieun senti, ci ho pensato a lungo, —

— Tae devo dirti una cosa, —

Le loro voci si sovrapposero all'unisono l'una con l'altra perchè, nell'unico momento di respiro dopo quel bacio, per entrambi era arrivato il momento di confessare all'altro qualcosa che non poteva essere più rimandato. E la cornice intorno a loro, il chiaro di luna, il cielo stellato e la vista sulla città illuminata di Seoul non potevano che fornire l'atmosfera perfetta, almeno per uno dei due.

— No aspetta, prima ascoltami, — la anticipò Taehyung, portando il suo dito indice contro le labbra della ragazza che si vide quindi costretta a cedere per prima, — La mia casa è grande e non è la prima volta che ti fermi durante i weekend, — proseguì poco dopo con il cuore in gola, circondando delicatamente la vita di Jieun con entrambe le braccia e prendendosi poi il tempo necessario per studiare con cura ogni minimo cambio di espressione sul suo volto, — Non ti andrebbe di rimanere? In maniera definitiva intendo, —

Jieun era sempre stata perfettamente consapevole del fatto che Taehyung avesse sempre fatto sul serio con lei, fin dal primo momento i cui i loro sguardi si erano incrociati davanti al bancone del White Wall. Ogni frase, ogni espressione, ogni gesto che lui le aveva donato nel corso dei loro quattro anni di relazione non era mai stato qualcosa di forzato, qualcosa fatto per "dovere": Taehyung era davvero un ragazzo innamorato e avrebbe fatto qualunque cosa per renderla felice e dimostrarglielo, giorno dopo giorno. L'idea e la proposta di una convivenza per lui erano quindi solo l'ennesimo passo avanti verso il loro possibile futuro insieme.

— Tae, — provò a pronunciare qualcosa di vagamente sensato Jieun, pur sentendo la propria bocca completamente asciutta nonostante quella scia di umidi baci, — E' una proposta meravigliosa davvero, — riuscì a ribadire poco dopo, cercando allo stesso tempo di controllare i propri battiti e metabolizzare quella richiesta del tutto inaspettata.

— Ma? — le fece eco il ragazzo, scostandosi all'improvviso da lei solo per poter osservare con maggior chiarezza un'espressione cupa dipingersi sul suo volto spento, illuminato solamente dal pallido chiarore della luna piena, alta nel cielo di Seoul quella notte.

— Dammi solo il tempo per rifletterci un attimo ti prego, — si vide costretta a procedere a tentoni nel proprio ragionamento, il tono basso e quasi sommesso di chi però sa di essere già dalla parte del torto, — Trasferirmi da te vorrebbe dire iniziare a convivere e.., —

— Ok, e quale sarebbe il problema? Stiamo insieme da quattro anni, —

Non aveva nulla da poter rimproverare a Taehyung, nulla a cui aggrapparsi per poterlo attaccare. Sarebbe stato troppo meschino da parte sua, troppo vile. Ma la breve conversazione che aveva intrattenuto con il padre del suo ragazzo era riuscita a spezzare in un baleno quella magia d'amore che Jieun credeva scioccamente di essere riuscita a riscoprire e a riguadagnarsi in un unico mese. Non avrebbe certo permesso a Kim Young di intromettersi nel suo unico rapporto felice, ma sapeva anche che se lui era realmente intenzionato a separarla da Taehyung anche a costo di e a rendere la vita di entrambi un inferno allora, per il momento, l'unica soluzione che le venne in mente per chiudere quel discorso con Taehyung e sperare di non far sfociare quel bel momento in un pessimo litigio era quindi addossarsi tutta la colpa e cercare di prendere tempo, almeno fino a quando non avrebbe scoperto qualcosa di più sui traffici del padre del procuratore Young.

— Credimi, lo vorrei tantissimo, — e, in fondo, Jieun non stava mentendo: aveva davvero solo bisogno di un pò di tempo, per quanto forse Taehyung gliene avesse già offerto fin troppo. Il tempo necessario per chiudere in maniera definitiva questo assurdo e complicato caso e lasciarsi alle spalle tutto ciò che fino ad ora aveva visto e vissuto sulla propria pelle, — Ma voglio prima parlare con la proprietaria del mio appartamento e poi devo trovare il modo per impacchettare tutte le mie cose, non è così semplice, — ammise infine, sentendo il calore dell'abbraccio di Taehyung abbandonare il suo corpo inerme.

— Lo sarebbe, se solo lo volessi davvero, —

Lo guardò negli occhi e, forse per la prima volta in quattro anni, Jieun potè leggervi solo un grande, enorme dispiacere. Non riuscì tuttavia a ricambiare quello sguardo a lungo, perchè il peso delle sue stesse parole le stava già schiacciando il petto in una morsa soffocante, difficile da sopportare.

— Taehyung, — provò a richiamarlo a sè stringendo la manica di quella sua elegante giacca grigia, ma Jieun non ottenne altro che un altro sguardo, questa volta di profondo rammarico. Non era collera la sua, Taehyung non avrebbe mai potuto essere arrabbiato, non con lei. 

Ma era comunque tutta sua intenzione farle capire una volta per tutte che non avrebbe potuto continuare a rincorrerla per sempre: non era continuando a scappare che la loro relazione avrebbe fatto dei passi avanti, nonostante quella fiamma d'amore non avrebbe forse mai smesso di bruciare per lei all'interno del suo petto.

— Per questa sera non ho davvero le forze per continuare ad ascoltarti, — asserì quindi con sincero distacco,— Mio padre mi aveva avvertito che portarti qui non sarebbe stata una buona idea, — proseguì poi, notando solo allora la presa di Jieun sulla manica della sua giacca allentarsi fino scomparire del tutto, permettendogli così di fare qualche passo nella direzione opposta.

— Vai a casa Jieun, ne riparleremo in un altro momento, —

La giovane detective si strinse nelle spalle, accarezzandosi le braccia sottili con entrambi i palmi delle mani per provare ad infondersi un pò di calore e sicurezza. Tutte cose che fino a pochi istanti prima aveva sempre dato per scontate e che ora invece era rimasta immobile ed in tacito silenzio a guardare allontanarsi da lei.

Taehyung era infatti rientrato nell'enorme salone senza aggiungere altro, senza guardarsi indietro nemmeno una volta: probabilmente era tutta sua intenzione proseguire nei festeggiamenti del compleanno di un padre che però, per qualche assurda ragione che aveva ancora a che fare con Jeon Jungkook, sembrava voler fare di tutto per provare a separarli.

Ma forse non ce ne sarebbe stato bisogno: in fondo, Kim Jieun stava diventando una vera esperta nel rovinarsi la vita con le proprie mai.





 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

che ne dite? dopo due settimane di assenza mi sembrava il caso di tornare e sganciare una delle bombe di angst che avevo riservato solo ed esclusivamente per voi.. spero ne siate tutti felici e contenti! lol

ps: mi odierete forse tantissimo per quello che sto per dire, ma siccome sono una criticona level over 9000 quando si tratta dei capitoli che scrivo e che decido poi di pubblicare beh, sappiate che questo non è venuto proprio come avrei voluto (e sperato). insomma, rileggendolo mi sembra tutto un gran casino, non c'è niente che va bene (forse perchè è esattamente così che deve sembrare lol?) non lo so, io non mi do un gran voto in questo caso, ma come al solito non sta poi a me giudicare XD

a parte tutto, forse (ma dico fooorse) taehyung non è poi così estraneo alle vicende come poteva sembrare solo qualche capitolo fa. che conseguenze avrà tutto questo sulla sua relazione con jieun? e su jieun stessa? spero di non dovervi far aspettare troppo per scoprirlo.

intanto ve lo dico: nelle prossime settimane farò un trasloco e sfortunatamente no, non per andare a convivere con kim taehyung.. in ogni caso vi chiedo già anticipatamente scusa ritarderò (più di quanto già non faccia solitamente ooops) nelle risposte alle vostre recensioni che mi rendono sempre super soft o negli aggiornamenti angst che vi attendono, ma chi lo ha affrontato lo sa, cambiare casa non è mai una cosa semplice xD

nel frattempo però vi bacio e vi purplo tutti, ci si sente alla prossima!

 bvb

  
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