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Autore: leila91    31/07/2020    22 recensioni
«Temo… ngh, temo proprio che non riuscirò a finire tutto,» disse l’angelo accennando a due vassoi ancora intonsi.
«Ma non mi dire.» Il tono di Crowley adesso aveva superato con successo la soglia del sarcasmo per raggiungere il livello cobra sulla scala “velenoso”.
«Ci toccherà pagare il sovrapprezzo.» Aziraphale gettò un’occhiata di rimpianto al cibo che non era riuscito a consumare.
«Prego? Ci?! Vorrai dire ti!» Nella foga della protesta a Crowley erano caduti gli occhiali da sole. «Sei tu quello che ha ordinato da mangiare per un reggimento, angelo, quindi non-smettila di guardarmi con quegli occhi!»
(Post!canon // Slash // Gli Ineffabili al ristorante giapponese // Guai in vista)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Non erano molte, dopo seimila anni passati in compagnia di Crowley, le cose in grado di sorprendere Aziraphale.
Citando un famoso film, l’angelo poteva ben dire di avere visto cose che gli umani non potevano neanche immaginare.[1]
Eppure, durante una delle ultime serate passate assieme al demone alla libreria, ci fu una scoperta che lo lasciò completamente a bocca aperta.

«Davvero non hai mai provato il sushi? Mai, nemmeno una singola volta?»
L’unica risposta che l’angelo ottenne da Crowley fu una testa inclinata di lato e un’espressione facciale carica di sdegno, la stessa espressione di quando Aziraphale gli aveva chiesto se avesse un’idea migliore rispetto a sfruttare altri umani per trovare l’Anticristo.

«Si può sapere perchè la cosa ti sconvolge tanto?» bofonchiò il demone, «lo sai che non mi è mai importato nulla del cibo.»

Aziraphale sospirò, trattenendosi dal fare una pessima battuta riguardo al fatto che in effetti questo spiegava l’inquietante somiglianza fra l’amico e Carestia.
Entrambi alti, scuri, vestiti di nero...

«Non lo so,» disse invece, «probabilmente perchè io al contrario lo adoro e trovo inconcepibile che tu non condivida questa passione con me. Ad ogni modo pensa semplicemente questo: hai rischiato di morire senza mai aver assaggiato un uramaki! E si da il caso che giusto domani sarà passato un mese dalla mancata Apocalisse, pertanto dovremmo festeggiare…»

«Aziraphale…» grugnì Crowley, avendo intuito dove l’altro volesse andare a parare.

«Potremmo provare il nuovo ristorante giapponese che hanno aperto a Piccadilly!» esclamò l’angelo battendo le mani, incurante delle proteste dell’amico.

Crowley nascose la testa fra le mani, sconsolato: dopotutto, era stato ampiamente dimostrato che quando Aziraphale partiva in quarta con un’idea, nemmeno la minaccia di un imminente armageddon riusciva a fermarlo.

*

Il problema dell’essere innamorato follemente di qualcuno da più di seimila anni uno fra i tanti problemi, a onor del vero era il ritrovarsi completamente incapaci di rifiutare ogni richiesta che rendesse quel qualcuno felice.

E Crowley non vedeva Aziraphale così eccitato da tanto tempo.

L’Asian Dream era in effetti alquanto suggestivo come posto, e Crowley aveva dovuto ricorrere a un piccolo miracolo demoniaco per trovare posto quella sera: il locale era decisamente al completo.

La sala principale ospitava alcune comitive di amici e diverse famiglie, mentre sui lati erano poste delle piccole stanze private occupate invece principalmente da coppiette.
Alle pareti erano appese fotografie e quadri raffiguranti paesaggi esotici, le luci erano molto soffuse e un impianto stereo diffondeva nell’aria musiche di origine orientale.

«Non è bellissimo, mio caro?» Aziraphale aveva un tono sognante, e i suoi occhi brillavano mentre l’angelo scrutava l’ambiente circostante. La loro saletta era una delle poche al piano superiore, e aveva una finestra che si affacciava su Piccadilly.

Crowley sorrise, intenerito suo malgrado.
«Sì,» mormorò in risposta, «bellissimo.»
Dal suo tono si intendeva chiaramente che non si stava riferendo al ristorante e Aziraphale si ritrovò ad arrossire.
Crowley ghignò, soddisfatto del risultato ottenuto.

«Allora, cosa si mangia di preciso in questo posto?» chiese rivolgendo poi l’attenzione al menù.
«Oh, ti piacerà! C’è una formula che si chiama all you can eat.» rispose allegro Aziraphale, dimenticato l’imbarazzo.
«Onliuchecosa, angelo?» Crowley alzò le sopracciglia, perplesso.
«All you can eat. Vuol dire che possiamo ordinare tutto quello che vogliamo, nella quantità che vogliamo, tutte le volte che vogliamo, ad un prezzo fisso.» esclamò  Aziraphale. «Non è meraviglioso?»

La risposta di Crowley fu un garbuglio di consonanti miste a grugniti che nella testa del demone dovevano avere più o meno questo significato: no, angelo, non è meraviglioso, affatto! Anzi: ho il presentimento che finirà in un disastro.
Il binomio Aziraphale - cibo a volontà non aveva mai portato a nulla di buono, per quanto Crowley ricordasse.

Aziraphale sembrò captare almeno in parte lo stato d’animo del compagno perchè, sollevando nuovamente il menù e abbassando lo sguardo, disse con nonchalance: «L’ultima volta che Gabriele mi ha trovato in un ristorante giapponese aveva un’espressione letteralmente schifata. Mi ha detto, testuali parole, che lui non intendeva profanare il tempio del suo spirito con pietanze simili. Quindi capisco benissimo se nemmeno tu te la senti di…»

Crowley sapeva perfettamente cosa stava cercando di fare Aziraphale: non per nulla lo aveva definito “piccolo bastardo” solo qualche settimana prima.
Non di meno la provocazione sortì comunque l’effetto voluto: Crowley si sarebbe dannato pur di non comportarsi come il fottuto arcangelo Gabriele e poco importava che dannato lo fosse già.

 

*

La cosa effettivamente finì in un disastro.

Crowley non si era stupito di aver avuto ragione, ancora una volta, ma al momento non riusciva a compiacersene.
Non quando l’angelo di fronte a lui quella creatura sciocca, complicata e bellissima che guarda caso era anche l’amore della sua vita aveva assunto un colorito verdognolo e sembrava sul punto di voler rigurgitare l’intera cena.

«Crowley… credo di aver mangiato troppo.» biascicò Aziraphale a fatica.
«L’eufemismo del secolo, angelo.» rispose il demone, cercando di tenere a bada il sarcasmo.

La cena in realtà non era partita male: dopo aver capito come si tenessero in mano quelle dannate bacchette, Crowley era riuscito ad assaggiare un po’ di tutto, sebbene dopo il primo giro di ordinazioni fosse già più che soddisfatto.
Aziraphale, invece, ovviamente no.
Crowley aveva perso il conto di quante cose l’angelo avesse ordinato, tra huramaki, futomaki, tempura-maki e altre assurde pietanze dai nomi impronunciabili.
I camerieri gravitavano attorno al loro tavolo con una frequenza doppia rispetto a quella delle altre coppie presenti.

(«Non starai esagerando, angelo?»
«Sciocchezze, caro. Perchè non prendi ancora qualcosa anche tu? Hai mangiato così poco…»
«Ngh, sono pieno, tante grazie.»
«Oh cielo, ci sono anche i gunkan! Cameriere, potrebbe-»
«Aziraphale! Hai ancora quindici di quegli strani rotolini da finire!»)

Ventidue portate più tardi lo stomaco di Aziraphale aveva finalmente dato forfait.

«Temo… ngh, temo proprio che non riuscirò a finire tutto,» disse l’angelo accennando a due vassoi ancora intonsi.
«Ma non mi dire.» Il tono di Crowley adesso aveva superato con successo la soglia del sarcasmo per raggiungere il livello cobra sulla scala “velenoso”.

«Ci toccherà pagare il sovrapprezzo.» Aziraphale gettò un’occhiata di rimpianto al cibo che non era riuscito a consumare.

«Prego? Ci?! Vorrai dire ti!» Nella foga della protesta a Crowley erano caduti gli occhiali da sole. «Sei tu quello che ha ordinato da mangiare per un reggimento, angelo, quindi non-smettila di guardarmi con quegli occhi!»

«Sono gli unici occhi che ho.»[2] riuscì a rispondere quello, sbattendo le palpebre con aria innocente.

«Bastardo.» sibilò Crowley, non senza una punta di affetto. «Occhioni da cucciolo bastonato o meno, io non ho comunque intenzione di pagare al posto tuo, Zira.»
«Potrei sempre cancellare la memoria del cassiere,» rifletté Aziraphale piegandosi in due, in preda ai crampi.
«Scordatelo, non sappiamo se in Paradiso tengano ancora traccia dei tuoi miracoli. Meglio non rischiare per una cosa così frivola.» Crowley calcò deliberatamente l’ultima parola finendo per guadagnarsi, com’era prevedibile, un’occhiataccia dal compagno.

«Hai un’idea migliore? Una sola brillante idea?[3]» sbottò Aziraphale, contrariato.

Le labbra di Crowley si piegarono in un ghigno squisitamente diabolico.
«Oh, in effetti questa volta sì.»

 

*

 

+++ BREAKING NEWS +++

Orrore e panico questa sera nel centro di Londra!

Un gigantesco esemplare di anaconda nera ha inspiegabilmente fatto irruzione nel nuovo ristorante giapponese di Piccadilly, l’Asian Dream. Più che un sogno, la serata si è rivelata un incubo per il centinaio di commensali del ristorante, che sono riusciti però fortunatamente a fuggire incolumi dal locale. I proprietari sono ancora sotto shock e la polizia ha evacuato tutta l’area circostante, mentre sta indagando per capire come un rettile del tutto estraneo alla fauna locale sia riuscito a...

 

«Crowley, ti prego abbassa il volume» mugugnò Aziraphale massaggiandosi le tempie, «mi sta scoppiando la testa.»

Alle sue spalle il telegiornale stava trasmettendo le immagini delle persone in fuga da Piccadilly.

«Potresti mostrare un po’ di riconoscenza, angelo.» Crowley brontolò ma spense lo stesso la sua gigantesca televisione con uno schiocco di dita, «dopotutto è grazie a me che sei riuscito a sgattaiolare via senza pagar-AZIRAPHALE, NON TI AZZARDARE A VOMITARE SUL MIO TAPPETO!»

Troppo tardi: gran parte della cena aveva deciso di scappare dallo stomaco dell’angelo per andare a riversarsi sul pavimento del salotto di Crowley.

«Oh caro, mi dispiace davvero.» Aziraphale aveva un’espressione così affranta che Crowley non riuscì davvero a rimanere arrabbiato.
Perlomeno l’angelo non aveva sporcato la Bentley durante il viaggio di ritorno: era già qualcosa.

Aziraphale fece sparire la macchia maleodorante con uno schiocco di dita ma l’azione sembrò prosciugare le sue forze.
Considerato lo stato in cui si trovava non era forse una cosa tanto strana.

Il demone lo afferrò non appena gli cedettero le ginocchia.


*

 

Mezz’ora più tardi i due erano comodamente seduti a letto.
Aziraphale stava un pochino meglio: la nausea era scomparsa ma in compenso oltre a qualche spasmo residuo, gli era venuto il singhiozzo.

«Angelo, sei un disastro.» Crowley buttò indietro la testa e rise di gusto.

«Oooh, questo non è carino, Crowley - AAAH, maledetti crampi - non è nnnh affatto carino!» Aziraphale strinse le braccia attorno al corpo.

«Demone, ricordi?» rispose Crowley, «il mio lavoro è essere l’esatto opposto di carino.»
Ma a dispetto delle parole la sua voce adesso era dolce e le sue mani stavano accarezzando i capelli del compagno.

Aziraphale socchiuse gli occhi godendosi quelle attenzioni: pareva un gatto in procinto di fare le fusa.
«Non sono un disastro,» protestò piano.

«Sì, invece.» Ribadì Crowley ghignando, «ma sei il mio disastro, ed è questa l’unica cosa che conta,» soffiò poggiando la fronte contro quella di Aziraphale.
L’angelo arrossì all’istante e Crowley rincarò la dose con un bacio sul naso.

«Avanti angioletto, è ora di fare una bella dormita.» Crowley si sdraiò tirando giù l’altro con sé e avvolgendolo tra le sue braccia. «Domani mattina starai meglio.»

«Gli angeli non dormono» borbottò Aziraphale roteando gli occhi.

«E i demoni non mangiano il sushi ma pare che oggi sia la giornata delle eccezioni, no?» replicò Crowley strizzando l’occhio.

Aziraphale non riuscì a trattenere un sorriso.
«Vecchio serpente» bisbigliò, la voce carica di sonno.

«Il tuo vecchio serpente,» precisò Crowley, con palese soddisfazione.

E dopo avergli premuto un ultimo bacio sulla fronte seguì Aziraphale nel mondo dei sogni.

 


 









 

Note testo:

[1] Celeberrima frase del film “Blade Runner”.
[2] Battuta presa in prestito dal film “D’Artagnan”.
[3] Battuta presa pari passo dal secondo episodio della serie tv.

NB: il serpente nel quale si trasforma Crowley nel canon NON credo sia un’anaconda, mi sono presa una licenza poetica.










Angolino di Leila:

Buongiorno lettrici e lettori :D
Dopo una breve parentesi introspettiva/malinconica/poetica, rieccomi in tutto il mio splendore con qualcosa di più comico.
Questa storia è liberamente ispirata a un episodio vero xD.

Qualche giorno fa la sottoscritta e Carmaux95 sono andate a mangiare il sushi: Carmaux ha però ordinato più cibo del previsto e si sarebbe ritrovata quindi a dover pagare il sovrapprezzo del piatto non consumato, se non fosse che alla cassa non lo hanno notato.

La scena finale è stata quindi (dopo aver pagato il prezzo normale):
Leila & Carmaux: "Bene… ehehe… arrivederci allora…"
*SCAPPASCAPPASCAPPA*
L’abbiamo fatta franca anche senza l’intervento di Crowley, insomma :P (anche se siamo convinte che la prossima volta troveremo le nostre foto segnaletiche all’ingresso del ristorante…)


Bea, ovviamente la storia non posso che dedicartela :P

Spero che questa vagonata di fluff vi abbia reso la lettura piacevole

Grazie a chiunque abbia letto, a chi vorrà recensire o inserire la storia nelle liste speciali.

Buon week end

Bennina


ps: perdonate il titolo idiota -.-”

(Vuoi leggermi in inglese e lasciarmi un kudos? Mi trovi qui)
   
 
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