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Autore: Myriru    31/07/2020    3 recensioni
Ispirato al secondo racconto del ciclo "Lady Oscar – Le storie gotiche: Il figlio del generale Jarjayes?!"
Dal testo:
«Il mio nome è Maurice. La mamma mi ha detto di venire qui da voi, padre, e di chiedervi se potete prendervi cura di me. Ha detto che voi avreste capito... sono state le sue ultime parole prima di morire »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Mai! Mai! Non lo perdonerò MAI! Quel che è troppo è troppo! Come se non bastasse, madame, proprio nel giorno del vostro compleanno! »
« Cerca di stare calma, nonna… altrimenti ti va di nuovo il sangue alla testa… »
Disse placido André seduto accanto alla nonna insieme a Madame Jarjayes. Per la sorpresa e la rabbia sua nonna si era sentita male e l’aveva portata, di peso, subito nella sua stanza per farla riprendere.
«André ha ragione, devi tranquillizzarti »
Aveva detto madame sorridendole, seduta al suo fianco.
«Oh, ma pauvre madame… in questo momento dovrei essere io a cercare di calmare voi, e non l’opposto! »
Disse la governante agitandosi nel letto, ancora furiosa con il generale. Tutti erano rimasti sconvolti dall’arrivo di quel bambino e le sue parole avevano creato non pochi dubbi.
Era davvero il figlio del generale? Chi era sua madre? Cosa sarebbe successo ad Oscar se il bambino si fosse rivelato l’erede che il generale aveva aspettato per tutta la vita?
Madame non si era scomposta, aveva preferito non credere alle parole del bambino e fidarsi del marito, anche se il dubbio le scombussolava l’animo. Era rimasta incinta otto volte, partorito sei ma tutte femmine. L’unico erede maschio era morto pochi giorni dopo il parto, un anno prima della nascita di Oscar.
«Mi chiedo che cosa monsieur abbia intenzione di fare con quel bambino… »
Sospirò la governante, cercando lo sguardo del nipote.
André sperò, egoisticamente, che quel bambino fosse veramente il figlio del generale e un po’ lo sperava anche sua nonna, così da “liberare” Oscar da quella pazzia che la costringeva, da 28 anni, a vivere come un uomo.
«A proposito… poco fa quel bambino è svenuto dalla fame! »
Disse madame portando una mano al petto, ricordando il viso pallido e magro del bambino. Si alzò lentamente e, seguita dalla governante ormai ripresa del tutto, si avviò fuori dalla porta alla ricerca del bambino.
«Madame »
Una cameriera fece un rapido inchino appena le due donne furono vicino la porta del salone.
«Avete dato da mangiare al bambino, spero! »
Disse la governante guardando seria la cameriera e lei sorrise, annuendo.
«Ha bevuto tre bicchieri di latte caldo e ha divorato la sua brioche »
«Bene, è qui? »
Chiese madame indicando la porta del salotto e la cameriera annuì rapida, aprendo poi le grandi porte. Appena le porte si aprirono, le due donne notarono, seduti sul divano, Oscar e Maurice. Maurice dormiva tranquillo, con il capo poggiato sulle gambe di Oscar e lei, dolcemente, gli accarezzava i capelli e lei quando notò sua madre e la sua balia, poggiò l’indice sulle labbra, in segno di silenzio e sorrise, tornando a guardare il piccolo.
«Poverino… chissà come si sentirà tutto triste, tutto solo?! Guarda come dorme sereno, con la testa sulle gambe di Oscar… »
Sussurrò madame con le lacrime agli occhi, stringendo un fazzoletto tra le mani; la governante poggiò i pugni sui fianchi, in modo quasi autoritario.
«Madame! Non dobbiamo avere compassione di lui finché non avremo chiarito il mistero delle sue origini! Anche se è così piccolo e indifeso, dobbiamo restare indifferenti! »
Poi il suo sguardo si posò di nuovo su Oscar e il piccolo Maurice e si commosse, e pianse anche lei insieme a madame. Oscar le guardò da lontano, alzando un sopracciglio con un piccolo sorriso ad incurvarle le labbra.
 
«Madame Jarjayes è davvero incredibile… oramai siete sposata col generale da qualche decennio… eppure continuate ad amarlo come il primo giorno! »
«Dopotutto siete una contessa, madame Jarjayes! È proprio démodé frequentare soltanto il proprio marito senza farsi neanche un amante! »
«Una condotta davvero inadeguata a una dama di corte! »
«Per non parlare di vostro marito… è un tale bacchettone… un’autentica vergogna per gli uomini francesi, famosi nel mondo per eleganza e infedeltà! »
«Naturalmente rispetto la vostra scelta madame… ma onestamente, mi sembrate una coppia di sposi plebei! »
Madame Jarjayes, circondata dalle dame di corte, si sentì a disagio e si limitò a sorridere, senza rispondere a quelle provocazioni dettate, sicuramente, da una gelosia nei suoi confronti. Il suo matrimonio era uno dei pochi che poteva vantarsi di essere un matrimonio d’amore e non di affari e lei, da sempre innamorata di suo marito, non aveva mai guardato gli altri uomini.
Le illusioni all’infedeltà l’avevano ferita e aveva pensato a quel bambino. Si voltò verso il marito che, in disparte, era affiancato dalla nipotina più giovane. Loulou lo guardò con un sorriso strano e lui sussultò.
«Cosa significa quello sguardo, Loulou? Vuoi dirmi forse qualcosa? »
«Avete perso la faccia, eh nonno? »
Disse la ragazzina trattenendo le risate ma dovette scappare prima che l’uomo, irritato, portò la mano all’elsa della spada, spaventandola.
«Ecco perché non mi piacciono i militari attempati. Non sanno stare allo scherzo! »
Il generale, vedendola lasciare la sala, allontanò la mano dalla spada con un sorriso divertito e si avvicinò alla consorte.
Nel frattempo, Loulou nello scappare dalla stanza si era scontrata con Maurice e nel giro di mezzo secondo si erano trovati entrambi a terra, con la testa dolente.
«Ahi… che botta! Va tutto bene? Scusa, ma io ho la testa dura… »
Disse Maurice portandosi una mano dietro la testa guardando Loulou fare lo stesso.
«Niente paura… non sono certo da meno! »
Loulou sorrise prendendo la sua bambola che portava sempre con sé, rimettendosi subito in piedi. Lo aiutò ad alzarsi e i due risero, scusandosi a vicenda.
«Maurice! Mau… ah allora sei qui! »
Oscar scese rapida le scale, con indosso la sua divisa e si avvicinò al bambino sollevata. Era andata a controllare come stesse nella sua stanza e, trovandola vuota, si era preoccupata per lui. Lo aveva cercato dappertutto e fu felice di vederlo insieme a Loulou.
«Ho visto che eri scomparto dal tuo letto e mi sono preoccupato! Ma… perché hai indossato la giacca? Cosa significa quell’abbigliamento? »
Il bimbo si mise dritto con la schiena, abbassando lo sguardo, strinse la giacca blu che indossava tra le dita imbarazzato.
«Beh, ecco… vedete io… »
Lo sguardo di Oscar si addolcì subito, si inginocchiò davanti a lui per guardarlo meglio in faccia e gli lasciò una tenera carezza sul viso.
«Senti piccolo… voi bambini dovete cercare di non disturbare gli adulti. Su, ora fila in camera tua, da bravo! Oggi… è il compleanno di mia madre. Stasera avremo moltissimi ospiti… quindi ti chiedo di non farti vedere nel salone, solo per oggi. Hai capito? »
Gli aveva parlato piano per paura di spaventarlo e lui la guardò incantato, annuendo rapidamente e gli sorrise, abbracciandola poi d’improvviso.
«Va bene Oscar…! Grazie! »
Oscar in un primo momento si irrigidì, poi posò una mano sulla schiena del bambino, ricambiando l’abbraccio. Loulou li guardò in disparte e quando i suoi occhi incontrarono quelli della zia, lei le mostro il pollice alzato facendole anche l’occhiolino. Oscar alzò gli occhi al cielo.
«Su, torna della tua camera insieme a Loulou e cerca di riposare… domani potremo parlare con calma »
I due bambini annuirono e si allontanarono, tenendosi per mano, in pochi istanti salendo le scale. Oscar sospirò e si avviò verso la sala e, poco prima dell’ingresso, incontrò André. Le porse il vassoio con lo champagne e lei accettò con grande piacere.
 
«Sa, io e la mamma vivevamo a Parigi… le si chiamava Fleur ed era molto bella e gentile, dico davvero! »
Loulou e Maurice erano stesi sul tappeto, nella stanza del ragazzino e lui gli raccontò della madre.
«Mi portava ogni sera dalla vicina e mi lasciava lì per andare a lavoro. Poi tornavamo a casa insieme, mano nella mano, sotto il cielo di Parigi in cui splendevano mille stelle… a volte facevo i capricci perché avevo sonno e allora la mamma mi prendeva in braccio con un sorriso »
Maurice si fermò con il viso imbronciato e gli occhi pieni di lacrime, le asciugò rapido ma non sarebbe riuscito a fermarle subito.
«Maurice… »
Lui scosse il capo e sorrise. Prese il medaglione che teneva nascosto sotto i vestiti e lo mostrò alla sua nuova amica. All’interno c’era un piccolo ritratto della madre: era sorridente e dei lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso roseo, i suoi occhi erano scuri e Loulou, nel guardare quelli di Maurice, gli venne in mente il colore degli occhi che aveva suo nonno, sua madre e sua zia.
«È davvero bella! »
Disse Loulou prendendo il gioiello tra le mani e sorrise. Poi, realizzando meglio quello che aveva scoperto alzò un sopracciglio e fece un sorriso forzato guardando i cari lettori di questo capitolo.
“Questo bambino ha la mia età ed è mio zio… vi rendete conto? ”
   
 
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