Pansy
fumava di rabbia. Durante le prove del musical aveva notato Lunatica
avvicinare
il professor Moody, così si era spostata per poter origliare
la loro
conversazione; aveva tuttavia scoperto che spiare un discorso non
è proprio
l’attività più semplice da eseguire in
mezzo a una ventina di persone che si
esercitano nel canto. Era riuscita a distinguere un'unica frase,
pronunciata a
voce un po’ più alta da Moody – un acuto
particolarmente alto di Ginny Weasley
le aveva reso del tutto impossibile distinguere la risposta.
Quel poco
che aveva sentito, però, bastava e avanzava per farla andare
su tutte le furie.
Lei
allora andrà con il signor Malfoy?
Non si
capacitava del perché il professore – no, chiunque
– avrebbe dovuto
porre una simile domanda a Lunatica Lovegood. Solo perché
per uno strano
scherzo del destino – e di Blaise, aggiunse con rabbia
– si era trovata a
duettare con lui nei panni di Cosette non significava che la vita reale
avrebbe
dovuto specchiare la finzione! Draco era suo,
l’aveva puntato ben prima,
gli stava accanto da prima che il ragazzo scoprisse
dell’esistenza di Lovegood.
Pansy non
le aveva mai prestato particolare attenzione prima, limitandosi a
prendere in
giro le sue strambe scelte stilistiche ogni tanto, ma era ormai
dall’inizio
dell’anno che Lunatica sembrava mettersi d’impegno
per starle sui nervi. Perché
al contrario di quanto si ripeteva, era dall’inizio del
musical che Draco
sembrava essersi davvero avvicinato a lei, in modi
che non comprendeva.
Non solo: aveva l’atroce sospetto che avesse iniziato a
evitare lei, la sua
amica di ben più lunga data! Era quasi come se la sfortuna
del suo personaggio,
Eponine, le si fosse trasmessa insieme alla sua parte. Non era un
brutto
personaggio, aveva deciso Pansy dopo aver letto per intero il copione,
ma lei
voleva tutt’altra parte per sé: Pansy Parkinson
era una vincente, non un’eroina
sventurata che rinuncia alla vita per un amore non ricambiato.
Finite le
prove non si fermò ad aspettare Draco: si fiondò
fuori dall’aula, decisa a
intercettare Lovegood e a mettere in chiaro le cose una volta per tutte.
Ciò
che
vide, però, la stupì. Lunatica non era sola,
c’era un ragazzo con lei – l’aveva
sicuramente già visto, ma non ricordava chi fosse
– che non apparteneva al
ristretto gruppo di attori prescelti; doveva averla aspettata fuori per
tutto
il tempo.
“Chi
è
quello, Parkinson?”
Pansy quasi
sussultò sentendo la voce di Draco. “Sei
geloso?” domandò, irritata. “Forse
dovresti chiederlo alla tua amichetta, allora. Io non sono la tua
Eponine”
dichiarò, voltandogli le spalle sdegnata.
Nel
superare Lunatica, tuttavia, lanciò uno sguardo di sottecchi
allo sconosciuto:
non poteva negarsi di essere curiosa. Era un Corvonero; avrebbe fatto
qualche
ricerca – ma non l’avrebbe detto a Draco.
A
sorpresa, però, l'attenzione di Pansy fu catalizzata da
un’altra persona,
apparentemente meno misteriosa. Neville Paciock era impalato davanti a
lei con
un lo sguardo fisso sui piedi.
“Ciao
P-pansy” balbettò, osando lanciarle uno sguardo.
“Paciock,
che accidenti vuoi?”
Il tono
le uscì perfino più acido del solito, non era
proprio in vena di affrontare un’altra
seccatura. La seccatura in questione aveva tuttavia la forma di un
fiore blu
che le veniva offerto con mano tremante.
“Che
cos’è?”
chiese allora stupidamente, esitando con leggera diffidenza.
“Un
fiore... Una viola del p-pensiero, come il tuo nome. Ecco, io mi
chiedevo se...
Se volessi venire al b-ballo con me”.
Pansy
spalancò gli occhi e non poté evitare la risatina
che le uscì fuori – ma per
una volta non vi era nessun tono canzonatorio. Non aveva mai
considerato
Paciock come un ragazzo, ma ora che era costretta a
farlo doveva
riconoscere che non era affatto male. Aveva fegato, se non altro. E poi
era
Enjolras: sarebbe stata una scelta sensata, la Umbridge avrebbe
approvato.
“Direi
che si può fare!” esclamò ad alta voce
per farsi sentire da Draco.
Chissà,
magari sarebbe anche riuscita a farlo ingelosire.
Intanto,
procurarsi un piano B non poteva essere negativo.
In
un’altra
parte del castello, un altro uomo balbettante avanzava
un’analoga proposta. Non
con la stessa fortuna, però.
“Ehm
mi
dispiace, Argus, ma non credo che sia consono per me mostrarmi al Ballo
in tua
compagnia. Ho una certa ehm immagine e un certo status, tu lo capisci,
vero?”
Mentre il
custode si allontanava con un’espressione mezza affranta e
mezza irritata,
Dolores rigirò l’ennesimo fiore appassito che
aveva ricevuto da lui. Non aveva
ancora avuto nessuna alternativa migliore di quel magonò
– che cosa
incredibilmente disdicevole! Poco male in ogni caso, pensò
poi con un sospiro,
tanto lei in quanto organizzatrice non avrebbe avuto bisogno di un
accompagnatore. Sia Silente che Cornelius sarebbero stati costretti a
chiederle
un ballo e per il resto... In virtù del suo ruolo avrebbe
potuto costringere
anche la McGranitt con lei se solo l’avesse voluto!