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Autore: Scarlet Jaeger    03/08/2020    3 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31
 



Quando io e Takao uscimmo dalla struttura, trovammo Rei, Max ed il Prof Kappa seduti su un muretto del cortile, e quando ci videro arrivare scattarono in piedi come se avessero avuto le molle sotto ai piedi. Probabilmente in tutto quel tempo erano stati in pensiero per noi, sapendoci da soli in quel posto misterioso, e dopo la fine che aveva fatto Kai, passando dalla loro parte, non stentai a credere che fossero incredibilmente preoccupati per la nostra sorte.
Solo dopo aver visto il mio volto furente di rabbia e pieno di lacrime decisero di prendere parola.
«Cos’è successo?», mi chiese Rei, avvicinandosi frettolosamente a me per constatare che stessi bene. Io dal canto mio strinsi la mascella, cercando di aprire la bocca per rispondere con una frase sensata, ma la voce non riusciva a trovare una via d’uscita. Avrei voluto gridare, solo per sfogare la rabbia che sentivo verso Kai, Vorkof e l’intero monastero. Le mie lacrime erano un chiaro segno della frustrazione che stavo provando, della rabbia provata e dell’amarezza per quanto successo.
Di nuovo non ero riuscita a mantenere la parola data a me stessa. Mi ero ripromessa di non avvilirmi ancora per lui, ma non c’ero riuscita. Le parole sprezzanti di Kai riuscivano sempre a trovare il modo di colpirmi.
Fu Takao però a venire in mio soccorso. Sapeva che non ero nelle condizioni adatte per riuscire ad affrontare quel discorso, non dopo tutto quello che era successo. Ma notai che era abbastanza scosso anche lui.
«Abbiamo visto Kai… è inutile ragazzi, non tornerà!»
Disse quelle parole con un tono di voce talmente avvilito che stentai a riconoscerlo come suo. Lui non si era mai fatto abbattere dalle difficoltà, ma in quel momento non era riuscito a tenere la sua solita spensieratezza. Lui era sempre rimasto forte nonostante tutto quello che avevamo affrontato durante il campionato, ma quella volta era diverso e lo capivo bene. Generalmente riusciva a risollevare gli animi di tutti con quella sua ironia e forza di spirito, eppure in quel momento non ci era riuscito.
Anche gli altri ragazzi erano rimasti ammutoliti da ciò che aveva detto. Rei aveva indurito la mascella e mi aveva guardata con uno sguardo consolatorio, come se volesse esprimermi tutta la sua vicinanza ed io dal canto mio gliene fui grata.
Ancora una volta mi ero lasciata confortare da un suo abbraccio e di nuovo per colpa di Hiwatari. Quella consapevolezza iniziava ad indispettirmi non poco.
«Ma dai…magari non è tutto perduto»
Max cercò di sollevare il morale di tutti con quella frase e lo fece con un piccolo sorriso. Anche lui era sempre stato un tipo positivo e non si era mai fatto abbattere da nulla, ma anche lui era molto provato da ciò che avevamo appena vissuto. Sul suo volto, nonostante cercasse di non darlo a vedere, c’era un’espressione leggermente incupita.
«E invece sì!»
Mi decisi a rispondere quando oramai la conversazione era arrivata in un punto in cui assolutamente non sarebbe dovuta arrivare. Era inutile continuare a sperare in un suo cambiamento o in un suo ritorno. Lo avevo visto con i miei occhi, Kai era stato freddo ed impassibile per tutto il tempo, ed aveva tenuto il tipico atteggiamento di uno che non si sarebbe fatto scalfire da nulla. E poi era incredibilmente orgoglioso e quindi non sarebbe mai e poi mai tornato sui suoi passi. Ed in ogni caso non aveva un valido motivo per farlo. Lui in quel luogo ci aveva passato, a mio malincuore, una parte della sua vita. Dovevano essere riusciti a fargli recuperare i suoi vecchi ricordi ed è per questo che ha deciso di lasciarci. Quindi perché avrebbe dovuto rinunciare al suo sogno di essere il miglior Blader del mondo per tornare da noi? Rimanendo coi Russi avrebbe avuto gloria e mezzi per ottenerla, come quello strano Beyblade nero, e quella consapevolezza mi portò a stringere ancora di più Dranzer nella mano. E poi non c’era più nulla che lo legasse a noi, o a me. Nemmeno l’amicizia che pensavo di aver avuto con lui a tempi dell’infanzia. Inizialmente pensavo che, nonostante il carattere freddo e scostante, lui si considerasse un membro effettivo dei Bladebreakers, ma solo in quel momento mi sembrò palese il contrario. A lui non era mai interessato far parte di una squadra, tantomeno la nostra. Era rimasto con noi solo perché gli faceva comodo per i suoi scopi, e lo aveva bellamente dimostrato abbandonando il suo fedele compagno.
Non aveva avuto remore a gettare via il suo Beyblade come se fosse un ferro vecchio, o la sua Aquila Rossa come se per lui non avesse più alcun valore.
«Perché pensi che non possa cambiare idea?», mi rispose il Prof Kappa, nonostante la sua voce fosse pressoché avvilita.
In un primo momento non risposi. Piantai i miei occhi in quelli del mio compagno con espressione furente, e nello stato d’animo in cui ero non mi risultò difficile. Giurai di aver visto un lampo di paura nel piccoletto, ma fu solo un attimo. Non ce l’avevo con loro o con il fatto che continuassero ad alimentare false speranze, ma in quel momento non mi sentivo per niente fiduciosa. Inoltre non sarebbero servite parole per far capire loro il mio punto di vista.
Allungai la mano destra di fronte a me, schiudendo le dita e mostrando Dranzer posato sul palmo della mia mano.
I volti di ognuno di loro, tranne quello di Takao, che rimase a fissare il pavimento con il labbro inferiore stretto tra i denti, si aprirono in un’espressione di puro sgomento dopo aver visto quello che stavo sorreggendo.
«Ma quello è Dranzer!», si lasciò scappare Kappa, avvicinando il volto per guardare meglio, ma io spostai lo sguardo su di Rei, che mi stava guardando con apprensione. Era triste, probabilmente perché sapeva che stavo soffrendo. Inoltre era rimasto al mio fianco anche se mi ero staccata dal suo caldo abbraccio.
«Già», sospirai, richiudendo la mano come per proteggere quel Beyblade dagli sguardi dei presenti. Non seppi dire perché, ma non ero pronta a staccarmi da quell’oggetto, come se in qualche modo avesse potuto compensare la mancanza del disegno che avevo gettato ai piedi di Kai. Lo avevo fatto in un impeto di rabbia ed in quel momento iniziavo a pentirmi di quella decisione, ma non potevo certo tornare dentro a riprenderlo. In ogni caso ero estremamente sicura che Kai l’avesse strappato o gettato nel primo cassonetto.
«Ma è inutile rimanere qui ad alimentare false speranze ed a rischiare di prenderci una polmonite. Hiwatari è perso per sempre, fatevene una ragione», dissi con risentimento, iniziando a camminare a ritroso nel cortile del Monastero, intenta a lasciarmi addietro quella maledetta serata.
A malincuore, dopo alcuni secondi di sgomento, sentii i loro passi dietro di me.
 
 
 
Differentemente dalle ultime volte, quando tornammo in albergo non volli stare ad ascoltare i discorsi dei miei compagni su ciò che era appena accaduto.
Takao, Max ed il Prof si erano seduti di nuovo sui divanetti, mentre il nostro capitano raccontava loro per filo e per segno il nostro incontro con Vorkof e Kai. Io non avevo voglia di ripercorrere mentalmente quei ricordi, quindi mi chiusi nel bagno della stanza che dividevo con Rei e mi infilai sotto la doccia per far sì che l’acqua riscaldasse il mio corpo e mi aiutasse a rilassarmi.
Quando uscii trovai Rei seduto sul letto di Kai, che osservava il paesaggio fuori dalla finestra con espressione mesta, ed io mi presi alcuni secondi per osservarlo, visto che non si era accorto di me. Voltò lo sguardo solo quando il letto matrimoniale su cui mi sedetti cigolò sotto il mio peso.
Io però avevo già distolto l’attenzione dal mio compagno, perché non mi sentivo ancora in grado di affrontare una qualsiasi conversazione. Non volevo tornare sui soliti discorsi. Non avevo assolutamente voglia di parlare di Kai e di quanto successo al Monastero, né parlare di quanto era successo tra noi. C’era una sola cosa che volevo fare in quel momento, e sarebbe stata starmene completamente sola fino a che non avessi prosciugato tutte le lacrime che avevano di nuovo iniziato a scendere lentamente sulle mie guance mentre osservavo Dranzer.
Ancora non ero riuscita a riporlo o a separarmene. Me l’ero portato anche in bagno e lo avevo appoggiato sul bordo del lavandino mentre facevo la doccia. Ed anche in quel momento lo stavo osservando, appoggiata alla spalliera del letto e con le sopracciglia aggrottate in un’espressione sofferente. Ne sfioravo leggermente il Bit con il polpastrello del pollice, come a far capire all’Aquila Rossa tutta la mia apprensione, come se mi stessi scusando io stessa per come l’aveva trattata Kai, ed in un primo momento fu proprio così.
«Il tuo possessore è stato un vero stronzo!», dissi a fior di labbra, ma non era necessario che mi sentisse. Né che mi sentisse Rei. Mi sembrava però doveroso farglielo sapere, e credo che in qualche modo il mio messaggio fosse stato captato dal Beyblade.
Il Bit Chip di Drazer si illuminò per una frazione di secondo, come se l’Aquila mi avesse risposto.
Le sorrisi. Mi sembrò il minimo che potessi fare, anche se poteva essere un gesto stupido per chiunque non sapesse quanto fossero forti i legami tra i Blader ed i propri Beyblade, e mi fece rabbia il fatto che una delle persone che avrebbe dovuto conoscere quei determinati legami fosse proprio Kai. Ma in fondo non aveva avuto remore ad abbandonare quello che doveva essere il suo fedele compagno…
Inoltre mi sentivo in qualche modo legata allo stesso Dranzer, proprio per i ricordi che mi legavano a Kai. In qualche modo quel Beyblade, come aveva fatto il disegno che lui stesso mi aveva donato, mi ricordava del tempo trascorso con lui.
E non avevo ancora intenzione di rinunciare al mio passato ed ai miei ricordi, anche se oramai era chiaro che il mio vecchio amico non esisteva più.
«Saya…»
Alzai il volto quando mi sentii richiamare e mi ritrovai ad osservare le iridi ambrate di Rei, che si era seduto sul letto a poca distanza da me, che invece ero rannicchiata tra i cuscini. L’espressione del suo viso trasportava una tristezza che mi strinse il cuore. Sapevo che lui soffriva per il fatto che stessi male per ciò che era successo. In fondo, proprio il giorno prima mi aveva detto che per vedermi felice avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma purtroppo quello che potevamo fare lo avevamo già fatto. E non era servito a nulla.
«Mi dispiace», mi disse solamente con un filo di voce, che mi fece singhiozzare lievemente, ma cercai di ricacciare indietro le lacrime.
«Sono stanca Rei», ammisi con sincerità, lasciandomi definitivamente andare di nuovo, presa dalla disperazione. «Stanca di piangere per lui e per quello che oramai è chiaro che non esiste più…Vorrei fare come lui, fregandomene di quello che è successo e facendomene una ragione, ma non ci riesco! Perché?!», alzai leggermente il tono della voce, spostando però lo sguardo dai suoi occhi, troppo avvilita per continuare a guardarli.
Sentii le sue dita prendermi da sotto il mento e rialzarmi il volto alla sua altezza, costringendomi a guardarlo di nuovo. Le lacrime mi offuscavano la vista, ma vidi la sua mascella serrarsi leggermente.
«Perché quando vogliamo bene a qualcuno è difficile far finta che non ce ne freghi nulla…», mi rispose, ma non riuscii a comprendere bene se stesse parlando di me o di sé stesso. Sono sicura che anche lui stava vivendo un conflitto interiore, anche se di tutt’altra natura. E sono sicura che non fosse felice di vedermi piangere per qualcuno che mi aveva sempre trattata in malo modo. Ma io non riuscivo a lasciar perdere quella causa. Avrei dovuto fregarmene già dopo lo scontro avuto con Kai nel covo degli Shall Killer, prima del torneo nazionale, o dopo ciò che mi aveva detto in Germania, eppure non mi ero mai fatta fermare dalle sue parole sprezzanti. Mi aveva ferita, mi aveva fatta piangere ed a volte anche umiliata, eppure non riuscivo ad abbandonare quella minima speranza di riportarlo in sé. Anche se in quel momento mi sembrò del tutto impossibile continuare a sperare.
«Già…»
Sospirai abbattuta, abbassando lo sguardo nonostante Rei mi stesse ancora sostenendo il volto. Sarei voluta scappare, da lui e da tutti, anche se avrebbe significato tornare al freddo, ma almeno così avrei potuto sfogare la mia rabbia in qualche modo. Mi sarebbe piaciuto provare a lanciare Dranzer, perché forse in quel momento l’Aquila Rossa era l’unica che poteva veramente capirmi. Invece non riuscii a muovere nemmeno un muscolo.
«Ti prego…», sentii Rei riprendere parola e quel tono disperato mi impose di riposare il mio sguardo sul suo volto. Mi ritrovai ad osservare le sue labbra dischiuse, sentendo disperatamente il bisogno di baciarle, come se fosse stata la via più facile per sopprimere tutti i brutti pensieri. L’ultima volta era successo così. Mentre baciavo Rei ero riuscita a non pensare a nulla, anche se poi non ero riuscita a chiudere occhio.
«Non piangere più», continuò, ed io non potei far altro che seguire il movimento della sua bocca mentre pronunciava quelle parole. Ma sembrò come se il mio sguardo gli avesse fatto capire il mio desiderio, perché spostò in un baleno la sua mano dietro il mio collo per attirarmi di nuovo a sé.
Mi ritrovai a baciare di nuovo quelle labbra tanto a lungo desiderate, desiderosa di sopprimere tutta la tristezza ed i deleteri pensieri, anche se non era sicuramente il modo migliore per farlo. Non era giusto usare Rei per non pensare a Kai, ma in quel momento non riuscivo a trovare un altro modo, e la gentilezza del mio compagno di squadra era tutto quello di cui avevo bisogno. Essere rapita di nuovo dalle sue labbra e dal suo caldo abbraccio mi dette la forza per smettere di piangere.
Quando ci staccammo l’uno dall’altra poggiò la sua fronte alla mia, penetrandomi col suo meraviglioso sguardo a pochissima distanza dal mio. Potevo vedere le sfumature più chiare delle sue iridi e mi persi in quello sguardo che mai avevo osservato così da vicino.
«Grazie», mi sentii in dovere di dirgli, anche se mi sentivo incredibilmente in colpa a piangere per Kai quando entrambi provavamo qualcosa di reciproco. Ma come avrei fatto a capire di chi fossi realmente innamorata se Kai continuava a ferirmi e Rei a confondermi? Ed il fatto che io continuassi a desiderare di essere consolata dal mio dolce compagno per sopprimere il resto dei sentimenti che provavo per l’altro non aiutava certo la mia causa.
«Anche oggi si è fatto tardi, non credi sia il caso di dormire un po’?», mi disse poi a fior di labbra, ed a malincuore non potei fare altro che annuire.
Ci stendemmo sotto le coperte subito dopo ed io lo feci affondando il volto nel cuscino che lui ancora non sapeva essere di Kai, assaporando il suo profumo per cercare di svuotare la mente.
Un attimo prima di sprofondare in un sonno tormentato, sentii due braccia che mi strinsero a sé.
Fu tra le sue braccia che accolsi il sonno.
Un sonno tormentato…
 
 
 
 
 
Fuoco.
Il richiamo disperato di un’Aquila Rossa.
Ancora fuoco.
Eppure non mi sentivo bruciare nonostante fossi in mezzo ad un incendio.
Avevo freddo.
Dranzer girava a stento.
Buio.
Nel buio un Beyblade nero girava indisturbato a poca distanza da noi.
Nell’unico spiraglio di luce che potevo notare, due occhi ametista mi penetrarono con uno sguardo di fuoco
Poi il buio. Di nuovo.
«Saya, svegliati!»
Quando aprii gli occhi ne notai un paio che mi stavano osservando quasi disperati ed io non potei fare altro che aggrottare leggermente le sopracciglia. Ero ancora scossa dal sogno da cui Rei mi aveva appena destata e quindi in un primo momento non riuscii a captare le sue parole.
«Che…che succede?», chiesi, dopo aver notato nella stanza anche il Prof Kappa, che aveva sul volto la stessa espressione di Rei. Entrambi erano ancora in pigiama, ma sembravano abbastanza svegli.
Voltai poi lo sguardo alla ricerca degli altri due.
«Dove sono Takao e Max?», chiesi infatti, portandomi definitivamente seduta mentre cercavo di strofinarmi gli occhi per togliere l’offuscamento che mi impediva di vedere bene.
«Max è uscito presto per andare a salutare sua madre. Torna in America per qualche giorno, per studiare una strategia che possa aiutarci contro i Russi», mi rispose Kappa, nonostante il suo tono di voce fosse diverso dal suo solito. Si vedeva lontano un miglio quanto fosse abbattuto, e non stentai a credete che tutti quegli avvenimenti avessero scosso gli animi di ognuno di noi.
«Takao invece sta dormendo indisturbato, ma è il caso di svegliarlo», fece poi, risoluto. «Dobbiamo andare…»
«Andare dove?»
Spostai lo sguardo su Rei per cercare un suo appoggio, ma lui aveva abbassato leggermente a terra il suo ed una strana inquietudine si fece strada nel mio cuore.
«È…è successo qualcosa?», chiesi infatti, titubante, ma quella volta fu il mio compagno di stanza a rispondermi, guardandomi di nuovo negli occhi.
«Kai ci ha mandato a chiamare», iniziò e quella constatazione mi fece perdere un battito, ma prima che potessi dire qualcosa lui continuò. «Ci ha lanciato una sfida. Vuole che lo raggiungiamo sui ghiacci del Lago Bajkal. Un elicottero della Borg ci sta aspettando per portarci lì», concluse, spostando lo sguardo sul Prof Kappa come per trovare un appoggio, ma il piccoletto si lasciò andare in un sospiro.
Nessuno dei tre fiatò per dei secondi che mi sembrarono infiniti. Solamente la voce di qualcuno ci riportò con i piedi per terra.
«Allora non ci resta che accettare la sfida!»
Takao era sull’uscio della mia camera da letto, coi capelli arruffati, il pigiama stropicciato e l’espressione furente, nonostante sul suo volto ci fossero ancora tracce del sonno da cui si era appena destato.
«Takao!», lo richiamammo all’unisono, meravigliati di vederlo così attivo di prima mattina e con un’espressione che non gli era mai stata propria. Quella visione mi dette la forza per alzarmi definitivamente dal letto e prepararmi.
In pochi minuti eravamo pronti per affrontare Kai anche in capo al mondo.
Quando uscimmo dalla stanza ognuno di noi aveva un’espressione contrita sul volto, mentre io tenevo di nuovo Dranzer stretto tra le mani.
Fine capitolo 31
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve miei cari lettori e ben giunti fino alle note dolenti finali del capitolo! xD Diciamo che non succede nulla di particolare in questo capitolo, se non un piccolo bacio tra Rei e Saya eheheh Inoltre questo è un capitolo totalmente originale, ed un po' introspettivo, perché non è ripreso da nessun episodio ma diciamo che è un grande buco temporale tra la fine dell’episodio in cui Takao entra nel monastero e quello dopo, della sfida sul lago. Quindi mi sono immaginata questo spazio mancante, ed inoltre siamo davvero arrivati alla resa dei conti, perché sappiamo tutti cosa accade in quella sfida sul lago Bajkal. Finalmente si avvicina lo scontro Saya/Kai <3
In ogni caso spero che questo piccolo capitolo vi sia piaciuto, come tutto il resto della storia! Stiamo arrivando alle battute finali :P
Siccome vado sempre di fretta ultimamente, passo a scusarmi per gli eventuali errori in primis, ed a ringraziare tutti i recensori, che costantemente mi danno una gioia immensa con le loro parole *-*, le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua <3
Al prossimo aggiornamento!
  
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