Il compleanno di Sirius sarebbe capitato
il giorno prima della luna piena, che era sempre meglio della luna piena
stessa, ma che comunque avrebbe rotto le scatole. Sirius non era dell’idea di
festeggiare, per niente, ma Ethan aveva insistito e l’animagus
era crollato come un castello di carte contro un uragano. Avrebbe fatto di
tutto per quel bambino, anche fare una festa di compleanno per la prima volta
da quando aveva vent’anni. L’anno precedente aveva festeggiato, ma erano solo lui,
Charlie e un cupcake.
La vicinanza alla luna piena aveva reso Ethan
abbastanza irritabile, ma bastava ricordargli che avrebbero festeggiato il
compleanno di Sirius per rimetterlo di buon umore, soprattutto perché ci
sarebbero state due feste: nel pomeriggio, tutti i suoi trovatelli sparsi per Hogwarts e il mondo sarebbero passati a fargli gli auguri e
in serata ci sarebbe stata una cena con adulti e non.
Sarebbe stato una cosa abbastanza in piccolo, ma per sicurezza avevano fatto
due torte, Ethan si era particolarmente divertito con la decorazione, provando
a disegnare un cane sulla torta e finendo solo per fare una grossa macchia nera
sulla torta che rischiò di farlo piangere e che Sirius elogiò come se fosse
stata un’opera d’arte.
“Picasso ne sarebbe orgoglioso” sottolineò
Sirius mentre Remus tirava fuori un libro d’arte babbana per fargli vedere di
cosa stesse parlando l’animagus.
“Ma è brutto” commentò il bambino
disperato guardando ‘Gatto mangia un uccello’
nel libro.
“Sì, però è arte” gli spiegò Remus e Ethan osservò la sua torta per qualche altre secondo.
“Se è arte… allora andrà bene” decretò in
fine, pur non essendo troppo convinto.
Per ora del the, la casa era piena proprio
come in estate e Sirius si rese conto di quanto gli erano mancati tutti, con i
loro bisticci, i tentativi di omicidio con ricette improponibili, le litigate e
la roba lasciata in giro ovunque.
I ragazzi gli avevano fatto regali come
sigarette e prodotti per capelli e non poté dire che qualcuno di loro avesse
sbagliato. Luna gli regalò una pianta di prugne dirigibili per il piccolo
giardino sul retro, che fu comunque apprezzata anche se Neville sembrava molto più
interessato di lui.
Il regalo più bello però, gli fu
presentato alla fine. Lavanda gli diede una grossa scatola rossa a cui era
attaccata una targhetta che diceva ‘da parte di tutti’ e al cui interno c’era
uno sconquassato libro. La copertina era stata trasfigurata con pezzi di
stoffa, bottoni e incarti di cioccorane e ogni tanto
faceva capolino come un delfino nell’oceano la scritta “Thank you Sirius Black” cucita con uno spesso filo dorato.
Sirius restò diversi secondi immobile,
senza avere il coraggio neanche di girare la prima pagina.
“Non-non ti piace?” chiese Lavanda
preoccupata.
“Oh no, sta solo provando a darsi un
contegno, avete proprio colto nel segno” commentò Remus che osservava l’animagus che provava a non iniziare a piangere come un
bambino.
Sirius prese un respiro profondo e iniziò
a guardare. Sulla prima pagina era incollato l’articolo di giornale che “il
Cavillo” aveva fatto su di lui quando “La Gazzetta del Profeta” aveva insinuato
che stesse reclutando ragazzini per diventare il nuovo Signore Oscuro.
C’erano foto della prima sera, mente
medicava Neville e alcuni dei ragazzi già dormivano sul pavimento; quando gli
modificarono lo shampoo e i suoi capelli erano diventati gialli e di quando lui
si vendicò facendo cadere capelli e sopracciglia a Seamus e Dennis per due giorni.
C’erano foto solo dei ragazzi, mentre sistemavano le loro stanze, foto di cose
esplose in cucina, dei compleanni festeggiati a Grimmauld
Place, Sirius che insegnava a fumare a Padma; lui sul
palco mentre riceveva l’Ordine di Merlino, la prima sera che Teddy e Remus
erano rimasti a casa, il giorno che Ethan era arrivato a Grimmauld
Place, con gli occhi sgranati e la faccia sporca di sugo mentre cenava e Sirius
e Minerva che parlavano in salotto. La maggior parte della foto era
accompagnata da commenti a bordo pagina, scontrini, pezzi di carta da parati,
incantesimi, strisce di stoffa delle tende, biglietti della metro, di qualche
concerto e la multa che Sirius aveva ricevuto per aver parcheggiato in doppia
fila la moto e che non aveva mai pagato.
“I babbani lo chiamano scrapbook,
è un po' da parte di tutti, per ricordarti di quello che hai fatto per noi” gli
spiegò Lavanda quando Sirius li guardò senza riuscire a parlare, gli occhi
chiari pieni di lacrime.
L’uomo annuì, senza riuscire a parlare e
Remus intervenne.
“Sirius è estremamente grato del vostro
regalo, ma è troppo punk per permettersi di parlare in questo momento. Grazie
tanto per aver creato qualcosa di così bello.”
“Ci sei anche tu” riuscì finalmente a dire
Sirius indicando la foto in cui Remus era sul divano e Sirius al pianoforte, i
due che continuavano a guardarsi quando l’altro abbassava lo sguardo all’infinito.
“Meno male che almeno noi siamo usciti da
quel loop di occhiate languide, mh?” disse Remus
mentre gli spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lelya arrivò mentre gli altri Trovatelli
erano ancora tutti a guardare Sirius che provava a non piangere.
“Scusate il ritardo, ero in punizione” si
giustificò arrivando a passo spedito dall’ingresso della Metropolvere
della biblioteca, direttamente da Hogwarts.
“Oh, questo sì che è un regalo di
compleanno!” disse Sirius eccitato mentre si asciugava le lacrime “Che cosa hai
fatto?” le chiese curioso.
“Ho dato un pugno a Miles Dailies per averti chiamato psicopatico degenerato”
“Il portiere dei Corvonero?”
s’informò Hermione e tutti i presenti annuirono.
“Non metterti nei guai per difendere me”
la ammonì Sirius ma Lelya scrollò le spalle.
“Prima aveva detto che la mia faccia
sembrava un hamburger masticato e che Remus era un finocchio” aggiunse e Remus
emise un verso di protesta e bofonchiò qualcosa come “devo proprio insegnarvi a
non farvi beccare”.
“Oh, allora sono fiero di te” le disse
Sirius e la ragazza sorrise.
“Grazie. Buon compleanno” disse
abbracciandolo finalmente “Sei quasi un vecchio” aggiunse e lui sorrise.
“Io vivrò in quel quasi almeno per i
prossimi vent’anni. Mi piacciono i tuoi capelli”
“Li ha intrecciati Luna” disse guardando
la ragazza che aveva già fatto spazio vicino a lei per farla sedere e Ginny le faceva segno di unirsi a loro.
Poco dopo aver spazzolato la torta, i
ragazzi andarono via, Harry uscì e Sirius, Remus e Lelya prepararono la tavola.
“Dovremmo usare i segna posti?” chiese
Lelya mentre sistemava i tovaglioli. Remus aveva già dovuto dissuaderla dal
piegarli a forma di cigno, incantesimo che aveva imparato appositamente per
l’occasione.
“Ringrazia che non stiamo usando i piatti
di plastica” bofonchiò Sirius che faceva volare le posate al loro posto.
“Cosa sono i piatti di plastica?” chiese
stranita la ragazza e Remus si lanciò in una spiegazione petrolchimica che
lasciò la ragazza ancora più stranita di prima.
Finito con la tavola andarono tutti a darsi
una rinfrescata e Sirius provò per l’ennesima volta a insegnare a Ethan come
legare le scarpe, ma con scarsi risultati.
Per l’occasione, Ethan aveva messo una
maglietta dei Black Sabbath regalatagli da Remus e i
jeans, perché era entrato completamente nella fase in cui voleva essere come
Sirius e lo stavano tutti accontentando. Aveva già iniziato a rifiutare di
farsi tagliare i capelli e l’animagus era piuttosto
orgoglioso.
Andromeda fu la prima ad arrivare, insieme
a Teddy che aveva passato la notte dalla nonna e poco dopo arrivò anche Elvire che gli regalò un accendisigari da tavolo a forma di
drago.
“Fa attenzione è un po' aggressivo” gli
spiegò quando l’accendisigari gli diede una codata.
“Oh, non preoccuparti, Sirius è abituato a
draghi ben più grossi e rossi” disse Remus con fare innocente.
“Ultimamente sono più incline alle zanne”
commentò l’animagus facendogli l’occhiolino.
Gli ultimi ad arrivare furono Draco e
Harry. Il biondo aveva una camicia senza colletto, stirata ma non impeccabile, da
cui s’intravedeva un succhiotto, e i capelli liberi da qualsiasi roba la sua
famiglia usasse per tenerli incollati, mostrando che aveva una vertigine sulla
fronte che impediva al suo ciuffo di stare perfettamente sulla fronte; gli stavano
molto meglio della leccata di vacca in cui di solito li costringeva.
“Draco” disse Sirius quanto più
giovialmente possibile. Dovette trattenersi dal non chiamarlo ‘Malfoy’.
“Buon compleanno” rispose lui allungandogli
rigidamente una scatola che chiaramente conteneva alcol.
“Grazie”
“Avevo visto la bottiglia di Odgen nel salotto e ho pensato che avresti apprezzato”
spiegò mentre Sirius apriva la scatola e il resto degli invitati guardava la
scena aspettandosi che Sirius gli spaccasse la bottiglia in testa.
“Hai pensato bene” Godric
si sentiva un coglione.
Il ragazzo annuì rigido e Sirius fece
strada. Buono a sapersi che erano in due.
Erano tutti a chiacchierare distrattamente
nel salotto, quando il rombo di una fiammata li avvisò che qualcuno aveva chiesto
di accedere all’ingresso della Metropolvere nella
biblioteca.
Lelya si precipitò a vedere chi fosse e
una manciata di secondi dopo tornò nel salotto con la McGranitt
al seguito, impeccabilmente vestita di verde, con un invidiabile cipiglio e con
un regalo in mano.
“C’è chiaramente stato qualche problema
con la posta, visto che il mio invito si è perso” annunciò Minnie.
“Chiaramente” disse Sirius sorridendo.
Lanciò un’occhiata a Lelya che quanto più discretamente possibile corse in
cucina per aggiungere un posto a tavola.
“È troppo tempo che non festeggio il tuo
compleanno, ma mi risulta davvero difficile dimenticarne la data. O le oche nel
dormitorio dei Serpeverde”
“Erano le oche meno aggressive che fossimo
riusciti a trovare” si giustificò Remus.
“Vallo a dire a tutti i ragazzi che furono
attaccati. Comunque, tanti auguri” disse per poi lasciargli un frettoloso bacio
sulla guancia e allungargli il regalo.
Una nuvola di fumo investì il viso di
Sirius nel momento in cui aprì la scatola e i presenti scoppiarono a ridere.
“Così, giusto per ripicca” disse la strega
con un sorriso. Sirius chiamò a sé un vassoio d’argento e notò che le sue
sopracciglia erano diventate verdi.
“Oh Minnie, cozzano troppo con i miei
occhi” si lamentò l’animagus.
“Al contrario, trovo che s’intonino”
commentò Remus.
La strega gli passò una mano sulla guancia
e Sirius sentì le sopracciglia prudere e sperò che la donna le avesse fatte
tornare normali.
Finito con lo scherzo guardò finalmente
cosa contenesse la scatola e il suo viso s’illuminò.
“Ma queste sono….!
Minnie!”
La scatola conteneva le migliori note dei
malandrini di sette anni di scuola. Numerosi quadrati di pergamena rosa
prestampati su cui svariate scritture degli insegnati avevano annotato il
motivo delle loro punizioni.
“Per ovvi motivi mi sono ristretta a
quelle di voi due e di James, ma ce ne sono un paio di gruppo che non ho potuto
lasciar fuori”
“Ma è legale?” chiese Lelya incuriosita.
Harry si era avvicinato al padrino per leggere le note.
“Sono diplomati da vent’anni, avrebbero
già dovuto essere distrutte”
“E come mai non lo sono state?” chiese
Sirius aprendosi in un sorriso sornione.
“Non ti darò mai questa soddisfazione”
“Ma è il mio compleanno”
“Se ti gonfiassi ancora un po' riusciresti
a prendere il volo anche senza quel trabiccolo infernale con cui vai in giro”
“ ‘Black Sirius, dopo
aver rubato il mio cappello, invoca l’aiuto dei pompieri per scendere dal tetto
della torre di Astronomia mentre Potter James grida “Sgombrate la scena!” ai
suoi compagni e innaffia Black con svariati Aguamenti’
” lesse Harry ad alta voce.
“Quel bastardo razzista del professor Revolius continuava a fare battute contro i natibabbani, dicendo che erano una massa di capre incapaci
di distinguere Mercurio da Sirio e qualche altra puttanata simile”
“E poi era così noioso” aggiunse Remus che
stava a sua volta pescando nella scatola fin quando non trovò una che gli
piacesse “Oh, questa me la ricordo. ‘Potter James inizia a ballare sulla
cattedra senza maglietta per distrarre la classe da Evans Lily che è scoppiata
a piangere. Black Sirius ha trasfigurato un flauto da alcuni rotoli di
pergamena per creare un tremendo accompagnamento musicale, Pettigrew
Peter e Lupin Remus danno il ritmo colpendo i propri banchi e aggiungendo frasi
volgari alla musica creata da Black’. Era appena morto Lucifero” disse per poi
rimettere la nota nella scatola.
“Chi era Lucifero?” chiese Harry.
“Era la mia civetta! Lucy aveva una certa
età, era piuttosto vecchio, ma gli volevo un modo di bene” spiegò il ritratto
della donna, ancora intristita al pensiero.
“Comunque, io devo ancora darti il mio
regalo” esordì Lelya e Sirius si accigliò.
“Ero convinto di aver visto anche il tuo
nome sullo crapbook”
“Scrapbook, Pads, scrapbook” lo corresse
Remus che rideva sommessamente.
“Beh sì, ma ho
voluto prenderti anche un’altra cosa.
Anche da parte di Harry e Ethan” spiegò la
ragazza.
La ragazza e il suo figlioccio sparirono
per un momento nel corridoio per poi tornare poco dopo con due scatole enormi e
gli indicarono quale aprire prima.
La scatola era piena zeppa di vinili dei
suoi musicisti preferiti.
“Ragazzi ma…”
“Forza, apri” lo incitò Harry porgendogli
la seconda scatola che conteneva un grammofono antico, col cono di ottone.
“Per i dischi ci hanno aiutato Remus e
James” spiegò la ragazza.
“E anche Regulus”
aggiunse il suo figlioccio.
“Lelya dove hai preso i soldi per questo
affare? Costano una fortuna” chiese sconvolto l’animagus
che già stava perlustrando i dischi per sceglierne uno da mettere.
“Ho venduto gli orecchini di tua madre”
Sirius scoppiò a ridere mentre Lelya
spiegava che non era una battuta.
Mentre gli altri erano distratti dagli
stuzzichini e l’educata conversazione, Remus mise su un disco dei Queen e gli
prese la mano per fargli fare una piroetta, completamente fuori tempo.
“Non ci posso credere che tu non mi abbia
detto che Freddie Mercury era morto” bofonchiò il bruno iniziando a “ballare”
con Remus. Il licantropo non era un grande ballerino, non come Sirius che era
in grado di ballare il walzer come si pretendeva da uno del suo lignaggio, ma
l’animagus preferiva di gran lunga ondeggiare sui
talloni insieme a lui.
“Uff, sei pedante. Ho un regalo per te”
“Cosa? Non serviva che mi prendessi
niente”
“Nah, la penso
diversamente” disse estraendo una scatola dalla tasca della giacca e
allungandogliela mentre continuavano ad oscillare sui talloni, facendo finta
che il resto delle persone nella stanza non li stessero fissando.
Sirius aprì la scatola e all’interno vi
trovò una collana con un ciondolo ad anello. Erano entrambi d’oro e il ciondolo
era riccamente decorato, come una minuscola cornice che pendeva dalla catena.
“Cos’è? Un anello per domarli, uno per
trovarli… come continuava?”
“Un anello per ghermirli e nel buio
incatenarli, ma no, non ti ho regalato l’Unico Anello. Indossalo”
Sirius estrasse la collana dalla scatola,
notato che la catena era più lunga di quanto si aspettasse, facendo arrivare il
ciondolo sullo sterno.
“Adesso guardami attraverso l’anello” gli
spiegò e Sirius fece come gli aveva detto. C’era una corda dorata che dal petto
di Remus andava verso quello di Sirius, ma sembrava andare solo in quella
direzione.
Remus poggiò la guancia contro la sua,
bisbigliando la spiegazione in modo che nessun altro potesse ascoltarla.
“È in grado di rivelare le connessioni fra
le anime, tecnicamente dovrebbe mostrarti anche quelle fra altre persone, ma ti
mostrerà sempre dove sono io. Così non puoi più perdermi neanche se io lo
volessi. O se dovessi avere uno dei miei momenti in cui mi sento un mostro e mi
ricordo che non ti merito”
Remus era una persona estremamente
privata, tanto che nel mezzo della guerra gli andava bene che nessuno sapesse
dove era, anche a discapito della sua incolumità. Con quel gesto stava dando a
Sirius la possibilità di sapere sempre dove sarebbe stato, in qualsiasi momento
l’animagus avesse voluto.
“Quindi è questo quella cosa?”
disse indicando con un cenno della testa Ethan che gli sorrise essendo l’unico
dei presenti che aveva sentito la loro conversazione. Remus annuì senza dire
niente.
“Grazie” disse lasciandogli un bacio sulla
guancia.
“Oh, e poi fa anche questo” disse per poi
sfiorare il ciondolo con la punta dell’indice in senso orario e nelle orecchie
di Sirius iniziarono a diffondersi le note di Imagine
di John Lennon.
“Possiamo sentirla solo noi” dedusse
Sirius e l’altro annuì per poi lasciargli un bacio sulla tempia e allontanarsi,
interrompendo la musica.
Il festeggiato stava pensando di passare
alla cena ed era pronto ad interrompere Minnie ed Elvire
che stavano chiacchierando riguardo alla realizzazione del suo ritratto
ufficiale in quanto preside, quando Lelya lo prese in disparte.
“Sirius, potremmo andare un secondo in
cucina?” le disse poi mentre gli altri facevano finta di non stare lì e ascoltare
cosa stesse succedendo.
Sirius si alzò, seguendola nell’altra
stanza e si sedettero al tavolo della cucina, aspettando che la ragazza
parlasse.
“Se per te va ancora bene, vorrei cambiare
il mio cognome” annunciò allungandogli un rotolo di pergamena. Era già
compilato, tutto quello che mancava era la sua firma. Sirius lo lesse con
attenzione, ma quello che gli balzò immediatamente all’occhio fu il nuovo cognome
della giovane.
“Solo Black? Non Black-Rosier?
Rosier-Black?” la ragazza annuì convinta.
“Avevi ragione, all’inizio volevo cambiarlo
per mandarli a fanculo, come a dirgli che se io non mancavo
a loro lo stesso valeva per me, ma non mi è sembrato giusto nei tuoi confronti.
Tu sei stato fra i pochi che mi ha aiutato e non mi conoscevi nemmeno, tu te ne
sei andato da una famiglia esattamente come la mia, avresti avuto
tutti i motivi per mandarmi via e non lo hai fatto. Evidentemente sai meglio di
me come funziona con questi esaltati puristi che fanno più danni che bene e un
bel fanculo sarebbe prendere il nome di una famiglia che ha fatto anche più
danni di quella da cui provengo, e aiutarti cambiare completamente cosa
significa essere un Black”
Sirius sorrise divertito, ma aveva le
lacrime agli occhi. Le offrì la mano da stringere.
“Il tuo discorso è stato bellissimo e
anche piuttosto Serpeverde, ma non te ne posso fare
una colpa. Benvenuta sull’albero genealogico del salotto”
Lelya sorrise e gli strinse la mano.
“E per la cronaca, Lelya Black suona molto
meglio di Lelya Rosier” le disse e la ragazza scoppiò
a ridere.
Sirius firmò rapidamente la pergamena che appena
sollevata la mano sparì nel nulla. Quando tornarono in salotto, dal ramo di
Sirius, vicino a Ethan, c’era una nuova testa con un orripilante cappello e
tutti i presenti brindarono all’occasione per poi spostarsi tutti in cucina per
cenare.
La cena era finita, Minnie era tornata a Hogwarts dopo aver fissato un appuntamento con Elvire e il resto degli invitati era rimasto a parlottare e
bere champagne estremamente costoso, merito della cantina di Grimmauld Place.
“Hai più cambiato il motto dei Black?”
chiese Andromeda dopo un po'.
“Volevi cambiare il motto?” chiese Harry
sorpreso.
“Mi sembrava giusto, no? Ho stravolto la
casa, ho stravolto l’albero genealogico, perché non stravolgere anche il motto?
Che per di più fa schifo” spiegò Sirius che era seduto con Ethan fra le
ginocchia e una mano sulla gamba di Remus.
“Puoi usare quello dei Potter, se vuoi”
gli propose Harry scrollando le spalle.
“Ti ringrazio, ma non si può fare, ho
controllato. ‘Dromeda aveva proposto Toujours prest, Sempre
pronti, ma devo ammettere che non mi ha catturato”
“Sempre leali?” propose Lelya
“Fedele, così richiama anche un po' i
Potter” propose Harry
“Ugh, Potter,
per una volta non si parla di te” bofonchiò Draco
“Qual è il motto dei Malfoy?”
chiese Harry curioso, ignorando completamente l’acidità del ragazzo.
“Sanctimonia
Vincet Semper, ‘La
purezza vince sempre’” recitò meccanicamente il biondo e il suo figlioccio si
accigliò.
“Non è molto meglio di quello dei Black”
concluse Harry mentre gli sfiorava il dorso della mano e Draco annuì con aria
greve.
“Lo so”
“No, sempre fedeli no, è dei marines
americani. Semper Fidelis” s’intromise
Remus spostando di nuovo l’attenzione sul motto.
“Non so chi siano e poi sarebbe in
francese, non in latino” commentò Sirius.
“Che cos’è un motto?” chiese Ethan.
“È una frase, molto breve, di solito
motivazionale, che scelgono nelle famiglie importanti o nelle scuole molto
prestigiose. Quello dei Black è Toujour pur
e Sirius vuole cambiarlo” gli spiegò Lelya.
“Hogwarts ha un
motto?” chiese curioso sbucando da sotto al tavolo per arrampicarsi di fianco a
Lelya. Era ossessionato da Hogwarts, aveva passato la
serata a tormentare Minnie che aveva educatamente risposto a tutte le sue
domande.
“Certo tesoro” gli rispose Andromeda
mentre gli carezzava i capelli scuri, provando a rimetterli in ordine.
“Draco dormiens
nunquam tittillandus” disse
Draco con una soddisfazione che non aveva mostrato nemmeno per il motto della
sua famiglia
“Capisci che non è riferito a te, vero?”
lo stroncò Harry e l’altro scrollò le spalle.
“Intanto c’è il mio nome”
“Toujour
not-so-Sirius!” propose Ethan eccitato e Lelya lo
incoraggiò.
“C’è Per aspera
ad astra che è molto bello” commentò Remus e
Draco e Andromeda annuirono.
“Oltre le difficoltà fino alle stelle” tradusse
Lelya per Harry che sembrava un po' perplesso.
“È fin troppo bello, i Black non se lo
meritano” ammise Sirius e Andromeda grugnì alzando il bicchiere in segno di
consenso.
Remus si alzò e sparì in direzione della
biblioteca, mentre gli altri continuavano a proporre idee.
“Ma è necessario tenere il Toujours?” chiese Harry
“Beh… no”
“Allora che ve ne pare di ‘Oltre le stelle’?
Non so come si dica in francese”
“Au-delà
des etoiles” risposero
Draco, Lelya e Andromeda in coro. C’era un sacco di gente che parlava francese
quella sera.
“Sur des etoiles!” propose un attimo dopo Sirius.
“Che significa?” chiese Harry a Draco
“Sopra le stelle, inteso come messo
sopra alle stelle” gli spiegò il biondo.
“Sarebbe nel tuo stile, non lo si può
negare” commentò Andromeda politicamente.
“Sarebbe anche un bel doppio senso e la
cosa mi piace” disse Sirius piuttosto soddisfatto.
“A me non dispiace” aggiunse Lelya
stringendosi nelle spalle.
“Grazie tesoro” disse Sirius strizzandole
l’occhio.
“Cos’è un doppio senso?” chiese Ethan
guardando di nuovo la sorella.
“Quando una cosa ne significa due
contemporaneamente” spiegò lei educatamente.
“Toujours
Hilarant” annunciò Remus con un vocabolario di francese
in mano che chiuse con un suono soddisfatto.
Always Hilarious, Sempre Divertente.
Era un gioco di parole non da poco, considerando il suo nome e tutte le battute
infelici che ne aveva sempre tirato fuori.
“È balordo” commentò Draco
“È puerile” aggiunse Andromeda
“È perfetto!” esclamò Sirius.
“Mi ha dato l’idea Ethan, col suo Non-Così-Sirius.
Ha comunque significato, ma non è eccezionale”
“Mia madre starà rotolando nella tomba”
disse Sirius soddisfatto
“Anche mio padre, quindi direi che va più
che bene” concesse Andromeda.
“Mia madre ne sarà estasiata” bofonchiò
Draco, ma con un accenno di sorriso.
“Elvire! Quando
sei disponibile a modificare l’albero genealogico?” Gridò Sirius in direzione
della donna che sbruffò pesantemente.
“Vaffanculo Black, tu e il tuo albero
genealogico” si lamentò la donna facendo ridere tutti i presenti.
“Sssh, lo so che
mi adori” sminuì l’animagus.
“Mi paghi, è diverso” rispose piccata per
poi sorridergli e fargli l’occhiolino con un cenno del bicchiere.
La serata era quasi al termine, Elvire era andata via dopo aver preso un secondo appuntamento
con Sirius e un terzo con Harry per una chiacchierata da avere riguardo la
possibilità di fare una copia del ritratto di Lily e James e anche Andromeda
sembrava sul punto di andarsene.
Sirius entrò nel salotto per spegnere le
luci e chiudere del tutto la Metropolvere, ma fu
sorpreso di trovarvi Draco, da solo nella stanza che osservava l’albero
genealogico. Come glia veva speigato
Elvire mesi e mesi fa, l’albero stava seguendo le
stagioni, aveva perso i fiori e stava rapidamente perdendo tutte le foglie
ormai ingiallite.
“Come mai qui?” chiese sorpreso e il
ragazzo scrollò le spalle.
“Avevo bisogno di un momento di
tranquillità”
“Vuoi qualcosa da bere? Qualcosa di più
forte?” disse mostrandogli la bottiglia già aperta di Odgen
e il ragazzo annuì. Versò il whiskey in due bicchieri e poi si avvicinò al
ragazzo che ne accettò uno con un ‘grazie’ mormorato.
“Andromeda somiglia molto a Bella”
commentò guardando le due teste vicine a quella di sua madre.
“Solo fisicamente, te lo posso assicurare.
Quando scappai di casa fu una delle sole due persone della famiglia a
preoccuparsi per me” gli spiegò e Draco annuì.
“L’ho notato, sembrate molto uniti”
“Abbastanza”
Presero un sorso, immersi nel silenzio
imbarazzante. Sirius stava quasi pensando di tornare di continuare il suo giro
per spegnere le luci e chiudere i camini, quando finalmente il ragazzo parlò.
“Merlino, so di non avere un’espressione
gioviale, ma guarda la mia faccia e poi quei dannati cappelli. Che senso
hanno?” sbottò quasi disgustato, guardando la sua immagine sull’albero
genealogico e Sirius annuì.
“Non l’ho mai capito” ammise divertito.
“Quanto odiavo questo affare alla Tenuta
Black” aggiunse il ragazzo per poi prendere un altro sorso di whiskey.
“Ci sono ancora quei tremendi pavoni neri?”
chiese Sirius incuriosito. Era l’unico posto legato alla sua famiglia che non
odiasse completamente.
“Ovvio. A mio padre piacquero così tanto
che li mise anche alla Tenuta Malfoy, bianchi. Non
erano molto meglio di quelli neri, bestie maligne”
“Dannatamente aggressivi”
“E poi liberi di scorrazzare ovunque,
cagavano da tutte le parti” si lamentò il ragazzo e Sirius sorrise.
“Una volta uno mi rincorse fino al fiume”
“Sono sei chilometri dalla Tenuta al
fiume” rispose sconvolto mentre l’animagus annuiva.
“Ah lo so. Per
ripicca gli legai un petardo alla coda che prese fuoco. Il bastardo si salvò,
ma la coda era andata”
“Un destino peggiore della morte” constatò
Draco soddisfatto.
“Vendetta perfetta. Mia madre andò fuori
di testa, visto che apparentemente i pavoni neri sono una rarità, non vedevo
l’ora di farli secchi uno dopo l’altro” i due risero per un attimo, complici e
poi si ricomposero. Stava ridendo con un Malfoy,
assurdo.
“Pott... Harry
mi ha spiegato tutto quello che hai fatto per Lelya” disse il ragazzo dopo un
po' e Sirius scrollò le spalle.
“Sarà stato lo scandalo del mondo magico,
immagina quando riceveranno i documenti per il nuovo cognome”
“Apparentemente Mrs. Rosier
è già andata fuori di testa quando ha saputo che adesso viveva qui. Almeno a
detta di Pansy Parkinson, io non frequento più molti
dei… degli amici di famiglia”
“Sono sicuro che non ti stia perdendo
niente e se quella megera di Wilhelmina Rosier ha avuto una crisi di nervi ben le sta, si meritava
di peggio. Tu sai cosa è successo a Lelya?” disse innervosito e Draco annuì.
“Lo posso vedere” rispose dopo un po',
guardando la testa della ragazza sull’albero genealogico. Anche in quella
immagine dipinta erano visibili sottili linee sul suo volto nella stessa
posizione delle sue cicatrici.
“Non è nemmeno un licantropo completo” gli
spiegò Sirius
“La loro versione è che sia scappata”
disse Draco e l’uomo grugnì sarcastico.
“È sempre quella la versione” gli rispose
e il biondo annuì.
“Mh. Già”
Fu solo in quel momento che Sirius si rese
conto che Draco era uno di loro, come lui o Andromeda. Era un reietto, presto o
tardi aveva voltato le spalle alla sua famiglia e a quello in cui loro
credevano, forse dopo aver pagato un prezzo più caro di quanto fosse toccato a
Sirius, forse solo Regulus poteva davvero sapere cosa
stava passando Draco.
Anche Draco era “scappato” e adesso era solo.
“So che non siamo partiti molto bene e ho
avuto i miei problemi con tuo padre, tua madre e chiunque tu consideri famiglia,
ma sto facendo uno sforzo. Per Harry” gli spiegò onestamente e il ragazzo lo
guardò sorpreso. Godric, era giovane, erano tutti
troppo giovani, ma erano riusciti a sopravvivere a una guerra a differenza di
molti altri.
“Anche io. Ci tiene molto a te” disse dopo
un po' Sirius annuì con un leggero sorriso. Il ragazzo, rincuorato, continuò a
parlare con tono sarcastico “Non riesco a spiegarmi il perché, onestamente, ma
va accontentato” disse scherzando e Sirius rise apertamente.
“Vacci piano Malfoy,
non vorrai rischiare di diventarmi simpatico” disse dandogli una pacca sulla spalla
che il biondo chiaramente non si aspettava.
“Non scherziamo”
“Torniamo di là, è inutile restare qui a
guardare questo mausoleo”
Draco annuì e si avviò fuori dalla stanza.
Sirius chiuse del tutto l’accesso alla Metropolvere e lo sguardo gli cadde sul biglietto di auguri
di Luna, un affare tutto colorato e scoppiettante con riferimenti a creature di
cui Sirius non aveva mai sentito parlare, in cima al piccolo cumulo di regali
dei ragazzi, poggiati sul pianoforte.
Dall’altra stanza riusciva a sentire il chiacchiericcio,
qualche urlo, le risate e la musica del grammofono.
In mano aveva ancora il bicchiere di
whiskey ormai vuoto. Gli era sempre piaciuto troppo.
Non era una serata fredda, non dentro, e
le luci della città gli impedivano di vedere le stelle, ma le aveva dipinte nel
corridoio insieme ai suoi trovatelli.
Mesi e mesi fa, sotto al porticato dei Weasley, Sirius aveva chiesto qualcosa alle stelle,
qualcosa di simile a quello che stava accadendo lì quella sera. Era stato più
un lamento che altro, non credeva che avrebbe mai trovato un modo per
realizzarlo, ma era stato accontentato, aveva di nuovo una famiglia, chi lo
avrebbe mai detto.
“Hai notato che avete gli stessi occhi?”
esordì Remus, guardandolo e Harry grugnì divertito. Gli invitati erano andati
tutti via, i piccoli (Lelya un po' alticcia compresa) erano di sopra a dormire
e i tre stavano rimettendo in ordine la cucina.
“Ti odio” gli ringhiò Sirius alzando gli
occhi al cielo. Aveva capito fin troppo rapidamente di cosa stesse parlando,
soprattutto perché lo aveva notato anche lui. Draco non aveva gli occhi azzurri
di sua madre o quella singolare tonalità descrivibile solo come verdeazzurro
che erano gli occhi di quel mostro platino che era Lucius Malfoy.
Draco aveva gli occhi grigi, gli occhi che avevano la maggior parte dei Black e
che aveva anche Sirius.
“Hanno anche quello stesso-” iniziò Harry e
poi fece un gesto con una mano insaponata, spostando tutto il peso su un fianco
e che Sirius non interpretò, ma Remus iniziò a ridere e annuire.
“Non capisco se sia un’allusione al mio
orientamento sessuale o al contesto sociale in cui sono cresciuto” disse Sirius
mentre con la magia faceva tornare alcune pentole ormai pulite al loro posto.
“Freud avrebbe parecchio da ridire al
riguardo” bofonchiò Remus che si stava occupando di mettere in frigo gli avanzi.
La loro cucina era davvero uno strano mix babbano e magico.
“Quindi tutti i figli delle famiglie
purosangue sono gay e snob?” chiese piccato e il licantropo scrollò le spalle
mentre sistemava la torta avanzata in un contenitore.
“No, ma tu e Draco decisamente si”
s’intromise Harry e Remus grugnì divertito.
“Ridicolo. Ho avuto le pulci, non c’è
niente di snob nelle pulci” aveva anche mangiato in posti in cui le persone con
una dignità vomitavano, ma era un commento un po' troppo crudo per l’atmosfera.
“Il fatto che continui a tirarlo fuori è
snob” commentò Remus distrattamente. Lui di parassiti era un esperto, ma non se
ne faceva un vanto. Erano poche le cose che non si erano nascoste nella sua
pelliccia.
“Allora? Come vi è sembrato? Dico davvero”
chiese Harry incerto.
“Snob” disse Sirius
“Ma educato” ammorbidì Remus per poi
aggiungere: “Sarcastico”
“E tu sai che gli occupanti di questa casa
sono composti per il settanta percento da sarcasmo” commentò Sirius.
Harry annuì, ma ancora non era del tutto
convito e Sirius si passò una mano fra i capelli prima di iniziare a parlare.
“Harry, va bene. Se a te piace, va bene
qualsiasi cosa. Puoi portare a casa pure un pony parlante e dire che sei
innamorato di lui, a me…. A noi va bene lo stesso, ma Draco non sembra tanto
male come avevo creduto” disse in fine Sirius e finalmente il suo Bambi gli
sorrise tranquillo.
Finirono di rimettere in ordine il resto
senza dire altro, il suo nuovo grammofono riempiva la stanza con la voce di
David Bowie che cantava di uno Starman, perché le
battute squallide si sprecavano nella vita di Sirius ed era sempre stata la sua
canzone, o una delle tante.
Harry salì a dormire per primo e una
manciata di secondi dopo Remus sospirò rumorosamente e si passò una mano fra i
boccoli sabbia, distraendo momentaneamente Sirius dai piatti che stava facendo
tornare al loro posto nella credenza. Uno sbatté contro la cornice del mobile,
ma non si ruppe.
“Moony” disse
Sirius, la bocca improvvisamente secca, gli occhi del lupo che brillarono,
oscurando per un attimo quelli dell’uomo.
“I compleanni vanno festeggiati, non ti
pare?” chiese con fare predatorio e Sirius non vedette l’ora di essere
divorato. Annuì, senza dire niente e Remus sorrise, i suoi canini più grossi
del solito e il battito di Sirius accelerò.
“Ci vediamo di sopra” disse strizzandogli
l’occhio. Gli lasciò un bacio sulla tempia, una mano che sfiorò distrattamente
il suo fianco per poi salire al piano di sopra senza voltarsi.
Sirius restò spaesato per qualche secondo,
per poi aprirsi in un sorriso che la sua adorata cugina avrebbe definito
“Volgare” mentre gli avrebbe strizzato l’occhio.
Finì rapidamente con i piatti e si
precipitò nel corridoio, dove fu però intercettato dai ritratti.
“Non male come famiglia, eh?” commentò James,
Sirius non riuscì a trovare qualcosa per rispondergli, ma non poté che sorridere
al dipinto e dargli ragione.
“Sono contenta per te, Pads,
lo siamo tutti” aggiunse Lily, una mano poggiata sulla spalla di Regulus che annuiva con un sorriso minuscolo.
“Ne fate parte anche voi” gli spiegò, ma
suo fratello scosse la testa.
“Nah, noi siamo
solo di contorno, una banda di fantasmi del passato” disse Regulus
“Ritratti del passato” lo corresse James e
gli altri gli diedero ragione.
“Mi sembrate ancora abbastanza in grado di
influenzare il nostro futuro. O quanto meno il presente” gli fece notare l’animagus, ma fu messo a tacere da un gesto della rossa.
“Si, ma adesso basta parlare con noi, mi
pare che tu abbia chi ti aspetta di sopra” disse Lily strizzandogli l’occhio e
Sirius sorrise.
“Hai pienamente ragione, con permesso”
“Mi raccomando le protezioni! Sono troppo
giovane per diventare zio per la terza volta!” gli gridò dietro James.
“Sei così rozzo, Potter” si lamentò Regulus.
“Mi adori, Black”
“Non lo ammetterei neanche sotto tortura”
“Vedi, Lils? Mi
ama, sono troppo affascinante”
“Come meglio credi, tesoro”
-
“Oh, che posto magnifico” disse Andromeda
appena entrata. Prese un respiro profondo e Sirius capì esattamente cosa stesse
provando, era lo stesso per lui: la Tenuta Potter aveva un’energia magnifica
che per persone come loro, abituati alla magia prima ancora di imparare a
parlare, era percepibile quasi come una benevola carezza sulla testa.
“Mi ricorda…” iniziò la donna, ma fu Sirius
a completare la frase.
“La Tenuta Black” la strega annuì e poi
continuò a parlare.
“Ma molto meglio. Chissà cosa ne è stato
della Tenuta. Era l’unico bel posto che portasse il nostro nome”
“Ne parlavo l’altra sera con Draco, sembra
essere ancora in piedi, forse dovrei andare a dargli una controllata” concesse
distrattamente, ma Andromeda non si fece scappare niente.
“Adesso è Draco? Non più MiniMalfoy?”
“Mi sono dovuto adeguare” disse scrollando
le spalle “E forse non è tanto male, sarà per via dei geni recessivi dei Black
che Reg, tu ed io abbiamo beccato, ma che il resto della famiglia ha scansato”
Andromeda gli sorrise e poi s’intristì.
“Sono contenta che tu sia riuscito a rimettere
a posto le cose con Harry, davvero non ne vale la pena di antagonizzare i
propri figli per chi scelgono di amare” ammise colpevole e Sirius s’intristì a
sua volta.
“‘Dromeda…” iniziò,
ma la donna scosse la testa.
“Abbiamo un rapporto migliore adesso di
quando mia figlia era viva. Sono chiaramente la figlia dei miei genitori” disse
guardando Remus che era dall’altor lato di una delle enormi vetrate che
permettevano alla casa di essere invasa dalla luce.
“Anche tu con i complessi da reietta dei
Black? Cugina, quello è compito mio e poi non hai sentito del nostro nuovo
motto? Siamo finiti anche sul giornale” disse provando a distrarla e la strega
glielo concesse.
“Oui, ho
anche ricevuto una lettera da mia sorella, quando vuoi farti due risate
dimmelo, è stata esilarante”
Passare la luna piena alla Tenuta Potter era
stata un’idea di Remus. Dopo il fiasco del mese precedente, in cui Sirius ci
aveva quasi rimesso la pelliccia, il licantropo aveva deciso di prendere in
mano la situazione e per farlo, aveva assoldato il suo adorabile figlioccio.
Sirius si era chiesto se il tutto fosse stato organizzato prima del temporaneo
dramma dovuto alla prole di Malfoy, ma aveva
preferito non chiedere.
Per una questione di maggiore sicurezza,
avevano invitato anche Andromeda a passare la notte alla tenuta, dove lei,
Harry e Teddy avrebbero dormito, mentre la ciurma licantropica
più Sirius avrebbero scorrazzato per il bosco. La pozione di Strozzalupo
permetteva a Ethan e Remus di conservare le loro facoltà mentali, non avrebbero
attaccato Lavanda o Lelya, ma era comunque meglio scaricare l’eccessiva energia
in maniera non distruttiva.
Erano decenni che Sirius non correva sotto
la luna piena, era piuttosto elettrizzante far passare una luna piena ad Ethan
come si deve, per di più alla Tenuta Potter, il cui bosco lui e Remus
conoscevano come le loro tasche.
Al momento Remus era in giro per il bosco
con Ethan, Harry e le ragazze, facendo da Cicerone ad alcuni dei segreti della
piccola foresta. Sirius invece si stava occupando insieme a sua cugina di
preparare le stanze per chi avrebbe passato la nottata a dormire e anche per
chi sarebbe rientrato solo all’alba.
Stava portato lenzuola e asciugamani
pulite in ogni stanza, quando lo intercettarono Fleamont
e Euphemia da un quadro con
un cesto di frutta appeso nel corridoio delle stanze da letto.
“Giovine, mi devo complimentare”
“Per cosa, Fleamont?”
chiese Sirius, arrestandosi per parlare con i due, stretti nel piccolo quadro. Un
attimo dopo cambiarono cornice, passando ad una parecchio
più grande con una spiaggia.
“Ma come per cosa?” chiese Euphemia divertita “Ma per la tua famiglia! Siamo così
contenti per te, tesoro” gli disse la donna mentre suo marito annuiva
orgoglioso al suo fianco.
“Siamo sempre stati orgogliosi di te,
giovine, è bello che tu sia riuscito a rimettere tutti sotto lo stesso tetto”
“Dopo così tanti anni” aggiunse Euphemia e Sirius annuì, non riuscendo a trovare niente con
cui rispondergli, ma lo sguardo dei due gli fece capire che non ce n’era
bisogno.
-
Come già sottolineato diverse volte,
Sirius non era un coglione. Era però troppo iperattivo per pensare di comportarsi
da persona tranquilla, ed era colpa dei suoi modi di fare energici, che
qualcuno avrebbe potuto interpretare come idioti, erano solo un modo per
scaricare la tensione che si accumulava dentro di lui.
Però non era coglione. Okay, c’era stato
l’incidente con le pozioni per le ragazze lo scorso autunno, ma questa volta
sapeva cosa stava facendo.
Sirius conosceva le rune, conosceva il
modo in cui funzionavano, erano state loro a permettergli di non andare completamente
fuori di testa ad Azkaban ed erano state loro a permettere a Remus di
riportarlo in vita.
Però a Sirius questa storia dell’anima di
Remus ridotta a brandelli non andava giù per niente, era per questo che gli era
venuta questa idea.
Aveva dovuto tranquillizzare tre diversi
libri piuttosto violenti e gli ci erano voluti mesi per mettere insieme tutto.
Dannazione, l’anno scolastico era finito, erano in piena estate quando era
finalmente riuscito a realizzare tutto secondo i suoi piani. Altro che il rituale
di Remus.
Londra era stata investita da una insolita
ondata di caldo direttamente dall’Africa che la città non era minimamente
equipaggiata a sostenere, anche a Grimmauld Place il
caldo si faceva sempre più insostenibile e per sopravvivere avevano fatto
qualcosa di molto semplice: erano scappati.
Sirius si era finalmente deciso a riaprire
la Tenuta Black e l’aveva trovata in condizioni quasi impeccabili, quasi sicuramente
grazie a Narcissa.
La casa aveva uno stile molto diverso da
quello della Tenuta Potter, prima di tutto non era una Tenuta, ma uno Château
con le pietre a vista e il tetto di ardesia e un lato elegantemente coperto
dall’edera che minacciava di smettere di essere elegante e diventare
semplicemente invasiva.
L’interno era un tripudio di marmo bianco
e nero e pareti dipinte in delicati colori pastello. Era elegante, cosa che Grimmauld Place non era mai stata, tantomeno adesso, e
aveva un’energia neutra che Sirius era sicuro, sarebbero riusciti a rendere
positiva in un niente.
Lo Château era luminoso e arioso, stracolmo
di arte, magica e babbana senza distinzioni ed era anche meglio di come Sirius
lo ricordasse.
“È molto meno Black di quanto mi
aspettassi” commentò Harry sorpreso e Sirius non poté che annuire.
“È perché i Black avevano un po' di gusto
prima di spostarsi in Inghilterra” spiegò Andromeda che si guardava attorno con
un’espressione talmente gioviale da ringiovanirla e facendola somigliare
spaventosamente alla figlia.
La famiglia si era rapidamente liberata di
quei dannati pavoni e Sirius aveva mandato una polaroid del secondo albero
genealogico, ridotto ad un colabrodo proprio come quello di Grimmauld
Place, ad Elvire tramite gufo a cui la donna aveva
risposto con un dettagliatissimo disegno babbano di una mano che gli mostrava
il dito medio. Sirius l’avrebbe fatto incorniciare.
Il clima in Francia era molto più
tollerabile e le gite al fiume sarebbero presto diventate un’occorrenza
giornaliera, ma Sirius andava comunque in giro con una vecchia maglietta degli
Aerosmith che con un paio di forbici aveva trasformato in canotta.
Vista l’immensità di quella casa, aveva di
nuovo invitato i Trovatelli a stare con lui e i ragazzi si erano precipitati a
dirgli di sì. Lelya aveva anche invitato un paio di ragazzini di Hogwarts che per un motivo o per un altro giovavano dallo
stare lontano da casa e Sirius aveva trovato spazio anche per loro senza
battere ciglio.
Avevano appeno finito di preparare le
stanze e Lelya ed Ethan erano nel salotto principale ad aspettare che i trovatelli
tramite Metropolvere mentre Andromeda era in giardino
ad aspettare quelli che sarebbero arrivati tramite Passaporta,
Remus stava facendo una doccia nel bagno della loro stanza e Sirius stava
perlustrando l’immensa biblioteca della tenuta, tanto grande da far sembrare
quella di Grimmauld Place poco più di uno sgabuzzino.
Aveva rapidamente individuato i diversi cataloghi, divisi per zone e temi ed
era stato sorpreso da un’estensiva collezione di volumi e pergamene riguardanti
la licantropia. C’erano libri di lui Sirius non aveva mai nemmeno sentito parlare,
alcuni tanto antichi da non essere nemmeno il latino semplice, ma antico. Era
pronto a perdere fin troppo tempo insieme a Remus in quella stanza quando,
quando Sirius sentì un grido provenire proprio dal piano di sopra.
Uscì nel corridoio, preoccupato, e pochi attimi
dopo Remus corse giù, ancora completamente bagnato e con addosso solo un paio
di pantaloni mentre si reggeva l’interno del braccio sinistro come se si fosse
ferito.
“Ti senti bene?” chiese Sirius fingendo
nonchalance e gli occhi del licantropo brillarono pericolosamente.
“No, per niente. Stavo facendo una
tranquillissima doccia, quando mi sono reso conto di questo!” disse mostrando l’interno
del braccio sinistro su cui svettava una grossa runa nera disegnata da un
numero notevole di rune estremamente più piccole.
“Ah, questo, intendi?” chiese Sirius allargando
il suo braccio sinistro e mostrando lo stesso disegno che però non aveva lo
stesso straordinario contrasto, essendo contornato da numerosi altri tatuaggi
simili.
Sirius era stato un po' stucchevole, era
vero, ma la posizione contava tanto quanto tutti gli altri fattori in un
incantesimo del genere, c’era un motivo se Remus aveva disegnato la sua runa
sul pettorale sinistro. Sirius aveva scelto l’interno del braccio sinistro, un po'
perché era fra i pochi spazzi rimasti liberi a lui, ma soprattutto perché così
la runa avrebbe poggiato contro le costole, contro il battito dei loro cuori.
Lo sapeva, stucchevole.
“Padfoot! Che
cazzo hai fatto?! Dieci minuti fa non c’era! Adesso invece c’è…” iniziò
sconvolto e Sirius infilò le mani nelle tasche.
“C’è quella cosa?” chiese mentre sfiorava
il ciondolo della collana regalatagli da Remus.
“Sì dannazione, c’è quella cosa!” sbottò
il licantropo.
“Ho unito le nostre anime” ammise in fine
e Remus sbatté gli occhi, sconvolto.
“Hai…. Hai unito le nostre anime” ripeté e
Sirius annuì oscillando sui talloni.
“Già”
“Sirius, ci hai sposati?”
“Non proprio? Forse. Più o meno. Ho preso
pezzi da un sacco di rituali arcaici, è probabile”
“E non ti è venuto in mente che forse
sarebbe stato il caso di dirmelo?”
“Certo che no. Avresti iniziato con le tue
solite storie, lo sai qual è il mio motto: è molto più facile chiedere scusa…”
“…che chiedere il permesso. Forse
funzionava quando avevi diciassette anni e dovevi portare avanti la facciata di
ribelle ama-babbani, mi sembri decisamente vecchio per queste cose!”
“No, è vintage!” risposero Ethan e Lelya
dal salotto. Sirius sentì i rapidi passi di Ethan raggiungerli nel corridoio i suoi
occhi scuri si illuminarono, utilizzando gli occhi del lupo per un attimo “È vero!
Avete tutti e due quella cosa!” annunciò per poi tornarsene rapidamente in
salotto. Un attimo dopo sentirono Ethan chiedere “Cosa significa vintage? Me ne
sono dimenticato”
“Vecchio, ma costoso e di moda” gli rispose
tranquillamente Lelya.
“Effettivamente Sirius sembra piuttosto
costoso, Remus non tanto”
Sirius scoppiò a ridere mentre andava
verso la biblioteca, provando a rendere privata la loro conversazione, cosa
abbastanza difficile in una casa con troppe orecchie lupine.
Chiuse la porta dietro di loro e si
avvicinò alla scrivania più vicina alla finestra. La biblioteca ne aveva
quattro, tutte a svariati metri di distanza l’una dall’altra e gli scaffali
avevano due livelli, ognuno dei quali fornito di diverse scalette d’ottone. Era
un paradiso per gli sfigati come loro.
“Prima di tutto dovresti calmarti, il
rituale non è ultimato. Preferisco avere il consenso delle persone su cui
faccio i rituali” gli spiegò tranquillamente inarcando un sopracciglio e Remus
raddrizzò la schiena.
“Ti ho riportato in vita, stronzo” gli
rispose, cogliendo il riferimento e Sirius sorrise.
“E per questo te ne sarò eternamente
grato, ma avresti potuto dirmelo e non farmelo scoprire da solo. Oggi sono due
anni”
“Lo so” disse di getto e poi capì. “Pads…” disse con un tono molto diverso e avvicinandosi all’animagus.
“Io non sto rinunciando a niente, ma non
mi sta bene quello che hai fatto. Per niente. Se non ultimiamo il rituale entro
mezzanotte, le rune spariranno senza nessuna conseguenza”
Aprì un cassetto della scrivania e gli
allungò una scatola di velluto. Remus la aprì e gli sorrise.
“Per ogni dono una maledizione, Pads” gli ricordò e Sirius si avvicinò fino ad avvolgergli
la vita con le braccia, la fronte premuta contro la sua gola.
“Posso essere io la tua maledizione
preferita” Remus sorride di nuovo, più apertamente. Estrasse la collana dalla
scatola, quasi uguale a quella che lui gli aveva regalato e la mise al collo.
Il licantropo guardò attraverso il buco nel ciondolo e vide quello che Sirius
già sapeva. Una seconda corda dorata che dal petto di Sirius andava a quello di
Remus, ma era flebile e molto più sottile, il rituale non era ultimato.
“Come si ultima il rituale?”
“Baciami” gli ordinò Sirius e Remus non se
lo fece dire due volte. Lo baciò a lungo, senza fretta, ma intensamente fino a
quando qualcosa dentro di loro non si spostò, il loro baricentro cambiò
regolandosi su quello dell’altro.
“Ci hai decisamente sposati” decretò in
fine Remus e Sirius iniziò a preoccuparti.
“Ti dispiace?”
“Neanche un po'”
-
“Rem, alzati” provò a svegliarlo
gentilmente Sirius e il licantropo si nascose maggiormente nelle coperte.
“Mmhh”
“Rem, abbiamo da fare” riprovò l’animagus, ma l’altro continuò a protestare.
“Ma è sabato, non devo lavorare”
“Ma è anche il compleanno di Teddy,
splendore, ti devi alzare” finalmente Remus aprì gli occhi, lamentandosi e
allontanando le coperte dal volto, scoprendosi fino al ventre.
“Ugh, odio
quando fai la persona matura, è completamente fuori dal personaggio” si lamentò
e Sirius lo ignorò, eccitato alla giornata che li aspettava.
“Ha già quattro anni, ci pensi?”
I due restarono a lungo in silenzio, Remus
che fissava il soffitto.
“Credi che sia il momento?” chiese incerto.
“Stai avendo ripensamenti?” Sirius si
voltò sul fianco per guardarlo meglio e prese a disegnare la runa sul petto
dell’altro.
“Li ho dal primo momento, ma come dice
anche Andromeda, meglio da piccolo”
“E poi, ormai l’abbiamo già appesa”
aggiunse Sirius e Remus inspirò in maniera troppo calcolata per risultare
naturale.
“Sono molto nervoso”
“Mi sembra il minimo, Moony”
La sera prima avevano appeso il ritratto
di Tonks. La cornice del quadro toccava il
battiscopa, ma così Teddy poteva guardare la madre negli occhi e l’avrebbero
poi spostata in linea con gli altri dipinti una volta che il bambino fosse
cresciuto.
Avevano aspettato che i piccoli fossero a
letto per appendere il quadro e avere una lunga conversazione riguardo cosa era
successo dopo la sua morte e nell’ultimo periodo.
Tonks aveva preso la
notizia della loro relazione molto meglio di quanto i due avessero potuto
pensare.
“Non ti fa bene restare da solo, lo sai”
disse guardando Remus con gli occhi lucidi e un leggero sorriso. “E poi hai dei
gusti impeccabili. Già lo sapevo, però è comunque bello averne conferma” disse
allargando il sorriso flebile.
“Per te davvero non è un problema?” chiese
Remus per l’ennesima volta.
“Rem, sono un quadro, anche se fosse un
problema, quanto potrebbe importarvi di quello che penso?”
“Potresti sorprenderti di quanto i
ritratti influenzino la vita a Grimmauld Place” la
corresse Sirius e Tonks annuì.
“Okay, adesso aggiornatemi sul resto”
Avevano continuato a parlare un altro paio
d’ore e poi Remus, seduto per terra con la schiena dall’altor alto del
corridoio aveva iniziato ad addormentarsi e Sirius aveva decisero di chiudere
lì la conversazione.
“Parla con gli altri, sicuramente ti
diranno molto più di quello che riusciamo a mettere insieme noi adesso” le
spiegò Sirius e Tonks annuì mentre Remus aveva preso
a russare per via della posizione scomoda.
“Padfoot?”
chiese lei tentativamente.
“Dimmi, Nym?”
“Grazie per non aver persole speranze con
lui, sa essere davvero molto cocciuto, soprattutto se sta soffrendo” gli spiegò
e Sirius immaginò un Remus a pezzi per la sua morte con solo Tonks vicino che provava a tenere insieme i cocci.
“Magari qualche giorno quando è a lavoro
ti spiego tutto quello che ha combinato, mh?” disse
strizzandole l’occhio e la donna annuì.
Andromeda era arrivata di buon’ora e Sirius
l’aveva fatta entrare per poi lasciarla sola con il ritratto mentre preparava
la colazione e Remus aiutava Teddy a vestirsi e gli anticipava quello che
sarebbe successo. Harry entrò di corsa, seguito da Draco.
“È già successo? Chiese tutto trafelato” e
Sirius scosse la testa mentre bruciava il suo secondo tentativo di uova
strapazzate. Draco andò in cucina ad aiutarlo e Harry corse al piano di sopra.
Draco sapeva cucinare, è una cosa che un po'
urtava Sirius, ma si rilevava abbastanza utile in momenti simili.
“Come credi che andrà?” gli chiese il giovane
che, dopo aver fatto sparire il disastro di Sirius, aveva ripulito la padella
con un incantesimo e vi stava rompendo dentro altre uova con una sola mano.
“Non ne ho la più pallida idea. Teddy è un
bambino molto sensibile, ha solo da poco iniziato a chiedere della madre, ma se
la cosa dovesse disturbarlo? Insomma, è un bambino che per madre ha un quadro!”
“Questo è vero, ma pensa a Harry. Non so
quante volte l’ho sentito parlare per ore ed ore con i ritratti di Lily e James,
ma l’unica cosa agghiacciante è che ormai lui sia più vecchio di loro” spiegò
il ragazzo mentre agitava distrattamente le uova nella padella.
Sirius era pronto a protestare, ma Draco
lo fermò.
“Sirius, è meglio un quadro che il vuoto”
gli disse e il bruno si arrestò. Draco tornò alle uova e riprese a parlare “Non
sono parole mie, ma di Harry. Dobbiamo aspettare e vedere come andrà” disse in
fine per poi versare le uova perfettamente cotte su un piatto.
Sirius mise il caffè a fare sé stesso e
tornò a guardare il giovane che cucinava tranquillamente. Aveva un paio di
jeans e un maglione verde scuro che aveva visto tempi migliori, ma era
rilassato e le occhiaie che aveva le prime volte che aveva iniziato a bazzicare
da quelle parti erano sparite.
La differenza più sostanziale dovevano però essere i capelli di una delicata tonalità di
azzurro che faceva risaltare i suoi occhi e che sfoggiava ormai da quasi un
mese.
Sirius era stato molto sorpreso da quel
cambiamento, ma Harry gli aveva preventivamente spiegato che Draco stava attraversando
una fase di sperimentazione babbana e che chiunque si fosse permesso di fare
una sola battuta fuori luogo sarebbe stato maledetto.
La prima volta che lo aveva visto, Teddy
aveva immediatamente copiato i capelli e li aveva tenuti così per una settimana,
mentre Sirius gli aveva proposto di farsi fare dei piercing che per il momento
aveva rifiutato, ma con riserva.
“Come va con i tuoi?” gli chiese
cautamente e il giovane scrollò le spalle.
“Papà sta sempre peggio, i guaritori dicono
che difficilmente supererà l’estate, ma forse è un bene, è troppo tempo che
soffre. Non è più stato lo stesso, dopo Akzaban e la
guerra il suo nucleo magico si è danneggiato troppo”
“È impossibile venire fuori da quel posto
tutto d’un pezzo, questo te lo posso assicurare. Ognuno subisce gli stessi
danni in modo diverso” concluse Sirius perdendosi per un attimo nel vuoto, nel
gelo di una cella, ma l’odore delle uova e della colonia di Draco lo riportò al
presente.
“Invece Cissa?”
chiese per distrarsi.
“Detesta il fatto che io parli più con zia
Andromeda che con lei e sembra non voler capire che non sono stato plagiato e
che finalmente sto facendo le mie scelte da solo” disse spostando distrattamente
le delicate ciocche azzurre.
“Posso chiederti cosa ne pensa del tuo
nuovo look?”
“Ha pianto come se avessi ucciso suo
figlio” disse caustico e Sirius non riuscì a non sorridere.
“A decisi anni tornai a casa con i buchi
alle orecchie e i primi tatuaggi. Mia madre mi spinse giù dalle scale” Draco,
anziché restare orripilato come spesso capitava a molti, scoppiò a ridere e
Sirius gliene fu grato.
“Che famiglia degenere” disse divertito e
passò al bacon.
“Parla per te” disse Lelya che entrò in
quel momento in cucina e si avvicinò subito a loro.
“Ciao cugina” la salutò Draco per poi
lasciarle un bacio sulla fronte.
“Ciao cugino, che bello sapere che oggi
avremo una colazione commestibile” Lelya aveva finalmente abbandonato qualsiasi
pretesa, e pur avendo imparato abbastanza in cucina da poter sopravvivere senza
rischiare di uccidere nessuno, si era finalmente rilassata abbastanza da
potersi dedicare ai suoi veri interessi, come la dominazione del mondo, ma
secondo la legge.
“Disse la donna che attentò alla vita di
Minerva McGranitt” rispose Sirius piccato e Lelya gli
fece la linguaccia.
Stava per ricevere qualche risposta sagace
dalla sua adorabile figlia, quando finalmente Remus, Teddy, Harry e Ethan scesero dal piano di sopra.
Ethan raggiunse rapidamente gli altri in
cucina e si mise in disparte vicino a Sirius che gli propose di iniziare a fare
colazione, ma il bambino sempre più grande scosse la testa.
Andromeda si fece da parte, avvicinandosi
a loro e si misero all’imbocco del corridoio, guardando la scena da lontano in
religioso silenzio. Con un colpo di bacchetta, Lelya chiamò a sé lo sgabello di
Teddy e lo avvicinò al trio accoccolato davanti al nuovo ritratto di Grimmauld Place. Il bambino si accomodò e si mise a
guardare il dipinto della donna con i capelli color bubblegum senza parlare.
“Teddy?” chiese lei delicatamente,
sedendosi a gambe incrociate davanti al dondolo del suo quadro e il bambino le
sorrise.
“Ciao tesoro mio” gli disse Tonks rispondendo con un sorriso identico a quello del
bambino.
“Papà mi ha detto che tu sei la mia mamma,
ma non proprio” disse finalmente il bambino, le lettere che ogni tanto ancora
sbiascicavano.
“Io sono un disegno della tua mamma,
tesoro” spiegò lei e lui annuì.
“Okay”
“Vedi Teddy? C’è anche il disegno della
mia mamma” disse Harry indicando Lily che entrò nel quadro. “Tu la conosci già
Lily, vero?” gli chiese il suo padrino e il bambino annuì.
“Qual è il tuo colore preferito?” gli
chiese Tonks e il bambino non perse tempo.
“Azzurro!” rispose energicamente e il
quadro cambiò colore ai suoi capelli. Il viso di Teddy si illuminò.
“Ma tu sei come me!” gridò estasiato e
Sirius ebbe un flashback non indifferente di un bambino seduto tutto solo sotto
un albero, un bambino che ormai gli arrivava alla spalla e che presto sarebbe partito
per Hogwarts.
“Sei tu che sei come me” gli rispose la
donna e iniziarono a giocare insieme, trasformandosi e cambiando di colore a
loro capelli o formai ai loro nasi. Teddy aveva ancora un controllo molto
scarso delle sue abilità, ma stava diventando ogni giorno più bravo.
Restarono così a lungo, fino a quando
Teddy non si alzò e guardò il padre.
“Adesso ho fame” annunciò e Remus annuì.
“Allora sarà meglio andare a fare
colazione. Credo che abbia cucinato Draco”
“Meno male” disse il bambino e tutti i presenti
scoppiarono a ridere. “Ciao mamma!” disse salutano energicamente il ritratto per
poi avvicinarsi al fratello e andare in cucina.
Sirius incrociò lo sguardo con Draco che
gli lanciò un sorriso soddisfatto e entrarono tutti in
cucina per fare colazione.
-
“Sei sicuro di voler prendere il treno?”
gli chiese Sirius per l’ennesima volta e il bambino annuì.
“Lo avete detto voi: avete conosciuto i
vostri migliori amici sul treno e poi è così che si fa” rispose convinto mentre
spingeva il carrello dei bagagli insieme a Sirius, Teddy era seduto sul baule
di Ethan e si guardava attorno con aria infelice, ma curiosa.
“Vero, però possiamo imbrogliare, lo sai?”
gli fece notare con un sorriso complice che il bambino contraccambiò.
“Magari a Natale” concesse il ragazzino.
Si fermarono su un punto libero del
binario 9 e ¾ e caricarono i bagagli senza particolare
fretta. Erano piuttosto in anticipo.
Teddy aveva pianto sommessamente a fasi
alterne dal giorno precedente, ma adesso sembrava pronto a dare spettacolo,
cosa che stava semplicemente distruggendo Ethan.
“Non fare così Teddy, tanto ci vediamo
presto” gli ricordò il bambino più grande per l’ennesima volta, ma il piccolo
sembrava sempre meno convinto, i capelli della stessa tonalità di nero di
quello che era ormai a tutti gli effetti suo fratello. Lo aiutò a scendere dal
carrello e lo abbracciò stretto, poggiando il mento sulla sua testa che era
diventata color sabbia, quello che probabilmente era il suo “vero” colore di
capelli, nessuno lo sapeva con certezza.
Ethan si voltò verso il padre mentre continuava
a tenere abbracciato Teddy.
“Credevo che sarebbe venuta a salutarmi
anche Lelya” chiese preoccupato.
“Infatti è appena arrivata” commentò Remus
che era quello con la visuale migliore su tutto, stronzo chilometrico. Sirius
si voltò nella direzione puntata dal licantropo e vide Lelya che per mano
teneva Luna mentre procedevano tranquillamente verso di loro.
“Carino no?” disse Sirius con un sorriso
mentre guardava le due ragazze.
“Cosa?” chiese Remus e il bruno fece un
cenno alle due.
“Un lupo e la sua luna personale” spiegò e
l’altro annuì poco convinto.
“Personalmente preferisco le stelle”
commentò Remus e Sirius si sentì quasi arrossire.
“Oh tu… tu…”
“Mh, venticinque
anni che ci conosciamo e riesco ancora a zittirti. Sono soddisfazioni” commentò
compiaciuto e Sirius non poté non sorridere.
“Allora! Sei pronto?” chiese Lelya
incasinando i capelli di Ethan che le sorrise divertito. Si era finalmente
fatto tagliare i capelli, ma arrivavano comunque a metà collo e con un grosso
ciuffo che a scuola gli sarebbe costato numerosi rimproveri. Sirius non vedeva
l’ora di vedere cosa avrebbe (o non avrebbe) combinato.
Prima che il bambino potesse rispondere,
il loro gruppetto fu interrotto.
“Buongiorno Professor Lupin! Ciao Sirius!”
li salutò energicamente una ragazza bionda e con fin troppe cicatrici.
“Chiara!” la richiamò la madre ma la
giovane sbuffò.
“Che c’è? Me lo ha detto lui di chiamarlo
per nome” rispose piccata la ragazza.
Si salutarono tranquillamente con Chiara e
i signori Lobosca che notarono i bagagli di Ethan.
“Quest’anno inizi anche tu, Ethan?” chiese
la signora Lobosca e il bambino rispose con un
sorriso di circostanza mentre Teddy ricominciava a piangere.
“L’unico che non è ancora convinto è Teddy”
disse Sirius sfiorando la testa del bambino per poi allontanarsi di qualche
passo dal carrello e dai suoi figli.
“Vedremo subito quante storie inizieranno
a fare. I licantropi prendono il controllo di Hogwarts,
già me li immagino” aggiunse e i Lobosca e Remus
annuirono e emisero versi di frustrazione.
Sirius aveva trovato Chiara grazie alla
bussola orologio e la ragazza aveva incominciato a frequentare Hogwarts un anno dopo, era stata smistata in Corvonero e al momento stava per iniziare il quarto anno.
Quando aveva iniziato, Lelya era al sesto
anno ed era stata, a detta della più giovane, fondamentale.
Chiara era un licantropo a tutti gli
effetti e inizialmente avevano avuto un approccio alla faccenda simile a come
quando era stato Remus a frequentare. Il loro piano ebbe vita molto breve visto
che la presenza di Remus e le assenze di entrambi perfettamente compatibili
avevano impedito che il suo segreto durasse più di qualche mese.
Remus aveva avuto una delle sue crisi e
Sirius gli aveva tirato un ceffone.
La McGranitt
aveva provato ad intervenire, ma lo scandalo era stato atroce, soprattutto
perché era passato poco dalla guerra e le persone avevano voglia di tornare
alla normalità e a odiare i licantropi.
Erano dovuti intervenire anche Harry, Ron e Hermione, ma la cosa si era
finalmente calmata quando l’eminente Maestro di Pozioni Damocles
Belby, inventore della Pozione di Strozzalupo in cui
Sirius si era specializzato, aveva mandato una lettera a qualsiasi giornale
disposto a pubblicarlo in cui spiegava molto chiaramente che quello che stavano
facendo era impedire a una normalissima bambina accesso alla possibilità di una
vita normale che qualcun altro aveva già provato a togliergli in tenera età.
La lettera era stata piuttosto commovente,
completamente spontanea e Damocles era rapidamente diventato
un grande amico di Sirius.
“Se dovesse avere problemi ci sarò io” li
rassicurò Chiara e Ethan le sorrise.
I Lobosca
restarono ancora poco con loro e la ragazza raggiunse i suoi amici da qualche
parte lungo il binario.
Lelya tirò fuori il suo orologio da
taschino. Era un vecchio cimelio dei Black di cui lei andava molto fiera, metà
di un set di due uguali che probabilmente sarebbero dovuti andare a lui e suo
fratello se le cose fossero andate secondo i piani dei suoi genitori. Invece
Sirius li aveva trovati nella cassaforte e gliene aveva regalato uno per il suo
diciassettesimo compleanno e la ragazza aveva iniziato a piangere commossa. Sapeva
che un gesto del genere era come per lui ricevere l’orologio dai Potter ed era
contento di averlo fatto, soprattutto perché per Lelya quel tipo di tenti, un
po' pomposi, ma fatti con buone intenzioni, significavano molto.
“Dovrebbe
quasi essere ora” commentò Luna osservando il quadrante dell’orologio da sopra
la spalla della sua ragazza
“Ma dove diamine sono finiti quei due?”
aggiunse Lelya guardandosi attorno preoccupata.
Teddy emise un verso dolorante fra i
singhiozzi e Ethan lo abbracciò di nuovo per poi
voltarsi verso gli adulti.
“E se dovessero trattarmi male come hanno
fatto con Chiara?”
“Vai da Moony,
dalla preside, da Chiara oppure ti vendichi come ti ho fatto vedere, okay?” gli
spiegò Sirius senza scherzare e il bambino annuì con fare risoluto.
Ethan stava per iniziare a salutarli, quando
finalmente arrivarono Harry e Draco correndo lungo il binario, completamente
trafelati.
“Scusate! Abbiamo avuto un problema con la
moto!” si giustificò Draco.
“Tu sei l’unico problema che ha quella
moto” aggiunse Harry
“ ‘Avanti guida tu,
Draco, sicuramente non faremo tardi’ ” rispose il biondo imitandolo
maldestramente “Ti avevo detto che non era il caso di fare lezioni di guida
proprio oggi”
“Non credevo che ti saresti fatto superare
da ogni singolo piccione!” si lamentò Harry.
Draco si passò una mano fra i capelli.
“Oh, scusami se non ho una guida
spericolata”
“C’è la guida spericolata e c’è farsi
superare anche dalle mosche” gli rispose Harry divertito.
“Siamo qui per Ethan, non per parlare
della mai guida” gli ricordò nascondendo male un sorriso e il bruno annuì.
“Abbiamo una cosa molto speciale per te”
gli annunciò Harry allungandogli un incarto fatto maldestramente, ma con un
fiocco impeccabile.
Ethan fece per aprirlo, ma Harry lo fermò.
“È molto importante che tu capisca una
cosa, non è un regalo, ma è un prestito e che dovrai tenerlo segreto, perché è
un oggetto molto importante, intesi?” gli spiegò Harry e il bambino annuì.
“Mi ha aiutato un sacco e a quanto mi
dicono ha cacciato mio padre e questi due in un mare di guai, ma sono sicuro
che tu ne farai buon uso, soprattutto se riuscirai a trovare gli amici giusti”
disse infine e il bambino restò ancora più perplesso guardando il pacco che non
sembrava niente di ché, dall’esterno. Oh, Ethan non aveva idea di cosa lo
aspettava.
Harry aveva chiesto a Sirius se fosse
stato d’accordo e l’uomo aveva pianto ancora una volta.
“È da incoscienti, ma onestamente devo troppo
a quel mantello per dirti di no” aveva risposto.
Il bambino infilò il pacco nello zaino
babbano che aveva in spalla e poi salutò tutti uno per uno, godendosi baci,
abbracci e ancora auguri di compleanno, per poi salire sul treno come pronto ad
andare in battaglia.
“Secondo voi dove lo metteranno?” domandò Lelya
appena fu sparito nel treno.
“Grifondoro”
risposero tutti in coro. O Quasi.
“Serpeverde”
risposero Draco e Luna.
“Sapremo molto presto il responso,
qualunque casa sia, va bene” disse Remus tranquillamente.
“Vero, però preferirei Grifondoro”
aggiunse Sirius e Remus grugnì.
“Sta zitto, Pads”
“Neanche sotto tortura, Moony”
La storia è, tecnicamente,
finita.
Manca solo l’epilogo che è un
in più, ma l’idea mi è venuta e non ho potuto non includerla.
Sono un po' in ritardo sull’orario,
però è il capitolo più grande di tutta la storia, quindi non lamentatevi.
Chiara Lobosca
è un personaggio canon di non so quale videogioco di
Harry Potter. Anche nei videogiochi è un licantropo, il secondo a frequentare Hogwarts, in classe con Charlie Weasley
e Tonks, se non erro. Io l’ho chiaramente
ringiovanita, ma tecnicamente è comunque il secondo licantropo a frequentare Hogwarts v.v
Mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate, visto che ormai è finita
Ringrazio tutti quelli che hanno
seguito questa storia e che l’hanno recensita, hanno tirato ad indovinare sulla
trama e ogni tanto ci hanno anche beccato.
Insieme abbiamo attraversato
una pandemia e questa storia mi ha dato qualcosa su cui concentrarmi in alcuni
momenti piuttosto brutti. So che per alcuni di voi è stato lo stesso e non
esiste complimento più grande che dirmi cosa ne pensiate.
Alla settimana prossima, con
l’epilogo
The Cactus Incident