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Autore: mortifero    04/08/2020    1 recensioni
" Lo apprezzava, dopo tutto. Peccato non lo amasse o rispettasse abbastanza da ammetterlo ad ad alta voce.
Anzi, tutto il contrario. Affermava di odiarlo.
Per Rick, Morty non era la persona, ma la "cosa" che segnalava - rivelava - al mondo la sua debolezza. Questa ambivalenza di emozioni la dimostrava nell’aggressività, negli insulti e i pugni in faccia. Il suo ego smisurato avrebbe dissentito, ma se qualcuno avesse ucciso Morty, Rick sarebbe morto insieme a lui (metaforicamente e non)."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jessica, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Violenza
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Friends with benefits

Capitolo II: Rinascita, Calore, Ribellione

 

Premessa: nel testo è presente un po’ di critica sociale sulla questione prostituzione, ispirata adegli articoli sulle case chiuse in Olanda e Germania e al libro “Stupro a pagamento” di Rachel Moran. Se non vi interessa potete pure passare a leggere direttamente da “Rick e Morty erano presenti ma trattavano di altro”....

Buona lettura cari :D!

I hope I'm not the only one that feels it all

Are you fallin'?



Kimbala, galassia Centurion, pianeta Xiftotan, non amava molto il suo lavoro. Anzi, lo odiava. Non pensava che ci volesse così poco per essere svalutata e oggettificata.

Da giovane si era ritrovata con una figlia da mantenere da sola e piena di debiti e, avvicinata da compagnie poco raccomandabili, si era decisa di quadagnare con la via più facile: la prostituzione. 

Nella case chiuse, il suo trafficaggio, la sua deumanizzazione e il suo stupro diventavano legali e protetti. Non proteggevano lei, no, sia mai, proteggevano il suo pappone e chiunque lucrasse sul suo stupro, perché sì, la decisione di lavorare in quell'ambito era sua, ma il denaro era coercitivo per definizione e quanto ogni rapporto era considerabile consenziente? Soprattutto quando ogni compratore pensava di poter approfittarsi di lei, di umiliarla quanto voleva, solo perché aveva pagato. L'aveva comprata. Il suo corpo, il suo essere, la sua persona, venduta come se non fosse nulla. Se fosse stata rapita, almeno si sarebbe potuta crogiolare nel ruolo di povera vittima, ma no, aveva scelto lei, e ogni giorno continuava ad incolparsi per questo. Ma la colpa non era la sa, ma di chi considerasse il sesso un diritto, qualcosa da poter comprare. Non esiste l’offerta senza la domanda. 

Si potrebbe dire che ciò che attraeva i compratori di sesso, oltre all'atto in s'è, era il potere di sfogare la propria misoginia, di umiliare e sottomettere chi per loro valeva meno anche di un topo di fogna. 

Sulla terra non è tanto diverso da così. Quel giorno, avrebbe avuto fra i suoi clienti l’uomo più intelligente dell’intera galassia. Sospirò, lo rendeva davvero tanto diverso dagli altri? Sicuramente il timore riverenziale che provavano popolazioni intere nei suoi confronti non aiutava l’ansia che stava provando. 

Un altro cliente. Un altro stupro passato per semplice “sesso a pagamento”.

In realtà non sarebbe stato niente di diverso per nessuna delle due persone. Soprattutto per Rick, già a stento provava interesse per il suo amico con benefici, figurati per una semplice prostituta di passaggio.

Le sue mani, magre e rugose, sfioravano sicure e senza vergogna il corpo nudo del piccolo. Non aveva senso di colpa, approfittarsi della sottomissione del più giovane era come ambrosia per il dio che era. Perché dovrebbe essere diverso con una prostituta? Non sapeva nemmeno come si chiamasse.

Infatti non si fece problemi a sfogare la sua frustrazione su di lei, l’idea che gli dava il voltastomaco, il solo fatto che Morty non fosse così sostituibile come credeva. Il fastidio che solo sentire nominare quel ragazzetto dalla stupida maglietta gialla gli causava.

 

Ancora leggermente insoddisfatto, Rick si rivestì e posò i soldi sul comodino della stanza. Decise che si sarebbe rifatto con Morty la mattina seguente.

 

Rick e Morty erano presenti ma trattavano di altro. Parlavano come se quelli che avevano fatto sesso sopra il tavolo del laboratorio sotterraneo non fossero stati loro, come se fossero stati impossessati da altre persone che poi hanno sloggiato dai loro corpi, cancellandone i ricordi. L’unico accenno che ci fu era solo un frustrato Rick che fece: “M-mi devi un orgasmo, M-Morty.”

“N-non me lo sono scordato…”

“Facciamo stasera.”

Morty non alzò lo sguardo dal suo laptop. “Ho un impegno stasera, l’esi…”

“L’esibizione a quel locale per finti alternativi amanti della letteratura anche se di letteratura ne sanno quanto il mio fondoschiena, visto che avranno letto solo Bukowski per fare gli intellettuali su Instagram, dici? No, perché, giuro, non ne parli proprio mai”. Rick aveva il fianco destro appoggiato al bordo del bancone della cucina. Sorseggiava del caffè da una tazza e Morty non era abbastanza vicino per capire quanto fosse stato corretto o meno con dell’alcol. 

Il castano alzò gli occhi al cielo e continuò a scrivere le parti finali del suo racconto. “Cavolo, dovrò leggerlo davanti a tutti…” pensò a voce alta, agitato. La sola idea di dover parlare davanti ad un vasto gruppo di persone gli causava dei leggeri spasmi alle gambe, tremanti, e la gola diventava arida. 

“Senti” incominciò lentamente il vecchio, “se ti aspetti qualunque tipo di consolazione da me, io…”

Morty ridacchiò. “No, n-non ho più speranze così alte”. Sospirò. Non aveva proprio un cazzo da ridere.

Anche Rick sorrise, ma in quell’espressione c’era un asprezza intrinseca che chiunque avesse a che fare con lui vedeva almeno una volta nella vita. “Oh, stronzetto, sarò il primo a prenderti per il culo quando la tua esibizione sarà un fiasco. Buh, testa di cazzo!”.

Morty alzò finalmente lo sguardo dal laptop dopo aver salvato il documento. Con un solo sguardo, sentì come se la sia distanza con Rick oltre che emotiva fosse anche fisica. Barriere invisibili li dividevano e l’aria era pregna di questioni irrisolte. 

“Credo che invece la adorerai, Rick”.

 

Erano le 21:30 quando Morty e la sua famiglia si diressero verso il locale. Infagottito nel suo giaccone invernale, il ragazzo teneva in mano una busta di plastica, dove dentro c’erano i fogli con su scritto tutto il racconto che si era fatto correggere per email dal professore. 

Durante il viaggio in auto, non fece altro che tenere quella carta grigia, riciclata, rinata, per rileggerlo. Il signor Hurt non fece grandi correzioni, segnalò solo qualche errore di battitura e punteggiatura. Per Morty era un gran traguardo.

Appena entrato nel locale, cercò il Signor Hurt. Lo trovò seduto ad un tavolo vicino al palco, mentre sorseggiava del caffè. Si avvicinò e lo salutò “B-buonasera”, nervosamente stringeva lo schienale della sedia.

“Siediti, su!” Disse bruscamente il professore. Morty tremante fece come gli era stato chiesto. Oltre all’ansia da prestazione, la presenza di uno degli insegnanti più rigidi e severi della sua scuola non aiutava di certo il suo nervosismo.

“Agitato?” Chiese in tono più calmo, quasi caloroso e paterno. 

“U-un po’?” Si guardò intorno. Dov’era Rick? “P-posso cambiare idea?”

“Certo che puoi”, si portò la tazza di caffè sulle labbra, “ma mancheresti di rispetto alla mia scelta, e questo non ti converrebbe”, bevve.

Morty si guardò le mani, intrecciò le dita agitato. Non voleva rinunciare a quel corso…

“Uhm…”

Il signor Hurt sospirò.

“Vedi quel palco, no? Se non sai gestirlo diventa un tritacarne e tu in pochi secondi sarai del preparato per hamburger. Devi imparare a gestirti le cose da solo, ad esporti, ad affrontare le tue paure,”fece una breve pausa guardandolo intensamente, “ e chiunque si metta in mezzo tra te e le tue passioni.”

Morty spalancò le palpebre e le labbra sorpreso. Come faceva il professore a saperlo?

L’uomo gli diede uno sguardo comprensivo. “Non tutti vogliono che tu scriva, vero?” Morty annuì timidamente. “Mortimer, proprio per questo devi dimostrare che hai capacità, che sai cavartela nonostante tutto; perché se sai farti le cose da solo, se sei indipendente, tu sarai la tua unica guida e nessuno potrà mettersi in mezzo al tuo cammino. È per questo che ho dato l’opportunità a te di questa serata, anche se forse c’è gente più preparata di te.”

Morty non era il migliore della sua classe. C’era Jessica, lì, e nessuno era bravo come lei. Nessuno sapeva dare un senso alle parole (anzi, non darlo, rispettarlo, rendendole integre, senza smorzarle) come lei, nessuno aveva il suo stile che lasciava senza fiato chiunque. 

Morty non era Jessica, non era bravissimo, ma effettivamente dentro di sé sentiva rinascere una passione, una Causa per cui lottare contro se stesso per migliorare.

Per lottare contro Rick.

Lo scienziato ci aveva provato, a togliergli ogni oncia di passione dal ragazzo, e ci era riuscito. Era strano, suo nonno. Lo insultava e abbandonava, ma allo stesso tempo aveva l’estremo bisogno di tenere il ragazzo vicino a sé, anche se per questo Morty si era sentito vuoto, senza sogni e prospettive. Lo avrebbe anche distrutto, pur di tenerlo accanto.

“Viglio solo andare a fare avventure con te, Rick”.

Quella sera, sul suo letto, le unghie corte e circondate da sangue, Morty aveva capito che quello non era ciò che voleva.

Le avventure, il venir trattato di merda sempre e comunque non erano abbastanza per lui.

Rick non era abbastanza per lui (ma a questo ci sarebbe arrivato più tardi).

Continuare a scrivere, salire su quel palco, era una enorme protesta contro Rick. 

Contro la sua egemonia, le parole di Morty erano un’arma inaspettata. 

Morty sapeva che ciò che avrebbe fatto non sarebbe rimasto impunito. Ma aveva bisogno di una causa, di un sogno, per poter continuare a dormire la notte, per smettere di pensare a proiettili contro se stesso, o a corde che pizzicano vicino la pelle del collo, o a lamette vicino i polsi. Quindi avrebbe rischiato, per qualcosa che voleva veramente. 

“Detto ciò, non significa che tu non abbia le capacità per riuscirci. Buona fortuna, ragazzo!” Fu l’augurio del suo professore da sotto gli spalti. 

Morty salì timidamente sul palco, le gambe tremanti rendevano il tutto più difficile. Una parte di lui gli gridava di andarsene, che stare sul palcoscenico scenico non faceva per lui. Era sempre stato la comparsa inutile, il secondo piano era il suo mondo, perché doveva cambiare? Perché una parte più intrinseca di lui era affamata. Voleva il palco, il pubblico, gli applausi scroscianti, stare al centro dell’attenzione. Essere finalmente il protagonista, la fame di comandare in qualcosa nella sua vita.

Salì su quello che doveva essere un pulpito. Appoggiò maldestramente i fogli e tossì, sia mai che la sua voce uscisse troppo secca o roca.

“S-salve a tutti”, provò un saluto semplice. “Io sono Morty e oggi vi parlerò…ecco, v-vi parlerò di-di come ho perso…la mia verginità.”

 

Da uno dei tavoli, Jerry strabuzzò gli occhi e la sua faccia si dipinse di disgusto. Non era assolutamente pronto a conoscere quel lato di suoi figlio. Era ancora un bambino, per lui, ed effettivamente, per Dio, aveva ancora quattordici anni! Si mise una mano dietro il collo, mentre si sentiva sudare. “Hey Beth, ho visto che nel bar di fronte c’è l’happy hour, quindi, ecco, pensav-”

“Andiamocene, Jerry!”. Una frase che doveva sembrare autoritaria, si rivelò fatta con tono spaventato.

Entrambi si alzarono di scatto e se ne andarono. Entrambi impauriti perché in un certo senso consapevoli, con chi loro figlio avesse perso la verginità, e non ancora pronti ad accettarlo e ad affrontarne le conseguenze.

I segreti di famiglia, forse, era meglio se rimanessero privi di voce. O restassero inauditi.

 

Morty si schiarì di nuovo la voce.

“Me la ricordo molto bene, la mia prima volta. Era un pomeriggio d’inverno: fuori si congelava ed io avevo le caviglie insanguinate e i lividi alle ginocchia. Non sto a spiegare come mi sia successo tutto questo; era stata solo un’avventura spericolata.” Ridacchiò. Dal palco poté vedere il tavolo dei suo genitori vuoto. In quello di sua sorella, sorprendentemente, si era seduto pure Rick. Alla fine era venuto, si ritrovò a pensare mentre le sue gote andavano a fuoco. Era oltremodo imbarazzato e sapeva perché Rick era lì: prenderlo in giro se mai avesse fallito. Molto probabile che avesse fallito. La morsa di fastidio però non riusciva a contrastare uno strano senso di calore dentro di sé. Quando pure Rick contraccambiò il suo sguardo in maniera neutra, Morty si accorse di averlo fissato per tutto il tempo. Concentrò il suo sguardo sul foglio da leggere e si strinse le mani tremanti. “ Mi ricordo solo che a curarmi, non fu il ghiaccio che mi diede o i cerotti, ma un suo bacio.” 

Si fermò di nuovo a guardare il pubblico, imbarazzato per quanto sembrasse sdolcinata quella frase, mentre incrociava i piedi nervoso. Ad un tavolo vide il Signor Hurt mentre beveva la cioccolata calda. Lo notò e gli diede cenno di continuare, provando ad incoraggiarlo, ma non funzionò. Morty deglutì e provò a guardare un altro tavolo. Infondo la sala, notò, c’era Jessica. Per un attimo rimase interdetto. Cosa ci faceva lei qui? Le parole gli morirono in gola. 

Però non lo guardava male, anzi, gli sorrideva calorosamente. Le labbra di Morty si arricciarono per osmosi. 

Non guardò più Rick, non gli interessò nemmeno — e questo non rimase inosservato dal più vecchio.

Morty proseguì il suo racconto. Parlò di come all’inizio si sentiva troppo esposto, vulnerabile, in colpa per fare qualcosa di moralmente sbagliato. Chiamò il suo compagno un “verme egoista bastardo”, che amava approfittarsi di lui e se ne fregava altamente di tutte le sue ansie e preoccupazioni.

 

"Ti sta distruggendo." Commentò sarcastica Summer, ascoltando il racconto di suo fratello, mentre Rick beveva della vodka lemon. Posò il bicchiere sul tavolo che fece un rumore pesante, sicuramente dato dal tipo di vetro di cui era fatto.

"Z-zitta, Summer!" deglutì, la voce impastata dall’alcool.

"Se non ti andava di venire qui, potevi pure buttare il tuo tempo su un sito che lucra su stupri, pedopornografia, revenge porn e feticizzazione di qualunque cosa respiri".

Rick la guardò per un attimo confuso. "Cosa?" 

"PornHub".

L’uomo si strinse nelle spalle. "Ah già". Chiamò il cameriere per un altro drink. "Comunque, non sarai Morty, ma cazzo, Summer, i verbi! Andiamo, ci riesce pure tuo fratello!"

Morty raccontò come se ancora avesse della rabbia repressa, non ancora sazio, non ancora liberato da tutto il peso che teneva dentro.

Ma dopo la sua lingua maligna, arrabbiata e frustrata, si ammorbidì.

“Avevo memorizzato i suoi tratti somatici, spigolosi e peculiari, tanto che ormai me li ricordavo a memoria. Familiare e tipico come il sole, troppo pericoloso se ci voli vicino. Mi ricordai di Icaro, temerario inventore greco, la sua immagine si fece viva sulla mia spalla, come un angelo custode, consigliere e avvisatore del suo vecchio incidente. Ma lo ignorai, mi avvicinai al sole spensierato e incosciente.

Bruciai, non fui mai più felice di così.”

Rick era il Sole, potente e luminoso, e forse era per questo che Morty si considerasse come la Luna — in un certo senso aveva ancora bisogno del Sole per brillare.

Ma tutto presto sarebbe finito.

“F-fine, uh.”

Ci fu un silenzio che fece quasi morire Morty di crepacuore, ma dopo un po' un leggero applauso si scatenò fra tutti i presenti nel locale.

Sorrise, entusiasta e sincero. L’apprezzamento del pubblico era come una scarica di energia nelle fibre del suo corpo.

Da quanto tempo non si sentiva così? Si era mai sentito così?

Quando scese dal palco, la prima persona che trovò stranamente fu Jessica, che gli sorrise calorosamente. 

“Sei stato grandioso su quel palco”, si complimentò. 

Morty arrossì violentemente, sentì i suoi muscoli tesi, nervosi.

“Eh?” Per un attimo non riuscì a ricollegare. “Ah, s-sì, è…è stato bellissimo.”

Entrambi si sedettero sul tavolo prima occupato da se stesso e il signor Hurt. Morty lo cercò con lo sguardo, ma non lo trovò. 

Iniziò a parlare con Jessica e ordinò del thè. Sentiva la gola terribilmente secca.

“S-saresti esserci stata tu s-su quel palco” pronunciò Morty, sicuro. Jessica non rispose, anche lei consapevole di ciò e delle proprie capacità, ma non volendo offendere in alcun modo il castano.

“Evidentemente il prof ha preferito te, ed è altrettanto evidente il motivo”.

Entrambi si sorrisero ancora. 

Ma l’atmosfera tranquilla e amichevole tra i due fu interrotta da un: “Andiamocene, Morty.” Detto con tono brusco da Rick. Si era avvicinato al tavolo dove erano seduti i due, torvo in viso e con le braccia incrociate.

“U-un altro po’, t-ti prego Rick,. lasciami”. Si lamentò il giovane, con quel “lasciami” finale un po’troppo calcato.

Rick sbuffò e guardò male i due giovani: “Hai cinque minuti.” 

Se ne andò infastidito e il giovane lo seguì con lo sguardo, preoccupato.

Poi rivolse tutte le sue attenzioni su Jessica.

Morty, dopo aver iniziato a frequentarsi in maniera più intima con Rick, credeva di aver perso ogni briciolo della sua cotta per la ragazza. Non molto a malincuore, scoprì che non era così.

Sorseggiò un po' di quel particolare the nero coi fiori sopra, le sue labbra diventarono roventi e nel suo corpo si diffuse un sano calore, vivo, lenitivo. Si sentiva sano, privo di quel appiccicoso senso di malato che gli infondeva Rick.

Morty dopotutto aveva bisogno di pause dalle avventure, da Rick. Andavano bene pure minime. Uno scambio di occhiate nell’aula di scrittura o matematica, un sorriso e un saluto fra i corridoi. Qualcosa che riassicurasse Morty, che lo facesse sentire calmo, a casa. Al sicuro. 

Jessica era il suo spazio sicuro.

Jessica era — anche se dimostrato più volte che non fossero così tanto compatibili — la grande cotta che non gli sarebbe mai passata.

Questo era uno dei grandi punti più ilari del suo rapporto con Rick.

Morty poteva essere geloso di mille donne, pianeti interi, allo scienziato non sarebbe importato molto. Ma Rick aveva come nemico una semplice ragazzetta dai capelli rossi, che però godeva inconsapevolmente del ruolo di intoccabile: se solo le avesse sfiorato un capello, l’odio e l’allontanamento di Morty gli era garantito.

 

Quella sera, anche se doveva passarla con Rick, Morty non riusciva a fare a meno di pensare a Jessica e a se stesso, al suo piccolo ruolo nel mondo.

“Q-qual è l-la differenza fra me e-e una c-cimice, Rick?” gli aveva chiesto, il cuore in gola. Osservava distrattamente la cimice che zampettava sulla sua mano pallida e magra. Non gli faceva nemmeno schifo, trovava quasi compassione per quella piccola creatura. Così piccola e schifosa, che nessuno amava. Ci si rivedeva, in lei. L’insetto cadde, e Rick lo schiacciò con un piede.

Rick ce l'aveva sulla punta della lingua. Era una lista piena di motivazioni troppo lunga. Era una lista che non esisteva — non doveva.

Pensarci avrebbe sprecato troppo il suo genio, preferiva concentrarsi su altro.

Morty profumava di frutta fresca: pesche arancioni sgargianti, fragole succose e amare ciliege. 

Era seduto sul bordo del davanzale della finestra — sul cuore disciolto di Rick. Poltiglia su poltiglia, bugie veloci e rapide che offuscavano il tutto, ma andava bene così.

Era il meglio per entrambi.

Era solo il meglio per Rick.

Le labbra del castano sapevano di poesia ignorata, pagine di un libro ormai polveroso ma troppo interessante. Morbide, liscie, avvelenate. Avevano il gusto di una innocenza strappata, riattoppata, morta e viva. 

Le sue lacrime sapevano di sale. Amarissime, riempivano la gola e strozzavano. Ma a Rick era sempre piaciuto un po' il dolore infondo.

Ne era dipendente, dal dolore. Era dipendente dalla sofferenza di Mortimer e non poteva fare a meno neanche della propria.

L’alcool portava via, sì, ma Rick non riusciva a staccarsi dal suo nuovo gioco. Morty, soffri, bevi.

“Tu — tu sei fantastico, MortMort”.

A Rick andava bene, tanto solo quel patetico di Morty lo stava ascoltando in quel momento.

Amava i lividi, il sangue che sgorgava dal suo naso e il sorriso dalle mille lentiggini che non lo lasciava mai.

Morty era di nuovo ubriaco di Rick, di loro.

Spaventoso come il vecchio per lui fosse il veleno e la cura, l’aria e il soffocamento. Nella sua mente il ricordo di suo nonno che lo abbandonava nei peggiori momenti di quasi morte veniva susseguita da quella di Rick che lo accarezzava e gli porgeva una cura.

Non riusciva a ragionare razionalmente, e lì conobbe l’amore e la violenza. Senza l’una non sarebbe esistita l’altra, era la legge inevitabile delle cose, ma sapeva che i lividi e i graffi dovevano sparire. Rick però non sarebbe stato quello a smettere.

“R-r-rispondimi, Rick.” 

Rick ringhiò, era troppo preso ad azzannare e assaporare — divorare — la pelle sul suo collo. Prenderà tutto, lo aveva deciso: il petto magro, le gambe scarne e instabili, piccole e tenere come lui. Avrebbe mangiato ogni grammo della sua anima fragile e non sarebbe mai stato sazio.

Morty invece vedeva lo spazio e le stelle nei suoi occhi. Sarebbe stato un pazzo a dire no a quell’insieme di colori così vivi e soprannaturali allo stesso tempo. Si distaccava dalla realtà e si sentiva amato. Almeno per un secondo.

Sapeva ancora, che era solo una cimice. Piccola, inutile, che il vento o le lunghe dita un padrone di casa schizzinoso avrebbero spazzato via. Una nullità vicino ad una finestra. Si specchiava proprio sui suoi occhi. Chissà se Rick si sarebbe mai messo a rimirare il paesaggio, a notare quelle lacrime invisibili e a dargli importanza.

Forse Rick le aveva già viste, ma erano l’orrendo promemoria che nonostante tutto, tutto quello che abbia mai fatto sia fallire.

Come marito, come padre e come persona. Morty sapeva tutto, ma non quanto fosse sbagliato pensare che con lui suo nonno forse sarebbe migliorato.

 Mortimer amava perdersi, amava dimenticare — non quando era Rick a deciderlo per lui — e l’arsenico sulle labbra del vecchio le rendeva agrodolci. Gli piacevano ma pian piano lo avrebbero ucciso. Rick condivideva lo stesso pensiero su Morty.

“Dimmi che mi ami, cacchetta” la voce era roca; lo sguardo entrava sottopelle. “Dimmi che sono l’unico, il migliore”.

Pelle nuda su pelle nuda, nodi in gola. La verità faceva male e non era quella. “Su, M-Morty, dillo. Convincimi.”

“T-ti amo Ri-Ri-” la lingua di Rick era affamata e lo invase senza lasciarlo finire.

“Convincimi”.

La presa su Morty si faceva sempre più forte, lasciava lividi violacei sulle braccia, sul collo e sulle cosce. Rick era duro, aspro.

Rick era un dio che voleva un sacrificio.

Il castano lacrimava, sentì qualcosa bagnargli la guancia, ma non era triste. Almeno credeva.

“Ti amo, ti amo. Sei l’unico, sei il migliore.” Nessuna esitazione e il battito di Rick sembrava accelerare. Ma era solo il brivido di farlo col proprio nipote minorenne, si disse. Era il brio che dava l’aver distrutto un altro tabù, un'altra regola che non sarebbe più costretto a seguire.

Rick schiacciava Morty. Prendeva tutto da lui, lo abbandonava di ogni dignità e linfa vitale.

“S-sono meglio anche di quella brutta stronza di Jessica, vero, M-Morty?”.

Morty era terribilmente stanco, di essere la preoccupazione colpevolizzata di Rick (un silenzioso “È colpa tua se non mi ami! Perché non mi ami?!”), ma non era che potesse farci molto. Rispose in un respiro: “S-sì”.

“N-non ti sento, coglione!”

Morty inspirò ancora, sentendo una certa irritazione dentro di sé. “S-sì” disse lo stesso. Era come non riuscisse a ribellarsi, stregato da quelle mani sul suo corpo e da quella voce.

“Bravo il mio ragazzo!”

La differenza tra loro e un umano con una cimice, forse, quella sera, non era stata ancora trovata.

L’insetto cadde, e l’umano lo schiacciò con un piede.

Morty accarezzò quasi meccanicamente i capelli irti di Rick. Era una gentilezza inaudita e decisamente fuori luogo, entrambi sembrarono fregarsene. Ma in realtà Rick non poteva fare a meno di pensare quanto l’indifferenza fra di loro fosse diventata sistematica e avesse surclassato il leggero timore che Morty aveva nei suoi confronti. E quanto Morty sembrasse non amarlo più o — peggio — non averlo mai fatto, in favore di Jessica.

 

Center of attention

You know you can get whatever you want from me

 

NdA

Allora eccomi dopo due mesi! Mi dispiace veramente tanto, ma lo studio era davvero troppo! Ora rieccomi, non vi sono mancata nemmeno un po’ hahahah. 

In questo capitolo ho ripreso l’idea di Morty aspirante scrittore, mi era piaciuta un botto nella serie ed è stato terribile scoprire che quello di Rick era stato un enorme piano per fargli passare la voglia. Ecco, questa è una sottospecie di rivincita XD. 

Ho aggiunto e approfondito  Jessica e tutto ciò che Morty prova per lei. Non penso che andando a letto con Rick, Morty si dimentichi della sua big fat crush hahaha. E poi la gelosia, anzi possessività di Rick l’ho voluta sottolineare. E’ una cosa molto particolare e che mi attira del suo personaggio: può tranquillamente fregarsene di tutti, ma di Morty ne ha proprio il bisogno, in una maniera molto tossica. Morty, invece, senza Rick sta molto meglio - ne sarà consapevole.

Il testo in corsivo è della canzone Break my Heart di Dua Lipa.

 

   
 
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