Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lupoide    04/08/2020    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se, poco prima della nascita di Harry Potter, Regulus Black fosse riuscito a sopravvivere in quell'incauta notte in cui scoprì dell'esistenza degli Horcrux? Come sarebbe andata la storia da lì in poi? Un bivio, un crocevia che porterà una famiglia a riunirsi? Tutto questo avrà risvolti sulla vita del prescelto?
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: I Malandrini, Regulus Black, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Per prima cosa, Sirius, l’aveva condotto alla Stamberga strillante.

Non sapeva dove altro portarlo, sebbene per un attimo il pensiero suo fosse volato direttamente verso Hogwarts, dove si sarebbero sentiti entrambi protetti come negli anni della gioventù.

Ma poi aveva pensato bene alle parole di Silente, aveva soppesato tutto quel ragionare del preside e aveva convenuto con lui che quel gesto avrebbe potuto segnare la prima mossa su una scacchiera volta alla guerra.

No, nella Stamberga lui ci aveva passato molto tempo da giovane, ne conosceva ogni singolo anfratto ove aveva assistito alle trasformazioni in licantropo d’un vecchio amico, e istintivamente gli era apparsa come un luogo sicuro.

Polverosa.

Buia.

Scricchiolante anche solo al suono d’un passo.

Ma sicura.

E così ora i due fratelli si ritrovavano seduti a terra con la testa china, cercando di evitare lo sguardo dell’altro con dovizia.

Fu lo stesso Sirius a rompere il silenzio.

- Con Bellatrix, eh?

Silenzio.

Imbarazzo.

Regulus per un attimo sentì avvampare le guance per via dell’eccessivo afflusso di sangue.

- A tua discolpa posso dire che è veramente bellissima. Lo è sempre stata. Certo, ha dieci anni più di te ed è tua cugina. Ma non posso che ammirarti, fratello. Anche io ne fui rapito quand’ero più piccolo, cercando di spiare le sue curve sotto la veste quelle volte che si fermava a dormire a casa nostra. Se non fosse che è completamente pazza...

- Lo so bene, Sirius. Mi ricordo come la guardavi. E sappi che quel luccichio di follia nel suo sguardo è stato esattamente il motivo per cui mi sono avvicinato io, invece. Ho sempre avuto un debole per lei, credo che questo l’avesse capito da subito. Ma lo sapevo che ogni volta ch’eravamo insieme non pensava a me. Bellatrix non ha che un amore: il Signore Oscuro. Tutto il resto le risulta utile finché la intrattiene, poi quando l’annoia l’abbandona come un bambino troppo cresciuto lascerebbe andare il suo vecchio giocattolo.

- Sei innamorato di lei?

La domanda fu così repentina che Regulus non la metabolizzò immediatamente. Dovette trarre un profondo sospiro, reclinando la testa in maniera da toccare il legno contro cui era poggiato con la schiena. Raccolse i pensieri in un pugno, poi rispose:

- Lo ero. Sicuramente. Appena compiuti i diciassette anni fu lei ad avvicinarsi a me. “Per rendermi un uomo”, o almeno così disse. E io persi la testa per lei, completamente. Non facevo che pensarla, struggendomi per ogni momento che passavamo divisi, senza neanche sapere dove fosse. E, ogni volta, proprio quando arrivavo al punto di lasciarla andare, compariva nuovamente per rafforzare le catene con cui m’aveva fatto prigioniero. Ma mi resi conto molto presto che, mentre i miei pensieri tutti erano indirizzati a lei, i suoi non lo erano mai. Neanche quando eravamo insieme. Neanche quando le stringevo la mano per reclamarne le attenzioni. Era assente, con la mente sempre rivolta al suo Signore. Sempre a fissare quel Marchio Oscuro in attesa d’una chiamata. E così il mio sentimento s’è andato a spegnere lentamente, come un fuoco che non viene alimentato se non soffiandovi sopra. Avvampa, sì. Ma è destinato a dissiparsi in pochissimo tempo.


Rise Sirius.


Costringendo il fratello a volgere lo sguardo verso di lui.

- Sei saggio, Reg. Sei molto saggio. E io che mi preoccupavo per il mio fratellino che intanto si divertiva così.

Anche Regulus scoppiò a ridere, forse per quella battuta alla fine o forse perché, in fondo, avevano bisogno entrambi di farlo.

Per un attimo il suo pensiero volò proprio a quello stile di vita che aveva dovuto condurre il fratello che ora era seduto davanti ai suoi occhi.

Per la prima volta si ritrovava nella condizione in cui Sirius aveva vissuto per anni: reietto ai margini d’una famiglia che neanche lo considerava più parte di essa, fuggitivo dai Mangiamorte che ne pretendevano la testa su un vassoio d’argento, nell’eco d’una solitudine pronta a ricordargli i nomi delle persone che amava e per cui si stava preoccupando e, infine, recluso lontano da tutti, così da potersi dire al sicuro. Vivo. Finché qualcuno non fosse riuscito a scovarli.

La Stamberga, poi, non faceva altro che amplificare quello stato d’animo con le sue cupe ombre.

La risata si spense in un sorriso malinconico.

E Regulus si ritrovò a domandarsi se quello fosse il destino della casata dei Black.

Toujour pur.

Se lo ribadì a mente.

Ma a che serve rinchiudere la purezza d’una risata, figlia d’un amore fraterno ritrovato, se poi nessuno può sentirla?



Quando la sua porta si spalancò con sonoro schianto, Silente si chiese se non stesse vivendo il ricordo di pochi giorni prima.

Quella sensazione di deja vu continuò per tutto il tempo in cui il vecchio preside seguì con lo sguardo Alastor Moody entrare nella stanza.

- Saggia decisione, Albus, veramente una saggia decisione quella di far tornare i Black a casa. Me ne congratulo nuovamente, chissà ora in che mani saranno.

- Buonasera Alastor, ormai vedo che entrare nel mio ufficio senza neanche rivolgermi un saluto sta diventando una consuetudine. Posso offrirti qualcosa? Una liquirizia?

L’occhio dell’Auror scattò, come a voler fulminare il professore per tutte quelle moine con cui l’accoglieva ogni volta.

- No, grazie. Preferirei essere aggiornato su quello che sta succedendo.

- Giungi proprio al momento giusto. Ho appena ricevuto un gufo che tu stesso troverai molto interessante.

Un piccolo pezzetto di pergamena passò tra le loro mani.


Signor Preside,


Le scrivo per informarLa che RAB e Felpato stanno bene, per quanto gli accalappiacani stiano mangiando terreno dietro di loro.


Si sono rifugiati lì dove Lunastorta ha conosciuto il tintinnio delle catene.

Soltanto i Malandrini sono a conoscenza della loro posizione, pertanto La invito a mantenere estrema riservatezza sulla questione.


Ho massima stima nei Suoi confronti e sono sicuro che riuscirà a cavarli d’impaccio.


Ramoso.”


Alastor Moody fissò quella pergamena a lungo, cercando di interpretarne il contenuto, finché non perse la pazienza e sbottò:

- Insomma che significa tutto questo, Albus?

- Significa che i fratelli Black sono nei guai, per quanto ora possano dirsi al sicuro. Dobbiamo trovare la maniera per nasconderli meglio.

- Non potevamo farlo prima invece di dover correre ai ripari ora? Perché hai voluto che tornassero a casa?

- Perché così facendo gli occhi del Signore Oscuro si sarebbero focalizzati nella loro ricerca.

Vi fu un momento di silenzio, poi Silente proseguì:

- In questo modo Frank e Alice sono lontani dai suoi pensieri che ora sono tutti canalizzati verso Regulus Black. Egli è in buone mani, quelle di Sirius, che per anni ha dovuto nascondersi nelle ombre per poter sfuggire proprio a quegli occhi.

- Quindi li hai usati come esche, è questo che mi stai dicendo?

- Non proprio, vecchio amico mio. Ho soltanto fatto sì che Regulus avesse ciò che desiderava, ovvero liberarsi dal suo posto di pedone nella scacchiera del Signore Oscuro.

- Solo per farlo schierare nei tuoi ranghi, non è così?

- Ti sbagli di nuovo. Ora egli ha facoltà di scelta, sicché i Mangiamorte ora conoscono le sue reali intenzioni. Egli può tranquillamente scegliere dove posizionarsi e in che modo farlo, è mia intenzione difatti avere un colloquio privato proprio con lui quanto prima. Tuttavia, vi è da tenere in considerazione che ora anch’egli è in uno stato di fuggitivo, ma è una condizione solo temporanea. E in fondo, dimmi Alastor, non è forse vero che, in questo preciso momento, lo siamo un po’ tutti?

- Tu giochi troppo con la vita altrui, Albus, e prima o poi questo finirà per macchiarti le mani di sangue innocente.

- Le mie mani sono macchiate esattamente come quelli di tutti noi, Alastor. E lo sono da anni ormai. Ciononostante sappi che sto prodigando ogni singolo briciolo d’energia che ho in corpo per far sì di trovare ai fratelli Black una sistemazione degna, così come per i Paciock e per i Potter.

- Riunirli tutti qui, proprio dove sarebbero più al sicuro, no?

- Metteremmo a repentaglio centinaia di vite innocenti, lo sai bene. Però devo dirti che solo gli stolti non cambiano mai idea, vecchio amico mio, e probabilmente prima o poi farai vacillare i miei ragionamenti a tal punto che sarò costretto a darti ragione. Anche se questo significherebbe dichiarare guerra apertamente a Lord Voldemort.

- Sai perfettamente che nessuno dell’Ordine si tirerebbe indietro, Albus.

- Sì, lo so bene, Alastor. Tuttavia sto facendo quanto mi è possibile per far sì che non venga versato altro sangue innocente, proprio per evitare che possa macchiare ulteriormente le mie vecchie mani.

L’Auror si trovò ad abbassare la testa, cercando di ritrovare un filo logico a tutti quei pensieri colmi d’ira che ora gli affollavano la testa.

- Non appena Lily e Alice avranno partorito, potremo portarle qui ad Hogwarts, sfruttando il periodo di vacanza degli studenti per ragionare su una tattica adeguata e per fornir loro il riparo che meritano. Alle madri tanto quanto ai figli.

- Io… io spero solo che tu sappia cosa stai facendo, Albus.

- Credimi amico mio, se lo sapessi davvero non avrei il Pensatoio così pieno. Ma posso assicurarti che sto facendo del mio meglio affinché tutti possiate ritrovare la serenità che vi è mancata in questi anni.

- Lo spero, Albus. Lo spero.

Non aggiunse altro.

Lasciò lo studio del preside senza dire una parola in più, con il suo passo claudicante che si sentiva sempre più in lontananza.

Nel silenzio ritrovato del suo studio, Albus Silente strinse un po’ più forte la bacchetta nella sua mano, rimirandosi le dita attorno all’impugnatura.

- Le mie mani sono macchiate da anni ormai. - ripeté sotto gli occhi dei quadri che ora lo scrutavano con curiosità. - E lo saranno per sempre.



  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lupoide