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Autore: DGrey    05/08/2020    3 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.]
Ciao Daphne.
La faccio breve perché so che odi i convenevoli.
Scusami se sono sparita. Ti spiegherò quando torno.
Prenditi cura di tua sorella.
Vi voglio bene.
Artie.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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*Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.*
Nome su EFP/Forum: DGrey/D.Grey.Macer
Titolo: Sorella Maggiore e Basta.
Personaggi: Nuovo Personaggio (x2), Astoria Greengrass, Daphne Greengrass.
Prima Versione: 05/08/20
Prima Modifica: 29/08/21
*Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.*
Nome su EFP/Forum: DGrey/D.Grey.Macer
Titolo: Sorella Maggiore e Basta.
Personaggi: Nuovo Personaggio (x2), Astoria Greengrass, Daphne Greengrass.
Prima Versione: 05/08/20
Prima Modifica: 29/08/21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1987_Maggio
«Un’altra femmina...»
Le voci degli ospiti nel salone facevano sufficiente rumore per coprire in parte le parole pronunciate da un Lucius visibilmente annoiato. Non volendo abbuffarsi durante l’aperitivo, Malfoy si era chiuso con le spalle all’angolo a nordovest della stanza per interloquire con Nott.
«Curioso...» Fece eco quest’ultimo, sbuffando: «Quattro bambine, ma ancora nessun maschio. Non che sia chissà quale tragedia...»
«No, no, non scherziamo.» Si difese in fretta Lucius, distogliendo solo in quel momento lo sguardo dal calice di vino: «Non ho niente da spartire con quei barbari che abbandonano le bambine in un bosco a fare da cibo ai lupi mannari. Sono anzi convinto che nessuna famiglia purosangue possa andare avanti senza donne. Solo mi fa ridere il fatto che ogni generazione di maghi abbia almeno una famiglia condannata a pagare doti su doti. Questa volta, è toccato a Greengrass.»
«Come hanno detto di averla chiamata?»
«Gaia, se non ricordo male.»
​«L'ha scelto la madre, scommetto.»
«Nome greco, quindi si.»
«Senza offesa, Malfoy, ma tutti questi nomi strani, di origine greca, latina, ostrogota, non fanno per me. Siamo o non siamo inglesi? Roba tipo Asteria, Gaia, Julius, Nerite...»
«Draco...»
«E Draco, si. Per carità, su tuo figlio sta benissimo, ma...»
«Preferisci qualcosa di più tradizionale, giusto? Tipo Theodore...»
​«Ecco, si, Theodore è un bel nome. Se non erro è…»
«Greco, signor Nott.»
I due non avevano subito fatto caso alla bambina che si era avvicinata investigativa, con mani dietro la schiena ed espressione educatamente ironica. La veste da cerimonia, seppur non rispecchiante un contesto così gioioso e poco adatta a una fanciulla di quell'età, era comunque ben intonata ai capelli mori e al pallore del viso.
Lucius si volse verso di lei, sorridendo leggermente.
«Mi hai tolto le parole di bocca, Artemis.»
«Sono felice di esserle stata utile, Signor Malfoy.»
«Senti, Missy...» Nott si accovacciò al livello della bambina, poggiando la mano sulla sua spalla: «Hai un'altra sorellina adesso.»
«Beh, si, signor Nott. È il motivo per cui oggi siamo tutti qui…»
«Intendo dire... Che ne pensi? Della sorellina, intendo.»
Lei aggrottò le sopracciglia, interrogatoria, raddrizzando la schiena per farsi più grande.
«È mia sorella. Cosa dovrei pensare?»
«Non ti sarebbe piaciuto un fratellino, invece?»
Il misero tentativo di Nott di apparire complice crollò miseramente sulle parole di quella domanda. Artemis indietreggiò di un passo, costringendo l'adulto a rialzarsi per farsi guardare dal basso.
​«Io faccio la sorella maggiore e basta, signor Nott. Se sono miei fratelli, in ogni caso farò il possibile per il loro bene, maschi o femmine non importa.»
Basito, Nott non seppe cosa rispondere. Lucius, piacevolmente impressionato, prese la parola.
«Tale devozione per la famiglia non può che essere ammirevole alla tua età. Bada solo di non farne un punto debole.»
La fanciulla lo guardò negli occhi, accogliendo la sfida.
«Non si preoccupi per questo. Sa dov'è Regina?»
«Dovrebbe essere in giardino. Attaccata ai libri, come sempre.»
«Grazie mille, signor Malfoy. Signor Nott...»
Volgendo un ultimo sguardo verso gli adulti si congedò con orgoglio dal discorso.

[...]

«Tutto ok, Artie?» a Regina non serviva distogliere lo sguardo dal libro per captare la frustrazione della sua coetanea. Si sentì rispondere con uno sbuffo.
«Tuo fratello e il suo amico fanno discorsi strani...»
«Intendi Lucius? Niente di nuovo...»
«Tu riesci ad andarci d'accordo?»
«Circa… Abbiamo solo il padre in comune e lui è molto più grande, praticamente non lo vedo mai. E forse è un bene, visto che quando si presenta finisce sempre per litigare con Caesar.»
«Caesar è un po’ una testa calda, però...»
«Comunque meno noioso di Lucius. Almeno non spende soldi in regali inutili…»
Si sentirono delle voci alzarsi dalla parte opposta del giardino. Le due non attesero oltre per correre verso la fonte del rumore e dividere due bambini che si stavano mettendo le mani addosso.
«Daphne, che fai?»
«Ha detto che sono una stupida!»
«Tu mi hai chiamato Idiota!»
«Tu sei un Idiota! Hai fatto piangere Astoria!»
«Se tua sorella sa solo frignare non è colpa mia.»
«Draco, Finiscila!»
«E tu piantala di fare la superiore che non sei tanto più grande!»
«Se non la smetti faccio la spia a tuo padre.»
La minaccia, infantile ma decisa, sembrò essere sufficiente per far cedere un bambino di quasi sette anni. Draco rilassò le spalle e bofonchiò sottovoce delle scuse, ma Daphne e Artemis sembravano già non sentirlo più.
«Dov'è andata?»
«Di là!»
Mentre le sorelle scappavano, Regina si rivolse al nipote.
«Perché hai fatto piangere Astoria?»
«Perché è una piattola fastidiosa, ecco perché»
«"Chi disprezza, compra" si dice...»
Draco la fissò indignato.
«Tu sei fuori!»
Non che Regina credesse davvero alle sue stesse parole.
Era solo per dargli fastidio, e ridacchiargli in faccia.
Era pur sempre una bambina.


1993_Agosto
«Artie?»
«Si, Gaia?»
«Dovete andare via?»
«Tra poco comincia la scuola.»
«Io non voglio! Adesso anche Astoria va a Hogwarts e io rimango da sola.»
«Ti scriveremo tutti i giorni, promesso.»
«Ma non è la stessa cosa! Chi me le racconta la storia delle tre sorelle adesso?»
«Chiedi alla mamma.»
«Ma tu lo fai meglio! E la mamma sembra sempre scocciata.»
«Vorrà dire che te le racconterò per strillettera.»
«Strillettera? Che strano!»
«Qualsiasi cosa per soddisfarla signorina, altrimenti verrà rimborsata con un bel gela... Il sangue dal naso!»
«Eh? Ancora?»
«Santo Merlino! Aspetta qui, ti porto un fazzoletto.»


​1994_Gennaio
«Ancora piangi, Frignona?»
Un gruppo di quattro ragazzine, capitanato dalla più magra del gruppo, si avvicinò con pessime intenzioni alla bambina mora seduta mogia a terra, sul lato destro del corridoio. 
«Vattene, Bayles!»
«Altrimenti che fai, Frignona, ti metti a piangere più forte?»
La ripetizione quasi ossessiva di un soprannome stupido dava un senso illusorio di potenza al gruppo. Bayles mise mano alla bacchetta, mentre le due più corpulente iniziarono a spintonarla da una parte all'altra.
«Voglio vedere come starai dopo che ti avrò lasciato sulla fronte un brufolo grande come una ricordella...»
«Basta! Lasciami in Pace!»
«Greengrass la Frignona! Gne gne, Ué Ué!»
Il resto successe molto in fretta: il capo delle bulle non fece in tempo ad alzare il braccio che di ritrovò circondata dai corpi pietrificati delle sue complici. Dopo circa un secondo di spaesamento, si ritrovò puntata davanti agli occhi una bacchetta tenuta in mano da una Serpeverde del quinto anno che la guardava in modo minaccioso.
«Io me ne andrei, fossi in te.» 
Un consiglio che Bayles non si fece certo ripetere.

[...]

«Scusami Asi, ho agito d'impulso.»
Nel bagno dove si erano rifugiate, Artemis era impegnata ad asciugare le lacrime della sorella con un po' di carta igienica, gesto d’affetto usato più che altro come scusa per controllare, allo stesso tempo, se sul suo corpo ci fossero lividi, ferite o incantesimi strani.
«Perché chiedi scusa?»
«Ah non lo so, magari ti ho messo in imbarazzo. Daphne ad esempio non è molto contenta quando la difendo in questo modo, dice che mi comporto da cozza.»
«A me va bene…»
«Vediamo se tra un paio di anni la penserai allo stesso modo... »
Uscirono dal bagno, per dirigersi verso il sotterraneo.
«Piuttosto, è la prima volta che succede?»
«Si!»
La maggiore inarcò un sopracciglio.
«Sincera...»
«...No.» 
«Perché non lo dici a qualcuno?»
«Un Serpeverde deve imparare a risolvere i suoi problemi da solo, giusto?»
Ad Artemis ci vollero un paio di secondi per realizzare ciò che era stato appena detto. Non riuscì a fare a meno di sparare una breve risata.
«Chi te l'ha messa in testa questa idea malsana? E se mi rispondi un'altra volta "Draco Malfoy" lo seguo fino in capo al mondo e fidati che l'ippogrifo sarà l'ultimo dei suoi...»
«La mamma.»
Il discorso si interruppe, così come la camminata. Erano ormai a pochi passi dall'ingresso della sala Comune, ma nessuna delle due sembrava riuscire a muoversi.
«Che ha detto la mamma, adesso?»
«Che devo piangere di meno e risolvere i miei problemi da sola...»
«E che altro?»
Prima di continuare, Astoria fece un respiro a pieni polmoni.
«Che i Serpeverde non piangono mai davvero, al massimo fanno finta, come Daphne, che non piange, e che io devo impegnarmi per dare gloria alla casata Serpeverde che mi ha accolto e dimostrare...»
«... di essere degna di tale privilegio. Come previsto, non si smentisce mai.»
Artemis prese la mano della sorella, attraversando con lei l'ingresso della sala Comune. Sulla poltrona più lontana dall’entrata, schiena curva, ginocchia piegate e testa china su un libro dal contenuto ignoto, si ergeva una figura familiare.
«Strano vederti qui, Regina.»
«Perché mai, Artie?»
«Di solito passi la giornata in biblioteca...»
«In biblioteca faccio quello che non fai tu, studio per i G.U.F.O. Adesso ho finito e mi sto riposando, ovvero quello che tu non riuscirai a fare quando a una settimana agli esami finali starai ancora con il naso sui libri dell'anno scorso.»
«E quello cos'è, allora?»
«Poesie. Non si vede?»
«Peggio mi sento!»
«Non c'è niente di cui vergognarsi, Artie. Anche se è difficile e imbarazzante ammetterlo, tutti studiamo prima o poi. È una cosa normalissima, quindi puoi anche smetterla di fingere di dormire durante le lezioni di Ruf o di nascondere gli appunti sotto i boccali di burrobirra ad Hogsmeade.»
Regina capì che la battuta non era stata apprezzata quando vide volarle davanti agli occhi una sciarpa verde-argento umidiccia di brina, che mancò di poco il bersaglio. Solo in quel momento chiuse il libro per metterlo da parte, anche se erano ormai passati parecchi secondi da quando aveva smesso di guardarlo davvero.
«Oltretutto, la sua mira lascia a desiderare, Signorina Greengrass.»
«Non quanto le sue battute, Signorina Malfoy!»
Astoria, intanto, si era seduta in silenzio sul sofà più vicino alle ragazze, osservandole discutere amichevolmente sul nulla, lanciandosi, a mo' di pluffa, una sciarpa che ormai era da lavare. 
Tra un volo e l'altro, la palla di stoffa improvvisata le finì accanto, e lei, senza riflettere troppo, la prese in mano. Si chiese per quale motivo i suoi occhi si ritrovarono ad osservare con tanta insistenza il simbolo della Casa Serpeverde sopra inciso. 
Prima che se ne rendesse conto, Regina le era già davanti e le mostrava preoccupazione. Artemis, da lontano, la lasciava fare, forse pensando che la sua amica avrebbe saputo gestire meglio la situazione.
«Che hai visto, Piccoletta?»
Astoria rimase muta per ancora qualche secondo, fino a quando una forza sconosciuta non la spinse a parlare.
«Hai presente Madley?»
«Madley chi? Quel Tasso bocciato al primo anno con i capelli a scodella?»
«Si, lui»
«Ce l'ho vagamente presente…»
«È simpatico in realtà. Fa battute divertenti in classe e disegna molto bene. Ha fatto parecchi disegni con sopra un topo su due zampe con scarpe gialle e pantaloncini rossi. Ci ha detto di averlo inventato dopo averlo sognato una notte che era in campeggio...»
«Un filibustiere in erba, insomma.»
«Un che cosa?»
«No, niente. Continua.»
«E quindi il mese scorso gli ho scritto una lettera per chiedergli se qualche volta dopo la scuola voleva fare un giro in giardino con me...»
«E ha risposto picche...»
«In classe mi ha detto che non esce con le Serpeverde. Perché i Serpeverde sono tutti Mangiamorte figli di Mangiamorte. E Bayles ha iniziato a prendermi in giro...»
«E perché?»
«Questo non lo so...»
Astoria, tremante per l'ansia, aveva di nuovo le lacrime agli occhi. Artemis cercava di mostrarsi affabile con il viso, ma mostrava dalle mani una profonda irrequietudine. Regina rimase per un momento a borbottare cose incomprensibili tra sé e sé con tono infastidito, per poi cambiare posizione, sedendosi accanto alla bambina.
«Guarda ancora una volta quel simbolo, Astoria.»
«Ok»
«Qual è la prima cosa che vedi?»
«Un serpente?»
«Brava. Un serpente. Che serpente?»
«Non so niente di serpenti. Mi sembra un serpente qualunque...»
«E infatti questo è.»
Astoria non seppe se dover ribattere o no. Regina si rialzò per tornare di fronte a lei.
« Senza contare le specie magiche ci sono almeno 3400 specie di serpenti al mondo. Eppure, quell'immagine non rappresenta nessuna di quelle. Secondo te, perché?»
«Non lo so...»
«Quello non è un serpente. È l'idea di un serpente. Un simbolo. È quello che la gente pensa sia un serpente. Una creatura strisciante, grigia o verde, con le squame, che cambia pelle e ti uccide col suo veleno. Ma non è detto che i serpenti siano solo verdi o grigi. Tanti animali oltre ai serpenti sono squamati, fanno la muta e strisciano. E sai cosa?»
«Cosa?»
«Su più di 3000 specie di serpenti esistenti, solo 300 di queste sono velenose.»
Astoria non sapeva che rispondere. Per un paio di volte aprì e chiuse la bocca per provarci, senza riuscire.
«Se sei Serpeverde è perché il cappello parlante ha ben pensato di metterti a Serpeverde...» Continuò Regina «...basandosi su tratti caratteriali simili ma non uguali tra gli studenti. La distinzione tra Case è utile principalmente per l'organizzazione interna della scuola. I fondatori erano quattro, guarda caso siamo divisi in quattro. Se i fondatori fossero stati sei adesso avremmo anche Rattoviola e Axologrigio. Ogni significato al di là di questo è stato dato da persone che si sono caratterizzate per quello che di fatto erano già. Il significato di "Serpeverde" cambia con il tempo. Anche grazie a te.»

[...]

«Io adesso quello lì lo ammazzo!»
«Calmati, Artie.»
«Prima la inganna con i fumetti e poi racconta stronzate davanti a tutti! Ma io come minimo gli taglio tutti i capelli di merda che ha in testa...»
«Artie...»
«Gli blocco lo sviluppo, cazzo!»
«Artemis!»
«E anche alla sua fidanzatina!»
La giovane infuriata si ritrovò, di punto in bianco, bloccata sul posto, senza riuscire a muoversi. Regina, a bacchetta ancora alzata, la raggiunse. Si accertò di vedere il respiro della compagna decelerare, prima di disincantarla. Artemis non rispose all’affronto, ma le lanciò uno sguardo indignato. L’altra ne approfittò per prendere la parola.
«Su una cosa tua madre ha ragione: dovranno imparare a difendersi da sole, prima o poi.»
«Non voglio che succeda loro qualcosa.»
«Ovvio. Ma saranno donne adulte, un giorno. Non puoi continuare a soffrire al loro posto.»
«Volere bene alle mie sorelle è l'unica cosa che so fare. Finché posso, vorrei farlo come si deve.»
Per un po', ci fu silenzio. Silenzio in cui Regina non riuscì a trattenersi dall'avvicinare lentamente le dita per sfiorare la guancia di Artemis.
«Che stai facendo?»
«È una puntura di zanzara questa?»
«Zanzara? D'inverno?»
Con movimento sospetto, le dita di Malfoy si spostarono velocemente in tasca.
«Hai ragione. Mi sarò sbagliata.»
La Greengrass non poté fare a meno di notare il rossore diffusosi velocemente sulle gote della sua amica.
Se ne era resa conto, proprio perché erano amiche da una vita...
Perché erano amiche...
Giusto?


1995_Ottobre
«La pianti di starmi appiccicata?!»
«Mi ascolti un attimo?»
«Io non ascolto proprio niente, hai rotto le palle! Non posso starmene in pace un secondo che sbuchi da dietro le colonne a fare la giustiziera di Merlino contro il mio ragazzo!»
«Ancora lo chiami ragazzo, quello? Ti ha insultata per mezz'ora!»
«E tu stavi da mezz'ora dietro la colonna ad ascoltare i cosiddetti insulti?»
«Non è questo il punto.»
«Si che lo è! Lasciami vivere la mia vita, ok!?»
«Voglio solo aiutarti!»
«Non ho bisogno di aiuto!»
«Un ragazzo non dovrebbe trattarti così.»
«Che cazzo ne sa una lesbica di ragazzi!»
«Che cosa...»
«Non fare finta che non ne sappia niente! Lo sanno tutti qui dentro!»
«Daphne, per favore...»
«NO! Smettila di aiutarmi, smettila di parlarmi, smettila di guardarmi, smettila e basta! Non farti più vedere! Non ti sopporto!»
Detto questo, corse via furente, fuori dalla sala. La sorella rimase immobile, senza espressione, a guardare la porta da cui era appena uscita. Pensò di essere completamente da sola, fino al momento in cui sentì delle braccia familiari circondarla.
«Tu da quando sei qui?»
«Quando ha detto "lesbica" mi sono sentita chiamare.»
​«Credo che la picchi. A scuola usa gli incantesimi, ma a casa si vedono i lividi.»
«Ho capito.»
«Mamma non dice niente, fa finta di non vedere.»
«Lo so.»
«Volevo aiutare...»
«Ha detto che non vuole il tuo aiuto, più di così non puoi fare.»
«Forse qualcosa... Devo andare!»
«Non ci provare.»
«Non voglio seguirla. Ma stavo pensando... Una pozione rilassante potrebbe esserle utile...»
«Artie...»
«... So come si fa. Dovrebbero esserci gli ingredienti di sotto, vado e torno...»
«Artie, basta.»
«...ma non sono molto ferrata in Pozioni. Mi daresti una mano?»
«Non è il caso...»
«Non le devo parlare per forza. Gliela lascerei in valigia. O magari Asi gliela potrebbe portare...»
«Lascia perdere...»
«Non posso lasciar perdere!»
Quasi senza rendersene conto, si erano prese per mano. Più che un gesto d'affetto, era un tentativo, disperato e implicito, di entrambe di portarsi dalla propria parte. 
Fu Regina la prima ad abbandonare la presa, non dimenticandosi, prima, di stringerla leggermente più forte, per qualche secondo.
«Va bene. Adesso vai.»
Ricevette in risposta un sorriso a trentadue denti, un abbraccio stretto e un bacio veloce sulla guancia. 
«Ti ringrazio. Sei la migliore!»
La guardò varcare la porta, con sguardo stralunato, ma decisa su dove andare. Si accertò che la sua figura fosse scomparsa, prima di parlare con sé stessa a bassa voce.
"Ti amo, Artie."
O almeno, questo sembrava, a sentirlo.
Neanche lei lo sapeva con certezza.

1996_Novembre
La cerimonia era ormai finita. Quasi tutti erano andati via. Non era decisamente la stagione ideale per restare fuori al gelo umido solo per contemplare una tomba, e il semplice rinfresco organizzato in casa Greengrass sembrava attirare molto di più.
Ma Artemis non si muoveva. Stringeva ancora tra le mani la sua copia tascabile della Storia dei Tre Fratelli. Delle Tre Sorelle, anzi, perché Gaia amava farsela raccontare in questo modo. La Stessa Artemis aveva fatto rilegare quella fiaba, lasciando una copia sui posti a sedere di tutti gli invitati.
"Una bambinata." si disse. 
Quasi tutti la lasciarono dove l'avevano trovata. 
«Artie?»
Regina, apparsa come al solito senza farsi sentire, le cinse delicatamente le spalle con il braccio destro. Aveva portato con sé un piccolo zainetto, lasciando che tutti quanti le chiedessero a cosa servisse. All'insaputa di Artemis, dopo la cerimonia, Regina vi aveva nascosto dentro almeno quattro o cinque copie della fiaba delle tre sorelle, scegliendo a caso tra le tante lasciate in giro.
«Non ho potuto fare niente...»
La voce di Artemis si udiva a malapena. Regina la strinse in un abbraccio.
«Hai fatto il possibile.»
Lasciò che piangesse sulla sua spalla, senza aggiungere altro. Rimasero in quella posizione a lungo, ignorando le temperature che si abbassavano e l'arrivo di nuvoloni grigio scuro che minacciavano l'arrivo del peggior temporale della settimana.
Dopo qualche minuto, fu la Greengrass ad alzare la testa per guardare la sua ex compagna di casa. Forse stordita, o distratta da altri pensieri, non reagì subito al gesto avventato di Regina, che, muovendosi come un automa, aveva deciso di accorciare ulteriormente le distanze poggiando le labbra sulle sue.
"Non dovrebbe andare così, non è giusto." si disse quest'ultima, nel momento in cui Artemis decise di ricambiare il bacio, avvicinandosi più di quanto era fisicamente possibile.
Paura? Tristezza? Amore? Bisogno di avere qualcuno vicino?
Baciarsi in una situazione del genere non è il modo più veloce per capire ciò.
«Potresti evitare, almeno oggi?»
L'Astio di Daphne, che le aveva appena sorprese a fare l'ultima cosa che avrebbe voluto vederle fare, era palpabile da quelle esatte parole. Astoria, accanto a lei, con la storia delle tre sorelle tra le mani e gli occhi rossi di chi le lacrime le aveva già finite, guardava semplicemente la scena, senza che si potesse anche solo intravedere nei suoi occhi un giudizio in particolare.
«Scusami... Io.»
«Non voglio sentire altro.»
Daphne se ne andò, così come era arrivata. Astoria corse via poco dopo per raggiungerla, incapace di sopportare ulteriormente lo sguardo angosciato di Artemis.

[...]

«So come ti senti e lo capisco, ma dobbiamo andare avanti.»
«Ah sì, certo, avanti. Per te è facile, giusto?»
Il tono di Artemis era sprezzante, irriconoscibile alle sorelle. D’altra parte, quella non era una conversazione a cui avrebbero dovuto assistere. Neanche origliando, per sbaglio.
«Non osare insinuare...»
«Insinuare cosa? Che hai volontariamente ignorato tua figlia per mesi? Non serve insinuarlo, l’ho visto. L’ha visto anche lei, si è messa a piangere, mi ha chiesto “perché Mamma non mi vuole bene?”, cosa vuoi che le risponda?»
«Sono stata molto impegnata.»
«Beh, in effetti è semplice, avrei dovuto pensarci io. “Scusami, Gaia, la mamma è impegnata a cercare un altro figlio per sostituirti al più presto, speriamo tanto che stavolta sia un maschio...”»
«Stai esagerando.»
«“Scusami, Gaia, la mamma è impegnata a dare man forte ai suoi amici Mangiamorte per favorire la supremazia di un gruppo elitario nel quale tu non entrerai mai...”»
«Artemis Greengrass!»
«“Scusami, Gaia, la mamma ti odia perché oltre ad essere malata non hai fatto una sola magia in quasi dieci anni di vita, sei uno spreco di spazio e di cibo, fosse per lei ti avrebbe già...”»
Il rumore di uno schiaffo ben assestato riecheggiò nella stanza, uscendone dai confini. Astoria si affacciò giusto in tempo per vedere sua madre, furente, usare il braccio ancora alzato per afferrare il polso della mano che Artemis stava usando per coprire la parte del viso colpita.
«Non fare la predica a me, Artemis, perché so già da che pulpito proviene.» Quando era arrabbiata, Meti parlava in modo deciso e chiaro, senza però mai urlare. «Ti vorrei ricordare che gli stessi “Mangiamorte” di cui parli tanto male sono quelli che ti hanno messo al mondo, nutrito e cresciuto per diciotto anni, che non hanno osato fiatare seppur consapevoli del modo in cui manchi di rispetto alla tua stirpe e al tuo cognome combinando sozzure indicibili solo perché ti eccita!»
Si sentì il respiro della giovane che accelerava irregolare, per ragioni che solo le persone in quella stanza potevano davvero capire. Fu in quel momento che Daphne si arrese dal continuare a sentire e decise di allontanarsi, con uno sguardo tra lo spaventato e il deluso, lasciando la sorellina nascosta dietro la porta semiaperta.
«A te non è mai fregato un cazzo di noi. Non vedo perché a me debba interessare il rispetto del cognome.»
«Se non ti interessa allora vattene. A meno che non ti facciano comodo i soldi.»
Entrambe le voci si facevano sempre più arroganti e piene di astio reciproco. Bastò qualche secondo di pausa per sentire Artemis cominciare a singhiozzare, in modo appena percettibile.
«Non è per quelli che resto. E lo sai.»


1997_Giugno
«Bruciami questa roba.»
Un imperativo deciso quello che si sentì ordinare Daphne da sua madre, che intanto stava gettando un sacco non troppo pesante ai suoi piedi.
«Che cos'è?»
«Niente di interessante. Devo andare a una riunione, sarò impegnata tutto il giorno. Entro stasera devi liberarti del contenuto di quel sacco. Ormai sei maggiorenne, quindi posso chiedertelo.»
«Lo farò, mamma.»
Daphne sapeva bene che ci fosse lì dentro, ma fece finta di nulla. Come tutti i giovani fanno, tentò di procrastinare per diverse ore il momento in cui avrebbe dovuto occuparsi di un compito in realtà molto semplice. Erano quasi le cinque del pomeriggio quando decise che era ora fare il suo dovere, quindi si diresse verso la camera, dove aveva lasciato il sacco.
Trovandolo stranamente vuoto.
Sapeva bene dove cercare. Raddoppiando l'ampiezza dei suoi passi, raggiunse la camera della sorella minore, che, seduta a gambe incrociate sul letto, leggeva con svogliatezza il libro di Divinazione.
«Che vuoi?»
«Non fare la tonta! Dove hai messo quella roba?»
«Di quale roba parli?»
«Lo sai quale roba.»
«Io non ti ho toccato proprio niente. Non è colpa mia se lasci le cose in giro.»
La recita durò poco. Daphne era abbastanza brava con gli incantesimi non verbali. Ne bastarono pochi e ben assestati per far aprire valigie e cassetti vari per la stanza, rivelandone il contenuto.
Certificato di Nascita, foto sparse, lettere di affetto per Gaia, libri, pergamene con disegni e foglietti pieni di note scritte in grafia frettolosa, ma femminile.
Tutti quegli oggetti avevano un unico comune denominatore.
Artemis.
«Sei prevedibile.»
Cercò tra la carta ormai finita a terra qualcosa da incendiare. La sua attenzione venne colpita da una foto di famiglia al centro della stanza. 
I genitori non erano presenti, erano solo le bambine.
La piccola Artemis al centro, con Gaia in braccio, Daphne e Astoria rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra. Mentre le sorelle di mezzo si stuzzicavano a vicenda, salutando a momenti davanti a loro, la maggiore, al contrario, manteneva un atteggiamento austero, limitandosi a sorridere leggermente e a stringere a se la piccola, come a volerla proteggere da tutti i mali del mondo, senza mai lasciarla sola.
Con la bacchetta mirò esattamente al centro dell'immagine, ma non riuscì ad evitare che Astoria ci si gettasse sopra.
«Che cazzo fai!?»
«Perché le fai questo! Lei ti vuole bene!»
La minore piangeva senza volersi nascondere, abbracciando quella foto con disperazione, come se valesse la propria vita.
«Eccola che frigna di nuovo!»
«Frigno quanto mi pare!»
«Lo vuoi capire sì o no!? Ci ha abbandonate! Si è stancata di restare qui, così è fuggita con quella lesbica!»
«Così dice mamma...»
«Così dicono i fatti!»
«Davvero ci credi? Pensi ne sarebbe stata capace?»
«Le piaceva attirare l'attenzione facendo la parte della sorella devota! Era tutta scena!»
«Se non fosse stato per lei, avresti ancora addosso i lividi di quello stronzo del tuo ex!»
«Se pensi di sapere tutto, dimmi perché se n'è andata, allora!»
«È sparita da dicembre. Perché chiederti di bruciare tutto solo adesso?»
Domanda trabocchetto, e Daphne lo sapeva. Sapeva anche che la sua apparente fermezza non sarebbe riuscita a tollerare alcun tentennamento. Le due si fissarono in silenzio, ma in guardia, nel timore di un'azione improvvisa da parte di chiunque fosse in quella stanza.
Un'azione improvvisa, in effetti, ci fu.
Daphne pronunciò qualcosa a voce alta. Da terra, tutto tornò dov'era prima, nei cassetti e nelle valigie. 
«Devi trovare un nascondiglio migliore. Lo sai che la mamma controlla i cassetti.»
Corse nella sua stanza e prese tutti gli appunti di Pozioni del suo quinto anno. 
Non le sarebbero serviti in ogni caso. 
Li ammucchiò tutti insieme, solo per poterli bruciare più velocemente.
Ultimo incantesimo: Incendio.


2019_Settembre
Daphne, nella sua breve vita, aveva visto fin troppe tombe.
Quella di Gaia, per una malattia ancora senza nome.
Quelle di molti dei suoi amici, deceduti durante la battaglia di Hogwarts.
Quella di sua madre, morta ufficialmente per vaiolo di Drago. Arrestata per i suoi crimini da Mangiamorte, subito dopo la guerra, venne rilasciata dopo neanche dodici anni, dato che ad Azkaban non sembravano essere in grado di gestire prigionieri con la coscienza mangiucchiata dall'Alzheimer precoce.
Qualche mese prima di morire aveva confessato, delirando, di "non aver mai detto ti voglio bene", continuando a chiamare le sue figlie rimaste con lei con i nomi di Artemis e Gaia, fino alla fine dei suoi giorni.
E adesso, Astoria. Per la maledizione del sangue. O almeno, così si diceva in famiglia. La prima persona che tutti immaginavano sarebbe morta giovane, sposata con un uomo che nessuno immaginava sarebbe diventato suo marito.
Durante il funerale vennero dette le solite cose. Il significato della vita, la morte, Dio. Niente che lei abbia ascoltato realmente.
Rispose cortesemente a tutte le condoglianze, senza dire altre parole o mostrare emozioni. 
Anche perché non le riusciva molto bene.
Dopotutto, non era necessario.
“Non esiste una reazione sbagliata a un lutto”, si dice.
Lei ha sempre reagito così.
Chiudendosi.

[...]

Ad un mese dalla cerimonia, durante un pomeriggio domenicale, qualcuno bussò alla porta di casa Greengrass.
Draco Malfoy sembrava molto più vecchio del mese scorso, più magro di quanto già prima non fosse, con lo sguardo ancora spento, coronato da occhiaie che rendevano perfettamente l'idea di quanto poco avesse dormito.
«Come mai da queste parti?»
«Ho dimenticato di darti questi.»
Poche parole, chiare e concise, senza convenevoli, che precedettero la consegna di una vecchia foto, un libricino tascabile e, a sorpresa, una lettera spiegazzata, apparentemente vecchia di anni.
«Perché Astoria avrebbe dovuto scrivere...»
«Non è di Astoria.»
«Cosa?»
«L'ho trovata nel cassetto del suo comodino. Non so perché fosse lì. So che è indirizzata a te. E che non è la sua scrittura.»
A dir la verità, quelle parole non la convincevano molto. Sembrava tutto molto sospetto.
Daphne prese la lettera, sorridendo gentilmente al cognato.
«Stavo per farmi un tè. Vuoi entrare?»
«Accetto volentieri.»

[...]

«Non avrei voluto trovarti qui.»
In un luogo etereo, irraggiungibile ai mortali, una donna sui quarant'anni dal corpo emaciato venne accolta con un abbraccio e un grosso sorriso da una ventenne dallo sguardo di chi ne aveva passate tante.
«Io avrei voluto che aspettassi ancora un po'.»
«Tu perché sei qui? E da quando?»
«Abbiamo tutto il tempo per parlarne. Adesso dobbiamo pensare a te.»
«A me?»
«Sei appena morta, Asi, devi ambientarti. Vieni che ti do una mano, più avanti ci sono anche Gaia e Regina.»
«Vedo che non sei cambiata di una virgola.»
«Pare di no. Purtroppo per te.»
«Per fortuna.»

[...]

Prima di andarsene, Astoria si era curata di lasciare a Daphne la foto ricordo con loro da bambine, insieme alla fiaba delle tre sorelle. 
La lettera in sé, in verità, non era molto lunga.
Uno schizzo veloce di un quadrifoglio copriva quasi tutta la pergamena. Nelle sue foglie, in senso orario, vi erano state ricalcate quattro iniziali in grassetto: Ar, D, As, Ga. 
Nel fondo della pergamena vi era scritta l'unica cosa che riuscì a far piangere Daphne Greengrass per la prima volta dopo anni.

Ciao Daphne.
La faccio breve perché so che odi i convenevoli.
Scusami se sono sparita. Ti spiegherò quando torno. 
Prenditi cura di tua sorella.
Vi voglio bene.
Artie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so bene cosa dire.
Non mi identifico come Serpeverde (Ho sempre pensato di essere Corvonero, ma Pottermore non era d’accordo, quindi mi ha messo tra i Tassorosso. Va bene anche così.), ma non amo gli stereotipi in generale. E questo è un gran bel modo per mettersi alla prova.
Non so se si noti da questa storia, ma amo gli OC. Inserire personaggi inventati da te in un contesto già preesistente è a mio parere il compromesso ideale tra Canon e Fanon, quindi finisco sempre per metterne troppi. Non capisco perché così tanta gente invece non voglia vederli.
Sento che avrei potuto fare di meglio, ma voglio comunque mostrarvi questa one-shot che gli eventi (Computer che fa le bizze facendomi temere fino all’ultimissimo secondo di non poter pubblicare proprio niente, formiche in casa, spostamenti vari, ispirazione ballerina...) non volevano proprio far uscire.
Forse per un buon motivo, chissà...
In ogni caso, vi ringrazio tutti per la lettura. Alla Prossima.
(Speriamo non ci siano errori di HTML. Ogni volta per me è una tragedia lottarci XD)
   
 
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