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Autore: InstantDayDream    16/08/2009    2 recensioni
Cosa potrebbe accadere se due amici babbani, in tour itinerante dell'Inghilterra, fossero costretti ad essere ospitati in casa Weasley per un guasto alla macchina? Nonostante la minaccia di Voldemort sia sparita quella dei gemelli Weasley è ancora vivissima e non solo...
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due
Two for tragedy


Sam e Andrea si ritrovarono seduti nella cucina della signora dai capelli rossi, che aveva gentilmente accettato di farli riposare un po’, anche se aveva avuto una reazione un po’ strana quando le avevano chiesto se era possibile mettere in carica i cellulari a qualche presa. Mentre si guardavano intorno non potè sfuggirgli che quella casa sembrava strana sotto molti punti di vista. Sam era pronta a giurare che i ferri da maglia, che giacevano abbandonati su una sedia, avevano dei piccoli sussulti ogni tanto, mentre Andrea era certo di aver visto il purè sul fuoco mescolarsi da solo. Inoltre c’era uno strano orologio, il cui funzionamento non era del tutto chiaro ai due.
«Io ho sempre sostenuto che gli inglesi fossero strani» osservò Andrea, in italiano, in modo che lo capisse solo la ragazza, che non seppe cosa replicare, nonostante avesse più volte discusso con lui sulla normalità del popolo britannico. Dopo qualche secondo che erano stati lasciati soli, la signora rientrò con quello che doveva essere il marito e una ragazza dai capelli ricci e castani, che non poteva certamente essere la figlia, dato che non somigliava a nessuno dei due.
«Salve, sono Arthur Weasley, è un piacere fare la vostra conoscenza» disse porgendo la mano prima ad Andrea e poi a Sam, con un sincero entusiasmo negli occhi che per i due era inspiegabile. «E io sono Hermione Granger, amica di famiglia…purtroppo non possiamo farvi ricaricare i cellulari perché abbiamo avuto dei problemi con la corrente. Stiamo aspettando che a giorni arrivi qualcuno a sistemare il tutto e a riallacciare anche il telefono» disse, quasi senza prendere fiato la ragazza appena arrivata.
«Cavolate» osservò Andrea, senza sprecarsi di parlare una lingua comprensibile a tutti.
«Vi ringrazia comunque, e vi ringrazio anche io. Già la vostra ospitalità ci aiuta molto» rispose prontamente Sam, in inglese, cercando di giustificare le parole dell’amico che, comunque, non potè fare a meno di sospirare rassegnato.
«Oh non parla inglese?» domandò il signor Weasley, con aria effettivamente dispiaciuta.
«Si ma non bene» rispose il ragazzo, rivelando che il suo unico problema era la pronuncia, dove si notava ancora la provenienza.
«Arthur, caro, ti dispiace seguirmi?» osservò la donna, rivolgendo un sorriso apologetico ai ragazzi, prima di trascinare il marito in un angolo e borbottargli qualcosa furente. Hermione, avendo capito che la signora Weasley stava avvertendo il marito di non rivolgere domande sui babbani ai due, propose:
«Vi va se vi mostro la camera dove potrete riposare?»
Sam e Andrea annuirono e si avviarono su per la scalinata assieme a lei. C’era un silenzio innaturale in quel posto, a loro parere, come se, a parte loro cinque, tutto il resto della casa fosse vuoto. Guardando fuori dalla finestra, Sam vide quella che le parve essere una specie di brutta patata muoversi per il giardino, ma, ad un’ulteriore occhiata, non c’era più, quindi si limitò a scuotere il capo e a proseguire. Arrivati al secondo piano Hermione aprì una porta, sulla quale c’era una targa in legno, recante i nomi Bill e Charlie, e gli fece segno di entrare.
«Prego. Potete sistemarvi qui, tanto Bill e Charlie, cioè, i due figli maggiori dei signori Weasley, non vivono più qui per motivi di lavoro»
Sam annuì e Andrea la imitò, quindi ringraziarono la ragazza che, scrollando le spalle, come a dire che non era nulla, tornò al piano inferiore.
«Secondo te è normale che le patate camminino in questo posto?» domandò Andrea, lanciando un’occhiata sospettosa fuori dalla finestra, dove aveva visto esattamente la stessa scena notata dalla ragazza pochi minuti prima. Sam, però ,non le rispose, dato che era impegnata a leggere i nomi sulla targhetta della porta di fronte alla loro.
«Sam? Che fai?» domandò lui, ma anche stavolta le sue parole caddero nel vuoto. La ragazza, nel frattempo, si era avvicinata ulteriormente all’altra porta, abbastanza per leggere “Fred e George”, ma non così tanto da farle sbattere la porta in faccia, qualora fosse stata aperta, il che fu una fortuna, considerato che una manciata di secondi dopo questa si spalancò, facendo urlare sia Sam che i gemelli dallo spavento.


«Scusate non volevo essere inopportuna….»
Fred ascoltava le scuse della ragazza, distrattamente, lasciando a George il compito diplomatico, mentre lui cercava di farsi venire in mente un’idea per riuscire a non far raccontare la storia del bolide ai due. Certo, tirare fuori l’argomento coi due babbani poteva risultare sospetto, quindi era meglio indurre loro a parlare dell’avvenimento per primi, il problema continuava ad essere come fare. Notò il ragazzo guardare fuori dalla finestra, completamente assente dalla discussione che l’altra stava avendo col fratello, ma impegnato ad osservare parecchi gnomi in fuga.
«Tutto bene?» gli domandò avvicinandosi, senza preoccuparsi di nascondere un ghigno dal volto quando questo sussultò, spaventato dal suono della sua voce.
«È normale?» domandò Andrea, indicando gli gnomi che scorrazzavano tranquilli per il giardino. Fred, sebbene non sapesse che agli occhi dei due gli gnomi sembravano delle brutte patate semoventi, non aveva bisogno di chiedergli che c’era di strano, quindi fece un sospiro rassegnato.
«Ah, sì, purtroppo. I topi non ci lasciano in pace da quando nostro padre si è ammalato…»
«Vosto padre è ammalato?» domandò Sam, titubante, intromettendosi nel discorso, assieme a George, che scambiò un’occhiata d’intesa col gemello.
«Molto purtroppo e non c’è niente da fare» disse Fred, con aria sofferente.
«Oh…mi spiace…magari è meglio se noi andiamo, siamo solo un disturbo» osservò Andrea, cercando lo sguardo dell’amica, ma George si affrettò a tranquillizzarli.
«Non preoccupatevi, vedere gente nuova gli fa bene, gli dà distrazione, visto che lui non può muoversi da qui»
«Già, in più ora è agitato…nella zona stanno accadendo cose strane…» rincarò la dose Fred.
«Che genere di cose?» domandò Sam, mentre i gemelli capirono di aver fatto centro.
«Più di un nostro conoscente è stato aggredito da una palla di ferro vagante….fortuna che è successo ad Ottery St. Catchpole, abbastanza distante da qui…»
«Ma è successo anche a noi!» esclamò Andrea, interrompendo il discorso di George, anche se, forse, il gemello voleva proprio essere interrotto.
«Ma…com’è possibile? » e l’espressione stupita che accompagnò la domanda di Fred era sincera, apparentemente.
«Non so…ma nel bosco che costeggia il sentiero per arrivare a casa vos…»
«Così vicino! George…se lo scopre papà…»
«Zitto Fred! Non voglio nemmeno pensarci…»
Si guardarono e, nei loro volti speculari, scorsero la medesima espressione affranta, a cui fecero seguire un lungo sospiro.
«Tranquilli, non ne faremo parola» promise Andrea, e Sam annuì. Un sorriso timido spuntò sul volto dei gemelli.
«Grazie mille» disse George, che nel frattempo aveva preso ad attorcigliarsi un orecchio oblungo attorno all’indice della mano destra, e che poi posò, inavvertitamente, sul davanzale.
«Beh se non vi dispiace noi torniamo a lavoro…sapete com’è, adesso qualcuno dovrà pure portare il pane in tavola…»
«Certo capiamo perfettamente…buon lavoro» li salutò Sam. Fred e George sorrisero e se ne andarono, chiudendo la porta alle loro spalle. Quindi rientrarono in camera loro per prepararsi, perchè effettivamente dovevano tornare a Diagon Alley.
«Ottima idea fratellino!» esclamò George, mentre chiudeva la finestra e serrava le tende.
«Grazie Bro, lo so di essere un genio del male, modestamente» I due si scambiarono un sorriso identico, il loro miglior sorriso da malandrini, quindi chiusero camera loro e scesero per le scale, convinti di aver risolto un problema a tutta la famiglia, oltre che ad essersi salvati dall’ennesima sfuriata di Molly. Adesso che i due babbani credevano il signor Weasley gravemente malato, di sicuro si sarebbero trattenuti dal far notare qualche stranezza magica che sarebbe potuta sfuggire ad uno qualunque di loro là dentro.


Sam ed Andrea si guardarono sconcertati per un attimo. Non avevano certo immaginato una situazione del genere quando avevano bussato a quella porta e, adesso, sentivano di essersi intromessi in quella che doveva essere una vita già abbastanza difficile. Le ultime parole dei ragazzi, poi, li avevano fatti particolarmente riflettere: non gli sembrava giusto approfittare dell’ospitalità di una famiglia con problemi economici così gravi.
«Dobbiamo ridare loro tutti i soldi che potrebbero spendere per noi» sentenziò Sam.
«Sì, dovremmo averne a sufficienza dietro….» concordò Andrea.
«E domattina andremo via, non possiamo abusare a lungo della loro ospitalità» anche stavolta Andrea annuì, al massimo si sarebbero fatti dare del cibo per la giornata e poi avrebbero camminato fino al villaggio nominato prima dai due gemelli, sperando che lì qualcuno potesse dargli una mano. Sam scorse qualcosa poggiata sul davanzale e si avvicinò per prendere quella che era l’Orecchio Oblungo abbandonato prima da George. Lo srotolò e lo osservò incuriosita, chiedendosi a cosa servisse, mentre non capiva proprio l’utilità di quel filamento elastico che aveva in mano.
«Che cos’è?» domandò Andrea, avvicinandoglisi.
«Non so, l’hanno lasciato prima quei due ragazzi» rispose lei. L’amico prese a sua volta in mano il filo e lo osservò, senza ottenere da ciò risultati migliori di quelli della ragazza: anche per lui continuava ad essere, inspiegabilmente, solo un filo elastico color carne.
«Magari è qualcosa che serve a loro padre…dovrei riportarglielo» osservò Sam, riprendendo l’Orecchio Oblungo e guardandolo ancora. Andrea annuì e, dopo altri cinque minuti di osservazione, la ragazza aprì la porta e scese le scale, seguendo la direzione in cui le era parso di sentire i passi dei ragazzi scendere, giusto qualche attimo prima. Giunta all’ingresso della cucina sentì le loro voci e si apprestò a varcare la porta per raggiungerli ma, al primo passo fatto per entrare, si accorse che uno dei due era dentro il camino, e stava prendendo una manciata di polvere da un vasetto che il fratello gli porgeva.
«Tiri Vispi Weasley!» esclamò, gettando la polvere nel camino, e, all’istante, fu avvolto da fiamme verde smeraldo e scomparve. Sam trattenne il fiato, incapace di credere a ciò che aveva appena visto, senza rendersi conto che stava stringendo così forte l’Orecchio Oblungo da rischiare di spezzarlo. Si riaffacciò per guardare, in tempo per vedere l’altro gemello fare la fine del primo. Restò a guardare il camino vuoto per almeno dieci minuti, prima di avvicinarsi a sua volta al contenitore dal quale i gemelli avevano preso quella specie di polvere e ne osservò il contenuto. Sembrava della banalissima cenere…eppure lei aveva visto con i suoi occhi i ragazzi risucchiati da quelle fiamme. In quella casa c’erano davvero troppe cose strane per i suoi gusti, probabilmente era meglio tornare su da Andrea ed avvertirlo, quindi scappare, prima che potessero fargli qualcosa degno di un film horror. Già, probabilmente questa era la cosa migliore da fare, ma la curiosità, come sempre, ebbe la meglio. Rimise il vaso al suo posto e voltò le spalle al camino, ma, dopo appena qualche secondo, si ritrovò a prelevare una manciata di quella polvere e ad entrare a sua volta lì, dove di norma si accende il fuoco.
«Tiri Vispi Weasley!» esclamò quindi, lasciando cadere la polvere a terra, proprio come avevano fatto i due gemelli. In breve le fiamme avvolsero anche lei, dandole una piacevole sensazione di tepore, ma fu l’unica sensazione di piacere che provò durante quel viaggio. Un dolore lancinante la colpì al gomito, ad un tratto, e la cosa le fece ben pensare i stringere di più a sé i gomiti. Dopo essersi vista turbinare davanti agli occhi svariate case, decise di serrare le palpebre, prima che il senso di nausea diventasse troppo forte, anche se era certa di essere prossima a vomitare. Quando era oramai convinta di non farcela più, si fermò. Ci mise un po’ a realizzarlo e a tentare di aprire un occhio, per appurare di essere davvero ferma, quindi tento di scendere dal caminetto. La testa le girava troppo forte, però, e, dopo i primi due passi, crollò a terra, dove si limitò ad accovacciarsi, con le ginocchia contro il petto e il capo poggiato su queste, per far passare il senso di nausea. Dopo poco sentì dei passi ed una porta aprirsi, alzò quindi lo sguardo, trovandosi di fronte i gemelli Weasley che, con aria sconvolta, domandarono:
«E tu che ci fai qui?»


@ pri: Son contenta che ti piaccia la fic^^ E grazie per la recensione! Spero di non averti deluso con questo capitolo ;)
Anche io non ho mai perdonato alla Rowling di aver fatto morire Fred, pensa che non riesco nemmeno più a finire i Doni della Morte da quando so che deve morire Fred!
  
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