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Autore: lmpaoli94    05/08/2020    2 recensioni
Georgie, ragazza disinibita che per mantenersi da vivere ruba nelle case dei ricchi nella terra australe.
Ma in una notte di pioggia e di tempesta, mentre si prepara a rubare un famoso diamante in una villa in mezzo alla prateria, verrà catturata e legata contro la sua volontà.
ma le forze dell’ordine, non potendo accorrere all’aiuto chiesto dei due giovani fratelli Buttman (Abel e Arthur), rimarranno soli a fronteggiare la giovane ladra.
Ma come può fare una giovane donna dai capelli biondi riccioluti e occhi color cristallo per liberarsi dalle angherie e dall’apparente cattiveria dei due uomini? Non c’è altro modo che poter sfoggiare la sua bellezza e la sua indole da ragazzina innocente…
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Mary Butman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ormai era notte fonda nella prateria australiana.
I due fratelli, ancora scossi dalla morte della madre, non avevano nessuna intenzione di andare a dormire.
< Abel, secondo me dovremmo riposarci alcune ore prima dello spuntare dell’alba. >
< Arthur, tu riusciresti a dormire dopo tutto quello che è successo? >
< No… non lo so… >
< Forse la stanchezza prenderà il sopravvento. Ma sinceramente io non riuscirei a chiudere occhio a causa di nostra madre e della tempesta. >
La tempesta… Erano giorni che non faceva altro che piovere.
Abel, non riuscendo ancora a capire la morte della madre, credeva che se un medico fosse venuta a visitarla, l’avrebbe sicuramente salvata.
< Questo brutto tempo ci tiene inchiodati qui > mormorò rabbiosa il fratello maggiore < Se solo nostra madre fosse stata visitata o portata all’ospedale… >
< Sarebbe stato inutile > lo interruppe Arthur.
< Ma cosa stai dicendo? >
< Era questione di tempo prima che nostra madre esalasse l’ultimo respiro. Erano mesi che stava molto male, Abel. >
< Che cosa? Io non ne sapevo niente. >
< Lo so… Per non farti preoccupare, nostra madre non ti ha voluto dare altre responsabilità. Orami eri diventato il capo – famiglia e dovevi badare alla fattoria e ai nostri affari quasi da solo mentre io aiutavo nostra madre in casa. Essendo il principale ad essere in contatto con lei, abbiamo deciso di comune accordo di non dirti niente. >
mentre Abel cercava di trattenere dentro il suo cuore la rabbia che stava affiorando sempre più velocemente, non riuscì a trattenere l’impeto di picchiare ancora una volta suo fratello.
< Hai intenzione di sfogarti in questo modo? >
< Tu! Non avevi nessun diritto di tenermi questo all’oscuro! >
< L’ho fatto solo per nostra madre, Abel. Non puoi prendertela con me. >
Ricordandosi della promessa che avevano fatto alla loro madre, Abel si dispiacque per aver colpito suo fratello.
< Potevamo riuscire a salvarla insieme… Perché hai deciso di ascoltare nostra madre? Lei voleva ricongiungersi solo con nostro padre. Me lo sento. >
< E anche se fosse? Era il suo ultimo desiderio. E come suo secondogenito, non potevo sottrarmi al suo volere. >
In fondo Abel capiva le intenzioni di suo fratello Arthur e di sua madre.
La donna, per quanto potesse essere ancora giovane, da alcuni mesi a questa parte aveva perso la sua voglia di vivere.
Mettendo in conto che un giorno avrebbe abbandonato i suoi figli, pensava che la decisione adatta era di ricongiungersi con suo marito.
Per questo era morta di depressione molto lentamente, causa anche la complicità di Arthur che non aveva fatto niente per riuscire a risollevargli un morale a pezzi.
< Forse è anche per questo che hai cominciato a bere come una spugna? Prima non eri così, Arthur. >
< Sì, magari è così… Dovevo affogare un dolore troppo grande e l’alcool era l’unica soluzione. >
< E non hai pensato che facevi del male a nostra madre e a me? Sei stato molto egoista. >
< Sì, è vero… Ma in molti casi mi ha aiutato ad andare avanti. >
< Spero solo che adesso riuscirai a mantenere la parola data a nostra madre. Perché una volta entrati nel vortice dell’alcool, è difficile uscirne. >
< Ce la farò, fratello mio. Abbia fiducia in me. >
Squadrandosi un’ultima volta prima di andare a dormire nelle loro rispettive stanze, Arthur non riusciva a sottrarsi ad una debolezza che piano piano lo stava corrodendo.
“Mi dispiace. Cercate di perdonarmi… vi prego”
E nel pensare ciò, Arthur si addormentò nel suo letto non prima di aver fatto fuori il resto del Rum che aveva lasciato in sospeso.
 
 
Sembrava che l’alba di un nuovo giorno potesse non arrivare mai.
La tempesta non voleva cessare di fermare la sua forza, mentre un’ombra buia avrebbe presto immerso quella casa che all’apparenza sembrava molto tranquilla.
Arthur, non riuscendo a dormire come avrebbe voluto, venne proprio svegliato da quei misteriosi rumori, mentre suo fratello Abel giaceva addormentato accanto al corpo morente della madre.
Il giovane primogenito non riusciva a staccarsi da sua madre, credendo sempre che in fondo era rimasto accanto a lui.
I due giovani fratelli avrebbero attraversato un momento buio della loro vita, colmato anche da un arrivo inaspettato che li avrebbero scossi nel profondo dell’animo.
Arthur, ancora visibilmente ubriaco per essersi scolato da solo un’intera bottiglia di Rum, richiamò all’attenzione suo fratello Abel mentre aveva appena cominciato a dormire beatamente.
< Abel, ho sentito qualcosa provenire da fuori la nostra villa… >
Abel, per niente allarmato da quelle parole, fece finta di nulla rispondendo a suo fratello di rimettersi subito a dormire.
< Non può essere la tempesta. Sembrano rumori di passi… >
< Arthur, adesso smettila. Sei troppo ubriaco e scosso per sentire di veri rumori. È solo la tua immaginazione > rispose pacatamente suo fratello < Adesso ti prego di rimetterti a dormire. Domani dovremmo pensar a nostra madre. >
Non riuscendo a convincerlo in nessun modo, Arthur decise di indagare da solo mentre la pioggia battente non accennava a smettere.
Andando fuori di casa, Arthur vedeva solo dei lampi squarciare il cielo e la pioggia battere incessantemente sulla loro testa.
Ma quei rumori che poco tempo prima aveva udito, non era a causa della tempesta.
Se lo ripeteva nella sua mente, convincendosi che c’era qualcosa che non andava.
L’ambiente agitato dal brutto tempo era solo apparente alle sue orecchie e ai suoi occhi.
Il giovane ragazzo, controllando anche nella stalla e nei dintorni della villa, non riuscì a scorgere nulla.
Non era la sua immaginazione. Era qualcosa di reale.
Forse era colpa della sua mente annebbiata dall’alcol, ma Arthur non si era mai sentito così sicuro prima d’ora.
Rientrando alla villa con sguardo sconsolato, vide improvvisamente che le luci delle candele erano state completamente spente.
Capendo che il tutto era molto strano, Arthur era sempre più convinto che c’era qualcosa di assolutamente strano.
Muovendosi nel buio cercando di mantenere la calma, Arthur si guardò intorno con fare circospetto, attendendo che qualcuno potesse realmente fargli del male.
Non aveva paura di niente.
Ma che cosa potrebbe aver voluto da quella famiglia? Soldi? Gioielli? Oppure..
Mentre il buio diventava sempre più fitto e i tuoi diventavano sempre più forti, alla fine il giovane ragazzo fu attaccato da dietro le spalle.
Battendo violentemente la testa sul pavimento, il giovane Arthur cadde svenuto mentre veniva imbavagliato e bendato.
Il ladro, avendo legato ad una sedia ila sua vittima in salotto, continuò il suo operato raggiungendo il piano di sopra.
Sapendo bene che cosa stava cercando, il ladro evitò di fare ulteriormente rumore per non venire scoperto.
Fortuna per lui che c’era in atto la tempesta, così poteva girovagare per la villa quanto voleva.
I rumori venivano attutiti dal rombo dei tuoni e dal fragore della pioggia, mentre piano piano si sarebbe ritrovato dianzi ad un tesoro di inestimabile valore.
Vedendo dinanzi a lui un diamante di grandi dimensioni, il giovane ladro si apprestava a rubarlo dopo averlo tolto dalla teca di vetro.
Non c’erano allarmi o altre cose del genere, perciò fu molto semplice per lui prendere il malloppo e scappare via indisturbato.
ma anche se aveva tolto di mezzo uno dei membri della famiglia, non aveva fatto i conti con il primogenito di essa.
< Tu non andrai da nessuna parte. >
Completamente disarmato e con addosso solo l’enorme diamante che teneva tra le mani, il ladro sentì il suo cuore esplodergli in petto mentre Abel si avvicinò a lui con fare circospetto.
< Posa immediatamente quel diamante > lo minacciò Abel.
Ma il ladro, anche se stava facendo di tutto per nascondere la sua paura, non avrebbe mai ascoltato le minacce del giovane ragazzo.
< Allora?! Non mi hai sentito?! >
< Lasciami andare, ragazzo. Per il tuo bene. >
< Che cosa? chi ti credi di essere?! Girati e mostrati a me! >
< Ne sei davvero sicuro? Secondo me ti pentiresti dopo avermi visto. >
Abel, non riuscendo a capire le parole del ladro, continuò a minacciarlo.
< Ti avverto: ho una pistola tra le mie mani e non ho paura di usarla. >
< Davvero? Se tu avessi il sangue freddo, a quest’ora l’avresti usata, non ti pare? >
Abel, che prima d’ora non si era mai imbattuto in quella situazione, sentiva che la sua mano stava tremando.
< Non ho mai ucciso una persona… E sinceramente non voglio cominciare proprio adesso. >
< Già… sarebbe un vero peccato, sai? >
< Perché dici questo? >
< Sei pronto per scoprire la verità? >
Appena il ladro si voltò lentamente prima di levarsi la sua maschera, Abel non avrebbe mai creduto che dinanzi a lui si sarebbe trovato non un ladro, ma una ladra dagli occhi verdi e dai capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle.
Completamente ammaliato dalla sua bellezza, Abel si sentiva impotente dinanzi a lui.
< Come pensavo: voi uomini siete tutti uguali. >
< Che vuoi dire? >
< Scommesso che non hai mai visto una ragazza bella come me > rispose la donna con tono malefico < Non voglio vantarmi, ma vedere voi uomini con la sorpresa tinta nei vostri occhi è davvero molto soddisfacente per me. >
Continuando ad avvicinarsi ad Abel promettendogli che non gli avrebbe fatto del male, Abel non si lasciò sopraffare dalle emozioni.
Cercando di riprendere il controllo del suo corpo, agguantò il ladro da dietro le spalle prima di inchiodarlo a terra.
< Che cosa pensi di fare, giovane ragazzo? >
< Il mio nome è Abel, dannata ladra. E tu non la farai franca andandotene con il diamante della mia famiglia. >
< Davvero? E come pensi di fare? La polizia non verrà mai con questo tempo e dovrai attendere che la tempesta si concluda. Sei sicuro di volermi tenere imprigionata in questa villa per tutto questo tempo? >
Abel, capendo che la misteriosa ragazza voleva solo incutergli terrore, non si fece destabilizzare dalle sue parole.
< Tu rimarrai qui per tutto il tempo necessario… E quando la tempesta finirà, verrai messa in carcere a marcire per tutto il resto della tua vita. I ladri che rubano nelle case ricche d’Australia non hanno vita facile. >
Georgie, per niente terrorizzata dalle parole del ragazzo, si limitò a ridere a squarciagola per iniziare una battaglia di nervi che sarebbe continuata tutta la notte.
< Allora questa notte capiremo chi tra noi due vincerà. Sei pronto? >
< Che cosa vuoi dire? Sono io ad averti preso con le mani nel sacco. Ormai non hai più nessuna possibilità di liberarti. >
< Questo lo vedremo… Perché non vai a chiamare tuo fratello? Sarà molto più bello cominciare questo gioco tutti e tre insieme. >
< Mio fratello? >
< Si trova nel soggiorno qui accanto… Pensava di cogliermi con le mani nel sacco, ma invece… Tu sei stato molto più bravo, Abel. I miei complimenti. >
Mentre lo fissava dritto in volto quella misteriosa donna che non faceva altro che ridere mentre la sua sicurezza era disarmante, non voleva abbandonarla per nessun motivo.
< Ti prometto che non fuggirò > sussurrò la ragazza con tono flebile < Non voglio andarmene adesso che questa notte si rivelerà molto interessante. >
   
 
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