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Autore: Justice Gundam    06/08/2020    2 recensioni
Lemina Verusia, una giovanissima nobildonna costretta all'esilio, e il suo fidato amico Slayde, un servitore mezzelfo vittima di soprusi e discriminazione. Due persone che, nella loro ricerca di un luogo a cui appartenere e di una causa a cui dedicare le loro vite, entreranno nel culto di Tiamat, la Regina dei Draghi, diventando dei soldati pronti a diffondere il suo culto anche con la forza. La loro via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: I Figli della Regina dei Draghi

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: JusticeGundam

 

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Capitolo 3 - Aspiranti

 

"Potete entrare." continuò la loro scorta. "Il Reverendo Cadrak Dragonsworn vi riceverà."

 

Lemina provò un brivido di eccitazione e timore reverenziale non appena ebbe recepito il significato di quelle parole. Erano riusciti a farsi dare udienza. Il sommo sacerdote della Chiesa di Tiamat di Epiros li avrebbe ricevuti. Ora, toccava a loro fare una buona impressione e farsi accettare. La parola del Reverendo Cadrak sarebbe stata definitiva, e da essa dipendeva il loro futuro.

 

Con uno sforzo, la giovane ex-nobildonna controllò le proprie emozioni e rispose all'adepto con un cenno della testa. "Sì, comprendiamo. Grazie... grazie per l'interessamento." affermò infine. Slayde si affiancò a lei, tenendole gentilmente la mano in modo da darle più fiducia, e Lemina strinse un po' la presa per fargli capire che lo stava ringraziando per essere sempre stato al suo fianco. "Ci presenteremo a lui immediatamente."

 

"Ottimo. Buona fortuna, e che la potente Tiamat guidi le vostre parole." L'adepto si mise da parte, permettendo ai due aspiranti di entrare nelle sale della guida spirituale della sua Chiesa. I due giovani vinsero l'esitazione e varcarono con calma la soglia, chiedendosi cosa li aspettasse dall'altra parte.

 

"Perfetto. Ora tocca a te, Lemina. Giocatela bene." pensò la ragazza.

I due compagni di viaggio oltrepassarono finalmente il breve tunnel che li separava dalle sale del Reverendo, e ai loro occhi si presentò uno degli spettacoli più impressionanti che avessero mai visti in vita loro. La sala era imponente, realizzata in un'architettura di altissimo livello che accentuava ancora di più l'effetto che poteva avere sui visitatori: il soffitto a volta, le arcate e i motivi circolari che ornavano le pareti, davano l'impressione che la stanza fosse ancora più grande di quanto non fosse in realtà. Non era molto illuminata, ma quella luce che c'era, proveniente da alcune candele appesa ai muri e da alcune pietre luminose appoggiate sul grande tavolo che percorreva quasi tutta la lunghezza della sala, era più che sufficiente a dare l'idea dell'imponenza e della maestà di quel luogo per lei così misterioso. I mobili erano anch'essi eleganti, fatti in legno duro in uno stile un po' antiquato che comunicava un senso di stabilità, orgoglio e devozione.

Sul lungo tavolo di marmo erano state spiegate delle mappe splendidamente disegnate, con delle figure di marmo ed avorio che probabilmente indicavano le posizioni di eserciti o di qualche altro elemento di interesse. Al capo opposto della sala si trovava una scrivania, sormontata da un drappo sul quale era stato ricamato il simbolo sacro di Tiamat, ormai familiare ai due ragazzi.

 

E seduto alla scrivania, apparentemente ignaro della loro presenza, si trovava il Reverendo CadrakDragonsworn, suprema guida spirituale della Chiesa di Tiamat di Epiros.

Lemina e Slayde si avvicinarono lentamente, accompagnati solo dal suono dei loro passi. Il Reverendo era seduto al suo posto, stoico e deciso come soltanto un nano era in grado di fare. Una piccola luce magica in forma di una sfera luminosa fluttuava accanto a lui e gli forniva l'illuminazione di cui aveva bisogno per il suo lavoro. Stava leggendo alcune pergamene piazzate ordinatamente sulla scrivania, e ancora non dava l'impressione di essersi accorto di loro...

 

"Benvenuti, aspiranti." La voce baritoneale del Reverendo li colse di sorpresa e smentì la loro impressione iniziale. Lemina provò un brivido quando l'alto sacerdote alzò lo sguardo e rivelò un volto duro, dagli occhi profondi, i lineamenti acuti e l'espressione severa, i baffi e la barba neri decorati con delle piccole bande di metallo che li tenevano in ordine. Il Reverendo CadrakDragonsworn era tarchiato e massiccio come la maggior parte dei nani che Lemina aveva visto - non che lei ne avesse visti molti, beninteso, ma quando la gente diceva che i nani erano stoici e solidi come la roccia e il metallo che amavano lavorare, era per un motivo ben preciso. Ma nel caso del sommo sacerdote di Tiamat, i tratti tipici dei nani sembravano essere stati portati addirittura ad un altro livello. Il suo elegante abito rosso non riusciva a nascondere il torace ampio e le braccia muscolose, sicuramente frutto di una vita di duro lavoro. Sopra i vestiti, indossava un robusto pettorale in acciaio, e quando si alzò in piedi per accoglierli, Lemina sentì un suono metallico, come se anche le suole dei suoi stivali fossero state rinforzate in ferro. Una massiccia arma simile ad un incrocio tra un piccone e un martello da guerra era appoggiata al fianco della scrivania ed emanava una fioca ma percettibile aura di energia.

 

Lemina e Slayde rabbrividirono. Malgrado lei fosse (soltanto un po') più alta del Reverendo, quest'ultimo emanava una tale presenza, carisma e forza di personalità che Lemina si sentiva piccola in confronto a lui. Entrambi restarono fermi al loro posto, mentre il massiccio nano li scrutava con attenzione.

"Inchinatevi dinnanzi a Tiamat, la nostra potente regina." ordinò Cadrak. La sua voce era calma, controllata e ben scandita, ma forse proprio per questo ebbe un effetto ancora maggiore sui due ragazzi, che si piegarono umilmente su un ginocchio e abbassarono la testa.

 

I due giovani aspiranti restarono fermi dov'erano per un po' di tempo, trattenendo il fiato. Sembrava che temessero che anche soltanto un movimento fuori posto avrebbe compromesso le loro possibilità.

 

"Alzatevi." li esortò Cadrak. Lentamente, sia Lemina che Slayde si rimisero in piedi e si misero a posto come potevano. "Molto bene. Ed ora, prego. Accomodatevi. Parliamo... della vostra petizione."

"Vostra Eminenza..." Slayde chinò la testa e si sedette su una sedia di legno scuro posta di fronte alla scrivania. Lemina prese un'altra sedia lì vicino, e si accomodò a sua volta, ma tenne comunque la schiena dritta e le mani ordinatamente appoggiate sulle ginocchia. Senza mai staccare da loro il suo sguardo arcigno, il possente nano ritornò dietro la sua scrivania e si sedette a sua volta. Attese qualche secondo prima di parlare di nuovo, una tecnica ben studiata per metterli in soggezione.

 

"Molto bene. E' stato posto alla mia attenzione che siete interessati ad unirvi alla nostra Chiesa." il Reverendo riassunse la loro situazione in una singola frase. "Ma l'interesse significa ben poco se non c'è autentica devozione. Quindi, quello di cui voglio assicurarmi è questo. Siete pronti a servire la Regina dei Draghi e diffondere il suo verbo di legge ed ordine nel mondo?"

 

Beh, questa era una domanda sulla quale Lemina non aveva dubbi.

 

"Lo siamo, Vostra Eminenza." rispose, sperando di non sembrare troppo smaniosa. "Se lei volesse concederci gentilmente qualche minuto del suo tempo, potremmo spiegarle quali sono le nostre intenzioni, e perchè siamo interessati a servire la potente Tiamat."

"Vorremmo... poter fare una differenza." continuò Slayde. "Aiutare a creare un mondo in cui tutti siano uguali di fronte alla legge della grande Tiamat."

 

L'alto sacerdote si sfregò il mento, lisciando la sua lunga barba ben curata. I due ragazzi avevano l'impressione che stesse cercando di guardare dritto nelle loro menti, per sincerarsi che quello che avevano detto corrispondesse alla verità. Finalmente, sembrò rilassarsi almeno un po', e con un cenno affermativo, diede loro il permesso di parlare.

 

"Molto bene. Cominciamo dunque con le dovute presentazioni." li esortò Cadrak. "Desidererei sapere un po' di più di voi, delle vostre origini, e di cosa vi spinge a cercare un posto tra i fedeli della nostra dea."

 

Lemina riuscì ad accennare un sorriso. "La ringraziamo, Vostra Eminenza." disse. Prese un bel respiro e organizzò rapidamente il discorso. "Il mio nome è Lemina Verusia. Sono nata in Svoda, diciassette anni fa, figlia illegittima di un nobile e di una donna che non ho mai conosciuto. E il mio compagno qui presente è Slayde, un mezzelfo che è... appartenuto... alla mia famiglia fin dalla nascita."

Il sommo sacerdote di Tiamat fece un cenno con la testa. Se stava esprimendo qualche giudizio riguardo la situazione di Slayde, non lo stava dando a vedere.

 

Incoraggiata dalla prima impressione, Lemina si schiarì la voce e andò avanti. "Siamo stato costretti a fuggire dal nostro paese. Non abbiamo più un posto a cui tornare. Se dovessimo essere catturati dalle autorità, Slayde verrebbe sicuramente condannato a morte, e anch'io avrei delle serie possibilità di fare la sua stessa fine. Abbiamo scelto... di ribellarci a questa ingiustizia, e di unirci alla vostra Chiesa per creare un mondo in cui tutti possano essere uguali."

"Io... sono sempre stato discriminato per le mie origini." spiegò Slayde. "Nel nostro paee, i mezzelfi sono considerati inferiori, e spesso diventano schiavi... o nel migliore dei casi, bassa manovalanza. Io... vorrei con tutte le mie forze veder nascere un paese dove tutti vengono trattati allo stesso modo... a prescindere dalle loro origini." Prese un bel respiro, poi proseguì. "I nobili... non possono capire cosa voglia dire essere discriminati... vivere la propria vita sapendo che non si potranno mai avere le stesse possibilità degli altri. Se... se potessi aiutare la Chiesa di Tiamat a fermare tutto questo... allora penso che la mia vita sarà servita a qualcosa."

 

Il Reverendo ascoltò con attenzione i loro discorsi, e rispose con un cenno affermativo della testa. "Molto bene. Vedo che la vostra convinzione è solida." affermò. "Riesco a sentire in voi la lealtà e la devozione che tutti noi dobbiamo avere nei confronti della nostra causa. Le persone parlano tanto di giustizia ed uguaglianza. Ma al momento del dunque, sono pronti ad uccidersi e ad odiarsi per i motivi più meschini. L'unico modo di impedire che questo accada... è costringere le persone a rispettare la legge e l'ordine. Ed è per questo che Tiamat ha fatto di me un suo umile servitore. Affinchè diffondessi il suo credo in questo mondo, e perchè lei diventasse un faro di luce in questi tempi bui."

 

Cadrak si alzò dal suo seggio e cominciò a camminare lentamente attorno ai due aspiranti, che mantennero la calma e attesero con pazienza che riprendesse a parlare. Sembrava essere quello il suo modo di fare - lasciare che il suo uditorio riflettesse su quello che avevano sentito prima di riprendere il discorso, assicurarsi che avessero compreso prima di andare avanti.

 

"Tiamat porta ordine." continuò Cadrak con monolitica certezza. "E noi portiamo nel mondo l'ordine di Tiamat. Questa è la nostra missione. Fare in modo che tutti siano sotto la protezione di Tiamat. In cambio, le persone dovranno rinunciare alle loro aspirazioni egoistiche e accettare di seguire le regole."

"Questa... è un'imposizione che la maggior parte delle persone non saranno disposte a seguire." continuò Lemina, con un sospiro rassegnato. "Alla fine, gli uomini... i nani, gli elfi... tutte le razze che vivono in questo mondo parlanotanto di pace, giustizia ed uguaglianza... ma alla fine, sono tutti animali guidati dall'istinto."

 

"E' per questo che il nostro scopo è quello di mostrare loro che esiste un'altra via... e che se vogliono vivere in pace e sicurezza, devono seguirla. Anche a costo di costringerli. Devono imparare che se continueranno ad agire spinti soltanto dall'egoismo, non ci sarà futuro. è per loro, nè per nessun altro." affermò Cadrak. "Non usiamo i guanti di velluto, questo è vero. Ma è così che bisogna agire affinchè le persone comprendano qual è il loro posto. Questa è la nostra missione. E per questo, ognuno di noi deve essere pronto a combattere e a versare sangue. Il nostro, e quello di tutti coloro che si oppongono al nostro ordine. Per questo, cerchiamo persone che siano devote, abbiano senso del dovere, e siano disposte ad affrontare avversità e autentici pericoli per la nostra missione. Io vi chiedo... ho trovato in voi queste qualità?"

 

Lemina e Slayde rimasero in silenzio, scossi dalle sue parole. Gli ideali che stava descrivendo erano audaci... grandiosi... sicuramente quello di cui parlava era uno sconvolgimento completo del'ordine sociale di Epiros, un tentativo che avrebbe lasciato il segno nei libri di storia anche se fosse fallito.

 

E se per qualche oscuro miracolo fosse riuscito... Lemina rabbrividì per un momento al pensiero di quale sarebbe stato il prezzo da pagare per un simile risultato. Migliaia di persone avrebbero perso la vita prima di raggiungere l'obiettivo che il Reverendo stava delineando. Una guerra che avrebbe sconvolto Epiros, seminando distruzione  morte...

 

Ma... un mondo di pace, sicurezza ed uguaglianza?     

 

Tutto aveva un prezzo, no? Per ottenere qualcosa, bisogna essere disposti a sacrificare qualcos'altro. E per fare in modo che tutti potessero vivere meglio... beh, era davvero un costo troppo alto sacrificare i pochi per il bene dei molti? Forse la gente li avrebbe maledetti nell'immediato futuro... ma una volta che si fossero resi conto che le azioni della Chiesa di Tiamat avevano dato inizio ad una nuova e migliore era... allora sarebbero stati convinti, oltre ogni ragionevole dubbio, che Tiamat aveva fatto la cosa giusta.

 

Lemina si fermò a riflettere. Nella sua vita, aveva diverse volte visitato i luoghi sacri dedicati alle divinità che la gente civilizzata venerava di solito. Heironeous, dio della giustizia. Pelor, dio del sole. Ehlonna, dea della natura... e le divinità dei pantheon dei nani, degli elfi, degli halfling...

Il verbo di Tiamat andava contro gli insegnamenti di tutti quelli che la gente comunemente considerava "gli dei del bene". Tutti loro, anche quelli che ponevano più enfasi sulla legge e sull'ordine... tutti loro parlavano del diritto di ogni essere senziente alla libertà, che nessuna legge poteva prevalere sulla compassione...

 

... Che ne sapevano, loro?

 

Era proprio perchè coloro che dicevano di servire il bene e la giustizia si rifiutavano di tagliare la testa al toro e fare quello che andava fatto, che Nexos era in questo stato disastroso, dove i ricchi e i potenti facevano quello che volevano a spese dei deboli. Come i suoi fratelli e sorelle di "sangue puro", che l'avevano sempre guardata dall'alto in basso solo perchè loro erano figli legittimi. Anche Asselia...

 

Lemina strinse una mano a pugno per la rabbia, ripensando alla sua sorellastra, la preferita di quel verme che voleva essere chiamato "padre" da lei. Con quel faccino innocente, quel sorrisetto ipocrita che trasformava tutti in idioti adoranti, e i suoi vuoti discorsi di carità... dov'era quando Slayde veniva tormentato e punito soltanto per essersi difeso da qualche sopruso? Dov'era quando lei era costretta a nascondersi per non portare "disonore" alla famigliaVerusia e a vivere la sua vita come un grazioso ornamento o un fardello?

 

Tutta quella gentilezza che lei mostrava... era soltanto vuoto compatimento, niente di più. Ma Lemina non aveva bisogno di essere compatita. Quello che lei e Slayde volevano... era la possibilità di risollevarsi e di cambiare questo mondo!

 

"Vostra Eminenza..." disse infine Lemina. "Se la cosa non le dà problemi... io e il mio compagno vorremmo discutere un attimo per conto nostro. Dobbiamo... essere sicuri della nostra decisione."

 

Il Reverendo si dimostrò accomodante, e aprì le mani per dire che avevao tutto il diritto di farlo. "Prego, fate pure. Ne avete tutto il diritto. La scelta di servire la nostra grande regina non è una che va fatta con leggerezza. E' una scelta che cambierà la vostra vita." affermò. "Siate sicuri di voler compiere questo passo, perchè non si potrà più tornare indietro."

 

Bene. Buono a sapersi. Questo era il momento giusto per tirare fuori, una volta per tutte, ogni incertezza ed ogni dubbio. Non sarebbero dovuti essercene, visto che erano arrivati fino a questo punto, ma...

"Slayde." disse Lemina, una volta che si furono appartati per parlare meglio. "Ci siamo. Da qui in poi, non possiamo più tornare indietro. Se hai dei dubbi, è meglio che lo dici adesso. Questa è la nostra ultima occasione di cambiare idea. Allora... sei sempre deciso ad entrare nella Chiesa di Tiamat?"

Il biondo mezzelfo non ebbe dubbi. I suoi occhi luccicarono di decisione, e fece un cenno affermativo con la testa, più deciso che mai a non farsi sfuggire quest'ultima occasione. "Sì, Lady Lemina. Questa è la mia decisione." affermò. "Non ho dubbi. Per troppo tempo i mezzisangue come me sono stati trattati come esseri inferiori. E io... non posso tornare indietro. Adesso, se voglio un futuro, la Chiesa di Tiamat è la mia unica possibilità."

 

Lemina prese un respiro profondo, un po' scocciata dalla decisione con cui il suo amico parlava. Quando erano a Svoda, nella grande villa della famiglia Verusia, Slayde non aveva il permesso di parlare se non quando veniva direttamente interpellato... e anche in quei casi, cercava di dire il meno possibile. Sentirlo esprimersi così, a ruota libera, senza più condizionamenti (o quasi, visto che la chiamava ancora Lady Lemina) era quasi strano...

 

Ma Lemina non restò lì ferma a lungo. "Sì... hai ragione. Sono d'accordo. La gente dice che i seguaci di Tiamat sono dei tiranni... ma loro che ne sanno? Questo mondo ha bisogno di ordine e pace, e se la gente non è in grado di impararlo da sola, allora è il momento di farglielo imparare!"

"Giusto... dicono che Tiamat toglie la libertà... ma a cosa serve la libertà, se la gente la usa soltanto per farsi del male a vicenda?" affermò il mezzelfo. "Se Tiamat può fargli capire qual è la strada giusta, che importa se lo fa con la forza? Qualcosa deve cambiare, e non si può aspettare oltre."

 

Lemina chiuse gli occhi, ripensando alla sua via fino a quel momento. Una vita passata all'ombra della sua famiglia, un orpello indesiderato che non poteva essere gettato via. Se la società di Svodia permetteva che accadessero cose simili... allora tutta questa società andava cambiata, a qualunque costo. Slayde aveva ragione, non si poteva aspettare. Il medico pietoso perde il paziente.

 

Ora era pronta, davvero pronta per il grande passo.

 

"Vostra Eminenza. Abbiamo preso la nostra decisione." affermò infine Lemina, staccandosi soltanto di due passi da Slayde e rivolgendosi all'alto sacerdote. Quando il Reverendo le fece un cenno per dirle che aveva il permesso di proseguire, Lemina e Slayde si misero su un ginocchio in segno di umiltà. "Siamo pronti a servire Tiamat, la nostra grande regina."

 

Per la prima volta da quando lo avevano visto, CadrakDragonsworn fece un accenno di un sorriso. La sua espressione era rimasta invariata, dura e decisa, da quando erano entrati, e Lemina stava cominciando a dubitare che il Reverendo fosse in grado di sorridere. "Avete scelto saggiamente, aspiranti. O meglio, iniziati. Da questo momento, voi fate ufficialmente parte della Chiesa di Tiamat. Servite fedelmente, siate orgogliosi e diffondete il verbo della nostra Regina ovunque andiate. Stiamo combattendo una guerra per inaugurare un'era di pace e prosperità per Epiros... e da qui, per l'umanità intera."

 

"Può contare su di noi, Vostra Eminenza." rispose Slayde, esternamente calmo e dignitoso, ma sentendosi tremare dentro per l'emozione. "Eseguiremo tutti i vostri ordini e la volontà della Regina Tiamat... con la massima devozione."

 

"Perfetto." rispose Cadrak con voce potente, gonfia di orgoglio e decisione. I suoi sensi acuti colsero un suono che proveniva dalla galleria di ingresso. Alcuni passi lenti, quasi ritmati, che si fermarono poco prima di entrare nella grande sala. "Bene. A quanto pare, qualcun altro è arrivato al momento giusto."

 

Incuriositi, Lemina e Slayde si guardarono a vicenda prima di voltarsi verso l'ingresso, e l'alto sacerdote di Tiamatbattè le mani un paio di volte per chiamare la persona che era arrivata in quel momento.

"Mi ha fatto chiamare, Vostra Eminenza." disse la persona che apparve in quel momento dall'ingresso, entrando nel salone accompagnato dal suono di passi metallici. Lemina fu un po' sorpresa di constatare che si trattava di un giovane, che non poteva avere più di due o tre anni più di lei. Tuttavia, il suo portamento era così posato e maturo che sulle prime avrebbe dato l'impressione di averne qualcuno in più. Capelli neri tagliati corti, occhi penetranti in un viso dai lineamenti eleganti, quasi aristocratici, con un tratto delicato che dava l'idea di qualche traccia di sangue elfico, il giovane indossava una corazza a piastre che portava inciso sul pettorale il simbolo di Tiamat, e che copriva parzialmente i suoi vestiti funzionali ma comunque ben tenuti. Portava guanti e stivali di ferro, e un grande scudo dalla forma allungata era assicurato sulla sua schiena, mentre al suo fianco era accuratamente rinfoderata una spada dalla lama larga - più lunga di una normale spada, ma più piccola di uno spadone a due mani, notò Slayde gettando una rapida occhiata all'arma. Anche la voce del ragazzo era intensa e al tempo stesso controllata, una manifestazione in più della disciplina che Tiamat instillava nei suoi fedeli.

 

"Arrivi al momento giusto, Brian." affermò Cadrak, lo sguardo che si spostava verso il nuovo arrivato solo quel tanto che bastava per rivolgergli la sua attenzione. "Questi due zelanti giovani sono stati appena accettati nei ranghi della nostra Chiesa. Li affido a te, in modo che tu li guidi attraverso questo posto e faccia in modo che si possano ambientare."

 

"Come desiderate, Vostra Eminenza." rispose il ragazzo in armatura, chinando umilmente il capo. Raggiunse i due iniziati, che lo stavano osservando come per prenderne le misure, e li salutò alzando una mano. "Vi do il benvenuto nella Chiesa di Tiamat, regina dei draghi e nostra guida. Il mio nome è Brian Spade, guerriero votato al servizio della nostra dea."

 

Lemina restò per un attimo ad osservarlo. Malgrado il suo tono distaccato ed impersonale, Brian le aveva fatto una buona prima impressione. Non esattamente amichevole ma neanche sgarbato, uno che andava al sodo e non sprecava tante parole. "Siamo onorati di conoscerti, Brian. Il mio nome è Lemina... Lemina Verusia... e vengo dal regno di Svoda. Sono qui perchè... credo in quello che Tiamat propugna, e voglio aiutarvi a realizzare la sua visione."

"Io mi chiamo Slayde." si presentò il biondo mezzelfo. "Anch'io vengo da Svoda... diciamo che ho accompagnato Lady Lemina fino a qui. Sia perchè anch'io credo che Tiamat sia la risposta ai problemi di questo mondo... sia perchè ho giurato di aiutare e proteggere Lady Lemina fin da quando lei mi ha salvato dalla schiavitù."

 

Il ragazzo moro di nome Brian anuì, senza dare l'impressione di voler commentare in alcun modo. "Capisco. In tal caso, sarà mia premura istruirvi su quello che facciamo qui a Fort Wyrmpledge, e fare in modo che voi possiate orientarvi. Vostra Eminenza, con il vostro permesso... prenderei congedo per fare da guida ai nostri due nuovi iniziati."

 

"Certamente. Ti ho chiamato per questo, in fondo." rispose il Reverendo, la cui voce dava un'evidente impressione di soddisfazione. "Molto bene. Iniziati Lemina e Slayde. Questo è quanto dovevate sapere da me, e adesso Brian vi informerà del resto. Il vostro servizio comincerà domani. La suprema Tiamat si aspetta molto da voi, giovani speranze."

 

Lemina, Slayde e Brian si inchinarono, e il Reverendo tornò al suo posto, seguendoli con estrema attenzione mentre si avviavano verso l'uscita. Quei due ragazzi erano un passo in più verso la rivincita della sua regina, verso la vittoria sui fedeli di Bahamut.

 

Soddisfatto, CadrakDragonsworn mise in ordine alcune delle sue carte e tornò al lavoro. C'era ancora molto da fare, e come alto sacerdote del culto di Tiamat di Epiros, doveva dare il buon esempio...

 

"Molto bene... ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima che l'Artiglio possa essere completato." disse tra sè il nano, sfregandosi il mento. "Nel frattempo, meglio consolidare certe alleanze che abbiamo iniziato a costruire..."

 

 

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"Molto bene. Immagino che vi abbiano già dato delle stanze. Quindi, se voleste seguirmi, adesso vi mostrerò dove si tiene il grosso delle attività quotidiane della cittadella." spiegò Brian, mentre conduceva Lemina e Slayde verso un'arcata che dava su un grande piazzale. Dall'esterno, provenivano delle esclamazioni di battaglia, e il clangore assordante dell'acciaio che si scontrava con altro acciaio. Che si trattasse di una sorta di ginnasio o di cortile per gli allenamenti?

La loro ipotesi venne confermata quando uscirono dalla galleria, e videro che si trattava di un grande cortile racchiuso tra delle imponenti mura, all'interno del quale erano state allestite delle piccole arene in legno. Il rumore di combattimento che Lemina aveva sentito veniva dai cadetti che si stavano affrontando in scontri di allenamento - uomini e donne, per la maggior parte umani, ma era presente anche una notevole quantità di semi-umani e umanoidi: nani, elfi, mezzelfi, halfling, gnomi... in particolare, Lemina notò che c'erano molti mezzorchi, cosa che non la sorprese affatto. A causa delle loro origini, dovevano subire una discriminazione particolarmente feroce. Non accadeva spesso che l'unione tra un umano ed un orco fosse consensuale, soprattutto nei tempi passati, quando le guerre con gli orchi erano all'ordine del giorno.

 

"Altre persone che hanno avuto la sola colpa di essere nate in un modo che dispiace a qualcun altro." pensò la ex-nobildonna tra sè. Il suo sguardo cadde su un mezzorco dall'aspetto severo e deciso che stava addestrando alcune reclute in uno spiazzo a pochi metri da loro. Stavano addestrandosi con dei bastoni, e nonostante stesse affrontando tre reclute al tempo stesso, il mezzorco - un individuo alto e dal fisico robusto, la cui pelle verde, i capelli neri tagliati corti e i canini inferiori prominenti non lasciavano alcun dubbio riguardo alla sua razza - riusciva a cavarsela senza problemi, e anzi sembrava quasi trovare divertente l'addestramento. Con movimenti precisi e ben calcolati, il mezzorco ritorceva la forza dei suoi avversari contro di loro, usava il loro numero in modo che si ostacolassero a vicenda, e sfruttava ogni opportunità e ogni piccola apertura a suo vantaggio.

Slayde si fermò a guardare per qualche istante. C'era qualcosa di affascinante nel modo di combattere di quel mezzorco. Potenza, e al tempo stesso controllo. Fierezza e onore. Le sue impressioni sul culto di Tiamat stavano trovando sempre maggiore conferma.

 

"Questo è uno dei cortili dove ci alleniamo, come potete vedere voi stessi." spiegò Brian, fermatosi all'improvviso in un punto un po' meno affollato. "La tabella di marcia di ciascuno di noi prevede l'addestramento al combattimento, commisurato chiaramente alle abilità fisiche di ognuno."

 

"Sì... me ne rendo conto." rispose Lemina con un cenno della testa. "Quindi... ognuno di noiviene esaminato per comprendere quali sono i loro punti di forza, e i loro punti deboli. Questo permette di scegliere il tipo di allenamento più adatto a ciascuno, giusto?"

"E' esattamente questo il nostro ragionamento." rispose Brian, senza cambiare espressione. "Chiaramente, non tutti sono adatti per attività fisiche. Prima di assegnare un iniziato ad una sua unità, è necessario testarlo per renderci conto di ciò a cui ogni iniziato è più adatto. Cerchiamo, per quanto possibile, di fare in modo che ognuno massimizzi l'uso dei suoi talenti."

 

Lemina approvò dicendo di sì con la testa, poi strizzò un occhio nel momento in cui il mezzorco di poco prima sollevò di peso uno dei tizi con cui si stava allenando, e lo scaraventò contro gli altri due, facendo finire tutti e tre a terra come sacchi di patate! Il mezzorco sghignazzò e si avvicinò ai suoi avversari storditi, mettendo in mostra il suo fisico muscoloso e già segnato da diverse cicatrici.

 

"Hah! Ne dovete fare ancora di strada, prima di potervi definire del veri soldati di Tiamat, pivellini!" esclamò con aria vittoriosa. "Tornate in palestra ad allenarvi, e quando vi ripresenterete davanti a me, farete meglio a farmi sudare, o vi ci rispedirò a calci in culo! Forza, scattare!"

 

"S-sissignore, istruttore Thodur!" i tre individui si alzarono di scatto e chinarono frettolosamente il capo davanti al mezzorco, prima di dileguarsi come se avessero avuto le ali! L'istruttore li guardò con un sorrisetto di sufficienza, poi si voltò a colpo sicuro verso Lemina e Slayde, dimostrando loro che era consapevole della loro presenza - forse fin da quando si erano fermati a guardarlo.

 

"E allora? Piaciuto lo spettacolo?" esclamò Thodur, senza mai perdere quel ghigno affabile che per qualche motivo lo rendeva ancora più impressionante. "Voi sareste dei nuovi arrivati, eh? Bene... vedremo quanto durerete. Il nostro Brian vi sta facendo una visita guidata, e vi conviene ascoltarlo."

 

Brian non mostrò alcuna reazione davanti alle parole del mezzorco, e mantenne invece il suo tono tranquillo e formale. "Istruttore Thodur. Vostra Eminenza mi ha affidato il compito di illustrare a questi aspiranti il luogo in cui presteranno servizio. Vuole che siano preparati e che sappiano a cosa vanno incontro." affermò.

 

Thodur annuì lentamente, e l'espressione sul suo volto si fece più seria. Sembrava che quanto meno per Brian portasse un certo rispetto. "Comprendo. Va bene, allora non ti ruberò ulteriore tempo, ragazzo." rispose. "Godetevi il tour, iniziati. E quando ci incontreremo negli allenamenti... beh, spero per voi che siate pronti e che impariate presto. La regina Tiamat non sa che farsene, dei lavativi."

 

Slayde corrugò la fronte e fissò con astio il mezzorco, sentendosi insultato. C'era qualcosa nel tono della sua voce che dava terribilmente fastidio al mezzelfo, come se Thodur stesse deliberatamente cercando di provocarlo... ma Lemina gli fece cenno con la mano di non perdere la calma.

"Non siamo venuti qui con la convinzione di fare una vita comoda." rispose la ragazza con fermezza. "Avrà modo di constatarlo. Per il momento... le auguro un buon proseguimento."

Thodur annuì e sogghignò di nuovo. Doveva ammettere che quella ragazza gli aveva fatto una discreta prima impressione. Se non altro, non era il tipo di persona che perdeva la calma tanto facilmente. Chissà come se la sarebbe cavata negli allenamenti... se però la sua impressione era corretta, la forza di volontà di quella ragazza non era da sottovalutare.

 

E Thodur si vantava di avere un bel po' di esperienza nel valutare i cadetti...

 

"D'accordo. Istruttore Thodur, noi ci congederemmo e riprenderemmo le nostre attività. Buon proseguimento." salutò Brian. Il mezzorco fece un cenno con la testa e riprese ad allenarsi, eseguendo una serie di calci e pugni mentre i ragazzi si allontanavano e camminavano tra le piattaforme in legno su cui i cadetti si stavano allenando.

 

"Spero che l'istruttore Thodur non vi abbia spaventato più di tanto." esodì Brian mentre il terzetto si allontanava verso un'altra ala dell'enorme fortezza. "In realtà, è un ottimo addestratore, ma è piuttosto duro con gli iniziati. E' il suo modo per assicurarsi che solo i più resilienti resistano alle sue lezioni. Ve ne accorgerete quando sarà il vostro momento di misurarvi con lui."

"Da come ne parli, Brian... ho l'impressione che tu abbia già un po' di esperienza con lui." rispose Slayde. Il mezzelfo biondo sospirò e cercò di mettere da parte la cattiva impressione che si era fatto. Non era davvero consigliabile rischiare di inimicarsi qualche superiore.

 

"L'istruttore fa bene il suo lavoro, ed è una persona affidabile." commentò Brian. "Comunque, mettendo da parte queste questioni, riprendiamo il nostro giro. Adesso vi mostrerò la zona residenziale. Non credo che a voi interesserà, visto che noi soldati e voi iniziati alloggiamo entrambi nelle nostre stanze personali... ma lì abitano i congiunti e i parenti di molti di noi. E ci sono anche un po' di negozi in cui potrete comprare tutto ciò che può servirvi."   

Lemina sbattè gli occhi incuriosita. "Perdona la domanda un po' personale, Brian... ma anche tu hai dei parenti che vivono qui, nella zona residenziale?" chiese. Adesso quel giovane dal comportamento stoico cominciava davvero ad incuriosirla.

 

E con grande sorpresa sua e di Slayde, Brian abbozzò un sorriso. "Sì... in effetti sì, mia sorella Alice vive in una piccola casa che ho preso appositamente per lei. Sapete, non potevo lasciarla da sola. Non... non vi annoierò con i dettagli, ma sappiate che ho dei motivi personali per questa scelta." affermò. La sua voce normalmente dura e decisa mostrava adesso più che un accenno di calore umano, e Lemina non potè fare a meno di provare un po' di invidia. Brian dava l'impressione di essere molto legato a sua sorella, l'esatto contrario di quello che lei provava per Asselia... 

"Tranquillo... non andremo certo ad investigare.” Lo rassicurò Slayde. “Non è nostra abitudine indagare tanto sulle motivazioni degli altri. Lady Lemina… era solo curiosa di sapere, niente di più.”

“Esattamente.” Rispose Lemina con un sorriso accomodante. “Comunque, grazie per averne parlato con noi, Brian.”

 

Il giovane moro riprese la sua espressione distaccata. “Di niente. In fondo, anche questo fa parte del mio dovere.” Affermò. “Ma ora è meglio che vi faccia vedere la zona residenziale di cui vi parlavo… e con una certa rapidità, dal momento che abbiamo già un po' di ritardo sulla tabella di marcia.”

“Giusto. Ordine, precisione e rispetto delle regole prima di tutto.” risposela giovane ex-nobildonna, la cui ammirazione per il modo di porsi dei seguaci di Tiamat non faceva che aumentare ad ogni momento. Come poteva essere sbagliato il loro obiettivo? Già da quello che aveva visto, Lemina era giunta alla conclusione di non aver sbagliato. Era proprio quello il luogo a cui lei e Slayde potevano finalmente appartenere… e lei avrebbe fatto l'impossibile per mostrare che lei e Slayde ne erano degni.

 

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Quando Brian li aveva finalmente ricondotti alle loro stanze, era quasi arrivato il crepuscolo. Lemina e Slayde avevano avuto il tempo di vedere tutto quello di cui avevano bisogno, e adesso potevano dire con una certa sicurezza di essere in grado di orientarsi a Fort Wyrmpledge. Era stata una giornata intensa… ma era stata senza dubbio fruttuosa. Ora erano degli iniziati del culto di Tiamat a tutti gli effetti. E non avevano nessun rimpianto. La loro nuova vita poteva iniziare, a dispetto di tutti coloro che avevano cercato di ostacolarli.

 

“Bene. Credo di avervi fatto vedere tutto quello di cui c’era bisogno.” Affermò Brian con un cenno della testa. “Nel caso di fosse qualche altro dubbio, non esitate a chiedermi. Immagino che avremo l’occasione di vederci in altre occasioni mentre facciamo il nostro periodo di apprendistato. I miei migliori auguri, a proposito.”

 

“Ti ringraziamo, Brian. Sei stato di grande aiuto. E… sì, speriamo di vederci presto, e ti facciamo anche noi i nostri migliori auguri.” Rispose Slayde, contento di poter finalmente parlare con qualcun altro che non fosse Lemina o Asselia che non gli rinfacciasse il suo sangue misto. Sembrava davvero di essere in un altro mondo, e il giovane mezzelfo non si era ancora abituato a questa sensazione.

 

Il ragazzo moro chinò la testa mentre si apprestava ad allontanarsi. “Vi ringrazio. Ricordatevi che tra circa un’ora ci sarà la cena. La puntualità è una delle qualità di cui ci facciamo vanto. Con il vostro permesso, ora mi congedo.” Rispose, ricevendo in cambio un inchino da Lemina e Slayde. Poi, con calma e in tutta formalità, Brian si allontanò e lasciò i due fuggiaschi di Svoda davanti alle loro stanze, eccitati e soddisfatti.

 

“Ce l’abbiamo fatta, Lady Lemina.” Disse Slayde, quasi in un sospiro, come se stesse finalmente iniziando a dare sfogo a tutta la tensione e l’emozione che aveva tenuto a freno fino a quel momento. “Ce l’abbiamo fatta… non ne è orgogliosa? Finalmente… abbiamo trovato un posto dove possiamo essere liberi.”

 

“Già… questo è un obiettivo, per il momento…” disse Lemina, sorridendo con gioia sincera. “Ma è solo l’inizio. Ora… abbiamo un altro obiettivo, Slayde. Non c’è bisogno di ricordartelo, immagino. So che faremo entrambi del nostro meglio per raggiungerlo!”

 

Slayde disse di sì con la testa… e restò interdetto, quando Lemina si avvicinò e lo abbracciò affettuosamente. “Ora però andiamo a riposarci, Slayde. È stata una giornata lunga… edomani comincia il nostro addestramento. Dobbiamo fare del nostro meglio. Non saremo due soldati semplici. Saremo due campioni di Tiamat, e saremo padroni del nostro destino.”

 

Dopo un attimo di imbarazzo ed esitazione, Slayde chiuse gli occhi e ricambiò l’abbraccio. Finalmente era il momento di riscattarsi. E lo avrebbero fatto assieme.

 

 

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CONTINUA…       

 

 

 

 

 

 

  
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