Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Salazarr99    06/08/2020    0 recensioni
" - Sono presente solo nella mia morte, ormai. Non esisto in nessun altro momento.
Levi lo guardò negli occhi, gli sembrò gli stesse scrutando l’anima.
Una parte di Eren sperava che quel momento non finisse mai, di poter concludere il suo cammino negli occhi di quell’uomo, tagliando qualsiasi altra cosa esistesse al di fuori di loro.
Levi io… - sussurrò. - Non posso. Non posso farti innamorare di me, io morirò e tu soffrirai inevitabilmente. Non voglio questo per te, non lo voglio per nessuno.
L’uomo fece un sorrisetto. - Non temere, io non mi sto innamorando. - disse, nonostante fossero entrambi certi del contrario. Si avvicinò così tanto da far sfiorare i loro volti, provocando un brivido lungo la schiena di Eren.
Starò benissimo senza te. - disse, sfiorando le sue labbra.
Quando lo baciò, Eren chiuse gli occhi, abbandonandosi a lui. Sentì solo dopo l’umido delle lacrime dell’altro bagnargli la guancia, la conferma del fatto che non sarebbe stato affatto bene in sua assenza. "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Hanji Zoe, Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eros e Thanatos. 

 

Era passato quasi un anno da quando i superstiti dell'Armata Ricognitiva erano stati onorati dalla regina Historia con delle medaglie per i loro servigi. 

Dopo quelli che sembravano anni di addestramento, il corpo di Ricerca poteva dirsi pronto per una nuova spedizione, ancor più fondamentale. 

Di lì ad un mese, sarebbero partiti per superare le mura e arrivare al mare. 

 

Dopo un’estenuante giornata di prove e test con Hanji, Eren si scusò per la propria fiacchezza e chiese di riposare. Il capitano glielo concesse senza discutere, con un sorriso che poteva definire quasi materno.

Il ragazzo si trascinò verso la sua stanza, sospirando. 

- Non pensavo di trovarti qui a quest’ora. 

Mikasa, pensò. 

- Credevo fossi impegnato. - il tono della ragazza era duro, freddo. - D’altronde, è solo una settimana che ti sto chiedendo di parlare. 

Eren si voltò a guardarla. Era bella, non poteva negarlo. I capelli corvini che le contornavano il viso, con i suoi spigolosi lineamenti orientali. 

- Hai ragione, mi dispiace. Sono andato via prima oggi. 

Gli occhi della ragazza espressero un tacito rimprovero.  

- Dopo verrò da te, lo prometto. 

Dette queste parole, Eren proseguì il suo cammino verso la propria stanza. 

 

Il ragazzo aspettò che calasse quasi la notte per poter andare da Mikasa. Temeva il confronto con lei più di qualsiasi altra cosa, al momento, ma sapeva di non poterne sfuggire. Tanto vale, pensò, farlo nel momento della giornata che preferisco. 

Quando bussò alla porta, gli aprì una Mikasa diversa. Poteva giurare fosse la prima volta che guardava il suo viso senza il suo cipiglio solito, senza l’espressione preoccupata o corrucciata. 

- Ciao. - disse la ragazza. - Ti sembra l’ora? Il sole è calato da un pezzo. 

Eren annuì. - Seguimi, per favore. 

I due si incamminarono insieme, la ragazza lo seguiva in silenzio. Eren sapeva dove andare, era diventata un’abitudine per lui uscire di notte. 

Le tenebre avvolgevano il suo mondo nascondendogli quello che non voleva vedere, la sofferenza e le difficoltà. Il silenzio e la solitudine contribuivano a donare a quel momento della giornata una sorta di normalità. 

Era l’unico momento in cui Eren si concedeva di essere solo Eren. 

All’ombra di un albero, il ragazzo le fece cenno di sedersi accanto a lui. 

Mikasa prese fiato, lo guardò negli occhi. - Perché? 

Non disse altro. Sembrò attendere una risposta per un tempo infinito. 

- Perché mi hai baciata, Eren? Perché lo hai fatto? 

Una lacrima scese lungo la guancia della ragazza. 

 

Il sole era sorto da poco sui superstiti del corpo di Ricerca. 

Dopo la cerimonia data per la loro premiazione, erano rimasti sulle mura a contemplare il cielo e l’alba. 

Connie e Sasha si erano assopiti, l’uno sul petto dell’altra. Armin sembrava perso nei suoi pensieri, mentre dormiva quasi ad occhi aperti a qualche metro da loro. 

Mikasa ed Eren erano svegli invece, guardavano il cielo. 

Si tenevano la mano, incerti se fosse per necessità di toccare qualcuno o di tenersi attaccati alla realtà. 

Gli eventi dei giorni prima li avevano colpiti con violenza, inondandoli di nuove consapevolezze e notizie. 

- Cosa succederà adesso? - le chiese. - Cosa faremo? 

Mikasa scosse la testa. Non c’era altro nei suoi pensieri che non fosse il triste destino dell’amico, la sua “condanna a morte”.

- Non mi interessa se morirò, davvero… Vorrei solo vedere l’umanità salva. Vorrei morire con la certezza di essere riuscito a fare qualcosa. 

La ragazza si voltò di scatto. - Non dire così. - disse. - Non puoi esserne certo, non… 

Le parole le si bloccarono in gola. 

Deglutì. 

- Eren - ripetè, convinta. - Non può non interessarti la tua morte.

Il ragazzo la guardò negli occhi. Era ovvio gli interessasse, ma non poteva permetterselo. - Morirò in ogni caso. Mi converrebbe farlo quanto meno bene, per una ragione, per uno scopo. 

Rimasero in silenzio per interminabili minuti. 

-Come puoi dirlo così? Come puoi esserne tanto sicuro? 
- Non vuoi accettare la realtà. - rispose il ragazzo, cercando di suonare il più neutro possibile. 
- Io non posso accettarla. 

Ancora silenzio. 

- Eren, tu non hai ancora iniziato a vivere. Come puoi pensare di morire con tanta calma? 

Eren ricordò la promessa fatta all’amico, di vivere piuttosto che sopravvivere. 

 

Fu la disperata necessità di tenersi attaccato alla vita mentre la morte gli divorava le viscere a guidare i suoi gesti. 

Quando avrebbe rivisto un alba? Quando avrebbe avuto occasione di parlarle così? 

Quanto gli sarebbe rimasto allo scadere dei tredici anni? 

Come un burattino legato a dei fili, mentre continuava a guardare la ragazza nei suoi occhi profondi, le carezzò una guancia con la mano. 

La baciò con passione, come se ne dipendesse la sua vita. Le strinse le spalle con le mani, sfiorò le sue braccia, i suoi fianchi. 

Quando si staccò da lei, Mikasa gli sorrise, ma nei suoi occhi vedeva un’espressione confusa e interrogativa. 

Quella sera, l’amore e la morte si erano intrecciati inevitabilmente.

 

Perso nei ricordi, Eren aveva quasi dimenticato di dovere una risposta alla ragazza. 

Da allora, si erano quasi unicamente ignorati. Eren temeva di aver creato delle aspettative nella ragazza, che non avrebbe potuto mai rendere reali. Un uomo destinato a morire non poteva essere degno di essere accanto a una donna come lei, che meritava molto di più. 

Quella sera pensava di averla baciata come il coronamento di un sentimento durato anni,  ma più passava il tempo più si rendeva conto di quale fosse effettivamente stato il significato di quel bacio: il tentativo di vivere di un uomo condannato a morte. Quella sera voleva sentire disperatamente qualcosa che non fosse il sordo dolore, qualcosa che non fosse rabbia, angoscia, tormento. 

 

- Al momento pensavo fosse la cosa giusta. Pensavo di volerlo, di volerti. 

Le parole colpirono Mikasa come uno schiaffo. - Tu pensavi di volermi? - chiese, furente. 

Eren sospirò rumorosamente. - Mikasa io… scusami. Ti ho illusa. Mi sento come se ti avessi usata per… 

Si fermò. Come se ti avessi usata per capire se con te potevo sentirmi più vivo, per capire se potessi essere la risposta alle mie domande. 

- Per? - incalzò la ragazza. - Per cosa? 

Eren scosse la testa. Non voleva ferirla. 

Come avrebbe più potuto guardarla in faccia? 

Ho fatto un cazzo di casino. 

Mikasa lo spintonò. - Smettila di prendermi per il culo, Eren. Ho capito, ne avevi voglia in quel momento e avresti voluto che io facessi finta di niente. Sei un grandissimo stronzo. 

Con quelle parole ancora sulle labbra, si voltò e andò via di corsa. 

Eren rimase paralizzato, senza la forza di replicare. 

- Scusami. - sussurrò; ma ormai la ragazza era troppo lontana per poterlo ascoltare. 

Si rannicchiò, la schiena poggiata al tronco dell’albero. 

Probabilmente nella sua esistenza non ci poteva essere spazio per la vita, per le emozioni. 

Forse, pensò, un dannato come me non può averne. 

Su queste note, Eren si assopì osservando la luna. 

 

 

 


 

Grazie mille di aver letto il primo capitolo della mia storia! 

Lasciami un parere se ti fa piacere, sono contenta di accettare critiche e consigli costruttivi! 
 

  
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