Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Akane    13/05/2005    0 recensioni
Nobiltà d’animo è rispetto della vita, eleganza dello sguardo, sentirsi alla pari del più piccolo di tutti, mostrare l’anima senza farsi male. Raramente queste qualità corrispondono ad un nobile anche di nome. Ne nascono forse uno ogni 50 anni. Lì era successo. Un Principe di nome e di fatto
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO II:
RIBELLE

' Non sempre si nasce dove e come si vuole con la missione desiderata. Spesso accade il contrario della propria volontà. Ma nascere nobili quando in realtà si vorrebbe essere solo gente comune è veramente duro.'

Fu la campanella a svegliarlo, fosse stato per lui avrebbe continuato a dormire sul terrazzo ancora per un oretta. Tuttavia, doveva farsi forza e alzarsi: il manichino lo aspettava all’auto funebre e sicuramente suo fratello era seccato dell'attesa.
Lui si trovava bene in quel posto, una scuola frequentata da altri ragazzi era sicuramente meglio dello stare rinchiuso in casa a sorbirsi lezioni private. Certo, era solo per nobili e cervelloni ma non si poteva avere tutto dalla vita!
William la detestava, non si trovava bene.
“ Quello è solo troppo snob!”  Pensò il ragazzo alzandosi e stiracchiandosi: “ Dice di no ma secondo me lo è eccome! “
Prima o poi sarebbe riuscito a frequentare una scuola pubblica qualunque, essere uno senza titolo o importanza era una cosa che desiderava da molto, si chiedeva come dovesse essere una vita normale. Invidiava coloro che non avevano titolo e potevano fare quel che volevano, girare per strada senza essere riconosciuti o aver bisogno della scorta, andare e venire come e dove voleva …
Era un sogno per lui, che difficilmente si sarebbe realizzato. Magari raggiungendo la maggiore età avrebbe potuto rinunciare al titolo di principe, tanto era il secondogenito, che importanza aveva?
Sbuffò guardando l’uscita.
- Che stress... -
Nonostante fosse un ribelle era pur sempre cresciuto con l'educazione di un principe, più di così non riusciva ad imprecare: il suo linguaggio era quello di uno del suo rango.
Si grattò il capo dai radi capelli rossi, una volta in piedi non si curò dell'abbigliamento stropicciato e leggermente sporco di polvere così alzando le spalle prese la valigetta che aveva come cartella, infine con noncuranza uscì scendendo le scale.
Si incrociò con ragazzi che lo fissarono un po' straniti, altri contrariati; pochi lì dentro lo accettavano ma si divertiva a giocare a fare il qualunquista. Del resto non gli importava nulla dei giudizi pubblici, altrimenti non avrebbe mai fatto la parte del principe ribelle!
Attraversò il giardino vasto giungendo all'auto ove l'attendevano il fratello e l'autista.
Lanciò una breve occhiata al giovane, nonostante fossero consanguinei non si somigliavano nemmeno un po’.
Lui era il classico principe che in ogni fiaba ci si immaginava: quei principi dei bei tempi andati, tipo quelli inglesi o francesi. Alto, biondo, carnagione chiara, occhi azzurri, lineamenti regolari e bellezza angelica. Non aveva un imperfezione.
Lo invidiava un po', ma poi a ripensarci attentamente era meglio non essere nulla di speciale, così le ammiratrici non c'erano e nelle occasioni pubbliche e ufficiali nessuno si aspettava nulla, non era mai sotto pressione.
Odiava le aspettative tipiche di quel mondo che tanto detestava, invece pareva che suo fratello, natoci in mezzo come lui, si trovasse pienamente a suo agio.
William assomigliava tutto alla madre, bella e regale, mentre lui era tutto il padre, per nulla affascinante o interessante. Ognuno i suoi pregi, questo gli avevano sempre detto: cercava ancora di capire quali avesse lui, visto che sembrava che li avesse presi tutti il bel biondo primogenito.
Il futuro re tanto osannato da tutti, preferito dalla regina madre e adorato dalla madre, la principessa.
Alzò nuovamente le spalle. A lui non importava nulla di quelle cose, avere lati positivi o negativi era una cosa da narcisisti, proprio non da lui.
- Ehilà! -
Ricevette solo uno sguardo di disapprovazione dal fratello che non lo salutò subito.
- Sua maestà il principe Andrew...-
Una smorfia nel volto dai lineamenti semplici del rosso tredicenne, gli occhi verdi si distolsero dai due personaggi in piedi davanti a lui per vagare sul cielo limpido e soleggiato.
Proprio insopportabile, come vita.
- Ciao... -
Rispose il fratello salendo subito sulla grande auto scura, dopo un brevissimo attimo di contemplazione in cui il rosso comprese che sarebbe stata una bella giornata, entrò anch’egli seguendo il biondo.
Non era la vita che voleva, non gli piaceva nulla, né sé stesso, né chi lo circondava, né ciò che si prospettava per il suo futuro, eppure pareva essere incapace di ribellarsi apertamente. Lui era tutto fumo e niente arrosto, alla fine non avrebbe mai avuto il coraggio di scappare da lì.
Fu con queste ennesime considerazioni che partirono verso il palazzo reale, una specie di castello moderno con tutti i comfort reso tale dopo l’ultima ristrutturazione della vecchissima costruzione che si tramandava nella loro famiglia nobile di generazione in generazione.
Durante il percorso non dissero nulla; i due non si poteva dire avessero un brutto rapporto o di indifferenza totale, anzi, si capivano e si confidavano nel bisogno ma era il carattere di William a rendere molti momenti così silenziosi e importanti. Ovunque lui fosse tutto acquistava un grande valore.
Lo ammirava, dentro di sé. Era perfetto e lo era veramente anche se doveva togliersi l'idea di snob che dava, non lo era ma lo sapeva solo lui perché lo conosceva.
Entrarono insieme in ‘casa’, un posto veramente enorme con tanti piani e stanze per non parlare dei saloni, degli uffici e dei passaggi segreti… un luogo in cui ci si poteva certamente perdere facilmente. William ed Andrew, attraversando l’ampio ingresso e superando la servitù giunta a salutarli e a consegnare le scarpe da casa prendendo quelle da esterno, salirono le scale dirigendosi al secondo piano per poi raggiungere la stanza in fondo al lungo corridoio. Era una consuetudine andare dalla loro madre a salutarla prima di andare nelle rispettive stanze a cambiarsi e rilassarsi; un’altra consuetudine era, invece, ignorare il padre…
Bussarono senza farsi annunciare dalla donna in divisa posta fuori dalla porta pronta per essere sempre a disposizione della Principessa Alicia. Quando la voce composta e cristallina arrivò loro, varcarono la soglia con un gran sorriso sincero, qualcosa che illuminò talmente i loro volti da renderli quasi irriconoscibili.
Una panoramica parziale della camera arredata in stile classico con quadri di impressionisti e toni delicati e sfumati, li accolse come accadeva a chiunque entrasse in quella camera che rispecchiava l'animo dell'abitante di quelle mura.
- Buongiorno, cari. Come è andata? -
La donna era seduta su una poltrona accanto alla finestra con un libro in mano, era il momento della pausa antecedente al pranzo che si sarebbe consumato a breve tutti insieme.
Alicia, la loro madre, era piccola e minuta, lineamenti dolci già visti in William, occhi azzurri, capelli biondi leggermente ondulati che le ricadevano morbidi sulle spalle, naturale e bellissima. Senza bisogno di trucchi o gioielli per essere splendida com’era.
Eppure, nonostante tutto, specie da quell’angolazione particolare dove la luce soffusa proveniente dalla finestra l’illuminava di sbieco, si poteva intravedere la sciupatezza.
I volti dei figli, e in special modo quello del più grande, si incupirono impercettibilmente constatando che qualcosa in lei ultimamente continuava sempre più a non andare.
Era strano.
Era sempre stata felice, aveva dato loro tutto quello che potevano desiderare, li aveva amati, era una madre sincera, una donna grandiosa e una principessa degna di quel nome, eppure ultimamente quella luce che splendeva agli inizi non c'era più.
- Bene... -
William si avvicinò composto con il suo passo e i suoi modi distinti ed eleganti, si chinò su di lei e le posò dolcemente un bacio sulla fronte. Solo con lei si lasciava leggermente andare.
Erano belli da vedere. Avevano un rapporto speciale, veramente speciale e rendendosi conto della bellezza che avevano quei momenti, Andrew si sentì a disagio mordicchiandosi involontariamente il labbro inferiore. Era un rito, lo faceva anche lui eppure la consapevolezza di non essere come William, di non fare lo stesso effetto ad un ipotetico spettatore che guardava prima lei e Will e poi lei con lui, lo irritava e lo mortificava al contempo.
“Perché cavolo è solo Will che somiglia a lei? Perché invece io devo assomigliare a quell’uomo?”
Questo tormento avveniva in special modo quando vedeva il fratello maggiore insieme alla loro adorata madre.
Silenzioso, tuttavia, assistette a quella magnifica scena sperando di poter un giorno essere alla stessa altezza, infine quando i due si separarono, il rossino si fece avanti incerto facendo la medesima cosa.
Quel che provò nel farlo, nonostante si ritenesse più simile ad un rospo più che ad un principe, fu come quella famosa fiaba in cui quel nauseabondo rettile venendo baciato dalla bella principessa si trasformava di nuovo in un nobile essere umano. Un essere stupendo tanto quanto la bella fanciulla.
Ogni giorno era sempre così, ecco perché pur un attimo prima provasse del profondo imbarazzo innanzi a quel confronto impossibile da vincere, il secondo dopo faceva ugualmente la stessa cosa.
Non avrebbe mai vinto nessun confronto, di nessun tipo, con William… però quella sensazione che provava baciando la madre era così unica che mai, per nessun motivo al mondo, ci avrebbe rinunciato.
- Come sono i preparativi? -
Chiese il maggiore il momento successivo per aggiornarsi vicendevolmente sulla mezza giornata passati separati.
- Bene. Domani mattina parto per Parigi, ho affari da sbrigare là e poi ne approfitterò per farmi una breve vacanza da sola... -
- Ti farà bene. -
Non si davano del ‘voi’ e non avevano un tono formale, anzi... era proprio il rapporto più semplice che esisteva sulla faccia della terra. Madre e figlio.
Rimase fuori da esso Andrew che come al solito si sentiva di troppo. Si mise, al contrario, a ripensare a quella lontana sensazione che aveva pervaso entrambi quando pochi giorni prima avevano ricevuto la notizia sulla partenza della madre.
Disagio.
Come qualcosa che non andava.
Ma la razionalità del biondo aveva prevalso su sé stesso e su di lui, non poteva essere nulla. Le guardie del corpo l'avrebbero accompagnata sempre e non ci sarebbe certamente stato nulla di che preoccuparsi.
- Ora andate a salutare vostro padre... -
Per la seconda volta i volti si incupirono, questa volta più chiaramente nel secondogenito.
- No. -
Disse infatti d'istinto, come al solito senza peli sulla lingua, per una volta sapeva che era anche il pensiero dell'altro.
Gli occhi candidi ma arrossati della donna si posarono sui suoi colpendolo come uno schiaffo. Erano stanchi. Di tutto. Ogni istante le era doloroso ma d'altronde non poteva pretendere da loro qualcosa di inaccessibile.
Dopo gli eventi di poco tempo prima, gli stessi che avevano fatto soffrire anche lei, il rapporto col padre si erano rotti... lui, il principe, ormai era un'altra persona, sconosciuta e distante, non più un padre, non più un marito. Solo uno che tradiva facilmente con la prima che capitava.
Era stato uno scandalo terribile, un colpo troppo forte tuttavia lei forte come nessuna donna ce l'aveva fatta, aveva retto, si era rialzata e aveva proseguito.
Vivevano ancora insieme anche se le carte del divorzio erano state ormai richieste.
Non si era piegata né sporcata, l'unico ad essersi logorato era lui.
Però la sua anima era al limite e soprattutto William lo sentiva.
I figli, dal canto loro, avevano rotto totalmente i rapporti col padre che non lo salutavano quasi mai, si vedevano solamente nei momenti pubblici e nei pasti, per il resto facevano il possibile per evitarsi e nei rai momenti in cui dovevano stare tutti insieme non si guardavano e non si parlavano ugualmente.
La principessa li congedò lasciandoli andare nelle rispettive stanze, li guardò uscire con uno sguardo affettuoso, infine appena sola si coprì il volto con una mano. Perfino in quel gesto stanco al limite dei nervi era sempre aristocratica ed elegante.
Presto sarebbe stata meglio.
Lo sentiva.
Doveva essere così.

William ed Andrew, dal canto loro, sentirono sempre più netta la terribile sensazione che avanzava inesorabile.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Akane