Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |       
Autore: Akane    23/04/2005    0 recensioni
Nobiltà d’animo è rispetto della vita, eleganza dello sguardo, sentirsi alla pari del più piccolo di tutti, mostrare l’anima senza farsi male. Raramente queste qualità corrispondono ad un nobile anche di nome. Ne nascono forse uno ogni 50 anni. Lì era successo. Un Principe di nome e di fatto
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AUTORE: Akane
SERIE: Original
GENERE: generale, romantico, un po' drammatico 
TIPO: etero e accenno di yaoi
RATING: giallo/PG13
AMBIENTAZIONE: un principato più o meno grande, luogo non specificato, ai giorni nostri
NOTE: la presente fic (che sto correggendo) è un po' ispirata ad alcune situazioni del regno inglese. Per la precisione ci sono scene e atti accaduti che tutti conoscono come spunto così come alcuni personaggi. Da qui ho ricamato, aggiunto, modificato, cambiato a mio piacere per ricavare questa storia. Quindi ci potrete trovare facilmente somiglianze con situazioni vere, ma è solo uno spunto, poiché poi io parto per la tangente! Vi auguro buona lettura. Baci Akane

FRAMMENTI

“Nobiltà d'animo è rispetto della vita, eleganza dello sguardo, sentirsi alla pari del più piccolo di tutti, mostrare l'anima senza farsi male. Raramente queste qualità corrispondono ad un nobile anche di nome. Ne nascono forse uno ogni 50 anni. Lì era successo. Un principe di nome e di fatto.”

PROLOGO:
VERO AMORE

‘Si amavano come forse nessuno sarebbe stato capace.’

Un unione non molto pulita.
Lei non era di sangue blu ma guardandola pareva proprio fosse una vera principessa. Lo si capiva subito dalla bellezza ineguagliabile, dal portamento distinto, dalla fierezza dello sguardo. Non aveva origini nobili, era una donna come altre. Alicia.
Lui era di razza, un purosangue. Figlio di una regina. Era il principe di una monarchia non famosa, non grande, semplice ma tenuta molto in considerazione. Lui non era il classico principe azzurro, anzi. Era brutto, insicuro, pieno di complessi con un educazione da manichino inculcata fin dalla nascita. Non era affatto un principe, la nobiltà la possedeva solo nel nome. Alberth.
Ma quando lui la conobbe non potè fare a meno di innamorarsene perdutamente, amandola fino allo spasmo, puntandosi per averla. Lei cedette a quel sentimento che pareva sincero e puro, lottarono fino allo stremo delle forze affinché venissero accettati dalla regina.
Inizialmente non erano andati d’accordo nemmeno loro, lui era un principe viziato che andava a corteggiare tutte le belle donne approfittando del suo rango, ma poi aveva imparato ad amarlo.
Non era una persona a cui importava qualcosa di impadronirsi del titolo reale, non lo era mai stato, per cui se si fidanzò con uno come lui fu solo per amore.
Sincero ed incontaminato.
La regina però non l'accettò mai, non aveva una provenienza aristocratica.
Quando si sposarono dimostrarono di essere all'altezza. Sembrò che il principe si fosse deciso a diventare qualcuno degno del nome che gli apparteneva, influenzato positivamente da lei.
Era una principessa esemplare come mai forse era ancora stata nessuna. Non aveva mai dimenticato la sua vita passata e faceva quel che poteva per aiutare quelli che prima erano gente come lei.
Fu così che nacque il primo erede, William Philip Louis Wilford e a distanza di due anni arrivò il secondo, Andrew Alexander Joseph Wilford.
Si amavano come forse nessuno sarebbe stato capace.


CAPITOLO I:
PERFETTO

'Era una vita meravigliosamente giusta e perfetta. Come un vetro di cristallo puro che non si incrina mai. Ma un cristallo può nascondere una doppiezza insostenibile se si trasforma in specchio.'

Quel giorno la lezione era finita. Una lezione che probabilmente aveva ascoltato sinceramente interessato solo lui.
Ripose i libri scolastici al loro posto e senza notare tutti gli sguardi sognanti che gli lanciavano, uscì dall'edificio. Seppur fosse una scuola privata riservata a gente di un certo rango, non erano abituati a vederlo lì. Normalmente a persone come lui si riservava un educazione speciale, con insegnanti appositi a casa, non li facevano stare in un edificio dove v’era un certo numero di individui curiosi di natura verso il prossimo, la cui attività preferita era vedere chi fra tutti era quello più bello, ricco e importante. Ma avevano insistito sia loro che la madre per fare come quasi la maggior parte, per cui non rimpiangeva la scelta di abbandonare le lezioni private.
In fondo, in quel modo, poteva provare a socializzare... si era detto questo all'inizio, tuttavia a volte si chiedeva che senso avesse. Tutti lo guardavano come se fosse un Dio, molti lo invidiavano al punto di parlare male di lui e trattarlo male, altri cercavano di essergli utili in tutti i modi ingraziandoselo. A lui semplicemente infastidivano quegli atteggiamenti per cui non calcolava mai nessuno risultando molto snob; tuttavia, a onor del vero, era così che si era fatto l'unico sincero amico.
Del resto che poteva pretendere? Un Principe ai giorni moderni che tenta una vita simil normale non passava inosservato.
Si differenziava pur cercando di mascherarsi e anche se non serviva rivelare il suo cognome e il suo titolo, trapelava la sua essenza da ogni poro.
Da come camminava elegantemente aggraziato, dallo sguardo espressivo e fiero, la piega sicura della bocca ben disegnata, gli occhi azzurri attenti e misteriosi, i lineamenti puramente aristocratici, i capelli biondi ordinatamente sistemati sul capo in modo da non cadergli sul volto e sulla fronte. Erano leggermente mossi e li domava senza l'ombra di qualche intruglio assurdo. Le mani sempre lungo i fianchi morbide e abbandonate senza in nessuna posa specifica che desse chissà quale comunicazione agli altri.
Tutto di lui rivelava la sua identità, non lo faceva apposta, era un dono di natura quell'apparenza così principesca. Non vestiva come un manichino, certamente tutto di marca ma anche uno straccio gli sarebbe apparso come un dono della regina. Semplici jeans che gli fasciavano le gambe lunghe, né troppo stretti né troppo larghi, il torace non esageratamente atletico per un quindicenne era nascosto da una maglia nera morbida che lo avvolgeva invidiabile.
Supremo.
Così veniva definito dalle fan.
Cresceva bene fisicamente parlando e le poche volte in cui sorrideva era contagioso, faceva inebetire chiunque. In quanto al carattere: supremo anch'esso.
Il classico principe, introverso, distinto, elegante, sapeva stare al suo posto, non osava più di quello che sapeva poter fare, non trattava male nessuno ma era educato e sornione. Il tipico sguardo importante e suggestivo. Sicuro di sé.
Lui aveva una luce dentro che fuoriusciva nei suoi gesti e nelle sue parole di giovane.
Forse era intelligenza, forse era rispetto per chi era sotto di lui, forse era solo un dono di natura, un dono che non aveva ancora nome ma certamente negli anni l'avrebbe posseduto.
Percorrendo il cortile incontrò l'unico suo vero amico che l'aveva convinto a continuare quella scuola, Drew. Lo salutò cordiale senza quei gesti esagerati che si scambiavano i ragazzi di quell'età.
- Ciao Will, come va? -
I due continuarono ad avanzare lentamente ma allo stesso tempo sostenuti, la voce calda ed educata del principe rispose senza scomporsi o fare espressioni particolari:
- Bene, grazie. Tu? -
Ricevette un sorriso amichevole, anche Drew era nobile e per di più lontanamente imparentato col biondo; si erano incontrati per la prima volta all’inizio delle superiori, quando avevano iniziato insieme, per puro caso, quella scuola. Era stato lì che avevano scoperto di essere cugini di un grado piuttosto lontano, così avevano iniziato a frequentarsi ritenendosi l’un l’altro la persona migliore presente in quell’istituto pieno di gente insopportabile.
- Come al solito... -
Il moro dai capelli ondulati ordinatamente pettinati, gli lanciò il solito sguardo laterale per osservare i suoi atteggiamenti giornalieri, in quello spiccarono molto il colore azzurro chiaro dei suoi occhi: non c'era dubbio, anche quel giorno il suo amico era il principe di sempre!
Poi, seguendo un suo pensiero, sentenziò:
- Te lo dico sempre. Io ti sostengo e ti ammiro, ma sei troppo maturo. Anche se sei un principe sei comunque un quindicenne. Comportati come tale! -
La freddezza e compostezza di William non si turbò, non una smorfia, non un cambiamento, la pelle chiara e levigata rimase liscia, il volto diplomaticamente sicuro e lontano.
Ecco il punto. Lui era lontano, sempre via, completamente in un altro mondo rispetto a tutta la gente che lo circondava e che cercava di essere al suo pari o avere rapporti con lui. Li distanziava nettamente e non si capiva se per sua volontà o inconsciamente.
Ad ogni modo risultava sempre perfetto e probabilmente questo era il suo più grande difetto.
William era perfetto in tutto: studio, sport, passatempi, vita sociale, comportamento...
Era irraggiungibile e non riusciva a provare gli stessi interessi degli altri coetanei. Veniva accusato di snobbismo ma non era così. Semplicemente era migliore rispetto agli altri, ne era semi consapevole e non vedeva motivo nell'affannarsi per apparire come gli altri anche se non lo era mai stato.
Si sentiva diverso e ancora a quell'età uno se lo chiede: che fare? Perché?
Ma poi non si trovano altri comportamenti adottabili per cui si continua così come si ha sempre fatto, come viene spontaneo. Lui aveva già trovato un suo equilibrio interiore e non si sarebbe piegato o abbassato.
Quelli, senza rendersene conto, erano semplicemente i primi passi per diventare quello che sarebbe diventato.
Per capirlo bisognava saper leggere negli animi indecifrabili come il suo e pochi, molto pochi ci riuscivano.
Abbastanza il suo amico Drew, in parte suo fratello Andrew e totalmente sua madre.
Lui era identico a lei e crescendo lo si vedeva chiaramente. Era il suo ritratto e a lui bastava ricevere il suo amore.
Si sentiva bene nella vita che conduceva, assurdamente bene, e non per vanità, senso di arrivismo o perché viziato, non lo era affatto. Lui era così.
Aveva sangue nobile nelle vene e un tipo del genere avrebbe riservato molte, ma molte sorprese.
Arrivarono fuori dal cancello dove si trovava parcheggiata la limousine nera della sua famiglia, lo stemma reale vigilava alla somma dell'auto. Accostato ad essa c’era l'autista, il solito che veniva a prenderli.
- Sua maestà principe William... buongiorno. -
Il ragazzo si fermò a qualche metro, eretto e senza assumere pose particolari.
Leggermente severo rispose:
- Quante volte te lo devo dire? Sono William e basta... -
Sapeva che non ci sarebbe stato verso di fargli cambiare idea.
- Drew, ci vediamo... -
Così si rassegnò e scotendo la testa salutò l'amico che ricambiò ridendo per poi andarsene.
Rimasti soli, il principe e l’autista, quest’ultimo chiese educatamente:
- Sua maestà il principe Andrew? -
Fu qui che William alla testa scossa aggiunse un impercettibile movimento con le labbra stringendole contrariato. Lo sapeva, l'aveva fatto di nuovo!
Non era essere principe che gli interessava, bensì essere lasciato in pace … pura utopia!



   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Akane