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Autore: 8iside8    07/08/2020    2 recensioni
Questa storia è il seguito de "La Spada della Vittoria", ambientata dopo il ritorno dall'Oltretomba.
Emma e Killian sono felici e progettano il loro futuro insieme. Questa volta il nemico colpisce una persona a cui tutta Storybrooke è legata e un aiuto da una sconosciuta sarà fondamentale, insieme ad un nuovo, inaspettato eroe. Perché tutti possono diventare la versione migliore di se stessi.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Vero Amore è sempre la risposta'
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Il tempo passava lento, mentre Emma apriva una nuova scatola di documenti. Killian sfogliava il terzo registro e scorreva col dito nome e descrizione della favola di ognuno. David era al computer a controllare eventuali multe o verbali strani.  
Emma strinse i pugni e colpì il tavolo.  
«Maledizione! Se quell'essere è arrivato come la Regina delle Nevi, di lui non ci sarà traccia qui! Mio figlio è in un coma magico e io non posso fare niente. Ha due madri magiche e nessuna delle due riesce a salvarlo!» 
Uncino si avvicinò piano.  
«Swan, questa è una nuova battaglia, ma la vincerai. Sei riuscita a salvare quel ragazzino da Peter Pan, e ti assicuro che non era facile per niente. Adesso calmati. Solo se rimani calma puoi aiutarlo.» la sua voce era bassa e rassicurante. Come sempre lui non dubitava della capacità della Salvatrice di risolvere qualunque problema. 
Dalla porta entrò Biancaneve con il libro delle favole in mano e lo aprì su un tavolo libero. 
«Ho trovato la favola.» annunciò.  
«Qual è?» chiese Emma avida di notizie.  
«Pocahontas.» 
 
«Questa favola mi manca.» disse Uncino.  
«Beh, è la storia della figlia di un capo tribù dei nativi americani.» spiegò Biancaneve «Secondo il libro delle favole, lei era la figlia del capo Powhatan. Quando gli inglesi vennero a conquistare l'America, lei conobbe uno di loro, John Smith, e lo difese fino allo stremo. Il padre decise di lasciarlo libero, ma il prezzo era che Pocahontas doveva rinunciare a lui e così fece.» 
«Non è esattamente un lieto fine.» commentò Uncino.  
«Per niente.» convenne Emma «Quindi il nostro uomo sarebbe...» 
Biancaneve voltò il libro verso la figlia.  
«Il padre di Pocahontas.» 
«Non ha senso. Mi ha detto che deve farlo per riavere sua figlia, ma ce l'ha sua figlia, secondo la favola.» 
«Sì, Emma,» intervenne Killian «ma spesso la storia dice meno della realtà. Se fossi stata al libro non sapresti che il Signore Oscuro è anche il Coccodrillo.» 
«È vero.» ammise la Salvatrice «Quindi ora cosa dovremmo fare? Sono a corto di idee.» 
Uncino l'abbracciò.  
«Siamo solo arenati, ma troveremo una soluzione.» la consolava.  
«Non riesco a stare ferma. Vado da Granny, magari lì c'è un indizio sul padre di Pocahontas.» decise Emma.  
«Vengo con te, Swan.» si fece avanti Killian.  
«Forse sei più utile qui.» rifletté lei.  
«No, Emma,» intervenne suo padre «meglio se viene con te. Io resto qui e chiamo qualcun altro a darmi una mano.» 
 
Emma entrò nella tavola calda. Dopo il viaggio nella mente di Henry, la percepiva ostile. In ogni caso iniziò ad esplorarla. Uncino stava guardando il bordo del bancone e il battiscopa per terra. Nell'angolo vide qualcosa luccicare.  
«Emma!» la chiamò «Guarda, questa è polvere d'oro. Non hai detto che è d'oro anche quella cosa che sta crescendo sul petto di...» 
«Sì, sembra oro puro.» confermò lei «Ne prendo un campione. Magari Regina può farci qualcosa.» 
Squillò il telefono di Emma.  
«Pronto? Cosa? Sì, corro subito.» guardò Killian «Dobbiamo andare da Henry. Era Regina, dice che la situazione è peggiorata.» 
«Vai, io resto a prendere il campione e ti raggiungo Swan, promesso. Ora vai!» 
Lei lo baciò e lo guardò con gli occhi grandi dalla paura.  
«Grazie.» sussurrò, poi prese la porta e corse a casa di Regina.  
 
Mai le era sembrato più lungo un tragitto in quella minuscola città. Pensava solo a suo figlio. Ripeteva il suo nome sottovoce, come un mantra.  
Entrò correndo e corse al piano di sopra. Regina la attendeva sulla porta della camera.  
«Emma, aspetta. Non è un bello spettacolo. Prendi fiato prima di entrare.» le suggerì Regina.  
La Salvatrice respirò profondamente, poi l'altra si fece da parte e lei entrò.  
Henry era steso sul letto e il suo petto era ricoperto da uno spesso strato d'oro scintillante. L'aria era fredda, come se sapesse di morte.  
«Regina,» chiese Emma «se separassimo il cuore dal corpo, potremmo rallentare il processo?» 
«Era di questo che volevo parlarti. Si può fare e lui resterà addormentato finché non troveremo una soluzione. Dobbiamo essere d'accordo tutte e due. Poi il cuore lo metteremo al sicuro.» spiegò la strega.  
«Allora facciamolo.» decise Emma, determinata.  
 
Emma era seduta nel salotto di Regina e la padrona di casa era in camera col corpo senza cuore di Henry.  
Uncino entrò e la vide. La sua Emma, la sua combattente, era con il viso coperto dalle mani, tremava. Stava piangendo.  
«Emma...» sussurrò avvicinandosi lentamente. Lei alzò la testa. Aveva gli occhi rossi e le guance umide.  
«Si sta formando una barriera d'oro sul suo corpo.» spiegò lei con voce rotta, quanto si sentiva lei dentro l'anima «Regina ed io gli abbiamo estratto il cuore, così il maleficio non potrà prenderlo. Ho tolto il cuore a mio figlio...» scoppiò a piangere e Killian si sedette e l'abbracciò forte.  
«Amore,» disse lui con voce calma e bassa che vibrava nel suo petto «hai fatto la cosa giusta. Hai preso del tempo prezioso. Ora troveremo il modo. Probabilmente la soluzione è davanti a noi, ma non la vediamo ancora.» 
Regina entrò nella sala e Killian rovistò nella tasca. Ne estrasse una saliera apparentemente vuota e gliela porse.  
«Cosa me ne faccio di una saliera rubata da Granny?» chiese prendendola in mano.  
«Non è rubata, me l'ha data Granny, per metterci dentro un campione della polvere d'oro che c'era sul pavimento della tavola calda. Ora puoi esaminarla e vedere se ti è di aiuto per salvare Henry.» spiegò Uncino, prendendo la mano di Emma e posandovi sopra un bacio. Uno di quei gesti distratti che si fanno solo quando si condivide la vita con qualcuno.  
«Bene, allora vado alla cripta. Emma, il cuore di Henry è in uno dei miei scrigni, che ho sigillato con la magia del sangue, ma di Henry. Così potrai aprirlo solo tu o la tua famiglia, mentre nella cripta possiamo entrare solo Zelina ed io. In questo modo dovrebbe essere protetto.» spiegò Regina, poi sparì quando Emma annuì.  
 
Biancaneve entrò nella biblioteca. Belle era seduta, e ormai la pancia iniziava a vedersi, quasi nascosta da una montagna di libri.  
«Grazie Belle, per quello che stai facendo.» le disse sedendosi e prendendo un volume con la copertina verde muschio.  
«Figurati! Lo faccio volentieri. Anche se non vivo più con Tremotino, siamo sposati e... Quindi Henry è mio nipote. O comunque a lui piace definirsi così. A me piace averlo intorno, poi... È semplicemente la cosa giusta da fare.» rispose con i grandi occhi blu che spalancava ogni volta che metteva le sue emozioni nei gesti e nelle parole.  
Biancaneve la ragguagliò. Belle si accarezzava la pancia, senza riflettere.  
«Ho trovato un libro sulla storia di Pocahontas.» raccontò Belle «Secondo questo libro, il padre aveva condannato John Smith a morte e lei si frappose tra l'uomo che amava e la mazza che lo avrebbe ucciso. Il padre, allora, le propose un accordo: avrebbe risparmiato e liberato John Smith, solo se lei avesse rinunciato all'amore per l'inglese. Lei accettò.» 
«Aspetta...» rifletté Biancaneve «Allora, non deve riportare in vita la figlia. A Emma ha detto che l'aveva persa, ma non nel senso di "morta". In qualche modo il padre ha a che fare con la morte di John Smith e sua figlia lo ha allontanato. Forse pensa che, se riporterà in vita John, riavrà sua figlia.» 
 
A casa di Regina, Emma stava al capezzale del figlio. Disarmata e fremendo per fare qualcosa. Iniziò a riordinare la camera e Killian le portò una tazza di caffè.  
«Amore, andrà tutto bene.» le ripeté lui.  
Ad altre persone sarebbero saltati i nervi a sentirlo dire così spesso, ma non Emma. Quella frase era rassicurante. Per troppi anni nessuno aveva creduto in lei, ora sapere che lui non aveva nessun dubbio, anche se lei aveva fatto di tutto per respingerlo all'inizio, era una calda coperta. Lui lo sapeva. Lui aveva visto più sfaccettature di Emma rispetto a chiunque altro. Aveva visto il suo volto felice, disperato, gioioso, ferito. L'aveva stretta a sé ogni volta, perché voleva nel suo cuore un pezzo del ricordo di lei.  
Qualcuno bussò alla porta. Entrambi corsero giù e la Salvatrice aprì.  
La Fata Turchina era davanti a loro, con la sua posa rigida.  
«Emma, sono felice di trovarti qui. C'è una persona che vuole parlarti.» 
Si spostò per far passare una ragazza con lunghi e lisci capelli neri. Occhi profondi e una splendida carnagione color rame.  
«Piacere, sono Pocahontas.» 
   
 
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