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Autore: MelaniaTs    08/08/2020    0 recensioni
Storia basata in due tempi, all'epoca dei Malandrini e al dopo seconda guerra contro Voldermort. Si conoscerà il grande amore di Sirius Black, una Lestrange rinnegata dalla sua famiglia e condannata all'esilio.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Angelina/George, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: Lemon, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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PREMESSA: PER CHI GIA' MI CONOSCE; SA CHE IO SONO CONTRARIA LE MORTI INGIUSTE QUINDI ASPETTATEVI DEI RISVEGLI
Ho modificato alcuni prestavolti, seppur storici di alcuni personaggi principali, quali James e Lily, questo perché leggendo la storia sono più coerenti per età ed aspetto descrittivo del libro vi ricordò che i Potter sono morti a 21 anni quindi non possono avere l'aspetto di quarantenni, di seguito ecco i volti che troverete in questa storia: Lily ha il volto di Amy Adam, ovviamente a 25 anni, James invece Dominic Cooper, entrambi sia da giovani che da adulti. 
Crystal Lestrange ha il volto di Naomi Watts, tenete presente solo che dalle mie descrizioni era un po' rotondetta da ragazza; qui trovate tutti i volti principali della storia prima e dopo le due guerre Lestrange/Black ;
Potter;
Weasley;
Paciok;
Blackson/Nilsson
Altri personaggi, le sorelle Irén e Hope Fehér, Winona Crabble; il giovane Jonatan e Severus Piton  
COPYRIGHT: © J.K Rowling
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Anno 1973/74
A inizio dicembre la neve aveva iniziato a vestire i giardini di Hogwarts così da ricordare a tutti gli studenti che presto sarebbe stato Natale. Crystal non amava particolarmente il Natale, era una di quelle occasioni in cui suo padre organizzava delle feste e degli incontri per ricordare al mondo magico chi egli fosse, la sua ricchezza e la sua fedeltà a lord Voldemort. Proprio come al matrimonio di suo zio Rodolphus, il padre si era vantato della presenza dell'uomo che stava terrorizzando il mondo magico e non con le sue idee sulla purezza del sangue. 
Era sicura Crystal che una settimana di tortura ai fini di apparire come la famiglia perfetta non sarebbe mai stara piacevole per lei. Aveva già deciso cosa avrebbe fatto della sua vacanza la giovane, libri alla mano avrebbe studiato e tanto. Gli incantesimi che insegnava il professor Vitious erano esaltanti e stimolanti e sicuramente sarebbero valsi più di una festa, alla fine suo padre non poteva che restare contento dei suoi voti alti. 
Quando fu il momento con Hellen che era ormai diventata la sua più cara amica, baule alla mano con tutti gli altri studenti si era recata verso la stazione di Hogsmeade dove l'espresso avrebbe riportato tutti a Londra.
"Se resti con me nessuno si sederà con te sul treno Crystal." Disse Hellen all'amica appena salirono a bordo.
"Temo mia cara che il problema sono io e non tu." Ammise la bionda alla compagna, per quanto Hellen fosse povera non era una Lestrange e aveva notato che oltre lei a scuola frequentava anche altri ragazzi e ragazze. "Se vuoi raggiungere Christopher Blunt e Hannah Jordan puoi andare, non ne avrò a male." 
Lei scosse la testa dolcemente. "Può essere che ci raggiungeranno qui." 
Crystal sorrise all'amica e insieme le due issarono i loro bauli sugli appositi spazi, la porta della loro cabina si aprì proprio nel momento stesso in cui si sedettero, Lily Evans, Mary McDonnell e Severus Piton entrarono.
"Ciao ragazze, possiamo sederci qui con voi?" Chiese Lily con un sorriso. 
Crystal non seppe rifiutarsi all'amica, ma al contrario fu Hellen a rispondere.
"Certo, c'è posto per tutti." Disse la giovane.
Crystal guardò l'amica con sguardo diverso, da quando erano ad Hogwarts mostrava più sicurezza di se e la invidiava. Hellen accettava sempre la compagnia dei più grandi quando si apportavano a loro, affermava che era positivo e che gli altri così le avrebbero guardate con occhio meno critico.
Il problema era che mentre Hellen voleva questo, Crystal non voleva essere guardata da nessuno: non attirare l'attenzione! Le parole e gli avvertimenti di sua madre erano sempre presenti nella sua testa e doveva seguirli. 
"Allora Cry come va?" Chiese Lily Evans alla bionda. "Scommetto che non vedi l'ora di rientrare a casa, anche io sono trepidante. Mio padre ultimamente è stato poco bene." Disse la rossa.
Crystal fece un verso non proprio felice. "Mi dispiace molto per tuo padre, siete molto legati?" Chiese omettendo di rispondere alla rossa.
Lei annuì. "Sì con i miei genitori siamo molto legati e loro sono così fieri che io frequenti Hogwarts." 
"Sicuramente saranno felici anche del fatto che sei la migliore della scuola." Precisò Crystal. 
Lily annuì per poi indicare Severus. "Anche Sev è bravissimo e poi ho sentito che tra di noi c'è un'altra abile pozionista." Disse complice la giovane.
Crystal fece una smorfia. "Forse dovrei rendere di meno." Così sarebbe passata inosservata. "Io sono avvantaggiata solo perché mia madre mi ha insegnato alle arti delle pozioni ancora bambina." 
"Sembra interessante, potremmo scambiarci delle opinioni e dei consigli allora. Io amo le pozioni, credo si capisca che è la mia materia preferita." Rispose eccitata Lily.
"Tutte sembrano le tue materie preferite." Ironizzò Mary con l'amica.
Tutti tranne Severus presero a ridere, sembrava non essere a proprio agio e Crystal poteva comprenderlo, sapeva come ci si sentiva. Forse poteva dargli una possibilità Crystal, in fondo era amico di Lily Evans quindi  non era come tanti serpeverde che seguivano la magia oscura. 
"Potremo organizzarci qualche volta a studiare pozioni, ti va di venire anche tu Severus?" Propose la bionda. 
Il ragazzo dai capelli neri e il naso aquilino emise un paio di suoni incomprensibili. Lily al suo posto batté le mani eccitata e poi prese una mano alla ragazza e una al ragazzo. "Sarebbe fantastico, non trovi anche tu Sev? Potremo vederci durante le vacanze natalizie, cosa ne pensi Cry?" 
La giovane Lestrange la guardò titubante, suo padre non la faceva mai uscire, era libera solo quando sua nonna andava a prenderla e la portava a casa sua. Spiegò quindi la situazione a Lily e Severus poi sospirò.
"Semmai andrò dalla nonna vediamo se riusciamo a organizzarci." Disse infine.
Lily si intristì a quelle notizie però subito sorrise alla ragazzina. 
"Scusami la proposta, effettivamente tutti noi siamo ancora troppo piccoli per avere la libertà di muoverci." Disse la rossa cercando di andarle incontro.
Crystal scosse la testa. "Tu hai già quattordici anni Lily." Disse comprendendo che non era quello il problema bensì la sua famiglia. 
"In realtà li compio il mese prossimo. Potremo fare una festa nella nostra sala comune oppure nel dormitorio, cosa ne pensate ragazze?" Chiese euforica Lily, le ragazze ovviamente eccitate accettarono l'idea di quella festa.
Crystal in cuor suo era contentissima, non aveva mai partecipato ad una festa di quelle vere e finalmente poteva parteciparvi. 
Con la premessa che tutto andava bene e che da quando era ad Hogwarts fosse più felice Crystal scese dall'espresso raggiungendo la madre che l'aspettava trepidante.
Non fece caso al viso scuro del padre, perché alla fine lui era sempre così. Scorbutico e corrucciato nei suoi confronti, era sicura di averlo deluso scoprendo che era una Grifondoro. Ma non pensava ne facesse un problema, in fondo per lui ella non era che una persona inutile, un'onta nella sua famiglia perfetta. 
Così una volta giunti a casa fu sorpresa che ad accoglierla suo padre le puntò contro la bacchetta lanciandole un rapido cruccio. 
Non se lo aspettava Crystal il dolore che stava provando da dentro, si sentì convergere i muscoli e le budella mescolarsi, la ragione per un attimo la abbandonò per il dolore che stava provando, e le urla, erano forti e tremende e temeva fossero le sue. 
"FERMATI... LASCIALA!" Dicevano, gli occhi di Crystal erano spalancati dal terrore, si sentiva tremare tutta e comprese che non era le a urlare, bensì sua madre che disperata si era frapposta tra lei e il padre. 
"UNA VERGOGNA COMPLETA! MIA FIGLIA, L'UNICA DISCENDENTE DEI LESTRANGE GRIFONDORO! GRIFONDORO! CRU..."
"FERMATIII..." pianse Ifigenia stringendo il corpo tremante della bambina. 
"Via! Non la voglio in casa mia, mandala da tua madre. Ovunque ma non qui!" Ordinò Rudyard alla moglie che rapida chiamò Tipsy l'elfa domestica di sua figlia. 
"Portala a Redbridge da mia madre, vi raggiungerò appena posso." L'elfa osservò la sua bella padroncina e senza indugiare obbedì intanto che la signora si rivolgeva alla signora. 
"Non devi... non devi toccare nostra figlia Rudyard, non farle mai più ciò che fai a me!" Lo minacciò la donna una volta che fu sola con lui. 
L'uomo alzò la bacchetta fissando la moglie. "Tutto questo è colpa tua che le hai messo in testa potesse fare ciò che voleva, tua che l'hai messa al mondo invece di mio figlio... CRUCCIO!" Disse scagliandole contro la maledizione.

Tipsy si trasportò con la sua signorina in un'umile casa di Redbridge, Daphne Prewet era seduta sulla sua poltrona a fare qualcosa ai ferri quando giunse. Il fuoco era scoppiettante nel camino in muratura, ma la serenità di Daphne venne spezzata via dall'arrivo dell'elfa con in braccio la nipote. Lasciò i ferri e si riservò sulle due prendendo Crystal e mettendola sul divano? 
"Cosa è successo? Perché trema, ha la febbre?" Chiese toccandole la fronte che realmente scottava.
"Signor Rudyard ha crucciato lei... la mi signorina ha offeso signor Rudyard entrando a Grifondoro e ha punita, non vuole vedere più." Spiegò l'elfa. 
"Puntare il cruccio contro una bambina, quanto arriverà lontano la perfidia di quell'uomo." Affermò la donna andando a bagnare un panno per passarlo sulla fronte della nipote.
Grifondoro, sua nipote era stata smistata nella stessa casata del marito, il suo amato Ian. Ne era orgogliosa anche se era immensamente rammaricata per quello che Rudyard aveva fatto a quella povera ragazza, era un uomo senza pietà a colpire in quel modo la sua unica figlia, il sangue del proprio sangue.
Daphne cercò di non pensarci troppo, al contrario si prese cura della nipote che restò a letto con la febbre per due giorni. Sua figlia Ifigenia era passata a trovarla la sera stessa dell'arrivo di Crystal a Londra, per vedere come ella stesse. 
L'aveva informata che Rudyard non la voleva in giro per casa fino a quando non gli fosse passata la delusione e quindi Crystal avrebbe festeggiato lì con lei il Natale.
"Per una volta sarebbe libera di essere se stessa." Affermò Daphne per poi rivolgersi alla figlia. "E anche tu se restassi qui con noi."  
La figlia scosse la testa. "Sai che non posso, Rudyard ha organizzato tante serate in queste festività ed io dovrò essere presente." 
Come sempre, avrebbe voluto dire alla figlia. Ma omise di dare la sua opinione per non umiliarla ancora di più.
"Crystal è in buone mani, la accompagnerò io a King Kross quando sarà il momento, tu sta serena figlia mia." Le aveva detto.
Ed era stato così! Il giorno di Natale Crystal si era alzata ed avevano pranzato insieme. 
Daphne le aveva regalato in quell'occasione l'anello che suo marito Ian le aveva donato quando l'aveva chiesta in moglie, era d'oro con una pietra rossa.
"Tuo nonno Ian era Grifondoro, proprio come te." Disse alla nipote con aria malinconica.
"Com'è morto nonna? Non me lo hai mai detto." Chiese la giovane.
La greca aveva riservato alla nipote uno sguardo triste poi sospirando sussurrò. "Mangiamorte! Mio marito Ian si è messo contro di loro." Raccontò.
Crystal giocò con la minestra che le era rimasta nel piatto e scosse la testa. "Perché mi sembra sempre una verità per metà?" 
"Non ti piacerà sapere tutta la verità Crystal." Disse la donna.
"Credo di essere cresciuta dopo questo Natale." Affermò allora la ragazza. "Mio padre mi odia molto più di quello che sembrava, mi ha crucciata come cruccia mia madre. Se avesse potuto e non avesse rischiato uno scandalo mi avrebbe anche ucciso per il semplice fatto di essere entrata in Grifondoro. Credi davvero che ci sia di peggio nonna?" Chiese la giovane.
Daphne la guardò, quanta verità nelle parole di una giovane undicenne. Posò il cucchiaio e allontanò il suo piatto incrociando le mani di fronte a se sul tavolo, poi sospirò e guardò la figlia.
"Se è verità quella che vuoi Crystal, verità avrai." Le disse allora decisa la nonna prendendo i  piatti e portandoli al lavabo. Crystal si alzò e fece altrettanto aiutando la nonna a rassettare fino a quando ella non lanciò l'incantesimo di pulizia.
La donna tese la mano alla nipote e le sorrise. "Non c'è miglior modo di raccontare un ricordo che vederlo con i propri occhi." Disse prendendole la mano e portandola su nel sottotetto della sua abitazione.
Crystal non vi era mai stata, sia la madre che la nonna le avevano sempre detto che era pieno di cose vecchie che non servivano a nulla, per questo quando furono su si guardò intorno curiosa.
Osservando le scatole e i manufatti sparsi fino ad arrivare ad un portacatino in ferro battuto dove si trovava una ciotola quasi piatta per lavarsi. 
La nonna si fermò lì vicino intanto che la giovane si studiò le decorazioni in rune antiche della ciotola. La vide prendere un barattolo con dentro una formula gassosa e fece una domanda muta a sua nonna.
"Questo è la formula per il gas liquido dei pensieri. Se non lo mettiamo nel pensatoio sarà molto difficile vedere i pensieri del passato." La informò Daphne.
La giovane Grifondoro spalancò la bocca, vedere i pensieri? Si poteva fare? 
"Questo è un pensatoio Crystal ed è la mia eredità per te." 
"Nonna io non voglio che tu muoia, per me può restare qui per sempre." Disse la ragazza.
"Questo oggetto è preziosissimo e in mani sbagliate potrebbe risultare pericoloso." La iniziò l'anziana portando la bacchetta alla testa e lasciando uscire un filo d'argento che andò a depositare nel pensatoio, seguito poi a ruota da altri fili argentati.
"Per comprendere come siamo arrivati ad oggi Crystal dobbiamo andare un po' indietro nel tempo, a quando io e Ian ci siamo conosciuti." Disse a quel punto facendo vedere alla nipote come funzionava e mettendo la testa nel pensatoio.
Crystal la seguì a ruota e in un attimo si trovò catapultata su una spiaggia dall'aria satura, tutto intorno c'erano delle persone che sembravano divertirsi. L'aria salmastra e la sabbia bianca dava a pensare che non si trovassero sulle coste inglesi o scozzesi. Poco distante Crystal notò una coppia che si teneva per mano, stranamente la ragazza somigliava a sua madre anche se i colori erano diversi, capelli castani scuri e occhi azzurri.
"Quella sono io quasi cinquant'anni fa mia cara Crystal."  disse la nonna alle spalle della ragazza.
"Siamo tornati indietro nel tempo?" Chiese la giovane.
"Solo alla ricerca dei miei ricordi." Le sorrise la giovane. "Lui è Ian Macmillan... era giunto in Grecia durante il suo anno sabbatico prima di intraprendere la carriera al ministero della magia. Quando giunse qui a Santorini aveva già visitato Parigi, Roma, Vienna e tante altre città bellissime. Ma fu qui che si fermò!" Raccontò la donna avvicinandosi ai due.
"Mia cara Daphne... accetta di sposarmi ti prego!" Stava dicendo il ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri intanto che si inginocchiava al suo cospetto. "Saprò renderti onore, a Londra ho già una posizione che mi aspetta. Se accetti ti porterò via con me, i miei genitori sapranno amarti come ti amo io." 
"Sarebbe scandaloso venire via con te Ian, i miei genitori non me lo permetterebbero mai. Sono già anche promessa al figlio di Manos, la loro è una famiglia antichissima." 
"Non dirmi ti prego che acconsentirai al matrimonio Daphne. Non dirmi che ami questo Manos altrimenti potrò morire qui stesso." 
"Credi sia facile per me Ian, sei qui di passaggio e so che appena andrai via mi dimenticherai. Ma io realmente ti amo!" 
"Allora sposami Daphne, qui subito col consenso dei tuoi genitori. Anche io discendo da una nobile famiglia, non avranno nulla in contrario." 
"Oh Ian io... io..."
"Dì solo sì Daphne e affronterò io tutto e tutti." Disse fremente il giovane.
Ed ella capitolò accettando di sposare il giovane inglese.
La scena si spostò di un po', erano sempre sulla spiaggia questa volta al tramonto. 
Ian e Daphne erano di fronte a un celebrante parecchio anziano. Testimoni di quella cerimonia c'erano solo i genitori di entrambi i ragazzi e qualche cugino e parente di Daphne. I due stavano convolando a nozze sotto gli occhi commossi delle due madri.
Dopo le frasi di rito la madre di Daphne la abbracciò calorosamente in lacrime mentre suo padre tese la mano a Ian. 
"Ti affido la mia unica figlia, abbi cura di lei Ian. Altrimenti verrò a prenderti fino a Londra..."
La scena ancora si spostò, questa volta riconobbe il posto, era la casa della nonna. Al suo capezzale c'era la madre di Ian Macmillan che la spronava a spingere. Di lì a breve una bambina dai colori di Daphne urlò la sua nascita a tutta la casa.
Sophia Macmillan era venuta al mondo, la stessa scena si ripetette altre due volte, quando nacque Lawrence e poi quando Sophia a circa cinque anni stringeva una bella bambina dando il benvenuto a sua sorella Iphigenia. 
Era un susseguirsi di immagini, fino ad arrivare a due ragazze adulte e mature, Crystal riconobbe la madre, una orgogliosa corvonero che abbracciava Sophia adulta.
"Sono felicissima che tu e Gert abbiate deciso di passare le vacanze in Inghilterra, così potrò stare un po' con i miei nipoti." Diceva carezzando il ventre di Sophia e poi prendendo in braccio un bambino di forse due anni.
"Mi farai conoscere anche Julian vero?" Chiese Sophia.
La sorella bionda annuì. "Sì il nostro matrimonio è previsto per luglio subito dopo i MAGO ad Hogwarts." Rispose togliendo la tunica nera della scuola. 
"Sono così felice per te, ovviamente verremo anche per il matrimonio e quel giorno la piccola Irene sarà anche nata." La rincuorò la castana.
Crystal seguiva quei ricordi stranita, non aveva mai conosciuto la zia Sophia anche se ne aveva sentito parlare, mentre dello zio Lawrence non ne era proprio a conoscenza.
La scena si spostò ancora di qualche mese, Crystal riconobbe sua madre in uno splendido vestito da sposa color champagne e verde, sua sorella le era accanto orgogliosa mentre i suoi figli erano tenuti dai genitori di Daphne.
La giovane era pronta a sposare l'amore della sua vita. Il volte dell'amore e della gioia splendeva di speranza intanto che Ian andava a prendere la sua ultimogenita per portarla all'altare.
La cerimonia ebbe inizio in una angolo di paradiso, un piccolo giardino di Hide park decorato per l'occasione. Crystal potette vedere un bel giovane dai capelli castani e gli occhi azzurri stringerle la mani con tanto amore. 
Quindi sua madre aveva amato ed era stata amata. Pensò la piccola chiedendosi perché allora si era sposata con suo padre, la risposta arrivò da lì a breve a inizio cerimonia quando il cielo chiaro fu oscurato da nubi oscure.
"Giù le tue luride mani mezzo sangue dalla mia sposa Thomson." Intervenne una voce che scaraventò via lo sposo dall'altare con uno schiantesimo.
Appena lo vide Crystal lo riconobbe, quello era suo padre, cosa ci faceva lì a rovinare un momento così bello. 
"Julian!?" Urlò Iphigenia andando incontro al suo sposo.
"Non avvicinarti a lui Iphigenia se vuoi salva la vita!" Minacciò Rudyard.
"Ti ho rifiutato Rudyard, non ti voglio come sposo e non sono intenzionata ad accogliere le tue richieste. Vai via!" Gli disse sua madre furente.
"Stai sicura che se non sarai mia, non sarà di certo questo lurido mezzo sangue ad averti." Urlò l'uomo alzando la bacchetta per puntarla contro lo sposo. "Avada Kedavra!" Annunciò intanto che un lampo verde si riservava su di lui. 
"No... NOOOOOO!" Urlò Iphigenia intanto che tutto intorno giungevano tante urla, i più degli ospiti nello stesso momento sparirono smaterializzandosi, mentre i babbani scappavano non capendo cosa stesse accadendo.
Crystal era gelata al suo posto accanto alla nonna che intanto le stringeva la mano sulla spalla. Si voltò verso la nonna che poté notare la giovane, stava piangendo.
"Bastardo di un Lestrange, non otterrai con la forza e con le minacce ciò che chiedi. Devi stare lontano da mia figlia subito." Disse Ian brandendo la sua bacchetta contro Rudyard.
Il mangiamorte sorrise sadico, la sua risata si alzava nell'aria ormai gelida. I suoi amici Antonin Dolohov e Giorgius Rowle dietro di lui capitolarono ridendo anch'essi.
"Avrò la tua figlia purosangue che tu lo voglia o no vecchio." 
"Giammai!" Lo sfidò Ian
Alche Rudyard lanciò di nuovo l'Avada Kedavra. Ma lesto il nonno non si fece cogliere impreparato e rispose con uno stupeficium, la lotta era impari fino a quando un secondo lampo verde non si aggiunse al primo.
Dolohov aveva dato il colpo di grazia al nonno uccidendolo sul colpo.
Tutto intorno grida di dolore si alzarono nell'aria, una Daphne più giovane si riservò sul marito insieme alla figlia ormai non più sposa. 
Entrambe le donne puntarono lo sguardo umido di odio sul Lestrange.
"Come hai osato!" Pianse Daphne.
"Non ti sposerò, credi davvero che io possa farlo dopo che hai ucciso il mio amore e mio padre." Pianse fiera Iphigenia.
"Sei tu a non aver capito nulla Iphigenia, tu mi sposerai e farai come dico io." La informò cinico Rudyard. "Mi darai un figlio di discendenza pura e mi obbedirai come una sposa fedele." 
Iphigenia tremò intanto che Daphne cinse le sue spalle per rassicurarla. "Mia figlia non si abbasserà mai a farti da schiava." 
"Staremo a vedere... saluta il fratellino Iphigenia." Ghignò Rudyard puntando lesto la bacchetta contro Lawrence e colpendolo con un fascio verde. La giovane e sua nonna ripresero ad urlare disperate.
"Chi è il prossimo? Tua sorella Iphigenia? Oppure i tuoi nipoti? Aspetta... il marito di tua sorella o meglio tua madre!" Concluse puntando la bacchetta su una Daphne che disperata si era lasciata scivolare vicino al corpo inerme del suo unico figlio maschio. "Lawrence... Lawrence..." lo chiamava, ma lui non rispondeva.
"Fermati, non puoi farlo sul serio! Non puoi essere senza cuore!" Pianse Iphigenia. 
"Sono nato senza cuore... sposami adesso." Le ordinò.
"Non posso!" Urlò lei. "Non con il lutto per la mia famiglia. Ma lo farò...." si arrese lei. "Non uccidere mia madre o i miei parenti ti scongiuro." Lo supplicò Iphigenia. 
"E darti modo di scappare con tua sorella in mezzo sai cacciatori di vampiri. Giammai! Mi sposerai adesso e verrai via con me subito." Ordinò il Lestrange. "Sono sicuro che il buon celebrante sarà contento di procedere nella cerimonia vero?" Disse sardonico il moro puntando la bacchetta all'anziano parroco. 
"Perché?" Intervenne Sophia, il figlio di due anni coperto dal suo corpo in difesa di qualsiasi attacco. "Perché ci stai facendo questo?" Pianse disperatamente. Lui era un mangianorte e per giunta poteva avere l'età di Ian o giù di lì.
"Perché siete di sangue puro ed il vostro sangue è per metà greco, discendenza magica e pura greca. Perfetta per poter creare una nuova stirpe di Lestrange non più sterile come quella delle ultime generazioni." Spiegò l'uomo. "Adesso tu facci firmare le carte del matrimonio ed io risparmierò la vita a tutti voi. Una grazia per questo grande giorno." Prese Iphigenia per il mento e glielo strinse con violenza. "Vero Iphigenia!?" La minacciò ancora.
Al che lei in lacrime non parlò ma annuì diventando quello stesso giorno sia vedova che sposa. 
Crystal stava asciugando il viso di lacrime calde intanto che la scena si spostava di nuovo. Erano al palazzo Lestrange, sua nonna era ai piedi del letto di sua madre, le due piangevano.
"Devi dargli almeno un figlio!" Diceva Daphne.
"Come posso farlo e creare un altro mostro come lui?" Chiese la donna bionda. 
"Ti ucciderà se non gli darai un figlio. Fagli vedere che non sei sterile poi dopo la nascita del tuo primogenito fermiamo la sua prole." Si raccomandò Daphne.
"Come posso fare?" La bionda sollevò lo sguardo sulla madre. "Un distillato di morte!" Annunciò 
La donna annuì. "Modificherò la formula, ci lavoriamo su Iphigenia io e te così da far morire i tuoi prossimi figli prima della nascita." 
Al che la donna annuì iniziando a piangere di nuovo. "Che mi perdonino per il male che sto per fare a chi nascerà e a chi non vivrà." 
Ed ecco che la scena si spostava nuovamente. Iphigenia stremata aveva appena portato alla luce il suo primogenito, appena questi urlò Rudyard soddisfatto si fece passare il figlio.
"Avete una figlia bellissima signore." Annunciò l'elfa domestica porgendogli la figlia.
Rudyard cambiò espressione a quell'affermazione per poi guardare l'infante tutto sporco di sangue. La pelle chiarissima, gli occhi azzurri e i capelli biondi scuro ricordavano tanto Iphigenia e quella era una femmina non un maschio. 
Urlando di disprezzo inveì contro la moglie e disconobbe la figlia seduta stante. Non se ne faceva nulla di una femmina.
La scena si spostò un ultima volta, Daphne e Iphigenia erano nella stanza della ragazza. 
Crystal ormai aveva cinque anni e spazzolava una bambola in silenzio. 
"Sei spossata, hai già partorito tre figli morti. Ancora non si è arreso?" Chiese Daphne.
La madre di Crystal scosse la testa. "Suo padre Rudyard ha detto che c'è un problema e si interverrà per altre strade." Disse piangendo. 
"Se la prenda un'altra donna." Disse allora fiera Daphne.
Al che Iphigenia scoppiò a piangere. "È venuto a giacere con me. Ed ha detto che se non andrà sarà poi il turno di Rodolphus che è abbastanza grande per farlo... sono talmente sporca madre mia... cosa posso fare, come posso uscire da questo inferno. È questo il peccato da pagare per aver ucciso i miei figli e condannato la mia unica figlia a un destino identico al mio." Pianse disperata.
Daphne abbracciò la figlia e la coccolò. "Una pozione di sterilizzazione per te e un piano di fuga per Crystal, questo è ciò su cui dobbiamo lavorare. Rudyard senior è vecchio non potrà averti messo incinta per concepire i suoi tre figli ci ha messo anni." Ci tenne a precisare ricordandole che quindici anni di differenza tra Rudyard e i fratelli minori dovevano avere una spiegazione. "Rodolphus è invece giovane, deviarlo su giovani più allettanti sarà una soluzione..." Concluse Daphne e nel frattempo la sua figura si sbiadiva portando via con se tutti i ricordi.
Daphne non cercò lo sguardo della nipote, ma con un cenno della mano le fece comprendere che avevano finito. 
Una volta fuori Crystal fu accolta dall'asma per il troppo pianto. Non si ricordava il nonno paterno, per fortuna era morto ma tutte quelle crudeltà erano state per il suo cuore innocente una stilettata. Credeva sua madre venisse solo crucciata ed invece no! Avevano anche abusato di lei e quello sarebbe stato il suo stesso destino come unica discendente dei Lestrange. Quanto avrebbe voluto Crystal essere figlia di Julian Thomson, purtroppo sapeva che la realtà era diversa, lei era figlia di Rudyard Lestrange.
Daphne andò ad abbracciare la nipote e cercò di calmarla ma invano, Crystal era in preda ad una crisi a buon ragione. 
"Perché? Perché insistere tanto?" Pianse tra le braccia dell'anziana. "Un figlio solo non bastava?" Chiese disperata.
"I Lestrange sono sterili di natura tesoro. Vedi neanche Bellatrix è ancora uscita incinta e non lo sarà tanto facilmente." Raccontò Daphne. "Rudyard è un caso a parte, come lo fu Corvus IV, riescono a portare poco avanti la loro discendenza. Questo solo perché si sono uniti a maghi purosangue non del tutto inglesi, Laurena Kama ad esempio discendeva da un'antica famiglia senegalese. Per questo Corvus IV mise un sigillo sull'eredità dei Lestrange alla morte di sua figlia Leta. Solo la terza discendenza purosangue potrà ereditare Lestrange Manor e i suoi beni e tutte le altre proprietà. Tu Crystal al momento sei la seconda discendenza e un tuo figlio consentirebbe a tuo padre e ai suoi fratelli di impossessarsi del palazzo. Un figlio maschio consentirebbe loro di portare avanti il nome invece e sicuramente lo crescerebbero a loro immagine e somiglianza insegnandolo alle arti oscure." 
"Mi costringeranno ad un matrimonio già deciso quindi." Disse Crystal in lacrime.
La nonna annuì. "Per questo tua madre ti chiede di passare inosservata, meno sanno di te gli amici di tuo padre meglio è." 
"Perché? Volevo essere libera almeno ad Hogwarts... iniziavo a farmi degli amici." Raccontò la giovane.
"Sei in Grifondoro no? Sono sicura che gli amici che conoscerai saranno fidati, nonostante Julian Thomson fosse un tasso rosso figlia mia, ti consiglio di muoverti solo tra i grifoni e di farti una cerchia fidata. Io e tua madre vogliamo liberarti dai Lestrange ma adesso sei piccola e per farlo abbiamo bisogno di persone fidate, come Tipsy che darebbe la vita per te e tua madre." Raccontò Daphne. "Per ora continua a mantenere un profilo basso tesoro mio." 
La piccola annuì per poi asciugarsi le lacrime depressa, era figlia di un assassino. L'assassino che aveva ucciso suo nonno e il grande amore di sua madre, uno zio mai conosciuto e chissà quanta altra gente. Tutto in nome di un'ideale che lei non approvava, un uomo che non si era fatto scrupoli dal cruciarla solo perché Grifondoro. 
"Non sarà il primo e l'ultimo crucio vero?" Chiese la giovane.
"Temo di no figlia mia. Ma non potrà ucciderti, non fino a quando gli servirai." Disse la donna.
"Dovevamo festeggiare il compleanno di Lily al rientro ad Hogwarts, dovevamo incontrarci e sperimentare le nostre conoscenze in pozioni." Disse mettendo la testa tra le gambe per nascondere altre lacrime, tutti i suoi progetti per il futuro erano stati solo sogni.
"Chi è Lily?" Chiese sua nonna.
"La più talentosa tra i maghi del suo anno e non. Horace Lumacorno la porta sempre come esempio anche se è una nata babbana." Raccontò la giovane.
"Mi dici che è una nata babbana?" Chiese Daphne e la giovane annuì. Al che Daphne le sorrise. "Se stanno così le cose potremo invitare Lily per un the, tuo padre ti ha lasciato a me tutte le vacanze e Lily sembra una persona fidata. Raccontami Crystal di tutti gli amici che hai conosciuto ad Hogwarts."
E Crystal lo fece! Raccontò a sua nonna di Lily e Mary, della gentilezza di Remus Lupin, del suo bel rapporto con Hellen, di Alice e Frank. Di come trovasse altezzosa Winona e del rapporto con la sua amica Jenny che sembrava non voler decollare. Ammise anche con la nonna che sembrava Jenny la temesse e non ne capiva il motivo. Parlò ancora di Horace Lumacorno, Vitious e la Mcgrannit...
A fine serata la ragazza era rinfrancata e di buon umore. Non aveva dimenticato ciò che aveva visto nel pensatoio, lo aveva anzi tenuto segregato nel suo cuore come lo era il pensatoio su in soffitta. Ma c'era ed era vivido e intenso. 
A fine serata sua nonna l'aveva invitata a scrivere degli auguri alle sue nuove amiche e invitarle a casa per un the. Scritti i biglietti le due mandarono il gufo alle ragazze, sua nonna era stata categorica su chi invitare, i ragazzi erano esclusi dal loro the come anche Winona, chi trattava sua nipote come un essere insignificante non era accetto. 
Al contrario invitò Jenny facendo capire alla nipote che la sua reticenza nei suoi confronti fosse proprio perché era una mezzosangue.
Durante il primo the Daphne con un piccolo compromesso senza far intendere le vere ragioni vincolò il gruppo di giovani ragazze ad un piccolo segreto. Nessuno doveva sapere di quei loro incontri poiché quello era un club di pozionisti per passione e non scolastico. 
Crystal ammirava sempre di più sua nonna che con la sua presenza raccontava a lei e le sue amiche dei suoi anni ad Arcadia, completava la loro istruzione con incantesimi e pozioni nuove che ad Hogwarts non erano contemplati nei libri ed aprì la loro mente a nuove scoperte. Sua nonna era rimasta incantata da Lily che voleva apprendere tutto sulle pozioni e dalla stessa Jenny che era curiosa alla storia di Arcadia e quella della magia in generale. 
Nonostante i tanti anni di differenza Daphne Macmillan riuscì ad inserirsi in quel piccolo gruppo di undicenni e tredicenni e diede anche dei suggerimenti sull'organizzazione del compleanno di Lily.
"Festeggiatelo in sala comune, vi manderò una torta per festeggiare e soffiare delle candeline." Le organizzò Daphne. "Poi ballate, alle feste si balla e soprattutto divertitevi. Quelli della scuola saranno tempi che non torneranno più." Diceva loro che come spugne anelavano alle parole di Daphne. 
Quel loro idillio fu spezzato solo dall'intervento di Jenny che chiese di invitare anche Winona al prossimo incontro. 
"Crystal dice che la Flynt sia restia a stare con le ragazze più piccole di lei." Aveva giustificato la nipote Daphne.
Jenny arrossì annuendo. "È vero, però alla fine resta con noi."
"Altrimenti resterebbe sola." Ci tenne a precisare Alice per poi rivolgersi a Daphne. "Comunque il prossimo incontro non sappiamo quando ci sarà, tra due giorni riprende la scuola mentre le prossime vacanze sarebbero in estate. Credo saremo tutti via quindi non ci incontreremo facilmente, allora decideremo. Vero signora Macmillan?" Chiese Alice.
La donna annuì, aveva già capito come funzionava quel gruppo. Chi lo teneva unito come collante, Alice. Chi era più materno e incline a proteggere il prossimo come Lily, chi era impaurito e reticente, ma fedele ai suoi amici come Jenny, chi sfidava tutti nonostante non fosse approvato, chi perché povero come Helen, chi perché nata babbana come Mary. Poi c'era Crystal che era colei che cercava un amico sincero e puro che stava insinuandosi per trovare il suo posto. 
Daphne era sicura che sua nipote sarebbe riuscita a trovare quel posto speciale in quel gruppo di ragazze e non poteva che esserne felice.

Al rientro a scuola Crystal fu sommersa dalla scuola e dagli impegni scolastici. Di comune accordo con Daphne avevano deciso che avrebbe reso di meno in pozioni così da non avere troppo le attenzioni di Lumacorno su di se. A Lily che sapeva quanto ella fosse brava in campo disse che voleva apprendere dal professore e non eccellere, per questo aveva deciso così. 
A fine gennaio come previsto festeggiarono il compleanno di Lily nella sala comune, la torta mandata da Daphne era buonissima e tra i presenti festeggiarono anche Winona, Frank e il suo amico Joe, Remus che era stato invitato da Crystal e qualche altra amica di Lily. 
Divisero però la torta per tutti i membri di Grifondoro e quando fu ora le ragazze conclusero i festeggiamenti nel dormitorio di Lily dove presero a ballare e vezzeggiarsi. 
Gennaio e febbraio trascorsero così rapidi, arrivò la primavera e con essa la Pasqua. In quell'occasione Crystal quando tornò a casa restò a palazzo Lestrange a sorbirsi i pranzi con  tutta la famiglia e le chiacchiere che Bellatrix faceva sui progetti futuri. Tutti contro i mezzo sangue e su Silente che con quei maghi finti stava rovinando il loro mondo magico. 
Crystal non proferì mai alcuna parola, ma iniziò a farsi un quadro generale della situazione. Durante il periodo pasquale decise di imbruttirsi ancora di più, con una pozione trasformó i suoi capelli biondo castani tenuti sempre legati in un più anonimo color topo. Gli occhiali da presbite che portava da una montatura leggera li cambiò in una più pesante sia alla vista di altri che per lei che doveva tenerli. La montatura nera le copriva il viso fin sotto le palpebre facendolo scomparire il viso quasi del tutto. 
Così ottenne il risultato sperato ed al rientro ad Hogwarts i pochi studenti che l'avevano notata si erano dileguati. A lei poco importava visto che il suo interesse era quello di studiare ed eccellere negli esami così da non dare occasione a Rudyard di poterla cruciare.
Intanto la sua amicizia con le ragazze e con Remus cresceva sempre di più e quello concluso per Crystal alla fine si potette considerare un anno fruttuoso. 
L'estate partì per la prima volta per l'Italia, la nonna Daphne aveva ereditato da sua madre la casa che avevano a Gallipoli e visto la cagionevole salute di Iphigenia erano partiti tutti per trascorrere lì i due mesi estivi che sarebbero seguiti. 
Nonostante lo scontento di Rudyard a vivere in un posto così caldo e afoso trascorsero del bel tempo, sua madre si riprese un po', del resto dei Lestrange non c'era ombra e anche suo padre dopo meno di due settimane era tornato in Inghilterra. Crystal scoprì le sue origini materne, la nonna Daphne era infatti figlia di un mago greco e una maga italiana. Le confidò anche che avevano un'altra casa in Grecia e che aveva già messo nero su bianco che la prima casa, quella dove si trovavaano in quel momento, sarebbe appartenuta a Sophia la sua figlia maggiore, mentre la seconda apparteneva a Iphigenia. "Ti porterò anche lì, prima voglio essere sicura che tuo padre non ne scopra l'esistenza." le aveva detto Daphne. 
Con queste premesse e nuove scoperte Crystal iniziò il secondo anno ad Hogwarts con tante nuove speranze.

 

   
 
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