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Autore: NyxTNeko    09/08/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Sulle colline vicino Tolone

Napoleone, per nulla scoraggiato dall'opposizione netta del generale Carteaux e dall'indifferenza dei suoi superiori, era intenzionato più che mai ad agire di testa propria. Non era la prima volta che lo faceva e non sarebbe stato di certo l'ultima, ricordava ancora ciò che aveva fatto in Sardegna, quando aveva voluto dare l'ultima possibilità a Paoli. Aveva spesso e volentieri ignorato la scala gerarchica dell'esercito, a quel punto, constatando l'incresciosa questione, lo fece più che volentieri.

Poteva comportarsi come credeva poiché era certo della riuscita del suo piano, era l'unico modo che conosceva per riprendere la città e cacciare a gambe levate quei maledetti inglesi "Quando la smetteranno di intromettersi nelle nostre faccende come se fossero i protettori della gustizia e dei popoli, questi bottegai?!" si diceva irritato. Era possibile che dovesse ritrovarseli davanti ovunque andasse?! Prima in Corsica, ora direttamente in Francia, erano insopportabili e odiosi, con quella loro aria di superiorità velatamente ipocrita.

Sapeva benissimo che gli inglesi erano mossi solamente dal proprio ed esclusivo interesse, perché ambivano al dominio del Continente, se non addirittura del mondo, illudendo i popoli con cui entravano in contatto di aiutarli e di stabilire dei rapporti commerciali, tutelando le loro tradizioni. "Quelli semmai erano i Romani". Tuttavia i britannici non potevano prevedere che c'era qualcuno che li avrebbe ostacolati con qualsiasi mezzo.

Per questo era deciso ad attaccare immediatamente; durante le piovose e interminabili giornate precedenti, aveva rivisto nuovamente le carte, rifatto per l'ennesima volta i calcoli da zero, per assicurarsi della loro precisione. Una volta controllato il tutto, si decise a raggiungere finalmente il suo reggimento d'artiglieria, così da poter testare le sue reali condizioni e mettersi all'opera per renderla una macchina da guerra micidiale, inarrestabile, come si era promesso.

Lasciò l'accampamento ubicato ad Ollioules e, al galoppo, raggiunse le piccole e malridotte tende che vi erano lungo le colline che proteggevano la città portuale. Le piogge degli ultimi giorni non avevano apportato alcun miglioramento alle condizioni in cui versavano gli uomini che doveva guidare. Il fango, non del tutto indurito, rendeva assai difficoltoso qualsiasi spostamento di materiale bellico e di animali. Scese da cavallo, leggermente agitato, era meglio proseguire a piedi, in quei casi, pensò.

Nonostante ciò non si tirò indietro, né si scoraggiò, perciò avanzò lentamente fino alla tenda più vicina, dentro la quale trovò degli uomini baffuti, dalle uniformi quasi del tutto intatte, probabilmente erano ufficiali, alcuni molto più grandi di lui. Quando lo scorsero a loro volta, per prima cosa notarono la sua giovanissima età e il suo aspetto trasandato, scambiandolo per un loro sottoposto giunto lì da poco tempo - Il nuovo comandante dell'artiglieria non è ancora arrivato, ragazzo, se state cercando lui - emise uno di quelli ciondolando sulla sedia, annoiato, sbadigliava - Sempre se arriverà, ne dubito, sicuramente ci hanno abbandonato tutti al nostro destino... - si sedette composto solamente per stiracchiarsi pigramente.

"Come mai nessuno li ha avvertiti del mio arrivo?" Sì domandò curioso e stupito, cercando di non far trapelare la sorpresa che quel discorso gli aveva provocato. Poi capì, era stato sicuramente Carteaux a non riferire nulla, perché non si fidava di lui e del suo piano. Il generale sperava, quindi, che qualcuno lo rimuovesse dall'incarico, nominando altri ufficiali d'artiglieria, secondo lui, più inclini ad eseguire gli ordini - In realtà sarei io, strano che non vi abbiano avvertiti, ma sono arrivato quasi cinque giorni fa, potevo capire il disguido se fossi giunto quest'oggi - emise Napoleone mostrando loro le mostrine che indicavano il suo ruolo.

Quelli si guardarono in viso, increduli, incerti, e un po' preoccupati per le loro sorti e della Francia, si grattarono la testa mal incipriata, sospirando. Se il governo aveva mandato un ragazzo malaticcio a guidare l'artiglieria di Tolone significava che era arrivata la fine, sarebbero diventati carne da macello o addirittura prigionieri dei controrivoluzionari o alleati come si facevano chiamare i loro nemici.

Napoleone lesse l'ansia stampata sui loro volti, non poteva biasimarli: con un generale dell'esercito di quel livello, chiunque, soprattutto gli uomini comuni, ne uscivano scoraggiati. Cercò di mascherare anche la sua di agitazione, aveva una grande responsabilità e la flotta britannica spaventava anche il più coraggioso degli uomini. Ma Buonaparte non era dello stesso avviso, non aveva intenzione di mollare, era sicuro della vittoria, e stavolta non c'era ordine o autorità che potesse fermarlo.

- Non lo sappiamo questo comandante - riferì sempre lo stesso ufficiale di prima, facendo spallucce, accompagnato dai suoi compagni accanto a lui.

Il giovane corso intuì che l'aver scoperto l'identità, specialmente l'aspetto, del loro nuovo capo non li aveva rincuorati affatto, anzi, gli parevano più amareggiati di prima. Ancora una volta c'era gente che basava tutto sull'esteriorità di un individuo, iniziava ad essere stanco di dover dimostrare con la pratica le sue abilità. Possibile che non ci fosse nessuno che sapesse guardare all'essenza degli uomini, come lui, cogliendola al primo sguardo? - Non importa - sospirò infine il capitano, aggiustandosi alcuni ciuffi di capelli, poggiando sul tavolo il cappello che aveva sottobraccio - Adesso ciò che conta davvero è mettersi all'opera, subito! - emise allacciando le mani dietro la schiena.

- Vorremmo farlo, comandante - s'intromise un altro sottoufficiale, fino a quel momento rimasto zitto ad ascoltare e ad osservare quel ragazzo dall'aria irriquieta - Ma disponiamo di pochissimi cannoni e inoltre la fanghiglia non ci permette di muoverli adeguatamente, forse converrebbe aspettare qualche altro giorno - propose con grande prudenza. Perché quel giovane comandante aveva così tanta fretta? Avrebbero potuto evitare un'immediata disfatta, ritardandola di qualche giorno.

Napoleone già era a conoscenza dei pochi mezzi a disposizione, li aveva notati fin dal primo giorno in cui era arrivato lì, eppure quelle parole gli crearono un fastidio incredibile, gli sembravano le solite scuse che si usavano per ritardare le proprie mansioni. Prese una delle sedie che c'erano in quella tenda minuscola, si accomodò, poggiando le mani sul mento, ascoltandoli attentamente, sforzandosi di non far trasparire il suo disappunto, pur ribollendo dalla rabbia e dal desiderio di iniziare l'impresa - Dalle vostre parole mi pare di capire che non volete assolutamente passare alla storia come dei soldati valorosi o coraggiosi... - iniziò, senza alcun rimprovero esplicito.

Quelli si guardarono l'un l'altro, comprendendo in parte ciò che voleva dire il giovane comandante, molti di loro si erano arruolati per quel motivo, voler diventare immortali, altri lo avevano fatto perché costretti o per esigenza di denaro. Tuttavia, in quelle condizioni, come avrebbero potuto combattere contro dei nemici formidabili che sostavano al porto, pronti a distruggerli? Abbassarono la testa.

- Non ci volete nemmeno provare? - chiese retoricamente Buonaparte, dopo averli osservati in silenzio - Possibile che a voi basti una difficoltà per mollare tutto?! - aggiunse con più fervore, quasi rabbia - Dove sono finiti i francesi valorosi che hanno abbattuto la Bastiglia? Che si sono scontrati con il re in persona? Non possono essere svaniti così! Non lo credo, anzi, sono convinto che dentro di voi ci sia ancora quella forza, dovete solo buttarla fuori! - sperò, con quelle parole, di scuoterli un po', di dar loro fiducia.

Conosceva la forza degli uomini, che sapeva essere più potente di qualsiasi arma ideata dall'umanità e lui necessitava di quell'energia per realizzare ciò che desiderava per il bene suo e della nazione. Vide in loro accendersi una scintilla d'orgoglio, ma che durò pochi istanti, erano demotivati, avevano bisogno di prove concrete per ricredersi. Gliele avrebbe date, però cambiando i modi, doveva mostrarsi più severo con loro se voleva davvero ottenere qualcosa di concreto.

- Io sono il vostro nuovo comandante dell'artiglieria e anche se con pochi mezzi  dovete obbedirmi, che vi piaccia oppure no! - tuonò imperioso, balzando in piedi improvvisamente. Agli occhi degli ufficiali era mutato completamente, sia di atteggiamento, sia d'aspetto, più duro, più maturo di quanto non fosse qualche secondo prima - Sull'attenti! - gridò con il medesimo tono. I sottoposti, intimoriti, obbedirono e si misero in posizione in maniera perfetta, l'uno accanto all'altro, augurandosi di non aver sbagliato. Il capitano, scrutandoli uno per uno, con le mani allacciate dietro la schiena e il passo svelto, chiese loro nome e qualifica, poi assegnò il compito di recuperare, uomini, cannoni, polvere da sparo che avevano a disposizione e di rafforzare le trincee, che si stavano sfaldando, con altri sacchi di sabbia.

- La polvere da sparo è quasi esaurita, comandante... - provò a dire uno di quelli, spaventato. Rabbrividì al pensiero di una sua reazione fulminea, invece lo vide sempre controllato nella sua serietà.

- Lo so, cittadino - replicò subitamente Buonaparte, apprezzando il gesto di lealtà del sottoposto. Avrebbe potuto rispondere semplicemente di sì, invece aveva tenuto lo scrupolo di avvisarlo sulla carenza, seppur intimorito - Questa sarà una specie di addestramento, se così possiamo dire, ma un avvertimento per i nostri nemici a non prenderci sottogamba... - li lanciò un'occhiata rapida - Ora andate!

- Agli ordini, comandante! - e uscirono rapidamente, pronti ad eseguire. Napoleone poté rilassarsi e sorridere leggermente, non voleva arrivare fino a tanto, però si era reso che non avrebbe ottenuto niente di costruttivo con la sola comprensione. Soprattutto agli inizi e con uomini demoralizzati era necessario usare la durezza, per spronarli ed ottenere la disciplina militari.

Riprese la cartina e la studiò attentamente, siccome non poteva attaccare direttamente i due forti poiché sorvegliati dagli inglesi, aveva sicuramente e, solamente, la possibilità di lanciare qualche palla di cannone su di una collina che dominava la Rada piccola. Quel punto era troppo importante per recuperare il porto e non approfittarne, anche solo per prova, sarebbe stato un vero peccato - Chissà, magari Carteaux alla fine si ricrederà e deciderà di aiutarmi e di comportarsi da vero generale, non da sbruffone buono a nulla

Intanto all'esterno, gli ufficiali incaricati smuovevano il campo da cima a fondo, trasportando alacremente gli strumenti richiesti dal comandante nella zona fortificata, dove era stata costruita precedentemente la trincea "È arrivato di sicuro il comandante" ridacchiò un giovane sergente dall'aria sveglia, poggiato sul muretto di vimini intrecciati, aggiustandosi il tricorno sulla fronte "Finalmente si comincia a fare sul serio, non ne potevo più di stare a guardare, senza muovere un dito e a sorbirmi lamentele dalla mattina alla sera" entusiasta e bramoso di passare all'azione, a grandi passi, raggiunse gli ufficiali che si muovevano come macchine da guerra.

- Chi siete voi? - domandò uno di quelli nel vederlo avvicinarsi con tanta energia.

- Il sergente Andoche Junot, a disposizione vostra e del comandante dell'artiglieria! - si presentò l'aitante giovanotto, determinato e volenteroso.

- Ottimo, mi sembrate un tipo dalla parlantina facile e affabile, occupatevi di reclutare più uomini possibile e in fretta, a quanto pare il comandante ne vuole parecchi - imperò colui che, tra quelli, aveva la carica più elevata.

- Subito! - esclamò Junot che corse immediatamente tra le varie tende a smuovere quei pigroni con le buone e con le cattive.

Napoleone, intanto, sicuro del piano che avrebbe messo in atto, uscì anch'egli e controllò la situazione scrutandola dal cannocchiale, con aria compiaciuta e soddisfatta. "Bene, a quanto pare si stanno svegliando poco a poco, se continueranno così, tra non molto andrò a dare loro una mano, non voglio di certo passare per il classico comandante che impartisce ordini e basta, lo facciano pure quei caproni dei miei superiori, io in quanto comandante e uomo d'armi ho il dovere di sporcarmi le mani assieme ai miei uomini".

Ma non era il solo a tenere d'occhio i suoi sottoposti, c'erano i suoi ufficiali superiori, che allarmati dal movimento degli uomini tra le file dell'artiglieria, subodorarono che probabilmente il capitano Buonaparte stava operando in maniera indipendente. Avevano tentato di ostacolare l'attuazione del suo, secondo il loro parere, folle piano. Eppure non si era arreso, continuava imperterrito la sua missione. Tra i vari generali si iniziava a temere la sua volontà - ‎Fa sul serio il ragazzo, chi lo ferma più adesso - sussurrò allarmato Jean François Cornu de La Poype, all'orecchio del collega Carteaux grande sostenitore della 'politica' del generale pittore, il quale, al pari di lui, non vedeva di buon occhio quell'arrogantello dall'accento straniero. 

- ‎È uno dei tanti ufficiali che credono di aver trovato l'idea giusta - emise Carteaux, apparso al suo fianco che, a differenza del collega, era estremamente calmo - S'illude di aver risolto il problema, anche lui cederà alla fine, come tutti quelli che ci hanno provato - ridacchiò - Come può un ragazzo della sua età, privo di esperienza abbattere gli inglesi con quelle due misere batterie che recupererà? - In realtà quella spavalderia nascondeva l'angoscia per il successo del piano.

Buonaparte, dopo averli visti lavorare incessantemente, seppur borbottando e lamentandosi, quando arrivò da coloro che già considerava i suoi uomini, riscontrò un manipolo di circa trecento militari, pronti a pendere dalla sue labbra. Si sentiva così euforico, nell'intravedere quella flebile speranza animarli, e ad infondere in essi in piccolo segnale di responsabilità e di disciplina. Il cuore gli batteva forte, aveva paura quanto loro, ma la volontà di dare una piccola lezione agli inglesi vinceva ogni timore. Il suo occhio finì sui cannoni da 24 libbre che avevano trasportato con tanta lena e che erano già posizionati. Similmente ai suoi uomini erano sporchi di fango.

- Soldati, molti di voi avranno ancora delle titubanze circa la riuscita del piano ed è più che legittimo questo vostro dubbio, altri ancora invece si staranno chiedendo cosa ci fanno qui e magari vorrebbero tornare alle proprie case, a riabbracciare i propri cari - diceva ad ogni loro, parlandogli negli occhi, con pacatezza, la severità era scomparsa, il suo passo era più tranquillo del solito - E comprendo pure questo, persino io ho una famiglia a cui badare sapete, ma ora siete qui, assieme a me e potete rendere il vostro esempio eterno, il nostro nemico è temibile, ne sono al corrente, ma non è invincibile! Per questo non si può e non ci si deve arrendere ad esso senza aver lottato, la battaglia non sarà solamente vostra, starò al vostro fianco, a condividere con ciascuno di voi l'esito dell'attacco che stiamo per effettuare - disse infine sorridendo

Contagiati dal suo sorriso benevolo, e dal suo inaspettato buon umore, gli artiglieri ricambiarono il suo stato d'animo, quasi rinfrancati dalla fatica. Pur sapendo che la vera sfida sarebbe iniziata da quel momento. Dopo aver esposto ciò, con grande cuore e sincerità, il giovanissimo comandante Buonaparte sciolse le righe, si pose fra loro, e dettò le diverse altezze con le quali avrebbero dovuto lanciare le palle di piombo verso le navi inglesi e li aiutò con l'esempio e la parola ogniqualvolta sopraggiungevano difficoltà e stanchezza - Battezzo queste due batterie 'Battèrie de la Montagne' e 'Battèrie des Sans-Culottes', non disonoratele 


 

 

   
 
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