Capitolo 39
Il coraggio di ogni
giorno
( Stanotte
resta )
Uno sparuto gruppetto di Auror in divisa stava immobile, gli occhi puntati verso
l’alto.
Ognuno di essi ripeteva
mentalmente il breve testo inciso nella semplice e rigorosa pietra grigia.
Perché la follia non bruci più giovani
vite,
perché la lezione
imparata
non abbandoni
mai
le nostre
coscienze.
Ricordando coloro
–
maghi e babbani –
che ci hanno insegnato a lottare
donandoci con la loro
vita
un nuovo
domani.
“ Mi vengono i brividi ” stava sussurrando Ginny a Luna, quando Harry ed Hermione uscirono dall’enorme camino e li raggiunsero
nell’atrio del Ministero.
“ E’…maestosa. Tetra e maestosa ” osservò Seamus, cingendo da dietro la vita della sua compagna.
Convivevano da appena due mesi, una scelta che era il
loro punto fermo, una delle poche gioie in mezzo a tutto il dolore e alle
difficoltà di andare avanti.
Andare avanti…alternarsi tra i
periodi della loro vita “normale” e quelli che invece li vedevano viaggiatori
verso l’altra realtà, l’Inghilterra del passato. Il mondo del loro nemico, il luogo dal quale
continuavano a intrufolarsi nelle loro vite le
creature più oscure e ancora in gran parte sconosciute.
Per questo si alternavano tutti in quei brevi viaggi.
I primi erano stati Harry e Ron,
che avevano diviso il tempo della loro prima
permanenza ad Avalon tra la ricerca degli alberi sacri
che avevano donato loro le bacchette e i tentativi non meno incerti di
riappacificare totalmente i gemelli con Rebecca.
Rebecca se ne era andata
quella sera di metà gennaio, e non era stato difficile capire quale fosse stata
la sua meta.
Aveva seguito Taliesin,
Morgana e i due medi-maghi in procinto di partire con
Gwydion, per gli ultimi disperati tentativi di
curarlo ad Avalon, per cercare di annullare la
punizione che Yan aveva previsto per lui.
Ginny era rimasta sconvolta dalla reazione di Fred e George, incredula di
fronte alla loro freddezza…Lo sapeva, in realtà era solo una maschera per
celare il dolore…per andare oltre il loro orgoglio. Fatto era che a nessuno
della famiglia era riuscito di convincerli a fare loro
il primo passo per riunirsi a Rebecca.
Erano trascorsi quasi otto mesi.
Ad ogni ritorno degli Auror
e dei professori dall’Antica Britannia, Fred e George si erano scontrati
con l’orgoglio che impediva a Becky di tornare.
In questi mesi Ginny aveva
visto Rebecca poche volte, anche se aveva varcato spesso la soglia di Avalon, perché la ragazza si
dedicava anima e corpo a stare accanto a Gwydion e ad
addestrarsi sotto
Era davvero ben protetta, ciascun
mago e strega che era stato ospitato nella comunità dell’Isola si era
reso conto che - per difendere Becky e Gwydion – il Druido e i suoi Cavalieri, anche se privati
per sempre della forza di Excalibur, che non era più
stata trovata, non si risparmiavano di certo.
Questo però non annullava il pericolo che si stringeva
attorno a tutti loro, anzi…probabilmente attirava ancora di più l’attenzione
delle creature sfornate giorno dopo giorno da Yan.
Proprio la battaglia contro una
di quelle creature aveva chiarito la gravità della situazione. Ginny ne portava ancora il segno, oltre che il ricordo…che
già di per se sarebbe bastato a cambiarla. La
cicatrice che le scavava la gamba, e che aveva cambiato per sempre il suo modo
di camminare, era pronta a rinnovare l’orrore di quel ricordo…a rammentarle
l’odio che traboccava dai lineamenti distorti e mostruosi di quell’enorme uccello nero.
Ormai tra gli Auror veniva chiamato Titano del Cielo.
Era uno, solo uno degli esseri ormai avvistati anche
dai civili, anche dai babbani. Finora era il
peggiore, il più pericoloso. Non si sapeva quando
avrebbe attaccato, non si sapeva su quali città avrebbe imposto il suo funesto
battito d’ali.
Poteva accadere in ogni momento.
“ Ginny…ci sei? ”
La giovane donna si riscosse, salvata dall’angoscia
dei propri pensieri dalla voce di Seamus. “ Sì, andiamo dentro…la conferenza sta per iniziare. ”
“ Avete di fronte a voi solo un simbolo di ciò che
proveremo ad attuare in futuro. Questa semplice stele è stata eretta nel punto in cui un tempo
esisteva una statua enorme, qui…in questo anfitrione. Raffigurava un Mago, una
Strega, un Centauro e un Elfo domestico. ” Gli occhi chiari della McGrannitt si posarono sulla gente “importante” che animava
il Ministero in quel tiepido mattino di settembre. “ Non ho elencato a caso i
personaggi del monumento che tutti i maghi inglesi ricordano…perché l’ordine
che ho seguito è quello con il quale per secoli abbiamo creduto di dover
considerare i rapporti tra gli umani e le altre Creature Magiche. ”
Nell’immensa sala di accoglienza
del Ministero della Magia non erano presenti soltanto maghi, di ognuno dei
Paesi che aveva costituito
“ Questa statua andò distrutta agli inizi della
Seconda Guerra, la notte in cui Tom Riddle cercò di arrivare a conoscere
I maghi che conoscevano bene Harry
risero di gusto, i babbani lo guardarono con
curiosità…prima fra tutti
“ Non venne ricostruita,
quella statua, neppure dopo la morte di Riddle…il
mago oscuro che covava progetti di dominio assoluto, di eliminazione totale
delle persone di sangue sporco. ” Inspirò a fondo: “ Mezzosangue, li
chiamava…anzi, ci chiamava.
Perché secondo lui…secondo le famiglie di maghi che
davano importanza alla cosa, anche i McGrannitt sono
sempre stati mezzosangue. Alcuni maghi disprezzavano i loro
simili, così come molti maghi umani consideravano inferiori le altre
Creature Magiche.
“
Dentro di sé, pensava a Silente, e al suo ultimo dello contro Tom Riddle, alla sua decisione di proteggere soprattutto Harry dall’odio che Riddle aveva
instillato in lui, costringendolo a richiamare dal Velo le Ombre, mirando
all’appoggio di un demone molto più potente di quanto non fosse lui. Per
dominarli tutti quanti.
Yan aveva portato avanti un progetto diverso,
ma nato da un odio egualmente devastante. Anche
all’origine di quel progetto c’era un desiderio di vendetta…non più verso i babbani, questa volta verso i maghi…per placare la sua
rabbia verso la magia che gli aveva portato via l’affetto del padre.
Le debolezze dell’uomo avevano nutrito le peggiori
emozioni negative, veicolando il Male.
Era sempre stato così. Così sarebbe sempre stato…
Si poteva soltanto continuare a lottare.
Non solo contro le armi del
nemico…ma anche contro le proprie mancanze di uomini imperfetti.
In questo, pensava Minerva McGrannitt,
alcuni babbani si erano dimostrati più determinati e
coscienziosi di tanti maghi.
Pensò a Barbara, quella ragazzina che aveva scoperto
nella prigionia di esser stata tradita dalla sua stessa famiglia. Pensò alle
decine di babbani che erano morti
nei campi voluti dal Generale, soltanto per aver nascosto famiglie intere di
maghi, a volte senza esserne neppure parenti…fino a che avevano potuto.
Questa tenacia non avrebbe mai
potuto essere veramente onorata da un monumento. Ma se
questo fosse servito a far riflettere anche solo una persona…allora avrebbero
compiuto un primo passo.
Riprese: “ Una guerra è sempre e comunque
un fallimento. A causa di Voldemort sono morti – fino
a sette anni fa - centinaia di maghi…e altrettante persone che noi maghi chiamavamo babbani. ” si rivolse
alla Regina, con tono umile. “ Voi, le persone alle quali come Ministro voglio
chiedere perdono.
“ Perdoni la domanda ” si fece avanti un giornalista
della Gazzetta del Profeta, “ ma che ci dite delle persone che hanno servito il Generale e il mago oscuro di cui parlate?
E’ colpa di queste persone, secondo diverse voci, se ora dobbiamo difenderci da
Creature delle quali non sappiamo abbastanza, o meglio…nulla. ”
“ Meritano forse di essere ricordate? Questo monumento
vorrebbe essere anche per loro? ”
La strega incontrò gli sguardi di Molly
Weasley, Hagrid, Bill e Ginny. “ Lo stimato
giornalista qui presente si sta riferendo a due ragazzi, due studenti di Hogwarts, che mesi fa sono stati
catturati dal Generale. Mi sembra doveroso rispondere, doveroso soprattutto per
loro: posso dirvi che Gwydion
McCallister e Tamis Stevens sono stati costretti alla volontà di Yan, il mago del passato che ancora stiamo combattendo.
Dopo averli catturati ha soggiogato le loro menti in
modi che non lascerebbero scampo a nessuno dei presenti qui oggi. ”
“ Sono stati ricattati, intende…?
” chiese una reporter di un importante quotidiano babbano.
“ No, intendo costretti nel totale significato della
parola. ”
“ Non si trattava di maghi? ” insinuò il primo
giornalista intervenuto.
“ Adesso basta! ” tuonò Seamus,
indifferente alla stretta di mano con cui Ginny lo
invitava alla calma, “ Quei ragazzi avevano sedici e quindici anni! Non lascerò
che infanghiate i loro nome solo perché hanno avuto la
sfortuna di incappare nel progetto di quel mago e del suo alleato. ”
“ Seamus, calmati ” sussurrò
Hermione, mentre accarezzava la fronte di Maddy. “ Minerva…posso avere un attimo la parola? ”
“ Avremmo tutti bisogno di
scaricare le nostre frustrazioni, le nostre paure…su persone vive. Ci sono dei
responsabili, ma non sono quei due ragazzi. O meglio, nei fatti sono stati loro
a originare le prime delle creature oscure che sono
venute dal passato a infestare il nostro mondo…ma la vera fonte di quella magia
oscura è l’arma principale nelle mani di Yan. E’ il
Bacile al quale ha incatenato le menti prima del padre di Gwydion
e Daniel McCallister, poi del Signor Ollivander…rendendoli delle spie…poi i ragazzi stessi.
Il brusio crebbe.
“ Gwydion e suo fratello
Daniel furono rapiti nella Foresta Proibita che
circonda Hogwarts, ormai un anno fa. Pochissimo tempo
prima i loro fratellini erano stati tra i bambini presi in ostaggio a Tintagel, durante una gita della loro scuola. La famiglia
di questi ragazzi è stata bersagliata dalle attenzioni del Generale, e dal
primo momento abbiamo tentato di liberarli. Non sapevamo fino a che punto il
Generale volesse servirsi di loro. Quando
siamo arrivati a loro, non sapevamo che Yan aveva già
cominciato a trasformare Gwydion.
“ E Tamis…quando Tamis venne arrestata – e parlo di
arresto perché i due erano già riusciti a portare dalla loro parte diversi
ordini militari, che effettuavano vere e proprie retate – e portata di fronte
al Generale, scoprì quello che stava succedendo nel peggiore dei modi. Volete
conoscerlo…? Mi auguro di non dovervelo raccontare. ”
Hermione Granger fissava senza
esitazione gli occhi scuri del giornalista, che aveva smesso del tutto di
prendere appunti. “ Lei era legata a quei due ragazzi…Se è così, mi scusi. ” le disse.
L’Auror annuì, facendo poi
cenno al nuovo Ministro della Magia che non aveva più nulla da dire.
Minerva McGrannitt si
preparò ad altre domande. Quanto tempo era già durata
quella conferenza? Per quanto tempo ancora avrebbero dovuto
andare avanti ribattendo, difendendo quei poveri ragazzi da tali accuse?
* * *
Le cose non vanno mai come credi.
Un’altra
notte ti svegli e ti chiedi
se hai
sbagliato per quella promessa,
se hai mentito
per una carezza…
“ Rebecca…”
I piedi scalzi della messaggera si inseguivano
l’un l’altro in una corsa frenetica, lungo il sentiero che portava alla
casupola.
“
Rebecca! ”
Quando ebbe scostato la tenda di pelli di cervo, la
ragazza che le dava le spalle si voltò, interrompendo senza remore la sua
esercitazione nell’antica e più potente versione dell’incantesimo di appello.
La nuova bacchetta vibrava ancora tra le sue dita,
quando Rebecca riconobbe nel volto accaldato quello di Eilan.
“ Cos’è successo? ” chiese,
raggiunta da un terribile presentimento.
“ Gwydion…sta male. Devi venire.
”
Rebecca si sentì sul punto di svenire, e
nell’appoggiarsi alla parete di canne e fango della capanna si lasciò sfuggire
di mano la bacchetta. “ No, non è possibile! ” obiettò scioccamente. Gwydion aveva cominciato a riprendersi, Gwydion…stava meglio!
“ Devi venire, Rebecca. E’ stata Morgana a mandarmi
qui di corsa! ”
Rebecca raccolse la bacchetta e non perse altro tempo.
Le due partirono alla volta della Collina Sacra di Avalon, dove si trovavano gli alloggi del druido e delle
sacerdotesse, ma anche quelli dei maghi ospitati per l’addestramento.
“ Dov’è? ” domandò
quando si ritrovarono ai piedi della collina cerimoniale che conduceva
al Tor.
Sulle acque del lago, il solito
“letto” di nebbia che ancora non aveva smesso di inquietarla. Era come se quella nebbia stesse per esserle ficcata
a forza in gola, rendendole quasi impossibile deglutire.
Intravide alcune deboli fiamme, dietro gli stralci di
pelle che costituivano le porte di quelle piccole abitazioni.
Ancora a corto di fiato per la corsa
a rotta di collo, Eilan le indicò una casupola bassa
e rotonda, diversa da quella dove avrebbe dovuto trovarsi Gwydion. Quel trasferimento era davvero un pessimo segno.
“ Gwy-Gwydion? ”
Alla fine l’aveva tradita anche lui? Non capiva che
lei sarebbe morta, se le fosse successo di assistere ad un’altra delle sue
crisi? Perché le faceva questo, perché?
“ Gwydion? ”
Non ci fu risposta verbale. Un respiro assai flebile e
difficoltoso avrebbe dovuto essere una risposta sufficiente…se Rebecca avesse avuto la forza di accettarla.
Eilan era rimasta fuori, e quando ebbe varcato la soglia
dell’alloggio Rebecca ebbe la sensazione che ci fosse
qualcun altro all’interno, oltre a lei e a Gwydion. Ma fu lui ad attirare tutta la sua attenzione: lui, quel
corpo avvolto da due strati di pelle, eppure visibilmente percorso da brividi
di freddo.
Rebecca si avvicinò al basso giaciglio, e si acquattò
vicino al ragazzo fino a baciarne la fronte madida di sudore. Aveva gli occhi
chiusi, eppure le sue labbra si tesero in un sorriso dolcissimo, tutto per lei.
“ Cosa mi combini? ” tentò di
sdrammatizzare Becky. Ma la sensazione di averlo
abbandonato nel momento peggiore smorzò anche quella parvenza di allegria che era riuscita a racimolare chissà dove,
dentro di sé.
“ Non sgridarmi, ti prego…” si difese scherzosamente
lui.
Le faceva male guardarlo spegnersi, alla luce di quell’unica candela.
Gli passò il dorso della mano sulla guancia gelida. “
Per cosa dovrei sgridarti, non capisco? ”
“ Per loro…”
Rebecca si voltò con il cuore in gola, mentre le due
figure emergevano dall’ombra e torreggiavano malinconicamente su lei e Gwydion, gettandosi indietro i cappucci delle mantelle.
Fred e George.
“ Ciao, Becky ” esordì il
primo, occupandosi di rompere il ghiaccio.
C’era un intero iceberg da affondare…
Da mesi Rebecca sentiva soltanto le loro voci,
percependo momenti della loro vita attraverso i
contatti mentali con lo zio Harry e con Ron. Loro non erano mai venuti a cercare di parlarle. Non
l’avevano perdonata, non avevano più cercato un
dialogo per capire le sue ragioni. Non avevano appoggiato la sua scelta di
dedicarsi a Gwydion.
“ Perdonami, Becky ” mise le
mani avanti Gwydion, prevedendo la sua rabbia, figlia
dell’orgoglio. “ Non sapevo…ho dovuto andare, parlare
con loro. ”
“ Hai usato una Passaporta?
Hai viaggiato nelle condizioni in cui eri? ”
“ Becky, ti prego…ascolta
quello che vogliono dirti. ”
“ Gwydion, perché? Tu non
avresti nemmeno dovuto muoverti dal letto, non ancora! Avevi appena cominciato
a stare meglio…”
“ Becky, avevamo già parlato
di questo. Perché ti sei illusa che io potessi
guarire? Mi avevi promesso che…”
“ E’ vero, avevamo già parlato, e io ti avevo detto che tu non potevi pretendere che io mi arrendessi. E adesso…”
“ …E adesso potrai farmi
stare un po’ meglio, se mi concederai di spiegare... ” Gwydion
le sfiorò le maniche della tunica blu da sacerdotessa…o per lo meno, da novizia
agli inizi del suo addestramento. “ Da quando Daniel ed Excalibur
mi hanno riportato indietro, non ho fatto altro che
errori. Non avrei dovuto nasconderti quello che mi aveva detto Tamis, non avrei dovuto lasciare
che questo segreto ci allontanasse…Non avrei dovuto lasciare che tu mi
accompagnassi qui. ”
“ Gwydion, smettila! Non eri
tu a dover decidere per me! Io ho voluto partire per
starti vicino, io!…E non me ne pentirò mai. ”
“ Non devi pentirti di questo, Becky.
Io mi pento di aver permesso che tu ti allontanassi
ancora di più anche da Fred e George.
Sono la tua famiglia, Becky! ”
Dovette fermarsi a riprendere fiato. Faticava a
portare a termine le frasi, ormai.
“ Se anche avessi una vita
davanti a me, non potrei mai sostituirmi a loro! Tu hai bisogno di loro, e loro
hanno bisogno di te! Non voglio morire sapendo di
averti…”
“ Perché parli così? ”
“ Dannazione…guardati, Becky!
Non sei più stata la stessa dalla sera del litigio! Non saresti mai felice,
senza di loro! Io non ci sarò ancora per molto, non puoi giocarti tutto quello
che sei per vincolarti al tuo primo ragazzo. ”
“ E per convincermi di questo hai pensato bene di
affossare del tutto la tua salute?! ”
“ Becky, ora sei tu a farlo
stare male! ” osservò George.
Rebecca strinse le mani a pugno. “ Perché
non lasciate che io prenda le mie decisioni…anche a costo di sbagliare? ”
Cadde un pesante silenzio, presagio dei giorni che sarebbero seguiti. Giorni senza Gwydion.
“ Perché è così sbagliato che io voglia dedicarmi a
te…che voglia amarti fino in fondo? ”
“ E’ sbagliato che tu voglia annullarti per me. Ricordi
i tuoi sogni? Ricordi quello che dicevi di voler diventare? Non ne hai più
parlato. Non sei più stata la mia Rebecca. Io rivoglio
lei, non una gelida ed efficiente guaritrice…” sorrise, “ anche se è stato
piacevole essere accudito da lei. ”
Alcuni rumori alle sue spalle le suggerirono che Fred e George erano usciti dalla
casupola.
Presto ci sarebbe stata una lunga chiacchierata. Ma non adesso.
Guardò Gwydion: “ Insomma,
non ne faccio una giusta…”
“ Al contrario…” replicò lui, “ non immagini
nemmeno il bene che continui a farmi. E io invece ti sto
condannando. ”
“ Io resto con te, Gwydion. Comunque. ”
Per questo
viaggio ci vuole coraggio,
per questo amore
pieghiamo il destino
Ti resto
accanto su questo cammino,
però, ti prego,
tu dammi la mano…
“ Resto con te. Quindi
rassegnati ad avermi attorno ancora per molto. ”
“ Testarda cocciuta…Jordan ”
commentò Gwydion, accettando che lei gli si sdraiasse
acanto.
“ Jordan-Weasley ” precisò
Rebecca, posando la testa sulla sua spalla.
…Vieni con me
ti porterò
sopra i deserti
che ho scoperto con te
Vieni con me,
ti condurrò
per quegli
abissi dove mi perderei…
…
Ed io sarò una
regina,
sarò l’estate e
la nebbia di mattina
Sarò il tuo
miele,
sarò le tue vele
e per questo
ti chiedo: amami.
…
Le cose non
vanno mai come credi
il cuore è
pieno di lacrime rotte
il tempo è
ladro di cose mai dette
e so che
indietro mai più si ritorna.
Eppure ancora ti
resto vicino,
stanotte resta su
questo cuscino…
Era rimasto, anche se solo per poche ore.
Poche ore era durato il loro futuro insieme.
Gwydion se ne era andato all’alba,
dopo essersi donato a lei per l’ultima volta…dopo aver accettato da lei i doni
più grandi che potessero esistere dopo la vita: tutto il suo amore, tutta la
sua amicizia.
Rebecca aveva implorato al suo corpo un ultimo
contatto, un ultimo abbraccio. Dopo avergli chiuso le
palpebre, gli era rimasta accanto…indifferente al passare del tempo, al sorgere
del nuovo giorno.
Anche se – vedendola uscire dalla casa dei guaritori -
Eilan aveva accolto e asciugato le sue prime lacrime,
quindi probabilmente la notizia della morte di Gwydion
era già nota a tutti, gli altri membri della piccola comunità di Avalon rividero Rebecca solo al
tramonto, quando lei entrò nell’alloggio personale di Morgana, sicura di
trovarvi Fred e George.
Non si era sbagliata.
E non si era sbagliato Gwydion,
nell’interpretare il suo legame con i gemelli. Non si era lasciato ingannare dalla
fragile e fittizia felicità di cui Rebecca aveva
cercato di convincerlo.
Lontana da loro, Rebecca non era felice, non poteva
esserlo.
Far sì che anche lei se ne rendesse pienamente conto
era stato uno dei suoi ultimi, preziosissimi doni.
“ Mi dispiace ” riuscì a sussurrare Rebecca,
gettandosi tra le loro braccia.
“ Becky…” iniziò a dire Fred.
Come lei, si stava scoprendo all’improvviso povero di
parole.
“ Ci sei mancata ” fece George.
“ Mi dispiace. ”
“ Se ti conosciamo bene
quanto credo…e se conosciamo Gwydion, questa sera
dovrebbe essere successo qualcosa di speciale, no? ” le rispose lui. “ Dovresti
essere tutt’altro che dispiaciuta. ”
Rebecca pensò che…sì. Effettivamente Fred e George potevano dire di
conoscerla molto bene. Tanto bene che parlando di Gwydion al presente, come se lui fosse ancora con loro,
avevano trovato il modo più giusto per tenderle la mano e sollevarla dal
baratro.
“ Non ho fatto altro che deludervi…ultimamente.
”
Per tutta risposta, i due gemelli
rinsaldarono l’abbraccio.
“ Torniamo a casa, Becky?
” le chiese Fred.
Lei annuì, tra le lacrime. “ Portatemi a
casa. ”
FINE
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14 Maggio 2005
Eccoci qui, ragazzi, alla fine della prima
ff che ha come protagonista principale Rebecca.
La ritroveremo in futuro, dopo qualche anno, alle prese
con una vita da reinventare...e non solo per se
stessa.
Spero che questo epilogo vi
abbia soddisfatto, anche se certo non è un lieto fine nel senso puro del
termine.
Ve l’avevo detto che non
sarebbe stato un epilogo nel vero senso della parola. Le cose non sono affatto risolte…Yan è un
osso duro, e le armi per affrontare lui e le sue Creature devono ancora essere
conosciute…e collaudate!
Se avete voglia, recensite…anche per stroncare, per
farmi crescere come scrittrice!
GRAZIE A: Marcycas, Lella80, Maripotter, N F LEYDEN, Angelwings,
BlackMoody…e a quelli che posso aver dimenticato in
questo momento. Vi voglio un mondo
di bene, dopo avervi conosciuti attraverso le vostre storie!
Disclaimer sul testo inserito in questo epilogo: è
parte del testo della bellissima “Marzo”, di
Giorgia. Ascoltandola in macchina, mentre pensavo a come buttare giù il finale
che avevo in mente,ho scoperto che poteva parlare
proprio del futro di Gwydion
e Rebecca, bellissimo anche se durato una sola notte.
Strizzatona per tutti voi!
Caillie ;)