[Estratto del romanzo "Et Nos Cedamus Amori"] Sonetto secondo alla donna amata:
Armata di splendor de fiamma viva,
me pari, donna, e di candor supremo,
quand'io te, avvinto, mirando tremo,
né per beltà te vince o stella o diva.
De l'alma mia, che già per te soffriva,
crudel, mentr'io t'imploro e soffro e gemo,
condotto a morte omai dal caso estremo,
un tuo sorriso, misero, me priva.
Sicch'io ne vegno ad impetrare un pegno,
pria che giunga all'ultima ruina,
che provi ch'io sia del tuo amore degno,
e fia per me conforto e medicina,
o morto cada tosto per un legno,
piutosto che per sprezzo tuo, cugina.