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Autore: Juriaka    09/08/2020    4 recensioni
AtsuHina | side!IwaOi
Hogwarts!AU (sì, l'ennesima), ambientata durante il Torneo Tremaghi.
Hinata Shouyou è un Grifondoro del quinto anno, che verrà scelto dal Calice di Fuoco per rappresentare la sua scuola. Miya Atsumu è il campione di Durmstrang, e Hinata lo detesta perché non fa altro che ostentare con arroganza il proprio talento. E difatti se ne innamora. Iwaizumi vorrebbe soltanto concentrarsi sugli studi, ottenere i M.A.G.O. necessari al fine di poter diventare infermiere al San Mungo, tuttavia il campione di Beauxbatons, Oikawa Tooru, caratterizzato da un maledettissimo e purtroppo affascinante accento francese, ha intenzione di trasformargli la vita in un inferno.
Questa storia è nata semplicemente dalla mia stupida voglia di inserire questa battuta da qualche parte:
«Oikawa, saresti dovuto venire a Hogwarts» disse Ushijima.
Buona lettura!
Edit: gli aggiornamenti rallenteranno perché purtroppo sono sotto sessione livello extreme proprio, scusatemi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tooru Oikawa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: questo capitolo partecipa alla 'challenge delle quattro stagioni' indetta da rhys89 sul forum di efp, con il prompt n. 10, stagione inverno gruppo B.

Capitolo II
La Pesa delle Bacchette e i Tre Draghi
(oppure, 'Iwaizumi e Hinata capiscono di essere spacciati')



Nei giorni che seguirono, Hinata si ritrovò a traballare su una specie di corda sospesa nel vuoto. Grazie alla propria Casa, riuscì a riacquisire sporadiche briciole di fiducia in se stesso, poiché i compagni lo appoggiarono e lo supportarono quotidianamente, distraendolo non appena l'ansia diveniva soffocante e infondendogli coraggio quando si faceva prendere dal panico. Persino Tsukishima e Kageyama, seppur a modo loro, tentarono di aiutarlo. Il primo gli insegnò addirittura il Maleficio Mucovolante, e per quieto vivere, Hinata decise di dimenticare il fatto che il compagno lo sperimentò su di lui alle cinque del mattino, facendogli uscire uno stormo di pipistrelli fatti di caccole dalle narici.
Altre volte ancora, invece, addirittura si convinceva che ce l'avrebbe fatta, e lasciava che il proprio animo s'infiammasse di eccitazione all'idea di mettersi alla prova, curioso e infervorato e affamato dall'adrenalina e dalla voglia di vincere. Prima di addormentarsi, s'immaginava con la coppa Tremaghi stretta fra le dita, la Gloria Eterna e i mille galeoni in tasca. Il pubblico lo applaudiva ammirato, e la faccia basita di Atsumu che lo osservava sconfitto gli faceva sempre arricciare le labbra in un sorriso soddisfatto.
Hinata ebbe la sensazione che il tempo scorresse a velocità triplicata, poiché oramai al ventiquattro novembre mancavano meno di due settimane.
Durante i pasti, fu purtroppo costretto a sopportare la continua e opprimente presenza del campione di Durmstrang, che si ostinava a sedersi vicino a lui. Non faceva altro che vantarsi delle proprie capacità con i suoi compagni, gridando ai quattro venti cose come: 'vi ricordate di quella volta in cui trasfigurai un elefante? O di quella volta in cui lottai contro un'Acromantula? Sapevate che so eseguire un Incanto Patronus?'.
«Sai davvero eseguire un Incanto Patronus?!» gli domandò quindi Hinata, stupito suo malgrado, strozzandosi con il succo d'arancia.
«Certo» ripose l'altro, mentre un arrogante ghigno gli s'allargava sul viso. «Roba da niente, per uno come me!»
Hinata si ammutolì, rifiutandosi di toccare un ulteriore boccone della propria colazione. Udirlo discutere con il gemello di fatture che non aveva neanche mai sentito nominare, gli causò un mal di stomaco pungente sin dalle primissime ore del mattino, poiché divenne consapevole del divario abissale che persisteva fra di loro.
Quel venerdì, dopo aver maledetto di nuovo la sua impulsività nel proporsi come Campione, si recò alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Moody introdusse gli Incantesimi di Ostacolo, e Hinata drizzò le orecchie, pensando che si sarebbero potuti rivelare utili durante le prove.
Malocchio scrisse la formula sulla lavagna ('impedimenta!'), ed eseguì una dimostrazione pratica paralizzando a mezz'aria un folletto della Cornovaglia che liberò da una gabbia. Fortunatamente, l'esecuzione gli riuscì alla perfezione dopo solamente due tentativi e si rincuorò, vincendo anche dieci punti per Grifondoro. Tornò depresso non appena entrò nell'aula di Trasfigurazione, l'ora successiva. Tecnicamente sarebbe dovuto essere in grado di trasfigurare il proprio gufo in un binocolo, ma quest'ultimo si limitò a sbatacchiargli infastidito le ali in faccia non appena gli puntò contro la bacchetta.
«Concentrati, Hinata!» lo rimproverò la professoressa Mc Granitt, ma la sua attenzione - chissà perché - immancabilmente si riversava sulla prova che lo attendeva in agguato, e su Atsumu che sapeva già trasfigurare gli elefanti.
Nell'ora di pausa, Hinata si recò nella grande biblioteca del castello, accompagnato da Yachi e Yamaguchi. Sfogliarono diversi libri, sottolineando e selezionando incantesimi e nozioni che si sarebbero potuti rivelare utili. Hinata riusciva già ad eseguire un Sortilegio Scudo, ma scelse di imparare una fattura che congelava il nemico (Glacius!) e l'incantesimo Reducto. Prima di pranzo, Hinata prese in prestito un libro inerente agli Schiantesimi, programma del sesto anno, che secondo Yachi sarebbero stati fondamentali per permettergli di avanzare nel Torneo. Nella Sala Grande mangiarono in silenzio - come sempre, Hinata fece del proprio meglio per ignorare Atsumu, che continuava imperterrito a decantare le sue imprese - e alle due, stringendosi le sciarpe intorno al collo, uscirono nel parco, diretti verso le serre di Erbologia. Hinata non prestò attenzione alla spiegazione della professoressa Sprite, troppo occupato a tentare di ghiacciare un ramo di Tentacula Velenosa che si stava avviluppando attorno al suo ginocchio.
Alle quattro, a malincuore, risalirono la collina per dirigersi verso i sotterranei, dove Piton li attendeva per l'ultima lezione del giorno. A Hinata veniva da piangere. Da quando il Calice l'aveva scelto, l'odio profondo che Piton nutriva nei suoi confronti pareva si fosse quintuplicato.
Non ebbe neanche il tempo di sedersi al tavolo, che l'insegnante iniziò subito a sbeffeggiarlo su quanto l'antidoto per la Pozione Soporifera che gli era stato assegnato da preparare come compito per casa fosse scadente.
«Un Babbano avrebbe saputo fare di meglio» gli disse, prima di togliere dieci punti a Grifondoro per l'inettitudine e l'incapacità che lo contraddistinguevano. Non contento, minacciò di avvelenarlo entro il termine della lezione, così magari avrebbe imparato a preparare antidoti in maniera consona e adeguata al proprio anno di istruzione. Quando Hinata si ritrovò a tremare dalla rabbia, con l'Ardemonio nel petto, mentre Yachi gli sussurrava parole all'orecchio nel tentativo di placarlo, un flebile 'toc toc' interruppe la sfuriata dell'insegnante.
Una ragazza Grifondoro del secondo anno, di cui Hinata non ricordava il nome, s'affacciò timidamente alla porta.
«Sì?» domandò Piton, esasperato.
«Mi scusi, signore, dovrei accompagnare Hinata di sopra...»
«Hinata ha un'altra ora di pozioni» replicò l'insegnante freddamente. «Verrà di sopra quando la lezione sarà finita.»
«Signore, mi scusi...» insistette debolmente la ragazza, praticamente pigolando. «Lo vuole il Signor Bagman, per la Pesa delle Bacchette...»
«Bene!» sbottò Piton, e con irruenza gli fece cenno di andar via. Hinata afferrò la sua borsa, troppo stupefatto per l'enorme colpo di fortuna, e si avviò verso l'uscita.
«Mi hai salvato!» esclamò Hinata stillante entusiasmo, non appena furono abbastanza lontani dalla classe di Pozioni. Quest'ultima arrossì violentemente, e lo condusse davanti un'aula del quarto piano.
«Faccio il tifo per te!» esclamò di botto, prima di fuggire via imbarazzata.  
Senza neanche avere il tempo di ringraziarla, la osservò scomparire per le scale.
«Ti sei fatto la ragazza, Shouyou-kun?»
Hinata esalò un sospiro esasperato, voltandosi bruscamente. Atsumu era dietro di lui, le labbra arricciate nel tipico sorrisetto snervante.
«Non è la mia ragazza!» ribatté piccato, prima di bussare alla porta e di scivolare nella stanza.
I banchi dell'aula erano stati accatastati a ridosso delle pareti, lasciando uno spazio vuoto al centro, con delle sedie imbottite. Ludo Bagman, che rivolse loro un gioviale cenno di saluto, parlottava fitto con una strega vestita di color cremisi.  
«Chibi-chan!» esclamò Oikawa, con la schiena poggiata al muro di marmo. Hinata, sebbene fosse infastidito dal soprannome che il più grande gli aveva affibbiato, sorrise entusiasta e gli si avvicinò. Aveva avuto modo di parlarci spesso negli ultimi tempi, poiché era diventato amico di Iwaizumi e di conseguenza Hinata se lo ritrovava spesso a girovagare per i corridoi di Hogwarts, insieme ai Serpeverde del settimo anno. Aveva così scoperto che dietro ai suoi modi di fare capricciosi e un po' snervanti, si nascondeva una persona davvero piacevole e degna di ammirazione, sebbene a Kageyama non stesse troppo simpatico. E almeno non era arrogante come Atsumu.
«Oikawa-san!» rispose dunque, chinando la nuca rispettoso. Oikawa gli scompigliò affettuosamente i capelli e sorrise. Atsumu, di fianco a lui, inarcò scettico le sopracciglia, mentre un'ombra ostile gli lampeggiò nelle iridi.
«Da quando siete così intimi, voi due?»
«Perché, forse sei geloso?» ribattè Oikawa, ammiccando malizioso e mettendogli un braccio intorno alle spalle.
Shouyou percepì le gote avvampare, proprio come quelle di Atsumu, ma prima che uno dei due riuscisse a controbattere, Bagman li interruppe.
«Non appena arriveranno gli altri giudici, inizieremo la Pesa delle Bacchette!»
«Cos'è?» domandò Hinata, a metà fra il curioso e l'agitato.
«È soltanto un controllo. Dobbiamo verificare che le vostre bacchette siano perfettamente efficienti, prima di farvi partecipare alle prove. L'esperto dovrebbe essere qui a momenti. Oh, e questa» aggiunse, indicando la strega vestita di cremisi al suo fianco «è Rita Skeeter, inviata speciale della Gazzetta del Profeta!»
Rita Skeeter possedeva un aspetto piuttosto eccentrico, persino per una strega. I capelli erano acconciati in riccioli elaborati, color biondo platino, la mascella era pronunciata e le labbra sottili dipinte di rosso fuoco. Indossava una montatura a farfalla, incorniciata di strass, e stringeva le mani intorno a una borsetta in pelle di coccodrillo, le unghie lunghe almeno cinque centimetri.
«Chissà se posso scambiare due parole con Shouyou prima di iniziare...» sospirò leziosa, sbattendo le ciglia.
«Ma certo!» esclamò Ludo Bagman, raggiante. «Cioè, se Hinata vuole, naturalmente...»
«Ehm...»
Hinata in realtà non lo desiderava affatto, perché qualcosa nella personalità della giornalista lo turbava, ma quest'ultima si avvinghiò intorno al suo braccio come la piovra gigante del Lago Nero e lo trascinò in un ripostiglio delle scope, buio e polveroso.
«Mmh, è intimo...» sospirò, armeggiando con la borsetta.
Hinata rabbrividì, mentre una penna d'aquila color verde acido, sgargiante come la proprietaria, schizzò fuori dalla cerniera.
«È una Penna Prendiappunti» spiegò lei, scoprendo i denti - Hinata ne contò almeno tre d'oro - in uno dei sorrisi più falsi che avesse mai visto. «Mi permette di parlarti normalmente!»
Hinata deglutì, a disagio, e la Skeeter si appoggiò a un grosso scatolone.
«Allora, Shouyou, raccontami come mai hai deciso di iscriverti al Torneo Tremaghi.»
«Uhm» iniziò Hinata titubante, grattandosi nervosamente la testa. «Mi piacciono le sfide... Credo. E poi Kageyama ci avrebbe provato, e non potevo mica lasciargliela vincere così facilmente...» aggiunse, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla penna che scriveva come un'ossessa da sola sul foglio di pergamena.
«Ignorala» disse la Skeeter, prima di continuare. «Parlami dei tuoi genitori. Come si sono sentiti, quando hanno saputo che eri stato selezionato come Campione?»
«Beh...» la verità era che Hinata non aveva ancora avvisato né sua madre, né sua sorella, ma non reputò una scelta saggia farlo sapere alla giornalista, così mentì. «Beh, mia mamma è un po' nervosa, immagino...»
«Credi sia fiera? O arrabbiata?»
«Oh... Ehm...»
Fortunatamente, la porta si spalancò inondando il ripostiglio di luce, e non fu obbligato a rispondere. Silente strizzò gli occhi, e Hinata notò che la penna Prendiappunti era svanita come fumo.
«Silente!» esclamò Rita con voce stridula, tendendo la mano. «Come sta? Spero che durante l'estate abbia letto il mio articolo...»
«Oh sì, di una perfidia incantevole!» commentò il Preside, sorridendo affabile. «Ora, la Pesa delle Bacchette sta per iniziare, e non può avere luogo se uno dei Campioni è nascosto in un ripostiglio per le scope.»
Lieto di sfuggire alla Skeeter, Hinata tornò immediatamente nell'altra stanza, affiancando Atsumu che gli rivolse uno sguardo circospetto, forse persino preoccupato. Adesso erano arrivati anche Karkaroff, Madame Maxime, e, con un gemito di sorpresa, Hinata riconobbe il signor Olivander, da cui aveva acquistato la bacchetta quando aveva undici anni, in un caldo pomeriggio d'agosto. Il ricordo di quel momento a Diagon Alley persisteva vivido e indelebile nella sua memoria, come se fosse accaduto soltanto il giorno precedente.
Gli occhi penetranti e trasparenti del fabbricante di bacchette indugiarono su di lui, e accennò un sorriso.
«Vi presento il signor Olivander» esclamò Silente, rivolgendosi ai campioni. «Sarà lui a controllare le vostre bacchette per assicurarsi che siano in buone condizioni prima del Torneo.»
«Signor Oikawa, mi dia la sua, prego» disse dunque Olivander, e Oikawa gliela porse.
Il signor Olivander la esaminò, le sopracciglia incurvate in un'espressione critica. «Legno di rosa, dieci pollici, piuttosto elastica, e contiene... oh santo cielo, un capello di una Veela?»
«Sì» rispose Oikawa, scrollando le spalle. «La Veela era mia nonna.»
Allora Oikawa era sul serio in parte Veela. Shouyou ripensò alla conversazione sostenuta con Kageyama il giorno di Halloween, prima dell'estrazione dei campioni, e si appuntò di riferirglielo. Diamine, sembravano trascorsi secoli.
Il signor Olivander borbottò 'aguamenti', e dalla punta zampillò un rivolo d'acqua.
«Beh, sembra in buone condizioni» commentò, restituendola al proprietario. «Signor Miya, prego.»
Atsumu si avvicinò.
«Oh, questa è una creazione di Gregorovich, vero?» chiese Olivander, rigirandosi la bacchetta fra le dita. «Un bravo fabbricante, seppur il suo stile non sia proprio del tutto... Beh, comunque, legno di abete, nove pollici e mezzo, piuttosto rigida... E fibra di cuore di drago.»
Olivander quindi annuì, poi mormorò: 'avis!', e con uno schiocco secco, uno stormo di canarini si materializzò d'improvviso nell'aula, per poi svolazzare via dalla finestra.
«E adesso, il signor Hinata!»
Hinata gli cedette la propria, agitato.
«Ah, questa è una delle mie!» esclamò Olivander, decisamente più entusiasta. «Ricordo perfettamente, sì. Legno di acero, dieci pollici, molto flessibile... E nucleo in piuma di coda di fenice.»
In seguito sprizzò dalla punta una fine pioggerellina dorata, per poi riconsegnarla a Hinata, confermando che godeva ancora di ottime condizioni.
«Grazie a tutti voi» disse Silente, sorridendo. «Ora potete andare a cena...»
«Le foto, Silente, le foto!» strillò Bagman, eccitato.
Hinata fu quindi obbligato a posizionarsi tra Atsumu e a Oikawa, mentre un mago basso e dal largo cappello rosso salamandra scattava le foto con quella che pareva una specie di polaroid gigantesca. Hinata non aveva mai badato al proprio aspetto fisico, ma non poté fare a meno di sentirsi in difetto rispetto agli altri due, che parevano fossero stati scolpiti sul marmo e possedevano un'aria decisamente più affascinante. Tentò di appiattirsi i capelli, senza riuscirci.
Finalmente furono liberi di andarsene, e i Campioni si diressero direttamente verso la Sala Grande per la cena. Lungo le scale, Oikawa incrociò Iwaizumi che aveva appena terminato la lezione di Aritmanzia, e gli si aggrappò alle spalle, pigolando un 'Iwa-chan!' tutto entusiasta, per poi seguirlo. Atsumu rimase così al fianco di Shouyou.
«Allora» disse, grattandosi il collo. «Sei nervoso?»
«Affatto» mentì Hinata, che non voleva dargli alcuna soddisfazione. «E tu?»
«Per niente. Preparati a perdere.»
Hinata sbuffò e prese posto tra Sugawara e Daichi, sperando che Piton non avesse avvelenato tutti i compagni del proprio anno.

*

Non appena Hinata spalancò gli occhi, il piumone tirato fin sotto al naso, impiegò qualche istante per comprendere come mai il proprio cuore scalpitasse tanto agitato nel petto: quel giorno era il sabato prima della prova, e il martedì seguente avrebbe dovuto affrontare l'ignoto, scendendo nello stadio al fianco degli altri campioni. Con un sospiro esausto, scivolò via dal letto e si vestì. I Grifondoro quel pomeriggio avrebbero visitato Hogsmeade, tuttavia Yachi e Yamaguchi sarebbero rimasti con lui per aiutarlo con le fatture. Era riuscito a padroneggiare Glacius alla perfezione, ma con l'esecuzione degli Schiantesimi aveva ancora parecchi, troppi, problemi. Al massimo aveva fatto tremolare leggermente il cuscino contro il quale l'aveva scagliato, e difatti Tsukishima s'era messo a ridere, prendendolo in giro.  
Quando entrò nella Sala Grande per la colazione, Hinata comprese immediatamente che qualcosa non andasse, poiché sguardi incuriositi e sorrisi irriverenti lo perforarono come trapani. Imbarazzato, s'affrettò a raggiungere Yachi e Yamaguchi, seduti in disparte all'estremità del tavolo.
Yamaguchi, quando lo vide, corrucciò il viso in un'espressione preoccupata.
«Che sta succedendo?» chiese Hinata, non troppo convinto di voler conoscere la risposta.
«Niente» rispose sbrigativo l'altro, arrotolando il giornale che stava consultando.
«Diciamoglielo» sussurrò Yachi, intristita. «Tanto lo scoprirà comunque.»
«Dirmi cosa?» riprovò Hinata, adesso decisamente agitato. Un rivolo di sudore freddo gli attraversò la schiena.
Yamaguchi, con una smorfia disgustata, gli porse la Gazzetta del Profeta. La sua faccia occupava gran parte della prima pagina.

''Hinata Shouyou, il campione che porterà Hogwarts alla sconfitta?''


Era il titolo centrale dell'articolo, a cura di Rita Skeeter, che aveva trasformato la loro intervista nel ripostiglio delle scope in un fiume di notizie e di affermazioni false e sconcertanti. Hinata si costrinse a proseguire la lettura - che continuava a pagina sette e otto, per giunta! - con lo stomaco che s'arricciava sempre più dolorosamente.
''Hinata Shouyou, studente del quinto anno ad Hogwarts. Mi ha rivelato in esclusiva di non essere nemmeno capace di eseguire un semplicissimo incantesimo di Levitazione. È un Nato Babbano, forse questo ha influito sulle sue abilità magiche, e ha confermato di essere terrorizzato all'idea di affrontare la prima prova, soffre di insonnia da quando il Calice l'ha scelto...''
«Ma non è vero!» esplose Hinata sbattendo furioso il pugno sul tavolo, rovesciandosi addosso un bicchiere colmo di succo d'arancia. Yachi estrasse la bacchetta e sussurrò 'tergeo!' per ripulirgli la veste, ma la Skeeter non s'era limitata solo a scrivere quel mucchio di baggianate sul suo conto. Aveva intervistato anche terze persone, per conoscere dettagli più specifici inerenti alla propria vita privata.
«Un altro studente, che preferisce rimanere anonimo, afferma che Hinata passa la maggior parte del proprio tempo libero con Kageyama Tobio. Che abbia trovato l'amore?''
Hinata boccheggiò scioccato, letteralmente senza parole. Una sorta di ronzio gli esplose nelle orecchie, mentre il sangue scorreva rapido e infiammato nelle vene e sulle guance. In quel momento, qualcuno gli sfilò il giornale dalle dita.
«Che hai da strillare di prima mattina?» domandò Atsumu beffardo, e Hinata si sentì morire. Il Campione di Durmstrang era l'ultima persona che avrebbe dovuto leggere quell'articolo.
«Ridammelo!» ringhiò, alzandosi di scatto. Tentò di riappropriarsene, ma Atsumu era molto più alto di lui, così sollevò il giornale fuori dalla sua portata. Infervorato da una rabbia cieca, Hinata sfoderò la bacchetta pronto a lanciargli fatture a raffica una volta buona per tutte, tuttavia Sugawara e Daichi lo costrinsero a sedersi, afferrandolo per le braccia prima che la Mc Granitt potesse accorgersi di qualcosa, altrimenti sarebbero stati guai seri.
«Hinata Shouyou» lesse Atsumu, mentre un ghigno irrisorio s'allargava sul suo viso. «di notte piange dalla paura al pensiero del Torneo. Ha confessato che, se potesse, si ritirerebbe...»
Poi, qualcosa nella sua espressione mutò: il sarcasmo svanì del tutto, e le iridi si rabbuiarono.
«Ha trovato l'amore? Kageyama?» disse, allibito. Prima che potesse continuare, Osamu e Kita si materializzarono al suo fianco. Kita gli sfilò il giornale dalle mani, restituendolo a Hinata, mentre Osamu gli mollò un forte scappellotto dietro la nuca. Entrambi chinarono la testa, scusandosi. Hinata, in quel momento, avrebbe soltanto desiderato trasformare Atsumu in una zucca gigantesca per poi spappolarla con la mazza di un Troll.  
Gli studenti di Durmstrang si sedettero quindi poco lontani. Atsumu continuò a rivolgergli un'occhiata colma di disprezzo, che Hinata ricambiò con vigore, finché un gufo bruno atterrò nel suo piatto. Chiedendosi che altro ancora ci fosse - ed erano solo le dieci del mattino! -gli sfilò la lettera dalla zampa e allungò al volatile qualche pezzo di salsiccia per ricompensarlo.
La missiva era di Hagrid.
''Vieni da me stasera a mezzanotte''.
Hinata, con un sospiro, ripiegò la lettera in tasca e si alzò senza neanche terminare di mangiare, dirigendosi in biblioteca, valutando sul serio l'opzione di afferrare la propria Nimbus 2000 dal ripostiglio e darsi alla macchia per sempre.

*

I problemi di Iwaizumi iniziarono il trenta ottobre, non appena Oikawa Tooru si sedette al suo fianco al tavolo dei Serpeverde con la veste di seta azzurra svolazzante e la stessa arroganza nello sguardo di chi era convinto di stringere l'universo in una mano. Dapprima s'era lasciato abbindolare dai suoi occhi grandi e tiepidi, e da quel delicato accento francese che aleggiava sul suo modo di parlare come il profumo della crostata al limone la domenica mattina. Gli aveva stretto la mano e l'aveva trovata morbida e affusolata, e la Sala Grande intorno a lui aveva iniziato a galleggiare. Poi s'era ripreso, come se si fosse svegliato da un sogno - da un incubo[1] -, e aveva rivolto la propria attenzione al tanto anelato sformato di rognone. Oikawa, per un istante, s'era accigliato come se fosse rimasto sorpreso, ma Iwaizumi non gli aveva attribuito importanza, troppo affamato per poter soppesare ciò che si verificava intorno a lui.
Tre giorni di tempo però furono abbastanza per permettergli di comprendere che Oikawa fosse giunto a Hogwarts con il solo intento di rovinargli la vita.
Il sogno di Iwaizumi era quello di diventare Medimago. Nello specifico, desiderava poter assistere e curare gli infortuni durante le partite di Quidditch. Per realizzare la propria aspirazione, avrebbe dovuto ottenere voti di almeno 'Oltre Ogni Previsione'[2] nei M.A.G.O. di Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure, Pozioni, Trasfigurazione e Incantesimi, previsti a fine anno. Per questo motivo non aveva gettato il proprio nome nel Calice di Fuoco, preferendo dedicare anima e corpo allo studio e al raggiungimento di risultati appaganti. Oikawa, tuttavia, pareva avesse sviluppato nei suoi confronti una specie di ossessione, e più Iwaizumi tentava di evitarlo, più l'altro gli si appiccicava come una cozza. Era riuscito inoltre ad affascinare tutti i suoi amici Serpeverde, che stravedevano per lui. Gli occupavano sempre un posto durante i pasti, e lo invitavano per studiare insieme in biblioteca nelle ore buche, così Iwaizumi dovette abituarsi alla sua presenza pressoché costante. Sapeva perfettamente che Oikawa non era uno stupido, e che dietro quella facciata all'apparenza infantile e capricciosa si celava una mente brillante, tuttavia non poté non notare la naturalezza con cui si rigirava le persone fra le dita, e Iwaizumi non ci teneva a diventare una di quelle, a rimanere invischiato nella sua tela, e a farsi manovrare come un burattino nelle mani di un sadico.
Oikawa era molto popolare, sia perché era un campione, sia per l'aspetto fisico, ed era sempre seguito da un gruppo numeroso di ragazze ridacchianti, che facevano troppo rumore per i suoi gusti.
Quel sabato pomeriggio, a tre giorni dalla prima prova, gli studenti ebbero il permesso di visitare Hogsmeade. Iwaizumi non vedeva l'ora di gustare la propria Burrobirra seduto ai Tre Manici di Scopa, e così dopo pranzo, avvolgendosi la sciarpa verde e argento attorno al collo, s'incamminò verso la città con i compagni e con Oikawa, che era stato invitato da Yahaba.
Non appena si avvicinarono alle vetrine di Mielandia, Oikawa si pietrificò al centro della strada, la bocca schiusa dalla meraviglia. Se Iwaizumi avesse lanciato 'lumos maxima!' in piena notte, non sarebbe comunque riuscito a eguagliare lo sfolgorio che illuminò le iridi del campione di Beauxbatons.
«Ehm... vuoi entrare?» domandò dunque inarcando un sopracciglio, allibito da tanto entusiasmo.
Oikawa annuì, voltandosi a guardarlo con le guance arrossate, le labbra tremolanti d'euforia, il viso colmo di aspettativa. Per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, il sarcasmo e la malizia erano svaniti del tutto dai suoi lineamenti, come se si fosse sollevata una pellicola, lasciando solo una sincerità disarmante. Iwaizumi non percepì il proprio cuore stringersi in una morsa soffocante - no, no e no! - , e quelle che gli svolazzavano nello stomaco non potevano essere farfalle.
Le salsicce. Sicuramente gli avevano fatto male le salsicce. O le uova. Oppure aveva preso freddo. Il cambio di temperatura improvviso, ecco tutto.
«Voi andate» sbuffò Iwaizumi ai compagni. «Vi raggiungiamo direttamente ai Tre Manici di Scopa.»
Matsukawa accennò a un sorriso, e Yahaba gli fece l'occhiolino. Iwaizumi li fissò entrambi in cagnesco, prima di voltarsi ed entrare nel negozio di dolciumi.
Mielandia, come sempre, era affollatissima. Le pareti color carta da zucchero evidenziavano le confezioni arcobaleno dei prodotti, che lampeggiavano invitanti. Oikawa si osservava intorno come se avesse desiderato possedere almeno dieci paia di occhi in più, emozionato come un bambino che segue un aquilone sulla spiaggia.
''È carino'', pensò Iwaizumi per un istante, ma poi s'affrettò a pinzarsi il naso e a sbuffare esasperato, scacciando dalla mente quell'aggettivo inappropriato che aveva fatto capolino, attribuendo la colpa a un Gorgosprizzo.
S'intrufolarono fra gli scaffali in fondo, e Oikawa indicò eccitato le confezioni di Piume di Zucchero Deluxe.
«Oh, da me non esistono!» civettò afferrandone un paio, una all'anice e una all'arancia.
Iwaizumi prese invece un pacchetto di Gomme Bolle Bollenti, e uno di Gelatine Tutti i Gusti + 1.
«Queste cosa sono?» domandò poi, indicando degli involucri esagonali color giallo ocra.
«Cioccorane» rispose Iwaizumi. «Io faccio la collezione di figurine.»
«Le voglio» esclamò Oikawa deciso, arraffandone parecchie. «Così poi possiamo scambiarcele!»
Iwaizumi sospirò, esausto. «Da te non ci sono?»
«Da me vendono le lumache di cioccolato. Però quando apri la confezione ti sgusciano addosso, sbavano, e fanno un po' senso. E non ci sono figurine.»
Iwaizumi annuì, un po' impietosito, ringhiando e arrossendo non appena dei ragazzini Corvonero del primo anno, correndo euforici, lo spinsero addosso a Oikawa, che finì con l'afferrarlo da sotto le braccia per impedirgli di cadere rovinosamente sugli scaffali.
Dopo che Oikawa ebbe praticamente svaligiato l'intero negozio, comprando un lecca-lecca più grosso della sua faccia, una confezione di Api Frizzole, una di Zuccotti di Zucca, e una di Bon Bon esplosivi, si avvicinarono alla cassa per pagare.
Non appena l'altro estrasse il proprio portafoglio, Iwaizumi lo fermò.
«Lascia, faccio io» borbottò, un po' imbarazzato.
Oikawa esitò un istante, ma poi rimise ubbidiente il portafoglio in tasca. Iwaizumi ignorò di proposito la malizia che gli aveva arricciato le labbra, ed estrasse alcune - parecchie - falci d'argento, poggiandole sul bancone.
«Grazie, Iwa-chan!» civettò Oikawa, aggrappandosi al suo braccio.
«Non farti strane idee, Shittykawa» ribatté lui, scrollandoselo di dosso. «È solo perché sei un ospite.»
Non appena scivolarono via da Mielandia, ritrovandosi per la strada principale di Hogsmeade, il gelo dell'inverno che incombeva li investì senza pietà in raffiche che punsero forte le guance, e fecero lacrimar loro gli occhi. Oikawa rabbrividì, e iniziò a battere i denti. Soltanto allora Iwaizumi notò il suo abbigliamento leggero e decisamente inappropriato per quel periodo dell'anno.
«Non avevi qualcosa di più pesante, Shittykawa?» domandò, scettico.
«Smettila con questo Shittykawa, Iwa-chan!» pigolò in risposta Oikawa, offeso. «Comunque non ci ho pensato, è che da me fa ancora piuttosto caldo in questo periodo.»
Iwaizumi esalò un sospiro frustrato, prima di sfilarsi la sciarpa verde e argentata. Soffocando l'imbarazzo con qualche imprecazione, la appallottolò e gliela lanciò dritta in faccia.
«Tieni.»
«Ma non devi!» esclamò l'altro sorpreso, afferrandola prima che cadesse.
«Non rompere, Shittykawa. Sei il Campione, fra tre giorni hai la prova, se ti ammalassi sarebbe un guaio.»
Oikawa sorrise, prima di avvolgersi la sciarpa intorno al collo, tirandosela su fino al naso.
«Iwa-chan» gli disse sottovoce, avvicinandosi, «sono sicuro che diventerai un medimago fantastico.»
Iwaizumi avvampò e gli mollò uno schiaffo proprio alla base della nuca, prima di avviarsi a passo spedito verso i Tre Manici di Scopa.
Raggiunsero il tavolo con gli altri Serpeverde, e Iwaizumi ordinò due boccali di Burrobirra, poiché Oikawa non l'aveva mai provata. Delle ragazze piuttosto carine, sbattendo le ciglia lunghe, s'avvicinarono dopo circa un'ora per chiedergli l'autografo. Una addirittura si fece firmare la pergamena con il rossetto che portava nella tasca. Oikawa parve piuttosto compiaciuto, ma a suo agio, come se fosse abituato a gestire tanta fama e popolarità.
«Sei geloso?» gli bisbigliò Yahaba all'orecchio, per non farsi udire dal campione.
«Non dire stronzate» ribatté Iwaizumi ringhiando, affrettandosi a nascondere il viso dietro il boccale. Non appena le ragazze se ne andarono, Oikawa tornò a chiacchierare come se niente fosse successo, e Iwaizumi si limitò grugnire di tanto in tanto controvoglia.
Non appena arrivarono le sette, si alzarono dal tavolo e salutarono Madama Rosmerta, per poi dirigersi nuovamente verso Hogwarts. Quando arrivarono al parco, Oikawa s'incamminò verso la carrozza, dicendo che li avrebbe raggiunti per cena. D'improvviso, però, afferrò il lembo il lembo della divisa di Iwaizumi, costringendolo a voltarsi bruscamente.
«Ma cosa cazzo...»
«Mi stavo dimenticando di ridarti la sciarpa» spiegò l'altro, avvolgendogliela con delicatezza intorno al collo. Iwaizumi rimase paralizzato, sorpreso da tanta vicinanza. Poi, con un sorriso dolce come il cioccolato di Mielandia, l'altro s'allontanò.
Iwaizumi rimase imbambolato per qualche istante, prima che i fischi irrisori dei suoi compagni lo fecero rinsavire. Imbarazzato e furioso, si diresse ad ampie falcate verso la Sala d'Ingresso. Un profumo caramellato gli entrò soffice nelle narici. Era l'odore di Oikawa, che si era amalgamato al tessuto di lana.
Senza pensarci, si avvolse più stretta la sciarpa attorno al viso, e in quel momento capì di essere spacciato.

*

Alle undici e mezza, Hinata estrasse il mantello dell'invisibilità dal baule e se lo avvolse intorno al pigiama di flanella. Con un passo felpato, attraversò il ritratto della Signora Grassa e sgattaiolò giù per le scale. Al terzo piano rischiò quasi una collisione con Gazza, che girò l'angolo d'improvviso, ma trattenne il fiato e lo superó in silenzio, mentre Miss Purr gli rivolse un'occhiata colma di puro ribrezzo, agitando la coda. Non appena inspirò l'aria fredda nel parco di Hogwarts, folate di vento gelido lo fecero rabbrividire, ma strinse i denti e le spalle e discese lungo la collina, raggiungendo la capanna di legno.
«Hagrid!» bisbigliò, bussando alla porta. «Sono io!»
Non appena l'altro aprì, il primissimo istinto di Hinata fu quello di scoppiargli a ridere in faccia, ma riuscì a trattenersi appena in tempo. Il guardiacaccia aveva tentato di acconciarsi i capelli in due code basse e crespe, e indossava un abito elegante con un fiore all'occhiello, che però somigliava a un enorme carciofo. Un penetrante odore di eau de cologne appestava l'aria, e la sua espressione era tremendamente agitata.
«Che... che sta succedendo?» domando Hinata, scivolando all'interno della capanna.
«Devo farti vedere una cosa» rispose l'altro, afferrando la balestra «È importante!»
Ricordando le precedenti 'cose importanti' secondo Hagrid, Hinata deglutì, mentre un brivido di terrore si sprigionò lungo le gambe. Sperò che non si trattasse dell'ennesimo mostro letale, come le Acromantule al secondo anno che avevano tentato di mangiarselo vivo insieme a Kageyama, o gli Schiopodi Sparacoda al quarto, animali che pungevano, mordevano e scoppiettavano contemporaneamente, ma che Hagrid continuava imperterrito a definire come 'del tutto innocui'.
«Seguimi, fai piano e resta coperto!» si raccomandò dunque, uscendo dalla capanna.
«Ma dove...»
«Sssh!»
Hinata si morse le labbra per tapparsi la bocca, e gli andò dietro. Si stavano dirigendo, con suo enorme fastidio, verso la carrozza di Beauxbatons. Hagrid bussò tre volte alla porta in legno color azzurro pastello, e attese.
Comparve Madame Maxime, con un prezioso scialle di seta avvolto attorno alle spalle larghe.
«Agrid... È ora?»
«Bonsoir!»  la salutò Hagrid, chinando la testa e porgendole la mano, aiutandola a scendere dal gradino. Hinata, a questo punto, era decisamente confuso. Neanche Hagrid era tanto ottuso da invitarlo a uscire dal castello in piena notte, facendogli rischiare punizioni per il resto della propria carriera scolastica, solamente perché necessitava di compagnia durante quello che pareva essere in tutto e per tutto un appuntamento.
Hagrid e Madame Maxime si diressero verso la Foresta Proibita, e Hinata li seguì scettico e riluttante. Dopo circa un quarto d'ora di camminata fra gli alberi scheletrici e sibilanti, il giovane Grifondoro fu travolto dalla voglia di piantare in asso Hagrid e di rigirare verso il castello, dove il soffice letto a baldacchino lo attendeva nel dormitorio della Sala Comune. D'improvviso, tuttavia, delle grida catturarono la sua attenzione. Con un fastidio pungente alla bocca dello stomaco, e l'ansia che diveniva sempre più bruciante, si avvicinò alla fonte del rumore. Un ruggito tanto potente da spaccare i timpani riecheggiò fra gli arbusti, e Hinata non riuscì a trattenere un grido di spavento, che però fu coperto da quello della Preside di Beauxbatons. Fatture rosse iniziarono a zampillare dai cespugli, e con il cuore che pulsava come un forsennato nelle costole, Hinata affiancò Hagrid che si era finalmente fermato, e le sue labbra si schiusero in un'espressione di puro orrore.
In gabbie grosse come l'intera aula di Incantesimi, c'erano dei draghi.
Erano tre, tutti adulti e completamente sviluppati. Le zanne lunghe e affilate erano scoperte in un ringhio minaccioso, gli artigli sfoderati grattavano nervosamente il terriccio secco della foresta.
«Attenti, attenti!» gridarono alcuni maghi, indietreggiando appena in tempo per evitare un getto di fuoco a forma di fungo.
Uno possedeva scaglie iridescenti blu e argentate, con corna appuntite e il muso dalla forma rotondeggiante. Era piuttosto tozzo, ed emanava fiamme dalle narici color blu acceso. Un altro era dotato di scaglie lisce e scarlatte, una stramba frangia dorata che ricadeva attorno al grugno rincagnato, e occhi estremamente sporgenti. L'ultimo era nero carbone, ricordava più un grosso lucertolone che un drago, possedeva corna bronzee e punte che fuoriuscivano dalla coda, come se fosse una mazza chiodata. Gli occhi erano gialli, incandescenti e le pupille assottigliate. Probabilmente fu a causa della suggestione, ma Hinata per un istante credette che stesse guardando proprio nella sua direzione.
Madame Maxime si portò le mani davanti alle labbra, inorridita e al contempo meravigliata, a differenza di Hagrid che invece fissò le creature quasi commosso, bramoso. Hinata ricordò 'Norberto', il Dorsorugoso Norvegese che il guardiacaccia tentò di accudire quando frequentava solo il primo anno.
Erano presenti almeno una trentina di maghi, circa dieci per ogni drago, che tentavano invano di placarli e di rabbonirli.
«Così non ce la facciamo! Schiantesimo al mio tre!» esclamò uno esasperato, e in coro gridarono 'Stupeficium!'.  I draghi, colpiti dalle fatture, barcollarono e ricaddero a peso morto con un boato che fece tremar la terra, anestetizzati.
Hagrid intercettò un guardiadrago, e si avvicinò per parlargli.
«Di che razza sono?» domandò, con uno scintillio negli occhi che non prometteva niente di buono.
«Quello è un Ungaro Spinato» rispose l'altro, indicando il drago simile a un lucertolone. «L'ho visto sputare fuoco fino a quindici metri! Quello rosso invece è un Petardo Cinese, quello blu e grigio con le corna un Grugnocorto Svedese.»
Infine, il guardiadrago rivolse un'occhiata scettica a Madame Maxime, che ora si era distanziata per poter ammirare le fiere più da vicino.
«Non dovevi portarla, Hagrid» lo rimproverò, scuotendo la testa. «Ora si sentirà in dovere di dirlo al suo allievo, no? E i campioni non dovrebbero sapere nulla sulla prima prova.»
Hagrid scrollò le spalle a disagio, grattandosi il collo con un sorriso nervoso. «Beh, pensavo solo che le sarebbe piaciuto. E senti, i campioni cosa devono fare? Batterli?»
«Solo superarli, credo... Noi ovviamente saremo pronti a intervenire con gli incantesimi Idranti, nel caso in cui si verificassero incidenti...»
Con il cuore in gola e la voglia di vomitare, Hinata decise di aver sentito e scoperto abbastanza per quella notte. Lasciò Hagrid in compagnia di Madame Maxime e dei tre draghi, e ritornò in silenzio verso il castello, con le gambe che tremavano.
Draghi. Erano la prima prova.
E Hinata era spacciato.


Note d'autrice
NON CI CREDO. Ho aggiornato in orario e dopo sette giorni in cui avrò toccato il PC sì e no due volte (infatti se questo capitolo è una cosa obbrobriosa sappiate che è stata una settimana infernale ahahha). Cooomunque, aaah, grazie per il supporto! Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto e spero che questo non faccia troppo schifo, ma ci tenevo a rispettare l'orario, per dimostrare a me stessa che posso essere seria, quando voglio! Quindi, grazie di cuore per la lettura, e per essere arrivati sin qui! Io mi sto divertendo un mondo a scrivere questa cosa, quindi grazie davvero! GRAZIEEE *urla e lancia sushi pizza caramelle quello che volete*. Come sempre, ci vediamo fra 7-10 giorni (anche se sto tentando di mantenermi il più possibile vicina a una settimana, ma ho imparato che è meglio lasciarsi un margine ampio per non infrangere promesse ahahah). Grazie di cuore, davvero, sono super mega contentissima! ♥

Apici  

[1] - essendo Oikawa in parte Veela, nel mio headcanon (e in questa storia), ha tentato di incantare Iwaizumi, che però è riuscito subito a 'sottrarsi' dall'ipnosi, come se fosse immune al suo fascino. Non sapevo se fosse un concetto chiaro, ma comunque ne riparlerò meglio nei capitoli successivi;
[2] - lo specifico perché non ricordo se nei film viene detto: i M.A.G.O. sono gli esami che gli studenti del settimo anno devono sostenere, e per poter fare determinate professioni bisogna ottenere dei voti specifici in determinate materie. Oltre Ogni Previsione è il secondo più alto, dopo Eccellente.

  
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