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Autore: Brume    09/08/2020    2 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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Prima della lettura, una nota : alcuni aspetti storici sono stati interpretati liberamente, senza seguire l' esatta cronologia.

 

 

 

 

 

Paris 25 luglio 1830

 

Io, Laurent Reve Grandier Jarjayes, figlio di Andrè e Oscar Grandier Jarjayes , nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche scrivo queste poche righe nel caso non sopravvivessi alle battaglie di questi giorni. Dispongo che miei figli Adrien, Aurore e Oscar debbano essere affidati alle esclusive cure di François e Victoria Chatellet, o nel caso venissero a mancare questi ultimi, mandati presso Palazzo Girodelle in Nyon, Svizzera, dove si prenderanno cura di loro.

Non ho possedimenti, ma quel poco che ho è depositato presso il Notaio Dubois, sito in Rouen ; vorreri fosse venduto e distribuito per la causa, eccezion fatta la casa in Normandia dove riposano i miei genitori. Quella rimarrà alla famiglia Chatellet.

E' tutto. RJG.

 

 

Reve scrisse le proprie disposizioni almeno una decina di volte , ogni volta accartocciando il foglietto perchè mai soddisfatto...ma questa no, gli parve adeguato e diretto; quindi con fare deciso si alzò dalla scrivania accanto alla finestra e , piegato il foglietto, lo cacciò in tasca: fosse successo qualcosa, sarebbero risaliti alla sua identità e agito di conseguenza. Questo pensiero lo fece restare un attimo senza fiato e quindi si fermò immobile ad ascoltare il battito del suo cuore, accelerato all' inverosimle, poi tornò alla scrivania e si lasciò andare sulla poltrona. Dei passi dietro di lui ed il suono di un bastone trascinato sul parquet lo fecero voltare.

“Ciao, Alain” disse sorridendo al suocero, giunto a Parigi insieme a François, ai suoi figli ed a Girodelle qualche tempo prima.

Alain lo osservava da giorni, sempre affannato in mille cose, pregando che il cuore e la mente di Reve reggessero al trambusto;si avvicinò al genero e gli posò una mano sulla spalla...era una mano stanca, tremolante, ma ancora calda e forte. Reve, rigirandosi verso la finestra, posò la sua mano su quella del suocero, stringendola forte.

“...Ho passato notti simili a questa, molti anni fa, davanti a quella grande sala dove si svolsero gli Stati Generali. Ero insieme a tuo padre e tua madre...ricordo che pioveva a dirotto, anche se era la metà di luglio; eravamo stanchi, i turni ci stavano massacrando. Ancora non ci eravano ribellati agli ordini dei nostri superiori... “ disse, ricambiando la stretta di quella giovane mano.

Reve spalancò gli occhi, sentendo quelle parole. Girò il viso fino a raggiungere gli occhi di Alain, il suo viso stanco e magro. Si girò e si alzò, accompagnandosi a quel vecchio.

“Vieni, Alain. Andiamo sul divano. Beviamo.” rispose. I bambini dormivano nelle loro stanze, al sicuro; non sapeva però che anche François e Girodelle erano immersi in ricordi e pensieri simili a questi, nel buio delle loro stanze.

“Tieni” disse Reve dandogli un bicchiere colmo di cognac e prendendone uno per sè. Tergiversò con la bottiglia in mano, per un attimo, ma poi la lasciò sul tavolo. Alain riprese a parlare, curvo nei suoi ricordi, tenendo il bicchiere con due mani e facendolo scorrere.

“Io mi ricordo tutto di quella notte, intendo quella prima della Bastiglia. Tuo padre e tua madre erano distrutti, come noi tutti. Distrutti perchè nessuno si risparmiava nemmeno loro che a ben vedere potevano avere dei privilegi. Credevamo in ciò che si faceva. La nostra vita era in pericolo costantemente, visto che si era braccati dagli altri reggimenti e da chi non ci vedeva di buon occhio...insomma, da chiunque . Ma abbiamo resistito. Reve, dovevi vederla tua madre, quando declinò gli ordini dei suoi superiori. Era la figlia di Marte in persona. Non ha mai abbassato gli occhi, mai una volta. I suoi occhi ardevano costantemente di un fuoco, come dire, sacro. E' stato grazie a lei se la Bastiglia è caduta. Andrè era la sua ombra, silenzioso e fedele, fino all' ultimo. Mai un lamento: solo devozione”. Alain si fermò a riprendere fiato, mentre Reve era fisso, in piedi, davanti a lui. “Sai, tutti noi ci siamo trovati in qualcosa di più grande. Io, i tuoi genitori..tutti siamo stati feriti più o meno gravemente; ma non abbiamo mai mollato. Io sono sempre stato al loro fianco, li ho cercati sotto le mura, dopo gli scoppi. Sono stato con loro in attesa che guarissero, ci hanno messo molto tempo. Lo ho accompagnati gran parte della mia vita”aggiunse. Pausa. “Mai avrei pensato di rivedere qualcosa di simile”. Le lacrime fecero capolino dai suoi occhi.

“Amavo tua madre. Ho rinunciato a lei, perchè l' amicizia e la lealtà verso tuo padre erano molto più importanti. Non ho mai confessato questo a nessuno, non avrei dovuto dirlo nemmeno a te.” disse ancora, il vecchio.

Reve prese il bicchiere dalle mani di Alain, lo posò sul tavolo riprese quelle mani ossute e stanche. Alain piangeva, tornato indietro nel tempo; i suoi occhi riflettevano i pensieri ed i ricordi di quei giorni e nemmeno Reve riusciva più a mantenere il controllo, perchè le lacrime scesero sul suo viso. No, non aveva mai saputo tutto questo; sopreso, confuso , si guardò intorno: non avrebbe saputo spiegare tutto questo ai suoi figli.

“Non volevo rattristarti, erano solo ricordi” disse Alain.

“non fa niente Alain: ti sono immensamente grato di queste tue parole” rispose Reve “ tu non sai nemmeno quanto....”

“mi sono lasciato trascinare... sono solo parole sconnesse di un vecchio che sta morendo... “.

Reve lo fissò.

“ Alain non dire questo. Tu vivrai” disse per fargli forza, ma in cuor suo speandolo veramente.

“Non dire tu bugie, figlio mio” disse Alain mimando un sorriso “ Io sono giunto alla fine, lo so. Se mi sbaglierò ringrazierò in buon Dio per avermi fatto passare un paio di giorni in più sulla terra con te ed i miei nipoti...ma sono comunque pronto a riabbracciare la mia Diane, e tutti coloro che saranno con lei. “ rispose.

 

Reve si alzò, slacciandosi la camicia, tornando a quella finestra oltre la scrivania. Sospirò.

Diane....” mormorò. Poi di nuovo, una serie di ricordi passò nella sua testa. Si mise una mano sul petto, come a volersi strappare il cuore. Il respiro, ancora una volta, sembrò mancare.

“...non ora, figlio mio....Tu vivrai, devi vivere.Per noi.”. Alain si era alzato, avvicinandosi. Lo strinse forte a sé.

“Che giorno è? Ho perso la congnizione del tempo” disse Reve.

“Il 25 luglio, figliolo” rispose Alain. “SIamo alla resa dei conti”, aggiunse.

Già, ad una nuova rivoluzione” pensò Reve tra sè, sciogliendosi da quell' abbraccio paterno.

 

Ciò che in un certo Reve e gran parte dei Parigini si aspettavano accadesse era dietro la porta di casa. Pensò a come fossero arrivati a quel punto; pensò al gioco di Carlo X, alla sua uscita infelice “Le mie risoluzioni sono immutabili” aveva infatti detto Carlo X, rispondendo alle richieste dei deputati riguardo alla loro richiesta di sostituire Polignac ed alla richiesta di modificare la Carta . Aveva firmato la sua fine.

Eh si...Carlo era convinto che nessuno potesse comprenderlo, poveretto, e si sentì quasi offeso...ma gli offesi, in quel momento, erano i poveri. Non i borghesi, non gli studenti. Il popolo, la gente comune. Quella che Oscar aveva appoggiato e difeso, insieme al suo grande amore Andrè, senza battere ciglio e rischiando la vita. Offesi da questo re che aveva buttato all' aria gli sforzi del 1789.

 

Reve, si versò ancora un bicchiere , mentre Alain silenzioso lo osservava; poi tornò alle sue riflessioni. Ripensò a tutto ciò che era accaduto quel pomeriggio.

Come al solito, lui e François erano in giro a controllare e coordinare le cose; Alain camminava a poca distanza da loro, seguito dal vecchio Girodelle. I due si erano ostinati a volerli seguire.

Ad un certo punto, Reve si fermò; Simon lo aveva chiamato da parte, in un vicolo.

“ Sono arrivati i soldati. Sono circa ottomila, Reve. Ma non hanno ordini precisi. Credo che non faranno nulla...Marmont non si muoverà inutilmente ...sa che li superiamo abbaondantemente” disse l' uomo.

“Noi quanti siamo, Simon?” chiese Reve..

“Credo sessantamila. Tutte le classi sociali” rispose, snocciolando nomi e cognomi di personaggi più o meno conosciuti.

Reve lasciò andare i ragazzi da Alain, poco lontano, dicendo loro di stare attenti.

“ Bene, amico mio. Che a nessuno salti in testa di dare i numeri” rispose Reve, sperando che le cose di risolvessero per il meglio senza ulteriori spargimenti di sangue, anche se sapeva che ciò era impossibile.

“ hai sentito le novità di Carlo?”

Simon lo aveva spiazzato; Reve si era distratto a controllare dove fossero i figli. “Non dovevo portarli con me” disse fra sè. “Accidendi ad Adrien ed alle sue insistenze.

“Reve, mi senti? Carlo ha firmato le Ordinanze di Saint Cloud. Ha vietato la libertà di stampa, e vorrebbe tornare a votare. Naturalmente sono i proprietari terrieri avranno questo diritto” disse Simon.

“Ma come....ma....” Reve fu talmente colto di sorpresa che balbettò “ questo vuole davvero la guerra...”

“Direi di si, amico mi....” .

Simon aveva tranciato la sua frase, colpito da una pallottola vagante. I suoi occhi in quelli di Reve, che lo aiutò a stendersi, furono le ultime cose che vide.

Terrorizzato, Reve si guardò in giro. Alain e gli altri si erano nascosti poco lontano tenendo al sicuro i bambini. Le guardie. Accidenti! Se la stavano prendendo con un paio di persone colpevoli di non avere loro lasciato il passaggio, sparando a casaccio; altri poi gli si erano fatti tutt' attorno, stroncati però dai fucili dei soldati le cui pallottole avevano appena centrato anche la faccia di Simon.

“Andate via di li” urlò ad Alain, pallido in volto, mentre cominciava ad arretrare nel vicoletto di fronte, poi uscì allo scoperto, pistola alla mano, e approfittando della disattenzione di uno dei soldati, lo ferì facendolo cadere da cavallo; lo stesso fece con il suo compagno. I due uomini , sanguinanti, vennero portati via dai popolani, che finirono il lavoro. Reve li lasciò fare.

 

Da quando sono fatto così?” meditò nel silenzio di quella notte, calda e umida, senza darsi una risposta. Altro cognac scese nella sua gola.

 

Tornò poi a pensare alla giornata che si era appena conclusa.

Al momento in cui, dopo quello scontro, lui scappò via e raggiunse le altre persone ed altre barricare, e poi ancora altre ancora. Ripensò al momento in cui, stanco e stremato, finalmente tornò a casa dove i figli di Reve lo aspettavanosilenziosi, sulla porta della loro camera. Ricordò di avere preso dalle braccia di Aurore la piccola Oscar e di averla stretta a sè ricoprendola di baci.

Adrien e Aurore avevano abbracciato le sue gambe, chiedendo la sua attenzione. Lui si era chinato e li aveva tenuti stretti.

Dio, ti prego, dammi ancora del tempo con loro” aveva pensato.

Il cuore dell' uomo era un insieme di sentimenti in confusione: felicità per una nuova era, paura, confusione e tristezza... ma ora...era li, a godersi uno sprazzo di normalità, e tanto bastava.

Victoria andò a preparare qualcosa da mettere sotto i denti: sicuramente non mangiavano da molte ore. Alaine Girodelle comparvero in quell' istante dalla porta d' entrata, andando incontro a Reve e François, abbracciandoli forte. Non ci fu bisogno di parole. I suoi figli, quella compagnia, il calore di una famiglia era tutto ciò di cui aveva bisogno.

 

 

“Andiamo a dormire, ora. Cerca di riposare.” disse Reve ad Alain che cercò di alzarsi; ma le gambe, nel dormiveglia, cedettero, e ricadde a terra. Reve lo aiutò a rialzarsi e rimettersi a letto, poi raggiunse i figli nella loro camera ma.... Una voce, dalla strada, lo distolse. Corse alla finestra che aveva appena lasciato.

“ Carlo X vuole fuggire, si pensa che possa lasciare la città, anzi, alcuni già pensano sia fuggito!!!” urlò una voce.

Il cuore di Reve mancò un battito. “François!! Sveglia... Svegliatevi, tutti...sembra cheil re abbia lasciato Parigi” urlò, facendo cadere ogni cosa trovasse intorno a lui nel lungo corridoio. Bussò alla porta di Girodelle, andò da Alain. François comparve sulla porta; i figli corsero dai rispettivi padri e Adrien balzò a sedere sul letto, chiedendo con la bocca impastata cosa fosse successo.

In un attimo fu un caos di abbracci, con gli occhi che ancora chiedevano lumi; la gioia pervase gli animi di uomini e donne dentro quella casa; il tempo di vestirsi, e tutti scesero per strada, dove la gente si era riunita nel giro di due secondi, ed il silenzio aveva lasciato il posta a grida di giubilo. La notte, scura, era illuminata dalla fioca luce di alcune fiaccole e dei lampioni.

Finalmente, finalmente i loro sogni si erano avverati: l' ultimo baluardo dell' Ancien Régime li stava per lasciare, scappando come un ladro nella notte.

Reve si mise ad abbracciare tutti coloro che incontrava e che vedeva, dagli amici ai conoscenti; preso dalla gioia non si accorse però dell' uomo che si stava avvicinando con una pistola in mano.

Una voce, uno sparo.

Un colpo che non arrivò mai al cuore di Reve, dove era diretto, perchè si fermò in quello di Alain che aveva con i suoi occhi attenti seguito la scena e con uno sforzo immane aveva fatto da scudo alla persona che reputava come un figlio.

Il sangue si gelò immediatamente nelle vene di Reve, anche se il sudore scendeva dalla sua fronte; gli occhi si spalancarono, vedendo la macchia rossa allagarsi sulla camicia di Alain. Una mano sconosciuta gli mise un fucile tra le braccia e fu un attimo: senza pensarci, la rosa della Normandia si alzò e centrò in pieno la testa della persona che voleva ucciderlo e che stava fuggendo.. Dopodichè, il silenzio; le urla di gioia si spensero mentre si inginocchiava a terra, prendendo tra le braccia Alain.

Girodelle arrivò appena in tempo per dare l' ultimo saluto al vecchio amico, e poi, silenzio; in quella calda notte, dove tutto stava finendo ed iniziando allo stesso tempo, un refolo di aria fredda arrivò al viso di Reve, che sollevò la testa e per un attimo, in quel vicoletto davanti a lui, vide dei giovani Alain, Andrè, Oscar e Bernard orsservarlo...e poi sembrò di scorgere anche lei, Diane. Una carezza delicata giunse al suo viso, come un alito di vento leggero, ancora una volta.

 

“Alain, ti devo la vita. Dovunque tu sia, grazie. Abbraccia i miei genitori per me, e dai un bacio a Diane. Dille che mi manca. Mi mancate tutti” sussurrò Reve al viso, freddo, dell' uomo, chiudendo i suoi occhi al mondo.

 

Nello stesso istante, Alain veniva accolto dalle braccia di sua figlia e dei suoi amici, che lo attendevano da tempo; insieme, osservarono Reve rialzarsi, giurando che Parigi si sarebbe ribellata senza dare scampo a nessuno.

Il 30 luglio 1830 si concluse la Rivoluzione di luglio, Les trois glorieuses.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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