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Autore: Lacus Clyne    10/08/2020    4 recensioni
Una notte d'inverno. La città che non dorme mai.
Un'ombra oscura al di là della strada, qualcosa di rosso. Rosso il sangue della piccola Daisy.
Kate Hastings si ritrova suo malgrado testimone di un efferato omicidio.
E la sua vita cambia per sempre, nel momento in cui la sua strada incrocia quella di Alexander Graham, detective capo del V Dipartimento, che ha giurato di catturare il Mago a qualunque costo.
Fino a che punto l'essere umano può spingersi per ottenere ciò che vuole? Dove ha inizio il male?
Per Kate, una sola consapevolezza: "Quella notte maledetta in cui la mia vita cambiò per sempre, compresi finalmente cosa fare di essa. Per la piccola Daisy. Per chi resta. Per sopravvivere al dolore."
Attenzione: Dark Circus è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buondì e buon inizio di settimana! Rieccomi qui con la seconda parte del sesto capitolo. So che è lunga, ma non potevo spezzare ulteriormente, quindi vi prego di perdonarmi e di immergervi nella lettura. Al termine, come già fatto per la prima parte, spiegherò qualcosa in più! A proposito, conto di pubblicare la terza parte (aftermath XD) nel fine settimana. 
Grazie a chi sta seguendo la storia!! Mi raccomando, lasciatemi un pensiero!! Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dovevo proprio ammetterlo: non ero mai stata attratta dai giochi, tanto più che imbranata com’ero, il massimo a cui potevo ambire era il non arrivare ultima a Uno oppure sperare in un giro fortunato durante il gioco della bottiglia. Queste ragioni, unite alla magnificenza di una sala casinò di lusso che avrebbe fatto impallidire persino i migliori casinò di Las Vegas, facevano da sfondo alla mia incredulità nel vedere quel luogo, ma soprattutto, nel vedere il mio capo trasformato in un asso del gioco d’azzardo. Alexander Graham, a tutti gli effetti, era un giocatore eccezionale. Scacchi, poker, roulette, Black Jack, Baccarat… uno dopo l’altro, concedendo un giro di poche mani per ciascuno, aveva messo al tappeto gli sfidanti che si proponevano nella speranza di batterlo. E mentre giocava, il brillio di divertimento nei suoi occhi concentrati lo rendeva esaltato. Non mi ero resa conto, fino a quel momento, di cosa intendesse quando mi parlava di giochi, al tempo del Dark Circus. Almeno quelli leciti. D’altronde, anche Selina si stava distinguendo per maestria. Statuaria e sexy nel suo abito rosso Valentino con spacco laterale, rideva e scherzava nel giocare le sue carte. Il dottor Howell e il detective Wheeler, più stoici, in elegantissimi smoking al pari del capo, sembravano tener d’occhio la situazione da più punti di vista, proprio come al meeting.

Elizabeth, che per l’occasione aveva indossato un abito nero con inserti in pizzo, ci raggiunse durante la partita a poker tra Graham e il rettore Chambers, rimasto a contendere dopo la sconfitta degli altri tre partecipanti e che, probabilmente per via dell’assenza della sua giovane amante, era più tranquillo e concentrato sulla partita. Non si fermò più di tanto, ma mi bastò per notare un veloce passaggio di sguardi tra i due. Per quanto mi riguardava, non volendo trascorrere tutta la serata in attesa al tavolo da gioco e, oltretutto, avendo un fazzoletto non utilizzato da restituire a un proprietario che non si era fatto ancora vedere, decisi di spostarmi. Appoggiai la mano sulla spalla di Graham, che mi rivolse la sua attenzione. Sfiorai appena il ciondolo che portavo al collo e comprese al volo, tanto più che sollevò la mano libera nella mia direzione. Mi chinai appena e sentii il dorso delle sue dita carezzare dolcemente il mio viso. Sgranai gli occhi, fissandoli nei suoi. Avevo la guancia in fiamme.

Furono dei mormorii intorno a farmi rinsavire, soprattutto quando vidi che nella mano con cui reggeva le sue carte, tutte dello stesso tipo, il pollice si era appena spostato sul dieci di picche nero. Avevo inteso. Non avrei dovuto allontanarmi oltre i dieci metri, altrimenti non avrebbe avuto copertura per tenerci in contatto. Sorrisi.

– Non farmi aspettare troppo. – dissi, per poi rivolgere un ultimo sguardo a un sardonico rettore Chambers che probabilmente sperava nella momentanea distrazione del suo avversario. Purtroppo per lui, non aveva idea di essere capitato tra le grinfie di un predatore. Stranamente, quel pensiero mi dette sicurezza e mi allontanai dal tavolo da gioco con più sicurezza.

Dovevo riconoscere che, alla fine, Trevor aveva avuto ragione su una cosa. I buoni propositi del mattino erano stati immolati sull’altare della perdizione del gioco d’azzardo. Oltretutto, tra fiumi alcolici, musica e giochi ogni dove, il tutto in una cornice ricercata tra eleganza e tecnologia, non si poteva dire che il contesto non favorisse in qualche modo la voglia di tentare. E probabilmente, anche Graham aveva ragione quando aveva fatto notare a Fabian Giles, ora alle prese con una slot machine, che gli incassi della serata sarebbero stati maggiori delle cifre donate in beneficenza. Il mondo dei ricchi era davvero qualcosa di contraddittorio. Lo feci notare al dottor Howell, che si era mantenuto nelle vicinanze di Selina, quando passai dalle loro parti.

– Quantomeno non siamo tutti così. – commentò, sollevando le spalle.

– Mi trova d’accordo. Lei quindi non gioca, stasera? –

– E rischiare di sfigurare davanti alla mia fidanzata? Ho una reputazione da difendere. –

Sorrisi. Non lo conoscevo tanto, ma avevo notato che l’ironia era una sua peculiarità e a dirla tutta, era un tratto che lo rendeva affascinante.

– E lei non vuol provare qualcosa? –

– A parte stare col detective Graham? Più sfida di quella… –

Il dottor Howell si mise a ridere. – Ha ragione. –

– Avete visto Elizabeth? – la voce del detective Wheeler alle nostre spalle. Ci voltammo entrambi.

– È passata dal nostro tavolo da gioco una manciata di minuti fa, ma senza fermarsi. – lo informai.

– Probabilmente è alla toilet. E come minimo ci sarà la fila. – intervenne il dottor Howell.

– Hai ragione… è solo che mi preoccupa non vederla sapendo che c’è qualche mitomane qua dentro. –

Guardai il detective, pensando che in fin dei conti, non aveva torto. Stare separati poteva essere rischioso e considerando che il nostro soggetto ignoto non si era ancora fatto vivo, né potevamo sapere se e quando l’avrebbe fatto, in effetti non era molto saggio allontanarsi troppo. Certo, c’era da riconoscere che la situazione stava diventando in qualche modo stressante, soprattutto per Maximilian Wheeler. Tra di noi, sembrava quello più insofferente e preoccupato. Dal modo in cui si guardava intorno, mi resi conto che doveva sentire fin troppo la pressione e doveva avere a cuore Elizabeth. D’altronde, il fatto che nella stessa sala ci fosse anche Graham, unito a quanto quest’ultimo non perdesse occasione per ridicolizzarlo di fronte alla stessa ex moglie, non giocava a suo favore. E, sebbene non fossi particolarmente allettata all’idea di venirgli in soccorso, considerando la scarsa stima che aveva di me, decisi di far qualcosa, almeno per smorzarne la tensione.

– Vado a controllare. –

Mi guardò stupito. – Tu? –

Sospirai. – No. Quella che sta al mio posto. Certo che lei è davvero strano a volte. –

Quelle parole lo indispettirono, mentre fecero ridacchiare il dottor Howell.

– Non ti ci mettere anche tu, Marcus. –

Quest’ultimo sollevò le mani in segno di resa. – Non mi permetterei mai. –

Il sorrisetto sul suo volto diceva tutto il contrario, poi mi rivolse un’occhiata.

– Stia attenta, mi raccomando. –

Annuii e presi congedo, proprio mentre Selina brindava alla sua vittoria a Baccarat contro il direttore di una famosa azienda farmaceutica.

E in effetti, proprio come previsto, trovai Elizabeth intenta a sistemare il trucco in uno dei lussuosi bagni stile modernissimo in marmo nero.

– Anche tu avevi bisogno di un po’ di tregua? – mi domandò, attraverso lo specchio.

Attesi che le altre due donne presenti andassero via, per poter parlare più tranquillamente.

– Darei qualunque cosa per tornare presto a casa. Ma sembra che ci sia ancora da aspettare. Tutto bene? –

Ripose la sua trousse nella pochette e poi si voltò a guardarmi. La piccola Lily le somigliava davvero tantissimo.

– Posso parlare liberamente? –

Annuii, incuriosita.

– Ti direi di sì, ma stasera mi sono resa conto di una cosa importante. Erano tanti anni che non vedevo tutti riuniti così, sebbene in assenza di Alicia e Richard. Eppure, per quanto certe situazioni siano cambiate, altre non lo sono affatto… e non è facile farvi fronte. –

Un’inattesa sensazione mi strinse il cuore nel sentire il tono con cui parlava.

Sospirò, alzando gli occhi azzurri verso il soffitto. – Non credevo che avrei mai visto Alexander tornare a giocare in quel modo. Quando nacque nostra figlia abbandonò tutto. Non che avesse perso interesse, ma semplicemente, aveva realizzato che c’era qualcosa di più importante del Dark Circus. –

Ricordai quando Graham me ne aveva parlato, la notte in cui ci eravamo intrufolati nella palestra del campus. Ma non era solo Lily la ragione. Anche Elizabeth aveva significato tutto per lui.

– Sa, se posso permettermi… credo che il detective Graham l’abbia realizzato prima ancora. Ed è stato grazie a lei. E so che non ho diritto di mettermi in mezzo, ma… –

– Mi ama ancora? È questo che volevi dire, vero? –

La stretta che avevo sentito si rafforzò all’improvviso, proprio mentre dai suoi occhi traspariva un velo di consapevolezza. Mi impegnai a scacciare quella sensazione. Se volevo aiutare Graham, potevo farlo solo aiutando Elizabeth a realizzare la verità.

– Ne sono certa. Si vede da come si comporta. E anche se a volte è insopportabilmente acido, lo fa per attirare la sua attenzione. Credo che voglia farle capire che sta facendo un errore stando col detective Wheeler. Insomma, lui è un brav’uomo, magari a volte un po’ petulante, ma è affidabile e competente, certo… eppure, credo che… ecco… – mi interruppi prima di dire, fin troppo apertamente, che non ci sarebbe stato alcun paragone col detective Graham.

Elizabeth sorrise appena. – Dimmi la verità. Alexander ti piace. Non è così? –

Un moto di imbarazzo si fece sentire con forza. Quella donna mi aveva appena chiesto se mi piacesse il suo ex marito.

– N-Niente affatto! E poi, sono felicemente fidanzata! – gesticolai, ribandendo il concetto.

– Anch’io ero fidanzata, quando conobbi Alexander. E penso ti stupirà sapere che allora, stavo proprio con Maximilian. –

– Eh? –

Questa non me l’aspettavo proprio.

– È per questo che non volevo saperne del Dark Circus. Avevo l’impressione che Alexander fosse un arrogante emozionalmente immaturo a cui importava solo di se stesso. E Max lo seguiva su una strada che non mi piaceva affatto. Per questo lo lasciai. Così, Alexander, senza farsi troppi problemi, si fece avanti. Un anno… un anno intero in cui si impegnò a dimostrarmi che mi sbagliavo. Non so se ci sia mai riuscito, in realtà, dato che alla fine della fiera, il nostro matrimonio è finito comunque. –

Ripensai alla confessione di Graham e mi resi conto che Elizabeth stava sbagliando.

– Non sono d’accordo… avete passato momenti felici insieme! Avete avuto una bambina, che purtroppo vi è stata tolta in un modo orribile… se c’è qualcuno da biasimare, quello è… è il Mago. Se non fosse stato per quel mostro crudele, voi sareste ancora insieme e certo, non a prender parte a una dannata serata orchestrata da Dio solo sa chi, ma accanto alla vos--

– Basta. Basta, per favore. – mi interruppe. Stavolta la sua voce era imperativa e addolorata. Eppure, non era giusto che si ostinasse a non voler vedere le cose come stavano realmente.

– Mi dispiace, ma credo che lei non abbia capito chi è davvero il detective Graham. –

Sgranò gli occhi, sinceramente colpita.

– E tu pensi di conoscerlo? –

Sentii un tuffo al cuore, pensando a ogni momento trascorso dal primo istante in cui l’avevo incontrato, ma prima di rispondere, un gruppetto di ragazze che avevano relazionato al meeting entrò nei bagni. Alcune di esse erano vicino al mio tavolo prima. Sospirai.

– Il suo fidanzato la cercava. Sarebbe meglio non farlo attendere, no? –

Fece per dire qualcosa, ma lasciò cadere il discorso e mi precedette in sala. Del canto mio, rivolsi un’occhiata al mio riflesso nello specchio. E tu pensi di conoscerlo?

Aprii la pochette che avevo con me e ne trassi il fazzoletto con le iniziali ricamate di Aaron Bradley. Una delle ragazze, che avevano su per giù uno o due anni meno di me, mi si avvicinò.

– Sembra che il tuo ragazzo abbia sbarcato il lunario stasera. Ha fatto scala reale e stracciato il suo avversario. – mi disse, divertita.

– Davvero? –

– Sì, anche se non ha ancora avuto a che fare col direttore. Dicono che non abbia pari e che stesse aspettando proprio che qualcuno arrivasse così in alto da poterlo sfidare. –

Aggrottai le sopracciglia. Così in alto… da poterlo sfidare… così in alto… quando avevo visto il biglietto di Graham con la scritta “Ad maiora semper” avevo chiesto il significato, non conoscendo il latino. Lui mi aveva risposto che voleva dire “sempre più in alto”. Ma poteva essere solo una coincidenza. Avevo conosciuto il direttore Bradley durante la mattina e mi era sembrato cordiale e galante. Anche la rosa che mi aveva mandato con biglietto allegato era stato un pensiero del tutto scollegato da Graham. Guardai il fazzoletto che avevo tra le mani. La ragazza che era ancora accanto a me richiamò l’amica che aspettava fuori dalla toilet e le sentii mormorare tra loro. Poi fecero entrambe qualche passo indietro.

– Tutto ok? – domandai, perplessa, davanti ai loro volti incerti.

– Scusa, posso chiederti dove hai preso quel fazzoletto? – domandò la seconda ragazza.

– È un prestito da parte di una persona gentile… perché? –

Sembrò che le mie parole le tranquillizzassero e questo, al contrario, mise in allerta me.

– Noi frequentiamo Harvard… e la dottoressa Bernstein, che è stata assassinata pochi giorni fa, aveva sempre con sé un fazzoletto identico a quello, con le iniziali ricamate. –

Sobbalzai a quelle parole inaspettate e guardai il fazzoletto. A.B. ... Aaron Bradley… ma anche Alicia Bernstein. Scossi la testa, sconvolta. Possibile che Graham avesse ragione e che Richard Kenner fosse ancora vivo? Era sicuro del contrario, ma mi aveva anche rivelato che alla fine, le indagini erano state insabbiate, per cui nessuno sapeva davvero come fosse andato il tutto. Avevo solo un modo per scoprire la verità. Ringraziai le ragazze, dopo averle rassicurate sul fatto che si trattasse di una coincidenza e tornai nella sala casinò, appena in tempo per vedere Aaron Bradley, in tenuta formale, muovere passi sicuri nel suo ambiente. Sconvolta com’ero, durante la mattina, non mi ero resa conto del fatto che potesse avere all’incirca l’età di Graham. Per qualche ragione, aveva qualcosa che me lo ricordava, in quel momento, fatto salvo per alcune cicatrici sul volto che non avevo notato durante la mattina, a causa della barba. Cercai tra i presenti i miei compagni, ma erano tutti voltati di spalle, intenti a fissare il direttore. Seguii il suo percorso con lo sguardo fino a che, finalmente, non si fermò davanti a Graham. Mi affrettai a raggiungerli, notando che il volto del mio capo era diventato una maschera pallida. Tutta la sua sfrontatezza e la sua sicurezza erano scomparse, lasciando al loro posto la concretizzazione dei suoi sospetti.

Ad maiora semper, detective Alexander Graham. – lo salutò, con un sorriso compiaciuto sul volto, calcando il tono sul titolo. Il capo non replicò, ma si limitò a guardarlo. Tutto intorno, la tensione aveva ammutolito l’intera sala. Non osai nemmeno tentare di guardare verso i miei compagni. In quel momento, ero certa che avrei visto la stessa espressione di Graham.

Aaron Bradley era Richard Kenner. Sollevò la mano a mezz’aria.

– Oh, probabilmente non conosce il latino. Significa “sempre più in alto”. Era un’espressione ben augurante. Un invito a non arrendersi mai, a puntare sempre al massimo. Sa, è quello che ho fatto io. Mi ci è voluto tanto, ma come vede… ho pensato che creare un luogo come questo, in cui associare al piacere della compagnia il piacere della sfida, sarebbe stato un riconoscimento adeguato. Non crede? –

Il Dark Circus. Stava facendo riferimento al Dark Circus. Avrei voluto raggiungere Graham, ma temevo che avrei potuto peggiorare la situazione così facendo. Avevo il cuore in gola, pensando che se solo avessi parlato più esplicitamente dell’incontro che avevo avuto al mattino, al posto di distogliere la mia attenzione, magari saremmo arrivati a quell’uomo prima del tempo. Avevo ancora in mano il fazzoletto che probabilmente, era appartenuto ad Alicia Bernstein. Lo strinsi forte, maledicendo la mia stupidità.

– Ho visto che è stato il miglior giocatore della serata. Mi chiedevo se le andasse una sfida privata. – propose.

Un mugolio di protesta da parte dei presenti, che avrebbero probabilmente seguito di buon grado una sfida tra due campioni, fu subito smorzato dal direttore. – Suvvia, non vorrà dire di no a queste… – si bloccò mentre indicava la platea, proprio quando il suo sguardo si trovò a incrociare il mio. Mi sentii gelare, mentre lui sorrise, infido.

– Oh… alla fine ha accettato il mio invito, signorina Hastings. Non ha idea di quanto ne sia felice. – annunciò, con voce trionfale.

Fu in quel momento che Graham si voltò. Quando i nostri sguardi si incontrarono, fui sopraffatta dal senso di colpa. Sapevo benissimo, razionalmente parlando, di non avere alcuna responsabilità, dal momento che non avevo idea di chi fosse Bradley, ma in quel momento, non potevo fare a meno di sentirmi in quel modo. Graham digrignò i denti, voltandosi nuovamente verso il suo interlocutore, poi affilò lo sguardo.

– Accetto la sfida. Ma la avviso: non sono uno che va sul sottile, soprattutto quando il mio avversario cerca captatio benevolentiae in questo modo. –

Non avevo idea di cosa significasse, ma sentii alcune voci nelle vicinanze suggerire che volesse intendere la ricerca del consenso. Fui orgogliosa di lui. Qualunque cosa fosse accaduta, Richard Kenner non avrebbe avuto vita facile. Quest’ultimo fece un piccolo inchino, poi invitò i presenti a tornare a giocare. Poi, fece strada. Fu allora che cercai di raggiungerlo, approfittando del fatto che Bradley fosse qualche passo più avanti. Mi guardò con la coda dell’occhio, quanto bastava per rendermi conto che non voleva che lo seguissi oltre. Ma non potevo lasciar correre, soprattutto dal momento che quell’uomo doveva avere avuto a che fare con Alicia Bernstein. Presi la sua mano, passandogli il fazzoletto facendo attenzione che non si vedesse. Da fuori, sarebbe sembrato che stessi cercando di dar coraggio al mio uomo. Graham strinse la presa, poi guardò dritto davanti a sé e proseguì, lasciandomi nella sala, assieme a un’ignara e incuriosita folla e soprattutto, insieme ai nostri sconvolti compagni.

Li ritrovai così, non appena potei raggiungerli. Selina era mano nella mano con il dottor Howell. Elizabeth aveva preso sottobraccio il detective Wheeler.

– Aveva ragione lui… – mormorò quest’ultimo, quando la porta che separava la sala casinò dal privé si richiuse.

Selina sopraggiunse. – Ma non è possibile… ho letto e riletto i referti mille volte all’epoca. Non c’è modo che possa essere… –

– … Kenner? Eppure sembra sia così. – aggiunsi a mia volta.

I quattro si rivolsero a me.

– Come facevi a conoscerlo? – la voce inquisitoria del detective Wheeler.

– Non lo conoscevo. Ma preferirei parlarne fuori di qui. Dobbiamo trovare il modo di raggiungere il detective Graham prima che possa accadergli qualcosa. –

Il dottor Howell assentì, ma mentre cercavamo di spostarci, fummo raggiunti da un paio di inservienti in livrea.

– Signori. Voi che avete ricevuto l’invito personale del signor Bradley siete pregati di seguirci. – disse uno di loro.

– Vale anche per lei, signorina. – aggiunse l’altro, riferendosi a me.

Selina aggrottò le sopracciglia e mi raggiunse. – Questa ragazza rimane qui. Penso che al signor Bradley non interessi coinvolgere nel suo spettacolo persone che non amano il gioco. –

Adorai Selina per quel commento. Era sempre così protettiva nei miei confronti, ma onestamente, non avevo alcuna intenzione di lasciarli affrontare tutto da soli, soprattutto sapendo che Graham era solo, in quel momento.

– Desolato d’insistere, signora, ma siete tutti degli ospiti d’onore. –

Rivolsi uno sguardo ai presenti. Alcuni di loro erano tornati a giocare, altri chiacchieravano tra loro, probabilmente dell’accaduto. Nessuno si era reso conto della situazione.

– Se non si può fare diversamente... – disse nervosamente il dottor Howell, chiedendo di fare strada. Sul suo volto, come su quello degli altri, la tensione era frammista all’incapacità di riuscire a trovare una spiegazione razionale a quanto stesse realmente accadendo. Ed era per questo che non potevo proprio tirarmi indietro. Dopotutto, se fossi stata meno emotiva e più razionale, forse non saremmo arrivati a tanto.

I due inservienti ci scortarono fuori dalla sala casinò attraverso una porta laterale, ma quello che non potevamo immaginare era che al di fuori di quel posto di lussuosa perdizione, avremmo trovato ben altro. Credevo che saremmo stati condotti nel privé, ma non fu così. Fummo fatti salire su un ascensore che ci portò persino più in basso dei piani interrati che fungevano da garage. Man mano che il display segnava i livelli, mi sentivo sempre più agitata. Cosa diavolo aveva in mente Aaron Bradley? Anzi, Richard Kenner?

 


Quando la porta dell’ascensore si aprì, ci ritrovammo all’interno di un locale perfettamente arredato che ospitava diversi vani separati tra loro da un lungo corridoio che si estendeva per diversi metri, aprendosi su tortuose vie laterali che conducevano alle entrate, una per ciascun vano.

Le luci soffuse dalle tonalità calde, i dipinti che richiamavano forme surrealiste, alcuni discutibili arredi a sfondo bondage che non lasciavano spazio all'immaginazione, un mix di musica classica e l’indiscutibile odore dolciastro della cannabis la facevano da padroni, rendendo l’atmosfera claustrofobica, oscura e inquietante.

– Che diamine di posto è mai questo? – domandai, guardandomi intorno.

– Una volta, Alexander illustrò la sua idea di come il Dark Circus potesse essere fisicamente. Mi ricorda tanto quegli schizzi… – commentò sovrappensiero il dottor Howell.

Elizabeth, sconvolta tanto quanto me nel sentire quelle parole, scosse la testa.

– Alexander aveva fantasia, è vero… ma non avrebbe mai potuto creare un dungeon come questo. –

– Credo che nelle sue intenzioni non fosse un dungeon, onestamente… – aggiunse Selina. – E ad ogni modo, la differenza è che nel caso di Alexander si trattava soltanto di immaginazione. Mentre Richard… ha ben pensato di mettere il tutto in pratica nel peggiore dei modi... e anche senza classe. È così... rozzo e osceno... Non ho ragione, Richard Kenner? Fatti vedere! Se siamo gli ospiti d’onore, puoi almeno degnarci d’attenzione! – esclamò, alzando la voce.

Uno degli inservienti trasse dalla tasca un telecomandino e al click, uno schermo nero scese dall’alto, rivelandoci in pochi istanti che dovunque fossero il detective Graham e Kenner, di certo, non era lo stesso posto in cui eravamo noi. Entrambi erano seduti al tavolo da gioco, davanti a una scacchiera ancora perfettamente ordinata.

– Detective Graham! – esclamai, nello stesso momento in cui tutti gli altri pronunciarono il suo nome. Sconvolto, strinse i pugni.

« Richard, dannato! Voi state bene?! »

Kenner scoppiò a ridere. « Ma certo che stanno bene, Lex. Ho riguardo dei miei ospiti, io. Caro Marcus. È davvero un piacere rivederti. Ho saputo che sei diventato procuratore distrettuale. Che onore. Certo, non avrei mai immaginato di saperti fidanzato con la bella Selina Clair. Non la credevo alla tua portata, onestamente. »

Il dottor Howell si lasciò sfuggire un ringhio. – Non osare, Kenner! –

– Sei davvero stronzo per essere un morto che parla. – aggiunse Selina, visibilmente seccata.

Kenner non replicò, ma sogghignò, rivolgendo il suo sguardo altrove.

« E tu, Maximilian. Ti ricordavo meno ingessato. Che sorprese mi avete riservato. Tu ed Elizabeth, come ai vecchi tempi. » disse, poi guardò Graham divertito. « Che peccato non esserci stato quando hai scoperto che quello che credevi il tuo migliore amico si scopava tua moglie sotto al tuo naso. Oh, Lex, avrei voluto vederti. Conoscendoti, avrai fatto il diavolo a quattro. »

A quel commento, sia Wheeler che Elizabeth si irrigidirono, mentre Graham scoprì un digrigno. Non avevo idea del perché, irascibile e suscettibile com’era, non l’avesse ancora preso a pugni. Ne compresi la ragione solo quando, guardandomi intorno, intravidi delle spie rosse luminose poste in alto e in basso agli angoli della sala in cui eravamo stati condotti. Che fossero dei laser? Purtroppo non riuscivo a distinguere con chiarezza, ma qualunque cosa fosse, non prometteva nulla di buono e Graham doveva saperlo.

« E veniamo a noi… la nuova aggiunta. Katherine Hastings, psicologa presso il V Dipartimento. Dovresti essere un po’ più cauta quando ti presenti, signorina. »

Aggrottai le sopracciglia. – Anche lei avrebbe dovuto esserlo, dato che ora sappiamo chi è realmente! –

« Davvero? Pensi che cambi qualcosa, se non ci sono testimoni? Si dice così, vero, Lex? »

Il cuore prese a battermi più velocemente, quando realizzai che non aveva affatto buone intenzioni. Un po’ come quando Graham aveva messo sotto scacco la combriccola di David Valance.

« Non puoi farlo. Non te lo permetto! » esclamò il capo.

Kenner accavallò le lunghe gambe, poi prese il primo pedone nero. « Oh, dare ordini. Ciò che ti riesce meglio. Peccato solo che ora sia io a stabilire le regole. Avanti, faites vos jeux. E… quanto a voi, mi auguro che troviate di vostro gradimento il gioco che ho personalmente scelto per voi. » spiegò, sorridendo, prima di chiudere il collegamento.

Il gioco che aveva scelto per noi? Quell’uomo era davvero un folle e la cosa peggiore era che la sola uscita che avevamo era alle nostre spalle, presidiata dai nostri due carcerieri. Certo, il fatto che fossimo in superiorità numerica poteva essere un vantaggio, ma le armi puntate su di noi erano un rischio che non potevamo correre. Lo spiegai ai miei compagni, quando li sentii ipotizzare di un intervento del genere.

– E allora cosa dovremmo fare?! Accettare le richieste idiote di un redivivo?! – protestò Wheeler.

– Esattamente, signore. – intervenne uno dei due uomini. – Siete obbligati a farlo. –

– Va' all'inferno. – rispose, con un cipiglio da fare invidia al capo che tanto mi stupì. Evidentemente, il tono con cui gli si era rivolto Kenner non gli era affatto andato giù. Il dottor Howell si fece avanti, parandosi di fronte a noi.

– Adesso basta. Voglio parlarci personalmente, pertanto, portatemi da Kenner. Non è nel suo interesse nuocerci, in fin dei conti. –

Purtroppo per noi, tuttavia, i nostri interlocutori non sembravano interessati a trattare, tanto che non mollarono la presa su di noi.

– Signori! Avanti, non vorrete deludere Kenner. –

La profonda voce in arrivo ci costrinse a voltarci.

Guardai oltre le spalle di uno degli uomini che ci teneva sotto tiro, vedendo, con mio sgomento, nientemeno che Hector Chambers.

– Oh mio Dio… – sussurrai.

– Rettore Chambers? – fece eco il dottor Howell.

Il Rettore ci raggiunse. Conosceva Richard Kenner… non l’aveva chiamato Aaron Bradley, ma aveva usato il suo vero nome. E fino a quel momento, non avevamo sospettato nulla. Il suo atteggiamento strano di quella mattina… possibile che non dipendesse dall’amante, ma da Kenner? E com’erano collegati tra loro?

– Ci deve una spiegazione. Che sta succedendo qui? – incalzò il gran capo.

Di quell'uomo in imbarazzo sembrava non esser rimasta nemmeno l'ombra. Non rispose, ma guardò verso di me.

– La ragazza viene con me. Ordini superiori. –

Sgranai gli occhi, nello stesso istante in cui sia il detective Wheeler che il dottor Howell si pararono di fronte a me, in difesa. Elizabeth si strinse a Selina, che affilò lo sguardo. – Nessuno si muoverà di qui, altrimenti scateniamo un putiferio. E non credo che le piacerebbe. –

Il Rettore scoppiò a ridere, indisponenente. – Ma davvero? Beh, pazienza. Non che sia affar mio. – disse, facendo cenno col capo ai due uomini.

Temendo che potesse accadere qualcosa di brutto ed evitando volutamente di ascoltare la voce del buon senso mi feci avanti prima che qualunque loro azione si potesse concretizzare.

– Verrò. A patto che non accada nulla a queste persone. Sono agenti e una di loro è una civile. –

– No! – esclamarono in coro Elizabeth e Selina.

– Lei non si muove di qui. – mi riprese il gran capo.

Sospirai, poi li guardai. In realtà, avevo una gran paura, ma cominciavo ad avvertire la tensione e, cosa non meno importante, mi sentivo pesantemente in colpa. – Vi prego... fidatevi di me. –

Sentii addosso il peso dei loro sguardi, ma alla fine, non senza mia sorpresa, l'appoggio venne proprio dal detective Wheeler. Doveva aver intuito che avrei potuto raggiungere Graham e aiutarlo, con un po' di fortuna, dal momento che sembrava impossibilitato a svincolarsi personalmente. – Vai. Ma stai attenta, Hastings. –

Annuii e rivolsi un sorriso ai miei compagni, poi guardai il rettore Chambers.

– Allora, comincia questo gioco? – chiesi, sforzandomi di replicare il tono di Graham, ma considerando la sua espressione affatto impressionata, mi resi conto di essere lontana anni luce dalla capacità di bluffare del capo. Si incamminò non appena l'ebbi raggiunto mentre, dietro di noi, gli scagnozzi di Kenner continuavano a tenere sotto scacco i miei compagni. Avevo il cuore in gola, ma dovevo rimanere concentrata. Camminammo lungo il corridoio, sempre più oscuro.

– Lei è in combutta con quell’uomo… perché?! –

– Perché dovrei parlarne con te? I miei affari personali non ti riguardano. –

Scossi la testa. – Richard Kenner dovrebbe essere morto! Per qualche ragione è sopravvissuto e probabilmente ha qualcosa a che fare con la morte di Alicia Bernstein, avvenuta nel suo ateneo! –

Non dette alcun cenno di interesse e sembrava non intenzionato a sbottonarsi in alcun modo. Però, dal momento che non sembrava avere intenzione di nuocermi, potevo cercare di indagare. Mi ricordai allora di avere il ciondolo che Jace aveva modificato per registrare. Portai le dita poco più sotto dell'incavo delle clavicole, su cui era appoggiato e pressai sperando che funzionasse, portando poi la mano sul cuore, che scandiva istanti preziosi.

– Lo sa che collaborare con un criminale la rende colpevole a sua volta, vero? Quell’uomo la sta forse ricattando? –

Stavolta affilò lo sguardo. Una reazione.

– Possiamo aiutarla, se lei ci aiuta. Per favore, mi dica dov'è il detective Graham. Se accade qualcosa a lui o ai nostri compagni, i nostri colleghi non ci metteranno molto a mettere sottosopra il Four Seasons e a scoprire tutto questo. Rettore Chambers, lo faccia almeno per suo figlio! Che modello sarà per lui? Gli vuol dar prova che avesse ragione?! –

– Sta’ zitta! – urlò, tirando fuori una pistola dalla giacca. Non me ne intendevo granché di armi, ma ricordavo fin troppo bene l'effetto che aveva avuto sui compagni di Valance, quando Graham li aveva tenuti sotto tiro. Quando me la puntò contro, sentii un terrore sacro impadronirsi di me. Il mio corpo si tese istintivamente alla ricerca di una via di fuga impossibile.

– Non lo farà! L’ha ribadito poco fa, no? Non vorrà mica contrariare Kenner! – esclamai.

Chambers grugnì, poi si avvicinò a passi veloci e mi afferrò con forza il polso.

– Ahi! E nemmeno farmi del male! –

– Cammina. – ordinò e mi spinse avanti.

Tutto intorno, risuonavano antiche sinfonie, come fossero uno spaventoso presagio. Ad ogni passo sentivo la paura farsi largo. Forse a causa dell’odore e delle luci, cominciavo a sentirmi stordita. Avevo la sensazione di trovarmi in una sorta di allucinante dimensione parallela. Man mano che lasciavamo i vani alle nostre spalle, proseguendo lungo quella strada, ci addentravamo nell’oscurità. Sin da piccola avevo sempre avuto paura del buio pesto e ogni volta, i miei genitori erano pronti a rassicurarmi e ad abbracciarmi. Stavolta però, ero sola. Non c’erano loro, non c’era Lucy, non c’era il detective Graham e nemmeno Trevor. Sentii il dolore attanagliarmi il cuore. Trevor… com’ero finita in quel luogo? Se non fossi riuscita a uscirne viva, cosa sarebbe stato di lui? Senza nemmeno poterlo vedere un’ultima volta. E l’ultimo ricordo che avevo era un suo messaggio, un cui mi diceva di fare il tifo per me.

– Fermati. –

Mi fermai all’istante alla fine del corridoio, senza riuscire a capire nulla, quando il rettore Chambers tirò fuori dal taschino una tessera e la fece scorrere lungo una fessura meccanica in un muro davanti a noi. La porta blindata si aprì, portandoci a un nuovo ascensore. Il contrasto vivo tra l’oscurità e la luce abbagliante mi ferì gli occhi, tanto che mi occorse un po’ di tempo per riuscire a tenerli aperti senza soffirire. In quel tempo, sentii che stavamo risalendo. Quando finalmente si fermò, si riaprì proprio sul privé che ospitava Kenner e il detective Graham, un salottino non più grande del soggiorno di casa mia, riccamente decorato come fosse una stanza vittoriana, con tanto di tende rosso scuro che rendevano l'atmosfera ancora più cupa e pesante. Non c’erano tavoli da gioco. Solo il tavolino in legno attorno al quale erano seduti i due e su cui era posata la scacchiera, che aveva pochi pezzi in avanzamento tra cui l'alfiere nero e la regina bianca su un'ultima casella laterale. Su una credenza intagliata, facevano bella mostra un vassoio in argento che offriva diversi tipi di droghe, una bottiglia di whiskey con due bicchieri e soprattutto, una pistola a tamburi rotanti, di quelle usate per la roulette russa. Non appena mi vide, Graham sgranò gli occhi sconvolto, balzando in piedi. Voltò velocemente lo sguardo sul rettore Chambers e, dalla sua reazione, compresi che doveva esser giunto immediatamente alla mia stessa realizzazione. Poi guardò Kenner, che non si scompose affatto.

– Ti ringrazio per aver portato qui la signorina Hastings, Hector. –

– Immagino che con questo siamo nuovamente pari. –

Avevo ragione, quindi. Il rettore Chambers doveva qualcosa a Kenner. Ma cosa?

– Che diavolo significa, Richard?! – sbraitò Graham.

– Ho soltanto aiutato Hector a sbarazzarsi di un’amante troppo fastidiosa. – spiegò, con nonchalance.

– Intendi… –

– … Alicia Bernstein? – domandai, incredula, rivolgendomi al rettore Chambers. – Non era la ragazza del meeting, vero? Era Alicia la sua amante! –

Questa volta, il suo sguardo mi confermò che avevo ragione.

– Alicia… la sua… ma certo! La frequentazione in questo posto, con una certa Gillian Devon. Solo che non era il nome della hostess che credevamo, ma era un alias che Alicia aveva adottato per non farsi riconoscere. –

Kenner gli rivolse un breve applauso. – Ma bravo, detective. Mi aspettavo che ci mettessi meno, però. –

– Quella donna… la conobbi durante un viaggio accademico in Gran Bretagna, circa tre mesi fa. Non sapevo che fosse una ex studentessa, ma mi colpì per la sua bellezza. –

– Non che avesse altro di cui far sfoggio, d’altronde. – aggiunse Kenner, con aria di sufficienza.

– Che razza di uomini meschini! E l’avete uccisa?! Avete ucciso una donna innocente sol perché era diventata fastidiosa?! Dovreste vergognarvi! La pagherete per questo, bastardi! – sbottai.

Kenner incrociò le mani sotto al mento, rivolgendomi un’occhiata divertita. – Però. Che lingua lunga la ragazza, eh? –

Graham ignorò sia il suo che il mio commento. – Perché arrivare a tanto? E soprattutto, perché tu, Richard? Una volta, lei era tutto per te. –

– A dire il vero, ero io ad essere tutto per lei. La poverina soffriva di dipendenza emotiva. Tu sai di cosa parlo, vero, dottoressa? –

Annuii. – Non riusciva a fare a meno della persona a cui era legata. Patologicamente. –

– E difatti, quella sera, mentre Hector e io stavamo discutendo di affari privati, lei si è presentata nel suo ufficio, scongiurandolo di non lasciarla, di darle più attenzioni. –

– Ma io non potevo farlo. Era diventata ossessiva e dato ciò che era accaduto con mio figlio, non potevo rischiare un altro scandalo. – aggiunse il Rettore.

– Immagino la sua faccia quando si è ritrovata la tua faccia da morto vivente davanti, vero? – incalzò Graham, ponendo l’accento sull’appellativo.

Kenner si mise a ridere. – Diciamo che non è stato esattamente il modo migliore in cui ritrovarsi. Soprattutto dato che mi aveva… tradito. Insomma, tutto quell’amore sbandierato ai quattro venti e poi, arriva l’uomo maturo ad affascinarti. Ouch... che colpo al cuore. Senza offesa, Hector. –

Alla risata di Chambers fece eco un mio istintivo sobbalzo, mentre lo sguardo di Kenner indugiò su di me. – Ops. Ho toccato un nervo scoperto? –

Arrossii, soprattutto quando Graham tornò a guardarmi.

– Kenner, ho un’auto che mi aspetta. Per quanto mi piacerebbe rimanere qui a conversare con voi, non posso attendere oltre. –

– Non ci provi nemmeno! – esclamò il detective Graham.

Ma perché diavolo non interveniva? E io, considerando che mi stava ancora puntando la pistola contro, non potevo far molto. Avremmo lasciato che fuggisse per chissà dove, mentre le vite dei nostri compagni erano ancora in gioco?

– Ma certo. Va’ pure. Non sia mai detto che trattenga qualcuno contro la sua volontà. –

Una menzogna diretta a noi, assurda oltre ogni misura. Quando il rettore Chambers richiamò l’ascensore, mi voltai. Il suo sguardo, mentre continuava a tenermi puntata contro la pistola, era quella di un uomo che stava per farla franca. Avevo già visto quell’espressione, quando pensava che il detective Graham si fosse distratto, durante la loro sfida a poker. Sfida che aveva perso. Non si voltò nemmeno, né tantomeno si rese conto che, all’apertura della porta, non c’era alcun piano a reggerlo.

– Rettore Chambers! – urlai, incrociando i suoi occhi improvvisamente consapevoli della trappola in cui era caduto quando mise il piede in fallo, un attimo prima che perdesse l’equilibrio e finisse inghiottito nella tromba vuota per chissà quanti metri. Le sue urla ebbero termine interminabili secondi dopo, lasciando il posto a un attonito silenzio.

– Mio Dio! Che cos’ha fatto?! Perché?! – urlai ancora, stavolta verso Kenner.

Graham, impietrito, poté soltanto chinarsi ad afferrarlo per la collottola della giacca nera.

– Richard! Che tu sia maledetto! –

– Io… io, maledetto? Sol perché ho preso delle precauzioni? –

Si alzò, stagliandosi di fronte a Graham e afferrandogli il viso. Era la prima volta che vedevo qualcuno trattare il mio capo in quel modo. Gli rivolse uno sguardo divertito e avrei giurato che quella presa di potere lo stesse eccitando, mentre Graham, del canto suo, sembrava non voler mollare.

– Tu non hai idea di quanto abbia atteso questo momento. Non potevo permettere che Alicia o quell’idiota parlassero. E l’avrebbero fatto, deboli com’erano. Loro non sono della nostra stessa pasta, Lex. Nessuno lo è. Nemmeno i nostri ex compagni. Solo tu e io. Quando mi proponesti di entrare nel Dark Circus, fu come se avessi spalancato una porta nell’abisso. Quegli insopportabili anni di inezia… annoiati da un mondo che non ci apparteneva. E tu hai voluto dar vita a un mondo diverso, di rischio, di potere. Lì potevamo tutto. – disse, sollevando il viso. Lo stava guardando dall’alto in basso.

– Eppure... – continuò abbassando il tono. – Tu hai voluto distruggere ogni cosa. Poco per volta, hai finito con l’allentare le briglie e persino dimenticare. –

Singhiozzai, pensando che forse nemmeno Graham si fosse mai reso conto di quanto quell’ascendente che aveva potesse avere come risvolto il plagiare i più deboli. Perché per quanto volesse far credere il contrario, Kenner stava dimostrando di essere debole, in quanto attaccato a un passato da cui tutti loro, Graham per primo, erano andati avanti.

– Ed è per questo che saresti dovuto morire, Lex. – aggiunse, con voce fredda.

Il mio cuore tornò a battere con più forza, nel sentire quelle parole. Cos’avrei potuto fare? Mossi qualche passo verso la credenza su cui era adagiata la pistola da roulette russa.

– Al tuo posto non lo farei, signorina. Non è ancora il momento per quella. – disse Kenner, senza distogliere lo sguardo da Graham, che al contrario, ora guardava me. Mi fermai di colpo.

– Lo lasci andare! Il detective Graham, in tutti questi anni, non ha fatto altro che cercare di scoprire il vero responsabile della sua presunta morte! Non può colpevolizzarlo per essere andato avanti con la sua vita, visto che ha fatto tanto per lei! –

– Senti senti… E per caso, il tuo detective Graham ti ha anche detto che sapeva benissimo della mia intenzione e consapevole di ciò, mi ha costretto a guidare la sua stessa auto che avevo personalmente manomesso? –

– Cosa? – domandai, incredula.

Graham ringhiò, poi finalmente reagì, scansando col braccio la presa di Kenner e spingendolo sulla poltrona, per poi stringere la mano attorno al suo collo. Solo allora mi resi conto del perché non poteva allontanarsi. Intorno alla sua caviglia sinistra, un anello d’acciaio legato a una corta catena ancorata al pavimento glielo impediva.

– Chi ti ha coperto per tutti questi anni?! – sbraitò, stringendo la presa con l’intenzione ferma di strangolarlo. Kenner tossì, diventando paonazzo in volto. Eppure rise.

– Detective Graham! – urlai, correndo a fermarlo. – Così lo uccide! –

– Magari. Sarebbe una morte più decente, questa volta! –

I suoi occhi esprimevano tutta la rabbia che stava trattenendo a stento in quel momento.

– Lei non è così! La prego! Per favore… Alexander… –

Al suono del suo nome, allentò la morsa e si voltò appena a guardarmi. Dovevo avere un’espressione indicibile. Posai le mani sulla sua, poi guardai Kenner.

– Tsk. Che delusione, Lex. Dunque questa ragazza è realmente la causa per cui ti sei rammollito così tanto? E io che pensavo steste solo fingendo... –

– Lei è un fottuto pezzo di merda. – sibilai in risposta.

Kenner sgranò gli occhi, poi mise la mano in tasca.

– Ehi, non fare scherzi! – esclamò Graham, pronto a intervenire per fermarlo, quando il suo ex compagno di cricca tirò fuori una chiave. Ce la fece vedere, poi si rivolse a me.

– A te la scelta, dottoressa Hastings. Puoi liberarlo se vuoi. –

Senza che me lo dicesse due volte, afferrai la chiave e mi accinsi a cercare la serratura.

– È lì. Il lucchetto è appena sotto la poltrona. – mi disse Graham.

Andando a colpo sicuro, lo raccolsi e mi apprestai ad aprirlo, quando sentimmo Kenner ridere.

– Lex, tu vuoi sapere chi mi ha coperto in tutti questi anni… ma la domanda che dovresti farti è un’altra. Arriverai in tempo per salvare la tua Elizabeth, una volta che la qui presente dottoressa ti avrà liberato? –

La chiave mi rimase ferma nella serratura, nel sentirlo.

– Cosa? Che hai fatto, bastardo?! –

Kenner sorrise compiaciuto. – Mia cara, devi sapere che Lex non è mai stato molto bravo a scegliere. Per lui, o tutto o niente. Dimmi, hai pensato che una volta che la ragazza ti avesse liberato, sareste andati insieme a cercare i vostri amici, vero? Purtroppo per voi, soltanto una persona per volta può uscire da qui. Personalmente, ho intenzione di godermi lo spettacolo fino all’ultimo, ma i miei sistemi di sicurezza faranno in modo di impedire a entrambi di uscire da qui. –

– Dov’è Elizabeth, Richard?! – urlò irato Graham, ignorando totalmente le sue parole. Mi morsi le labbra e feci scattare la serratura, liberando la sua caviglia.

Graham abbassò lo sguardo incontrando il mio. I suoi occhi erano un crogiolo di emozioni.

– Nei sotterranei c’è un posto che Kenner ha creato sul modello della sua idea del Dark Circus… eravamo tutti insieme, ma da quando il rettore Chambers è venuto a prelevarmi, non so né dove siano finiti, né cosa sia accaduto loro… – confessai.

– Dio… – mormorò, passando la mano tra i capelli. Un gesto che gli avevo visto fare qualche volta in passato. Era troppo nervoso, non riusciva a ragionare lucidamente. E io temevo che potesse compiere qualche sconsideratezza.

– Tic Tac. Tempus fugit, Lex. –

– Dov’è?! Richard, per amor di Dio, dov’è Elizabeth?! –

Kenner indicò l’ascensore. – Premi il richiamo, stavolta sarà quello giusto. E… secondo piano interrato. Se sei fortunato e ti sbrighi, magari la ritrovi viva. O magari no, chissà. –

Vidi Graham agitato e combattuto come mai prima d'allora. Mi tese la mano, ma sapevamo bene entrambi che le minacce di Kenner avrebbero avuto seguito, se avessi cercato di fuggire con lui. I sistemi di sicurezza non ci avrebbero lasciato scampo. E la partita che stavano giocando quei due aveva una posta in gioco troppo alta per rischiare.

– Deve andare da solo. – dissi a stento, sentendo la bocca impastata. Il suo volto era confuso, attraverso le mie lacrime. Come accidenti potevo avere ancora lacrime da versare, dopo quella giornata infernale?

– No! Tu vieni con me! Altrimenti Richard, giuro che ti ammazzo su due piedi stavolta. –

Kenner sorrise. – Accomodati, ma sarà plateale se lo farai. Siamo alle spalle della sala casinò, dopotutto. –

– Hastings! –

Abbassai la testa. Il mio cuore ormai era andato. Pulsava con forza tale da sembrare che stesse per esplodermi nel petto. Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma la mia posizione era più vantaggiosa rispetto a quella in cui poteva trovarsi Elizabeth. Per non parlare dei nostri compagni. Non avevamo garanzie che fossero stati separati, quindi, magari li avrebbe trovati tutti insieme e avrebbero potuto farcela. Cercando di raggranellare un po’ di coraggio a quel pensiero, ma soprattutto, sapendo che mai il detective Graham avrebbe lasciato le cose in sospeso, riuscii a rialzarmi.

– Mi fido di te, Alexander. – sussurrai appena, sorridendo.

Non so perché questo lo sconvolse tanto, ma i suoi occhi si spalancarono in un'espressione di muto stupore. La sua mano, prima aperta verso di me, si chiuse e mi rivolse un incerto cenno di assenso, prima di voltarsi e correre verso l’ascensore.

– Prega che non le venga torto un capello, Richard, o ti prometto solennemente che il mio volto sarà l'ultima cosa che vedrai a questo mondo. – sibilò. E quel tono andava ben oltre una minaccia. Se fosse accaduto qualcosa a Elizabeth, ne ero certa, Graham l'avrebbe distrutto.

Quando premette il pulsante di richiamo, il piano che era rimasto appena sopra la porta scese e lui poté entrarci in sicurezza. Il suo sguardo di pietra mentre questa si richiudeva per portarlo da Elizabeth, lontano da me, fu l’ultima cosa che vidi di lui.

Il mio respiro, sempre più forte e pesante, assieme a una sensazione di estraniamento, facevano da sottofondo alla risata sguaiata di Kenner, che si alzò dalla poltrona, e al rumore meccanico dell'ascensore in discesa.

– Ecco in chi hai riposto la tua fiducia. Era lui la causa delle tue lacrime, no? –

– Stia zitto… – sibilai.

Kenner andò verso la credenza. Ignorando il mio appello, trangugiò un sorso di whiskey e poi, preso il vassoio, me lo tese.

– Gradisci? –

Voltai appena il viso, schifata. – Neanche morta. –

Fece spallucce e posò il vassoio, prima di trarre dalla tasca della giacca da smoking una banconota e arrotolarla. Totalmente incurante del mio disagio, ne sniffò una striscia, poi prese fiato e, solo dopo interminabili secondi, si voltò nuovamente verso di me, sorridendo.

– Ah beh. Dal momento che morta lo sarai presto, lascia che ti dica una cosa. Onestamente dubito che Alexander farà in tempo. Non so in che condizioni troverà i vostri compagni, dal momento che i miei uomini, che ho scelto personalmente tra i migliori mercenari addestrati militarmente, avranno avuto cura di loro... e l'avranno di lui. Così, finalmente, il mondo saprà del Dark Circus. Non sarà più soltanto una leggenda. –

– Perché? –

– Mh? Perché? Perchè così Alexander pagherà per quello che mi ha fatto. Non c'è niente di meglio dell'oltraggio alla memoria. – disse, prendendo la pistola per la roulette russa e facendo ruotare i tamburi. Prima di tornare, però, si fermò davanti alla scacchiera, spostando un suo pedone in avanti per poi catturarne uno bianco. Kenner non sapeva nulla di ciò che era accaduto dopo la sua presunta morte. Aveva nutrito la sua follia, ma era rimasto attaccato al passato. Cosa che non era accaduta, invece, per gli ex membri del Dark Circus.

– Lei non ha idea di cos’ha passato il detective Graham… lui ed Elizabeth hanno perso la loro bambina sei anni fa! E questo l’ha cambiato definitivamente! –

– Certo, così tanto che non ha esitato a lasciarti qui con me e a correre dal suo vero amore. Tipico di lui. – rispose divertito, avvicinandosi a me.

La pistola, con la canna lunga, era pronta a sparare. Compresi in quell’istante cos’avesse voluto dire poco prima. Con la punta delle dita mi sfiorò la guancia. Un tocco delicato e al tempo stesso terrorizzante. I suoi occhi mi guardavano con finta pietà, poi si soffermò sui capelli che portavo ancora intrecciati a corona e me ne scostò una ciocca ribelle. Quel gesto mi fece trasalire.

– Povera cara… e pensare che sei così bella. Quasi quasi mi dispiace anche, ma sai com'è... non posso certo lasciare testimoni. –

Scostai il viso. – Come ha fatto a sopravvivere? Visto che sto per morire almeno può dirmelo, no? – la mia voce risuonò così estranea e distante, ma almeno, volevo portare a termine la mia missione. Le dita di Kenner scesero lungo la mia giugulare pulsante, poi intorno al ciondolo che portavo al collo. Mi irrigidii, sperando che non si rendesse conto che non si trattava di una normale collana. Doveva essere preso da altro, perché continuò a scendere, aprendo prima il palmo sul mio seno e poi stringendo. Rabbrividii e strinsi gli occhi, prendendo a respirare con più forza. Ti prego, risparmiami almeno questo…

– È semplice. Mi sono buttato fuori prima che l’auto fosse sbalzata fuori strada. Quello è stato rischioso, in effetti, ma... è ciò che accade se inchiodi all'improvviso. –

Riaprii gli occhi, giusto il tempo di sentire la carezza della canna di metallo sotto la mandibola. I suoi occhi erano nuovamente eccitati ora. Dunque i risultati erano stati realmente contraffatti. Kenner aveva finto la sua morte e la cosa peggiore era che per tutti quegli anni, Graham si era sentito in colpa per quanto accaduto, credendo di averlo mandato a morire. Strinsi i pugni.

– E il corpo trovato all’interno? Aveva le sue impronte dentali… –

– Davvero? Oh, certo. Un automobilista di passaggio si era fermato a prestare soccorso. E sai chi era? –

Deglutii senza saliva. – A-Aaron Bradley? –

Il sorriso di Kenner si aprì tremendo sul suo viso. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò una sola parola. – Bingo. –

Sgranai gli occhi. – C-Come ha fatto a prenderne l'identità e farla franca per tutti questi anni? –

– Come, dici? Fortuna. E qualche aggancio che non aveva gradito il trattamento che era stato riservato loro da Alexander. A dirla tutta la parte più difficile è stata dover fingere un'amnesia con i parenti di Bradley, troppo sospettosi riguardo al fatto che il loro congiunto avesse... un volto diverso. Sai com'è, le conseguenze di un incidente così grave e la connivenza di qualche amico... Ma in fondo, era un piccolo prezzo da pagare per ottenere ciò che volevo. D'altronde, avevo imparato dal migliore l'arte dell'inganno. –

– Eh? –

Piegò appena la testa e mi sorrise ancora. Le sue pupille erano incredibilmente dilatate.

– Quando sguazzi nel marcio, scopri che certi potenti hanno scheletri nell'armadio troppo grandi e guadagni troppo ghiotti per non approfittarne. Ne parlai con Lex, ma lui giocò sporco. Avremmo potuto ottenere denaro facile tanto da poter vivere un'intera vita di lusso e sarebbe stato il suggello di ciò che il Dark Circus era stato, ma a causa di Elizabeth... si ricordò di avere un'anima. E così, mentre io credevo di star portando avanti insieme un piano per ottenere dei conti ubicati in paradisi fiscali, lui stava già segretamente collaborando con gli sbirri. Aveva tradito il patto: non era più degno di essere il leader del Dark Circus. E in più, l'aveva fatto vendendo me, che ero stato al suo fianco da sempre. E ancora una volta ha fatto lo stesso gioco, scegliendo lei. Solo che stavolta, ci sei di mezzo tu... e io so come distruggerlo per sempre. –

– Non riuscirà a farla franca stavolta. –

– L'ho già fatto una volta. Posso farlo ancora e tutte le volte che voglio. Ma soltanto dopo che vedrò la fine di Alexander. Del resto non mi importa nulla. –

Sentii un rivolo umido scorrermi lungo la guancia. – Io ho fiducia nel detective Graham. Lui farà ancora la cosa giusta, lo so. –

Fece spallucce e sentii la pistola premuta sulla mia pelle. – Voi donne, sempre così sentimentali. Basta che un uomo vi sussurri qualche parola dolce e siete alla sua mercè. Proprio come Alicia... Ma lascia che ti dica un'ultima cosa: per Lex non esiste la cosa giusta. Esiste solo quello che gli fa più comodo. –

– Lei è un mostro… – sussurrai, sentendo il primo tamburo ruotare. Mamma, papà… Trevor…

– No, sono il vero leader del Dark Circus, cara Katherine… – annunciò trionfante, mentre si accingeva a premere il grilletto.

Singhiozzai. Alexander…

– In tal caso... è ora di chiudere col Dark Circus una volta per tutte. –

Mi si mozzò il fiato, sentendo la voce di Graham a poca distanza. Poi il click di una sicura. Vidi il volto di Kenner trasformarsi in una maschera rigidissima e il suo sorriso lasciare il posto a un ghigno distorto.

– Il tuo problema, Richard, è che hai sempre sottovalutato il potere della regina. –

L'uomo rivolse uno sguardo alla scacchiera. Non ne sapevo molto, ma da quel che potevo vedere, con l'ultima mossa, il re di Kenner era rimasto scoperto, preda della regina bianca di Graham, che era rimasta chiusa in un angolo. E quello poteva solo significare che si sarebbe trattato di scacco matto. Perché so che sarai straordinaria, stasera. Mi si mozzò il fiato.

– A-Alexander? – bisbigliò appena, voltandosi. Sembrava più rigido e mi chiesi se fosse un effetto della sostanza che aveva assunto.

Approfittai di quel momento per scostarmi e incontrai lo sguardo del capo. Accennò un sorriso per un istante, poi tornò a puntare Kenner. Mi tese la mano e stavolta, senza nemmeno rendermene conto, accolsi l'invito, incamminandomi verso di lui col cuore in gola. Presi la sua mano, mentre Kenner si guardò intorno, probabilmente alla ricerca del punto da cui Graham era rientrato. Sgranò gli occhi quando vide, appena scostata, la pesante tenda rosso scuro che separava il privè da un corridoio che portava sicuramente alla sala casinò. Graham invece ne approfittò.

– Ti sei fottuto da solo, Richard. Ah... Marcus ti ringrazia per la confessione. – sibilò, con voce avvelenata e un crudele sorriso sul volto.

A quel punto, Kenner, fuori di sé, urlò il nome di Graham e si accinse a sparare. Serrai gli occhi, terrorizzata.

– E non dire che non ti avevo avvisato di non torcerle un capello, stronzo. –

Fu un attimo, e sentii chiaramente un singolo sparo. Qualche secondo e udii un tonfo sordo accanto a uno metallico. Fu solo allora che tornai a vedere. Graham, con braccio teso e pistola fumante ancora in mano, aveva sparato a Kenner all'altezza della spalla destra. Non so quanto tempo trascorse. Un’eternità forse, prima che rimettesse in sicurezza la sua arma e, dopo averla messa via, si avvicinò a Kenner, che giaceva a terra. Dopo aver usato lo stesso anello che l'aveva imprigionato precedentemente per impedirgli di fuggire qualora si fosse risvegliato e spostato la chiave sulla più lontana credenza, contattò Jace per comunicargli la situazione. Invece, per quanto mi riguardava, in quel momento, la sola cosa che riuscivo a pensare era che lui fosse tornato. E che avesse sparato a Richard Kenner. Quando tornò da me, le sue braccia mi sollevarono agilmente e mi ritrovai stretta, al sicuro, nel suo abbraccio. Avrei voluto piangere, ma ero troppo sconvolta. Posai la testa nell’incavo della sua spalla. Si incamminò verso l’ascensore, quando mi sovvennero le minacce di Kenner circa l'uscire da lì in due.

– Non di là… – biascicai. Avevo la bocca impastata.

– È tutto a posto. Jace ha disattivato il sistema di sicurezza. E il corpo di Chambers è stato già recuperato. – mi rassicurò, richiamandolo.

Annuii. Jace era davvero il nostro mito. Avrei dovuto ringraziarlo, una volta tornata in Dipartimento.

– P-Posso camminare… mi metta giù… –

– Quando smetterai di tremare lo farò. – rispose, entrando in ascensore e premendo un pulsante. Poco prima che la porta si richiudesse, facemmo giusto in tempo a vedere dei poliziotti che entravano nel privé.

Fu allora che realizzai e fu come se stessi liberando le emozioni che avevo accumulato in maniera così compulsiva fino a quel momento. Finalmente fui in grado di sentire il tremore che mi scuoteva il corpo. E scoppiai in un pianto dirotto, abbracciandolo con tutte le forze che mi erano rimaste.

– Mi dispiace… non avrei dovuto coinvolgerti in tutto questo… – disse, con voce sinceramente pentita.

Scossi la testa e cercai conforto nel suo petto. E poi mi ricordai delle sue parole. Tirai su il viso, incontrando il suo.

– Elizabeth? E gli altri? Come stanno? –

La sua espressione era tranquilla.

– Credo che tu non sappia proprio come funziona quando qualcuno bluffa, vero? Maximilian è un idiota a volte, ma è cintura nera quarto dan di karate. Dei mercenari pseudo militarmente addestrati gli fanno solo un baffo. –

Battei le palpebre, confusa. – Eh? –

Mi rivolse un accennato sorriso. – Stanno bene. E… – accennò al ciondolo che portavo. – Non più di dieci metri e non meno di due metri e mezzo… poco più della distanza tra me e te in quella stanza. Ho solo avuto bisogno di fermarmi al piano inferiore per riprendere la mia pistola e indicare il percorso alle squadre, ma non ti avrei mai lasciato da sola con quel bastardo, Kate. Ti sei fidata di me… –

Sgranai gli occhi. – Ha sentito tutto… –

– Sempre… dal primo momento in cui hai toccato quel ciondolo. –

– I-Io… detective Graham, io… –

La sua presa si fece più forte, ma la porta si aprì sul piano interrato del garage. Ad attenderci, oltre che i nostri compagni, c’erano altre pattuglie e tutti gli altri, Jace e Alexis compresi.

– Alexander! Kate! – la voce sollevata di Selina.

Graham uscì e mi mise giù, sostenendomi con il braccio dietro la schiena. Erano tutti lì e fui sopraffatta dall’emozione. – Oh Dio, ci siete tutti… –

– Katie!!! – la voce urlante di Jace che corse subito ad abbracciarmi.

– Stai bene? Ero così preoccupato!! – poi cambiò tono nel guardarmi, con aria improvvisamente indagatrice. – Oh, il mio ciondolo. Funziona bene, vero? –

– J-Jace, non… –

– Lasciala tranquilla, Jace. –

Il detective Wheeler si affacciò. Fui sollevata del vederli tutti in salute.

– Ti siamo grati per l’aiuto, dottoressa Hastings. Grazie a te, abbiamo fatto luce su quello che è accaduto davvero… e risolto il caso dell’omicidio di Alicia Bernstein, a quanto pare. –

Annuii, pensando che in qualche modo, Alicia avrebbe avuto giustizia.

Elizabeth si intromise, facendo capolino. – Quel che Max vuole dire è che sei stata coraggiosa, Kate. Anche se ci hai fatto preoccupare. – guardò Graham e affilò lo sguardo. – Quanto a te, la prossima volta che ti viene in mente di mandarci al diavolo per lei, almeno cerca di riportarla senza graffi. –

Graham fece spallucce, mentre mi resi conto di avere addosso al polso il segno della presa del rettore Chambers. Non me n'ero resa conto fino a quel momento.

– Mandarvi al diavolo? Comunque abbiamo la confessione di Kenner… –

Fu Jace a rispondere. – Lo sappiamo. E sappi che non eri la sola ad avere una microspia. Manomettergli il Rolex ha funzionato. Anche se Kenner si è sbottonato solo con te. E avevi ragione a fidarti di Kate, capo. –

– Oh… – fu l'unico commento che mi uscì.

Graham sorrise, poi puntò il suo Rolex. – Domani lo voglio come nuovo, oppure ne farò decurtare il costo maggiorato al 50% dai tuoi stipendi e, probabilmente, anche dalla tua futura liquidazione. E sai che ne sono capace. – disse, togliendolo e affidandolo a Jace con un tono minaccioso.

Vidi il pomo d'Adamo di Jace salire e scendere in modo inquietante, ma durò il tempo di un secondo perché Graham ci guardò tutti. Eravamo sconvolti. Elizabeth mise una mano in faccia.

– Sei incorreggibile. Non ti stanchi mai, eh? –

Graham scoccò un'occhiataccia alla ex moglie, mentre gli altri sospirarono. Improvvisamente mi sentii un pesce fuor d'acqua, tanto che Elizabeth comprese al volo.

– Sai quanto costa quel cosmografo? –

– Ehm... un po'? –

Ebbi la soddifazione di vedere un'espressione incredula sul volto di Graham, quando Jace, nemmeno stesse parlando di pochi spiccioli, mi comunicò gli zeri che ne componevano il prezzo. Sgranai gli occhi pensando che fosse impazzito e guardai il capo. – Ora più che mai non credo nemmeno di voler sapere come diavolo ha fatto a permettersi una cosa del genere. –

Quel commento lo fece sogghignare, soprattutto perché, poco dopo, quando vidi il suo sguardo rivolgersi verso il dottor Howell, mi resi conto che dovesse essere il risultato di qualche passata sfida finita male per il gran capo. Sospirai, mentre lui guardò verso la sua auto.

– Ad ogni modo… sono le due e mezza e vorrei andare a casa. Quanto a te, Hastings, tu prenderai un paio di giorni di riposo da lunedì. –

Annuii a cotanta generosità e mi affrettai a restituire anche la mia collana all'hacker proprietario, che la riprese, stavolta, con la stessa bramosia di Gollum alle prese con l'anello. Se non fosse stato spaventato dalle minacce del capo, sarebbe stato capace di mettersi a chiamare quegli oggetti “i miei tesssssori.

– Ah, a proposito… – disse Alexis, avvicinandosi con in mano il mio smartphone, che mi restituì. – Abbiamo recuperato i vostri oggetti personali. Questo è tuo, no? –

– Sì, grazie… –

Non appena riuscii a coordinare le dita e ad accenderlo, vidi una sfilza di messaggi di Lucy, le chiamate della mamma e alcuni messaggi di Trevor. Mi ripromisi di vedere tutto con calma.

Dopo aver disposto gli ultimi interventi e parlato personalmente con un incredulo e sconvolto direttore del Four Seasons, anche il dottor Howell ci raggiunse nuovamente.

– Di certo Kenner avrà un bel po' da spiegare, prossimamente. – ci spiegò il gran capo.

– Già. Ah, Lex. Tu non hai visto la sua creazione, vero? – fece eco Selina, ricevendo per risposta un'occhiata contrariata.

– Preferisco non rovinarmi ulteriormente la nottata. Richard era un gran coglione. Sul serio... non aveva capito niente. Per chi mi aveva preso? E comunque la sala casinò era più sul genere che avevo immaginato io. Non quella specie di bolgia infernale di dubbio gusto. –

– In realtà sei invidioso, vero? Lui ha concretizzato, tu no. – aggiunse il detective Wheeler. Graham lo guardò di sottecchi.

– Non ti rispondo nemmeno. Ad ogni modo... Marcus, mi autorizzi a metterlo sotto torchio? Credo che sarà il caso di far partire un'indagine per scovarne i complici. Chambers è andato, ma all'epoca della presunta morte di Richard, furono in tre a sfuggire. Se lo facciamo parlare ora, li prendiamo. –

Mi resi conto allora che si stava riferendo a coloro che Graham aveva cercato di incastrare prima ancora di entrare in Polizia. Alla fine, per quanto fosse andato a fondo col Dark Circus, il suo obiettivo era stato chiaro fin dall'inizio e, differentemente da Kenner, che si era lasciato abbindolare, lui aveva mantenuto la lucidità, contribuendo a sgominare un'associazione criminale di alto livello.

– Me ne occupo io da questo momento. Voi avete già fatto abbastanza facendo uscire allo scoperto Kenner. Certo, è stato imprudente. Il suo piano era sbagliato già in origine, perchè puntava sui suoi agganci e sulla fortuna, più che sulla strategia. – spiegò il dottor Howell.

– Ed è ciò che l'ha sempre reso un borioso buono a nulla. Se vuoi fare qualcosa, devi avere sempre pronto un piano B. E un piano C, all'occorrenza. E questo lui non l'ha mai capito. Senza contare che non è stato in grado di bluffare come si deve. Si era già tradito col biglietto che ha mandato ad Hastings, prima ancora che col fazzoletto di Alicia. – aggiunse il detective Graham.

– Lei l'aveva capito? – chiesi, incredula.

– Intuizione. Ma servivano conferme. –

– Piuttosto... cosa si fa se ci mette in mezzo? – domandò il detective Wheeler.

– Ci trascinerà tutti con sé. – rispose il dottor Howell. – Dopotutto, non ha più nulla da perdere e la dignità non è mai stata esattamente tra le sue caratteristiche. –

Graham sospirò. – Non parlerà. Ha la credibilità di un politico in campagna elettorale, soprattutto in questo momento. E dubito che il direttore del Four Seasons muoia dalla voglia di avere uno scandalo ancora più grande dell'assassinio del Rettore di Harvard, una volta che verrà fuori che dei rispettabili cittadini e degli ufficiali di Polizia sono finiti preda di un mitomane all'interno del prestigioso hotel. Richard sarà già fortunato se con tutti i reati che gli verranno ascritti riuscirà ad avere un quarto d'ora d'aria al giorno. Senza contare che i legali della famiglia Bradley non avranno pace finchè non gli avranno tolto anche quello. Forse, sarebbe stato più saggio rinchiudersi in quel suo squallido modello del Dark Circus per sempre, invece di voler tentare di strafare. – disse, senza nascondere una nota di perverso compiacimento.

Nessuno osò aggiungere altro. Non c'era altro da dire, in quel momento. Troppa stanchezza e incertezza che, a tempo debito, forse avrebbe potuto trovare ulteriori risposte. Mi ritrovai a stringermi nelle braccia e a sbadigliare.

Il capo recuperò le chiavi della sua auto. – Ti accompagno a casa, andiamo. – mi disse.

– Ci penso io, stessa strada! – esclamò Jace. – E di certo, Lucy non vede l’ora di riabbracciarti, Katie. –

Sorrisi appena, anche se mi sentivo davvero esausta. Anch’io avevo voglia di riabbracciarla.

– E Trevor? Non è a casa nostra? –

– No, non si è visto oggi. A dire il vero non l’ho nemmeno sentito, ma eravamo tutti off limits. –

D’altronde, Trevor non sapeva che Jace coordinasse le operazioni a distanza.

– Scusami, Jace… ma vorrei andare da lui allora. Sempre che non mi lasci fuori casa a quest’ora, beninteso… –

– Vorrà dire che ci attaccheremo al campanello. – intervenne Graham. Quel commento mi fece sorridere. – Va bene. Grazie mille. –

Guardai tutti, poi mi sovvenne un particolare quando il mio sguardo si fu posato su Jace e Alexis. – Ma loro sanno del Dark Circus? –

Jace mi rivolse un sorriso sornione, Alexis battè innocentemente le palpebre, mentre Selina ridacchiò in sottofondo, ma nessuno mi rispose esplicitamente. Sì, lo sapevano.

E fu così che prendemmo congedo da tutti, a conclusione di una interminabile e folle giornata.


 

 

 

 

 

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Allora.... spiegone time!


Non ho descritto le partite perché, esattamente come Kate, non me ne intendo. XD Scherzo, in realtà so giocare benissimo a Uno e una volta sono rimasta fino alle 3 di notte con degli amici a contendere su Monopoly perché avevo comprato più di mezza città! XD In realtà poi ho scoperto che lo scopo del Monopoly non era l'investimento nel mercato immobiliare, ma va beh... XD In compenso da piccola avevo imparato a giocare a scacchi: poi, come accade nella maggior parte dei casi in cui non si coltivano le passioni, ho dimenticato. ç_ç Preambolo necessario per dire che se del poker so che i tre elementi fondamentali per vincere sono probabilità, bluff e cuore delle carte XD fortuna, ho deciso di far giocare la partita in maniera un po' più ampia... d'altronde, dal momento che non ho puntato sul fattore sorpresa, visto che Kate aveva una microspia e, dato che era necessario che lei sapesse qualcosa del genere (e noi con lei), l'ho buttata sul "Come freghiamo Richard?", ovvero: Alexander ha puntato tutto su Kate, sapendo che con lui Richard non avrebbe parlato (in realtà Richard avrebbe gradito saltargli addosso, ma dettagli) e lei, da brava regina bianca messa apparentemente all'angolo, l'ha fatto parlare. In realtà, a un certo punto Kate ha pensato davvero che Graham non sarebbe tornato, visto che non aveva idea del fatto che Mr. Ne so una più del diavolo ha dovuto rendere credibile la messinscena. Ci è riuscito? 
Altro dettaglio sul Dark Circus: con la storia del redivivo Richard, che desiderava vendetta su Alexander, è uscito qualcosa in più. Immergendosi nei meandri di ricatti e del mondo sporco, Alexander aveva scoperto i segreti dell'élite scandalosa di Boston (e no, non era Gossip Girl XD) e, a suo tempo, aveva contribuito a sgominarla. D'altronde, per quanto possa apparire poco ortodosso nei metodi, era pur sempre uno studente di Legge che alla fine è diventato poliziotto (mentre Richard si è lasciato traviare). Ho questo headcanon per cui ha deciso di entrare in Polizia proprio per questa ragione e in seguito alla "morte" di Richard. A suo tempo, non aveva potuto indagare perché era una recluta. 

Note tecniche invece:
La scala reale è la combinazione più forte del poker. :3 
Negli scacchi, la regina all'angolo è parte dello scacco matto in tre mosse con cattura del re. Oltretutto, Kate aveva anche i capelli acconciati in una corona, quindi... :3

  
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